Andrzej Zulawski, nato a Leopoli (Lwòw, Polonia) il 22 novembre 1940, è uno di quegli autori che la critica ha sempre faticato a categorizzare, forse perché il suo cinema nasce da premesse totalmente lontane da un cinema di intrattenimento, ma al tempo stesso non condivide la nozione corrente di cinema d'autore.
Zulawski ama le performance attoriali; è ciò che ricerca con maggiore frequenza nei suoi interpreti, capaci a volte, grazie alla sua direzione, di liberare un'energia che sembrava non possedessero.
Il suo cinema è però, contrariamente a quanto detto, anche un cinema filosofico, non alla maniera di altri cineasti slavi (Kieslowski o Tarkovskij, tanto per citarne due), che costruiscono mondi allegorici dai significati morali esterni, metafisici. In Zulawski ciò che è spirituale è materiale. Non ama le dicotomie, e, se lo fa, è per accentuarne la possibilità di superarle.
Tutto il suo cinema parte dal tema dell'Apocalisse, intesa come situazione dell'uomo al suo massimo, come incarnazione della confusione di massa.
Discendente da una famiglia di artisti (poeti, scrittori, pittori, musicisti), Andrzej Zulawski, che è anche un prolifico romanziere e saggista (oltre venti libri), dopo aver vagabondato per l'Europa a seguito del padre diplomatico negli anni '50, ottiene il diploma a Parigi, frequenta una scuola di regia e montaggio nella capitale francese, e poi torna in Polonia, agli albori dei '60, per fare da aiuto-regista a Andrzej Wajda, col quale collabora per tre film.
Fa anche il critico, per un paio d'anni, poi gira due mediometraggi per la tv polacca e infine esordisce col racconto bellico di "La terza parte della notte" (1971), che, ripercorrendo l'esperienza del padre Miroslaw, la estremizza in chiave espressionista inserendo quell'ossessione che riprenderà molte volte nella sua carriera: il doppio.
Le sue storie sono percorse da un'ansia febbrile, portano con sé una coscienza oscura del mondo, dominato da violenza e soprusi, ma anche permeato di un furibondo romanticismo, e di un eros potente, ai limiti della possessione.
Il successivo lungometraggio, "Il diavolo" (1972), è censurato dal Ministero della Cultura polacco (in tempi di ancora evidente regime) più per il significato politico che per le scene di violenza e di sesso, che illustrano una storia di tentazione faustiana, tra un ex- rivoluzionario, che torna verso casa, e un misterioso individuo senza nome.
Addirittura "Sul globo d'argento" (1976), tratto dalla prima parte di una trilogia del prozio Jerzy che narra di un futuro pre- istorico, verrà bloccato e mai realmente finito, benché nell'87 Zulawski, su pressione della nuova onda liberale post-comunista, mise mano al materiale che fu presentato al Festival di Cannes.
È in Francia però che Zulawski trova la sua seconda patria, e lì, a parte qualche eccezione, gira il resto della sua opera.
Storie d'ispirazione letteraria con una particolare predisposizione agli intrecci amorosi, alla messinscena roboante (carrelli, uso del grandangolo, movimenti vertiginosi di m.d.p.) al servizio di plot che hanno nel melodramma un punto d'inizio, ma volano poi verso lidi ben più sostanziosi.
"L'importante è amare" (1975) è un'impietosa descrizione del fallimento di un fotografo che non riesce a coronare il suo sogno d'amore con un' attrice sul viale del tramonto, dopo l'insuccesso di una rappresentazione del "Riccardo III" shakespeariano.
Vi è una messinscena clamorosa della decadenza di un mondo pregno di figure grottesche e maledette, di cui il fotografo è il fedele cronista.
"Possession" (1981), girato a Berlino ai tempi del muro, racconta di una mostruosa partenogenesi da parte di una donna, madre di famiglia, che per questo suo "sogno" incarnato è disposta a uccidere e andare contro qualsiasi valore. Il mostro, emanazione del Male che è dentro la donna, rimane scioccante quanto la visione della città, lugubre e spenta, prossima all'implosione.
"La femme publique" (1984) racconta l'ascesa a star di una ragazza con una famiglia a pezzi. Vive una storia di passione con un regista-pigmalione e con un misterioso esule ceco, per il quale finge d'essere la moglie scomparsa.
