parthenope regia di Paolo Sorrentino Italia 2024
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parthenope (2024)

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locandina del film PARTHENOPE

Titolo Originale: PARTHENOPE

RegiaPaolo Sorrentino

InterpretiCeleste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Gary Oldman, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Peppe Lanzetta, Isabella Ferrari, Silvia Degrandi, Lorenzo Gleijeses, Daniele Rienzo, Dario Aita, Marlon Joubert, Alfonso Santagata, Biagio Izzo, Nello Mascia, Francesca Romana Bergamo

Durata: h 2.16
NazionalitàItalia 2024
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2024

•  Altri film di Paolo Sorrentino

Trama del film Parthenope

La vita di Partenope, che si chiama come la sua città, ma non è né una sirena, né un mito. Dal 1950, quando nasce, fino a oggi. Dentro di lei, tutto il lunghissimo repertorio dell’esistenza: la spensieratezza e il suo svenimento, la bellezza classica e il suo cambiamento inesorabile, gli amori inutili e quelli impossibili, i flirt stantii e le vertigini dei colpi di fulmine, i baci nelle notti di Capri, i lampi di felicità e i dolori persistenti, i padri veri e quelli inventati, la fine delle cose, i nuovi inizi. Gli altri, vissuti, osservati, amati, uomini e donne, le loro derive malinconiche, gli occhi un po’ avviliti, le impazienze, la perdita della speranza di poter ridere ancora una volta per un uomo distinto che inciampa e cade in una via del centro. Sempre in compagnia dello scorrere del tempo, questo fidanzato fedelissimo. E di Napoli, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male.

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Voto Visitatori:   6,24 / 10 (38 voti)6,24Grafico
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Voti e commenti su Parthenope, 38 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Mauro@Lanari  @  01/04/2025 04:40:31
   5 / 10
"Vedi Napoli e poi muori": l'erotanatologia partenopea secondo Sorrentino. Con minor spocchia, De Crescenzo parlava di "Croce e delizia", Scarpetta di "Miseria e nobiltà". La milanese Celeste Dalla Porta non è la Renée Falconetti di Dreyer, perciò quasi mezzo film dedicato ai suoi primi piani non m'ha detto una mazza, ancor meno su Napoli. Nulla d'obiettare contro l'aforistico, però in questo caso le battute a (non-)effetto svolgono la funzione d'indicare chi "ha sempre la risposta pronta" (frase ripetuta 4 volte) ma non è stato in grado di porsi "le domande giuste", e Céline appartiene a un'altra categoria. Confuso fra eroismo ed erotismo, fellinismi a casaccio e Bertolucci ad minchiam, la sospensione fra estetico ed estatico col suo tendere alla sperimentazione ipnotica m'ha ricordato alla lontana "Cuore di vetro", solo che Herzog ammise che se ne poteva interrompere la fruizione già dopo circa un quarto d'ora senza perderne il nucleo tematico. Record d'incassi per Sorrentino, l'A24 ha puntato s'un pubblico più giovane, tiktoker o poco più (https://www.ilpost.it/2024/12/10/successo-parthenope-casuale/). Mai saputo che ad Antropologia si dovesse studiare Althusser, però la rilevanza del film penso consista in uno sguardo antropologico non tanto sui nativi digitali, quanto dal loro punto di vista ("L'Antropologia è vedere": ipse dixit). Una generazione con ratio zero ed oratio über alles, le due categorie semantiche del logos greco ch'Aristotele aveva saputo unire nella "Poetica" e che il postmoderno ha squassato più del Cristianesimo: è "sempre più evidente [l']accantonare qualsiasi lacerto di narrazione preferendogli la suggestione" (Raffaele Meale). Appunto. Bello schifo: figli vostri o sbaglio? Continuo a prenderne atto diminuendo progressivamente il dosaggio.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  29/03/2025 15:25:51
   8½ / 10
Il ritorno nella sua amata Napoli ha fatto molto bene a Sorrentino, che dopo il bellissimo "È stata la mano di Dio" si ripete con questa ottima pellicola.
Sorrentino si conferma un autore con uno stile preciso e riconoscibile.

TheLegend  @  16/03/2025 11:43:48
   7 / 10
Un Sorrentino come al solito tecnicamente ineccepibile.
Regala sprazzi di bellezza anche se manca qualcosa per raggiungere l'eccellenza.

freddy71  @  08/03/2025 21:02:49
   8 / 10
Non scherziamo solo la fotografia di questo film vale molto di più di tanti film che si vedono in giro,poi si é vero magari Sorrentino si compiace un po' ma è pur sempre un maestro

Tiger Temple  @  07/03/2025 13:05:09
   6½ / 10
Giacché con la trama della storia si è già rinunciato dopo la prima mezzora, i successivi 106 minuti vengono inutilmente trascorsi cercando di intravvedere almeno i capezzoli di Celeste Dalla Porta (davvero bella e conturbante come donna, ma davvero noiosa e indisponente come personaggio).

Citando altri prima di me: insopportabile celebrazione del tabagismo collettivo sull'altare del fan*****smo patologico, mentre una bellissima gatta morta si fa desiderare da tutti ma la concede solo ai peggio del peggio del peggio.

Commemorazione delle infinite contraddizioni di una città bella soltanto quando baciata dal sole e dal mare, al punto che a fine film ripensare a Napoli evoca quasi un certo fastidio. Ai titoli di coda ho tirato un sospiro di sollievo come dopo un'interminabile versione di greco antico ed era dai tempi del liceo che non mi capitava.

