the artist regia di Michel Hazanavicius Francia 2011
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the artist (2011)

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locandina del film THE ARTIST

Titolo Originale: THE ARTIST

RegiaMichel Hazanavicius

InterpretiJean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, James Cromwell, Missi Pyle, Penelope Ann Miller, Malcolm McDowell

Durata: h 1.40
NazionalitàFrancia 2011
Generesentimentale
Al cinema nel Dicembre 2011

•  Altri film di Michel Hazanavicius

Trama del film The artist

Hollywood 1927. Georges Valentin è un divo del cinema muto. La vita sembra sorridergli finché l'avvento del film sonori lo condannerà all'oblio. Peppy Miller, giovane comparsa, sta invece per esssere lanciata nel firmamento delle star. Il film racconta i loro destini incrociati.

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Voto Visitatori:   8,10 / 10 (164 voti)8,10Grafico
Miglior filmMiglior regia (Michel Hazanavicius)Miglior attore protagonista (Jean Dujardin)Migliori costumi (Mark Bridges)Migliore colonna sonora (Ludovic Bource)
VINCITORE DI 5 PREMI OSCAR:
Miglior film, Miglior regia (Michel Hazanavicius), Miglior attore protagonista (Jean Dujardin), Migliori costumi (Mark Bridges), Migliore colonna sonora (Ludovic Bource)
Miglior filmMigliore regiaMiglior attrice protagonista (Bérénice Bejo)Migliore fotografiaMigliore scenografiaMiglior colonna sonora
VINCITORE DI 6 PREMI CÉSAR:
Miglior film, Migliore regia, Miglior attrice protagonista (Bérénice Bejo), Migliore fotografia, Migliore scenografia, Miglior colonna sonora
Miglior film commedia o musicaleMiglior attore in un film commedia o musicale (Jean Dujardin)Miglior colonna sonora (Ludovic Bource)
VINCITORE DI 3 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior film commedia o musicale, Miglior attore in un film commedia o musicale (Jean Dujardin), Miglior colonna sonora (Ludovic Bource)
Miglior attore (Jean Dujardin)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior attore (Jean Dujardin)
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Voti e commenti su The artist, 164 opinioni inserite

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ilgiusto  @  05/03/2012 09:33:10
   7 / 10
Davvero carino, una buona idea, ben fatto, ben recitato, molto curato, ricco di trovate intelligenti e simpatiche, per cui, di fronte a tanto impegno non posso che dargli un voto nettamente positivo.
Peccato però che mi abbia lasciato abbastanza freddino, il che, in un film catalogato come 'sentimentale' non è certo una buona cosa!
Per cui non vado oltre il 7.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  05/03/2012 01:59:44
   9½ / 10
Questo non è un film sul genere muto, nè un film d'amore: è un film sul cinema.

Il passaggio dal muto al sonoro che stroncò la carriera a tanti attori e registi di allora è stato il più sconvolgente della storia della Settima Musa.

E, attraverso una via che spesso entra nel metacinema (solo Mario Bava e Jodorowsky avevano osato prima addentrarsi in tali rischi), Hazanavicius ripercorre un periodo che è anche un'era: dall'age d'or hollywoodiana al "viale del tramonto" coincidente guarda caso con il crack della borsa del '29.

I divi smettono di essere divi, ma l'omaggio al cinema in tutti i suoi aspetti e' sempre presente.

E nulla è lasciato al caso: dalle riviste inquadrate ("Variety", a tutt'oggi la bibbia del cinema mondiale) a "Hollywooland" (prima che diventasse semplicemente Hollywood) sulle colline, passando per un pre-Asta (o Lassie) fino al "Lonley man", titolo malaugurato a tutti gli attori, ed il protagonista in particolare, abbandonati dalla dura legge del cinema.

Il lieto fine coincide con la nascita del Musical: e con una bella storia d'amore. A mio giudizio un grande film, uno dei più belli degli ultimi anni.

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Ultima risposta 30/07/2012 10.10.02
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g.marco  @  04/03/2012 20:26:33
   8 / 10
Voto 8 per l'originalità e per il coraggio della proposta: scommettere su un film muto nel XXI secolo è appannaggio di pochi.
Il film entra "a gran voce" nella concezione odierna di cinema, dove gli effetti speciali sono il pane quotidiano di registi e scenografi; si distingue per le colonne sonore e per l'espressività degli attori.
La trama riflette il messaggio diretto allo spettatore: in un mondo dove tutto è già noto e vissuto, occorre adattarsi alla modernità.
Il colpo può essere fatale per alcuni e allora si ricorre al compromesso, come, ad esempio, un film muto che fa balzare indietro negli anni...

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theandroidrunne  @  03/03/2012 17:44:31
   6½ / 10
Apprezzo il coraggio della produzione! Divertente e geniale.. ma dopo un pò mi ha stancato..
Non è certo un film per le masse, ma solo per critici secondo il mio parere.

1 risposta al commento
Ultima risposta 03/03/2012 19.17.16
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  03/03/2012 16:53:21
   8½ / 10
Un grande film, non naturalmente per la storia banale in sè per sè, quanto per come è stato girato e soprattutto recitato. Per una volta abbiamo riapprezzato le qualità di un attore che sono soprattutto nella mimica piuttosto che nel parlato, come accadeva ai tempi del muto. In questo Dujardin è pazzesco e anche gli altri attori (la protagonista, il produttore e anche il cane) sono bravissimi. La ricostruzione dell'epoca mi è sembrata un altro pezzo forte del film, aiutata da una colonna sonora che pure ricorda i film muti.
The artist è una risposta a distanza al Viale del tramonto di wilderiana memoria con un finale però da happy end. Camei riuscitissimi per Goodman e Mcdowell.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  02/03/2012 16:28:35
   6 / 10
L'aspetto più interessante rimane quello metafilmico (e paradossale): il regista teletrasporta il pubblico moderno dall'era del 3D all'epoca del muto; anche la storia d'amore tra l'attore in declino e la diva emergente è vissuta all'interno di un cambiamento tecnico cinematografico, ma in direzione opposta: il muto va in crisi a causa dell'avvento del sonoro.

Per il resto vale più o meno lo stesso discorso dei film di Tarantino. Cambiano gli ambienti, i generi, i soggetti ecc. ma per quanto mi riguarda pure in peggio. Se la parte formale è proposta con una certa inventiva, la trama replica tutti i cliché hollywoodiani dagli anni '20 in poi.

Un curato omaggio all'industria cinematografica delle atmosfere preconfezionate e dei facili sentimentalismi, in sostanza. Difatti Hollywood ringrazia e ricambia.

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Ultima risposta 10/04/2012 19.54.28
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zakfett  @  02/03/2012 13:59:49
   8 / 10
Bello e leggero ma che cura nei dettagli.
Davvero un film "coraggioso" (un film muto in b/n) che ha meritato i riconoscimenti internazionali avuti.

sonoalessio  @  01/03/2012 16:57:51
   7½ / 10
più carino di quanto mi aspettassi e bellissima la protagonista. tuttavia secondo me non vale i 5 oscar.

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Ultima risposta 01/03/2012 17.04.14
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  29/02/2012 16:23:16
   7½ / 10
Film di gran classe, piacevolissimo e originale nella struttura, meno nella storia, ma penso che questa non sia stata il punto focale dell'opera di Hazanavicius. che rappresenta una ventata d'aria fresca , ma per la quale cinque premi Oscar mi paiono eccessivi. Sicuramente meritato quello a Dujardin.

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Ultima risposta 29/02/2012 16.39.28
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thetruth34  @  29/02/2012 11:47:42
   7½ / 10
bella storia film che si farà apprezzare soprattutto in questi tempi per la sua unicità. io avrei assegnato anche l'Oscar al cane come miglior attore non protagonista, troppo forte! :-)

MarkTheHammer  @  28/02/2012 02:42:15
   8½ / 10
SUBLIME.
Una ventata d'aria fresca con uno stile in disuso da quasi un secolo.
Unico, scorrevole, estremamente d'atmosfera, fotografato divinamente, recitato magistralmente, diretto perfettamente (il regista, nel corso del film, ha ripercorso diversi tagli registici, ognuno rappresentante di un'epoca diversa della storia del cinema). Degno vincitore dei premi più ambiti agli oscar (regia, miglior film e miglior attore protagonista, oltre costumi e colonna sonora perfetti).
Un omaggio alla storia del cinema, imperdibile.

charles  @  22/02/2012 21:58:24
   6½ / 10
Un film gradevole, originale, gli attori sono davvero bravi, ma... mancano il colore e il sonoro! Sarà anche poetico rinunciare a quanto la tecnologia neglianni ci ha regalato, ma qui francamente qualcosa mi sfugge.
Voglio divertirmi a fare alcuni accostamenti: "La Rosa purpurea del Cairo" non era forse più romantico? "L'Ultima Follia di Mel Brooks" non era forse più divertente? "Nuovo Cinema Paradiso" non era forse un omaggio al cinema più riuscito?
Ciò detto, a parte qualche momento di noia, un'opera certamente godibile, della quale passata l'euforia ci dmenticheremo.

ValeGo  @  20/02/2012 20:09:05
   9 / 10
Magia..si è letteralmente travolti dalla magia di questo film..che belli gli attori, bello il bianco e nero, bello il muto...Un gioiellino dei nostri tempi ispirato ai tempi passati!Che classe!

