vincere regia di Marco Bellocchio Italia, Francia 2009
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vincere (2009)

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locandina del film VINCERE

Titolo Originale: VINCERE

RegiaMarco Bellocchio

InterpretiFilippo Timi, Giovanna Mezzogiorno, Michela Cescon, Elena Presti, Corrado Invernizzi

Durata: h 2.08
NazionalitàItalia, Francia 2009
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 2009

•  Altri film di Marco Bellocchio

Trama del film Vincere

Il film ricostruisce la storia tragica di Benito Albino Mussolini, il figlio che il Duce ebbe con l'estetista Ida Dalser e fece internare a Milano dove morì nel 1942.

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Voto Visitatori:   6,73 / 10 (46 voti)6,73Grafico
Miglior regiaMiglior fotografiaMigliori costumiMigliore scenografiaMiglior truccoMigliori acconciatureMiglior montaggioMigliori effetti speciali
VINCITORE DI 8 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior regia, Miglior fotografia, Migliori costumi, Migliore scenografia, Miglior trucco, Migliori acconciature, Miglior montaggio, Migliori effetti speciali
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Voti e commenti su Vincere, 46 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

AMERICANFREE  @  01/05/2021 19:16:49
   7 / 10
Buon film, parte lentamente e si riprende nella seconda parte che è quella più interessante. Buona regia e ottima recitazione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  13/06/2020 07:48:44
   6 / 10
Film che alterna buone cose ad altre meno . Parte lento ed è difficile capire cosa vogliono fare i protagonisti anche nel contesto sociale , nella seconda parte invece ,più emotiva e sentita , la sceneggiatura è buona .
Bene Timi e la Mezzogiorno , non mi è piaciuta l'alternare scene da film con quelle reali dell'istituto Luce che fanno perdere ritmo al film .

Wilding  @  08/02/2019 10:12:53
   6½ / 10
Storico, discretamente ricostruito, interessante. Cala nella ripresa e l'andatura lenta non lo aiuta, ma il fascino storico e grandi interpreti lo sorreggono sino alla fine.

Light-Alex  @  09/10/2014 23:39:39
   5½ / 10
Il film racconta una vicenda rimasta per lungo tempo in ombra della parabola ascendente di Mussolini, ovvero di questa sua amante ripudiata. Viene quindi toccata la vita del dittatore, ma sempre e solo dal punto di vista della donna, dandone uno scorcio diverso e con una piega imprevedibile.

Il film ne guadagna sdoppiandosi, nella parte iniziale una sorta di romanzo storico, nella seconda uno psico-dramma alla "shutter island".
Il problema è che c'è un po' di tutto e un po' di niente. Si sfiora la descrizione di un uomo che per arrivare al potere farebbe di tutto, sacrificherebbe qualsiasi cosa, ma quando pare di esserci arrivati il personaggio di Mussolini sparisce dal film e quindi questa tematica si perde. Vengono pennellate alcune caratteristiche dell'italia di inizio secolo scorso: i futuristi, la frenesia degli interventisti, la chiesa ancora forte… vengono tutti citati a mò di macchiette e anche questa tematica va persa. I lunghi tratti di internamento della Darser potevano essere occasione per una larga e ben sviluppata antologia della deriva psichica di una donna messa in tale condizione assurda dal destino, e invece anche qui la protagonista pare arrendersi ben presto al ruolo di pazza anch'essa, pur tenendo fede alla verità.
Nulla è stato sviluppato in un modo che mi ha soddisfatto.
Nel complesso un discreto lavoro, retto principalmente sulla bravura dei protagonisti Timi e la Mezzogiorno.
Ma forse una scrittura un po' ripetitiva e un andamento un po' troppo lento non hanno giovato, per me, nel renderlo particolarmente godibile.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  04/08/2014 21:23:53
   8 / 10
Film politico, storico, sociale...
Specie nella prima parte è in primo piano il rapporto tra politica e corporeità, l'utilizzo dei corpi da parte del potere. Ed è un film che mette a nudo l'ipocrisia del familismo fascista, lo stesso atteggiamento ipocrita che tutt'oggi condiziona la legislazione italiana.
Un film potente, che pur avendo a protagonista Mussolini lo mette in secondo piano, mettendo in rilievo Ida Dalser. Altro colpo netto al maschilismo fascista.
Ad un certo punto Mussolini esce di scena, non lo si vede che nelle autentiche immagini dei cinegiornali, ma la sua oscura presenza è ancora palpabile. Come dopo il '45, quando i lati peggiori del fascismo sopravvissero seminascosti e pronti ad affiorare a sprazzi nella storia della Repubblica.
Un film potente. Bravo Timi, fantastica la Mezzogiorno. Bravissimo Bellocchio, una garanzia del cinema italiano.

MonkeyIsland  @  27/06/2013 14:25:04
   6 / 10
Buon film anche se lontano dall'essere un capolavoro (il Morandini gli ha dato 5 stelle al pari di 2001.....) dopo un ottimo inizio stenta e va molto alla deriva.
Recitazione un po' troppo sopra le righe da parte di tutti,la scelta dell'alternanza filmica con i video dell'epoca è sbagliata visto che il senso di quest'opera va quasi a sparire.
Sarà anche l'odio verso il personaggio trattato ma francamente sono rimasto assai deluso visto anche la sfilza di premi vinti.

topsecret  @  10/09/2011 09:41:22
   6 / 10
Ad una prima parte lenta e di poco interesse, anche se condita da interpretazioni abbastanza cariche di emotività, soprattutto da una Giovanna Mezzogiorno che non ti aspetti così sopra le righe, ha fatto seguito una seconda parte più intraprendente e di forte contrasto tra politica e melodramma.
La storia in sè non mi ha lasciato grande soddisfazione, seppure sufficiente dal mio punto vista, ma sono rimasto colpito dalle performance dei due protagonisti che da soli riescono ad appassionare lo spettatore, rendendo questo lavoro di Bellocchio sufficiente.

