babel regia di Alejandro Gonzalez Inarritu USA 2006
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babel (2006)

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locandina del film BABEL

Titolo Originale: BABEL

RegiaAlejandro Gonzalez Inarritu

InterpretiCate Blanchett, Brad Pitt, Gael García Bernal, Mahima Chaudhry, Mahima Chaudhry, Kôji Yakusho, Shilpa Shetty, Lynsey Beauchamp, Adriana Barraza, Elle Fanning

Durata: h 2.15
NazionalitàUSA 2006
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2006

•  Altri film di Alejandro Gonzalez Inarritu

Trama del film Babel

Il film è diviso in tre storie; durante un viaggio organizzato in Marocco, una donna che si trova in vacanza col marito viene ferita da un colpo di fucile sparato per sbaglio da due ragazzi. La coppia ha affidato i propri figli ad una tata messicana a San Diego, ma la donna non può assolutamente mancare al matrimonio del figlio. Nel contempo un ragazza giapponese sordomuta, vive la sua adolescenza con i disagi del suo handicap.

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Voto Visitatori:   7,51 / 10 (225 voti)7,51Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
Migliore colonna sonora
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Migliore colonna sonora
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior film straniero
Miglior film drammatico
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior film drammatico
Miglior regia (Alejandro Gonzalez Inarritu)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior regia (Alejandro Gonzalez Inarritu)
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Voti e commenti su Babel, 225 opinioni inserite

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KILL 74  @  30/05/2007 18:08:53
   8½ / 10
DUE ORE VOLATE... VEDERE PER CREDERE....
BELLO!!!! NON PENSAVO FOSSE COSI'..... DI TENSIONE.

Invia una mail all'autore del commento domeXna79  @  25/05/2007 14:32:10
   8 / 10
Ultimo bellissimo capitolo della trilogia firmato A. G. Inarritu.
Ancora un racconto intenso, in cui più storie si intrecciano e nelle quali il regista riesce a trattare tematiche importanti (immigrazione, handicap, terrorismo, polizia) per la nuova società "globalizzata" ..lo sguardo questa volta si fa più ampio ma non viene perso di vista la centralità, il cuore, di ogni opera diretta da Inarritu, ovvero l'uomo, l'individuo nella sua più pura essenza che in questo caso si fa voce dei malesseri di una intera società.
Tra i pochi registi contemporanei che riescono a trasmettere in maniera forte la drammaticità degli eventi narrati.. il mondo non è poi così diverso, in ogni angolo ci sono storie di sofferenza, solitudine, egoismi, disperazione che solo il fatale gioco di un infausto destino riesce a far unire, anzi forse soltanto a far sfiorare ..ma la cassa di risonanza risulta, per certi versi, inevitabilmente ben diversa.
Si conferma il virtuosismo stilistico eretto nella frantumazione temporale e geografica degli avvenimenti che, solo nel finale, si ricostruiscono per chiudere il cerchio dell'intero racconto ..abile cura nel dipingere e proiettare le immagini, così diverse, dei quattro Stati che ospitano tali accadimenti, nei loro scorci naturali o metropolitani ..perfetto l'accompagnamento musicale, capace di accompagnarci con maggior intensità nei punti più alti delle diverse storie, come nell'assordante silenzio di una caotica discoteca ..il finale risulta buono ma sembra che, nel tirare le somme di ogni vicenda personale, non si sia voluto osare oltre un certo limite.
Il cast, se pur non all'altezza del precedente lavoro (grandissimo il trio Penn-Watts-Del Toro), riesce a fornire una buona interpretazione dei non facili personaggi e che non sempre emergono data la difficoltà dell'incastro narrativo ..come sempre pregevole la direzione del talentuoso (già precedentemente elogiato) regista messicano.
Piacevole conferma al pari quindi dei lavori precedenti ..davvero consigliato!

O.D.  @  21/05/2007 12:56:20
   6½ / 10
L'ho visto ieri sera in DVD.., devo dire che non mi è dispiaciuto per nulla.
Non l'ho trovato bellissimo ma buono, alla fine le storie si intrecciano bene col flebile conduttore del fucile ragalato dal giapponese alla guida marocchina.
Resta da dire che non annoia anche se visto già dall'inizio serpeggia quest'aria di negatività e tristezza che diventa un po' prevedibile il fatto che nulla ruoti bene in ciascuno degli episodi..., sembra quasi di aspettare di vedere dove prima o poi succederà qualcosa di brutto.
Beh, comunque bel film, girato bene (soprattutto le parti in Marocco) ed attori in forma, mi sono piaciuti proprio tutti, da quelli sconosciuti (per me) marocchini fino ai ben più celebri Brad Pitt e Cate Blanchett.

Io consiglio di vederlo e comunque di assaporare quella sensazione di spaesatezza che ti colpisce in pieno in ogni episodio.
C'è sempre un momenot in cui ti afferra quella sensazione di essere in un posto in cui non puoi fare nulla.., una sensazione di vulnerabilità incredibile.
Bello.

Lory_noir  @  20/05/2007 09:38:30
   6 / 10
Considerando che non gradisco più di tanto i film che si dividono in più storie dico che questo film racconta temi attuali in una maniera davvero particolare. Il silenzio secondo me è il punto di forza in questo film, specialmente nella storia della ragazza giapponese. E' un paradosso quindi che il film abbia vinto l'oscar per la migliore colonna sonora? Secondo me no perchè la musica alternata agli importanti silenzi che proponeva un film tra la battuta di un attore e quella di un altro o ancora i silenzi che facevano vedere il mondo con gli occhi, o meglio le orecchie, della ragazza sordomuta, alternati a quegli istanti di musica e caos rendevano tutto molto particolare. Alla fine però, ho visto un film importante ma trp lento e noioso specialmente alla fine. Quindi do la sufficienza per il modo di saper raccontare di questo film e non di più perchè avrei preferito che si fosse dilungato di meno!

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Ultima risposta 21/08/2007 00.56.05
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lollinuz  @  19/05/2007 17:04:41
   6 / 10
Un passo indietro rispetto ad Amores perros e 21 grammi.

I personaggi sono disegnati ad arte come sempre ma sarebbe pure il momento che Inaritu cominciasse a sorridere nella vita, se infatti nei primi due film l'atmosfera a dir poco depressa risultava comunque altamente "produttiva" ai fini della sceneggiatura qui siamo oltre il limite del manierismo.

Un appunto sul doppiaggio italiano, pessimo (come sempre ultimamente)

Sciamenna  @  14/05/2007 19:18:13
   8 / 10
Mi è piaciuto tantissimo amores perros, ho visto con piacere 21 grammi e pure Babel...

