america oggi regia di Robert Altman USA 1993
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america oggi (1993)

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locandina del film AMERICA OGGI

Titolo Originale: SHORTCUTS

RegiaRobert Altman

InterpretiAndie MacDowell, Bruce Davison, Jack Lemmon, Julianne Moore, Fred Ward, Jennifer Jason Leigh, Tim Robbins, Chris Penn, Lili Taylor, Frances McDormand, Matthew Modine, Lily Tomlin, Madeleine Stowe, Anne Archer, Robert Downey jr, Tom Waits, Peter Gallagher

Durata: h 3.08
NazionalitàUSA 1993
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 1993

•  Altri film di Robert Altman

Trama del film America oggi

Una squadriglia di elicotteri si butta in picchiata su Los Angeles per spargere un potente pesticida. Inizia così il racconto del film in cui si sommano le vite e i destini dei ventidue personaggi principali, mentre nella metropoli si aspetta il terribile terremoto che tra breve dovrebbe colpirla.

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Voto Visitatori:   8,56 / 10 (62 voti)8,56Grafico
Voto Recensore:   9,50 / 10  9,50
Miglior cast
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Voti e commenti su America oggi, 62 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  09/06/2023 17:52:10
   8 / 10
Lungo ritratto amaro dell'America firmato Bob Altman. Un film corale in cui non si salva nessuno.

Oskarsson88  @  23/01/2023 13:45:56
   8 / 10
Un gran bel film, tante storie intrecciate che esplorano l'umanità spesso mostrandone i suoi difetti e le sue derive senza esagerazioni, il tutto in un clima quasi distopico inizialmente - ma con la società che va comunque avanti per la sua strada - e che si conclude invece con un evento naturale, il terremoto. Piuttosto lungo, ma se visto all'orario giusto è una chicca da gustare.

Jumpy  @  18/04/2021 17:04:49
   9 / 10
Credo sia uno dei film più rappresentativi degli anni '90, peccato sia così poco conosciuto: probabilmente viene trasmesso poco anche per via della lunghezza.
Cast stratosferico, tutti i ruoli sono perfettamente calibrati, gli intrecci tra le varie storie sono perfetti, così come le musiche tendenti al jazz/swing.
Nonostante la lunghezza non pesa assolutamente: si passa dal comico/grottesco al drammatico, dalla commedia al sentimentale e gli stacchi tra una storia e l'altra son gestiti in modo da lasciar sempre con la voglia di sapere come continua, come finisce.
Altman (come per certi versi Arcand) ha poi un suo stile per mettere in luce drammi personali e scavare sotto il velo di perbenismo della società.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  20/01/2019 19:51:05
   8 / 10
Da un gran libro di Carver un ottimo film di Altman .
Tante situazioni , divertenti ,tristi,grottesche al limite dell'assurdo che finiranno tutte a loro modo per incastrarsi ..
Metrica di regia che andrebbe insegnata nelle scuole di cinema.

VincVega  @  19/01/2017 18:17:25
   9 / 10
Altman, colui che ha lanciato i film corali.

Short Cuts è un po' il figlioccio di Nashville, capolavoro del '74 sulla scena country in USA, come da titolo, sono tagli brevi di vite intrecciate in una Los Angeles quasi sotto attacco dalla natura.
Un ritratto, in cui pochi escono indenni, una critica feroce alla società americana intrisa di perbenismo e buonismo, alcune volte il regista ci va giù pesante, altre volte il tutto è più sottile, ma il risultato è un manifesto dei più coraggiosi del cinema a stelle e strisce, senza compromessi

Un cast imperiale, come non si è mai visto, con personaggi descritti in una maniera impeccabile e se devo citarne uno in particolare, sicuramente quello del grande Jack Lemmon, ovvero un nonno che arriva all'ospedale a trovare il nipote che ha avuto un incidente, di cui non sa nemmeno il nome, ricordando le faide famigliari col figlio, che invece è in ansia x le sorti a sua volta del proprio.

A fine visione si rimane quasi storditi da queste più di tre ore di film, che sembrano volare, ti trovi dentro e quando termina vorresti sapere ancora quello che succede, tanto è realistico, tanto è attuale, potrebbe capitare in un giorno qualunque in USA (e ovunque).