All'interno del film c'è la rappresentazione de "I Dèmoni" di Dostoevskij, nei quali la ragazza interpreta il ruolo di Liza. Confusione tra realtà e cinema, e riflessione sul problema del terrorismo sorreggono questa storia sulfurea ed erotica.
"L'amour braque"(1985), omaggio a "L'idiota" di Dostoevskij, traspone la storia del principe Myškin nella Parigi odierna, tra gangster, star del cinema e prostitute, conservando però la forza del testo che viene recitato in una sarabanda coreografica di indiscutibile fascino, parossistico e visionario.
"Le mie notti sono più belle dei vostri giorni"(1989), amor fou tra un genio dei computer e una sensitiva, è una favola malinconica sulla morte e sulla passione che si consuma tra alberghi popolati da nani, debosciati guitti d'avanspettacolo e allucinazioni del passato.
"Borìs Godunòv" (1989) inscena la celebre opera lirica di Mùssorgskij, svelandone i lati oscuri e smascherando l'illusorietà di ogni messinscena.
"La nota blu" (1991) racconta la fine della passione tra Chopin e George Sand, configurandosi come il più bucolico dei suoi film, benché dominato da figure eccentriche e fantastiche.
"La sciamana" (1996), costruito attorno alla figura di una indomabile ragazza ventenne, ci parla dell' amore eccessivo e quasi sacro tra lei e un antropologo di mezz'età, ossessionato dallo sciamanismo.
"La fidelité" (2000), a tutt'oggi il suo ultimo film, ripercorre con coerenza le tematiche affrontate nella sua carriera (rapporto tra materia e trascendenza, riflessione sul Male, melodramma e gusto barocco, letteratura che si fa cinema, erotismo strabordante e folgorante) portando sotto mentite spoglie la storia de "La principessa di Cleves" nel mondo dei rotocalchi scandalistici attraverso una fotografa che sposa un editore pur essendo attratta da un collega.
Morte, vita, arte, passione e riflessione non smettono di incendiare le pellicole di uno dei più grandi registi dell'ultimo trentennio, dall'innegabile talento e dalla personalissima mano registica.
Attualmente Andrzej Zulawski si occupa principalmente di letteratura, è tornato in Polonia e pubblica quasi un libro all'anno.
La sua ultima opera si intitola "Dio" (2007).
1971 - LA TERZA PARTE DELLA NOTTE regia di Andrzej Zulawski
1972 - IL DIAVOLO regia di Andrzej Zulawski
1976 - SUL GLOBO D'ARGENTO regia di Andrzej Zulawski
1985 - L'AMOUR BRAQUE-AMORE BALORDO regia di Andrzej Zulawski
1989 - LE MIE NOTTI SONO PIU' BELLE DEI VOSTRI GIORNI regia di Andrzej Zulawski
1989 - BORIS GODUNOV regia di Andrzej Zulawski
1991 - LA NOTA BLU regia di Andrzej Zulawski
1996 - LA SCIAMANA regia di Andrzej Zulawski
2000 - LA FIDELITE' regia di Andrzej Zulawski
1972 - LA TERZA PARTE DELLA NOTTE regia di Andrzej Zulawski
1972 - DIABEL - IL DIAVOLO regia di Andrzej Zulawski
1974 - L'IMPORTANTE E' AMARE regia di Andrzej Zulawski
1981 - POSSESSION regia di Andrzej Zulawski
1984 - LA FEMME PUBLIQUE regia di Andrzej Zulawski
1985 - AMORE BALORDO regia di Andrzej Zulawski
1988 - SUL GLOBO D'ARGENTO regia di Andrzej Zulawski
1989 - LE MIE NOTTI SONO PIU' BELLE DEI VOSTRI GIORNI regia di Andrzej Zulawski
1991 - LA NOTA BLU regia di Andrzej Zulawski
1996 - LA SCIAMANA regia di Andrzej Zulawski
2000 - LA FIDELITE regia di Andrzej Zulawski
2015 - COSMOS regia di Andrzej Zulawski
Torna suBiografia a cura di frankserpico - aggiornata al 06/06/2008
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