Mark Whitacre, biochimico ed ex-vice presidente della Archer Daniels Midland, decide di testimoniare contro la suddetta multinazionale e collaborare con l'agente FBI Brian Shepherd, per far emergere una scandalosa frode sul controllo dei prezzi.
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Steven Soderbergh ha cambiato faccia mille e uno volte e, in questa continua voglia di emulazione, passa anche questo film, che è una commedia con un'ambientazione storica ed un taglio noir. Purtroppo per tutti, THE INFORMANT ha veramente poco di "coeniano" ed è sostanzialmente, incredibilmente floscio: il ritmo è pesante, è tutto poco musicato e visivamente non è abbastanza stilizzato.
Film di denuncia ma senza grande appeal , bene Damon come protagonista ,cerca di rendere al massimo la figura del vero Whitacre , anche fisicamente . Per il resto il film non alza mai troppo i toni da quella che è una lunga e articolata cronaca giudiziaria, nessun momento di elevazione di ritmo o di recitazioni .. Tutto lineare e alla fine sembra quasi un film tv .. Passerà tra quelli non necessari di visione della carriera di Soderbergh
Nonostante una discreta prova di Matt Damon, la storia, pur prendendo spunti da fatti reali, non mi ha coinvolto più di tanto, risultando, a tratti, ripetitiva e complessivamente poco efficace dal punto di vista del coinvolgimento.
Grandissimo spaccato di truffa, America e frode in un film che mescola humor e thriller con atmosfere da commedia e anni 90
Soderbergh riesce a farci percepire un messaggio che ci era chiaro subito dall inizio : cioè che le grandi aziende riescono a battere i piccoli consumatori e , di conseguenza, i propri dipendenti , creando strategie e giocando di fortuna
Regia, cast, e fotografia al massimo.....non può piacere perché potrebbe sembrare un plot troppo articolato per via di una sceneggiatura , a mio avviso, solida ed efficace, ma ciò che ci resta è un qualcosa di vero (nella maggior parte dei casi ) e di un insegnamento che potremmo ricordare in relazione sociale e , perché no , aziendale
media che trovo ingiusta, per una bella commedia nera, che tratta un episodio reale in maniera ironica e tagliente, centrandosi sull'ottima interpretazione di Matt Damon, vero trascinatore del film, nell'impersonare un personaggio in continua evoluzione, dalle varie sfaccettature, ben approfondito. In maniera leggera si offrono buoni spunti di riflessione, una visione intelligente, con dialoghi (e monologhi) curati. Forse un eccesso di verbosità, ma non dà particolarmente fastidio.
Una via di mezzo tra una grottesca spy story ed un film di denuncia che lascia un pò di amaro in bocca, visto che per in entrambe le direzioni sembra essere un film insoluto. E' una parabola sullo spudorato rampantismo made in Usa degli anni 90 o la semplice storia di un tonto di provincia, inevitabilmente travolto dagli eventi? Solo a fine visione il dubbio è parzialmente dissipato: però a fine visione bisogna arrivarci, e la noia è spesso in agguato. Nonostante tutto la prestazione di Matt Damon è enorme, ed il cast di contorno è a lui funzionale.
Arranca all'inizio, una partenza in sordina, decisamente sottotono e poco accattivante. Poi, quando i nodi iniziano a venire al pettine, la commedia comincia ad avere un ritmo più sostenuto, diventa più intrigante e coglie con maggior facilità l'attenzione dello spettatore. Eroe o traditore? Carnefice o vittima? truffatore o uomo di coscienza? ecco ciò che è il bio-chimico Mark Whitacre, ottimamente interpretato da Matt Damon. Il film si caratterizza per la bella fotografia, la regia abbastanza pulita e semplice e le pessime cravatte del protagonista. Ad ogni modo, manca molto per fare di questo The Informant un film di spessore. Una pellicola che si vede tranquillamente ma che lascia poco allo spettatore.