Uno dei film più importanti degli anni '90.

matt_995  @  05/04/2016 12:46:41
   8 / 10
Che fortuna, per me, aver scoperto Altman!
Uno dei più grandi registi della New Hollywood che, in questo caso, riesce alla perfezione ad inquadrare con profondità la piccolezza e la vulnerabilità della società americana. Tante vite, tanti eventi, tanti sentimenti che nascono, si evolvono e corrono parallelamente, accomunati, all'inizio e alla fine del film, da accadimenti catastrofici, talmente grandi da ridurre ognuno degli innumerevoli personaggi del film a piccolo insetto impotente.
Attori in stato di grazia; paradossalmente tra tutti i grandi nomi che compongono il cast, ho preferito proprio l'attrice che non avevo mai preso più di tanto in considerazione: Andy McDowell... struggente e disperata come la storia di cui è protagonista, per me la migliore del film (specie nel finale in pasticceria).
In definitiva un film da vedere assolutamente per chi, come me, adora i film corali (come i primi di PT Anderson) di cui ne riconosce l'indubbio fascino ma non ne comprende a pieno il segreto.

Niko.g  @  31/01/2016 16:07:56
   6 / 10
Marito ubriacone, tradimenti, liti, raptus omicidi, divorzi, … insomma il menù del cineasta nichilista che vede nero ovunque e vuole che anche tu veda nero. E Altman vuole che tu veda nero, perché lui sa come vanno le cose in America. La Cina è un'altra cosa. Cuba non ne parliamo. E' in America che succedono cose brutte ed è in America che troviamo persone cinici, ipocriti e freddi.
Va bene abbiamo scherzato un po', ma viene da chiedersi se questa prospettiva esistenzial-nichilista sia lo strumento giusto per inquadrare la decadenza della società americana. Perché più che l'America, qui sembra che qualche problemino l'abbia avuto Altman nel rimanere prigioniero di un pessimismo che non è riuscito a controllare.
Grande uso della mdp e grande abuso di Nietzsche, per un film a tesi piuttosto monocorde, che attinge al gergo porno per dare un po' di sale a una melassa sciapa (attenzione al linguaggio non adatto ai minori). Privo di quella forza del racconto e di quella centralità degli eventi, che altri esponenti del nichilismo, come il Gaspar Noé di "Seul contre tous" o il Lars von Trier di "Melancholia", hanno invece curato con attenzione.
Seguirà degno figlioccio di nome Magnolia.

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Ultima risposta 06/09/2018 01.08.04
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david briar  @  02/11/2015 14:08:25
   7½ / 10
Lo sguardo cinico e distaccato di Altman, che lascia vivere i personaggi di fronte a noi e a lui come se fossero sempre esistiti,e facessero parte di un ciclo vitale inarrestabile ma allo stesso tempo inconcludente è decisamente efficace,talvolta le emozioni sono forti e palpabili,altre volte si ha una sensazione di inutilità e vacuità,sicuramente voluta.
Il film è esattamente quello che vorrebbe essere ed è difficile trovare un difetto,soprattutto considerando la sua complessità,ma dura veramente troppo.
"America oggi" inquadra gente comune trasmettendo un forte malessere nel parlarne,ed è sicuramente una grande prova d'autore,ma personalmente trovo che Paul Thomas Anderson abbia raggiunto un'intensità emotiva maggiore prendendo Altman come modello.
Comunque imperdibile..

Filman  @  23/07/2015 22:38:28
   8 / 10
Protagonista dell'ultima parabola ascendente di uno dei più portenti cineasti dell'Hollywood moderna, SHORTCUTS di Robert Altman è un film di realizzazione sulla realizzazione, ideato con un carisma quasi unico e uno stile che, seppur di ottima annata, ha avuto il suo dire parecchi anni prima e trova la sua ragione d'essere nella mano che ha prodotto questo film, la stessa che ha plasmato quella commedia corale dalla cristallina e raffinata tecnica narrativa, che vuole dire qualcosa di nuovo su un lato ancor più concreto ma comunque pregno di un linguaggio espressivo solido, sempre critico, sempre attento nell'osservare la società (in questo caso la classe media) tra superficialità umane, quasi intrinseche e mentali, e virtù occasionali, il tutto esibito con contegno, nonostante la durata, che regala un'onnipresente leggerezza, forse anche troppa, derivata da una mancanza di coraggio, probabilmente, e incisività, la stessa che ha caratterizzato il modo di fare cinema dello stesso autore.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  05/03/2015 11:05:39
   10 / 10
Sarò sintetico: è uno di quei film, rari per fortuna, dei quali si può dire che "è troppo bello per essere vero". Altman è un gigante, d'accordo, ma "Shortcuts" è un miracolo di leggerezza, di giochi ad incastri, di commedia e tragedia, cinismo e delicatezza, e via di questo passo.