Sakurambo  @  11/02/2012 17:34:27
   8 / 10
Non sarà un capolavoro, forse solo un ottimo e brillante omaggio, ma di sicuro questi sono i film per cui ha ancora senso andare al cinema.

aldo palmisano  @  05/02/2012 22:06:38
   8 / 10
nonostante lo scetticismo (è un film che stanno promuovendo e "pompando" ovunque da mesi oramai) devo ammettere che in effetti è davvero un bel film.
la musica coinvolgente e l'interpretazione di dujardin incredibile. una trama ben sviluppata, i momenti emozionanti sono stati numerosi

Martofrog  @  05/02/2012 11:29:03
   7 / 10
Idea interessante, film ambizioso ben riuscito, obiettivo centrato, ma purtroppo non mi ha conquistato.

goldrakeone  @  04/02/2012 22:05:43
   10 / 10
E' magia pura, incantevole...
Fa bene agli occhi, al cuore...lo rivedrei all'infinito per quanto mi è piaciuto.

Invia una mail all'autore del commento tnx_hitman  @  04/02/2012 07:35:28
   7 / 10
Grande esercizio di stile misto a storia scorrevole e personaggi molto teneri.Coinvolgente a tratti e comunque tutta l'operazione è coraggiosa nel riportare un certo tipo di genere di film nel 2011-12.John Goodman in questo film è stato inaspettato ma la sua comparsata l'ho molto gradita.È un semplice 7 per due cose:

1-un film muto(per metà film ma comunque la scelta è stata lo stesso azzardata per omaggiare i film di Chaplin)che ha fatto presa veramente sugli spettatori e ha fatto capire che ci si puó divertire e commuovere ancora adesso anche senza alcun dialogo è stato quello che io ritengo la più grande soddisfazione del decennio ormai passato ovvero quel Capolavoro(e se lo merita tutto questo aggettivo)che è WALL-E.Quindi The Artist beh sei stato un tantino superato non credi?

2-è un buon film ben fatto e godibile ai molti.Ma cosa sono 10 nomination??E dire che per questo film da premiare a tutti i costi potevano benissimo esserci al suo posto la regia di Refn in Drive,la colonna sonora di Drive o di Alexandre Desplat in HP E I Doni Della Morte Parte 2 o addirittura azzardo a dire la sceneggiatura scritta ad esempio per Carnage di Polanski(non dimentichiamoci di questa perla).

Va beh staremo a vedere come andranno gli Oscar..come è successo che Il Discorso Del Re o The Millionaire sono andati nel dimenticatoio(seppur bei film che non si meritavano gli Oscar che hanno preso,e pensiamo anche a Shakespeare In Love)anche questo qui secondo me fa la stessa fine.

Cmq rimane solo un film abbastanza carino ma non così emozionante o travolgente da farmi gridare al capolavoro.Saluti da tnx.C'è solo da incrociare le dita per le nomination per MoneyBall in quei giorni...

yeyegirl  @  03/02/2012 22:32:40
   6 / 10
sarà che non l'ho visto al cinema, ma non mi ha fatto impazzire..inizio carino, ma da metà in poi l'ho trovato pesante con



Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

pensavo fosse più leggero e brioso!

TheLegend  @  01/02/2012 02:27:22
   7 / 10
Un omaggio al cinema muto riuscito ma lontano dall'essere un capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  31/01/2012 13:13:23
   6½ / 10
La storia non è certo un granchè,poco coinvolgente e molto prevedibile in ogni minimo risvolto.
Resta la simpatia per un progetto sufficientemente curioso anche se non caso isolato come molti lo hanno dipinto,qualcuno ricorda "Dr. Plonk" di Rolf De Heer?ecco,la differenza probabilmente sta nel fatto che Cannes,dove "the Artist" è stato presentato, ha una maggiore visibilità del Festival di Roma,kermesse che ospitò a suo tempo la pellicola del regista olandese.
Ad Hazanavicius va concesso di essere riuscito a riesumare con eleganza certe atmosfere retrò,la forma è impeccabile ed il cast diretto in modo perfetto.La versatile coppia Dujardin/Bejo sembra davvero sbucare da un film degli anni '20,divertente poi notare attori come John Goodman o Penelope Ann-Miller aderire molto bene a quest'estetica cinematografica ormai morta e sepolta.
Hazanavicius si fa beffe della sguaiata ostentazione del cinema attuale dove i sentimenti sono spesso "urlati", si spoglia dell'ausilio della parola e si affida solo alla mimica,ai gesti e a un accompagnamento sonoro,non sempre all'altezza a dire il vero,in cui la sua coraggiosa sperimentazione in omaggio al cinema muto ispira simpatia.Per quanto però non si possa negare che la vicenda fluttuante tra melò,dramma e commedia,sia venata da quell'innocente semplicismo che contraddistingueva molte pellicole di quell'epoca,in memoria quindi di una forma espressiva il più fedele possibile in quello che rimane più che altro un intelligente e furbo esercizio di stile.
Gradevole ma non certo irrinunciabile,sarà anche per lo smanceroso tema trattato con metaforuccia elementare nel contrasto tra vecchio e nuovo,ovviamente applicabile anche al rinnovamento cinematografico,non sempre indispensabile (leggi 3D sbattuto in qualsiasi sciocchezza), di cui il protagonista è indiscutibile simbolo ancorato ad un passato che gettare dalla finestra sarebbe un grave errore.
A questo punto però mi chiedo,non varrebbe la pena di riscoprire veri capolavori del cinema muto come "Metropolis","La Corazzata Potemkin" ,"Aurora" e via dicendo?
Un omaggio tanto garbato quanto velocemente archiviabile,il cagnolino però è da 10.

kako  @  31/01/2012 12:56:43
   8½ / 10
sono partito prevenuto nei confronti di questo film, ma dopo la visione ho dovuto decisamente ricredermi. Film brillante, coraggioso e magico. Mi ha coinvolto, nonostante la trama non sia originalissima, ma una storia semplice e dolce che diverte e ti lascia con un espressione soddisfatta stampata in faccia. Belle le musiche e veramente bravi i due attori, molto espressivi senza risultare forzati, nel trasmettere una storia non parlata.

speXia  @  30/01/2012 21:54:12
   9 / 10
Film originale e ben fatto, ricrea perfettamente la classica atmosfera delle commedie sentimentali più antiche. Belle musiche, bravissimi gli attori e strameritata la candidatura al protagonista. Inoltre The Artist, con la sua semplicità, dimostra, nel caso qualcuno non l'abbia ancora capito, che non bastano effetti speciali a palate per rendere bello un film.
Imperdibile!

Crazymo  @  30/01/2012 21:36:09
   8½ / 10
Bello. Originale idea, grandi attori, non sapevo ci fosse John Goodman, grande sorpresa! Il finale con il parlato un pò scontato ma... per il resto veramente bellissimo.

Gruppo COLLABORATORI Mr Black  @  30/01/2012 15:13:36
   8 / 10
Sta a vedere che un film muto frega tutti i grossi prodotti di Holly! Una storia davvero delicata con grandi interpreti.

GoodDebate  @  30/01/2012 07:42:42
   9 / 10
E' stupendo. Mi ha regalato una settimana di buonumore. E' elegante, poetico, e i protagonisti son magnifici.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  29/01/2012 11:20:53
   8½ / 10
Un film che incanta, un omaggio al cinema nella sua totalità. Soprattutto una presa di coscienza sul passato e sul futuro.
Attori in stato di grazia danno vita ad una piccola grande magia sullo schermo.
Senza parole un film che racconta un mondo; immagini vivide e nostalgiche in un bianco e nero da sogno.
Film poetico, originale, da vedere.

Lory_noir  @  28/01/2012 23:30:06
   9 / 10
Eccezionale. E' molto difficile vedere film tanto originali, ispirati e straordinari. Unisce in maniera ineccepibile il classico antico con l'innovativo.

clubdelmariachi  @  28/01/2012 15:29:18
   7½ / 10
Grazie a Hazanavicius ho visto un film muto nel 2012, e questo è già un punto in più!
Il film è ben fatto, e ottimamente recitato (grande Dujardin, voglio i suoi baffetti!!).

Quello che manca secondo me è il ritmo nella seconda parte, perchè dopo le sfortune del protagonista il film si siede un po, complici anche le musiche carine ma non memorabili.

Non ha una gran storia originale o dei grandi momenti di pathos, però ragazzi The Artist è registicamente ottimi nel suo ormai estinto genere, quindi VA VISTO per principio secondo me!

david briar  @  25/01/2012 17:44:56
   4½ / 10
Ma veramente è il principale favorito all'Oscar?Cosa si erano bevuti quando ieri hanno annunciato 10 nomination per questo filmetto?

Mi è difficile capire i motivi che hanno spinto il pubblico e la critica ad acclamarlo come un capolavoro.La sceneggiatura fa proprio schifo:si sprecano le scelte poco convincenti,le soluzioni semplici,le scene superflue e le trovate furbe.
Tutti hanno detto che era un rischio fare un film muto in questo periodo.Certo,ma se poi il film è fatto per piacere a tutti,con una storia che sembra fatta apposta per non essere coraggiosa,e che si risolve in un modo più scontato,banale e paradio* man mano che va avanti,è difficile trovare qualcosa che si distingue per originalità e coraggio.Nomination per la sceneggiatura?Ma siamo seri?