Un film particolare e carino che parte un po' in sordina ma poi si riprende grazie soprattutto ai dialoghi belli. Mi aspettavo qualche cattiveria in più da parte del regista. Guardabile ma niente di più.
devo dire che a me è piaciuto molto questo di Soderbergh, un prodotto la cui visione avevo eluso al passaggi al cine(ma) e poi anche volutamente tralasciato al noleggio. Ed in vece galeotta fu la tele(visione) e ieri concesso mi sono questo sollazzo, riconosciuto al primo sguardo come tale, evidentemente anche nelle intenzioni del regista che traccia l'intero scorrere della pellicola con uno humor curiosissimo, imperniato appunto sulla personalità istrionica e semi demenziale di un Dammon che non perde un'occasione per trovare spunti a raccontar "balle", a dire il vero ben costruite, ergendosi a genio della situazione e lo spettatore quasi ci crede, fin chè… insomma, la trama è ben giocata; chi guarda lo giudica bene, e di più, magari si convince in un finale a lieto fine, non che questo non ci sia, anzi, ma ad ogni piè sospinto questo "matto" delude, ovviamente, anche te che guardi. e i dialoghi introspettivi e le riflessioni, anche quelle con sulle formiche…impedibili. E' poi anche un riflesso degli anni '80, un figlio di quegli anni, questo personaggio che, solo in America, poteva dopo finire così bene come descritto dal film, riconfermando l'America, le cui aziende sono qui peraltro ben delineate e descritte, con il management e le operation strategy accuratamente sceneggiate come molto efficienti, presenti, precise, vere….riconfermando quel paese, dicevo, come la patria della contraddizione intrinseca , imprevedibile all'arrivo, inevitabile, alla fine, in ogni mondo di questa terra dominato dal, imperniato sul et impregnato di …denaro, soldi, dollari! Ma il denaro, i lussi, le sontuosità, la voglia di apparire, il farlo, non sono niente, nulla, vuoto, i titoli di studio, le arroganze, le sinergie, non sono nulla, non interessano a nessuno, sono solo lucciole e luci, apparenza, buco nero infernale in cui si consumano le peggiori infamie ed i peggiori delitti, proprio nella sete e fame vorticosa di apparire, di essere, di avere, di pensare di essere chi, cosa(?), il vuoto il niente, perché manca la verità, la sostanza, la creazione di qualcosa, perché tale è questo personaggio che rivede il concetto nel delirio psicotico e strategicamente poi definito bipolare, nella fame di essere, nel voler essere qualcosa perché nulla è e nella presunzione di averne diritto, di auto legalizzare il furto, la truffa, la scalata irregolare che non avviene. Questa è la realtà ed a questo giungerebbe chiunque riuscisse a mettere in atto le cose abilmente "recitate" da Dammon e torniamo lì, cos'è la vita? La vita è amore, phyisycal presence, una corsa su una moto con la donna che si ama, l'intellighenzia, la substantia, l'anelito divino del battito del cuore, la canzone, la musicalità, lo sguardo sognante e vivo di un ragazzo, quello riflessivo e profondo di una ragazza donna che ha in sé l'amore che la farà diventare mamma, l'animo puro di un bambino, di un bambino puro, il mondo visto con gli occhi di un bambino, l'amore per un animale, la sessualità sana, vera, sincera, leale "de carne", profonda, i valori, gli ideali. Tutto questo qui non c'è, c'è oscurità, feticci, blasfemità, vuotezza, miseria umana nascosta dietro un fantoccio falso ed è mirabile quando il regista simboleggia l'antitesi alla vita di Dammon che non sa rispondere alla domanda dell'attore colosso che impersona il paziente detective FBI: "perché continui a mentire?" e qui la risposta è la vuotezza, il "non lo so" non detto e falso anche come "non lo so" non detto, perché il nostro risponde che tornerà in ospedale. Ma comprendo che questo mio passaggio apparirà farraginoso e incomprensibile a chi visto ancora non ha il film. Ma è chiaro il concetto perché la moglie opaca, supinamente accettante quasi tutto è Ginger. "Avevamo otto macchine di cui tre non le