MidnightMikko  @  10/09/2011 08:42:38
   3 / 10
Un film mostruosamente sopravvalutato. Pur apprezzando Bellocchio, questa sua ultima fatica è veramente una schifezza. Frettoloso nella prima ora, dispersivo nella seconda, un film frammentario, sconclusionato. Molti aspetti vengono trascurati o mal approfonditi (il rapporto tra Ida e il Duce, l'amore di Ida nei suoi confronti, non mi bastano delle scopate per vedere quanto lei sia innamorata di lui, mi sembravano più le memorie di una ninfomane, anche il rapporto tra Ida e il figlio, molto superficiale), la recitazione è esageratamente sopra le righe, "di pancia", con un Timi più caricaturale che credibile e una Mezzogiorno che spesso non si capisce cosa dica. La regia è fredda, asciutta, la fotografia plumbea e pesante, la sceneggiatura rarefatta, e nemmeno la potenza di certe immagini riesce a colmare questa lacuna. Promuovo solo qualche scena evocativa (Ida sulle sbarre del manicomio mentre fuori nevica) e i favolosi nudi della Mezzogiorno, per il resto, un film da evitare come la peste.

gemellino86  @  09/09/2011 22:00:08
   7 / 10
Un film che sorprende ma lascia poco sul periodo fascista. La vita di Mussolini è raccontata con intelligenza e perspicacia da Bellocchio. Il risultato è buono ma non eccellente.

dave89  @  13/06/2011 23:45:29
   7½ / 10
Bel film. Il dramma di Ida Dalser e del figlio sono avvenimenti raccapriccianti creati dal fascismo.

ste 10  @  21/04/2011 21:37:42
   7½ / 10
La tragedia di Ida Dalser raccontata con uno stile caratteristico che ricorre nella seconda parte a frequenti cinegiornali dell'epoca che aumentano la drammaticità di una storia che arriva con una potenza devastante; convintamente e tenacemente antifascista...ci mancherebbe altro, assolutamente riuscito

romrom  @  04/11/2010 16:04:39
   3 / 10
Francamente l'ho trovato insopportabile...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  03/11/2010 17:37:21
   7½ / 10
Avvalendosi spesso del cinema nel cinema, grazie agli schermi dei cinegiornali che entrano nei tipici luoghi deputati e non (splendida la scena nell'infermeria dov'è ricoverato il Mussolini ferito), "Vincere" ha la forza del verismo storico, pur non rappresentandolo direttamente, e la voracità di chi, interessato quasi morbosamente alle vicende dei personaggi, vede nella storia di Ida Dalser un parallelo con la propria vita.
La malattia (o l'ingiustizia) mentale che sopravvive tra i manicomi, gli internamenti, le visite presso gli ospedali psichiatrici non poteva non interessare Bellocchio, pervaso ancora oggi da un felice estro creativo.

In questo ragionamento sul vigore e sulle contraddizioni del potere, ben si inserisce il commento musicale à la Bernard Herrmann. Con slanci epici e un po' ridondanti che sottolineano alcune scelte "grafiche" dei titoli che attraversano, spesso sovrapponendosi, le immagini di repertorio, il film acquista in solennità. Carlo Crivelli ha lavorato rivolto anche a certe smancerie, non perdendo però di vista il grande turbamento che accompagna le scene più forti e imperiose.

I temi della pazzia (in questo caso ondeggiante tra quella vera e quella indotta), la famiglia ibrida e scomoda, la religione come spietata e sorda panacea delle sofferenze umane, e il connubio perfetto tra la politica e il Vaticano, in un matrimonio che continua il suo sodalizio ancora oggi, sono elementi di una lucida analisi sull'Autorità.
D'altronde, il fascismo nelle sue varie sfaccettature pubbliche e private, circonda incurante il nostro quotidiano, e contiene una gravità che fa piacere sondare, passo dopo passo, nel ritmo avvolgente imposto da Bellocchio.

Doinel  @  27/10/2010 01:16:08
   9 / 10
Forse era dai tempi dei Taviani che non si vedeva un film così ferocemente antifascista. Lascia un peso sullo stomaco difficilmente digeribile. Il dramma di Ida Dalser è devastante, il suo annientamento insieme al figlio rappresentano di quanto più violento ci può essere nell'informazione imposta dal potere. Attuale in ciò che mostra pur rappresentando un mondo ormai passato: l'ignoranza, il fanatismo, il culto della virilità e del militarismo, sembrano demoni ancora da esorcizzare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Dexter '86  @  26/10/2010 14:54:34
   6½ / 10
Un film che indubbiamente ha molti meriti, primo fra tutti quello di raccontare una vicenda spesso dimenticata, avvenuta in uno dei periodi più bui della storia italiana. L'aspetto tecnico è eccellente, è impossibile non elogiare la regia e la fotografia di quest'opera. Purtroppo però tutto questo non è riuscito a togliermi quella sensazione di freddezza e distacco che ho avvertito durante tutta la visione e in questo senso non hanno certo aiutato gli eccessivi stacchi temporali e l'inserimento di numerosi filmati dell'epoca, i quali hanno prodotto una discontinuità narrativa troppo marcata. Nota di merito per Giovanna Mezzogiorno che, se si esclude la prima mezz'ora in cui non fa altro che limonare e accoppiarsi, ha offerto una prova molto convincente.