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Ultima risposta 05/03/2015 16.20.46
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StIwY  @  06/03/2014 10:37:39
   8½ / 10
Un film eccellente, purtroppo poco conosciuto. Non entro nei particolari in quanto tutto è stato già detto dagli altri utenti prima di me. A parte un paio di storie sottotono, come quella della cantante e del nonno, le tre ore filano lisce come l'olio. Cast splendido, attori uno meglio dell'altro.

DogDayAfternoon  @  22/07/2013 20:23:35
   8 / 10
Un cult anni '90 ingiustamente poco considerato. Incredibile come Altman sia riuscito a mettere insieme 9 coppie diverse che hanno tutte tra loro un seppur minimo collegamento: altrettanto ammirabile come si riesca a passare in maniera del tutto naturale da scene drammatiche a scene più divertenti, dai tradimenti alla morte. Molto scorrevoli e vivaci i dialoghi, tanti attori tutti bravi tranne qualche piccola eccezione.

Note negative: la durata è eccesiva, anche se non annoia mai qualche piccolo taglio (tanto per fare un gioco di parole) si poteva fare, ho trovato abbastanza inutili alcuni personaggi come il pasticcere o il nonno di Casey interpretato da Jack Lemmon, che sinceramente da vecchio mi piace poco, troppo tutti uguali i suoi personaggi (vedi Americani); anche la coppia formata dalla cantante jazz e sua figlia non mi ha convinto del tutto.

Film da vedere, davvero per tutti i gusti.

Goldust  @  16/04/2013 09:34:51
   7½ / 10
Con un fare didascalico e mai invasivo, Altman confezione questo spaccato di vita vissuta Americana in cui nove racconti più o meno interessanti si intersecano fino a formare una sola, lunga storia. Se il tono è volutamente distaccato, i problemi, le ansie ed i segreti dei protagonisti sono sentiti e palpabili, ed il quadro della società americana che ne esce non è certo confortante. Violenza, sesso e tradimenti dominano la storia ( compreso qualche eccesso gratuito ) ed il regista è bravo a mentenere alta la soglia di attenzione fino alla fine nonostante la lunghezza monstre della pellicola. Cast ispiratissimo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  30/08/2012 13:42:47
   10 / 10
Per molto tempo mi sono chiesta come mai Kubrick non avesse citato nel suo "Lolita" l'incipit folgorante del romanzo di Nabokov. Realizzo solo ora quanto lucida fosse quella scelta, quanto sia audace un regista che intraprende, cavia lo spettatore, un processo di rimozione letteraria. Non c'è Carver in "Short cuts", ci sono le palpitazioni di Altman mentre lo legge, c'è l'utile che lui ha scorto fra le righe per il suo cinema. Nel corso delle tre ore di visione le stupefacenti pagine di carta diventano ricordi discreti. Altman ha scritto: "Nel film accade qualcosa di nuovo, e forse è questa la forma più sincera di rispetto."
La bellezza di "Short cuts" è innanzitutto legata all'impressione di atemporalità che conferisce. E' come se i personaggi fossero sempre esistiti e qualcuno avesse deciso un giorno qualsiasi di spiarli. Tutto è già innescato e avviato all'inizio della pellicola. Nel cielo notturno gli elicotteri spargono l'insetticida sulla città, Earl guida attaccato alla bottiglia, Ann e Howard guardano la tv, i Kane e i Wayman parlottano mentre Lori suona il violoncello. Ognuno viene colto in azioni accidentali, così come accidentali sono gli incontri e le connessioni fra le singole vite. La casualità è una divinità ironica che si ostina, tormenta, ma raramente sopprime. E' metaforizzata splendidamente dal terremoto finale, che fa tremare tutti ma uccide solo un chissà chi. La quiete ritorna, la macchina da presa vola via dai volti e dai cicalecci urbani.
Il tratto più crudo dell'intero scenario è la fissità, la consapevolezza che nonostante il nodo di strade, drammi e menzogne, i protagonisti rimarranno uguali a se stessi come burattini.