Ricordo con simpatia solo la figura del prof. Marotta, il quale da solo meriterebbe un lungometraggio ben fatto, mentre ho trovato assolutamente fuori luogo la scelta di Stefania Sandrelli per interpretare Parthenope adulta, in quanto la sua aria naturalmente svampita e la sua differente bellezza viareggina davvero poco hanno in comune con una presunta sirena ammaliatrice partenopea.

Dispiace anche per Gary Oldman, il quale ha dichiarato di avere a lungo desiderato partecipare ad un film di Sorrentino, ma che, onestamente, sarebbe potuto essere impiegato infinitamente meglio che in un cameo estemporaneo.

GENERALMENTE APPREZZO MOLTO LO STILE DEL REGISTA, MA COMINCIO A PENSARE CHE IL GIOCARE IN CASA NON GIOVI ECCESSIVAMENTE ALLA QUALITÀ DELLE SUE OPERE.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  06/03/2025 15:25:48
   5½ / 10
Sorrentino ci aveva gia' trasportato nella sua Napoli con il riuscito "E' stata la mano di D...", autobiografico e anche autocelebrativo come tutti i suoi ultimi lavori.

In questo ultimo lavoro c'è solo autompiacimento artistico, con una protagonista che risulta poco simpatica fin da subito che passa da un letto all'altro senza mai emozionare. Le emozioni allora dovrebbero darle le immagini, ma anche queste sono rindondanti come non mai.

Pur difendendo spesso Sorrentino da accuse di eccessivo manierismo stavolta è indefendibile, sbaglia proprio il personaggio principale, scritto con superficialita', sembra una palla sbalzata a destra e sinistra che vive avventure discutibili. Ci saranno le solite metafore di mezzo si certo, ma hanno anche stufato.

Per me, il punto piu' basso di Sorrentino.

antoeboli  @  26/02/2025 07:35:20
   7 / 10
Dopo 'E' stata la mano di Dio', Sorrentino ritorna nella sua Napoli celebrandone il mito di Parthenope, attraverso le vesti di Celeste Dalla Porta, attrice piu bella che brava nel recitare.
Una vera Dea che infiamma lo schermo, ma che al contempo risulta parecchio antipatica se non nei siparietti con il professore (Silvio Orlando), che sembra l'unico a riuscire a tenerle testa.
Il film vieen portato sullo schermo dal regista con la sua grandiosità che lo contraddistingue, ovvero una fotografia spaziale e una scenografia che lascia parlare da sola. Siamo a Napoli, e la città sa mostrarsi nelle sue bellezze e anche quelli elementi meno belli, ma che per gli amanti di un certo cinema non saranno indigesti.
Proprio il voler portare sotto la cam, situazioni e una tipo di Napoli che diversi partenopei disconoscono, ha anche falcidiato la pellicola da critiche non proprio velate.Bisogna dire che alcune di queste situazioni non proprio l'ho capita e andava un attimo data qualche spiegazione allo spettatore.
Fantastica la ost, tra cui la canzone 'Era gia tutto finito' di Cocciante che va a dare forza maggiore al film.

LOSHERPA  @  13/02/2025 14:20:03
   7½ / 10
Paolo Sorrentino, in una delle sue opere, ci aveva raccontato che è nato a Napoli agli albori degli anni 70. Ancora una volta ci ricorda che nascere e vivere in questa Città è qualcosa che lascia impronte indelebili nell'esistenza di una persona e di un artista. E' un pugno sullo stomaco che scuote le viscere, è un sussulto che ti rammenta la forza dirompente della vita, nel suo splendore, nel suo dolore. E' una esperienza cosi intensa che merita di essere raccontata, anche attraverso la telecamera. Così, una degna narrazione, non può discernere dall'unicità di questa Città, sospesa tra tragedia e ironia, tra bellezza e decadenza, tra realtà e mito.
Parthenope contiene in se tutti questi presupposti artistici e ce li racconta in una prospettiva femminile. Perchè Napoli è donna, è femmina, come quella figura mitologica legata alla sua fondazione: una sirena. Cosi la pellicola è un'ode alla Città e alla sua essenza enigmatica. Ci ritroviamo lo stile tipico di Sorrentino, ma stavolta ancora più intriso di neorealismo onirico e barocco cinematografico al punto da sembrare, come spesso accade in queste forme, autoreferenziale. La protagonista è una donna molto bella, interpretata da una brava Celeste Dalla Porta, che non conoscevo. La sua storia ci invita a riflettere sulla bellezza effimera della giovinezza, sulle illusioni dell'amore e sull'inevitabilità del destino. E' una di quelle storie che possono essere vissute sulla nostra pelle, evocative, sensoriali. Incentrata su una narrazione molto visiva, fatta di immagini cariche di simbolismo, grazie a una fotografia sfarzosa e inquadrature studiate nei minimi dettagli. E' un film in cui alcune situazioni possono sembrare indecifrabili o insensate, ma credo sia una scelta voluta poichè la vita in se è piena di eventi che sfuggono alla logica e alla razionalità. E' anche per questo che si presenta come un'opera che chiede di essere vissuta più che compresa. La colonna sonora di Cocciante, di una melodia struggente, accompagna alla perfezione le atmosfere e la trama del film.
E' un'opera molto poetica, che può far vibrare i sentimenti, al rimpianto di quella seducente gioventù che porta in se amori, amicizie, scoperte e tormenti.
Tra tutti mi hanno entusiasmato le interpretazioni di Peppe Lanzetta (il Vescovo) e Luisa Ranieri (Greta Cool). Silvio Orlando non si smentisce mai. Brava anche la protagonista Celeste Dalla Porta.

7219415  @  09/02/2025 11:50:09
   5 / 10
uno dei Sorrentino più deludenti...