AleAle  @  14/05/2007 19:14:35
   9 / 10
mi è piaciuto un casino!!!!!!!!!!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento goat  @  13/05/2007 12:40:09
   5½ / 10
ho adorato amores perros, ma babel mi è parso oltremodo prolisso e artificioso.

giuliapra  @  08/05/2007 18:35:01
   9 / 10
che bello... mi è piaciuto tantissimo!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  08/05/2007 00:57:10
   5 / 10
Metto un cinque a malincuore, perchè alla fine il film mi ha preso e ho passato due ore piacevoli.
Però, forse è colpa mia, forse di Inarritu (che non amo) resta il fatto che non l'ho capito....
Raccontare tante storie senza un vero filo conduttore mi sembra veramente insensato e se come nella recensione c'è veramente una riflessione politica, religiosa, culturale allora abbiamo visto film differenti.
Bè è facile raccontare tante storie unite dal filo conduttore della solitudine o della globalizzazione, potrei parlare di qualunque cosa e trovarci fili conduttori come questa.
Assomiglia a Crash? Solo da un punto di vista estetico, in Crash si parlava di razzismo, in Traffic della droga anche in 21 grammi il tema unico era molto più sentito.
Qui mi sembra tanto un esercizio di stile che lascia il tempo che trova, che nasconde dietro il fumo della maestria della regia, il vuoto di idee che ha.
E se non è un vuoto di idee allora Inaritu è troppo ambizioso perchè vuole dire tante di quelle cose che alla fine non dice nulla.
Per il resto ho trovato alcuni personaggi al limite della stupità, la famiglia marocchina specie nel finale si comporta in modo assurdo.
Idem me il personaggio interpretato da Bardem che ingaggia una lotta suicida con la polizia americana, ancora ci sono tante piccole forzature per far quadrare una sceneggiatura a tratti zoppicante perchè troppo pregna.
DELUSIONE

Invia una mail all'autore del commento piernelweb  @  06/05/2007 14:04:43
   8 / 10
Film corale, girato tra Marocco, Messico e Giappone che attorno alla storia di un arma da fuoco intreccia le drammatiche vicende di un gruppo di eterogenei protagonisti. Riprendendo la struttura narrativa del precedente 21 Grammi (il film ricorda anche il "Crash" di Paul Haggis), Iñárritu materializza una Babele linguistica, sociale e culturale nella quale le tecnologie abbattono gli spazi e distanze geometriche ma nulla possono contro pregiudizi e politiche conservatrici. Democrazie apparenti, intolleranze etniche, paure e autoisolamento sono la matrice di un mondo solo apparentemente globalizzato. Il regista messicano è consapevole della sua bravura (la sequenza del recupero in elicottero è davvero notevole), e talvolta si autocompiace troppo, ma sa dar forma alle emozioni e alla differente dimensione della sofferenza nelle realtà contrapposte che descrive. Nessun attore ha spazi da vero protagonista, ma se Pitt e la Blanchett sono ai loro standard va sottolineata la prova in blocco del cast marocchino e soprattutto la sorprendente e tormentata interpretazione di Rinko Kikuchi (Chieko), giovane emarginata nella ipertecnologica e metallica Tokio. E' proprio l'episodio giapponese a lasciare maggiormente il segno.

PetaloScarlatto  @  05/05/2007 00:19:54
   10 / 10
E' UN CAPOLAVORO!!!!

e' qualcosa di incredibile.... triste.. trascinante.. emozionante... intenso... avevo già apprezzato 21 grammi di questo regista...ora ho la conferma... adoro Irratau...!!!!

Stupende interpretazioni... Brad Pitt è bravissimo. Migliora film dopo film - Troy a parte -!!!

Ben lontano dalle scelte commercialmente facili che la sua bellezza potrebbe spingerlo a fare si cimenta in ruoli quasi mai banali: fight club. The snatch. Babel. Seven, sleepers, kalifornia, intervista col vampiro!!!

Cate Blanchett, memorabile anche qui come in altri films!!!!

Tutti gli attori, comunque, sono degni di nota....

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Ultima risposta 06/07/2007 15.21.59
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  04/05/2007 11:32:00
   8 / 10
Quattro storie,quattro segmenti di vite diverse tra loro ma piu’ simili di quanto una visione superficiale possa far pensare, si incrociano momentaneamente a causa di un avventato colpo di fucile.
Una coppia americana di turisti,due pastorelli marocchini,una tata messicana e una ragazza giapponese sordo-muta...sono questi i personaggi della Babele di Inarritu,che realizza uno stupendo affresco sottolineando l’incomunicabilita’ che vige tra le persone anche quando parlano la stessa lingua e che ovviamente aumenta quando queste provengono da culture e nazioni differenti.
Ma la Babele del regista messicano è anche quella dei sentimenti e quella di un inevitabile fato del quale tutti siamo in balia,costretti a piegarci alle sue bizzarrie ed ai suoi capricci.
In questo caso il destino risiede in un proiettile sparato per gioco e per sfida nella desolazione del deserto marocchino,un letale mix di metalllo e polvere da sparo che sara’ destinato a cambiare la vita dei personaggi in questione, a volte in meglio altre in peggio,perché ogni azione ha un proprio effetto imprevedibile.
Inarritu si conferma abile regista dotato di grande sensibilita’,la pellicola coinvolge moltissimo trascinando lo spettatore in un vortice di sensazioni,da segnalare l’ottimo montaggio e la perfetta scelta delle locations,bellissima la colonna sonora affidata alla chitarra classica di Gustavo Santaolalla,appare ben studiata la sceneggiatura del fido Guillermo Arriaga che pur presentato qualche leggera forzatura si puo’ definire riuscita e credibile .
Dopo “Amores perros” e “21 grammi” un altro ottimo lavoro per questo filmaker che sicuramente ha tutte le carte in regola per diventare un autore di grandissimo livello,qui il suo sforzo è ben supportato anche da un cast ispirato, che oltre alle notevoli interpretazioni di star consumate come Brad Pitt(invecchiato a puntino per l’occassione) e Cate Blanchett ,sorprende con attori meno conosciuti ma eccellenti come Rinko Kikuchi(la giovane giapponese) e Adriana Barraza(la tata).
Inarritu continua nell’approfondimento della sua (presunta) ossessione per coincidenze ed avvenimenti apparentemente lontani ma invece palesementi concatenati con un film corale assolutamente riuscito.

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Ultima risposta 04/05/2007 17.37.46
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Il Messere  @  25/04/2007 23:04:00
   7½ / 10
Un bel film sulla solitudine umana odierna, ai quattro angoli della Terra. Le vicende sviluppate paralelamente confluiscono in maniera esemplare come in "Amores Perros".
Dopo "21 grammi" rimango tuttavia nuovamente smarrito dalla visione della vita così tragica di Inarritu.

