Un cavaliere torna dal campo di battaglia solo e trova ad attenderlo una terra devastata dalla peste, e la Morte che lo reclama. Riuscirā a prolungare la propria esistenza impegnando la Mietitrice in una lunga partita a scacchi che sa di non poter vincere.
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Ma come si fa a dare meno di 10 a questo capolavoro ASSOLUTO? E' perfetto, emotivamente travolgente, magistrali le interpretazioni. E' inutile spiegare e commentare: è apocalittico!
mi pare che il film tratta l'apocalisse descritta nella bibbia, bel rare storico girato da un ottimo bergman, stiamo parlando di una pellicola in bianco e nero quindi bisogna capire e apprezzare tante cose.
Io vi consiglio una visione di questa pellicola a tutti. Confrontiamoci pure ma secondo me si tratta di uno dei film piu' belli di sempre. Sono certo che concorderete con me
Premetto che l'ho visto poco tempo fà per la prima volta, a 21 anni...non è mai troppo tardi (spero :D). Bè è un film stupendo, che lascia spazio a tantissime riflessioni. Cerchi di impersonarti nel carisma di Antonius Bloch, ma è difficile..quanta maturità dovresti possedere. E che dire degli altri personaggi, specie del fedele scudiero, così coerente con i propri pricipi ma al tempo stesso una figura nettamente contrapposta a quella del proprio padrone. Uno cerca il proprio Signore, l'altro è come rassegnato all'idea del "nulla" che ci aspetta. Qualcuno ha ragione (chissà chi) ma ciò che più conta secondo me è proprio il tenere in considerazione tutto della vita, anche e soprattutto le cose più piccole. Magari il vero messaggio del film non è proprio questo, ma nella mia umile visione ha suscitato questo pensiero.
Le luci e le ombre più belle della storia del cinema. La strana danza della vita e della morte. Bergman materializza tutti i sui demoni ed i suoi fantasmi. Grandissimi gli attori, perfetti e geniali i dialoghi.
fantastico, angosciante, emozionante dramma sul dilemma dell'esistenza...bellissima la figura della morte["non mi serve sapere"],i dialoghi e i personaggi sn splendidi e il film è sempre seguibilissimo. da rivedere.
" E non ti parla il suo silenzio? " Dio nasce nella coscienza umana, e l'uomo, seppur caparbiamente, non riesce a liberarsene; così è per la sua assenza, un vuoto incolmabile che tutti hanno provato fin nel profondo delle viscere, indissolubile, un brivido collettivo al solo pensiero della domanda; riflettendo si giunge magari a considerare che, non potendo trovare una meta, un luogo in cui ristorarsi con la gloria della risposta, la mente possa considerare ultimo raggiungimento e motivo di soddisfazione il ponimento stesso dei quesiti; una teoria che fermerebbe in un cristallino attimo dell'esistenza la risposta, ossia un arrivo, non una barriera, ma il traguardo dell'interrogazione personale sulla propria origine, sui misteri della vita e della morte; talune volte mi è capitato di pensare alle domande come una particolare specie di risposte, ma allora si dovrebbe, per giustizia ( la quale di rado appartiene a questo mondo ), fare anche delle risposte effimere domande; ma io sono veramente padrone o meno di volere? Volere almeno poter considerare solo quelle domande che sono un particolar tipo di risposte? Una risposta effettiva non posso negarla, nè mi permetto il lusso di lasciare il punto interrogativo; questa è la considerazione: se fossi giunto alla risposta di sicuro non me ne starei qui a scrivere ( a meno che non ve la volessi comunicare, cosa che farei sicuramente, non ritenendomi almeno io stesso egoista; ma spetta agli altri giudicare ), nè mi sarei interessato, ma questo credo sia più un discorso di indole e di gusto, a visionare pellicole di cui conoscevo i temi: amarezza della morte, dolcezza dell'ingiustizia di cui sottilmente è ricolma la vita; ma in fondo via dalle mie frasi anzitutto parole come " amarezza ", " dolcezza " ; proprio con una scrittura fluida e disinpegnata m'accingo a narrare dell'anima, di me, della coscienza e del subconscio ( grande e doveroso è qui l'elogio a Stalker, di cui, come promesso, spero al più presto di buttar giù una recensione, sempre sperando che con parole come quelle che ora sto usando non lo si