Invia una mail all'autore del commento Mr Mandarino  @  11/08/2010 12:47:28
   5½ / 10
Film che è un monologo interpretativo di una bravissima Mezzogiorno, e poco altro.
Forti carenze di montaggio, con salti temporali notevoli e inserimenti di documenti originali che poco hanno a che fare con lo scopo del film. Molte cose vengono lasciate poi senza spiegazione, quando sarebbero fondamentali per lo sviluppo della storia.

Invia una mail all'autore del commento s0usuke  @  28/07/2010 00:28:27
   9 / 10
Tecnicamente è il capolavoro di Bellocchio. E' una storia di onore mai spezzato e mai "venduto", ma anche di una maternità viscerale e appassionata. La Ida Dasler di Giovanna Mezzogiorno è da ammirare per ideali e determinazione... e la sua interpretazione resta memorabile e convincente quanto l'effettivo dolore di una amante dimenticata e di una madre "spogliata" di suo figlio. Timi sta al passo egregiamente. Costumi, scenografia e fotografia di rara bellezza.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  17/07/2010 18:30:38
   7 / 10
"Vincere"...l'imperativo assoluto di un uomo che non aveva altra idea che la vittoria assoluta...sulla razza,sullo straniero,sulla politica!
Ma ovviamente il titolo è da enfatizzare,lo si puo' leggere con ironia quando appare a caratteri cubitali alla fine del film,perche quello che si vede in Mussolini non è certo un "vincente"!
Ho preferito la seconda parte,quando la protagonista cercava con tutte le forze rimaste di annunciare la sua verita' sullo sfondo di un Mussolini che faceva carriera,molto utili in questo senso i filmati d'epoca che montati in maniera sapiente collegano i fatti salienti del nostro paese!
Ho gradito meno la prima parte dove sono piu' i vagiti orgasmici della mezzogiorno a fare da protagonisti...
Un buon ritorno di Bellocchio ma che poteva essere migliore...mi aspettavo un regista piu' distaccato dal modo di fare cinema in Italia stile fiction e invece qualche pecca la si trova!
Riuscito a meta'.
p.s. ridicolo premiare un film Italiano con il premio "migliori effetti speciali visivi"...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  11/01/2010 15:50:59
   9 / 10
Il film ricostruisce la storia tragica di Benito Albino Mussolini, il figlio che il Duce ebbe con l'estetista Ida Dalser e fece internare a Milano dove morì nel 1942.
L'ultima pellicola di Marco Bellochio si rivela di una potenza filmica senza pari nella filmografia del cineasta di Bobbio e può ritenersi, a mio avviso, il miglior film della stagione 2009. Incredibilmente ignorato al Festival di Cannes e "distrutto" da una distribuzione ridicola agli inizi dell'estate, "vincere" è nella prima parte il ritratto potentissimo di Benito Mussolini prima che divenisse il "Duce", ovvero ai tempi dell'Avanti e del socialismo, ben prima della svolta interventista, e nella seconda parte racconta la disperazione, fino alla follia, di Ida Dalser, amante di Mussolini da cui ebbe il glio Benito Albino e dalla quale fu ripudiata al punto tale da farla rinchiudere in un manicomio. Ricostruzione storica perfetta, montaggio straordinario con inserti originali dell'epoca, interpretazioni incredibili dei due protagonisti ("Filippo Timi" è semplicemente un "mostro", in particolare quando imita il "Duce"), nella sala cinematografica riecheggia tutta la follia del regime fino al fatidico "Vincere....e vinceremo"....la storia prenderà purtroppo per Mussolini e fortunatamente per noi un'altra piega.

1 risposta al commento
Ultima risposta 22/02/2010 18.14.24
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  01/12/2009 14:53:05
   7 / 10
Ingabbiato tra le maglie della storia Bellocchio finalmente limita le proprie argomentazioni personali cui spesso ci obbliga nelle sue opere,considerate solitamente da chi scrive ben poco interessanti, ed evita di eccedere in soluzioni visivo/narrative troppo compiaciute,altre caratteristica del regista a me mai gradita.
Questa semplificazione giova al suo ultimo film,”Vincere” è un ritratto potente di un’epoca dalle tinte fosche rimarcate da una fotografia lugubre,durante la quale scendere a compromessi fu atteggiamento seguito da una parte del popolo immune all’arte oratoria di Mussolini.Adeguarsi per non essere cancellati,un approccio vigliacco ma spesso comprensibile,al quale non si piegò Ida Dalser,amante del Duce da cui ebbe un figlio.Il coraggio,o l’incoscienza di una donna,sono il motore di una pellicola che racconta dell’ostinazione,quasi rasentante la follia, di un amore straripante mai corrisposto eppure durato tutta una vita.Più che una richiesta di riconoscimento e relativa soddisfazione di un diritto, un vero e proprio sentimento scellerato,del quale cadde indirettamente vittima anche l’incolpevole frutto del legame clandestino,in una situazione che lascia ben trasparire il grado di pervicacia e disperazione raggiunto dalla sventurata,disposta anche a perdere quello che per una madre è l’affetto più grande ed insostituibile.
Non mancano tipiche suggestioni del Bellocchio pensiero,sempre pungente nell’ esprimere la sua idea di ipocrisia cristiana e di cattolicesimo colluso con la politica .
Qualche passaggio superfluo è ravvisabile soprattutto nella parte intermedia un poco statica.Scolastiche le reiterate scene di sesso,mirate ad affermare la dualità di un uomo scisso tra dolcezza e brutalità,già ampiamente ravvisabili dalla sequela di avvenimenti che ne descrivono con efficacia l’ambizione smodata.
Buona prova di Giovanna Mezzogiorno,mentre Timi,pur eccedendo con la mimica, conferma le proprie indiscusse qualità.
Un film dal tema importante,tale addirittura da convincere Bellocchio a tralasciare (seppur parzialmente) i consueti artifici, per dare rilievo e giusta memoria a quel “non dimenticateci” che Ida pronuncia con un filo di voce quando anche l’ultima speranza è ormai scemata.

