il grido regia di Michelangelo Antonioni Italia 1957
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il grido (1957)

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locandina del film IL GRIDO

Titolo Originale: IL GRIDO

RegiaMichelangelo Antonioni

InterpretiGabriella Pallotta, Dorian Gray, Betsy Blair, Alida Valli, Steve Cochran

Durata: h 1.56
NazionalitàItalia 1957
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 1957

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Trama del film Il grido

Aldo che lavora come operaio in uno zuccherificio convive da sette anni con Irma. Dalla loro unione è nata una bambina. Il marito di Irma è emigrato da molti anni e l'arrivo della notizia della sua morte apre per Aldo la prospettiva del matrimonio. Irma però non ne vuole più sapere dell'uomo e gli confessa di non amarlo più. Per Aldo e per la bambina comincia un viaggio in Val Padana, alla disperata ricerca di una donna che possa occuparsi di lui e della sua bambina.

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Voto Visitatori:   7,74 / 10 (17 voti)7,74Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su Il grido, 17 opinioni inserite

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Filman  @  25/07/2024 09:13:42
   7 / 10
IL GRIDO è un film neorealista, elegante, drammatico, "di viaggio", appassionante e sicuramente molto adatto anche ad un pubblico internazionale. Insomma, la bocca moderna di Michelangelo Antonioni, in questo caso, parla la lingua dei classici.
Tuttavia rimangono di altissimo livello, per il tempo, i caratteri dei personaggi. Il regista cerca, in qualche modo, di far risaltare la loro malinconia umana rispetto alla malinconia sociale che li abbraccia. I due fattori finiscono per convivere.

Thorondir  @  31/12/2022 14:17:52
   8½ / 10
Per Aldo Irma è l'amore della vita. Altre donne potranno esserci ma nessuna che potrà mai colmare quel vuoto, quell'amore terminato per scelta di Irma. C'è già tutto il cinema di Antonio in "Il grido": l'incomunicabilità, l'impossibilità reale di voltare pagina, gli spazi aperti che richiamano la mancanza di punti di riferimento, la precarietà lavorativa ed esistenziale. In Aldo c'è la prefigurazione maschile di ciò che per il cinema del maestro sarà di lì a qualche anno Monica Vitti. E in questa progressiva perdita della voglia di vivere senza l'amore, in questo continuo distaccarsi dalle radici che sa di nostalgia (non a caso il ritorno allo zuccherificio di inizio film) Antonio gira un film non solo rigorosissimo, ma trova anche, cifra stilistica del suo cinema, paesaggi che esaltano e che vengono esaltati dalla messa in scena del cineasta.

topsecret  @  21/04/2022 14:30:24
   7 / 10
Il finale è particolarmente stupido, ma nel complesso IL GRIDO mostra una certa godibilità, data dalla vena quasi avventurosa nelle gesta di un uomo, orgogliosamente ferito nell'onore, che girovaga per la Val Padana con bambina al seguito. La sceneggiatura non ha meriti particolari ma lascia intendere la fragilità umana di fronte alle aspettative deluse e improvvisamente calpestate da un amore finito, e forse cominciato nel peggiore dei modi.
Le interpretazioni sono di buon livello, lo stesso dicasi per la regia di Antonioni, la narrazione procede abbastanza linearmente anche se alcuni passaggi, colpiti da censura, non sembrano così ben curati, mentre i dialoghi appaiono costruiti in maniera apprezzabile.
Complessivamente un buon film, interessante per buona parte della sua durata, meritevole di considerazione positiva nonostante molti dei personaggi presentati fanno fatica ad accaparrarsi la simpatia del pubblico.
Curiosità: Dorian Gray è doppiata da Monica Vitti.

alex94  @  13/09/2021 12:14:06
   8 / 10
Anticipa alcune delle tematiche che Antonioni tratterà successivamente,su tutte l'incomunicabilità, nonostante il ritmo non sempre brillante contiene momenti cinematografici di grande potenza,acuiti dalla azzeccata location e da una sceneggiatura in grado di scrivere personaggi femminili più complessi e profondi di ciò che potrebbe apparire almeno inizialmente.
Elegante la fotografia e di alto livello tutto il comparto tecnico, convincente il cast,scarna ma appropriata la colonna sonora.
Notevole,tra le pellicole di Antonioni viste fino a questo momento questa è quella che mi è piaciuta di più, assolutamente consigliata.

