morte a venezia regia di Luchino Visconti Italia, Francia 1971
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morte a venezia (1971)

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locandina del film MORTE A VENEZIA

Titolo Originale: MORTE A VENEZIA

RegiaLuchino Visconti

InterpretiDirk Bogarde, Romolo Valli, Mark Burns, Nora Ricci, Marisa Berenson, Silvana Mangano

Durata: h 2.10
NazionalitàItalia, Francia 1971
Generedrammatico
Tratto dal libro "Morte a Venezia" di Thomas Mann
Al cinema nel Settembre 1971

•  Altri film di Luchino Visconti

Trama del film Morte a venezia

Il musicista Gustav Aschenbach è a Venezia per una vacanza, dopo un periodo di stress e lavoro, ma non riesce a trovare pace, perchè conosce un adolescente, Tadzio e sviluppa nei suoi confronti una morbosa attrazione…

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Voto Visitatori:   8,16 / 10 (38 voti)8,16Grafico
Migliore regista (Luchino Visconti)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Migliore regista (Luchino Visconti)
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Voti e commenti su Morte a venezia, 38 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  03/04/2022 13:27:08
   7½ / 10
Un film dove per due ore non accade nessun avvenimento particolare se non un'epidemia lasciata comunque sullo sfondo.

Tutto quello che vuole trasmettere il regista avviene dentro l'animo del professore protagonista che con i suoi sguardi riesce ad esternare il suo stato emotivo, merito ovviamente dell'ottima prova di Bogarde.

Dopo una prima parte piuttosto noiosa l'arrivo del giovane ragazzo (unico ruolo da ricordare per questo attore) mette in moto parecchi ingranaggi. E l'argomento ancora delicato negli anni '70 lo è ancor di piu' affrontato a questi livelli sociali.

Lo stile di Visconti pervade ogni inquadratura e l'utilizzo della musica è perfetto.
Finale struggente ed emozionante.

Un film sicuramente non per tutti ma che va apprezzato come opera d'arte di un maestro del cinema.

Goldust  @  06/09/2016 17:09:18
   6½ / 10
Impresa ardua riportare su pellicola un romanzo così statico, privo di azione e scarno di dialoghi: in mezz'ora di film il nostro bravo compositore si insedia nell'hotel veneziano e si beve un brodino, lasciando poco all'immaginazione ed all'emozione. Almeno fino all'introduzione di Tadzio, un "angelo della morte" dai connotati irresistibili. La sfida maggiore di Visconti sta proprio qui, nel rendere interessante il quotidiano portando a galla le proprie pulsioni inconfessabili, con il cuore e la ragione sempre in lotta fra di loro. Per una volta, nella poetica Viscontiniana il decadimento della Persona si sostituisce a quello della Società ( che pure non è descritta in modo benevolo ) mentre non è sempre a fuoco l'idea del protagonista di ricercare la bellezza assoluta, messa in primo piano da continui flashback che alla lunga tradiscono la loro funzione.
Affascinante sotto molti aspetti, non da ultimo quello della messinscena, è comunque una pellicola di non facilissima fruizione, più intellettuale e quindi meno d'impatto rispetto alle altre opere della cosiddetta " trilogia tedesca" ( La caduta degli dei e Ludwig ).