Xavier666  @  22/11/2009 02:24:14
   7 / 10
Eh sì un bel film italiano , uno dei migliori di quest'annata, un ritratto nudo dell'amore di questo benito e di una giovanna mezzogiorno conturbante nella sua bellezza, questo amore che poi nasce e si sviluppa nella sua violenza correlata in modo magistrale all'ascesa del duce e degli avvenimenti dell'epoca.
Bel ritratto e fotografia da autore.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  16/11/2009 17:05:08
   9 / 10
E' l’ultima magnifica perla del più recente periodo del più grande regista italiano vivente, il quale può sicuramente vantare uno stile ormai collaudato e autocompiaciuto, ma che resta sempre un gran bello stile…sommo espressionismo "bellocchiano" anche negli espliciti rimandi all'espressionismo "doc". Il modo con cui esalta l'orrore insito nelle immagini di certi cinegiornali d’epoca è di altissima classe, e fa rabbrividire, semplicemente. Fanno rabbrividire anche le pause, tremende e lunghissime, nel discorso di Mussolini dal balcone di Piazza Venezia. Eppure è materiale di repertorio: che ne sia così potenziata l’espressività, è prova della capacità dei segni, all’interno di un’opera, di amplificarsi e esaltarsi come avviene in una perfetta armonia sonora. Quelle pause non farebbero altrettanto rabbrividire, infatti, se non ci venisse raccontata una storia privata (non importa quanto vera, ma verosimile) che racconta fino a che punto possa giungere la devastazione operata nelle vite di quanti hanno la sfortuna di incrociare sul loro cammino i deliranti-di-potere (gli uomini più pericolosi che esistono), pestando loro i piedi.
Il film descrive la mostruosità del potere, la sua disumanità, con accenti che richiamano Goya. E a Goya fa pensare il disperato monologo del figlio di Mussolini, quando sbavante interpreta il padre. Benito Albino è schiacciato da una figura paterna insieme oggetto di culto e motivo di dannazione. Una gabbia, questa, da cui per lui è impossibile uscire. La sua imitazione pare un tragico, disperato, impossibile tentativo di esorcismo. E’ l’ennesima “bestemmia” del cinema di Bellocchio, nel suo ennesimo film sugli orrori della Famiglia: una bestemmia necessaria, e purtroppo impotente.
Far sprofondare lo spettatore per due ore in un dimenticato orrore privato, è infine il modo più stordente per suggerire l'inconcepibile dimensione dell'orrore pubblico - quello della Storia, su cui il film si chiude.
Capolavoro.

gkorps  @  20/10/2009 22:00:50
   6 / 10
Ottimo l'inizio, il tratto centrale troppo lento, ottimi gli attori.

edwood  @  17/10/2009 17:03:54
   8 / 10
Sottovalutato film di Bellocchio, una storia non molto conosciuta (non a caso) ma esplicativa di un personaggio come Mussolini, la sua personale storia politica diventa sempre più “nera” come il comportamento verso la sua famiglia nascosta, sempre più feroce. Timi fa un Mussolini non di maniera e l’inquadratura finale (dove interpreta il figlio) vale un film horror. Messaggio finale attraverso i filmati d’epoca, che filmano il vero Mussolini, gli italiani si fanno abbindolare da personaggi ridicoli.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  13/10/2009 17:31:12
   6 / 10
L'ultima fatica di Bellocchio è un film a corrente alterna; infatti l'inizio è folgorante, sia come fotografia che come impatto emotivo, peccato che nella sua fase centrale e più lunga annoia parecchio. Questo a causa delle varie parti documentaristiche, che all'inizio ho trovato azzeccate ma alla lunga troppo invasive, e a causa delle scelte anacronistiche fatte dal regista.
Gli attori invece riescono a sostenere bene tutto il film soprattutto Timi, davvero bravo in un ruolo così impegnativo.
Guardabile ma non imperdibile.