abbiamo nemmeno mai usate", qui il bimbo è Damon che rinnega, anche senza volerlo, i genitori. Si pensa ai gioielli ma i gioielli nulla sono, sotto non c'è nulla, non c'è sostanza, solo forma e arrivismo, lo stesso arrivismo simboleggiato dal ciuco che frequenta l'università da raccomandato e senza valore o dal seguace del partito politico. lo sfondo è quello, la motivazione dello sfondo la vuotezza, la mancanza di una linea guida interna all'uomo, di una passione, la mancanza di amore vero. ed ecco il disordine, la menzogna, l'inganno, il furto, la gelosia camuffata, l'invidia, l'infamia che spingerà il protagonista al vortice auto distruttivo solo per la sua "personalità" malata. Insomma, a parer mio la pellicola è anche tutto questo, tutto il non detto, come, sempre a parer mio, sono tutti questi quadri sull'America, curati nella sceneggiatura e nella fotografia, perché è chiaro che dietro c'è uno studio sociale e la precisa volontà dell'art director di definire il paese in cui la possibilità d'essere fuori di testa può estrinsecarsi in quel modo preciso, ha il campo per farlo! E pertanto questo prodotto sconvolge nella riflessione postuma al divertimento, un divertimento scorrevole quanto basta, dipinto a colori e atmosphere in cui riecheggiano gli anni '50, riportati sullo schermo nei '90, ma appunto anni '90 intrisi di forma e poca sostanza. Il BaFFo promuove.
Devo ammettere di essere rimasto deluso e premetto che non mi aspettavo un film esilarante. Mi aspettavo un'ottima interpretazione di Matt Damon, fortunatamente presente. Poi mi aspettavo una buona regia e fotografia, presenti anche questi due elementi. Ma il film non ha il ritmo che mi aspettavo. Molto lento, noioso e stranamente non divertente (tranne che in rare parti). Si salva nel finale che risulta piacevole e scorrevole.
Abbastanza monotono questo film di Soderbergh. Uno di quei film la cui visione ti lascia indifferente... La trama si sviluppa senza grossi picchi e sinceramente mi aspettavo un film più pungente e più ironico. Nella media la prova di Matt Damon, che è dovuto ingrassare 20 Kg per questo ruolo che di certo non passerà alla storia... Sforzo evitabile.
Gli do la sufficienza ma chi non lo ha visto non si perde nulla.
Una storia che riesce ad intrigarti lentamente. Parte in maniera abbastanza convenzionale (indagine federale su un cartello illegale per il controllo dei prezzi), successivamente l'intreccio viene messo in secodo piano per concentrarsi sul personaggio principale, un ottimo Matt Damon, mentitore incallito e sul suo mondo personale fatto di un miscuglio perverso di verità e menzogna. Un'ambizione sfrenata tenuta sotto le righe, un codice morale discutibile che gradualemente emerge in maniera più chiara, ma mai del tutto compiuta laasciando il dubbio dell'esistenza o meno di ulteriori lati oscuri. Una commedia nera che non deve certo far ridere a crepapelle, ma riflettere quello si.
film noioso e con poco senso...cioè non è un vero thriller e non risalta gli attori...se non fosse per le meravigliose musichine che gli danno un tono originale sarebbe di una noia spaventosa...la storia è anche originale ma non riesce a coinvolgere ne a entusiasmare.
Forse non l'ho capito, ma è veramen te noiosissimo...è stata dura resistere, molto bravo Matt Damon, storia in realtà anche bella ma resa in maniera troppo pesante...peccato, poteva essere migliore...
Irritante. Sarà perchè non ci ho capito nulla, ma ho trovato il film confuso, asfittico e noioso. E il Matt Damon attuale è il peggior attore degli ultimi anni, soffiando la palma al suo storico amico Ben Affleck. Ma forse non è solo colpa sua, ma degli insopportabili ruoli che gli stanno affibbiando (the good shepard, questo, the departed). La sola cosa interessante del film è la voce fuori campo con delle bizzarre considerazioni sulla vita, per il resto è puro sonno. Peccato, perchè ho molta stima di soderbergh e non mi sarei mai aspettato di annoiarmi a morte davanti ad un suo film.