ZanoDenis  @  07/06/2015 20:12:08
   9½ / 10
Per me uno dei migliori di Visconti, mi è piaciuto veramente tanto. E' vero, è lento e prolisso, accadono pochissime cose, ma credo che questa volta la lentezza sia giustificata, usata in maniera perfetta e conforme al film, serve a contemplare, a lasciarsi andare, a rendere poetico ogni momento, a creare sensazioni di angoscia e ambiguità.
Morte a Venezia è senza dubbio questo, il trionfo di quest'ambiguità, una riflessione pessimista da parte di Visconti, sulla vita, sull'amore, sulla morte, nel film ci sono momenti di pura poesia, più efficaci che mai.
Parte da un soggetto che all'apparenza può apparire semplice, ma pian piano si rivela di un'efficacia clamorosa. Incredibile la caratterizzazione del personaggio principale, che mi ha anche ricordato il Burt Lancaster di "Gruppo di famiglia in un interno" qui in versione molto più esasperata, più ambigua ma anche meno estroversa. Un musicista di cui scopriamo tutto pian pian, tramite pochi ed efficaci flashback, pochi ed efficaci come i dialoghi all'interno del film, qui Visconti lascia poco spazio alle parole, si concentra sulle immagini, sulla contemplazione, le parole in quel caso sarebbero state decisamente ridondanti.
Il nostro musicista, dopo una vita vissuta tra sofferenze e disturbi è obbligato a prendersi una vacanza dove rilassarsi, per i problemi di cuore. Qui a Venezia, effettivamente non accade quasi nulla, oltre all'epidemia di colera, ma allo stesso tempo accade moltissimo, se la vediamo dal punto di vista del personaggio. Incredibile in questo caso la regia di Visconti, che ci mostra il punto di vista del protagonista per buona parte del film, ci mostra come lui si limiti a guardare, a pensare, a riflettere sulla sua ambigua attrazione verso il ragazzo, a restare per diverso tempo, li imbambolato, senza mai agire, tutto accompagnato dalla splendida scenografia veneziana e da una buonissima fotografia.
C'è chi in questi momenti forse non vede nulla, io ci ho visto tanto, tutto il film è un lento declino verso la morte, ma non soltanto intesa come morte fisica, ma anche una morte dei sentimenti, delle emozioni, che si vanno spegnendo pian piano, è anche una riflessione sull'incapacità di agire, mi vengono in mente anche riferimenti sociali, "Puo darsi che il nostro protagonista non abbia mai provato ad agire perchè bloccato dalla sua condizione sociale o in generale dalla morale comune??", conoscendo Visconti, la risposta è probabilmente "Si".
Per me un film enorme, di una poesia unica, i lunghi silenzi, le stupende scene di contemplazione, accompagnate anche dalla musica di Mahler che qui si rivela ottima, tutto questo non può non colpire. Morte a Venezia lo considero uno degli esperimenti più rischiosi, interessanti e riusciti di Visconti, devastante il finale. Capolavoro, o poco ci manca.

DogDayAfternoon  @  07/02/2015 18:27:57
   6 / 10
Non si può di certo dire che sia un brutto film, anzi. Però l'ho trovato fin troppo descrittivo, in fondo le due ore e passa di film si possono riassumere in un paio di righe. Non ho letto il romanzo di Thomas Mann, ma mi sembra una storia dallo scarso appeal, anche se il modo in cui è stata costruita ha comunque un certo fascino.

Peccato per tutti quei silenzi, quelle parole non dette, perché in fondo i pochi frammenti di dialogo presenti sono anche interessanti. Inoltre il tema che più mi affascinava, quello del colera, prende forza solo nella parte finale che resta sicuramente quella che mi è piaciuta maggiormente.

Stilisticamente impeccabile, tante belle immagini, costumi, musiche, ed un' ottima e sofferta interpretazione da parte di Dirk Bogarde (che in alcune scene somiglia a Omar Sharif ne Il Dottor Zivago); pure il ragazzino (ho passato la prima ora di film convinto fosse una ragazza non conoscendo la trama) che interpreta l'efebo Tadzio fa bene il suo lavoro, anche se ripeto non avendo letto il libro non so come sia stato caratterizzato il personaggio originale.

Dispiace dare un voto così basso perché è un film di qualità, ma per propensione personale non mi ha mai preso se non in qualche scena nel finale. Una visione è quasi d'obbligo, ma per quanto mi riguarda basta e avanza.

7 risposte al commento
Ultima risposta 13/02/2015 17.18.13
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JOKER1926  @  29/11/2014 16:02:42
   7 / 10
Uno dei titoli che coniuga inesorabilmente Visconti con la coerenza e il portamento dei suoi lavori è "Morte a Venezia", ideato negli anni settanta, il film è impregnato nel nome di vicende strane e quindi di interesse. Parliamo di un altro film d'autore.