Invia una mail all'autore del commento marco986  @  20/05/2020 18:24:16
   8 / 10
Buon film di Antonioni.

Ritenuto dai critici come opera di passaggio dall'epoca neorealista al periodo dell'incomunicabilità tipica del regista.

Vede come protagonista del film il bravo Steve Cochran mentre le donne sono Alida Valli, Dorian Gray( doppiata da Monica Vitti futura compagna e musa del regista ferrarese) e l'inglese Blair.

Sceneggiato da Antonioni con De Concini e Bartolini.

Musiche belle e tristi di Giovanni Fusco.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  19/01/2014 22:08:55
   9 / 10
Il vero valore di questo film lo possiamo cogliere proprio noi, dopo più di 50 anni dall'uscita del film. Noi che viviamo in un mondo completamente diverso, attraverso questo film-opera d'arte, possiamo cogliere le forme, il succo, la rappresentazione espresssiva perfetta e completa di una certa epoca e di una certa società (la Bassa Padana degli anni '50).
Allo stesso tempo assistiamo all'espressione di un universale dell'animo umano: la difficoltà del singolo individuo a trovare comprensione interiore reciproca, a unirsi in maniera duratura con un'altra persona, a stabilirsi in un ambiente, in altre parole la difficoltà e l'impossibilità di condurre la propria vita con soddisfazione, trovandoci un senso.
"Il grido" ci vuole mostrare che questa è una malattia dell'animo che colpisce tutti; non solo nei ceti più agiati, ma anche nel cosiddetto proletariato possiamo trovare solitudine, incertezza, incostanza, debolezza, la sensazione di annaspare nel mare-mondo senza via d'uscita, se non quella di annegare.
Aldo, il protagonista, è il tipico carattere dei film di Antonioni: incerto, oscillante, prende sempre la risoluzione sbagliata, non coglie l'inquietudine altrui o se la coglie reagisce in maniera sbagliata, rivelando un'animo ancora più inquieto degli altri. E' un groviglio interiore complesso, impenetrabile. I protagonisti stessi faticano a capirci qualcosa in loro stessi. Questa incapacità a cogliere il senso e le ragioni dell'animo umano, si riflette anche nell'opera artistica. Pure nel "Il grido" lo spettatore fa fatica a immedesimarsi, a comprendere, a condividere. Nonostante che Cochrane ci offra un'interpretazione perfetta e calzante di Aldo, tanti passaggi, tante reazioni, tante decisioni rimangono inspiegabili e irrimediabilmente criptiche. E' il limite dei film di Antonioni: le sensazioni dei protagonisti sono mostrate, ma non sono fatte vivere allo spettatore.
Se quindi il cuore, il contenuto rimane sfuggente e difficile (non alla portata di tutti), ci rimane però da godere e da ammirare una forma filmica perfetta, affascinante, di una bellezza che colpisce anche oggi. I borghi dalle vecche architetture immersi nella nebbia, i sentieri fangosi e le strade sugli argini, le piaggie fluviali, gli interni dimessi delle case e dei negozi, appaiono così, con la massima naturalezza e semplicità ma con un'evidenza che ce li rende come rappresentazioni perfette, esemplari, esteticamente sublimi. Qualcosa di simile era riuscito a esprimerlo solo Bresson nel suo "Diario di un curato di campagna".
I movimenti di macchina sono di una raffinatezza e di una perfezione espressiva da manuale. I piani sequenza scorrono in maniera da rivelarci particolari espressivi importante (l'apparire improvviso in lontanza dell'interlocutore che prima era vicino, ecc.). Inoltre ne "Il grido" Antonioni ricorre anche al piano-contropiano (nei film precedenti quasi assente) ma lo fa sempre per sottolineare la distanza fra le persone (vedi la scena iniziale e finale della torre dello zuccherificio).
"Il grido" è poi in tutti i sensi un film "on the road", forse ancora più profondo ed espressivo di "Easy Rider". Il vagare, il continuo variare di paesaggi e luoghi, gli incontri con altre persone, non fanno che rafforzare il senso di discesa, di perdita, di smarrimento irrimediabile.
Sono rimasto veramente colpito da questo film. Non me l'aspettavo così bello, soprattutto dal punto di vista espressivo-visivo. Tra l'altro anche la colonna sonora è molto bella.
Ci si ammalava nell'animo e si sentiva il disagio di vivere anche negli anni '50, ma non si può fare a meno di avere la sensazione che il mondo di allora, anche se più povero e gramo, era infinitamente più bello e vivibile di quello attuale.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  07/11/2012 20:13:05
   8 / 10
Apripista per l'Antonioni che verrà, un dramma su una crisi esistenziale che diventa specchio della società.
Grandi attori e magnifica atmosfera desolata.