"-C'è mancato un pelo. Sarebbe cambiato tutto, la nostra vita sarebbe cambiata.
-Magari succedesse qualcosa che ci cambia la vita."

deadkennedys  @  29/04/2012 11:18:31
   8½ / 10
L'abilità di Altman alla regia è qualcosa di davvero raro, una maestria unica nel riuscire a miscelare continuamente intrecci narrativi. 3 ore davvero densissime, come aver visto una serie tv, come aver compresso le trame di 4 o 5 film in uno solo.
Alla fine possiamo distinguere ben 9 storie, ognuna perfettamente integrata fra le altre in una stridente apoteosi corale. Stridente perchè nonostante la facciata ben ricamata, nonostante l'apparenza normale di ogni personaggio, Altman ci mostra il profondo malessere, l'orrore che si cela dietro ogni maschera. E nonostante tutto la vita in California continua...
Cinismo a fiotti, soundtrack jazz che fa lievitare il mio voto.

franky83  @  14/01/2012 12:51:37
   8 / 10
Ottimo film,mi aspettavo un finale diverso

goodwolf  @  01/12/2011 12:04:10
   6½ / 10
Praticamente una serie tv riunita in un unico film.
Alcune storie sono molto interessanti, altre decisamente no, potevano essere decisamente tagliate per favorire una durata più consona alla tipologia di film.
Non lascia niente, si limita a narrare delle storie che ritraggono il malessere della società americana. Notevole il cast.

ste 10  @  02/09/2011 01:52:35
   9½ / 10
Straordinario affresco di una Los Angeles presa nella sua quotidianità più drammatica e reale; veramente un capolavoro

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  10/06/2011 23:02:51
   9 / 10
Piccole storie, piccoli e grandi dolori quotidiani densi di tanta amarezza e cinismo nei personaggi e raccontate con quel distacco, senza essere eccessivamente freddo, che riesce a smorzare ogni trappola retorica a cui un film di questo tipo poteva cadere. Personalmente lo ritengo uno dei migliori film del regista americano.

Black Eight  @  07/06/2011 22:03:06
   7½ / 10
Sono un grande estimatore dei film corali (naturalmente quelli fatti bene) e dunque non potevo non apprezzare uno degli ultimi lavori del maestro Altman, il creatore di questo genere cinematografico. Gli intrecci sono costruiti con coerenza, la narrazione scorre spedita, i personaggi sono quasi tutti affascinanti, i piani-sequenza sono da far vedere nelle scuole di cinema, gli attori sono convincenti e alcuni anche brillanti (al mitico Jack Lemmon basta solo un cameo per mettere praticamente in ombra altri grandi attori come Robbins, Modine, Downey jr. o la Moore, che qui ha un ruolo abbastanza esiguo). Il film è quindi confezionato benissimo però...mi è sembrato troppo freddo, distante dal punto di vista emozionale. Lo sguardo cinico, quasi documentaristico, sui problemi esistenziali che si snodano tra le pieghe di un'America malata priva forse lo spettatore dell'empatia che tali storie richiederebbero. Da questo punto di vista Magnolia di Anderson, che ovviamente prende ispirazione da America Oggi, sa districarsi meglio tra le attese del pubblico, e quindi rendere meno indigeste le 3 ore di durata, buttandosi a capofitto nei drammi dei suoi protagonisti. Insomma a mio parere uno di quei casi in cui l'allievo supera il maestro

Invia una mail all'autore del commento kossarr  @  22/04/2011 06:43:37
   8 / 10
Il film racconta storie di vita quotidiana, con la cattiveria e il cinismo che ci si aspetta da una pellicola del genere.
A parer mio poteva essere migliore magari tagliando alcune vicende di personaggi piuttosto inutili e accorciandolo a 120 - 140 minuti.
Fa comunque molto riflettere.
Ottimo cast.
Poteva essere un 9, ma data l'eccessiva lunghezza, in questo caso stancante, gli scalo un voto.
Sicuramente da vedere.
Consigliato in una serata con amici all'altezza.