Oskarsson88  @  09/02/2025 09:23:27
   5 / 10
La bellezza della protagonista è inversamente proporzionale all'inutilità del film. Solita estetica compiaciuta di Sorrentino senza però alcun fine apparente. Un paio d'orette perse...

BigHatLogan91  @  06/02/2025 23:54:41
   6 / 10
Parte bene, per poi andarsi a perdere sempre più. Alcune interpretazioni riuscite (Silvio Orlando su tutti), altre meno (Celeste Dalla Porta non mi ha convinto). Ottime, invece, le inquadrature.

Goldust  @  17/01/2025 17:06:44
   5 / 10
Tra i lavori più deludenti del Maestro, un pistolotto lungo una vita sulle eclatanti qualità a tutto tondo di questa inafferrabile Parthenope, donna brillante ed indipendente con la quale tutti gli uomini devono fare i conti, nel bene e nel male. Sembra un film che procede per episodi poco legati tra loro, a volte interessanti altre volte no, dove manca maledettamente una visione d'insieme univoca e dove i personaggi vengono messi un lì un pò a casaccio ( es. quello di Oldman, del tutto strumentale al racconto ) ed i dialoghi - da sempre punto di forza del regista - volano in alto senza ritegno alcuno. A fine visione la sensazione di straniamento è forte, come è forte l'idea di aver buttato alle ortiche un paio d'ore che avremmo potuto investire in qualcosa di meglio..

Cinder  @  03/01/2025 01:18:56
   10 / 10
Sorrentino poeta incompreso.

1 risposta al commento
Ultima risposta 04/01/2025 16.23.15
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rocksoff  @  26/12/2024 18:29:27
   1 / 10
....Se non fosse un lecchino di corte della sinistra radical chic, Sorrrentino farebbe il bagarino fuori dallo stadio olimpico.
Zero trama, zero emozioni, zero tutto

ds1hm  @  17/12/2024 16:43:11
   3 / 10
Com'è triste il declino di un artista, sopratutto quando insegue trame sempre più complicate ma che poi sono sempre le stesse, il vuoto aristocratico che si osserva in uno specchio ormai in frantumi che solo il servilismo amico può credere intatto e vitale. Morbosamente inutile, ipocritamente poetico.

Light-Alex  @  02/12/2024 10:47:33
   6½ / 10
Dopo È Stata la Mano di Dio, in cui Sorrentino si era almeno parzialmente liberato di alcuni manierismi per raccontare una storia più intima, approdando a un registro intermedio tra evocazione e emotività – una scelta che personalmente mi aveva particolarmente convinto – con Parthenope siamo tornati a un Sorrentino pienamente onirico, figurativo e cinematografico, più vicino a La Grande Bellezza o Youth - La Giovinezza.

Sicuramente, Sorrentino realizza immagini artisticamente straordinarie, dal forte carattere autoriale. Questo è un film che non si può valutare dal punto di vista dell'intreccio narrativo, ma piuttosto per la sua capacità di trasportare lo spettatore con la pura potenza del cinema. Non si può non riconoscere al regista una grande maestria nella fotografia e nella composizione visiva: le ambientazioni – dai vicoli di Napoli alle scene marine fino agli interni decadenti – sono valorizzate al massimo da una regia tecnicamente eccelsa, caratterizzata da virtuosismi visivi che sanno catturare e stupire.

Tuttavia, per quanto il taglio di Sorrentino sia inconfondibile ed estremamente riconoscibile, in altri suoi film mi sono sentito più coinvolto emotivamente. In Parthenope, al contrario, mi è mancata quella connessione. Questo forse è dovuto a un'eccessiva spinta verso il barocco, un tratto distintivo del regista che qui sembra prevalere su tutto. Le immagini figurative e metaforiche, che vorrebbero creare un'analogia tra la vita di Parthenope e l'essenza di Napoli, mi sono risultate spesso troppo fumose e incomprensibili.

Ne è risultato un film più mentale che emozionale, un'opera di grande bellezza estetica ma che mi ha lasciato stranito nella ricerca di senso nei paralleli Napoli-Parthenope. Emozioni? Poche. Coinvolgimento? Minimo. Il film rimane freddo e stilistico, una celebrazione dell'immagine che non riesce però a toccare il cuore. Nonostante questo, alcune sequenze sono oggettivamente molto belle e restano nella memoria come quadri cinematografici di grande impatto visivo.

In definitiva, Parthenope è un esempio di cinema di stile e visione, ma è carente nell'elemento umano e nell'emotività che altri lavori di Sorrentino sapevano invece offrire.

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Ultima risposta 12/12/2024 20.30.49
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  27/11/2024 17:46:18
   8½ / 10
Un Sorrentino che gioca a fare Sorrentino su una sceneggiatura che è scritta non tanto per raccontare una storia ma per raccontare una storia alla sua maniera.
QUesto fa si che una certa leziosità che caratterizza il suo cinema prenda il sopravvento ma leggendo la trama è anche possibile comprendere che il racconto è un pretesto.
Pertanto se ci limitiamo alla trama potremo trovarla tutto sommato inconcludente con una protagonista che non emoziona mai e lascia abbastanza indifferenti.
Della Porta se la cava nel ruolo di Parthenope ma, parliamoci chiaro, non la ricorderemo per questo film se avrà una bella carriera.

Film femminista fatto da un maschio che, pur volendo sottolineare i passaggi e le caratteristiche che fanno di Parthenope una donna più di un corpo, figlio della sua epoca, da buon eterosessuale medio non riesce a non indugiare su questo.
Lo salva la sua arte, la sua capacità unica di lavorare sulle immagini e trasforma parti che potevano essere volgari in affreschi di una bellezza struggente.
Struggente lo è Napoli ma li è facile eppure non mancano trovate visive potenti come i panari illuminati nei vicoli oppure la decadenza di Villa Lauro o ancora certe citazioni felliniane.