Vedi recensione

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/01/2011 19:42:53
   7½ / 10
Una paesaggio desolante specchio per la marginalizzazione dell'individuo. Non si respira un ambiente ostile, casomai indifferente al quale il protagonista non riesce a rispondere in maniera adeguata fino a precipitare nell'apatia. Un film straniante, magnifico nella fotografia di questo grigio opprimente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  03/11/2009 20:15:33
   7½ / 10
Il passato opprime e chiude a sé l’esistere.
Si pone uno specchio attorno al mondo per ritrovarvi di nuovo se sessi, soli come prima.
E nuova alienazione, nuova incomunicabilità, l’impossibilità di ricongiungersi con i propri sentimenti, con la vita, con i luoghi visitati dove ora non ci sono più gli altri.
L’unica fuga è un salto nel vuoto.
Un fremito d’ombra.
Un grido gettato fuori, verso il nulla.

Ciaby  @  24/12/2008 21:21:54
   5 / 10
un Antonioni che non mi ha convinto

paride_86  @  20/10/2008 02:08:19
   8½ / 10
Un uomo viene lasciato dalla compagna per un amante più giovane; prende la figlia e parte alla ricerca di un futuro migliore.
Antonioni firma un film intenso, che va avanti in un crescendo di drammaticità e speranza al tempo stesso, portando sullo schermo una Alida Valli in un ruolo davvero odioso e uno Steve Cochran molto convincente nella sua parte. Certo, la storia sarebbe stata moooolto più credibile se la protagonista fosse stata una donna, ma forse il film avrebbe perso l'originalità e il lavoro d'introspezione fatto sul personaggio di Aldo.

Crimson  @  17/09/2007 01:07:14
   7 / 10
Un film che lascia trasparire già alcuni temi fondamentali dei quattro film successivi, ma non mi entusiasma in toto, lo considero decisamente su un gradino inferiore già rispetto al successivo 'l'avventura' che è una delle prove più mature del regista.
Convincente l'analisi introspettiva del disagio interiore del protagonista, rapportata al contesto sociale che lo racchiude.
Se non ricordo male Antonioni conobbe per questo film la Vitti (che fece un doppiaggio), sua futura musa e compagna.