paride_86  @  27/09/2009 04:06:06
   7 / 10
Al di là della splendida confezione "Vincere" propone solo (ed è molto poco) la vicenda di Ida Dalser, narrata peraltro molto sbrigativamente dal punto di vista psicologico della protagonista e di suo figlio.
Bellocchio, dunque, rinuncia alla grande opportunità di fare un ritratto dell'Italia dell'epoca, quella del consenso, della prima guerra mondiale, limitandosi ad inserire filmati d'epoca più per estetica che per l'effettivo contenuto.
Se non altro bisogna riconoscere che l'interpretazione di Giovanna Mezzogiorno è stata molto sentita, e che Filippo Timi se l'è cavata bene in un difficile (e narrativamente) poco credibile doppio ruolo.
Belle le musiche e gradevole il risultato complessivo.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  13/09/2009 02:37:57
   8 / 10
Davvero un gran film, tra i più belli italiani visti ultimamente. Appassionante e trascinante la storia di quest'amore folle e disgraziato, resa con assoluta perizia tecnica (splendide musiche, fotografia densa e avvolgente, inpeccabile ricostruzione d'epoca) e trattata con sentimento dalla regia di Bellocchio. La parte iniziale preme troppo il pedale sull'aspetto sessuale della vicenda, ma man mano riesce a conquistare spessore fino ad arrivare a vette di climax notevoli. Intensissima la prova della coraggiosa Mezzogiorno, perfetta quella della rivelazione Filippo Timi. Da vedere, per sapere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  04/08/2009 22:41:31
   8 / 10
Una foto. Vi si vede Mussolini circondato dal Papa e da altri prelati, sorridono tutti, i Patti Lateranensi sono stati firmati: quelle facce, quei sorrisi dicono di più di mille parole sulla natura di questo nostro Paese e del suo legame intimo con la Chiesa.
Bellocchio non risparmia certo in veleno quando c’è da mostrare l’ipocrisia degli uomini di Chiesa (su tutte il tragicamente esilarante dialogo tra la Madre Superiora e una Ida che prega la sua misericordia), al contempo è andando a frugare tra le pieghe di una storia privata (e sconosciuta ai più) e portandola alla luce che egli traccia il suo ritratto “particolare” dell’uomo politico così finendo per raccontare la natura stessa del suo potere e la storia di quel periodo.
L’infatuazione totale e asservita della Dalser per l’uomo Mussolini è rappresentativa, secondo me, dell’infatuazione subita da interi strati sociali, i risvolti passionali sono accesi in entrambi (“Tutte lo vorrebbero come marito. O almeno come amante”) e i meccanismi spietati del privato sono esattamente conformi (e naturalmente necessari) a quelli usati nell’avanzata politica, l’ostinazione personale di lei ha da essere schiacciata così come qualsiasi opposizione.
Ciò a cui lei non si rassegnerà mai è che il suo posto sia stato usurpato da un’altra, nessun dubbio su chi abbia a dominare. Nel frattempo la folla acclama sotto al balcone, proprio mentre viene portata al macello.
L’epilogo sarà ugualmente tragico.
Nonostante alcuni salti narrativi e una certa discontinuità, già ben evidenziati in altri commenti, mi pare che Vincere centri delle tematiche molto interessanti e lo faccia con la classe di un cinema meditato.
Bellissime le scene iniziali e quasi trasfigurato Filippo Timi nel calarsi nel suo personaggio.

Rand  @  31/07/2009 22:38:43
   8½ / 10
Storia tormentata in un film che ha fatto discutere (poco) e che invece mi ha appassionato (molto), storia approfondita, con stacchi temporali un po troppo fulminei ma tipico di Bellocchio è lasciare interdetto lo spettatore, definito film non politico, secondo me lo è: ottimi gli interpreti, una regia che si vede, come la sceneggiatura, dialoghi interessanti, fotografia profonda, musica all'altezza, come i costumi e le ambientazioni, mi sarei aspettato almeno un premio piccolo piccolo, invece a un opera "tosta" e complessa come quella di Bellocchio si è preferito altro anche a Cannes, eppure questo film è la prova che il cinema italiano è ancora vivo, anche se con pochissimi autori...

cecchi  @  04/07/2009 19:12:19
   5 / 10
Ho trovato la prima parte del film abbastanza appassionante, con un Mussolini ben caratterizzato e delle trovate originali.
Tutto scade quando la storia va avanti e praticamente il duce "attore" viene sostituito dai video del duce reale e secondo me la storia andando avanti scade nel ridicolo.
Punto peggiore quando Benito Albino imita il "padre" preso in giro dagli amici.
Non vengono spiegate molte cose tipo i motivi che hanno indotto il duce ad abbandonare completamene la Dalser o come mai Benito Albino viene internato.

Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  17/06/2009 16:03:07
   7½ / 10
Bravo Belloccio a coniugare la Storia con la storia e sempre suggestivo il linguaggio figurato, onirico, con cui sa raccontarle. Ancora una volta è l'amarezza e il disincanto, che lentamente s'insinuano, a lasciare il segno.
Due anime divorate dalla passione s'incontrano e si scontrano fino a sbiadire una nell'altra: uno in cinegiornali retorici e artefatti in cui l'altra si riflette ricercando la propria identità e dignità di moglie e di madre. Bravissimi i due protagonisti, un Timi vera sorpresa e una Mezzogiorno mai così convincente.
Bellocchio non rinuncia alle rapide e taglienti digressioni personali sulla religione, qui talvolta fuori luogo ed eccessive e non sviluppa in modo chiaro l'irrompere di Rachele nella vita di Mussolini con il conseguente ripudio di Ida. Rachele riappare, tuttavia, a Villa Torlonia. in una sequenza tra le migliori del film: quel suo parlare affettuoso con le galline dice tutto. Illuminante pure il monologo dello psichiatra sulla necessità di tacere quando s'intuisce la propria totale debolezza di fronte alla Forza altrui, ancora più se essa è impregnata di volgare irrazionalità. La "follia" di Ida, la sua pervicace ed insana lotta per la verità, contro il "buon senso" ipocrita fascista che voleva le proprie donne ignoranti ma ubbidienti, la rende un'eroina tutta italiana da non dimenticare.

Prof  @  12/06/2009 01:01:26
   5 / 10
Mediocre, un film rigido, caricato, plateale e non sempre a tono. Improponibile in particolare la connessione tra le sembianze del Duce nella versione cinematografica e quelle reali dei documenti di repertorio: ma perché questi ultimi devono essere ritenuti quasi una tappa obbligata nei film storici di argomento moderno?