paride_86  @  20/01/2011 02:36:03
   9 / 10
Una grande prova di regia per Robert Altman e un meritatissimo Leone D'Oro.
"America Oggi" non è solo un attuale ritratto della società occidentale di fine XX secolo, ma anche un nuovo modo di fare cinema e di raccontare storie.
Cast strepitoso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  14/01/2011 02:21:56
   10 / 10
Silenziosi più di un'invasione di cavallette, gli elicotteri sorvolano Los Angeles come se agli elicotteri di Apocalypse now avessero spento le Valchirie; come una pantera della polizia senza lampeggianti.
Nel silenzio che invoca un urlo devastante, e invece prosegue nell'indifferenza generale a generare sommessi disastri, il film si svolge avviluppando storie e frammenti, "short cuts" quotidiani e minimali, fitti di gesti, omissioni, dimenticanze: il vivere sbadando (sbadate vite in cui può capitarci di assillare per 10 dollari di torta i genitori di un figlio in coma).
Il vivere sbadando che si trascina, osservato senza indugio e con polso fermissimo, con lucidità e asciuttezza, si sospende e si sorprende su di un terremoto: e poi subito riprende. Nulla è stato. Nulla è mai. La città giace, il sole splende.

Questo intreccio di meschinità è tratto da alcuni racconti del più grande autore letterario americano della seconda metà del XX secolo, Raymond Carver. La peculiarità del film sta nell'accumulo progressivo, nel potenzarsi vicendevole delle vicende. L'addensarsi delle trame rende labirintico il film come una città estranea a se stessa.
Che è anche geniale allegoria di questa vita in una metropoli, in cui ci si sfiora quotidianamente, permanentemente estranei. E la meschinità, sì, scaturisce proprio da quel vano senso di libertà che ci deriva dall'illusione di attraversare la metropoli restando estranei, di sparire, insieme ai nostri meschini tradimenti e alle nostre bassezze, senza farci vedere nè da un dio, nè dai nostri cari che tradiamo.

Poi c'è anche un comun denominatore, a questi frammenti: ed è che sempre il maschio è il più vile e il più meschino. La quasi totalità delle figure maschili del film è una figura negativa, che sia frustrato o vile, più spesso diventa violento e vendicativo. Ignavi e insensibili: e quasi sempre c'entra il sesso. E la prevaricazione sulla donna.
(Come nel grande capolavoro americano del decennio successivo, "INLAND EMPIRE", la prevaricazione dell'uomo sulla donna è centrale ad "America oggi").
Invece nessuna, o quasi, delle figure femminili di questo film, è altrettanto meschina. Quasi sfugge, ma nessuna di queste donne è carnefice, e invece quasi ognuna è una vittima.
Sino alla giovane violoncellista silenziosa, che cede all'orrore dell'indifferenza per la morte di un innocente, e quasi assomma su di sè tutto il male, capro espiatorio e vittima sacrificale.

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Ultima risposta 30/03/2011 19.20.30
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Clint Eastwood  @  09/11/2010 17:32:47
   6 / 10
Una soap opera targata Altman che coinvolge e fa partecipare l'intera america per parlare di cose futili, senza una direzione precisa e spesso girando a vuoto. Una tortura ad essere sinceri. D'altro lato se il film è abbastanza monotono sono gli attori come Robbins ("splendido" donnaiolo e padre di famiglia), Gallagher (il macho, la sua migliore interpretazione che mi risulti), Stowe (di una femminilità invidiabile), Moore (pittrice disinibita) e i giovani energici Downey Jr. e Penn (un po' meno) ad annullargli la pena capitale.
Recuperabile con Magnolia di Thomas Anderson, tra l'altro discepolo di Altman. Quando l'allievo supera il maestro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  09/09/2010 18:48:35
   8½ / 10
Con questo film si entra per qualche giorno nella vita di 9 famiglie accomunate da un unico fatto iniziale...e come siamo entrati in queste casa ne usciremo,non dalla porta d'ingresso ma da quella laterale!
Certo lo sguardo di Altman non è certo ottimistico sul futuro di queste 9 storie...ma è questa la realta'?
Questo disserbante buttato sulla citta' per uccidere le mosche della frutta ma nessuno di questi insetti verra' inquadrato,in questo caso sono gli Americani visti come insetti che portano avanti la loro vita esasperata!
Un film cosi poteva durare ore e ore,è una storia infinita iniziata con l'inizio della civilta' moderna!
Struggente e intenso...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  23/06/2010 20:19:47
   9½ / 10
Che grande, grandissimo film!
Così raro trovare tanta classe ed eleganza, un'impresa funambolica dirigere nove diverse storie, mescolarle assieme passando dall'una all'altra con tocco leggerissimo e tenere contemporaneamente in mano tutti i fili delle altre, senza mai perdersi, senza mai farci perdere.
Bellissimo incipit e altrettanto il finale, ma per me il vero finale è quello sguardo che oltrepassa i quattro tristi buffoni sulla terrazza per allontanarsi, forse con leggero disprezzo, a guardare il lontano orizzonte della città, schiacciata sotto di sé fino a tramutarsi in mappa geografica senza spessore.
C'è molta cattiveria, c'è ironia e c'è un freddo distacco, ma per me c'è anche un leggero dolore a guardare alle desolate vite, così piene così vuote, dei protagonisti.
Sceneggiatura a prova di bomba, interpretazioni superlative.

