proprieta' privata regia di Joachim LaFosse Belgio, Lussemburgo, Francia 2006
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proprieta' privata (2006)

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locandina del film PROPRIETA' PRIVATA

Titolo Originale: NUE PROPRIÉTÉ

RegiaJoachim LaFosse

InterpretiIsabelle Huppert, Jérémie Renier, Yannick Renier, Kris Cuppens, Raphaëlle Lubansu, Patrick Descamps

Durata: h 1.32
NazionalitàBelgio, Lussemburgo, Francia 2006
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 2007

•  Altri film di Joachim LaFosse

Trama del film Proprieta' privata

Due fratelli di 25 anni, non riescono a separarsi, e vivono nella casa materna, sedotti dalla madre divorziata…

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Voto Visitatori:   6,56 / 10 (9 voti)6,56Grafico
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Voti e commenti su Proprieta' privata, 9 opinioni inserite

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Delfina  @  04/02/2010 16:46:29
   7½ / 10
Bel film, molto teatrale, ottima recitazione di tutti e tre gli interpreti (i fratelli Renier e la Huppert).
Una storia quasi tutto al chiuso tranne per la verde campagna belga vallone, che mette impietosamente in luce i conflitti più classici di un nucleo familiare: disaccordo e rivalità tra fratelli, mancanza di autorità genitoriale, separazioni e nuove unioni dei genitori.

Isabelle Huppert splendida, dà al suo personaggio quel mix piccante di banalità, mistero e ipocrisia che tante volte ha costituito l'originalità dei personaggi da lei interpretati. Molto riuscita la coppia di gemelli ancora infantili sebbene adulti, con il biondo Ranier magnifico nel suo ruolo di "cattivo" e prepotente.
Conclusione forse troppo fredda; ma la sceneggiatura è molto curata.

Un film un po' immaturo, forse, ma non cerebrale, né artificioso: visione consigliata.

baskettaro00  @  03/08/2009 15:54:51
   7 / 10
mi è piaciuto questo film francese dai risvolti drammatici....
la trama ruota attorno ad una coppia di fratelli i cui genitori sono divorziati chedopo che la loro madre ha conosciuto un'altro uomo entrano in lite....

Marenco  @  17/09/2007 20:23:39
   7 / 10
Un buon film con echi verghiani ("Malavoglia"), biblici (Caino e Abele), edipici. La difesa del nucleo familiare dalla minaccia esterna è resa malgistralmente attraverso il solito stile secco, spietato, che non lascia scampo alle emozioni. In questo il film trova un valore aggiunto nella straordinaria interpretazione della Huppert che ormai non finisce piu' di sorprendere. L'unico limite, presente un po' dappertutto nel cinema francese moderno, è questo voluto distacco che non da' anima al racconto, non dà alcuna emozione. E che lo fa essenzialmente un prodotto di nicchia che non avrà la visibilità che merita.

jess  @  09/07/2007 15:12:25
   1½ / 10
Solito drammatico che ti fa ****** le palle

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  26/06/2007 11:21:57
   6½ / 10
Un apparentemente normale nucleo famigliare composto da una madre e i suoi due figli (gemelli),un padre assente che si è rifatto una vita chiamato in causa solo per elargire denaro,il dramma dietro l’angolo,lo si percepisce per tutta la durata della pellicola,la disgregazione della famiglia a causa di un’incomprensione e soprattutto di un egoismo che spesso si riscontra in questi micromondi.
Sono questi gli ingredienti che il regista Joachim Lafosse miscela al fine di presentarci il rapporto di dipendenza che due ragazzi gia’ piuttosto grandicelli subiscono in maniera consenziente dalla madre,le decisioni di quest’ultima, spinte dalla novita’ di un nuovo amore, faranno inesorabilmente crollare quel castello di carte che è la vita dei ragazzi,immaturi come adolescenti e di conseguenza incapaci di crearsi una vita in maniera indipendente,terrorizzati dalle scelte della genitrice dalla quale dipendono in maniera quasi morbosa.
Il tema trattato è interessante,pero’ a mio avviso Lafosse è penalizzato dalla sua stessa scelta di proporci la storia mediante una regia statica,che curiosamente riprende i protagonisti spesso e volentieri a tavola o stravaccati su di un divano,a complicare il tutto si aggiunga una narrazione piuttosto lenta che finisce con l’annoiare un poco.
L’ultima mezz’ora riesce comunque a risvegliare dal torpore,molto bella la scena in cui i genitori si mettono insieme a raccogliere i cocci di un tavolino rotto,come a simboleggiare che urgono cooperazione e comprensione per poter far tornare a funzionare le cose.
Ottime le interpretazioni di Isabelle Huppert e di Jeremie Renier gia’ visto ne "L’enfant" dei fratelli Dardenne.