"Morte a Venezia" posa le sue forme su una storia schiacciata e dunque esaltata quasi esclusivamente da una sceneggiatura che cura da vicino le sorti del personaggio, un musicista in esilio, interpretato da Dirk Bogarde.
La storia infatti vive su un asse che definire ridotto funge, in questo caso, da eufemismo, nulla di più. In "Morte a Venezia" subentra, in verità, altro. E' importante captare i silenzi (parliamo di un film che gioca per tutto il tempo sul vuoto di dialogo), il film comunica attraverso lunghi silenzi. Per comunicare, o perlomeno per farsi capire, non è essenziale munire i personaggi di monologhi o cose del genere; Luchino Visconti riesce pienamente a soddisfare con il suo stile di classe e di estetismo.
Ideazioni di estetismo che si rincorrono tutto il tempo cercando di vivere e morire nel concetto di bellezza; a tratti il film diventa schiavo del suo stesso forzato sogno; ma non è, a nostro avviso, un difetto; siamo di fronte all'irrealtà (il Cinema nasce come finzione) e allora la totalità del progetto artistico italiano viaggia nel mare della sua logica e del suo intento.

Horrorfan1  @  21/01/2014 13:00:22
   10 / 10
Non so se ho capito davvero a fondo le intenzioni del regista, ma comunque è un film che mi ha sempre comunicato qualcosa, anche se di poco allegro.

E, visto la prima volta, incuriosisce anche parecchio su quella che sarà, nei dettagli, la sorte del protagonista (che, però, già dal titolo, si capisce non sarà certo delle migliori!).

Fra i miei film preferiti.

Oskarsson88  @  25/11/2013 11:04:42
   7 / 10
Dirk Bogarde è magnifico e incarna benissimo i pensieri e le sensazioni del protagonista, e avendo letto il libro pochi giorni prima di vedere la trasposizione di Visconti, ho fatto molto caso a questo aspetto. Tadzio invece mi ha un po' deluso, troppo monoespressivo e poco incisivo, anche se non era un ruolo semplice per un ragazzino. La storia, priva di molti eventi, era difficile da trasporre in opera cinematografica, e infatti si punta molto alla scenografia ma non si evita una certa dose di noia per l'eccessiva lentezza, soprattutto nella prima parte. Nella seconda, ci si risveglia e si arriva, tra la decadenza crescente, all'inevitabile finale. Ben rappresentati anche gli altri personaggi secondari del romanzo, in specie il cantante sordido e lascivo. Nel complesso, un bel film, che però non si riesce a godere pienamente per il ritmo necessariamente troppo basso.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  14/06/2013 15:19:54
   8 / 10
Un piccolo capolavoro, non c'è nulla da dire, Morte a Venezia di Visconti è un bellissimo film, entra di certo tra i film italiani più belli di sempre.
Un film così non può annoiare, se vi annoiate e perché non sapete a cosa andate incontro, questo film è concentrato sull'arte, parla di arte, non c'è azione o altro, è un film per forza lento e si concentra soprattutto sulle immagini, i dialoghi sono pochi, ma intensi e pieni e significati.
Le bellissime immagini sono accompagnate da una musica bellissima fin dall'inizio, quasi commovente e ci raccontano la storia di questo musicista, ambientata in una Venezia triste e angosciata dalla pandemia.
Visconti, realizza un opera malinconica e triste, con un ottima scenografia e dei colori affascinanti, molto belli i costumi, mi hanno colpito molto! la parte migliore del film e certamente il finale, con quell'indice verso il mare e il povero Aschenbach morente, molto triste e commovente.
Non ho letto il libro, ho solo letto delle recensioni, dicono che il film di Visconti rimane fedele alla novella di Mann, non so se lo leggero, forse mi aiuterebbe ad apprezzare ancora di più il film, ma non amo molto leggere!
Visconti con Morta a Venezia realizza un film d'arte bellissimo, non ho visto molto di Luchino, ma tra questo e Rocco e i suoi fratelli, Morte a Venezia mi ha colpito di più!

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  16/04/2013 19:29:34
   8½ / 10
L'opera più intimista di Visconti, realizza nonostante l'insormontabilità della trasposizione un processo di introspezione della natura umana decaduta in una dapprima repressa poi liberata contemplazione del suo Giacinto pur scevro del lato edonistico, assurto a suo archetipo da venerare spiritualmente, talmente saturo nella messinscena da non dover ricorrere al lato descrittivo sacrificato anche nell'opera di Mann. Gustav suo alter ego, qui musicista e non letterato, generato sulla figura di Mahler e sapientemente da Mahler trae anche il comparto musicale. Brava la Mangano a sacrificarsi (senza compenso) ad un ruolo marginale e Visconti la ricompenserà 2 anni più tardi dirigendola in 'Gruppo di famiglia in un interno', ancor meglio Bogarde che rende magistralmente il suo emotivo turbinio cosmico soggiogato dalla contemplazione di Tadzio che diviene un irrefrenabile stalking tra una Venezia pandemica testimone di un amore tanto impotente quanto logorante.