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Ultima risposta 24/06/2010 20.22.27
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  01/04/2010 10:02:20
   10 / 10
Grandioso film di Altman, coinvolgentissimo, cinico (con un tocco di ironia) e supportato da un cast veramente grandioso. Uno sguardo approfondito, veritiero e al tempo stesso distaccato nelle vite di una serie di personaggi per nulla stereotipati, tutti di estrazione sociale diversa, gente comunissima in cui chiunque può riconoscerci, che vive nella realtà e che vive la vita come tutti noi, ognuno con i propri problemi, ognuno con i proprio ostacoli da superare.
Il tutto narrato mentre alcuni elicotteri sorvolano Los Angeles pronti a spargere un pesticida che dovrebbe eliminare un'invasione di insetti, o forse gli uomini, questo sta a voi deciderlo.
E, per un breve istante, le vite di questi individui si fermeranno tutte allo stesso tempo a causa di una scossa di terremoto distruttivo e liberatorio.
Un'opera toccante ed ambiziosa, ottimamente diretta ed accompagnata da una narrazione semplice e scorrevole (che rendono la lunga durata trascurabile), in cui tutte le bellissime storie, alcune divertenti, altre tristi ed altre macabre (quella di Fred Ward) finiscono per collegarsi fra loro in un interessante quanto logico intreccio.
Per quanto riguarda l'eccellente cast, impossibile dire chi sia più bravo. Una menzione personale la darei a Chris Penn (che sempre adoro, ottimo nella parte del marito frustrato e sul punto di esplodere), Lori Singer (aspirante violinista depressa a causa di una madre assente che la trascura), Robert Downey Jr. (truccatore), Tom Waits (che qui interpreta con maestria un perdente alcolizzato) e Matthew Modine (che non sopporto ma che è credibilissimo quando con frecciatine e battutine spinte cerca di far confessare alla moglie un adulterio compiuto anni prima).
Non mi aspettavo certo un filmone del genere quando lo vidi, mi è piaciuto tantissimo, e così come per Americani, avrei voluto non finisse mai.
Crash, che è strutturato uguale e ottimo di suo, regge appena il confronto.
Stupendo.

wooden  @  28/03/2010 12:41:55
   9 / 10
L'altro grande capolavoro di Altman.
Imprescindibile, vent'anni dopo le utopie infrante di Nashville l'America, ma non solo l'America, ma tutto il mondo, in corsa folle verso il trionfo del male.

L'unica cosa che disturba sono i titoli di apertura "produzioni silvio berlusconi"
quando il nostro chevalier barzellettiere non era ancora il monarca d'italia.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  21/01/2010 23:27:28
   10 / 10
Lo vidi al cinema quando uscì, molte primavere fa (17! mamma mia come passa il tempo). Ricordo che uscii sconvolto. Tre ore sono tante eppure ricordo che non mi accorsi minimamente della durata, da quanto ero coinvolto emotivamente. Le vicende erano vere, terribilmente vere, così vere che faceva male vederle svolgersi in quella maniera (il pugno allo stomaco della verità).
E' la sincerità delle storie, pur nel loro prosaico svolgimento, la cosa che colpisce di più. E come vedersi svolgere davanti la propria vita o la vita di tante persone che conosciamo. La sensazione è quella di avere la vita umana attuale davanti agli occhi e non una storia di finzione.
Per il resto i sentimenti e le impressioni che ho avuto sono le stesse che ha descritto così bene Ciumi nel suo magnifico commento qui sotto.
Non so se lo rivedrei. Non me la sento di stare male di nuovo ...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  21/01/2010 06:48:38
   9½ / 10
Narrare bene una storia non è facile; riuscire, con tale raffinatezza, a raccontarne contemporaneamente di molteplici, beh, è prerogativa di pochissimi.

