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Dopo "Roma", il regista romagnolo prosegue l'apologia dei luoghi della sua giovinezza. Da questa rielaborazione fellinianamente surreale emerge un'affettuosa nostalgia (mai stucchevole) che prescinde dalle nefandezze del fascismo. Sembra una sorta di moviola interiore in bilico tra autobiografia e grottesco. I passi falsi de "La città delle donne" o "La voce della luna" sono ancora lontani. Uno dei migliori film di Fellini