giudichi, e tra l'altro anche questo stesso commento, stupido, superficiale, fuori luogo ), e non posso fare a meno di constatare con quanta miseria anche le mie rimuginazioni siano recalcitranti ad uscirmi da dove non so, ( io spero con dolcezza sincera dal cuore, senza voler cadere in quell'ingenuità che molta gente confonde con la delicatezza e la sensibilita; ma non mi voglio attribuire nessuno di questi aggettivi, nè dico ciò perchè in realtà mi si apprezzi: è la sola voglia di un uomo di continuare a vivere, per quanto possa essere lunga questa parentesi, per quanto dilatato possa risultare un sentimento, per quanto guardare un film possa, a prima vista, non significare anche provare dolore, crescere, maturare nella consapevolezza della brutalità circostante ) con la piattezza di una concezione bidimensionale; cioè con la sola considerazione di " dolce " e " amaro " ; forse è solo travasandoli l'uno nell'altro che si può trovare un rifugio, un porto sicuro da altri labirinti, domande, vicoli ciechi sotto il sole infuocato del tempo; eppure, sempre e solo eppure dice un uomo dal ristretto vocabolario, eppure una fusione, un circolo vizioso che come un anello leghi domande e risposte, ecco, quest'anello è impossibile; provate a immaginare la mescolanza di due elementi, che siano o no domande e rsposte, come ad un mucchio di terra raggrumato; stiamo volando con la fantasia, e volando vediamo questa terra, che può essere pianeggiante e rada o mostrare picchi scoscesi e rilievi; ora considerate la viziosa circolarità di cui prima parlavo, senza cumuli, piatta e costante, proprio come il paesaggio pianeggiante, come un anello, come un flusso indistinto a cui nella sfugge: e gira, gira e si perde nel suo circolo; per questa piattezza io non vedo questo circolo, questa omogeneità indistinta come un piano bianco nello spazio infinito; ma se quella terra di prima presenta rocce, affioramenti, monti, allora risalterà, non risulterà nè omogenea nè compatta, ma visibile e dura; perciò, se prima pensavo alla fusione di domanda e risposta come ad un circolo, ora mi devo smentire, perchè mi accorgo che quel moto perpetuo risulterebbe invisibile e vano per la sua indistinzione con ciò nel quale è immerso; la mia idea è che quindi il rapporto suddetto equivalga non ad un circolo, ma visualizzandolo contestualmente, ad una forma non piatta e indistinta, tale da attirare l'uomo che altrimenti non si accorgerebbe della sua presenza per un'indistinzione con il mondo attorno, e che quindi non si porrebbe lo stesso quesito: " Cos'è la domanda? ", e perlopiù ricorrendo ad un termine che non ha significato ( come tutti i termini non ne hanno essenzilamente ) per dire quella cosa che poi viene e verrà chiamata " domanda " . E' stato emozionante scavare assieme a voi che ora state leggendo ( e vi ringrazio anche per questo tempo che state perdendo nel seguire le problematiche di un folle per nulla esaltato ) nella consapevolezza di ciò che questo film mi ha lasciato dentro, che io sia o meno in quella che vien detta crisi adolescenziale, non facendo il rituale, squallido, disimpegnato commento ( a cui spesso ricorro nella voglia di dare un parere, ma non in quella di impegnarmi profondamente, seppur in maniera lecita, nella realizzazione del commento stesso. ) In definitiva ho voluto scrivere l'infinitesimale parte di ciò ho provato a domandarmi, tramite la scintilla di capolavori cinematografici come questo, e ho preferito tentare di rendere l'anima su un foglio, piuttosto che descrivere oggettivamente, con freddezza passionale, l'ennesimo film di cui mi sto appassionando, così come cresce la mia gratitudine per questo sito, il suo staff e la sua realzizzazione impareggiabile e professionale, nel rispetto e nella cura dei valori che accostano qualsiasi uomo alle arti, in particolare all'ottava nel nostro caso, l'amore per il cinema.
Vi prego di non disprezzarmi per la singolarità di questo commento, per le sue sciocche pretese, per il fatto che sia uscito dai canoni per seguire un aquilone che nulla c'entra con la retta via, per le sue domande e per le sue risposte, per la sua emotività che ad alcuni sembrerà irreale ed eccessiva, per le sue e le mie afflizioni.