Una mezza delusione, Damon bravo in parte nel resto è sempre lui ... Good Will Hunting. Monotono e poco interessante. Mezzo passo falso per Soderbergh ancora in fase di sperimentazione alla ricerca di uno stile personale, lo troverà mai ?
Il nuovo Soderbergh è un film decisamente interessante e mai noioso. La voluta verbosità del film non ne appesantisce affatto la visione. Lo spettatore è concentrato a seguire le vicende che si succederanno alla ADM e soprattutto all'evoluzione che subirà il protagonista, un magistrale Matt Damon. Lo humor nero appartiene principalmente ai monologhi interiori del protagonista che sono anche la parte più riuscita del film. Visione consigliata.
Soderbergh gioca ad imitare i fratelli Coen senza averne lo spessore.Perennemente in bilico tra cinema commerciale e d’autore il versatile filmaker sembra non avere ancora deciso che strada pigliare “da grande”,finendo con il proporre il solito lavoretto ben girato, ma spesso confuso a causa dei tanti argomenti accennati e poi lasciati in ballo. In questo caso ci prova con una black comedy costruita intorno ad un personaggio parecchio bizzarro,deciso a rovinare l’azienda di cui è vicepresidente, dedita a comportamenti illegali,in virtù di una presunta onestà professionale e civile.In realtà dietro il suo atteggiamento elogiabile si cela un’ambizione sfrenata,motivata dall’ossessivo raggiungimento del successo, nella convinzione di essere sempre dalla parte giusta pur essendosi macchiato a sua volta di parecchi reati che non tarderanno nel venire a galla. L’interesse per il personaggio interpretato dall’incasinatissimo nerd Matt Damon,finalmente bravo,è assicurato.Lo sdoppiamento della personalità cui è soggetto,le sue riflessioni apparentemente nonsense,l’insistito utilizzo della menzogna e la certezza di essere sempre migliore del prossimo sono peculiarità meritevoli di approfondimenti,purtroppo il più delle volte dribblati senza troppi problemi.I dialoghi mancano dell’adeguata vivacità e gli avvenimenti alla lunga diventano un poco ripetitivi,inglobati da una narrazione circolare che fatica a trovare sbocchi in grado di illuminare una pellicola ,che pur a tratti piacevole,conferma tutti i limiti di un regista preparato ma ancora prigioniero delle sue stesse ambizioni.
Brutto e noioso all'inverosimile..un film lento..davvero troppo lento. Ho trovato poi molto fastidiosa la voce fuori campo del protagonista e il velo ironico della pellicola..per quanto mi riguarda lo sconsiglio.
Niente di eccezionale, a mio avviso molto noioso e a tratti troppo lento e privo di veri colpi di scena, dimenticabile in poche ore, se proprio non avete altro da guardare.
Sostanzialmente è un film girato davvero molto bene dove spicca tra le altre cose un'ottima interpretazione di Matt Damon, riesce a colpire e emozionare. Purtroppo il lavoro di Soderbergh risulta glaciale e poco coinvolgente, una noia dall'inizio alla fine. Un ritmo sornione quindi non consente di apprezzare pienamente il film che avrebbe meritato miglior sorte se solo ci fosse stata una punta di brio in più.