1 risposta al commento
Ultima risposta 17/09/2007 12.47.41
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  05/09/2007 12:32:34
   8 / 10
I commenti che hanno preceduto il mio hanno sufficientemente descritto questa opera neorealista di Antonioni, la cui originalità sta proprio nel ritrarre personaggi apparentemente insensibili ed apatici appartenenti alle classi inferiori.
Il protagonista, Aldo, non sembra un povero disperato, come in altre opere di quel periodo, ma piuttosto un girovago annoiato.
Sicuramente da vedere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  13/12/2006 17:24:06
   8 / 10
sono assolutamente daccordo con i commenti che mi hanno preceduto...
un film tanto semplica nel suo svolgimento quanto spietato...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR frine  @  14/11/2006 01:22:56
   8 / 10
Forse il più 'neorealista' tra i film di Antonioni, "Il grido" venne da più parti criticato perché attribuiva ad operai e sottoproletari della bassa padana quelle nevrosi e angosce che si credeva fossero esclusivo appannaggio della classe borghese (poi rappresentata dal regista nei più fortunati film degli anni successivi).
Nulla di più sbagliato, perché (purtroppo) miseria e degrado non sono mai stati un riparo dalla depressione, a torto creduta un 'lusso' per ricchi annoiati.
Aldo (Steve Cochran), operaio di uno zuccherificio a Ferrara (la patria di Antonioni), dopo sette anni di convivenza con Irma (Alida Valli), da cui ha avuto una figlia, scopre che la donna non lo vuole più. Inizia per Aldo un'odissea tragica e frustrante, alla ricerca di un nuovo lavoro e di un'altra donna che possa occuparsi di lui e della bambina.
L'uomo è molto attraente e le occasioni gli si offrono a ripetizione. Ma la sua mancanza di fiducia in se stesso, unitamente all'ossessivo ricordo di Irma, trasmettono insicurezza alle sue amanti, che di volta in volta lo lasciano andare via. Alla fine, Aldo si ritrova a mendicare un lavoro in una baraccopoli, dove cerca di offrire un po' di affetto alla bella Andreina (Lynn Shaw), che però lo delude continuando a prostiituirsi.
Il ritorno a Ferrara e la vista di Irma, che ormai si è rifatta una famiglia e ha conquistato un certo benessere, produrranno su Aldo un effetto esiziale.
Il percorso psicologico dell'uomo, sino al ritorno allo zuccherificio e alla folle quanto determinata ascesa sulla scala fatale, è raccontato in modo ineccepibile. Anche se Aldo, avvolto nel suo inafferrabile riserbo, non proferisce parola, il "grido" resta comunque suo. Lo stesso "grido", ossessivo e lacerante, di Ervard Munch, che silenziosamente dilania l'anima di chiunque abbia visto il dipinto.
Si può osservare (ma questo era un difetto comune alla cinematografia del tempo) che la condizione di degrado dei personaggi è rappresentata un po' approssimativamente, e che non basta spargere un po' di olio sulla giacca di Aldo o sul bellissimo cappottino dell'elegante Andreina per fare di loro dei sottoproletari credibili (più convincente l'assonnata Dorian Gray nel ruolo della bella benzinaia). Ma in fondo si tratta di dettagli, ben mimetizzati dalla nebbia implacabile e dalle piogge insistenti di una pianura padana inospitale e impietosa.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  10/11/2006 19:31:14
   8 / 10
Non saprei aggiungere molto altro all'ottimo commento riportato qui sotto, che invito a leggere e che fa riflettere... un film che vidi qualche anno fa, e che mi lascio' un senso profondo di malessere, è arrmirevole come Antonioni raffiguri la provincia con le sue frustazioni, e l'esilio permanente da un mondo monopolista e monolitico.
Straordinari i due attori principali, Cochran in particolare avrebbe meritato un maggior successo come attore

Mpo1  @  20/10/2006 00:52:52
   8½ / 10
“Il Grido” è un film di transizione nella filmografia di Antonioni, segna infatti il passaggio tra i suoi film più “convenzionali” degli anni ’50 e i grandi capolavori degli anni ’60. Infatti, se da una parte il film è ancora influenzato dal Neo-realismo (e questo è il suo unico limite), dall’altra comincia a mostrare gli elementi stilistici e tematici propri del miglior Antonioni.
Il protagonista è un uomo che, rimasto senza lavoro e senza amore, lascia il paese natale alla ricerca di qualcosa che dia un senso alla propria vita, ma non trova nulla.
In barba a chi limita le tematiche dei film di Antonioni alla noia di vivere della borghesia, qui il protagonista è un operaio, sopraffatto dalla stessa angoscia esistenziale dei personaggi dei film successivi. Il protagonista è molto simile al giornalista di “Professione reporter”: entrambi cercano inutilmente di fuggire dalla propria esistenza.
Bellissima la fotografia. Il paesaggio desolato riflette la solitudine e il vuoto interiore del personaggio.
E il grido del titolo? Bisogna aspettare il finale…

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Ultima risposta 10/12/2006 00.45.05
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