danyx78  @  30/03/2007 19:04:03
   8 / 10
Bello, molto triste... molto, molto triste.
A me ha ricordato per certi versi un altro bellissimo film della scorsa stagione: Crash. Lo stato d'animo al termine è simile. Si rimane sconcertati dalla potenza emozionale delle storie raccontate....
Quale è la storia di Babel? Il titolo è in questo caso d'aiuto, si parla di comunicazione, di non comunicazione, di incomunicabilità.
Abbiamo in ogni location diversi livelli di analisi.
In Marocco, una difficoltà oggettiva di chi statunitense parla inglese e chi maroccchino, parla l'arabo. Una difficoltà di capirsi e di capire il contesto, un mondo così diverso da quel che si è soliti vivere nel proprio paese,una difficoltà esasperata da chi in questo momento della nostra umanità vive il prossimo più che come una risorsa amica, come un temibile nemico. E poi la difficoltà di capirsi anche con chi divide la nostra vita, come nel caso di brad pitt e cate blanchett che allontanatisi per via di un lutto stentano a riavvicinarsi nonostante l'amore, oppure all'interno della famiglia marocchina, un padre che non capisce come possano i figli aver fatto ciò che han fatto, lontani anni luce da quella educazione che lui credeva di avere impartito. La potenza di una comunicazione non verbale come la vecchia signora che riesce ad essere così vicina alla donna americana, senza che possano neanche scambiarsi due parole.
In Messico, due mondi opposti quello della badante messicana e quello dei due bambini. Il colorito, il bruno, la giovialità anche eccessiva di una matrimonio latino, riti e usanze lontane dal mondo chiaro, pulito, lindo di due biondissimi e chiarissimi bimbi abitutati al lusso e alla bella vita di porzione di Stati Uniti che non comprende la stragrande maggioranza dei suo abitanti. La non comunicazione di chi, forte del proprio distintivo, del proprio ruolo di difensiore della giustizia come i poliziotti di frontiera, non accetta spiegazioni e interpellanze di chi questo ruolo non lo ha, di chi ha una prospettiva di vita così diversa dalla propria. Triste metafora del mondo di intendere la giustizia negli Stati Uniti. La difficoltà di comunicazione di chi nonostante uan vita intera passata oltre la frontiera non riesce più a capire il proprio mondo nè quello in cui ora vive. La difficoltà di comunicazione e la carenza di fiducia di chi memore di tante umiliazioni non accetta più il confronto come succede al nipote messicano della badante.
In Giappone, dove la comunicazione avviene senza parole. La comunicazione non verbale di una ragazza che oltre al proprio handicap uditivo vive con difficoltà l'interazione con i giovani ragazzi della sua età. La paura di non essere accettati, la rassegnazione ad essere visti come diversi. La voglia di essere così dannatamente normali e di far passare questo messaggio. Il non poter trasmettere ciò che si vuole e doversi accontentare di chi, può parlare per noi. La difficoltà di un padre ancora sconvolto dal suicidio della moglie che non sa più come prendere la figlia. Un giovane poliziotto troppo preso dalla sua giovane carriera per capire il bisogno di attenzioni di una ragazza alle prese con tutti i problemi della sua adolescenze più quelli dovuti alla sua salute.
Una deficienza di comunicazione che aprendo un po' di più gli occhi possiamo notare in questa nostra società.
Bel film, veramente un gran bel film.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  24/03/2007 16:04:51
   6½ / 10
La nota stonata è senza ombra di dubbio la storia in giappone. Capisco la babele di lingue e tutto il resto, ma a livello filmico è una storia troppo esulata dal contesto che stona anche per dei tempi troppo lenti e che appesantiscono un pò.
La storia centrale invece ha una bellissima struttura e due attori veramente bravi. Inarritu è molto capace, ma il finale furbo da lui non me lo sarei aspettato. Anche i collegamenti tra le tre storie sono troppo pretestuosi e in fin dei conti irrilevanti.
Ho preferito 21 grammi.

khallistos  @  18/03/2007 14:02:10
   8 / 10
Film molto bello, ma risulta ridondante per chi ha già visto amores perros e 21 grammi.
Merita comunquel un bell'8 in termini assoluti.
Un modo di fare film originale e appassionante

vivi79  @  14/03/2007 10:23:57
   7½ / 10
Io l'ho trovato molto interessante, soprattutto l'intreccio innescato tra le 3 storie, veramente particolare!
Ho preferito tra tutte quella giapponese..era la più avvincente.....

Beefheart  @  09/03/2007 20:56:51
   7 / 10
Quattro storie, tra loro consequenziali, sviluppate parallelamente attraverso ripetuti salti narrativi avanti e indietro nel tempo e a destra e sinistra nello spazio. A livello di "architettura" ricorda molto il primo film del regista "Amores Perros", dal quale mutua anche il bravo Gael García Bernal, qui interprete secondario. I toni sono molto intensi ed il susseguirsi degli eventi può risultare eccessivamente drammatico, ai limiti della forzatura. Convincente comunque l'interpretazione del cast, compreso Brad Pitt. La particolarità di questo film sta nel montaggio che ordina gli eventi in modo da fare collimare tutti e quattro i passaggi più intensi e drammatici delle rispettive storie (che nella "realtà" si svolgono in momenti differenti) in corrispondenza dell'apice della medesima parabola narrativa, per poi seguirne la curva verso una "pendenza emozionale" via via sempre meno irta, sino alla sua lineare conclusione. Alla fine verrebbe da dire "tanto rumore per nulla" ma in realtà il dramma non manca, dunque il film non scherza affatto, ci si scopre più "sollevati" del previsto, ma il sinistro senso di disappunto trasmesso dalla fatalità ostile, va a bersaglio e pervade lo spettatore (che è poi, a mio avviso, la mission di questo film). Ottime le musiche. Efficace.

davil  @  27/02/2007 15:42:53
   7 / 10
buon film ma un po' sopravvalutato, la storia giapponese è un po' slegata dal contesto ed a volte la narrazione è troppo lenta. Nel complesso però da vedere

Invia una mail all'autore del commento angel__  @  28/01/2007 17:24:01
   3½ / 10
un disastro. film lungo,noioso,sceneggiatura sconclusionata.imefficace.aggravano la situazione certe forzature e caricature di personaggi-istituzioni (la polizia in messico o in marocco,risibile).. interessante sapere ai fini del film il senso di parecchie scene (es. il bambino che si masturba).irreali e snervanti alcuni personaggi (ad esempio i turisti americani del bus sono eccessivi e improbabili nella loro indifferenza verso il ferimento della bionda,il poliziotto alla dogana sembra hitler reincarnato). proprio una bella americanata del c.a.z.z.o

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Ultima risposta 04/01/2008 15.15.37
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bartlisa  @  19/01/2007 14:28:03
   8 / 10
mr. goodkat  @  19/01/2007 11:25:28
   9 / 10
Sono tre storie che in un modo e nell'altro si intersecano fra loro e a me questi tipi di narrazioni piacciono molto.
Tutte e 3 hanno in comune un solo tema centrale: la Comunicazione.
La difficoltà a capirsi l'uno con l'altro, la difficoltà a far capire alla persona che ti sta accanto le sue necessità e la difficoltà ad esprimersi.
Molto Bello.

Zurlistuta  @  01/01/2007 20:11:44
   6½ / 10
Il film offre tantissimi spunti di riflessione,la difficoltà di comunicare la durezza della polizia, l'egoismo degli americani ma nn mi ha coinvolto nella giusta maniera. Bello il modo in cui si racconta la storia con le storie tutte intrecciate tra loro. A tratti mi è sembrato proprio lento.
Riflessivo
Per un commento eccezionale è da leggere quello fatto poco più sotto, veramente esauriente.

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Ultima risposta 02/01/2007 02.31.01
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Assenzio75  @  31/12/2006 02:24:12
   6½ / 10
mah.. il film è ben fatto.. come si fa a dire il contrario.. ma sinceramente mi aspettavo di più. So che bisognerebbe andare ad assistere ad un film senza "aspettative", ma queste tre storie (sopratutto quella giapu..) mi sembrano incollate in maniera un po' forzata e spesso non così fluida..
Non so.. Un grande Pitt, una grande "tata" (davvero ingamba).. ma per il resto lunghe pause narrative alquanto confuse e confusionarie.. proprio come la confusione babelica dell'intenzione di Inarritu..
da vedere ma ......