Il regista Hazanavicius se la cava,ma non va mai oltre il compitino ben fatto,un po' troppo per considerarlo fra i cinque migliori registi dell'anno,visto che poi hanno snobbato Refn per "Drive".
Il comparto tecnico è buono,ma il film ha il difetto di non sembrare assolutamente del passato,non si respira quell'atmosfera,sembra una furbata,o al massimo un esercizio di stile,inutile e noioso.
La colonna sonora inizialmente è molto piacevole,ma poi ci si accorge che è ripetitiva fino alla nausea,tanto da risultare irritante.

Mi ha lasciato freddo per tutta la durata,senza un minimo di coinvolgimento ed emozione,mai mi son sentito vicino al protagonista,addiritura sul finale

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. E,per parlare del finale,era proprio necessario farlo così lungo,peraltro con una scena che rovina ancora di più la scarsa atmosfera del passato che si dovrebbe respirare?
E la durata è un altro dei tanti problemi della pellicola.Era proprio necessario superare i 90 minuti per una storia così esile,con una seconda parte in cui praticamente non c'è nessuna svolta a livello narrativo,inserendo un sacco di scene di cui non si sarebbe sentita la mancanza?

Peccato,perchè l'inizio non sembrava male,perlomeno fino al momento in cui lui incontra lei,cioè il primo quarto d'ora.Dopo,una serie di sviluppi prevedibili,tant'è che a un certo punto mi son chiesto perchè continuassi a guardarlo,visto che avevo già capito come sarebbe finita.Ho continuato nella speranza di qualche sorpresa,cosa che purtroppo non è avvenuta.
Non funzionano tantissimo le didascalie,in diversi casi se ne poteva fare a meno.

Jean Dujardin e Bérénice Bejo sono bravi,come il resto del cast,ma comunque non bastano a salvare la baracca,vista la storia che si ritrovano fra le mani.

In conclusione,oltre ad avermi annoiato,"The artist" mi ha profondamente irritato.Per avermi fatto perdere tempo,e soprattutto perchè sta dominando la stagione dei premi,mentre preferirei si premiassero pellicole un pochino più coraggiose ed emozionanti,anche se di quest'anno ho visto poco.I titoli superiori a questo,comunque,non mi sembra che manchino,e se mancano allora è proprio un'annata di basso livello..

19 risposte al commento
Ultima risposta 19/03/2012 20.26.37
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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  24/01/2012 22:45:05
   9 / 10
"Coltivavo la fantasia di realizzare un film muto. Ma soprattutto perché una scelta di questo genere impone a un regista di affrontare le proprie responsabilità e di adottare un modo molto particolare di raccontare una storia. Non è più compito dello sceneggiatore o degli attori raccontare la storia: spetta solo al regista farlo. E' un tipo di cinema dove tutto passa attraverso le immagini, attraverso l'organizzazione dei segni che un regista trasmette agli spettatori. E poi è un cinema molto emozionale e sensoriale. E' un lavoro appassionante. Mi sembrava una sfida magnifica e sentivo che se fossi riuscito a portarla a termine, sarebbe stato molto gratificante".
"Una sfida magnifica". Questo è coraggio. Cinematograficamente ci si comincia ad annoiare anche del 3D, è già acqua passata, la tecnologia guarda avanti. Pensare di proporre oggi, a telespettatori che sbuffano per la mancanza di idee nuove e sempre più insofferenti una pellicola in bianco e nero stile anni 30 come minimo comporta il rischio di oblio per i prossimi 20 anni, per la maggior parte degli appassionati delle sale, oggi il cinema muto è come la kriptonite per superman, molti preferiscono la sala d'attesa del medico ignari che l'intensità trasmessa da quelle immagini non è seconda a nessun altro genere di cinema, è semplicemente diversa, ineguagliabile. Forse questo gioiello potrà servire a stimolare la voglia di qualcuno che soddisfatto e incuriosito andrà a cercarsi qualche capolavoro degli anni 20 e 30, scoprirà parole come espressionismo, surrealismo ed avanguardia, scoprirà l'intensità e la profondità degli sguardi che sostituiscono la parola, scoprirà la fatica che facevano registi e attori per lavorare in certe determinate condizioni. Quel mondo non c'è più, tutto è cambiato, ma quel mondo è la storia del cinema, un monumento indistruttibile che meritava questo tributo.
Mi affascina pensare che nel 2112 gli spettatori vedendo un film al cinema in 3D proveranno la stessa nostalgia che abbiamo provato noi nel vedere questo gioiello bianco e nero, chissà che evoluzione seguirà la tecnica cinematografica da qui a 100 anni, sarà la stessa dei cento passati? Il sonoro, il cinemascope, il technicolor, passaggi fondamentali e inevitabili che ci hanno portato oggi a godere di effetti speciali allora inimmaginabili. Non tutti hanno accettato serenamente l'avvento del sonoro qualcuno lo definì il parlato "un fastidioso drappeggio colorato sopra un monumento di marmo", molti attori ed attrici entrarono in depressione vedendo venir meno l'esigenza di quella capacità teatrale con tanta fatica acquisita. Quella pantomima indispensabile per trasmettere le emozioni soltanto con gli sguardi non era più necessaria, anzi interferiva negativamente con il nuovo che avanzava.
Magicamente, in pochi fotogrammi, il regista sintetizza un passaggio epocale, all'uscita da una prima, il divo di Hollywood George Valentin si fa fotografare tra le braccia di una ragazza, lei diventerà Peppy Miller simbolo dell'avvento del sonoro, Valentin rimarrà ancorato ed imprigionato alla sua vera, unica passione: il cinema muto.
Le cose possono piacere e non piacere, noi obbediamo ai nostri sensi, giudici del bene e del male, i quali ci fanno apprezzare cose che magari ad altri non piacciono, soltanto che a questa funzione poi deve presiedere la ragione, la quale a sua volta dovrebbe metterci in guardia su quello che pensiamo possa non piacerci, ritengo non sia da persone ragionevoli andare a vedere un film muto in bianco e nero prevenuti e poi starlo a criticare nonostante le indubbie qualità, trovo che sia invece da idioti entrare in sala NON sapendo di star per assistere ad un film muto e per tale motivo iniziare a fischiarlo. E' successo anche questo.

3 risposte al commento
Ultima risposta 31/01/2012 06.53.22
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the Good  @  24/01/2012 18:15:00
   8 / 10
Un film d'altri tempi o film per tempi nuovi a voi la scelta!!

Crimson  @  22/01/2012 21:32:58
   7½ / 10
La grandezza di questo film è che si camuffa egregiamente da film muto: The Artist è un film muto a tutti gli effetti, che precorre i tempi, che anticipa l'era del sonoro descrivendone l'inevitabile e per molti versi doloroso avvento. Racconta il momento della rottura tra due modi di fare Cinema e non solo, due filosofie di espressione artistica differenti ma appartenenti al medesimo universo. La sequenza dell'incubo è straordinaria: in pochi secondi viene tratteggiata la prepotenza con cui si è affermato il Cinema sonoro, spodestando ciò che già per molti diventava qualcosa di sorpassato. The Artist ci ricorda che il Cinema è costituito imprescindibilmente dal linguaggio muto e verbale, perché è immagine e parola, e il messaggio veicola attraverso un percorso naturale, nel corso del quale l'immagine stessa si modifica e si rinnova ma la sua forza intrinseca resta immutata. Seguiamo di pari passo l'evoluzione del linguaggio accogliendo costantemente la ricchezza rivelata mediante ciascuna espressione artistica manifestata. Cast straordinario e freschezza d'intenti fuori dall'ordinario. Un film per chi ama il Cinema nella sua interezza. Per gli pseudocinefili vetero-impallinatori lo scotoma è persistente: guardano un film ultratecnologico e straripante di effettacci speciali e scrivono che "il problema è che il canovaccio segue lo stereotipo perdita/riconquista"; poi dinanzi ad un film che deve necessariamente vertere su tale architettura perché altrimenti non potrebbe esprimere la propria natura alternativa e questa volta sì, d'avanguardia – sempre "alla faccia" degli indesiderati effettacci da era digitale – continuano a storcere il naso perché si limitano a seguire la narrazione in attesa di stravolgimenti (tipici del cinema sonoro a cui hanno fatto l'abitudine) che non avverranno mai e poi mai. Perché per sembrare (o essere?) qualcosa bisogna ineludibilmente indossarne le vesti: pertanto assistiamo alle cadute dei film muti, al poliziotto beota, al manager che cura solo i propri interessi, alla diva col neo, al barista che trascorre la giornata a pulire i bicchieri, ai titoloni in prima pagina che si rincorrono precipitosamente per scandire una successione temporale. Occorre svestire l'abitudine e accogliere la naturalezza e la creatività di quest'opera d'arte che ha il pregio di racchiudere antico e moderno in un'unica scatola preziosissima.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  22/01/2012 19:17:47
   9 / 10
Questo era il cinema!


Un esercizio stilistico che non diviene un revival fine a sé stesso, ecco cos'è The Artist. Ed è più che apprezzabile e coraggiosa, è da lodare solamente l'idea di Hazanavicius di rendere il suo film realizzato con tecniche da cinema muto una sorta di discorso che utilizza il metacinema, la metafora e i simbolismi per parlare proprio del cinema stesso. E quindi, vedete, The Artist è un film sul cinema che parte dal proprio discorso all'interno dello stesso.