Lory_noir  @  29/04/2012 18:58:34
   4 / 10
Ho letto il racconto poco tempo fa e mi è piaciuto molto. Questo film invece mi ha solo annoiato.

Nightmare97  @  08/09/2011 14:24:55
   6½ / 10
l' unico difetto di questo film è semplicemente la lentezza con cui si svolgono i fatti che lo rendono a volte un po' noioso soprattutto nella prima parte.
molto più bella, invece la seconda in cui il film inizia ad essere più scorrevole e riesce ad attrarre più l' attenzione con scene a volte anche commoventi che alla fine secondo me sono quelle che salvano questo film...nel complesso non un bruttissimo film ma nemmeno da oscar...

cris_k  @  31/05/2011 22:46:46
   7½ / 10
Dopo aver visto tutti i film di Visconti e aver rivisto per coscenza Morte a Venezia ho deciso che secondo me non è all'altezza degli altri.
Si apprezzano le meravigliose fotografia e colonna sonora, il fascino magnetico di Silvana Mangano, costumi e cura del dettaglio maniacale. Fantastica interpretazione della decadenza e della corruzione dell'umanità che sono indissolubilmente legate all'arte.
Un film che fa 'sentire profondamente' la decadenza, il disagio del protagonista, anche troppo. E' questo il problema, è un film quasi senza dialoghi, ma che pecca della sinteticità, dell'essenzialità e del simbolismo di questo genere di film. Troppe scene sono orpelli, trascinamenti inutili che lo appesantiscono eccessivamente. Il film non è facile da seguire ed è ripetitivo. I flashback sono tardivi, solo alla fine del film spiegano la storia del professore. Francamente neanche Bogarde mi ha convinto, abituato com'ero al Visconti della Magnani, della Mangano, di Berger e Lancaster che hanno personalità che bucano lo schermo. Due ore e dieci sono veramente eccessive per questa storia!

censurableah  @  30/05/2011 13:18:35
   8½ / 10
Magistrale coesione fra la vita di Mahler e la novella di Mann; Personaggi scelti molto bene, e la solita maniacale ricostruzione dello spirito dell'epoca da parte di Luchino; Tadzio bellissimo, Bogarde bravissimo.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  29/06/2010 00:44:34
   7½ / 10
Un gran film, a distanza di anni non ha perso nulla della sua accademica quanto sublime eleganza decadente. L'interpretazione di Bogarde è di quelle che non si dimenticano, così come le struggenti sinfonie di Mahler in colonna sonora. Visconti però sembra voler erigere più un monumento al suo stile ipertrofico e raffinato, finendo per tralasciare i sottili turbamenti psicologici e intimi del romanzo di Mann. Non posso negare di averlo sempre trovato mortalmente noioso. Ma è pur sempre l'autocelebrazione di un regista più volte straordinario che non può non essere considerato.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  17/12/2009 17:15:21
   8 / 10
Buono, non ho apprezzato molto il romanzo di Mann e di conseguenza il giudizio sul film (molto fedele al libro) un po ne risente.
Buona la ricostruzione di una Venezia di inizio novecento da parte di Visconti e ottima scelta degli attori.
Tematica alquanto difficile affrontata con molta eleganza da Visconti il quale è un po più esplicito di Mann.
Il film è molto buono anche se non adatto a tutti.