Eppure se fosse solo la storia della protagonista immersa in questi cinema barocco forse parleremo di esercizio di stile ed invece, come sempre capita nel suo cinema, il film è un continuo rimando di riflessioni, frasi ad effetto ,vero, ma mai banali.
Antropologicamente ci insegna a "vedere" quell'umanità che abita Napoli (ma poteva essere qualsiasi città) quelle fragilità che portano l'uomo tra il meschino e il divino.

E alla fine questo affresco ti affascina, ti affabula, ti rapisce per due ore e ti immerge in un mare di bellezza e di emozioni cui alla fine ne esci estremamente pieno e coinvolto oppure...annoiato.

Io sono del primo gruppo ma sono tremendamente di parte.

Ad ogni modo non il miglior Sorrentino quindi siamo al cospetto non di un capolavoro ma di "semplicemente" un grande film.

Manticora  @  26/11/2024 17:20:21
   8 / 10
Sorrentino all'ennesima regia, ci ha messo meno tempo, nonostante i tempi produttivi e il budget elevato il film è riuscito, attualmente è il miglior incasso iteliano del 2024 cosa non scontata. ti rendi conto di cosa vuol dire fare cinema nel 2024 in italia, con qualcosa come sei-sette produttori, tra cui figura anche Netflix che probabilmente lo metterà in piattaforma, dopo averlo coofinanziato. Ma questo film è costato oltre 32 MILIONI DI EURO.. avete sentito bene, perchè comunque il film è stato acquistato per l'uscita in sala da A24, avete sentito bene. Intanto a fronte del budget la produzione ha incassato 11 milioni e 200000 euro di TAX CREDIT. Oramai con produzioni come queste la distribuzione internazionale e lo streaming successivamente sono l'unico metodo per recuperare i costi e andare in attivo con la trasmissione oltre che in streaming anche in chiaro, per non parlare dell'home video che però almeno da noi in Italia è fortemente penalizzato.
Comunque chiusa la parentesi a me il film è piaciuto, Sorrentino costruisce una storia di Napoli meno corale rispetto alla mano di Dio, forse meno partecipata perchè manca Toni Servillo che oramai è una garanzia nei suoi film, ma soprattutto questa volta mette al centro il punto di vista femminile, con Parthenope.
Intanto un plauso alla scelta di Celeste Dalla Porta come Parthenope, azzeccatissima la ragazza buca letteralmente lo schermo e non rimaniamo delusi dalla sua interpretazione, sopratutto perchè Sorrentino centra il film su di lei ma senza dimenticare il resto del cast, da un sempre in parte Silvio Orlando, un Gary Oldman malinconico e crepuscolare, Luisa Ranieri irriconoscibile che fà il verso a Sofia Loren, Peppe Lanzetta mai così caratterista, il diavolo e l'acqua santa. Per il resto un ottima colonna sonora, location perfette, luce e fotografia e niente Sorrentino oramai è l'erede di Fellini ma sà anche prenderne le distanze, il che non è poco. Stefania Sandrelli appare pochissimo ma ha il suo perchè.

stratoZ  @  23/11/2024 13:04:13
   7 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Personalmente mi è piaciuta l'ultima fatica di Sorrentino, autore che non sempre ho trovato così costante ma che con gli ultimi due film è riuscito a soddisfarmi, non siamo ai livelli dei suoi migliori lavori come "Il divo" o "Le conseguenze dell'amore", ma "Parthenope" è un buon film d'autore dalla narrazione palesemente iperbolica, colmo di metafore sulla città, col classico rapporto di odio e amore da parte dell'autore che la descrive nel pieno del suo fascino ammaliante e delle difficoltà, pregi e difetti che passano attraverso la figura di questa giovane dalla bellezza ipnotica e le sue avventure, la sceneggiatura procede quasi come un film ad episodi dove ogni personaggio, esclusa la protagonista, sembra avere una funzione solo temporanea, starà allo spettatore fare una somma alla fine, a modo suo la consequenzialità della narrazione viene lasciata di lato, è così che Sorrentino fin dalle prime sequenze, ci mostra diversi caratteri che progressivamente si ergono a figure retoriche, come può essere il cavaliere, una sorta di benefattore nei confronti di Parthenope e della sua famiglia, figura mai troppo trasparente su cui aleggia l'ombra di qualche traffico illecito, o ancora l'incontro a capri con John Cheever, scrittore americano che rimane affascinato da Parthenope ma si sente quasi di troppo nella vita di una donna così giovane e bella, - interpretabile come l'ammirazione per la città da parte degli artisti stranieri? Che troverebbe riscontro storicamente - fino ad arrivare a momenti ben più grotteschi, come possono essere quelli con Luisa Ranieri nei panni di una diva che ricorda palesemente la Loren, ormai andata via dalla sua città d'origine verso la quale ha sviluppato un certo risentimento dato dai traumi della difficile gioventù, o ancora il cardinale in una delle scene più sopra le righe del film in cui Sorrentino non risparmia le stoccate all'istituzione ecclesiastica, o ancora la sequenza in cui va ad assistere ad un atto sessuale in pubblico con questi due giovani costretti a riprodursi davanti a tutti, probabile atto d'accusa al matrimonio concordato e di conseguenza ad una mentalità marcata dall'arretratezza, ma anche un chiaro riferimento all'unione delle famiglie malavitose, insomma c'è di tutto, riferimenti al colera, allo scudetto del Napoli, passando per episodi chiave più difficilmente interpretabili se non come le vere esperienze di vita della giovane come possono essere il rapporto con Sandrino e quello un po' morboso col fratello, fino all'onesto e schietto professore, interpretato dal solito grande Silvio Orlando, che sarà una figura cardine nella formazione e nell'ispirazione di Parthenope.