è anche una storia d'amore tormentata ma che non ha bisogno di "Ti amo" e baci per rendersi in tal modo ancora più spontanea, laddove i protagonisti sono riflessi di un'epoca e di un modo di pensare che va attualizzato ai giorni nostri: Georges è un testardo, coerente fino alla morte che non accetta la novità del sonoro. Peppy è una sua ammiratrice ma anche una nuova stella del sonoro, e il loro dovrebbe essere un amore impossibile anche se poi nel finale si vedrà che non è così. Qui il regista riesce a coniugare il suo messaggio di un cinema nuovo, capace di mutare forma restando fedele a sé stesso e quindi si assume già per sé il trionfo di una vittoria: The Artist come il suo protagonista che si considera tale, appunto, come Hazanavicius che dirige e scrive una pellicola d'altri tempi ma con una leggerezza e coscienza attuale che riesce a colpire e a non annoiare mai. Non c'è una forzatura che sia una. Non c'è un tono comico o drammatico, e i due si mischiano con una naturalezza impressionante dando vita a quello che può essere definito come un film di ampi respiro, apprezzabile da tutti. Anche da quei buzzurri che denigrano un film attuale perché in bianco e nero, o peggio ancora senza sonoro.
Il cinema che riflette su sé stesso, sul suo passato e sul suo oggi: come interpretare altrimenti sequenze come quelle degli incubi del protagonista sul sonoro, dove lui non riesce a pronunciare parola e tutte le cose che fino ad allora vivevano in un mondo ovattato dalle musiche di un'orchestra invece strepitano e abbaiano e ridono? Dove perfino una piuma che si posa con leggerezza diventa una granata bellica? Questo non sarebbe stato possibile farlo negli anni '30, ovvio. Hazanavicius lo sa, ed è per questo che The Artist riflette nella sua struttura e nel suo significato, come in un gioco di specchi infinito, proprio la storia simbolica dei suoi due protagonisti che finalmente scendono a patti senza snaturarsi.

E allora, che sia detto una buona volta: The Artist è un dono da accogliere con le lacrime agli occhi, senza esagerare. è il trionfo di un'apparente (solo apparente) semplicità e leggerezza nel fare cinema, ma che in realtà rimanda ad un universo di significati.


Questo è il cinema!

lukef  @  22/01/2012 14:42:37
   9 / 10
Con curiosità sono andato a vedere questo film e, per la prima metà della pellicola, le aspettative con le quali sono entrato in sala hanno trovato piena conferma. L'impressione che ho avuto è stata infatti quella di un esperimento ben riuscito, dal quale è nato un prodotto particolare e gradevole. Le molte trovate e gag risultano tutte simpatiche e ben concepite, anche se il più forse non viene dall'originalità dell'autore ma dall'abilità di richiamare gli sketch del passato.
Ma è nella seconda metà che ciò che fino ad allora era appunto un esperimento diviene una vera e propria opera a tutto tondo. Le scene si caricano di pathos e sentimento tanto da regalare momenti di rara emozione, il tutto espresso con una delicatezza davvero unica.
Questa pellicola è la prova materiale che non servono effetti speciali ne intrighi psicologici per colpire uno spettatore "progredito" come quello contemporaneo, ma anzi si riesce ancora a trasmettere ed emozionare con una storia d'amore ingenua e senza neanche un bacio, quando dietro c'è del talento.
Tecnicamente ed esteticamente parlando niente da aggiungere, semplicemente impeccabile.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  19/01/2012 00:01:48
   9 / 10
Puro godimento, autentica estasi ed esperienza indimenticabile per ogni patito di cinema che tale si professi.
Il film non è solo l'omaggio di un regista colto e raffinatissimo al cinema muto ma anche all'intera storia del cinema. La trama rimanda chiaramente almeno a due capolavori della Hollywood classica: "Viale del tramonto" e "Cantando sotto la pioggia", i rimandi poi si sprecano, da "Quarto potere" a "Vertigo" (che emozione la "Love Suite" di Herrmann riutilizzata nella parte finale) fino ai musical con Fred e Ginger e a "Umberto D:"; tuttavia l'attore del muto che non sopravvive all'avvento del sonoro si fa quasi specchio dei nostri tempi, sopraffatti da tutta l'ipertecnologia frastornante che tutto ricrea fuorché la magia del cinema del passato.
Il film è impeccabile, tecnicamente sbalorditivo, pieno di poesia e d'amore. Ciò che più importa, non è un operazione velleitaria ed elitaria, tutt'altro, casomai è il pubblico ad avere atteggiamenti snobistici per una cosa di questo tipo.
Jean Dujardin e Berenice Bejo semplicemente eccezionali, novelli Gene Kelly e Natalie Wood impressi su celluloide fuori dal tempo; sublime lei che mette il braccio nella giacca di lui e imita una scena di seduzione: un momento di metaromanticismo ai visto. Poi c'è un cagnolino davvero speciale.
La sorpresa della stagione!

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  16/01/2012 23:27:54
   7½ / 10
Complimenti all'autore per essere riuscito a realizzare un film muto sull'avvento del sonoro.
Tramite una sceneggiatura ad orologeria, che non lascia nulla al caso, costruisce un buon film con alcuni momenti davvero superbi.
La trama non brilla per originalità (peccato), ma il film è visivamente eccelso e i richiami al cinema del passato sono comunque una goduria.
Gli ingredienti per piacere al grande pubblico ci sono tutti, ma anche quelli per dilettare lo spettatore più esigente.
E' un film furbo, ma con classe.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  16/01/2012 23:21:34
   9½ / 10
Se proprio devo trovare qualche difetto a questa autentica genialata venuta d'Oltralpe, posso dire che vi sono forse un po' troppi movimenti di camera rispetto al periodo rievocato e omaggiato con così tanta perizia e dovizia di particolari; inoltre -e forse questo è il vero "errore" tecnico- mi sarei aspettato un effetto di invecchiamento della pellicola: qua invece ci sono immagini così perfettamente nitide e definite da tradirne la modernità...
Ma, detto questo, si può tranquillamente gridare al capolavoro.

Non c'è una cosa che non riesca a funzionare in questo "The Artist", a cominciare dalla superlativa fotografia bianco e nero formato 1:1,43 di Guillaume Schiffman: mozzafiato le illuminazioni dei set, per non parlare dei frequenti giochi di specchio o di profondità di campo e delle focali; le scenografie, semplicemente perfette nel ricreare quelle dei film anni '20 e '30; le musiche, superlative, gran tour de force del giovane (e, a suo dire, inesperto in arrangiamenti sinfonici!) Ludovic Bource, che per orchestrare questo film s'è fatto una vera e propria scorpacciata di partiture anni '20, '30, '40 e '50! Il montaggio, assolutamente "in linea" con quelli dei film dei primi anni del secolo scorso; la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, che è un perfetto congegno a orologeria; la grafica, in rigorosissimo stile film muto; la post-produzione, con quell'autentico tocco di genio nelle sequenze "pastellate" (prima dell'avvento della pellicola a colori Agfa, i fotogrammi venivano colorati a mano direttamente sulla pellicola originale); e poi gli omaggi, i rimandi, le citazioni, da far morire d'orgasmo qualunque cinefilo!...

Che dire poi degli attori? Menzione a parte per Uggy, il cane più bravo e simpatico della storia del cinema: da solo strappa risate, sorrisi e lacrimucce. Splendida Bérénice Bejo, moglie di Hazanavicius. E poi un immenso Jean Dujardin, istrionico, versatile in ogni tipologia di recitazione (e bellissimo, e affascinante...), gran ballerino (semplicemente da antologia la sequenza del tip-tap "à la Fred & Ginger"); stupendi e perfetti nelle loro parti anche James Cromwell e Malcom McDowell, due maggiordomi di gran classe. Menzione ulteriore per trucco e costumi che contribuiscono a rievocare con un'efficacia rara l'atmosfera degli anni Venti e Trenta negli Stati Uniti.

Sì, perché questo film è anzitutto un omaggio alla Hollywood di quegli anni, con produttori onnipotenti e registi geniali ma bistrattati; attori divissimi ma soggetti a essere gettati fuori dallo show-biz non appena la loro popolarità avesse subìto una minima flessione. E soprattutto è una grande riflessione sull'avvento del sonoro, la vera rivoluzione che il cinema abbia conosciuto e che ad oggi fa spesso la differenza in molte pellicole (compresa questa, visto che la musica è signora e padrona, insieme ad alcuni inserti "rumorosi").

Di grandissima suggestione l'incipit ambientato in una lussuosa sala cinematografica durante una prima, per non parlare dell'incubo di Valentin la notte dopo la riunione con il suo produttore che gli mostra in anteprima la novità delle novità: il suono, per l'appunto. Suono che lui, divissimo del muto, rifiuta sdegnosamente come "inutile".

