Una parrucchiera prende l'iniziativa e convince un'intera comunità ad aiutare un padre vedovo a salvare la vita della giovane figlia, gravemente malata.
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Etichettato come "faith-based drama film", m'ero predisposto a elencare le criticità della taumaturgia. Nulla del genere: il lungometraggio di Gunn, autore da me scoperto col precedente "Jesus Revolution" dello scorso anno, racconta d'una fede umanissima, la fiducia nella solidarietà sociale. Entrambi fra i 110 film con rating A+ su CinemaScore, è una fortuna ch'"Ordinary Angels" abbia poco a che fare con la religione, poiché un erroraccio come sostenere che Michelle significhi "dono di Dio" è ignoranza allo stato puro. E non è da meno definire "miracolo" una donna che, malata d'atresia biliare per la quale morirà, comunque decide d'avere una 2a figlia a cui trasmette la patologia e che attende di guarire col trapianto di fegato dal probabile decesso d'un'altra persona (sito governativo: OrganDonor.gov). Alan Ritchson meglio d'Hilary Swank.