Come al solito Sorrentino è tecnicamente superbo, una regia eclettica colma di virtuosismi, dai 360° con Parthenope in tenere effusioni a giochi di impallo coi capelli della giovane ragazza al vento, preponderante l'uso del pianosequenza e dei virtuosismi con una fotografia che valorizza tantissimo l'ambientazione, dalla radiosità delle scene in mare in un paesaggio paradisiaco al tetro dei vicoletti più reconditi del centro storico, un dualismo che si ripete anche a livello visivo, buone interpretazioni, Orlando su tutti col suo nichilismo ironico che dona un tocco di umorismo alla pellicola, la protagonista pur essendo esordiente se la cava molto bene, nel complesso un buon film.

Gabry81  @  22/11/2024 21:11:34
   7 / 10
Un perfetto esercizio di stile, magnificamente eseguito. Perplessità sull'intento generale, ma non si può certo dire che non sia un film riuscito

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  16/11/2024 13:06:24
   4 / 10
Ho dovuto metabolizzare un po' prima di votare questo film, perché se lo avessi fatto a caldo mi sarei forse limitato ad un lapidario "QUESTO FILM E' INGUARDABILE", e non sarebbe stato corretto, dai.

Ciò detto, questo film è in effetti inguardabile: Sorrentino torna a Napoli dopo il buon E' stata la mano di dio con un film ambiziosissimo che vorrebbe presentare un personaggio che incarnasse Napoli e le sue contraddizioni e il suo spirito: solo che Sorrentino non è mai stato bravo a scrivere i personaggi femminili nemmeno quando era al top della forma, figuriamoci ora. E quindi se ne esce con un personaggio che è una specie di manic pixie dream girl partenopea che è bellissima ma anche coltissima, che è stimata in ogni ambiente ed in ogni contesto ma è anche un po' maiala, solo che tutte queste caratteristiche non traspaiono minimamente dalla scrittura del personaggio: sono piuttosto gli altri personaggi che nel parlare con lei si trovano costretti a ricordarcele.

E allora per oltre due ore di film (che sembrano 4) Parthenope sembra subire una serie di eventi tutti scollegati tra di loro, senza che si capisca cosa la animi,e non sembra minimamente toccata da quello che le succede: eventi che dovrebbero essere intensi

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER scorrono via senza il minimo pathos o interesse, e gran parte delle scelte di Parthenope sono completamente prive di senso narrativo

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Infine c'è l'elefante nella stanza: i dialoghi. Sorrentino è sempre stato bravissimo con i dialoghi, soprattutto nel seminare qui e là frasi ad effetto che spiazzassero lo spettatore, ma di solito si trattava di frasi ad effetto inserite perfettamente nel contesto del dialogo più ampio, e che avevano una potenza tale da diventare spesso citazioni di costume, quando non proprio immortali: "Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell'amore", La cosa peggiore che può capitare ad un uomo che trascorre molto tempo da solo è quella di non avere immaginazione", "Sorella cara, Il mio ultimo pensiero sarà per voi", "Non confondere mai l'insolito con l'impossibile", "I preti votano, Dio no", "passiamo senza neanche farci caso dall'età in cui si dice "un giorno farò così" all'età in cui si dice "è andata così"". In Parthenope invece, la protagonista parla solo per frasi fatte, con un effetto straniante che aumenta il senso di finzione ed artificiosità del tutto. Oltre al fatto che si tratta sempre, senza alcuna eccezione, di brutte frasi fatte, di banalità, di sciocchezze: non era mai successo prima, con Sorrentino. Quindi quello che dovrebbe rendere Parthenope una ragazza carica di carisma e sintomatico mistero la fa solo sembrare irrimediabilmente str0nza, e questo rende ancora più distonico il fatto che i destinatari delle sue frasi ad effetto sembrino sempre meravigliati di sentirle e dell'intelligenza e della profondità di lei che le ha partorite.

Che poi ci sono anche un paio di cose buone, in questo disastro: il monumentale Silvio Orlando, che riempie da solo tutte le scene in cui compare e rende ancora più doloroso subire la recitazione monocorde di Celeste Della Porta

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, quasi fossimo in Boris e avessimo da un lato il maestro Orlando Serpentieri e dall'altro Corinan Negri, e il monologo di Luisa Ranieri, una che recita bene esclusivamente quando la dirige Sorrentino, per qualche strano caso

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Solo che anche in questi due casi Sorrentino riesce a rovinare tutto: nel caso di Silvio Orlando, con l'orrenda scena

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, mentre nel caso di Luisa Ranieri col terribile dialogo con Parthenope che segue il bellissimo monologo, infarcito di frasi ad effetto e banalità.

Ah non è male nemmeno il John Cheever di Gary Oldman, ma lui porta sempre a casa la pagnotta; e comunque si tratta di un personaggio assolutamente scevro dal contesto, utile solo a ricordare quanto colta sia Parthenope.

Il resto è veramente tutto da buttare, possibilmente dimenticando anche sia accaduto. E forse è così. Perché alla fine, forse è stato solo un trucco. Sì, è solo un trucco.

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Ultima risposta 22/12/2024 00.16.04
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  13/11/2024 23:54:45
   5 / 10
Tra Bertolucci, Corsicato e pure Tinto Brass un film paradio*

JohnRambo  @  13/11/2024 18:56:55
   7 / 10
Negare che questo film sia un prodotto autoriale è impossibile. Lo stile di Paolo Sorrentino, già apprezzato da me specialmente in "Youth", "E' stata la mano di dio" e, un po' meno, in "La grande bellezza" è palese in ogni fotogramma.