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ds1hm  @  27/11/2009 15:19:14
   8½ / 10
lento morire...lento privarsi di se....per un'assurdità....per un'impossibilità....che nell'inganno di legarci alla vita ci porta ad un lento morire....
....in pieno accordo con chi giudica questo film pienamente corrispondente al libro di Mann....sublime ritmo della disperazione di ogni attrazione impossibile....magistrale rappresentazione dell'inconsapevolezza altrui....che scivola sul volto assente e nobile del protagonista....su abiti chiari di un contesto offuscato.....

pinhead88  @  12/06/2009 20:53:37
   7 / 10
ottima la fotografia,ma è il dilungarsi della vicenda che non mi è andato particolarmente giù.ok che la lentezza in certi casi può anche essere un pregio,ma qui ci sono veramente troppi momenti morti che allungano il film inutilmente.tra l'altro basato su una storia semplicissima.sarà per farlo apparire come nel romanzo di Mann e quindi più riflessivo in certi punti,ma giunti alla fine non lascia pienamente soddisfatti.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  06/05/2009 22:50:24
   8½ / 10
Mi si è spezzato il cuore.
Uno dei film più opprimenti e malinconici che ho visto nella mia vita, ma non solo… è anche uno dei film che più sono rimasti fedeli al proprio libro da cui hanno tratto spunto. Me l’ero immaginato proprio così… Visconti è stato veramente un grande, ha colto tutti i particolari, ha creato la stessa identica atmosfera del racconto di Mann e Tadzio (lo svedese Björn Andersen) non poteva essere più perfetto. Mi ha messo dentro una tristezza infinita, però allo stesso tempo mi sono innamorato di questa grande Opera che è Morte A Venezia.
E’ un film esclusivamente per animi sensibili verso l’Arte. Perché di Arte si tratta, più di quanto si pensi… Venezia era il posto ideale per ambientare un film dove il mare si accostasse all’Architettura (la prima arte)… Gustav von Aschenbach è un professore di musica e di lettere (la Musica è la seconda Arte, la Letteratura è la quinta)… Tadzio rappresenta la Scultura, la bellezza ideale (la quarta arte)… la Pittura (la terza Arte) è la fotografia che ritrae una Venezia angosciante e malinconica, morta… i 4 musicisti cantano e ballano (la Danza è la sesta Arte).
E’ un film lento, sì, però estremamente affascinante e chi coglie questi particolari non può rimanere indifferente. Comunque sono convinto che per apprezzare appieno questo film bisogna leggere prima il grande libro di Thomas Mann.

tabularasa  @  16/04/2009 23:16:46
   5 / 10
la ricerca della bellezza e della giovinezza.ritmo molto lento e dialoghi minimali a tratti di disquisizione filosofica.resta un film d'autore per pochi.

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/04/2009 23.18.28
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paride_86  @  21/12/2008 17:50:16
   7 / 10
Tratto dal famoso libro di Mann, "Morte a Venezia" racconta la storia di un colto professore di mezza età che si innamora della giovinezza e della bellezza di Tadzio, efebico ragazzo conosciuto durante un soggiorno al lido. Affrontando i fallimenti e la vita del protagonista, il film troverà la sua naturale conclusione. Nonostante la pellicola abbia delle splendide ambientazioni decadenti, personalmente non l'ho trovata completamente riuscita. La narrazione è lenta e il dialogo (anche quello interiore) è ridotto al minimo. Buone, comunque, le interpretazioni degli attori e i riferimenti ad un'omosessualità dolorosa (per il professore) e spensierata (per Tadzio).

DieHard  @  24/01/2008 16:26:06
   5 / 10
bella l'ambientazione, pessima la trama che poggia su un'amore pedofilo

4 risposte al commento
Ultima risposta 01/04/2008 13.29.41
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  23/12/2007 20:02:06
   10 / 10
Visconti finora non mi ha ancora deluso, questo film è a dir poco eccezzionale, un'uomo ossessionato dalla bellezza e credo che il regista abbia voluto stare un pò in mezzo, con un pò di ambiguità, infatti bisogna vedere il soggetto desiderato in costume prima di avere la conferma della sua natura sessuale. Anche questa pellicola, come un'altra famosa, è quasi un muto(se ne è accorta anche mia madre), i dialoghi sono veramente pochi, e quando ci sono, intensi.Un punto forte del cinema di Visconti è senz'altro la dettagliata caratterizzazione del protagonista, mi ha molto colpito quando, mentre stava lasciando Venezia, un evento sfortuito, come la perdita dei bagagli diventa una scusante per poter rimanerci a Venezia, anche se forse lo stesso protagonista si stava autoconvincendo che era solo a causa dei bagagli, mentre non voleva altro che rivedere la persona per cui provava qualcosa, è un meccanismo questo dell'autoconvincimento più frequente di quanto in realtà si possa pensare, sono dell'idea.
Visconti parla di arte in qusto film, ce la classifica, forse prova a darci una spiegazione,comunque una sua idea, e cosa c'è di più artistico quando sono solo le immagini a parlare, seguite da una colonna sonora davvero emozionante, sopratutto nei potenti attacchi con i violoncelli(può darsi). La fotografia però non è delle migliori, bella comunque.