Ed è presto evidente l'intento narrativo di Altman, dacché il film s'inserisce tra due chiare metafore poste agli estremi del racconto, entrambe che coinvolgono tutti: gli elicotteri che, a inizio film, spargono nell'area sottostante una sostanza come il torpore e la dissolutezza del vivere; e infine il terremoto, non tale da fare crollare edifici, ma sufficiente affinché ognuno, per qualche istante, si fermi preoccupato in ascolto.

E incastonato tra l'incipit e l'excipit, ecco un nuovo affresco corale di rara potenza, severo e al contempo tenue, delicato, discreto, sicuramente obiettivo.
Un cadavere sott'acqua, un bambino che non si sveglia, una violoncellista che suona ininterrottamente.
Famiglie sgretolate, artisti in attesa, amanti che si perdono.
E poi disamori, incomprensioni, ripicche; le bugie, i quotidiani tradimenti, i piccoli e grandi conflitti d'ogni giorno.
Vite vuote, vite disperate, vite irresponsabili, intensamente sole.

Altman spia da lontano i suoi personaggi, ne ascolta le conversazioni a distanza, l'inquadra da dietro i vetri, talvolta zooma sull'espressione di qualcuno di loro.
E se da un lato il suo punto di vista rimane indubbiamente cinico - addirittura crudele, potremmo dire - dall'altro sono insiti in questo filmare "senza commento" un vivo coinvolgimento e una grande comprensione per la natura umana.

Questo è il deserto di oggi, e non solo quello americano. Questi sono gli "uomini vuoti".

Credo sia, assieme a "Nashville", il film che meglio spiega il cinema di Altman.

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9 risposte al commento
Ultima risposta 30/08/2012 13.56.47
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donfabios  @  30/12/2009 19:25:28
   8 / 10
la gente che pesca accanto al cadavere mi ricorda le persone che calpestavano il ragazzo ucciso dalla camorra a napoli.
Il film è interessante, e c'è tom waits che adoro, ma forse mi ha deluso un po', in alcuni tratti lo ho trovato noioso e alcune storie mi hanno comunicato poco.

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1 risposta al commento
Ultima risposta 30/11/2010 10.50.09
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gandyovo  @  21/12/2009 17:31:40
   9 / 10
per me è stato uno dei più bei film che abbia mai visto

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  02/03/2008 14:28:03
   9½ / 10
Contraddistinto da sempre da un cinismo e da un realismo devastanti, Altman firma un apocalittico capolavoro che per minuzia e megalomania è da paragonarsi solo a Nashville.
Osserviamo le storie di mezzi uomini e anti-eroi che di estrazioni sociali diversissime partecipano a un nichilismo prevaricante che è comune a una società, a una cultura, a una nazione che possiamo incolpare tuttavia ben poco.
Mi spiego: giudicare l’America è facile. Capire perché, è un’altra cosa. È proprio questo che contraddistingue la denuncia socio-politica di Altman, coerente e intelligente, da quelle a cui altri insigni registi ci hanno abituato (Haggis per esempio, bravo, ma anche lui fossilizzato nella spettacolarizzazione del fenomeno negativo americano, piuttosto che nella ricerca delle cause).
Localizzarne germi e responsabilità: come in Nashville, osserviamo che al contrario di sociale, il trionfo nichilista nella società americana è culturale; le possibilità, i mezzi, le volontà non mancano, ma è fortemente radicata, come per esempio osserva il regista, la tendenza speculare di accusare e coniugare il fallimento nel lavoro a quello nella famiglia. L’uno è causa dell’altro o viceversa, ne deriva purtroppo un impoverimento generale di ideologia che se prima era alla base della vita americana (capitalismo, famiglia e ordine), ora è solo scialbo involucro.
Voglio anche notare l’immenso lavoro che l’ottimo cast di attori ha approntato per permettere la riuscita di uno dei film più belli che abbia mai visto. (menzione speciale per Robbins)

suzuki71  @  28/02/2008 09:35:04
   9 / 10
Potrebbe durare diciotto ore, il tono misuratissimo e distaccato del regista ci rende più che coinvolti in queste storie disinteressanti e quotidiane. Una sorta di grande fratello dallo stile magnifico e poetico. Questo film non ti fa odiare gli americani, anzi li rivela vulnerabili, sbandati perchè privi di cultura, teneri e disumani assieme. E' la rappresentazione catartica delle nostre fasi, di ciò che passa dentro ognuno di noi. Sceneggiatura da manuale.