Pensavo di incontrare una sorta di "Malena" in chiave campana. Un po' ci avevo azzeccato, ma l'unica possibile analogia è tra le splendide protagoniste delle due opere, una Monica Bellucci all'apice della sua statuaria e incantevole figura, e una Celeste Dalla Porta (che nome!) giovanissima sirena incantatrice dalla voce sensuale e dal corpo sinuoso, irto d'insidie per chi lo contempla.

Il film ha una molteplicità di sfaccettature e chiavi di lettura. Il centro, la bellezza e la giovinezza sfavillante della protagonista, che accende il desiderio in chiunque la incontri, nello stesso tempo restia a concedersi ma anche insolente nel modo di interloquire, va un po' a braccetto con la Napoli piena di energia seduttiva per gli occhi e la mente, ma insolente e stu**ata dalla malavita e dal suo stesso popolo inconsapevole, che si becca una rampogna epica per bocca di Luisa Ranieri, nel film una sorta di "Sofia Loren" malridotta. Il film può anche essere visto come una sorta di "Povere creature", meno interessante sul piano della storia ma molto più incisivo sul piano del "viaggio" della protagonista, attraverso le mille maschere della commedia dell'arte che Sorrentino sapientemente allinea con il suo solito stile tra il serio ed il grottesco, tutte potentemente napoletane. L'unica eccezione è la figura di Silvio Orlando, un personaggio cesellato a meraviglia dalla scrittura e dall'attore, personaggio chiave in questo "viaggio" ma che chi leggerà lo spoiler troverà a malapena citato. Scopritelo andando a vedere il film. I momenti di "grande bellezza" sono pochissimi, contrariamente al titolo omonimo, perché Sorrentino si concentra sugli elementi negativi, a stimolare il ribrezzo e la ribellione di chi osserva quel che osserva Partenope, accorgendosi che senza il suo magnifico corpo in movimento ed il suono della sua voce nessuna "bellezza" potrebbe restare.

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Elfo Scuro  @  12/11/2024 00:00:39
   6½ / 10
Esteticamente ipnotico quanto narrativamente evanescente. Sorrentino ormai ha uno stile codificato, si potrebbe dire un manifesto di come gira un film partendo dalla fotografia fino ai personaggi che bene o male sono sempre i soliti. Il film riprende concettualmente idee che avevo già visto in "Baarìa" di Tornatore, in pratica un suggestivo spaccato temporale unito ad una percorso di formazione (emotivo/sessuale/ideologico) della protagonista (una musa davanti alla telecamera per il regista, in questo Celeste Dalla Porta buca lo schermo). Indubbiamente gli incontri con personalità particolari come: il comandante, lo scrittore americano (immenso Gary Oldman), le due dive del cinema, il professore d'università (personaggio più riuscito anche per contesto narrativo) e il vescovo sono i fiori all'occhiello della storia che regala sia la bellezza quanto anche una vaghità (talvolta molto criptica "è fatto di acqua e sale) di contenuti talvolta molto superficiale nel suo voler essere esistenzialista. Resta comunque una pellicola che regala una certa magia, per i personaggi che la popolano e indubbiamente la fotografia di Daria D'Antonio è superlativa. Gran cast, da rivedere anche per cogliere certe sfumature con cui viene metaforizzata/descritta Napoli nella favolosa protagonista.

Febrisio  @  07/11/2024 10:27:22
   8 / 10
film molto bello, l'ho trovato sulla falsa riga de La grande bellezza con la cornice più solare della Campania.

ilgiusto  @  05/11/2024 10:16:09
   6 / 10
Non mi ha convinto, lo ritengo un film non riuscito.
I temi del film sono 2: il primo, importante, è una critica amorevole a Napoli e alla napoletanità ma è un dialogo da napoletano a napoletani e per capirlo nel profondo serve, appunto, l'essere napoletani, quindi non posso entrare nel merito di ciò e, anzi, da spettatore, si percepisce proprio il venire esclusi da questo dialogo tra compaesani.
Il secondo tema, più generico e collettivo, è - sinteticamente - una amarezza da tempus fugit, ed è proprio su questo tema che non mi sono sentito coinvolto in pieno e che per questo mi fa ritenere non convincente la pellicola.
Come attenuante posso accettare che buona parte di questo difetto derivi dall'aver affidato il finale, con la sua importanza, a quella maestra dell'inespressività che è Stefania Sandrelli, assolutamente inadatta al ruolo (se non per età, italianità e accettabile somiglianza) poichè incapace, da sempre, di trasmettere una qualsiasi intensità; la guardi e vedi una che pensa solamente 'spero di ricordarmi tutte le battute e intanto penso ai ca**i miei', è la negazione vivente dell'attrice, con un solo sguardo ti catapulta fuori dall'incantesimo e dal film e subito ti riperdi pure tu nei ca**i tuoi.
Se non cogliete la differenza pensate un momento che nel finale sia interpretata da Meryl streep e avrete tutto un altro film e se adesso mi accusate di voler vincere facile perchè ho preso il top vi assicuro che persino se ci mettete Sabrina Salerno intuirete che il finale sarebbe riuscito molto meglio e con esso l'intero film perchè la Sandrelli è l'anti-cinema, manda tutto in vacca.

Il voto è comunque positivo perchè Sorrentino resta un bravissimo narratore per fotografie, i dialoghi sono validi (anche se non ottimi e meno validi del solito) nonchè per la bravura della Dalla Porta che, se è scontato che buchi lo schermo per bellezza non lo era altrettanto per la sua capacità di recitare credibilmente il suo ruolo (anche fissandoti e tacendo).