Bella e davvero d'altri tempi la storia d'amore che di fatto è il tema portante della trama del film: devo confessare che, pur non essendo affatto amante di film a sfondo sentimentale, sono stato catturato emotivamente da questo mix di erotismo pudicissimo e di formalismo seduttivo d'antan di cui, forse, si sente la mancanza: da gay sognerei di essere corteggiato in quel modo da un uomo così bello e affascinante come Valentin; se fossi eterosessuale vorrei tanto conquistare la donna di cui fossi innamorato allo stesso modo elegantemente sfacciato di Valentin... E se fossi una donna, userei il mio fascino contro i "tromboni" stile-produttore esattamente come Peppy Miller, andandomi poi ad infilare nascostamente nel vestito dell'uomo di cui fossi innamorata per sentirne tutta la fragranza (sequenza memorabile! Vero erotismo distillato puro): magia del cinema e di un finale cui si perdona tutta la sconfinata dolcezza perché nonostante tutte le apparenze riesce a non degenerare nel melenso.

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Ultima risposta 19/01/2012 08.48.45
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Rand  @  16/01/2012 09:34:16
   10 / 10
Sarà che a me il cinema di una volta, da chaplin a Keaton mi porta sempre a provare una certa commozione, ma con questo film è la stessa cosa. Hazanavicius fà qualcosa di semplice, girare un film muto su quell'epoca gloriosa, ma incasella tutti i pezzi in maniera pressochè perfetta, e questo spiazza completamente lo spettatore. In un epoca di remake, di 3D, di rebot, lui ha fatto la cosa più semplice ma allo stesso tempo rischiosa. Un film muto con attori sonori, una parte della critica ha definito il film furbo, fatto apposta per vincere nei festival, spesso purtroppo il lavoro del critico dei giornali in questo caso è di sobbarcarsi il vizietto di demolire qualcosa perchè oggettivamente non si è all'altezza dell'opera in questione. D'altronde chi scrive è soltanto un critico, ma non ha mai girato un film. Invece se si mette da parte i pregiudizi e si guarda i film per quello che sono allora riusciremo a farci sorprendere. Il cinema è prima di tutto intrattenimento, la magia di raccontare storie apparentemente uguali ma sempre diverse, e in questo The Artist ci riesce benissimo. Jean Dujardin perfetto nella parte di Georges Valentin, Berenice Bejo in quello di Peppy Miller, veramente bella e affascinante. Un plauso ai costumi, che trasportano gli anni 20 e 30 nel nostro presente.
Finale sonoro da antologia. Finalmente "sentiamo" la voce degli attori!
Il cane è la coostar del film, eccezionale!
Merita sicuramente qualcosa a livello i oscar, ma sicuramete non vincerà niente, troppo retrò per quei bacucchi dell'accademy.
"George, perchè non vuoi parlare?"
Il tip tap della Bejo e di Dujardin è eccezionale!

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Ultima risposta 28/02/2012 18.58.19
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bussisotto  @  13/01/2012 00:01:09
   8 / 10
The artist è un vero e proprio gioiellino: sarà la magia del passato che ritorna prepotentemente (e quindi l'immancabile effetto nostalgia), saranno le ottime prove di Dujardin (gigionesco con la sua irresistibile faccia da schiaffi) e della Bejo (davvero bellissima), sarà la bravura del regista (un lavoro impegnativo, il suo, di ricerca e di reinterpretazione di ciò che è stato) o la simpatia del cagnolino....ma la pellicola scorre che è un piacere (un applauso anche alle musiche, meravigliose). Certo, 100 minuti sono forse un pochino troppi (nel pre-finale si accusa un pò di stanchezza) ma questi sono difetti minimi per un progetto coraggioso e così lontano dagli schemi commerciali che, a sorpresa, ha incontrato i favori del pubblico nel mondo. Non un film per tutti, ma solo per chi ha ancora voglia di sognare.

ezequiel  @  12/01/2012 12:16:03
   8 / 10
non sono d'accordo con zeta, commentatore, tra l'altro, molto interessante.

- spoiler -

"Senza contare che il ricorso al sonoro in due momenti del film crea un effetto straniante che spazza via la (appena accennata) magia del muto."

il ricorso al sonoro è determinante. è proprio grazie a questo ricorso che il film è riuscitissimo. senza quelle parentesi (specie quella conclusiva) the artist sarebbe stato un film muto. con tutti i difetti che zeta ha sottolineato. ma non è un film muto, the artist. è un film che racconta il corto circuito che creò l'avvento del sonoro. e la "magia del muto" serve per contestualizzare il corto circuito, reso, tra l'altro, davvero bene.

non è la riscossa del muto, anzi, verrebbe da dire che è l'esaltazione del sonoro (visto anche il finale). invece non è niente di tutto ciò. è solo la riscossa dell'uomo, davanti a degli ostacoli (apparentemente ) insuperabili. è un nuovo (non) viale del tramonto, e l'armonizzazione - riuscitissima - sonoro/ muto rende la giusta atmosfera. il fatto che sia volutamente melenso ci sta proprio per questo. non esiste parte muta - soprattutto per quell'epoca - che non sia esageratamente sentimentale.

assolutamente da vedere.

haika82  @  11/01/2012 09:46:54
   10 / 10
Questo film è stato realizzato con una maestria e un'accortezza che raramente ho visto impiegate nelle moderne produzioni. Niente è lasciato al caso: la storia, l'intreccio, i tempi, le musiche, gli interpreti, tutto porta lo spettatore ad emozionarsi. Questo insolito "ritratto anni venti" dei giorni nostri trasuda magia e delicatezza dall'inizio alla fine e, allo stesso tempo, un po' di amarezza e nostalgia per il passato che cede il passo al futuro e alla modernità. Chi non si adegua a questi "spietati" cambiamenti della cultura e della tecnologia, sebbene un tempo sia stato personaggio molto seguito e amato dal pubblico, è lasciato inesorabilmente indietro da tutti ed è destinato ad una vita decadente nel ricordo di vecchie glorie e vecchi successi ormai lontani. Questa storia parla di orgoglio e di vanità, di umana solidarietà disinteressata e della necessità di sapersi sempre reinventare con la dovuta umiltà. Gli interpreti sono di un'espressività a dir poco unica e riescono a "parlare con gli occhi" rendendo le parole stesse inutili e quasi fuori luogo, cosi come parla da sè il susseguirsi delle immagini e quel bianco e nero cosi retrò da sembrare un dipinto antico e prezioso fatto di soli chiaroscuri.

franzcesco  @  10/01/2012 15:22:05
   8½ / 10
Uno dei migliori film del 2011... sicuramente vincerà Golden Globe e Oscar!
Perla rara...
Da non perdere!

gianni1969  @  10/01/2012 02:14:41
   9½ / 10
e chi se lo aspettava!un ritorno alle origini con un autorevolezza e un coraggio fuori dal comune.bravissimo l attore,non lo conoscevo prima di questa prova.adesso si!!!!

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  10/01/2012 00:43:20
   10 / 10
Sì, è proprio un capolavoro. Geniale e godibilissimo come pochi film nella storia

zeta  @  09/01/2012 12:01:59
   6 / 10
E' tutto una questione di pretese e promesse. Se questo film vuole essere un simpatico amarcord del cinema che fu, un gioco, un divertimento stilistico, allora va bene, strappa qualche sorriso, incuriosisce, immalinconisce. Se, però, la pretesa è quella di aver girato un capolavoro, allora la resa tradisce le attese. The artist non è un film epocale, non lo è nella struttura narrativa, semplice fino all'inverosimile, non lo è nelle emozioni, edulcorate, non lo è nella recitazione, discreta quella della Bejo, monoespressiva e mascellare quella di Dujardin. Senza contare che il ricorso al sonoro in due momenti del film crea un effetto straniante che spazza via la (appena accennata) magia del muto. Il risultato finale è un disagio, paradossalmente, contrario a quello vissuto dal protagonista del film. Un attore del muto non si poteva adattare al sonoro negli anni '30. Un attore di oggi, non si può adattare al muto. Manca la preparazione mimica che ci fa commuovere ancora oggi con quelle pellicole sgranate e silenziose.

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Ultima risposta 15/01/2012 14.36.24
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  09/01/2012 09:53:54
   9 / 10
The Artist è iniziare a vedere un film sapendo che ti piacerà.
The Artist è un film dentro un film che a sua volta si trova all'interno di un altro film.
The Artist è colpire un bicchiere di whisky sul tavolo.
The Artist è guardare più volte per assicurarsi che non ci sia una piccola orchestra nella fossa del teatro.
The Artist è nostalgia.
The Artist è un cane.
The Artist è un istante che si trasforma in eternità.
The Artist è vedere "The End" sperando che non sia quello del film.
The Artist dice senza dover parlare o spiegare nulla; raffronta passato e presente, utilizzando un'unica arma… il cinema muto.