marcel  @  22/12/2006 23:49:28
   10 / 10
Il tema dell'incomunicabilità ( tra popoli, classi sociali, generazioni, sessi ) nell'epoca della globalizzazione . Film di eccezionale valore artistico, girato magistralmente. Epico.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR frine  @  19/12/2006 02:17:31
   7½ / 10
Quando un film mi strappa la lacrimuccia i casi sono due: o dò un voto esagerato, o mi prende un moto di diffidenza e resto bassina. Questa volta si è verificato il secondo caso, probabilmente a causa dell'epilogo troppo ma troppo sentimentalista:-(
Premetto che il film si basa tutto su un paralogismo (ossia su un astuto inganno nei confronti dello spettatore), ma per spiegare la questione bisognerebbe raccontare tutta la trama: mi atterrò quindi ad indicazioni generiche. Orbene: non ci sono TRE storie indipendenti, ma un'UNICA storia dislocata in tre diverse parti del mondo (Marocco, Messico al confine con gli Stati Uniti e Giappone). Il tutto prende le mosse da una più che perdonabile leggerezza di un turista amante della caccia.
MA: se non ci fossero quei cattivoni di Bush e Bin Laden, che fanno vivere il mondo nel terrore ricreando la "Babele" di biblica memoria, tutto quello che accade nel film accadrebbe lo stesso. Intendo dire: se un bambino maghrebino nasce con una vista prodigiosa, se gli metti in mano un vecchio e quasi innocuo fucile da caccia buono a mala pena per allontanare gli sciacalli, se il bambino gioca a tiro a segno con il fratello e per un imperscrutabile disegno del Fato becca un autobus turistico disgraziatamente carico di Americani, la colpa NON E' dei governanti malvagi e nemmeno degli sceicchi del terrore. In un caso del genere, CHIUNQUE penserebbe ad un attentato.
Quanto al resto, tutto lascia credere che il padre di famiglia Richard sia stato colpito dal malocchio, ragion per cui lo manderei a Sarsina a farsi benedire:-) Ma proseguiamo: PROPRIO MENTRE la turista americana versa in pericolo di vita in Marocco, la tata dei bambini deve recarsi al matrimonio del figlio in Messico e, non avendo nessuno cui affidare i pargoli, li porta con sé.
Nel frattempo, in Giappone, una ragazzina molto graziosa ma sordomuta, e molto complessata a causa del suo handicap, mendica un po' di amore...e naturalmente non riesce a trovarlo. E che c'entra tutto ciò? Be', bisogna vedere il film...
Spesso retorico e SEMPRE, elegantemente e sornionamente, terzomondista (ma non al punto di varcare i limiti del politically correct) , il film in sostanza intende evidenziare il disagio dei fanciulli di tutto il mondo: essi infatti vivono male la loro condizione, o perché troppo poveri (Messico, Marocco), o perché oppressi da un benessere che troppo spesso si rivela alienante (Giappone).
Premio dell'UNICEF assicurato;-)
Ora però ho finito con la pars destruens: perché, beninteso, il film ha anche molti pregi. A parte il messaggio pacifista, che mi induce sempre a dare un punto in più (anche se ciò ha poco a che vedere con le qualità propriamente filmistiche), devo riconoscere che la ricostruzione di ambienti, costumi, modi di vivere delle diverse popolazioni è eccellente. Perfino il ritmo narrativo cambia: alla vitale frenesia latino-americana subentra l'atavica, pigra lentezza della gente del deserto, quasi straniata dalla civiltà moderna e forse perfino inconsapevole della sua esistenza; e ancora, ecco l'alienente stile di vita di un Oriente ricco e tecnologizzato, lacerato dal contrasto fra la tradizione, che lo vuole cortese e riflessivo, e l'innovazione, che lo conduce al parossismo e perfino all'autodistruzione. Del tutto marginale la parte realtiva all' universo statunitense, coercitivamente (e con un pizzico di cattiveria) rinchiuso in un autobus, da cui naturalmente tutti desiderano uscire, rivelandosi egoisti, meschini e per nulla solidali nei confronti dei due connazionali in difficoltà.
Le cose però in qualche modo si bilanciano: la polizia americana non è così cattiva e violenta come quella marocchina, e in fondo (ma proprio IN FONDO) anche i gringos hanno un'anima. O meglio, un'anima ce l'hanno i DUE TURISTI vittime dell'incidente e i loro bellissimi, gentili e pazienti rampolli: già, perché il sistema non ci pensa due volte a liquidare una dolce e amorevole tata, per quanto adornata da "merito quadilustre" (Parini).
Le interpretazioni sono adeguate (Bernal un po' sopra le righe, ma la parte lo richiede; Pitt un po' impacciato nel ruolo non semplice di un americano TROPPO buono per i gusti del regista). Comunque, e qui vorrei chiarire il mio punto di vista: di film pacifisti ed educativi come questo abbiamo bisogno. Quindi ben vengano il Golden Globe e altri premi, se le varie giurie lo riterranno opportuno.







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Ultima risposta 21/12/2006 01.10.11
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Oblivisca  @  15/12/2006 21:05:59
   5 / 10
Sinceramente il film non mi è nè piaciuto nè non piaciuto. Insomma non mi ha detto nulla. Il tutto è risultato lento, l'intreccio delle storie poteva anche risparmiarselo, e nell'averlo fatto il tutto risulta grossolano e tirato. Il tema dell'impossibilità di comunicare, della solitudine espressa sotto diverse forme è da rispettare, ma a mio parere reso piuttosto male.

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Ultima risposta 23/12/2006 16.47.58
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Simmetria84  @  15/12/2006 03:19:17
   7 / 10
un film sull incomunicabilità, ottimo tema, trattato in maniera diretta da diversi punti di vista, e neanche in maniera eccessivamente scontata. il metodo è sempre lo stesso inarritu si ripete nella forma, ma si concentra sui contenuti.
peccato perchè a volte può sembrare lento e forzato.

buoni gli attori.

tommy90  @  11/12/2006 15:07:46
   6½ / 10
E' un film che punta soprattutto sulle emozioni e su un cast perfetto. La storia principale è quella di una donna americana (Cate Blanchette) che è in vacanza col marito (Brad Pitt) in medio-oriente e che viene colpita da due ragazzi che stanno provando un fucile regalatogli da un amico del padre. Da qui si sviluppano varie storie (4 per la precisione) che in realtà hanno ben poco in comune (tranne soltanto 2 di queste). Ecco il peggior difetto del film di Inarritu: le varie storie dovrebbero essere connesse tra loro, ma in realtà il legame che intercorre tra loro è fine e labile, ingannando così lo spettatore che si trova a dover cercare un legame fantasma tra due bambini abbandonati nel deserto con la tata e una giovane sordo-muta giapponese triste perchè nessuno vuole andare a letto con lei ( )...
L'altro grande difetto del film (dal punto di vista della sceneggiatura) è il fine: pensavo che l'intento del regista fosse quello di mostrare le difficoltà tra i popoli di comunicare tra loro e invece mi sono trovato davanti a un film che sostiene la tesi della differenza sociale e del razzismo (vedi i passegeri del pullman che hanno paura degli arabi); in questo senso il titolo Babel non c'entra assolutamente nulla col resto del film.
Bellissima, invece, la regia, che ci proietta direttamente all'interno del film con idee geniali (ad esempio la sequenza all'interno della discoteca: bellissima) e originali. Bocciato il montaggio che non è in grado di gestire 4 storie contemporaneamente e finisce così per tagliare a metà delle scene clou rovinando l'effetto: lo spettatore, infatti, una volta interrotta la scena, perde l'emozione del momento.
Bravissimi gli attori: uno su tutti Gael Garcia Bernal che, nonostante compaia per poco tempo, ci regala una grande interpretazione. Bravi anche Pitt e la Blanchette.

devis  @  09/12/2006 02:04:07
   9 / 10
Gra bel film di Inarritu. E' riuscito a farmi apprezzare perfino Brad Pitt che consideravo prima di vedere questo film uno dei peggiori attori. Da vedere!