LoSpaccone  @  11/06/2009 12:58:36
   7½ / 10
Diciamoci la verità, ultimamente l’Italia, tranne che in pochi casi, non è riuscita quasi mai a sfornare film che dessero pienamente l’idea di “Cinema”, che avessero un’anima propria, un’autenticità e una credibilità di fondo che consentissero di superare quella più o meno accentuata e irritante sensazione di “recita filmata” che spesso si ha, a causa di attori e registi sopravvalutati, altre volte a causa di una ormai latente incapacità di scrittura, spesso mal celata dalle contaminazioni televisive (volute?) tanto di moda ultimamente.
Nel caso di “Vincere” (così come era stato per “Gomorra” e per “Il divo”) siamo al cospetto di un film che vive di luce propria, che non cerca soluzioni manieristiche per convincerci di essere vero ma che è il frutto sincero di un regista che non è solo regista ma anche e soprattutto autore. Un film raffinato e complesso, stilisticamente affascinante, che riesce a reggersi in maniera sorprendente sull’equilibrio sottile di un racconto che intreccia realtà e finzione, spunti dalla forte carica simbolica e documenti dell’epoca, e che evita molti dei luoghi comuni (narrativi) a cui spesso viene affidato il ritratto di Mussolini.
La prima parte di “Vincere” è sicuramente la migliore, grazie a quella vena di erotismo morboso che pervade il racconto e che non si manifesta solo negli amplessi ma che si avverte nella tensione emotiva che lega i due amanti, un legame per certi aspetti malato in cui il demone della fame di potere che possiede lui (un allucinato Filippo Timi) corrompe anche lei (un’intensa Giovanna Mezzogiorno) rendendola schiava di un uomo grazie a un sentimento che ha poco dell’amore e molto della fascinazione di una personalità carismatica.
Nella seconda parte prende il sopravvento il dramma personale di Ida; Mussolini scompare dalla scena e il resoconto del suo percorso politico viene affidato esclusivamente ai cinegiornali e ai filmati d’epoca. Insomma, il film perde un po’ la bussola, si concentra in maniera ripetitiva (e prevedibile) sulle sequenze del manicomio e nel finale non spiega adeguatamente i motivi e le circostanze della fuga di lei e dell’internamento di Benito figlio, ormai cresciuto (anche lui interpretato da Timi).

Vegetable man  @  08/06/2009 22:41:45
   5 / 10
Dopo un inizio folgorante, il film si perde. Attori, regia, sceneggiatura: tutti troppo sopra le righe.

everyray  @  08/06/2009 10:25:46
   8 / 10
Bellocchio ci ha abituato da sempre a storie forti,da "i pugni in tasca" a buongiorno notte" fino al meno gradevole "l'ora di religione".
Un regista che ama le vicende legate alla storia italiana più o meno recente e questo suo nuovo film è l'essenza che racchiude tutto il suo cinema!
un film unico nel suo genere,che mi ha ricordato vagamente il cinema di Pasolini scandito da ritmi lenti e da repentini rialzi di tono,un film commovente per il dramma di una donna che ha vissuto all'ombra del suo amore e privata della sua identità reale!
La Mezzogiorno è stata straordinaria così come bravo è stato Timi,ma tutto il cast regge perfettamente tutta la storia come se l'avessero vissuta realmente!

Luca Pepas  @  07/06/2009 21:44:31
   6½ / 10
Non è certo un film da buttare via, ma onestamente me lo aspettavo molto migliore. La Mezzogiorno come al solito fuori parte.

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Ultima risposta 31/07/2009 22.40.55
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Enry!!!!  @  06/06/2009 15:32:33
   3 / 10
Noioso e spacca pa**e...una noia di film e davvero fatto male.
Non andate a vederlo per carità....

kaelis  @  29/05/2009 17:28:03
   7½ / 10
Ero proprio curiosa di vedere questa pellicola di Bellocchio; prima di tutto perchè quando si parla di un certo periodo italiano è prorpio difficile essere neutrali, e poi perchè volevo vedere come il regista interpretava la vicenda umana di Ida Dalser. Il film si sviluppa con 2 ritmi, il primo più veloce, con effetti spot, quasi abbaglianti in alcuni punti, mentre la seconda parte è più intimista. Questa doppia marcia rende "Vincere" esso stesso un manifesto futurista, pur essendo un'opera a sè, e per me che adoro il Futurismo è stata gioia per gli occhi. Il montaggio, a mio parere molto difficile da rendere "sui generis", è ottimo, cosi come la fotografia eccelle, come in una ottima opera di arte figurativa. per quanto riguarda l'arte cinematografica, la regia è molto attenta, forse poteva rendere di più, ma ne esce a pieni voti. la Mazzogiorno è intensa come sempre, ma non sopra le righe. Chi invece eccelle è Filippo Timi, un Mussolini fisicamente diverso ma identico allo stesso tempo, di un'istrionicità perfetta per il personaggio, che avevamo avuto già modo di ammirare in "Come Dio comanda". Globalmente il film meriterebbe un 7, ma il mezzo punto in più va per i pregi tecnici e per il "Mussolini reincarnato". Molto bello.