Mario Sapia  @  08/01/2012 23:46:51
   10 / 10
Straordinario pezzo di bravura di un regista semisconosciuto.
Jean Dujardin, il protagonista maschile, sconosciuto quanto il primo, si rivela attore grandioso e trasporta chi guarda in un viaggio temporale senza precedenti.
Chi ama il cinema, non può perdere questo film. Ogni altra parola è superflua.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  08/01/2012 23:08:03
   8½ / 10
Oggi come oggi è molto diffusa la tendenza a rifiutare il futuro e a guardare al passato come a qualcosa di mitico, da scegliere come modello per il presente. E' come se ci si fosse bloccati sfiduciati nella ricerca del "nuovo" e che si ritenga che solo nel passato ci sia l'avvenire dell'umanità. Visto così, in maniera nuda e cruda, sembra un'idiozia, perché il passato non ritorna, non può ritornare e soprattutto questo atteggiamento può rappresentare un segno di debolezza e smarrimento ideale.
E' in quest'atmosfera ideale che è nato "The Artist", un'opera d'arte che riprende questo modo di sentire e in qualche maniera lo spiega, lo puntualizza, lo trascende e fa capire che effettivamente il passato può insegnare, può ancora dire qualcosa di positivo.
Il passato, quindi, come modello per il futuro, ma del passato non si prendono le forme esteriori e superficiali, ma soprattutto i valori fondanti, i risultati, i messaggi. L'operazione "nostalgia" operata da "The Artist" non è un semplice revival alla "American Graffiti", ma un vero e proprio recupero di valori. E' questa caratteristica etica che eleva il film a qualcosa di speciale e universale, un'opera imprescindibile di questo 2011-2012.
Il mondo del passato che viene eletto a punto di riferimento, che viene fatto rivivere nel suo rappresentarsi e porsi come modello etico, è quello del cinema nel suo passaggio da muto a sonoro. C'è da dire che in "The Artist" si fa un'opera di ricostruzione filologica e spirituale notevolissima. Io ho visto diversi film muti, ho letto libri a riguardo, ho visto documentari di "dietro le quinte" di quel periodo ed è proprio così. Proprio quell'atmosfera spensierata e operosa, il divismo, le gelosie, i tira e molla con i produttori, la voglia di indipendenza, la grande passione per il mezzo artistico. C'è insomma tutto quel mondo nel suo spirito più genuino.
La storia che viene raccontata invece è una specie di sintesi contenutistica di tanti grandi film, dei migliori film dell'epoca. Come base si pone il grande valore della semplicità e dell'onestà interiore di fronte al materialismo e alle falsità della società. C'è poi la grande fiducia nella solidarietà, nei sentimenti delle persone, nella loro incrollabilità e nel loro resistere ai rovesci della fortuna. C'è poi la ritrosia, il pudore interiore, il proprio orgoglio di essere vivente. C'è poi il sentimento, tanto sentimento, ma mai sentimentalismo. C'è infine la voglia di non arredersi e buttare via tutto, di credere nell'occasione di riscatto, nel risollevarsi. Insomma c'è la speranza, parola persa e uscita dai nostri vocabolari.
Altro aspetto intelligentemente recuperato è quello della grande potenza espressiva che aveva raggiunto il cinema muto nei suoi ultimi anni di vita. L'alternarsi di primi piani e piani lunghi, le riprese di insieme sono solo alcune delle modalità visive che vengono riproposte e additate a "modello", a soluzioni che sono, che possono essere, che devono essere ancora vive e vitali.
Si arriva così al nucleo ideologico del film: il rapporto dialettico fra passato e futuro, fra conservazione e innovazione. La soluzione proposta è quella di uno sviluppo che non cancelli il passato, che lo integri dentro di sé, ne conservi il meglio. Il corso della storia, lo sviluppo non si può fermare, questo è implicito nella scena finale, occorre però procedere non a strappi, a brutali rinnegazioni del passato. Anzi, il nostro futuro è nel passato, nel meglio che ci hanno lasciato e insegnato i grandi del passato. E' il messaggio umanista del film. Nel nostro procedere non bisogna schiacciare chi ci ha preceduti, guardarli dall'alto in basso, ma portarceli idealmente con noi. Ecco che il passato non è più una zavorra ma addirittura la speranza nel futuro.
Veramente bravo questo regista. Bravissimi anche gli attori, soprattutto il protagonista maschile (che ha fatto come rivivere la figura di Douglas Fairbanks) e il cane. Beh sì, lui è stato uno dei migliori !!

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Ultima risposta 21/01/2012 23.16.10
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Tuonato  @  07/01/2012 10:44:57
   8½ / 10
Un mattone prezioso per capire cosa fosse il cinema negli anni '30, quando ad Hollywood l'industria del cinema muoveva i primi passi.
E proprio da uno dei temi più cari ad Hollywood (successo-declino-rivalsa) gli sceneggiattori attingono a piene mani: ne vien fuori un film delicato e raffinato, che emoziona senza bisogno di parole.
Gioiello.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  06/01/2012 00:07:20
   7½ / 10
La rivoluzione del sonoro vista dal cinema muto. The Artist può essere considerato un monito ad abbracciare il nuovo senza però dimenticare il vecchio. Costruito sulla falsariga della vita di John Gilbert, star di prima grandezza nel cinema muto distrutto dall'avvento del sonoro, il film è impeccabile nella sua messa in scena: il grande uso della mimica corporea, la fotografia in bianco e nero, le scenografie, sembra di vedere un film di quel periodo, anche se le citazioni di grandi film sonori successivi (Quarto Potere, Viale del tramonto) sono riconoscibilissime. Non mancano momenti di alta classe, tutta la sequenza del sogno con i rumori degli oggetti, i rumori della strada, le urla senza suono di Valentine vale da sola la visione del film. Personalmente non la ritengo una rivisitazione nostalgica del cinema passato, quanto l'importanza di non dimenticare il cinema passato e probabilmente non solo il cinema.

PATRICK KENZIE  @  05/01/2012 21:41:31
   9 / 10
Un vera perla cinematografica!
Impreziosita dai perfetti protagonisti e dalla regia semplicemente orginale... E da continui richiami al cinema di un tempo passato che molti nemmeno conoscono e da citazioni filmiche (su tutte la grande citazione di Quarto potere stupenda!!!).
NON PERDETELO!

GLIMMERTWINS  @  03/01/2012 18:25:15
   10 / 10
Tanner  @  03/01/2012 00:38:37
   10 / 10
Questa volte è davvero il caso di dirlo: senza parole.

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Ultima risposta 04/01/2012 21.50.38
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lampard8  @  02/01/2012 21:46:40
   9 / 10
Nell'epoca del digitale, di avatar, del blu ray c'è ancora spazio per il caro e vecchio cinema di una volta.
Il film sostanzialmente è divisibile in due tronconi: una prima parte più lenta, citazionista, introduttiva e che ci riporta nelle magnifiche atmosfere del cinema muto grazie alla straordinaria prova del protagonista, un Clark Gable composto e strepitoso, maschera perfetta.
La seconda parte è più"filmica", meno introspettiva e con più azione sicuramente. Ci si annoia di meno ed è un tipo di cinema al quale siamo più avvezzi certamente.
Nel complesso è una pellicola che cresce di fotogramma in fotogramma e che colpisce nel segno sicuramente. W il cinema, il buon cinema.

Larry Filmaiolo  @  02/01/2012 19:45:33
   7 / 10
Buon film a mio parere inutilmente gonfiato da una certa parte della critica. Il pregio o meglio la ragione di esistere di quest'opera sta nell'inconsueto quanto encomiabile azzardo sperimentale del muto, caratterizzato da un gusto retro che riesce sorprendentemente a risultare fresco. Alla pellicola conferiscono pregio ed eleganza gli splendidi interpreti: John Goodman è il primo in graduatoria per curriculum, poi vengono lo sconosciuto ma gigantesco Dujardin e la sorridente Berenice, ma soprattutto il magnifico Cane. Il tutto è però asservito ad una trama per niente speciale. Parlando si può dire che la storia è "carina", che il film è pieno di momenti "divertenti", ma il tutto non trasmette quell'afflato poetico che mi aspettavo. Insomma è il classico film che definisci "carino", "divertente" ma nulla di più. Di sicuro non "capolavoro". Tenero e leggero, ma anche ingenuo, da mandar giù come una caramella.

willard  @  02/01/2012 18:04:54
   10 / 10
Un bel 10 non fosse altro che per l'originalità e il coraggio di presentare un film delizioso come "The Artist", in un mondo che ormai vive quasi esclusivamente di remake dei remake, effetti speciali e chimere.

Il regista Michel Hazanavicius dirige quest'opera con un cast di attori eccezionali, su cui svetta il protagonista George Valentin, interpretato magistralmente da Jean Dujardin, non per niente premiato come miglior attore a Cannes 2011.

Una colonna sonora "d'antan", in perfetto stile con la pellicola, rende ancor più gradevole questo capolavoro.

Non c'è da dire niente di più oltre al fatto che questo è un film da vedere assolutamente!

Clint Eastwood  @  30/12/2011 22:15:48
   7½ / 10
Originalissimo (perché rischioso) tributo al cinema muto ma anche una celebrazione del sonoro. La prima parte è quella più frizzante, la seconda invece più poetica e triste con un finale poi che lascia ben sperare.

Grandissimi i due comprimari per un film sicuramente da collezione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  30/12/2011 21:53:12
   8 / 10
"Addio, Norma. Non t'ho mai amata."

Piacevolissima è la sensazione di deja vu. Penso alle note di Vertigo, al cagnetto di Umberto D, al dramma di Norma Desmond, a Fred e Ginger in Top Hat.
Se anche non è così stupefacente girare un film muto in bianco e nero, è però formidabile il modo in cui il Hazanavicius giustifica e valorizza la propria scelta.