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Ultima risposta 06/02/2007 14.40.15
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Kesson  @  05/12/2006 22:45:58
   9 / 10
Ennesimo, bellissimo, film di Inarritu, regista raffinato dotato di una sensibilità fuori dal comune. L'incomunicabilità é il filo conduttore di questa pellicola, che accompagna protagonisti e personaggi in mondi e situazioni diverse. Il mondo odierno come una moderna Babele, dove l'era della globalizzazione dovrebbe accorciare distanze e diversità, ma che spesso, ironicamente, acuisce queste stesse diversità, talvolta le ingigantisce e le distorce. Tre storie che si rincorrono, sottilmente collegate fra loro, da piccoli dettagli apparentemente insignificanti. Lentamente il vortice che racchiude queste storie si fa piu' violento, quasi spietato, fino ad inghiottire le vite e la speranza di una vera, unica e reale integrazione nel mondo. Eppure lo spirito di sopravvivenza umano, le sue pulsioni vitali, i suoi sentimenti piu' veri e interiori, ci fanno rialzare la testa, ci danno quella spinta e quella voglia di continuare nonostante tutto, di rompere quel muro di apparenza che ci circonda.
Siamo cittadini di un mondo fatto di incomunicabilità, che lentamente ci risucchia e ci rende sempre piu' soli, ci illude con la sua apparente globalizzazione. Le distanze si sono accorciate, le diversità si sono ingigantite, ma siamo esseri umani e possiamo ancora sperare.

Film splendido.

viagem  @  02/12/2006 15:36:45
   6½ / 10
Premesso che è il primo film che vedo di Inarritu, sono rimasto in parte deluso. Non che il film sia fatto male, l'idea dell'incomunicabilità è resa bene (la frontiera tra america e messico, il caso dell'ambulanza marocchina, il mondo dei sordomuti per l'episodio giapponese), ma il meccanismo "a puzzle" mi è parso forzato e inutile, inoltre in molti punti dell'opera vi è della sofferenza davvero dispensata gratuitamente.
Particolarmente apprezzata invece l'ambientazione marocchina e la parte del film priva di dialoghi sul finale.
Ci riproverò con Amores Perros, dal trailer mi sembra accattivante.

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Ultima risposta 26/12/2006 22.46.06
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  28/11/2006 13:12:13
   7½ / 10
uona prova di Inarritu, che mette a confronto quattro popolazioni differenti e le loro nerosi, ossessioni, punti deboli e peculiarità: c'è il Marocco con la sua semplicità, gli Stati Uniti con il loro allarmismo, il Giappone con la sua cultura pop ipercinetica ed il Messico con il suo calore. Inarritu procede quindi per deframmentazione delle singole caratteristiche, arrivando a delineare un perfetto quadro dei suoi suoi personaggi chiave. Dopo un primo tempo in cui non sarebbe stato eccessivo gridare al capolavoro, la storia subisce però una battuta d'arresto, e l'episodio ambientato in Marocco finisce per prendere il sopravvento sia sull'ambientazione messicana che su quella giapponese. Proprio l'episodio giapponese è poi l'anello debole del'intera struttura, risultando fuori contesto e fondamentalmente poco sfruttato salvo che per il contrasto con la realtà arida del Marocco, sottolineato da una fotografia sublime.
Rimane comunque un fim appassionante e sentito, sicuramente da vedere.

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Ultima risposta 26/03/2007 15.10.35
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forzalube  @  26/11/2006 16:23:27
   6½ / 10
Solito film a storie incrociate di Inarritu. Qualche lentezza e qualche patetismo di troppo ed accompagnamento musicale discutibile, ma più che accettabile nel complesso.
Mi era piaciuto moltissimo Amores Perros, mi aveva deluso 21 grammi. Questo direi che va nel mezzo. Forse ci stava anche un 7.

giumig  @  22/11/2006 10:22:30
   8½ / 10
Bellissimo, per me il migliore di Inarritu per linearità, regia e sceneggiatura.
L'intreccio delle 4 storie è reso perfettamente, non ci si perde mai e la storia si lascia seguire in modo chiaro, creando sempre una certa attesa nello spettatore. Anche quella della giappponese, che potrebbe sembrare la piu "fuori" rispetto alle altre, ha lo scopo di far rilfettere lo spettatore, spiazzato da una serie di eventi che colpiscono gli altri protagonisti...

Un bellissimo film, sicuramente tra i migliori del 2006

grey 70  @  17/11/2006 15:33:48
   9 / 10
FINALMENTE!!! Era un po di tempo che non si vedeva un gran bel film come questo. Splendida la sceneggiatura, le tecniche di regia e del montaggio. Ottima la proposta dei sottotitoli. Il regista ci fa "sentire" il sapore delle diverse culture... crudo e realista al punto giusto credo sia uno dei più bei film no global che abbia mai visto in vita mia. Riesce a trattare i temi più complicati della contemporaneità con la più estrema semplicità. Notevole! Chi non riesce a vedere questo, vada pure ad "ammirare" le innumerevoli schifezze che girano nelle sale!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  17/11/2006 13:02:19
   8 / 10
Dopo Amores Perros e 21 Grammi,il regista messicano torna ad intrecciare storie e destini di esseri umani in esilio nel nuovo millennio,affidandosi ankora una volta alla brillante scrittura multilivello del suo sceneggiatore feticcio Guillermo Arringa.Violenza,sangue,drammacita'e il caso che sconvolge il quotidiano,sono ankora una volta il succo dell'opera di Inarritu:quattro nuove storie diverse consumate tra Giappone,Messico,Stati Uniti e Marocco.
Babel rappresenta la parte conclusiva della personale trilogia del regista:se in Amores Perros e 21 Grammi Inarritu affrontava tre storie in una prospettiva locale,con quest'ultima pellicola il baricentro della vicenda e'in grado di toccare culture diverse,in angoli diversi del globo.
Il regista rinuncia alla frammentazione temporale delle pellicole precedenti,sceglie un cast semiprofessionista(tranne per la coppia Pitt-Blanchett in vero e propio stato di grazia),dona estrema forza ai dialoghi lasciandoli per il 70 per cento in lingua madre(naturalmente sottolineati),con una devastante fotografia a completare l'opera.

PrincessLeila  @  16/11/2006 17:53:36
   5 / 10
Bene ho visto questo film 2 settimane fa...è stata la prima volta in tutta la mia vita che stavo per addormentarmi al cinema!!!!
A parte quel bel fusto di Brad Pitt...l'unica cosa interessante era il concatenarsi di eventi casuali che riuniva come un perfetto - e quasi diabolico - disegno divino, persone di diverse parti del mondo.
Ma troppo troppo troppo lento come film...e poi tutti quei sottotitoli...io che so' ciecata!!!
Mi spiace per Brad ma + di 5 nn gli do!!!

giancarlochille  @  14/11/2006 16:37:18
   7 / 10
Inarritu si conferma ottimo regista. Le sue doti in questo film sono esaltate dalla eccezionale scenografia. Anche la trama è molto interessante ed è bello vedere in che modo le storie si collegano in una che fa valutare le altre sotto un diverso punto di vista. Ovvero lo spettatore si fa un'idea ben precisa se considera le storie separatamente; tale idea viene stravolta nel momento in cui le considera da un punto di vista globale. Bello e mi sono divertito.

norah  @  13/11/2006 00:50:58
   7 / 10
Dopo 21 Grammi e Amores Perros(due film che ho amato tantissimo)Inarritu tenta il salto di qualità,anche se più che di qualità mi pare un salto all'indietro.
Il film si presenta di ottima fattura ,confezionato divinamente,ma al contrario delle due precedenti opere riesce a coinvolgere fino a un certo punto, complici una violenza un po'gratuita e una serie di storie collegate(per non dire appiccicate) tra di loro che francamente risultano poco credibili ;come quando a scuola ti insegnano che un tema è composto da tre parti: introduzione,svolgimento e conclusione,di solito con l'introduzione riesci a cavartela,svolgi il tema e poi ...E poi continueresti a scrivere pagine su pagine rischiando di dilungarti troppo,ma senza arrivare mai alla benedetta conclusione;ecco,questa é l'impressione che ho avuto guardando Babel.
Probabilmente se il film fosse stato realizzato da un altro regista l'avrei apprezzato molto di più,ma dal mio messicano preferito mi aspettavo qualcosa di veramente speciale.