Detto ciò, è un Sorrentino, ossia un film con un range di opinioni molto ampio, ci sarà chi lo ama, chi lo detesta e pure ogni sfumatura che ci sta in mezzo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  03/11/2024 11:24:29
   6½ / 10
L'antropologia è vedere. Parthenope è un contenitore di sguardi e desideri, ha risposte pronte e lapidarie, ma non si pone le giuste domande. E' bellezza ed infelicità in un solo e sinuoso corpo che non si lascia penetrare nel proprio intimo. Ha la bellezza di un'attrice o addirittura di una diva, ma ha gli occhi spenti e dolorosi per poterlo fare. Parthenope è come Napoli, bella e decadente, lo splendore ed il degrado che vanno a braccetto. Sicuramente le parole pronunciate da Greta Cool esprimono la critica feroce alla città dettata dal proprio amore verso essa. Parthenope è un film che non ha una trama solida di fondo, tuttavia a livello programmatico è stato concepito in questo modo perché è prima di tutto un'esperienza più emotiva e sensoriale rispetto agli altri suoi film.

mrmassori  @  02/11/2024 11:23:26
   3½ / 10
che ca**ta. Ormai Il super sopravvalutato sorrentino sforna film vuoti, inutili, pomposi con mosse da paraculismo pseudo intelletuale senza nessuna sostanza.

Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  31/10/2024 18:58:21
   4 / 10
Peggior film di Sorrentino e lo dico con dispiacere e rammarico. Da fan di Sorrentino dopo aver letto tante recensioni (italiane) positive avrei tanto voluto che la critica straniera si sbagliasse, invece purtroppo il giudizio italico è ormai troppo asservito alla fama di Sorrentino per dire in maniera chiara che non basta il manierismo estetico per sopperire ai grossi problemi di scrittura di questo film. E' un rincorrersi di frasi ad effetto, di cliché, ralenty patinati, vorrebbe essere poetico e riesce retorico. In una parola: vuoto.

Tempest78  @  30/10/2024 17:42:46
   5½ / 10
Pomposo esagerato.. 2 ore di pubblicità al tabagismo.. compiaciuto e autoreferenziale.. in alcuni momenti ti vuole lanciare delle bombe.. ma fini a se stesse..solo per far fare ohhhh .. allo spettatore ... fumo.fumo
..non ho nemmeno capito perché scomodare gary Oldman.. per fargli versare una lacrimuccia?? .. altro ohhhhhh... delusione.. poi la critica a Napoli non mi è dispiaciuta.. critica come atto di amore.. salvo solo quello

Prof  @  29/10/2024 21:15:39
   8 / 10
Film espressivo, intenso, significativo. Balugina di scorci suadenti e allusivi, con il culto dell'estetica sublimato nelle cornici paesaggistiche più idonee e caratterizzanti.

Oibaf  @  27/10/2024 23:53:50
   8½ / 10
Un film che fa riflettere con lo sfondo di una città bellissima e piena di contraddizioni, il tempo della giovinezza che sfugge e non torna più, l'intelligenza della protagonista che scava dentro di sé e che non trova pace se non nella vecchiaia, tutto viene miscelato sapientemente e quello che ne esce fuori è un piccolo capolavoro.

Fidelio89  @  27/10/2024 18:55:33
   2 / 10
Presa per il c...o.

Sorrentino è un abile prestigiatore, usa la fotografia scintillante e un montaggio a effetto che provoca pure suggestioni notevoli, ma è vuoto pneumatico. Chiunque abbia un minimo di retroterra letterario sventa i suoi tranelli con facilità. Calligrafia che più volte sfiora il patologico (non di quello interessante).

Il dittico "Loro" in confronto è grande cinema, anche se conteneva tavanate sesquipedali. Qui siamo a livelli impensabili. Almeno tre scene mi hanno fatto proprio schifo, proprio nel senso del ribrezzo che mi hanno provocato (non in senso cinematografico, ma proprio per quello che mostravano e come).

Un offesa alla persona, prima che allo spettatore e al Cinema tout court.

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Ultima risposta 27/10/2024 21.36.40
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  27/10/2024 17:28:17
   5 / 10
Dopo "È Stata la Mano di Dio" Sorrentino torna a raccontarci una storia di formazione fortemente legata alla Napoli città, già rievocata dal nome della sua protagonista. Ci sono più o meno le solite tematiche tanto care a Sorrentino ma se il precedente film del cineasta partenopeo arrivava al cuore in maniera quasi genuina "Parthenope" risulta invece fin troppo formale con la sua omonima -e poco credibile- protagonista (Celeste Dalla Porta comunque se la cava discretamente bene) che non fa altro che sciorinare frasi ad effetto tutto il tempo. Fortunatamente ci sono alcuni personaggi di contorno, soprattutto il Cardinale e Greta Cool, che funzionano meglio di Parthenope stessa.
Tanto mi è piaciuto "È Stata la Mano di Dio" e altrettanto mi ha invece deluso "Parthenope" (almeno per quello che erano le aspettative iniziali) che pure non è un brutto film ma che troppo si perde nell'estetica più che nella sostanza. C'è da dire che qui Sorrentino ha la capacità di mostrare ancora una volta tutto il suo amore per la città di Napoli e di farci respirare la sua atmosfera e bellezza pur mettendone in mostra anche e soprattutto le sue contraddizioni. Non è cosa da poco.