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Ultima risposta 31/12/2011 00.31.52
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  30/12/2011 19:42:45
   8½ / 10
Nonostante le premesse, il film più che un'omaggio al cinema muto è un tributo all'avvento del sonoro. Evidente fin dai primi fotogrammi, quando viene sollecitato il dono della parola ("parla", "Io non parlo", "perchè non vuoi parlare?"). Una forma intelligente di espressività per un protagonista che ricorda Mack Sennett e Douglas Fairbanks o magari John Gilbert, caduto in disgrazia dopo l'avvento del sonoro. Nessun riscontro con Valentino, nonostante l'indiretto tributo del cognome (del resto quello è morto nel 1926, ricco sfondato a quanto pare).
Il film è letteralmente squisito: quando Valentine sogna il Rumore degli oggetti e le voci delle persone, sembra di ritrovare il cinema del miglior Gondry. Immagini che restituiscono autentica magia al cinema, una storia classica ma sviluppata con una modernità assoluta e sorprendente.
Perchè in certi anni ruggenti la storia di un uomo in perdìta con se stesso e la sua fama sarebbe stata un vero tabù per la Hollywood dell'epoca.
Oggi sì è possibile. Ed è possibile anche farsi incantare da un film muto (spoiler) che mima tic e clichè senza scadere mai nel manierismo. Chi l'avrebbe mai detto? Il film più chiaccherato e osannato della stagione è (davvero) un piccolo e superbo grande film

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

sempre  @  30/12/2011 17:53:13
   10 / 10
Un film davvero interessante per l'intensitò espressiva degli attori, che riescono a far capire sentimenti ed emozioni con la mimica, lo sguardo ed i gesti.
L'idea alla base del film è pure molto suggestiva, così come il colore della pellicola.
Il film è allegro e spensierato nella prima parte e drammatico nella seconda.
Fa commuovere.
Ben studiato anche il personaggio del cane (complimenti all'addestratore!) e il rapporto cane-padrone.
Veramente sembra di fare un tuffo nel passato e in un altro modo di fare film.
E' vero che ci sono delle scene molto calcate, ma chiaramente ricalcano "motivi" dell'epoca del muto. Il risultato è poetico.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  30/12/2011 15:55:21
   7 / 10
Un film molto carino, sicuramente coraggioso (avendo solo le particine di Goodman e Cromwell tra i nomi conosciuti) e con diverse trovate interessanti. La prima parte è veramente spumeggiante e divertente. Peccato che la seconda crolli letteralmente impantanandosi e risultando a tratti anche noiosa. I due protagonisti però sono veramente bravissimi e sicuramente alla fine il film merita una visione.

7219415  @  27/12/2011 15:42:03
   10 / 10
Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  27/12/2011 09:24:55
   7½ / 10
Sogno di un uomo che grida in mezzo ad una strada, senza però nessuno che lo ascolti, e lo aiuti.

Tutto il resto è una buona idea, sviluppata secondo il concetto schematico dell'ascesa e della caduta tanto caro ad Hollywood (perché questo film è molto americano nonostante sia francese) e ritrita di situazioni e personaggi a cui manca solo la voce.

Insomma, senza quel sogno magnifico ed europeo, di disagio e di morte, il film sarebbe l'insolita solfa.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  27/12/2011 00:33:30
   7 / 10
Ero davvero curioso e interessato quando ho saputo dell'incredibile idea avuta da questo sconosciuto regista Francese...Una scelta coraggiosa che assume ancora piu' rilievo proprio perche non viene da un regista conosciuto e che quindi dimostra di non avere nessun interesse economico ma è uno che vuole fare un regalo alla settima arte probabilmente perche ne è innamorato!
La storia è delle piu classiche...una storia d'amore che tocca i temi gia portati ottimamente sullo schermo da Gene Kelly con "Cantando sotto la pioggia"!
Il cinema muto ha un fascino particolare...certo pero',che si poteva mostrare qualcosa di piu' innovativo e meno banale...
Mi auguro che i premi che verranno e l'ottima critica ci porti nel non abbandonare questa splendida,e coraggiosa,idea...

polbot  @  26/12/2011 12:40:30
   9 / 10
Se non fosse per una seconda parte un po' più scontata e meno serrata sarebbe da 10. Film che manda in brodo di giuggiole chi ama le favole silenziose anni '20, fatte di smorfie e non di parole. Qui si celebra quel modo di fare film, con un misto di citazioni ben scelte e trovate geniali. Un applauso ai 2 protagonisti..

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forzalube  @  25/12/2011 03:44:07
   7 / 10
Simpatico e piacevole omaggio al cinema muto. Non mi dilungo oltre perché tanti hanno già spiegato meglio di me, ma il cagnolino è davvero fantastico.

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dagon  @  24/12/2011 09:53:50
   7½ / 10
Forse eccessivo l'entusiamo per questo film (non mi va di ripetere il solito discorso), però, sicuramente, pellicola ben riuscita, omaggio dichiarato al cinema di un tempo. I rimandi più smaccati sono, ovviamente, a "Sunset boulevard" e a "the kid", ma il film è costellato di rimandi a decine di pellicole del passato. Cosa non mi ha convinto? Forse l'ho letto male, ma mi è sembrato di cogliere un retrogusto di leggera furberia in tuta l'operazione, di non sincerità, la stessa che trovo nelle pellicole di Woody Allen. Peraltro, concettualmente, questa sarebbe potuta essere, per certi versi, una pellicola sfornata dall'Allen di metà anni '80.
Eccellenti i protagonisti, alcune finezze sparse

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Forse meriterebbe l'8, ma rimanderò ad una eventuale seconda visione.

1 risposta al commento
Ultima risposta 25/02/2012 08.30.54
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Teo_Kubrick  @  24/12/2011 00:02:55
   9 / 10
Che ****ta!
Davvero un atto d'amore per il cinema! Bravissimi anche gli attori. Da notare il cameo di Malcolm McDowell, protagonista di Arancia Meccanica...

spoonji  @  23/12/2011 13:47:44
   10 / 10
Non c'è molto da dire... è un film incredibile. Ed è incredibile che nel 2011 un film muto possa funzionare così bene, perché nell'arte con contano i mezzi, ma le idee, e qui le idee sono ottime e sono sviluppate ancora meglio.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  20/12/2011 19:28:41
   10 / 10
Piccola introduzione:
…quando venni a sapere che presto avrebbero fatto un film in b/n rimasi immobile, ferma, in bilico tra delusione e gioia. Ho sempre sognato che qualcuno rifacesse nel ventunesimo secolo un film come lo facevano nei primi decenni cinematografici ma nessuno lo metteva in scena e quindi avevo già la mia bella idea di riproporre appena concesso un film vecchio per chi come me ha nostalgia di quei film che tanto ci hanno fatto sognare! Capita però che in questo mondo più persone abbiano la stessa idee quindi amen e sono andata a vederlo!=)

Ora si parla seriamente del film:
….Il film inizia..ecco..i titoli di testa e già l'emozione sale!
Tutto, dai titoli "scritti a macchina" alle recitazione mimiche e accentuate sopra la linea indetta dell'Actor Studio, dal colore che cambia da un bianco e nero classico alla dissolvenza come per ricordare i cambi di pellicola colorati a mano e i giochi di luce di LES VAMPIRES del 1915 di Feuillade alla storia del periodo classico, dalle musiche orchestrali dove il genere jazz predomina insieme al ritmo incalzante del pianoforte e i diversi suoni inseriti come quelli provocati dal tip tap o quelli finali dal duplice significato ai costumi. Tutto, tutto , tutto filmato in maniera analogica, con la cara pellicola confezionata in bobina e messa sulla map che compie campi interi o americani e mai primi o primissimi piani, che racchiude con il suo occhio mobile l'ambientazione doc caratterizzata dalle acconciature, dalle macchine, dalla moda, dal trucco,…

Il film è un vero e proprio capolavoro! Rispetta a pieno i canoni degli old movie e del periodo classico hollywoodiano. Iniziando con un establishing shot si articola in una logica narrativa e in quella della messa in scena basata sulla motivazione causa-effetto mantenuta in vita dal fuoco dei suoi desideri forti dei personaggi e dagli ostacoli che diventano l'ossatura del racconto.

La pellicola è piena di citazioni: dal sopracitato LES VAMPIRES a IL CANTANTE DI JAZZ: è il 1927, arriva il sonoro e il finale ricorda il pezzo in cui Jackie balla e canta nel palco; IL VIALE DEL TRAMONTO: come dimenticare la protagonista nella sua villa decadente tutta sola con la malinconia che aleggia nell'aria che vive tra i ricordi di un'epoca ormai passata, finita che non ritornerà più e lei che finge di essere ancora riconosciuta per la grande attrice che era e l'illusione di un ritorno clamoroso al cinema; a personaggi come ZORRO nel pezzo iniziale , CHARLIE CHAPLIN come sotto spiegato e il mito di VALENTINO tramite il cognome Valentin del protagonista che lo ricorda per alcuni tratti psicologici.

