Intenso, espressivo, sguardo languido, straordinariamento colto, con una grande capacità di trasmettere intense emozioni, estremamente dotato artisticamente, sicuramente uno dei più preparati fra i giovani attori della cinematografia italiana; Luigi Lo Cascio è nato a Palermo il 20 ottobre
1967.
Cresciuto in una famiglia della media borghesia palermitana, composta dai genitori, una nonna e quattro fratelli, tutti con hobby artistici: dalla musica, alla poesia, alla recitazione.
L'attore Luigi Burruano è suo zio materno, mentre un cugino paterno, Elio Lo Cascio è stato un bambino prodigio, ha lavorato con Rascel ed ha girato un film con E.M. Salerno e A. Valli; ora ha cambiato genere, vive a Roma e fa il professore universitario.
Prima di cominciare a studiare recitazione ha frequentato per due anni la Facoltà di Medicina nell'Ateneo dell sua città natale, con l'intenzione di specializzarsi in psichiatria, per seguire le orme dello zio, con cui, da bambino, andava alle partite di calcio, in compagnia di alcuni dei suoi pazienti.
Durante gli anni dell'università comincia a recitare con un gruppo di teatranti di strada, chiamato 'I Cabaret a scala', con il quale esegue spettacoli nelle via e nelle piazze del capoluogo siciliano.
Questa esperienza gli lascia un segno indelebile e rafforza il suo amore per la recitazione; lascia così l'Università e si trasferisce a Roma per frequentare l'Accademia di Arte Drammatica 'Sivio D'Amico'.
Per l'ammissione presenta un brano di Petrolini, intitolato 'Roba seria', un collage di poesie da Dante a Foscolo a Carducci, messe l'una di seguito all'altra a formare un nonsense.
Studia con Luca Ronconi, Mario Ferrero e Giuseppe Manzano, e si diploma nel 1992 con un saggio su Amleto di Shakespeare, diretto da Orazio Costa.
Quasi per caso ottiene un ruolo nello spettacolo messo in scena da Federico Tiezzi, 'Aspettando Godot' di Samuel Beckett, con cui gira i teatri italiani più importanti, dal Quirini di Roma al Garignano di Torino.
Una sera la zio Burruano gli telefona per dirgli di raggiungerlo al ristorante dove stava cenando con Marco Tullio Giordana, il quale era in cerca di un giovane attore per il ruolo di Peppino Impastato, nel suo film sulla storia del giovane siciliano ammazzato dalla mafia.
Ottiene la parte, e così, nel 1999, debutta sul grande schermo con il film "I CENTO PASSI".
Il film, presentato al Festival di Venezia del 2000, sorprende il pubblico e la critica per la straordinaria bravura, l'innata capacità di caratterizzazione e il coinvolgimento emotivo, con cui il giovane debuttante incarna la figura del ragazzo fatto saltare in aria perchè aveva osato ribellarsi alla mafia, pur facendone parte anche il padre, denunciandone abusi e connivenze.
Numerosi i riconoscimenti: dal David di Donatello come miglior atore protagonista, al Sacher d'oro, alla Grolla d'oro e numerosi altri; ma il riconoscimento più grande è quello che gli ariva dalle parole della mamma di Peppino, presente alla proiezione, la quale, abbracciandolo commossa gli
susurra: <
Dopo il film d'esordio, Luigi diventa richiestissimo e, nel giro di pochi anni, interpreta una serie di pellicole di genere diversissimo l'uno dall'altro, ma tutti di ottima qualità.
Nel 2001 è Antonio, il protagonista di "LUCE DEI MIEI OCCHI", di Giusepe Piccioni, anche questo presentato a Venezia, e con il quale vince la Coppa Volpi come miglior interprete. Questo riconoscimento consacra definitivamente il notevole spessore, la maturità artistica e la versatilità di questo giovane artista, capace di passare, con notevole disivoltura da un personaggio tragico come il Peppino de 'I CENTO PASSI', al mite e tenerissimo Antonio, autista timido e innamorato di 'LUCE DEI MIEI OCCHI'.
L'anno successivo lo vediamo protagonista del drammatico "Il più bel giorno della mia vita", in cui dà corpo a Luca, frustato avvocato di successo, incapace di confesare la propria omosessualità alla famiglia ma, determinato e risoluto, troverà il coraggio di farlo, il giorno della prima comunione (il più bel giorno della mia vita) della nipotina Chiara.
Nel 2003 gira con Marco Bellocchio il notevole "BUONGIORNO, NOTTE", in cui, con efficacia, veste i panni, drammatici e tragici, dello spietato terrorista sequestratore di Aldo Moro, il presidente della D.C., sacrificato all'ideologia terroristica, ma anche ad una incomprensibile ragione di Stato.
Ancora lo stesso anno è protagonista di due fra i più grossi successi della cinematografia italiana della stagione: "La meglio gioventù" di Marco Tullio Giordana, film fiume per descrivere le passioni, le lotte, gli errori e le speranze di una intera generazione, irresoluti tra voglia di rigore morale e desiderio di radicale cambiamento; e la commedia agro-dolce "MIO COGNATO", dove divide la scena con Sergio Rubini.
Gli ultimi lavori comprendono il sentimentale "LA VITA CHE VORREI" di Giuseppe Piccioni, su un amore difficile tra due attori sul set di un melodramma ottocentesco; e il thriller "Gli OCCHI DI CRISTALLO" in cui, per la prima volta veste i panni di un ispettore di polizia impegnato in una difficile indagine su un serial killer.
Dotato di una solida cultura classica, Lo Cascio ama il teatro pirandelliano e la tragedia greca, ma anche Brecht e Beckett; per le letture predilige gli autori classici, in particolare Kafka e Dostoevskij, ma solo se ha tempo per poter riflettere sui passi che più lo colpiscono; ascolta la musica lirica con una netta preferenza per le opere di Verdi.
Ama la vita girovaga, gli areoporti, gli alberghi, i luoghi anonimi.
Vive a Roma, ma si porta sempre dentro la sua Sicilia.
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Biografia a cura di luisa75 - ultimo aggiornamento 13/12/2004
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