Wilding  @  27/10/2024 10:46:09
   7½ / 10
Poetico e profondo, mentre il "tempo" scorre veloce sulle nostre vite.
Una bella opera, come al solito, questa di Sorrentino, non una gran trama però, e poi quei personaggi tra sogno e realtà che sbucano fuori e lasciano perplessi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  26/10/2024 22:27:51
   10 / 10
Quale amore. Quanto amore. Occhio aperto/occhio chiuso. Difficile approcciarsi a un'opera così sfuggente eppure profondissima, forse l'opera più matura, di un Sorrentino che ha fatto un passo in più per approdare a un cinema sempre suo ma se possibile ancor più personalissimo, ironico e leggero solo come la vita sa essere in piccoli istanti, anche nella sua tragicità. "Se non piangete il film non funziona" ha detto Paolo. E il film funziona, perché la sensazione all'uscita è quella indescrivibile di rimanere senza parole ma con nodi in gola senza nome, nello stomaco, nelle viscere interiori, nei tumulti interni, con etichette che dal film si annodano alle vicende di ognuno negli archivi indulgenti della memoria. Ogni parte del film meriterebbe un approfondimento critico. Ma il tempo, filo rosso, e la bellezza, non quella grande di Roma, ma quella grandissima di Napoli, del sole, della luce, del mare. Inizia nel 1950 e percorre la vita di Parthenope, ma quale amore dicevamo, quello che occorre per sopravvivere, come quello per il cinema, sembra ricordarci Sorrentino, è il vento o sono solo lacrime (?), è un viaggio nel tempo, è la memoria del tempo perduto e poi ritrovato, è l'estasi di una scorribanda nel passato e nel presente, lo stupore, l'indefinibile, l'assoluto, fastoso trascorrere del tempo, la giovinezza, ingombrante come solo essa può essere, antropologica solo come il saper guardare, osservare, carpire e restituire, nell'intento di sopravvivere. "Era già tutto previsto?" Asssolutamente no, un inchino doveroso, prima di tentare di snocciolare le vertigini della bellezza che colpiscono al ventre come pugni anzitempo. Il suicidio? La vita? Il cinema? No, il miracolo, doppio, triplo, carpiato, come la tesi e l'ipotesi, il cinema, sì, il cinema dei miracoli.

JOKER1926  @  25/10/2024 03:04:43
   7½ / 10
"Parthenope" è l'ultima fatica del cineasta (al momento) più rinomato di Italia.

Artisticamente siamo dinanzi ad una sorta di "sequel" de "E' stata la mano di Dio", in questa nuova produzione, i riflettori si spostano su un soggetto femminile.

Perno dell'ardito disegno cinematografico di Sorrentino è Celeste Dalla Porta, giovanissima attrice milanese. Si consuma qui il primo azzardo (vincente) della regia, e nella fattispecie Cinema, Dalla Porta ha già le chiavi del successo planetario (passi il gioco di parole). La sceneggiatura irrigidisce magnificamente il volto della protagonista nei tessuti della spettacolosa giostra ed è grazie all'icona femminile che "Parthenope" prepara il terreno per un decollo incondizionato e di conseguenza vincente.
Ben lontano da alcuni suoi film patinati e petulanti, Sorrentino recupera il fiato è la narrazione proponendo un lavoro, che attraverso un iconico volto femmineo, illustra la sua Napoli (con metafore evidenti) rifacendosi al modus operandi di Federico Fellini per la città di Roma.

"Parthenope" regge sui ritmi e nonostante una storia schiacciata più sul significante che sul significato, riesce a tagliare a fette i sentimenti del pubblico grazie ad un clamoroso lavoro di sceneggiatura, si va da dialoghi brillanti alla rappresentazione di protagonisti immortali. Nella batteria di un cast di sublime prominenza, esce clamorosamente vincitore Lanzetta nelle vesti di un personaggio stratosferico, e per qualche attimo, la mente felicemente ritorna ai vecchi fasti, fra "L'amico di Famiglia" e "Le conseguenze dell'amore". Il lavoro tecnico (MDP, fotografia, scenografie) ingigantisce l'impresa.

Partita quasi perfetta questa volta per Sorrentino ad esclusione di alcune "conclusioni" finali e a qualche frase a stampo filosofico un po' troppo replicate… effettivamente parliamo di dettagli.

Ritorna con "Parthenope", almeno a sprazzi, lo stile più solido ed effervescente di un grande regista.

matt_995  @  24/10/2024 23:44:30
   5½ / 10
Le avventure di una gatta morta in giro per Napoli e a spasso nel tempo.

Partenope è un personaggio scritto davvero davvero male, capace di affascinare chiunque meno che lo spettatore. La Della Porta ci mette tutta la buona volontà ma la scrittura è quella che è.

Da antropologa, Partenope osserva con occhio neutro (come lei del resto) una varietà interessante di esseri umani. Osserva i giovani baldanzosi, osserva i vips, gli intellettuali, i criminali e i religiosi, quasi Sorrentino volesse fare un semplicistico (e facilone) compendio della nostra società. E in mezzo a questa varietà umana si trovano personaggi affascinanti, contraddittori e divertenti (Sorrentino del resto è un maestro a tratteggiarli) ma restano personaggetti sparsi e all'ennesimo sketch inconcludente ti vien voglia di spararti.

Spiccano Silvio Orlando e Beppe Lanzetta. Ma le più memorabili restano Isabella Ferrari e Luisa Ranieri. Non una ma ben due Signore Gentili in questo film... E questo vale il prezzo del biglietto.

Spero che Sorrentino un giorno si decida a fare un film effettivamente ed esclusivamente comico. Non una commedia pecoreccia, eh. Qualcosa di raffinato. Ma senza ste menate poetiche da quattro soldi che mi fanno di continuo alzare gli occhi al cielo.

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