gei§t  @  02/12/2007 19:16:42
   7½ / 10
la battaglia interiore di un un'artista combattuto fra desideri peccaminosi e la sua impeccabile condotta di vita. questo scontro arriva fino allo sdoppiamento della personalità del protagonista.
Molto intensa l'immagine del angoscia dell'uomo continuamente logorato dal suo istinto che va in senso opposto alla sua purezza artistica che finirano per spaccarlo in due.

quaker  @  21/11/2007 00:04:19
   9½ / 10
Diamo per scontato che fotografia, musica, interpretazione e regia sono eccellenti. Al capolavoro manca qualcosa (poco, ma manca), ed è proprio il film. Visconti non poteva sperare di girare con piena convinzione un'opera su sé stesso, mentre T. Mann era capace di scrivere un racconto autobiografico (perché il racconto Morte a Venezia è tutto vero, tranne ovviamente la morte di Mann). Il regista e lo scrittore sono culturalmente agli antipodi. Il tedesco è il borghese, impolitico (ma strenuo oppositore del Nazismo, e fuggirà dalla Germania nel '33), nazionalista (ma morirà cittadino svizzero). L'italiano è aristocratico, decadente, comunista, omosessuale, amatissimo e narcisista, che non ha mai fatto nulla di eroico in via sua; per giunta veniva sospettato a sinistra, ed emarginato molto spesso proprio dal PCI (che non lo amava affatto e gli imponeva film neorealisti, che magari, come Rocco, e Bellissima, erano anche dei grandi film).
Come Visconti abbia potuto pensare di girare proprio Morte a Venezia è per me un mistero. Il risultato è un'opera magistrale, ma fredda. Perché tutta la sua maniacale cura per i particolari non può essere riversata, senza rischiare di diventare pura maniera, in un racconto in cui l'autore si ritrova come personaggio.
Detto tutto questo, guardatelo perché, per tutte le grandi qualità sia di Visconti, che soprattutto dei suoi interpreti, che di Suso Cecchi, il film merita molto.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  30/10/2007 10:08:25
   9 / 10
E' quasi impossibile commentare un film come questo tratto dal notissimo romanzo di Thomas Mann.
Visconti realizza una capolavoro di suoni e di immagini, per un film impegnativo, a tratti forse manierista.
Il tocco di Visconti è zeppo di sfumature piccole e grandi che vanno dai colori di un'uggiosa, afosa, malata Venezia, a quelli posticci di cipria e brillantina di uno straordinario Bogarde.
La musica di Mahler parla spesso al posto del protagonista; come dimenticare la sequenza iniziale dove l'Adagietto stacca sulla sirena del battello, creando una continuità di suono e contemporaneamente un'inadeguatezza di toni. Inadeguatezza che richiama quella del protagonista nell'esprimere i propri sentimenti, nel farsi capire dagli altri.
Un film straordinario.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  20/10/2007 16:56:09
   8 / 10
La perfezione dell'arte non coincide con la realtà prosaica; l'artista non può coincidere con l'uomo.
Gustav, dopo la morte della figlia, decide di rinnegare e rifiutare la realtà e il mondo esterno che lo circonda e di assorgersi integralmente nella sua musica, al fine di sublimare la propria esistenza e di cristallizzarla in qualche modo.
Questa sua tensione alla perfezione, alla ricerca di canoni estetici imperituri, sia per la propria anima che per il proprio corpo, si infrange con l'instabilità e la suscettibilità del proprio "essere uomo".
La vita non significa irregimentarsi in regole e forme rigide. Questa è morte. La vita è fatta di passioni, sangue, errori, imperfezione. L'incontro con il giovane Tadzio costituirà la stura per questa nuova consapevolezza, e renderà Gustav conscio della fallacia dello stile di vita e dell'ideale che fin a quel momento inseguiva.
Anche qui -come in altre opere di Visconti- si ripresenta il tema del tempo che passa silenzioso e inesorabile, immortalato splendidamente dalla metafora della clessidra.
Notevole la fotografia.
Un pò lunghe, a mio avviso, alcune sequenze. Comunque un gran Film.