Un'impeccabile e perfetta ricostruzione storica, sia in senso tecnico che cinematografico, un film che si espande anche per il filone cinema nel cinema dove i personaggi richiamano i grandi pilastri degli anni '20 e il ruolo che essi avevano. Vediamo le tre principali figure di quel mondo che padroneggiavano e dirigevano il tutto:
- Valentin incarna il grande attore, la star di successo, amato dal pubblico, egocentrico, professionale, cocco del produttore, simpatico, ci sa fare con il pubblico e i suoi fan;
- Peppy ha il ruolo del'attricetta che viene dal nulla, il bel facchino sconosciuto pronto per il nuovo business, piena di illusioni, speranze, progetti, desideri, punta al successo, alla fama, ai soldi, intraprende la fatidica strada del successo, inesperta, saltella qua e là amando questa nuova vita e senza accorgersene prende a calci le sue radici, quello da cui è partita;
- Il Produttore classico, presente in ogni scena sul set, dove è lui a decidere tutto e dove il regista è insignificante (da notare che viene preso in considerazione solo una volta senza dire una battuta come fosse una comparsa, forse una denuncia che Hazanavicius fa nei confronti di quel mondo che trattava i registi come cani, senza attribuirli la vera importanza che avevano);
Con l'arrivo del sonoro tutto cambia. L'attore cade in rovina, l'attrice ha un successo stellare e il produttore cambia a seconda dei suoi interessi a fini economici. L'attore cade dalla cresta dell'onda, ma l'attrice ora diventata adulta, e non più la ragazzina superficiale di prima, sa di avere il potere e ricatta il produttore che, pur di tenersi la star del momento, accetta.

Il film già artistico di suo si sofferma nell'accentuare tecniche cinematografiche spostando ad esempio l'asse dell'inquadratura spingendo lo spettatore ad un sentimento di confusione in scene come quelle della sbornia e del sogno. Altre scene invece sono piene di drammaticità e colpi al cuore come quella in cui una signora chiede se può disturbare Valentin, noi con lui pensiamo che la signora voglia chiedergli un autografo, e invece gli chiede se può accarezzare il cane che ha in braccio. Oppure all'uscio della villa di Valentin dove Peppy suona il campanello e lui inconsapevole le va a rispondere e il tempo sembra fermarsi quando il loro sguardo si incrocia, un rimando al passato violento, cullato dal suono amaro della pioggia. O ancora scene il cui il pathos si innalza su tutto come in quella dove Valentin preso da uno scatto d'ira e di pazzia distrugge e brucia tutte le pellicole.

Vedi Spoiler.

Il regista sceglie una data precisa nel collocare cronologicamente la pellicola.
E' il 1927, anno in cui viene inventato il sonoro. Non a caso è stato scelto questo periodo, infatti questa è la prima grande rivoluzione cinematografica che segnerà tutto il divenire fino ad oggi 2011 (e non solo) dove abbiamo dopo quella volta il 3d, i colori, il suono,il digitale,..In quegli anni, per l'appunto, avvenne un fondamentale cambiamento che vide la nascita di nuovi orizzonti e la morte del mondo precedente che va via via spegnendosi. Valentin rappresenta quel mondo, e allo stesso tempo sembra evocare il manifesto di Charlie Chaplin che lottava contro questa hit perchè voleva che il muto continuasse a vivere, a emozionare, a far sognare nei secoli a venire.
Oggi come oggi esiste un'elite che ama ancora la magia del muto e del b/n, mentre la maggior parte del pubblico medio si annoia davanti al dolce silenzio sormontato solo da una colonna sonora e la delicatezza del b/n enfatizzato dalle luci morbide e dai contrasti o da tante altre piccole sottigliezze che con i il colore si perdono. Le emozioni che ti danno queste pellicole nessun altro film le può dare: ne uno stupido 3d, incarnazione vivida di un mondo dettato del consumismo e dal lucro, ne i colori, che sono solo un semplice numero (400-700), che il nostro occhio può vedere.


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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  19/12/2011 22:46:09
   8 / 10
Quello che più mi ha colpito di questo film è una strana sensazione di sdoppiamento, un totale calarsi nell'epoca che racconta, un trasporto nel tempo per cui, seduta in un cinema del nuovo millennio, mi pareva al contempo d'essere una spettatrice di allora, una di quelle inquadrate nella grande sala affollatissima e partecipe delle vicissitudini dell'eroe del muto.
Una splendida magia resa possibile dalla ricostruzione perfetta degli ambienti, costumi e modi di fare degli anni 20, dalla recitazione impeccabile di tutti i protagonisti e dal loro caleidoscopio di mimiche volte a esprimere i sentimenti: una fusione di elementi che ricrea in modo vivido e suggestivo un'atmosfera perduta, ma evidentemente non dimenticata e ancora fortemente capace di affascinare.
E' un'idea di film che poteva benissimo essere partorita dalla mente dell'Allen che fu.

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Ultima risposta 30/12/2011 22.14.33
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Niko.g  @  19/12/2011 13:23:37
   10 / 10
Eccolo finalmente! Uno schiaffo al cinema ipertecnologico. Un vero omaggio alla settima arte, nella sua forma più pura, originale e intelligente.
Quella di Michel Hazanavicius sembra essere, in partenza, una scommessa folle. Rinunciando al colore e alla parola, per affrontare il pubblico del 2011 usa le armi del talento e della creatività, che quando sono di questo livello, non possono che incantare e conquistare la vista e l'anima.
Tutto è apparentemente semplice, ma tutto è curato nei minimi dettagli e con arte: dai riferimenti al glorioso cinema del passato, alla sceneggiatura e montaggio sincronizzati alla perfezione con l'accattivante colonna sonora; dalle sfumature infinte dei grigi, giuste per ogni situazione, all'accelerazione calibrata dei fotogrammi.
Infine loro, i protagonisti: Jean Dujardin e Bérénice Bejo sono semplicemente strepitosi nella loro espressività; una coppia carismatica di cui ci si innamora e che eccelle letteralmente nel brillante e travolgente finale, strappando gli applausi dalle mani.

The artist è un tocco di genio e di poesia, che merita assolutamente la visione sul grande schermo. Ora arrivano le feste natalizie, non avete scuse.

Silenzio, parla il Cinema!

2 risposte al commento
Ultima risposta 19/12/2011 23.23.57
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The Legend  @  18/12/2011 18:14:14
   8½ / 10
Per produrre un film muto nel 2011 (quasi 2012) e non far annoiare gli spettatori, ci sarebbe voluto un miracolo.

Ebbene, si può gridare al miracolo !

Film delizioso e due protagonisti impagabili. Un'esperienza, nel suo genere, unica.

Kitiara31  @  18/12/2011 16:46:38
   8 / 10
Questo è un film che VA visto al cinema e non in DVD. Perché in certi momenti nel buio della sala si ha un po' impressione di essere tornati indietro nel tempo... Il film manca degli elementi per noi abituali: colore e sonoro. E nonostante ciò non è mai lento, ottima fotografia che richiama abilmente lo stile del cinema degli anni '20 e '30.
Per me bello, lo consiglio assolutamente per i malati di cinema

marcodinamo  @  18/12/2011 11:43:34
   7 / 10
Buon film, forse sopravvalutato ma godibile.

--Pio--  @  18/12/2011 10:16:43
   1 / 10
Ma che filmaccio...non riuscivo a sentire nulla!
Scherzi a parte sono profondamente contrario al cinema muto, sopratutto allo stato attuale delle cose: le tecnologie per il sonoro ci sono, ergo la ricerca esasperata (ed esasperante) di un diverso, in questo caso il muto, da ostentare con innegabile boria mi da profondamente sui nervi. La trama sarebbe da 7, il film è pure gradevole a tratti, ma la scelta del sonoro fa precipitare vistosamente il mio giudizio.

11 risposte al commento
Ultima risposta 15/01/2012 17.53.09
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Leonardo76  @  18/12/2011 00:00:19
   8½ / 10
Film fruibile anche per chi non ha una giacca con le toppe ai gomiti. Trama non originalissima (praticamente Viale del tramonto + il cane di Umberto D.) ma ricca di trovate divertenti e con gli attori in stato di grazia. Speriamo ritorni di moda il muto (magari per un film del terrore).

wuwazz  @  16/12/2011 01:17:39
   9 / 10
Cinema. Cinema. Cinema.
E quando è così Cinema, le parole, davvero, servono a poco.



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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  13/12/2011 21:53:57
   8 / 10
In sala si sono alzati solo in quattro. Miracolo.
Sì, perché non è semplice vedersi al Cinema un film del genere.
Eppure questo misconosciuto Hazanavicius, esordiente di un grandissimo paese quale la Francia, è riuscito in un film che ha del prodigioso. Non annoia, non stanca, ma emoziona, diverte, commuove lasciando un sapore amarissimo in bocca. Rituffarsi nel Passato, specialmente se è stato un grande passato, non è mai un'operazione indolore. Midnight in Paris (un altro sogno ad occhi aperti, diciamo il suo fratello a colori) è lì a testimoniarlo.
In sala credo che i tanti spettatori abbiano apprezzato molto questo film. Si respirava una bella atmosfera.
Vedere il Drugo di Arancia Meccanica, l'amico del Drugo de Il Grande Lebowski e James Cromwell in un film muto è davvero un'esperienza unica. Penso che si debba guardare questo film al Cinema. Altrimenti non ha molto senso. O meglio rimane un gran bel film, ma senza quella magia in più che il regista ci suggerisce fin dalle scene iniziali: il Palco, il Pubblico in visibilio. Mi ha sempre affascinato vedere le reazioni delle vecchie platee.
Strepitosa la scena finale, oppure quella del sogno, o quella del manichino. Molte scene sono da inserire nell'album dei ricordi per quello che è uno dei film più interessanti, commuoventi e sperimentali dell'ultimo decennio.

2 risposte al commento
Ultima risposta 19/12/2011 20.28.18
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