"E quando l'agnello aprì il settimo sigillo, si fece nel cielo un silenzio di circa mezz'ora. E vidi i sette angeli che stavano dinanzi a Dio, e furon loro date sette trombe. E il primo angelo diede fiato alla tromba, e ne venne grandine e fuoco misto a sangue e furono gettati sopra la terra, e la terza parte della terra fu arsa, e la terza parte degli alberi fu arsa, e fu arsa tutta l'erba verdeggiante. E il secondo angelo diede fiato alla tromba e una specie di grande montagna di fuoco ardente fu gettata dal mare, e la terza parte del mare diventò sangue. E il terzo angelo diede fiato alla sua tromba. E dal cielo cadde una stella grande, ardente come la fiaccola...La stella si chiamava Assenzio..." (Apocalisse di Giovanni capitolo 8)
Ed è così che, con una delle citazioni più suggestive della storia del cinema, si apre il capolavoro di Bergman...Un'amarissima riflessione sulla ricerca continua di un Dio nascosto che interpreta ambiguamente l'ambizione più recondita riguardante il desiderio umano: la conoscenza aprioristica e incondizionata del mistero della vita. Secondo le scritture sarà proprio la rottura del settimo (numero simbolico raffigurante il divino) sigillo ad aprire il "libro della vita" e rendere l'uomo, nella riconciliazione col Padre, partecipe del miracolo più fisico e divino in parti uguali...L'esistenza. L'angosciante e ricorrente partita a scacchi con la morte fa da sfondo alla narrazione; la combinazione blasfema e coraggiosa tra il sacro e il profano permea ogni singolo fotogramma; una sinfonia crescente, che attraverso il diagare della peste trova il suo climax, conduce per mano lo spettatore in un viaggio tra le sensazioni, i ricordi e le volontà. Ma in questo teatro di misfatti e ingiustizie spicca, chiaro come il sole, un momento di umana serenità; forse il punto chiave in tutta la cinematografia del regista...La ricerca si interrompe per un'istante e, in quella che potremmo definire una sorta sorta di comunione pagana con il latte e le fragole, il protagonista ritrova se stesso, i suoi ricordi...Il suo perchè. Splendido, crudele e moralista al contempo questo film descrive il punto più profondo della cinematografia europea...Un Capolavoro di rara bellezza.
pensate avevo questa vhs in casa da 4 anni e nn l avevo ankora vista! be meglio tardi ke mai. cmq sto film nn so proprio come commentarlo xke è difficile. posso dire solo ke deve assolutamente entrare in classifica xke è veramente bello ed emozionante, uno dei piu bei drammatici mai visti
Onirico e senza uscita. uno dei migliori film di Bergman, spettrali le ambientazioni, splendida la recitazione e geniale l'idea della partita a scacchi.
Un vero capolavoro del cinema europero e mondiale. Anche se gli preferisco nettamente "il posto delle fragole", devo ammettere che anche questo film analizza magistralmente la posizione dell'uomo di fronte alla sua esistenza. Il film è un assoluto capolavoro intelletuale che affronta magnificamente il tema della morte e dei significati esistenziali. E' un opera triste, ma di quelle tristezze che in fondo ti trasmettono serenità. Dopo questo film, e oso dire dopo ogni film di Igmar Bergman, qualcosa cambia dentro la mente dello spettatore: la visione della vita è completamente rivoluzionata. Il movie riflette liberamente sul dramma spirituale dell’uomo di fronte al suo inevitabile destino, ed è perfetto sotto ogni punto di vista. Aggiungeteci a un film così un riflessivo Victor Sjostrom all'apice della propria carriera e scoprirete "Il posto delle fragole". Immortale.
Il settimo sigillo è certamente una delle opere migliori del regista svedese, intensa e ricca di significati. Ambientato nel medioevo, da cui attinge credenze ed atteggiamenti, affronta tematiche come il rapporto con Dio e col soprannaturale, la paura della morte corporale, la ricerca della salvezza, il tormento individuale dell’uomo e la superstizione. Anche se con lieto fine, il film è profondamente pessimista e incentrato sui rigidi principi religiosi (la corruzione dell’uomo e Dio come suo giudice) ricevuti da B. da giovane, da cui cercò sempre di allontanarsi. Quando uscì il film alcuni critici vollero trovarci riferimenti a una futura guerra atomica e B. in alcune interviste sembrò voler confermare queste interpretazioni, che successivamente affrontò direttamente in “Luci d’inverno”.