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  29/05/2009 12:16:06
   7 / 10
Va a corrente alternata quest'ultimo film di Bellocchio, dopo l'indisponente "Il regista di matrimoni": dopo un inizio sontuoso (sottolineato dalla splendida fotografia di Daniele Ciprì), il film scivola verso una parte centrale francamente noiosa ed inconcludente, trascinandosi fino ad una parte conclusiva in cui momenti di critica ficcante (il discorso dell'anziana madre superiora ad Ida, che chiedeva di essere aiutata) si alternano a lungaggini e manierismi alla lunga sfiancanti.
Come ho già letto sotto e mi sento di condividere, il montaggio acronico (ma si dice questa cosa? Boh) - sottolineato dalla scelta di non far invecchiare mai i propri personaggi - confonde eccessivamente le idee circa la storia (e la Storia), facendo perdere di vista il momento del rifiuto di Ida e la conseguente molla scatenante dell'ossessione della donna, che in effetti verso la fine del film appare veramente folle, tanto da perdere l'empatia del pubblico.
I numerosi filmati di repertorio, poi, sono un'idea azzeccatissima che però si ritorcono contro la fluidità del film, con il loro aumento esponenziale al passare del tempo.
Ciò detto, nella mia personale scala di valutazione hanno decisamente la meglio gli aspetti positivi della pellicola, quali le interpretazioni di Timi (strepitoso) e della Mezzogiorno (meno incisiva di Timi ma comunque intensa) e la geniale intuizione di far "scomparire" il protagonista a metà pellicola per poi presentarlo solo attraverso pochi filmati dell'Istituto Luce, riuscendo a caratterizzarne il lato grottesco semplicemente aiutandosi con artifici di montaggio. Esemplare, in questi termini, una delle scene migliori del film, quella in cui Timi/Benitino imita il famoso discorso delle campane a martello del padre.
Dà un po' di fastidio vedere come un regista del valore di Bellocchio alterni momenti di altissimo cinema a pedanterie, ma almeno in questo caso il risultato rimane più che apprezzabile.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  29/05/2009 02:26:23
   5 / 10
Dissi tempo fa sul forum che proporre un film simile dopo il flop sia economico che di critica di Sanguepazzo era una scelta scellerata tipica di una certa elitè di autori italiani a cui, spiace dirlo si è aggiunto anche Bellocchio.

A parte che già la storia è debole e il periodo storico cinematograficamente abusato ma sopratutto, come spesso, troppo spesso accade, sembra che i registi italiani misurino il proprio successo dal numero di articoli che i giornali gli dedicano a scapito dei film e del loro pubblico.

Come dissi a suo tempo, questo è un film di cui non frega niente a nessuno e i fatti mi hanno dato ragione (snobbato a Cannes e snobbato dal pubblico ) Vincere è un film che ha errori immensi talmente grandi da dubitare che Bellocchio sia il grande regista tanto decantato.
Personalmente non conosco bene il suo cinema per cui mi avvicino senza pregiudizio.

L'inizio del film è assolutamente travolgente, sensuale, forte e di grande stile con una splendida fotografia, splendide scenografie e luci.
Dal ritmo incalzante con una bella rappresentazione di Mussolini.
Poi lentamente cade, a Bellocchio in realtà non frega molto del dramma della Dalser, la descrive come una pazza fanatica tanto che a metà film mi sono convinto che in fin dei conti in manicomio ci stava bene.

A Bellocchio interessa la fascinazione del potere e come questa sia talmente forte da portare alla follia.
Teoria interessante ma va dimostrata, argomentata, non banalizzata e spiattellata così all'improvviso senza un minimo di logica perchè altrimenti si comincia a pensare che la Delser sia una pazza e nel momento in cui ti convinci di questo tutto ciò che accade non ti interessa più nulla e finisce anche qualsiasi coinvolgimento emotivo.

Mettere poi Filippo TImi a rappresentare non solo Mussolini ma anche Benito ALbino da grande mi ha fatto venire i brividi.............forse erano finiti i soldi per ingaggiare un nuovo attore???

Il tentativo di mescolare immagini di archivio con la fiction è apprezzabile come idea ma dalla resa a dir poco deludente, oltretutto si sta facendo un film sulla Desler e non sul Fascismo ma evidentemente questo Bellocchio non l’aveva capito…..
130 minuti poi sono veramente tanti, considerando il fatto che difficilmente si riesce a simpatizzare verso una donna che per uno stupido principio si lascia internare in un manicomio (a meno che, ripeto, non si accetti il fatto che sia completamente pazza).

Inoltre permangono i misteri, non si comprendono i motivi per cui il Duce l'abbandona, ci sono eccessivi salti temporali che rendono incomprensibile l'evoluzione del personaggio.
Sono convinto che se non ci fosse stata una superlativa Giovanna Mezzogiorno il film sarebbe completamente crollato.

Inoltre l'eccessivo manierismo diventa insopportabile nella seconda parte e in alcuni momenti la sceneggiatura è talmente labile e semplicistica da ricordare una fiction.

Non tutto è da buttare ovviamente, la prima ora è vero cinema che ho gustato anche con entusiasmo ma la delusione è stata forte vedendo il resto.

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forzalube  @  27/05/2009 17:03:08
   8 / 10
La trama tratta una vicenda piuttosto interessante e poco nota (di cui non avevo mai sentito parlare) che mette in mostra l'arroganza del regime fascista. Soprattutto nella prima parte, il regista, forse, esagera un po' con le ellissi (per altro buchi verranno chiariti in seguito) ed i salti temporali tanto che il film appare quasi un po' sconnesso.



Ottime le interpretazioni di Timi e Mezzogiorno, bellissima la musica originale e la fotografia, ben fatta l'alternanza con immagini di archivio. Azzeccati anche il font usato per i caratteri ed alcune sovraimpressioni in stile futurista.

Notati forti parallelismi con Changeling.

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Ultima risposta 29/05/2009 10.49.11
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aitante68  @  27/05/2009 11:24:02
   8 / 10
veramente un bel film, ottima la fotografia, interpreti all'altezza. Marco Bellocchio e' uno dei pochi autori in Italia capace di raccontare cosi' bene una storia con immagini vivide, potenti.