wilkinson10  @  11/04/2007 15:41:06
   9 / 10
scritto e diretto affondando lo sguardo nella dinamica familiare e lanciando interessanti riferimenti freudiani il regista belga, promettentissimo, ci regala un'opera sobria, equilibrata, ben girata facendo ricorso ai piani sequenza e alla camera fissa, nella quale si ritrovano perle geniali, come la sequenza topica del finale, che trasmette angoscia senza fare alcun movimento, e l'ultima, ad abbandonare la casa, luogo fisico e simbolico del conflitto che è stato, che forse non sarà.
prova magistrale della huppert, grandiosa come sempe a dipingere questo personaggio fragile, debole, incerto, che cerca di farsi valere con i figli, che cerca, per assurdo, di trovare la propria strada al di fuori della famiglia, quando invece sono i figli a voler rimanere.
bravi anche loro nella recitazione, specie jérémie, davvero un talento, e una bella scoperta il fratello yannick, di sei anni più vecchio e che non gli assomiglia molto, vabbè, nel film sono gemelli eterozigoti: il potere della finzione.

1 risposta al commento
Ultima risposta 17/04/2007 22.17.50
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  27/03/2007 16:08:00
   6½ / 10
C'è lo stile dei fratelli Dardenne, ormai simbolo della nuova cinematografia drammatica belga; c'è il loro rigore estetico e morale; ci sono le loro tematiche più care (il rapporto padre/madre-figlio); c'è persino il loro attore feticcio, Jeremie Renier; ma mancano l'efficacia e la forza narrativa graffiante con le quali i due più importanti registi belgi hanno saputo descrivere gli interni familiari alla deriva.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  23/03/2007 14:16:28
   7½ / 10
Esistono film che catturano "a distanza": li vedi e ti lasciano già "qualcosa" ma obiettivamente non riesci a entusiasmarti. Poi ti accorgi anche dopo molto tempo che quel film resta indelebilmente nella memoria, e che non avevi colto le sue potenzialità.
Mi è accaduto anche stavolta: sono andato a rileggermi il commento un po' severo espresso in occasione dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia, parlavo di impianto fin troppo televisivo (ed è vero), di staticità, etc. ma anche della grandissima interpretazione della Huppert. Forse avrei dovuto empatizzare meglio con la storia: "Proprietà privata" è un film particolarissimo e affascinante: un film che esplora i legami famigliari vincolati e quelli che vengono drammaticamente recisi per sempre.
La "proprietà" è il fulcro di un legame paterno (è proprietà del padre, divorziato dalla moglie), e unisce come un cordone ombelicale i due (odiosi, apatici e viziati) gemelli mentre la madre, che ha dedicato fin troppo la vita ai figli, pretende una decisiva indipendenza. La casa è il simbolo della convivenza e, successivamente, della tragedia, il Sogno Borghese dove la famiglia vive e si annienta con essa, con la volontà della madre di cedere la proprietà.
E' sorprendente pensare che la critica abbia paragonato il film a "I pugni in tasca" di cui conserva l'irrazionalità e la distruzione istituzionale (cfr. la famiglia) mentre è facile che l'ottimo Lafosse sia figlio illegittimo di Ozon o di Leconte, per la capacità di metaforizzare (ciascuno a modo suo) il soggetto.
Splendida la sequenza dell'automobile che si allontana dalla "proprietà" insinuando il dubbio che ormai il baratro è inesorabile, e che non è piuù possibile tornare indietro

tan85  @  18/03/2007 14:07:59
   6½ / 10
Un dramma famigliare consumato in una casa troppo grande ma nello stesso tempo troppo piccola per una madre con i suoi due figli gemelli. Vale la pena di vederlo. Fatto bene ma non eccezionale.

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