devo dire che andando al cinema mi aspettavo qualcosa di meglio..il film stenta a decollare e non nascondo che nei primi quaranta minuti qualche pisolino l'ho schiacciato, da un certo punto in poi però il film prende bene e appassiona e la ora rimanente scivola via tranquilla. Non sarà un film che farà successo e che nemmeno sarà ricordato però vale la pena di andarlo a vedere. Matt Damon in veste in solita bravissimo, film costato veramente due lire, non penso che sodeberg ci puntasse più di tanto
The Informant è pungente e gran parte dell'humour deriva dalla perfetta interpretazione di Matt Damon: i suoi monologhi interiori sono intelligenti e piacevoli ed è interessante assistere a tutti i suoi intrecci con l'azienda per cui lavora, con i giapponesi e con l'FBI. Molto carino, da vedere
Ma che tristezza di media...vabbè, tralasciando questo, il nuovo Soderbergh scivola via che è una bellezza, per una vicenda tratta da fatti realmente accaduti. Ottimo come non mai Matt Damon - calato alla perfezione nella nella complessa psicologia del personaggio - e splendida la colonna sonora molto seventy, in un escalation di bugie e manipolazioni vissute senza alcun calo di tensione...ed è anche una pellicola molto divertente, capace di intrattenere con gusto una platea con un minimo di attenzione. In sala non c'è una mazza ma questo ve lo consiglio di gusto.
sono d'accordo col commento precedente,il film seppur discretamente realizzato a livello tecnico,non riesce a conivolgere lo spettatore risultando x lunga parte piuttosto noioso. si poteva analizzare meglio il personaggio dal punto di vista psicologico(cosa evidenziata solo nel finale senza però addentrarsi troppo) anzichè limitarsi al solo svolgimento dei fatti.
'The informant' è un mix tra commedia e spionaggio, frizzante e gradevole. Funziona molto nel ritmo: esageratamente ma volutamente verboso, scorre frenetico senza cadute di tono. L'interpretazione di Damon è decisamente sopra le righe, accompagnato da altri attori di livello. Non si sghignazza particolarmente, bisogna sottolinearlo, ma l'ironia è persistente e la cura per i dettagli maniacali, perfino troppo giacchè in più di un punto è difficile non andare in confusione in particolari tecnici rilevanti per l'esito della storia; sfumature di poco conto, in fondo, se si pensa allo scavo del profilo psichico del protagonista disturbatissimo, per me la vera grande attrattiva di questo film.
Il film fatica a decollare. Il personaggio del gran Damon è logorroico e a tratti troppo irritante. Poca ironia pungente il film scade nella banalità di chiacchere complesse e assai noiose. Solo nell'ultima mezz'ora possiamo vedere un briciolo di furbizia del regista che ci cattura in pochi ma intensi ultimi attimi. Si poteva fare di sicuro meglio considerate le basi iniziali. Buone le interpretazioni, ma assai deludente il prodotto finale. Una sufficienza abbondante, ma poco convinta.
Il film migliore di Soderbergh dopo Bubble. Un ottimo Matt Damon che si trasforma da eroe che combatte contro le multinazionali svelando truffaldini cartelli sui prezzi all'FBI a delinquente(?) da condannare a marcire in galera per ben 9 anni. Il film è tutto qui, un mix di commedia grottesca e psicodramma del povero Mark Whitacre. Il resto è l'ottima prova di Damon, ingrassato per l'occasione 20 kg e nelle ultime scene anche senza capelli. Ottima performance anche per Scott Bakula.
Visto questa sera, è un film tanto verboso quanto interessante... in effetti nonostante l'ironia acre che si respira, c'è una confezione impeccabile che non riesce comunque a superare una fastidiosa sensazione di freddezza. Ma dopo l'eccellente dittico su Che Guevara, Siodelbergh ha ancora il coraggio di realizzare un film come questo, intriso di cinismo, sicuramente ben diverso dalle velleità commerciali dei suoi film più famosi. Il mio voto, quindi, è influenzato non tanto o solo dalla storia, ma dal personaggio di Damon, che probabilmente offre la prova migliore della sua carriera (una via di mezzo tra il Tim Robbins di mr. hula hoop e il Gary Cooper di la fonte meravigliosa). Inutile dire che The informant fatica a coinvolgere lo spettatore più del dovuto, lo stile è quello impeccabile di Good night good luck di Clooney (non a caso c'è l'interprete di quel film) ma a tratti è davvero noioso. Ma resta uno spaccato niente male su una certa America, o sulle ambiguità delle scelte, anzi delle colpe morali