Invia una mail all'autore del commento logical  @  27/05/2009 02:01:11
   3 / 10
Non è Fascisti su Marte ma quasi, non è uno sceneggiato per la Rai ma sembra, non è il Mulino Bianco delle camicie nere ma sarebbe meglio se lo fosse.
Noioso e bolso come lo sguardo bovino della Mezzogiorno, è un film che non si alza di un metro dal cliché teatrale. A volte sembra anche un penoso Ronconi, certo peggio di Pupi Avati o di Fellini e le sue donne-caricatura.
Il dolore per la banalità non è solo visivo ma anche sonoro; fastidioso come una televisione accesa al massimo da un vicino nostalgico che si è comprato in edicola la serie di cassette sulla vita del Duce, appiattisce una storia interessante e forse anche dolorosa per qualcuno, in una fesseria farcita di salse e marcette.
Nella noia assediante, Fillippo Timi, con o senza baffi, continua a sembrarmi il clone di Corrado Guzzanti. Non c'è aria, non c'è respiro, si annega nelle lacrime da telefoni bianchi di Ida.
Solo un'unica distrazione: il vero discorso del Duce sul Mediterraneo e le campane a martello e io sarò alla vostra testa, ecc.
Se la metafora non parte e si ingolfa di macchiette, la storia - vera - vince e stravince, quella sì.

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Ultima risposta 27/05/2009 22.46.30
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  26/05/2009 18:35:19
   8 / 10
"La fortuna passa davanti alla porta di ogni uomo, una volta... bisogna aprire la porta in quel momento e farla entrare" (cit.)

Se avesse tenuto a freno l'ambizione e un certo manierismo visivo, "Vincere" sarebbe stato uno dei migliori film di Bellocchio. Ma ti divora/lacera completamento, al di là del suo formalismo, e tanto mi basta.
Un film futurista quasi Wagneriano nella sua impronta retorica (tra virgolette, perchè necessario il simbolo per oltrepassare gli schemi ideologici) sicuramente espressionista nella miglior eccezione del cinema muto.
Un film dove Bellocchio cita volutamente modelli scomodi e forse "impossibili" come Griffith, Murnau, Dreyer, Gance, il Lang tedesco e Pabst.
Inevitabile il paragone con l'ultimo Marco Tullio Giordana su un'altro amore disperato all'ombra del fascismo, ma diverso.
Bellocchio e soprattutto Timi fanno di Mussolini una figura tragica e tronfia (com'era in realtà certo) vinta dalla propria ambizione, dal delirio di onnipotenza, quando per es. ribalta a modo suo le teorie rivoluzionarie del socialismo o nella fugace escalation al potere "a capo di un popolo" di ingenui, vittime e complici del suo scellerato sciovinismo.
Il film è ricchissimo di sequenze memorabili, ma spiazza lo spettatore comune con quei virtuosismi che sembrano collimare in un trip psichedelico attorno ai confini oscuri della ragione...
Piu' equilibrata la seconda parte, scava a fondo nelle logiche di potere, imponendo una Mezzogiorno che non ha nulla da invidiare all'Alida Valli di sessant'anni fa.
Solenne come un melodramma Verdiano, fonde e lorda magnificamente l'impasse celebrativo di una tristissima recita, del periodo piu' buio della nostra storia.
Ovvio: scorrevano le immagini e ho pensato quanto oggi nessuno impara da un (buon) film e che probabilmente infangare (giustamente) una figura storica può ottenere l'effetto contrario: si rischia di aumentare la sua popolarità.
Ognuno vede il film a modo suo: ho la sensazione che se la storia dell'Italia fosse rimasta ferma al 1912, nessuno se ne sarebbe accorto

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  24/05/2009 20:03:24
   7½ / 10
Considero Vincere un film sulla trappola degli idealismi. Idealismi abbracciati, sostenuti con tutte le proprie forze ed infine traditi dal trasformismo politico (nel caso di Mussolini il più dannoso della storia d'Italia) e dalle varie comvenienze. Ida Dalser è la coscienza sporca di un uomo che ha voltato la faccia al proprio idealismo politico per un desiderio di dominio sulle masse. Un film che mi ha ricordato per assonanza Senso di Visconti, ma meno melodrammatico e due attori veramente bravi e convincenti: Giovanna Mezzogiorno ricorda una giovane Alida Valli, il suo personaggio è molto misurato e mai sopra le righe e Filippo Timi dona al suo personaggio una dimensione animalesca dal fascino magnetico e nella pallida imitazione di un figlio prigioniero del proprio nome.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  22/05/2009 11:25:39
   7 / 10
Dopo la deriva onirica tout court naufragata nell'irrisolto 'Il regista di matrimoni', Bellocchio torna dentro gli argini definiti della Storia, narrando la vicenda del figlio misconosciuto Benitino e della di lui madre Ida.
Il tentativo di riequilibrare il confronto tra Realtà e Sogno rimanda al precedente e più riuscito 'Buongiorno notte' ove una brigatista, rinchiusa nel gioco della Storia, prospettava a sé stessa un finale differente da quello che la storia stessa poi ci ha consegnato.
Forse la mancanza del vissuto personale di un periodo storico lontano, non ha favorito l'osmosi perfetta presente nel film su e per Moro.
In 'Vincere', invece, è troppo presente la necessità di narrare l'ascesa al potere di un folle e il delirio collettivo di una nazione.
La vicenda più personale, intima, di Benito, Benitino e Ida, viene così relegata sullo sfondo, regalandoci, solo a tratti, il modo di fare Grande Cinema tipico del Maestro.
La metafora è troppo scoperta e semplicistica e solo nelle peripezie manicomiali di Ida ritroviamo lo sguardo, l'estro creativo e il marchio estetico del Bellocchio migliore

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Ultima risposta 18/07/2010 12.27.25
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