addicted  @  05/10/2007 15:50:35
   10 / 10
Grande capolavoro di Visconti, forse il suo film più bello.
Commuove e trasporta come un grande fiume lento e solenne.
Da non perdere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Marlon Brando  @  30/08/2007 21:19:36
   10 / 10
Trasportare al cinema un romanzo come Morte a Venezia è un'operazione estremamente complessa, ma Visconti grazie alla sua straordinaria bravura ci riesce alla perfezione.
Morte a Venezia e Ludwig formano uno straordinario dittico sull'arte: rispettivamente su chi la crea e su chi ne "usufruisce" o meglio "subisce".
Visconti riprende in pieno la tematica del libro cogliendo in pieno la miseria dell'artista, del suo lavoro che non ha nulla di puro, ma è qualcosa che nasce da un pensiero legato a pulsioni di una sofferente morbosità.
Il finale è di devastante bellezza: Aschenbach mira Tadzio sulla spiaggia il suo oggetto dei desideri, la sua utopia, purissima e intoccabile, mentre il suo genio artistico si palesa con fatica, sotto forma di sudore, un sudore sporco, nero, ridicolo e soprattutto artificioso come tutto il film e alla sua vita mortale autosacrificata prende posto una creazione immortale.
Un transito che avviene proprio nel momento del dolore più abietto e degradante dell'artista permette di toccare, forse con un'illusione, il divino.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  25/07/2007 14:24:13
   8½ / 10
Gli ultimi granelli di sabbia della clessidra della vita di Gustav Von Aschembach trasfigurati da Visconti, sul magnifico sfondo di una Venezia plumbea ed accompagnata dalla bellissima musica di Mahler. Film non facile da seguire, con qualche prolissità di troppo e con un Dirk Bogarde da ricordare.

Dies Irae  @  19/06/2007 17:44:55
   9 / 10
è un film per pochi, che è costantemente rivolto verso una sensazione strana. come quasi mai accade, il film riesce a trasmettere la stessa morbosa prigionia psichica del testo. la fotografia arricchisce questo senso di sangue, di malattia, fisica ed intellettiva, intimamente correlate ed inscindibili. l'eccesso, l'impossibilità del sentimento non sono che la trasposizione della certezza di una fine imminente. tragica. cosa avrei dato per vedere Visconti alle prese con il doctor faustus di mann.

pabren  @  01/10/2006 22:38:35
   9½ / 10
è quasi un capolavoro, l armonia ....questo dolce sgretolamenta dell esistenza in un impossibile ricerca della bellezza in una venezia moribonda ed esangue.......mentre il proprio mondo lentamente si degrada fino ad essere a noi stessi irriconoscibile ed irrecuperabile

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  01/10/2006 22:09:11
   9 / 10
Il decadentismo di Visconti nella celebre trilogia ha trovato il suo massimo splendore nella libera trasposizione del romanzo di Mann.
Una felice rievocazione di Gustav Aschenbach perduto a Venezia tra la cupa omertà di un'epidemia (per non allontanare i turisti abbienti), le spiagge del Lido, gli interni dell'hotel Des Bains e la passione sfrenata per quest'androgino giovanotto (scelto tra centinaia di ragazzi da Visconti) dal fascino conturbante ed equivoco (sembra fin troppo una bella ragazza).
Informazioni precise mi informano ancora oggi di cittadini che hanno fatto la comparsa, e conoscenze decisamente ehm dirette con l'attore (credo) norvegese alias Tadzio.
Ecco, direi che questo film è affidato alla consacrazione del Culto del cinema, tutti a Venezia se ne ricordano, molti vanno ancora a vedere e fotografare l'Hotel (dove ha lavorato anche un mio cugino) liberty dove hanno avuto luogo molte riprese.
Dotato di una suggestione invadente a cominciare dal personaggio straordinario della Mangano, archetipo (dice pochissime parole, e parla in russo) di tutte le eroine del cinema, quasi sfuggente nella sua carismatica "nobiltà" figurativa (sembra di vedere una tela di Renoir o Monet appena la mdp la immortala), e ovviamente da un grandissimo interprete come Bogarde (da antologia quando tenta di spiegare alla famiglia russa il pericolo che corrono, e non riesce a farsi capire).
Tuttavia, il film non è certo esente da difetti: il perfezionismo di Visconti raggiunge qui vette altissime, ma sfocia in piu' episodi nel manierismo: la presenza di vocianti e chiassose vecchie "checche", il fard che cola drammaticamente sul volto di Bogarde (retaggio di una fin troppo disinvolta celebrazione della letteratura tardo.romantica tedesca e non solo di Mann), la presenza ora onirica ora reale di Marisa Berenson che sembra costituire il perno dell'ultimo Visconti (leggasi: figura femminile eterea e rarefatta che vive nei ricordi del protagonista).
Il resto, invece, è consegnato giustamente alla storia, compreso lo struggente tema musicale Mahleriano