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  12/11/2006 22:04:35
   7½ / 10
Confermando il suo stile personale, Inarritu, affiancato ancora una volta dal "suo" fidato, bravissimo sceneggiatore Arriaga, si spinge con Babel ad un'osservazione più globale delle meccaniche umane, in un vasto panorama di civiltà intercontinentali tra esse connesse. L'incontro può facilmente degradare nello scontro, in un affastellarsi di intrecci sempre più inevitabili e fitti di culture, a sottolineare l’imprescindibilità dei rapporti umani anche fra popoli diversi e lontanissimi, non solo geograficamente. Inarritu porta con sé la coscienza della “complicità”, per la quale le azioni di ognuno si riflettono (o possono riflettersi) all’altro capo del mondo. I continenti – e con essi le rispettive culture - non sono più isole autonome, slegate le une dalle altre, ma parti integrate di trama fitta, di una rete sempre più stretta e che rischia continuamente di far male. Alla base di questa rete c’è la comunicazione, difficile e impura, ambigua e distorta, poco democratica, ma ineluttabile. Le sofferenze che ciascuna componente etnica patisce sono dolorosamente uguali per tutti, ma le soluzioni ben differenti. E se per qualcuna di esse ci può essere il lieto fine, per altre non ce ne sarà mai uno, condannate a perpetuo vagare nei deserti del dolore.

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Ultima risposta 22/12/2009 15.40.57
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  11/11/2006 22:45:55
   8 / 10
E' fortissima la sensazione di essere davanti a un capolavoro, ma poi bisogna fare i conti con un finale che divide, ghettizza, reclama un mondo separato tra ingiustizie sociali e sospetta "conciliazione".
Di quel mondo, Inarritu esprime un'enorme "patologia del dolore", ma sembra rassicurarci che presto o tardi non ne faremmo parte, e quasi ci si dimentica, esattamente come nella realtà, di un uomo che ha perduto il figlio ucciso dalla polizia, e di una donna espulsa con un foglio di via dalla cosiddetta "democrazia perfetta" degli States.
Per essere un cinema che inaugura un nuovo linguaggio visivo e tecnico, occorre dire che a tratti è forte la sensazione che l'innovazione sia piu' apparente che reale.
Non è difficile capirne il perchè: se apparentemente è il film che non ti aspetti, se lo spettatore viene sottoposto a un'intensissimo mosaico dei mali del mondo, altrettanto consciamente è messo nelle condizioni di separarsene.
Complice una fotografia che definire splendida è poco (straordinaria la Tokyo filtrata in un gioco abbacinante di luci al neon à la Koyannisquatsi - magnifiche le immagini di certi anziani contadini marocchini, con le loro rughe e un senso infinito di bellezza genealogica), il film di Inarritu ha comunque un pregio difficilmente individuale nel cinema contemporaneo: le tre storie che si svolgono in tre località diverse sembrano magicamente celebrare anche una fortissima empatia con il cinema dei paesi preposti, quasi che l'analisi del regista messicano sia composta da un senso etnico-universale della rappresentazione cinematografica.
A Tokyo troviamo un'apologia della parola e del gesto che puo' ricordare Wong-Kar Wai, in Marocco le immagini fisse e il territorio brullo e silente fa pensare all'Iran di Kiarostami.
Non c'è quella che si reclama come "estetica del deserto" bensì una divisione collaterale tra il deserto oggettivo e quello soggettivo, che è il perno della (mancanza di) comunicazione delle tre storie.
Il "deserto individuale" puo' raggiungere anche lo spazio e il fragore di un disco-club quando il dono della parola non esiste, e la protagonista della storia cerca un contatto nello "spazio aptico" della sua mente.
C'è un deserto oggettivo, e un deserto umano, che è il piu' doloroso, perchè reclama voce al silenzio, al dolore, all'incomunicabilità
Per esempio, una coppia che sembra uscita da "the sheltered sky" di Bowles cerca di ritrovare il contatto perduto dopo un doloroso avvenimento che li ha separati per lungo tempo.
"Babel" vorrebbe assurgere all'affinità universale del dramma, esattamente quanto Resnais nel suo ultimo, bellissimo film, esibisce in pochi e ristretti spazi circolari, e per quanto assurdo possa sembrare entrambi i film sono complementari.
E' ovvio che nel "suo" Messico l'autore sia consapevolmente piu' a suo agio, e non a caso è il posto dove noi occidentali sentiamo di poterci sentire meglio.
Non è certo un paradosso: è appurato che la società di oggi funzioni in modo programmatico, essendo legittimo e prevedibile (certo non dovrebbe neanche esserlo) amare sempre il luogo dove la vita sembra (è?) tanto diversa dalla nostra.

La metafora di Inarritu è forzata, perchè è troppo specifico e forse banale che i contatti tra il mondo capitalista (Usa Giappone) e il cosiddetto "terzo mondo" sia diviso quotidianamente dalle barbare leggi dell'imperialismo (cfr. su tutti i due perni, i turisti occidentali cinici e senza cuore - la violenza della polizia marocchina per arrestare un presunto "colpevole" e quindi per non frenare l'impatto turistico.economico col mondo occidentale).
Lo stesso episodio della ragazza sordomuta è emblematico: non è forse coercitivo il bisogno (per quanto coraggioso e lodevole) di spingere lo spettatore a captare il senso di alienazione del suo handicap?
E ancora, possiamo forse negare che il gesto cosciente di un ricco (giapponese) provochi effetti terribili su un "mondo" meno fortunato di noi?
Dire che la risposta è no, significa accettare passivamente e con un senso di inevitabile fatalismo che questa realtà esiste, ma che non basta invitare noi stessi a riflettere e confessarla.

Stento comunque a credere di essere stato tanto duro: ho trascorso due ore appassionanti e dolorose, il cuore mi è andato piu' volte sottoterra, e quando ha ripreso a battere ha provato un certo disagio per le infinite sfumature che il mondo ci riserva. Un mondo che è aspro e violento come quello di Inarritu, ma che dovrebbe avere la forza di dirci di piu' di questo film.

Potrebbe non bastare, e allora anche un film a modo suo rappresentativo e spesso splendido come quello del regista messicano rischia di perdere la sua forza rivoluzionaria e approdare soltanto nel porto comodo fors'anche doloroso della nostra quotidianità

1 risposta al commento
Ultima risposta 24/12/2006 01.42.15
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alfrar  @  11/11/2006 14:28:00
   6½ / 10
Considerando Amores perros e 21 Grammi, questo film risulta di gran lunga inferiore.
Vuoi che la tecnica di regia di Inarritu e la sceneggiatura, pur con qualche modifica, rimangono sempre le stesse.
Non da oscar.

Spilbergo  @  11/11/2006 03:31:27
   8 / 10
Devo dire che è proprio un filmone. Esteticamente davvero interessante, con un paio di colpi da maestro(la sequenza in cui il proiettile ferisce Cate Blanchett non è da tutti girarla in quel modo) i tempi sono azzeccati e le storie interessanti. Da vedere senz'altro.

cieloduro  @  10/11/2006 14:53:33
   7½ / 10
Se non siete limitati mentalmente come kadhia questo film non potrà che emozionarvi.