2 risposte al commento
Ultima risposta 23/02/2008 23.34.41
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Crimson  @  07/09/2006 16:46:16
   10 / 10
Premetto che tra le righe potrebbe essere colto uno spoiler.
Il padre del professor A. aveva una clessidra in cui la sabbia contenuta nella parte superiore sembrava che non scendesse mai..
quando ci si rende realmente conto che la vita attiva è passata, è troppo tardi.
'Morte a Venezia' è il bilancio di un uomo e di un artista. E' un'amara presa di coscienza di un sognatore, che si attua attraverso flashback ed un'analisi concreta del presente.
Il sognatore A. idealizza un concetto di musica troppo lontano dalla omogeneità delle interpretazioni, interrogandosi sul perchè di una realtà limitante. Al tempo stesso come uomo scopre di dover fare i conti col tempo che passa, con una società annientata dall'ossessione del profitto, a costo di mettere in secondo piano i singoli.
A. scopre il vero orrore della vita, tutto ciò che lo teneva ancorato è ormai perduto (il figlio, la musica, la fiducia negli altri...). Rimane solo l'idealizzazione. E il ragazzo, realtà o immaginazione che sia, è inequivocabilmente il riflesso di questo desiderio viscerale del protagonista, ossia di tornare indietro e riassaporare quella giovinezza perduta, il tempo dei sogni, i capelli ancora neri e la sabbia che sembra non cadere mai nella parte inferiore della clessidra. Ma indietro non si può tornare e allora ecco emergere quell'uomo così vicino a quello di 'professione reporter'. Di fronte all'orrore della vita cambiar non si può, rassegnarsi è la sola alternativa.
Capolavoro assoluto, tremendamente incisivo e struggente.
Questo commento, Manuele, è dedicato a te.

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  06/07/2006 19:51:27
   10 / 10
Tra i tre film che ho visto di Visconti (oltre a questo "Il Gattopardo" e "La terra trema") questo è quello che ho preferito.
La storia è davvero bella, ma sono sicuramente la splendida ambientazione veneziana e una fotografia meravigliosa a fare la differenza di "Morte a Venezia". Vergognoso che Visconti non abbia ricevuto nemmeno un Oscar per questa pellicola.

Ch.Chaplin  @  04/12/2005 14:10:45
   9 / 10
nn è un film x ki vuole intrattenersi, qst è certo. penso nn m sarebbe mai piaciuto se nn fossi a conoscenza di thomas mann e delle sue fissazioni..visconti tratta in modo magistrale il tema del contrasto tra artista e borghese quanto quello tra vita ed arte (qui musica)..tra libro e film comunque scelgo il libro, nn costa poi neanke molto tempo leggerlo, saranno 80 pagg. se avete la possibilità di leggerlo in tedesco tanto meglio, le traduzioni italiane nn sn poi così esaurienti

Guy Picciotto  @  25/08/2005 11:10:51
   8 / 10
Il film più funereo di Visconti, quando arte e vita si compenetrano fino alla morte

norah  @  15/12/2004 16:12:02
   10 / 10
Bello come il libro

Gruppo REDAZIONE maremare  @  25/09/2004 20:07:22
   10 / 10
Dal celebre romanzo di Mann, uno dei tanti capolavori di Visconti.

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