2 risposte al commento
Ultima risposta 14/11/2006 14.06.01
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kadhia  @  09/11/2006 13:16:22
   4½ / 10
L'ho trovato veramente noioso, privo di ogni mordente, due ore e mezzo della mia vita buttate a vedere raccontare tre storie che non ti lasciano nulla, e ti comunicano ancora meno.

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Ultima risposta 12/11/2006 00.58.54
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luca  @  08/11/2006 00:01:54
   9 / 10
Con Babel Inarritu si conferma autore di primissimo livello.
Conoscevamo già il suo gusto nell'intrecciare storie diverse e lontane,storie drammatiche,toccanti....emozionanti.
Ma con questa opera alza il tiro; in un mondo sempre piu globalizzato e tecnologico , emerge drammatico il tema dell'incomunicabilità.....quella tra razze, tra culture...ma anche quelle tra sposi, tra padre e figlia, tra coetanei...
incomunicabilità causata dal pregiudizio.....dal razzismo....dalla paura di ciò che è sconosciuto.
E cosi storie di vita in mondi così diversi e lontani ( l'ipertecnologico Giappone, il folcloristico Messico, il sabbioso Marocco) vengono legate tra loro dalle bizze del Caso, e riunite in un unico grande, splendido puzzle.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  07/11/2006 20:54:07
   9 / 10
Un film bellissimo, imperdibile, che sintetizza drammi che assumono forma universale, laddove il eprsonale sembra essersi perso in questa babele umana, più babele tra membri di una stessa famiglia che tra nazioni con lingue diverse. A mio avviso il migliore del regista messicano e della stagione (insieme a Crialese). Unico difetto alcune forzature di sceneggiatura, dovute certo per rafforzare il messaggio, ma anche evitabili, ed un uso forse spropositato di mdp a stile "dogma".

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR bodego  @  07/11/2006 20:24:31
   8 / 10
Come già stato detto da altri utenti prima di me , Babel, ricorda in po' Crash-contatto fisico. E' vero, lo ricorda sia dal punto di vista della trama (questo ingarbugliamento di vicende però è reso meglio nel film di Haggish) che da quello del concetto che vuole esprimere: l' incumunicabilità odierna. Guardando Babel però si ha l' idea di vedere un film più impegnato rispetto a Crash forse per la totale assenza di umorismo (perchè secondo me in Crash c' è una sottile linea di fondo d' ironia e anche per questo il film di Haggish è superiore).Adesso, lasciando da parte Crash, posso affermare liberamente che Babel è un bellissimo film. L' episodio della giapponese (il più estraneo) è secondo me il più bello e il più riuscito dei tre (o quattro?) perchè è quello che emotivamente travolge di più e l' incominicabilità è diversa rispetto a quella degli altri episodi nei quali la barriera è la diversa lingua, cultura e civiltà e non un handicap.
Girato superbamente e con attori strepitosi Babel riesce a essere avvolgente seppur in certe parti risulti un po' lento (ho detto lento , non noioso).
Sicuramente da vedere.

suzuki71  @  07/11/2006 13:24:31
   9 / 10
Il villaggio globale in cui siamo, troppo unito da cento legami, tra ultimi e primi della terra...tre storie che si intrecciano e si influenzano, cento solitudini, la vita che insegue, ci lascia, ci abbraccia, ci costringe a terra...difficilmente ho visto un film recitato in modo più credibile, e con una regia pazzesca, con una splendida attenzione ai particolari, a fotogrammi brevi, a scene che seppur di pochi secondi necessitano di preparazioni lunghissime...musiche perfette, fotografia efficacissima...bellissimo.
p.s. Date il premio oscar alla Barraza (la tata), per favore!!

andreapau  @  07/11/2006 09:36:43
   5½ / 10
babel,ovvero quando il sistema di narrazione si sostituisce al contenuto stesso del film.cio' che in ventuno grammi rese intrigante una improbabilissima vicenda umana,in babel,rabbercia alla bell'e meglio tre vicende altrettanto improbabili e decisamente banali.la grandezza di altman o di p.t. handerson,è quella di non scadere mai nella caricatura..errore nel quale inarritu persevera.certo,non mancano gli spunti di riflessione importanti e la realizzazione è praticamente ineccepibile,ma personalmente mi ha annoiato questa specie di americanismo mascherato da terzomondismo.non siamo a livelli di si buana,ma poco ci manca.niente di peggio che uan macchina da presa in mano a un chicano con i soldi e la coscienza sporca.

10 risposte al commento
Ultima risposta 15/11/2006 09.27.39
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zambuten  @  06/11/2006 12:21:45
   8 / 10
Gran bel film, una perla ogni tanto capita in questa marea di insulse commediole e film horror "made in america".
Una delle chiavi di lettura del film e' anche quella dei rapporti fra figli/bambini e genitori/adulti, non credo, infatti, che la dedica finale del regista ai propri figli sia casuale.

Sig. Chisciano  @  05/11/2006 22:03:55
   8 / 10
Il tema esistenzialista di fondo mi ha ricordato Crash, il film di Inarittu però è più ambizioso e tratta diversi temi, l''incomunicabilità e la difficoltà di farsi toccare il cuore dalle persone assieme al tema della solitudine dell''uomo al quale è strettamente collegato pervade il film. Come in Crash anche qui le barriere sociali e culturali che allontanano la conoscenza degli altri e di se stessi vengono meno soltanto quando ci si "scontra", quando gli eventi perlopiù negativi portano a spogliarti delle convenzioni sociali mostrando ciò che si è dentro.
La globalizzazione esiste solo sull''avere e non sull''essere è quello che suggerisce una intelligente sceneggiatura. Il film non risulta lento, anche grazie ai numerosi cambi di paesaggio e realtà riesce a farti mantenere la concentrazione fino in fondo, però il tutto risulta un po pesantino, anche se i contenuti ci sono si poteva farli scivolare con più leggerezza, ma la pesantezza è un po una prerogativa di questo regista che a mio gusto risulta essere l''unico difetto delle sue pellicole.

Raff.x  @  05/11/2006 19:08:44
   7 / 10
Film che, alla maniera narrativa di 21 grammi, tratta il tema delle conseguenze causate dalle barriere sociali, stereotipiche e ideologiche ancor prima che linguistiche o geografiche.
Sebbene il tema in questione sia stato trattato, probabilmente in maniera più profonda, da film quali Crash Contatto Fisico, Iñárritu ci consegna una bellissima e toccante descrizione di mondi così differenti e culturalmente distanti.
Meno riuscito, purtroppo, il tentativo di correlazione fra gli episodi: solo un flebile elemento connette l'episodio giapponese al resto della storia, non riuscendo appieno a inglobarlo nella trama narrativa.
Ottime le interpretazioni (abbastanza marginale - in fin dei conti - quella di Kate Blanchett) di tutti gli attori, sebbene spicchino in particolare quelle, superlative, della ragazza giapponese e della badante messicana. 21 grammi è comunque lontano.

3 risposte al commento
Ultima risposta 06/11/2006 21.46.02
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Ciccio  @  05/11/2006 18:26:50
   7 / 10
Il film è costruito molto bene. Il regista ha già adottato questo tipo di narrazione per 21 grammi. Gli attori sono bravissimi. Specialmente la giapponesina. Però oltre l'astuta trovata del fucile (il male) che lega il destino di queste quattro vicende fino alla stretta di mano tra padre e figlia (il bene) non c'è un momento alto vero. Il film poi rimane irrisolto. Lascia (probabilmente volutamente) sospesi i personaggi e le loro vicende. Può essere anche interessante ma in questo caso no. Però è un bel film. Vedetelo.

claudihollywood  @  05/11/2006 12:22:02
   9 / 10
Che magnifico film! Profondo, poetico, doloroso. Da vedere.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  04/11/2006 14:33:16
   7½ / 10
Con un film dal titolo biblico, Innaritu alza il tiro e ci sforna un affresco sulla globalizzazione sceneggiato da Guillermo Arriaga, che ha scritto anche i precedenti Amores perros e 21 Grammi.
Un film sull'incomunicabilità odierna, resa ancora più acuta dalla confusione delle lingue, nella società della globalizzazione.
Un film struggente e doloroso, sulla solitudine dell'esistenza umana, incarnata dalla ragazzina giapponese sordomuta, emblema del film.
Innaritu riesce benissimo nel descrivere mondi e facce diversi tra loro: la solitudine primitiva del mondo rurale marocchino, la vitalità barocca del mondo messicano, spenta e umiliata dal cugino macho americano, l'incomunicabilità della società giapponese.
Peccato che la bravura del regista ceda all'estetismo rallentato e al compiacimento del dettaglio e che la vicenda giapponese sia un po' troppo slegata dall'ossatura principale del film, apparendo attaccata al resto del corpo filmico con un pretesto.

Segue Recensione

Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  04/11/2006 12:51:43
   8 / 10
un film sulla potenza della comunicazione,sul villaggio globale e tutte le conseguenze che comporta...ma anche un film sulle difficoltà dellla vita;
l'uso improprio di un'arma in una regione desolata del mondo scatena una serie di eventi in più punti del globo...tre storie diverse legate tra loro e tre diverse situazioni umane,tanto casuali quanto eccezionali..
alcuni quadri visivi sono fortememente suggestivi e tranne per qualche elemento tipicamente americano(il solito poliziotto americano di frontiera e qulache altro stereotipo..)il film merita tanto..brad è un attore maturo e in questo film dimostra tutta la sua bravura;è semplice ed efficacie;la giapponesina ha fatto scuola in questo film ein quanto ad audacia è imbattibile!! Cate Blanchette è semplicemente meravigliosa;

.....poi penso che in effetti c'è un legame che unisce un pò tutti e se fino a qualche tempo fa era solo una questione spirituale inarritu ne evidenzia l'aspetto più materiale e reale...

Invia una mail all'autore del commento Lukino  @  03/11/2006 01:15:09
   6½ / 10
qualche lungaggine di troppo il regista poteva risparmiarsela e mi sembra un po'' debole il pretesto per allacciare la storia della tizia giapponese, e il film non brilla in originalità, sia per la storia che per lo stile..

carino, ma un po' sopravvalutato..

(cmq bravissimi brad pitt e cate blanchett soprattutto..)

zio85  @  31/10/2006 10:47:10
   9½ / 10
Un vero capolavoro. Inarritu torna sugli stessi temi degli eccellenti Amores Perros e 21 Grammi, e questa volta ne esce un film se possibile ancora più forte, coinvolgente, struggente.
Tre storie in tre luoghi lontanissimi ma legati da un solo evento, un colpo di fucile, sparato per errore.
Regia perfetta (meritatissimo il premio di Cannes), fotografia eccellente, musiche azzeccatissime, interpretazioni ottime, tutte, dalla prima all'ultima, da Brad Pitt a Gael Garcia Bernal.
Uno dei migliori film drammatici mai realizzati a mio parere. Imperdibile.

andreani5  @  30/10/2006 14:17:53
   9 / 10
Assolutamente imperdibile, intenso, superbamente girato da Inarritu, bravissimi attori, su tutti secondo me l'interprete di Amelia; non lo trovo lento come visto in alcuni commenti precedenti, anzi l' intensita' e la forza di alcune scene e' valorizzata da alcuni passaggi non velocissimi.
Inarritu con questo film si conferma uno dei migliori registi in circolazione, e secondo me, dopo Amores Perros e 21 grammi, si consacra definitivamente.
In poche parole, da OSCAR

bongha  @  29/10/2006 18:03:42
   8 / 10
Finalmente un bel film da vedere, è sullo stile di Crash e Magnolia ma molto più intenso, il premio per la miglior regia secondo me è meritatissimo.
Un film che alla fine di fa pensare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR bellin1  @  29/10/2006 09:46:57
   5 / 10
Una mezza delusione.Unisce 3 storie lontane (in giappone, marocco e messico) ma che in parte si intrecciano tra loro ....Non avrei assolutamente dato il premio come migliore regia a Cannes ma casomai, se era inevitabile dargli una statuetta ,alla fotografia decisamente buona.
Caratterizzato da una lentezza incredibile ( soprattutto la parte giapponese) e con diversi buchi narrativi il film si lascia apprezzare solo a tratti con buoni spunti ...ma ci sono anche scene decisamente fuori luogo e del tutto gratuite.Insommaun' occasione mancata. con un B.pitt sufficiente.
In definitiva questo film e con il suo finale dove vuole arrivare??Non si sa.
Mediocre.5.

Invia una mail all'autore del commento EnglishRain  @  28/10/2006 03:48:46
   6½ / 10
Ottima regia (infatti è stato premiato a Cannes), ottimo montaggio,scenografie e fotografia da professionisti del cinema. Ma ragazzi che lentezza!!! A volte estenuante. Ok anche in 21 grammi era così, ma qui a volte si tocca l'apice. Un film che girato in modo normale durerebbe 1 ora..qui viene raddoppiato. Francamente certe scene potevano esser accorciate, altre andavano bene così.
Vi sono scene obiettivamente bellissime,ma per quanto riguarda la sceneggiatura e il filo dell'intreccio e trama arriva a mala pena alla sufficenza. Insomma rischia di annoiare pesantemente.Bello il messaggio di fondo, peccato che rischiavo di addormentarmi.

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A cura di The Gaunt

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ANYWHERE ANYTIME
Locandina del film ANYWHERE ANYTIME Regia: Milad Tangshir
Interpreti: Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

HIT MAN - KILLER PER CASO
Locandina del film HIT MAN - KILLER PER CASO Regia: Richard Linklater
Interpreti: Glen Powell, Adria Arjona, Austin Amelio, Retta, Sanjay Rao, Molly Bernard, Evan Holtzman, Gralen Bryant Banks, Mike Markoff, Bryant Carroll, Enrique Bush, Bri Myles, Kate Adair, Martin Bats Bradford, Morgana Shaw, Ritchie Montgomery, Richard Robichaux, Jo-Ann Robinson, Jonas Lerway, Kim Baptiste, Sara Osi Scott, Anthony Michael Frederick, Duffy Austin, Jordan Joseph, Garrison Allen, Beth Bartley, Jordan Salloum, John Raley, Tre Styles, Donna DuPlantier, Michele Jang, Stephanie Hong
Genere: azione

Recensione a cura di The Gaunt

archivio


LA ZONA D'INTERESSE
Locandina del film LA ZONA D'INTERESSE Regia: Jonathan Glazer
Interpreti: Christian Friedel, Sandra Hüller, Medusa Knopf, Daniel Holzberg, Ralph Herforth, Maximilian Beck, Sascha Maaz, Wolfgang Lampl, Johann Karthaus, Freya Kreutzkam, Lilli Falk, Nele Ahrensmeier, Stephanie Petrowitz, Marie Rosa Tietjen, Ralf Zillmann, Imogen Kogge, Zuzanna Kobiela, Julia Polaczek, Luis Noah Witte, Christopher Manavi, Kalman Wilson, Martyna Poznanski, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Andrey Isaev
Genere: drammatico

Recensione a cura di Gabriele Nasisi

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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