Dan of the KOB  @  08/01/2008 13:42:13
   6½ / 10
America oggi è uno di quei film dai quali mi aspettavo tanto e invece ne sono rimasto deluso!
E' un buon film ci mancherebbe, ma non mi lascia niente dentro, troppe storie, alcune si intrecciano altre no, ma storie che sinceramente non lasciano tracce tangibili nei miei ricordi! Mi rimane di questo film una visione fredda e distaccata dell'america moderna, che sicuramente è proprio quello che il regista voleva, ma che a me non va proprio a genio!
Tra i tanti attori messi in scena alcuni hanno dato delle ottime prove (la Moore, Lemmon) ma altri li ho trovati proprio incapaci di esprimersi al meglio (MacDowell e il povero Chris Penn che qui non ho davvero apprezzato, troppo piatto...)!

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Ultima risposta 09/01/2008 18.55.07
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Guy Picciotto  @  01/11/2007 12:37:06
   8½ / 10
un film che ti fa odiare per davvero la civiltà occidentale, in inarrestabile, inesorabile decadenza, il capolavoro di Robet Altman, tutto allo sfascio, tutto consunto: famiglia , rapporto uomo-donna, imbarbarimento culturale ecc....

sonhador  @  15/10/2007 19:58:58
   9 / 10
grandissima opera tragicomica di Altman che sbeffeggia (come in Nashville) il mito americano...molto coinvolgente nonostante la durata...lo consiglio vivamente...bellissimo

The Legend  @  13/10/2007 14:41:39
   6½ / 10
L'impianto narrativo è singolare e piuttosto ambizioso: mettere in scena non la storia di un semplice protagonista, ma di una ventina di personaggi le cui microstorie si intrecciano e vanno avanti parallelamente, dando un affresco complessivo di quel panorama sociale che il regista intendeva rappresentare.

E' un progetto ambizioso, perchè a mettere in pista cosi' tanti personaggi - ognuno portatore di una sua personalissima nevrosi - c'era il rischio di perdere il filo narrativo del racconto generale. Filo che non si perde: il film si segue bene nonostante le interminabili 3 ore di durata, al netto della pubblicità.

Fin qui, i meriti.

I demeriti sono invece nelle singole storie in sè, che sono piuttosto prevedibili ed inconcludenti, piatte storielle da quattro soldi più da sit-com che da rappresentazione sul grande schermo. Anche un prestigioso interprete come Jack Lemmon, ne esce fortemente svilito dalla particina assegnatagli del nonno in apprensione, che si ricongiunge con il figlio dopo 30anni, in occasione della morte del nipote. Sa tutto di già visto.

Ma quello di America Oggi è un caso in cui il risultato finale non è pari alla semplice somma algebrica delle singole storie, ma è superiore. Ecco spiegato il mio voto (leggermente) superiore alla sufficienza.

Un plauso al traduttore italiano: spesso le traduzioni in Italiano dei titoli dei films stranieri sono fatte da emeriti imbecilli, questo è invece il caso in cui il titolo in italiano ('America Oggi') rende decisamente meglio dell'insignificante e insipido originale ('Shortcuts', letteralmente 'scorciatoie').

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Ultima risposta 21/07/2009 17.34.14
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badovino  @  09/09/2007 04:57:04
   9½ / 10
Tratto dai racconti-capolavoro del grande Raymond Carver, questo film è l'ennesima dimostrazione di come un maestro come Altman possa dare sfoggio della propria capacità narrativa tramite le immagini. Un perfetto dipinto non solo degli Stai Uniti ma in definitiva di tutto il mondo occidentale. Insomma la narrazione di decadenze contemporanee il cui corso ormai non si fermerebbe neanche dopo l'apocalisse. Tremendo e meraviglioso.

wega  @  06/09/2007 20:31:16
   8½ / 10
stupendo..potrebbe durare anke 5 ore..
fantastico tim robbins..
riverenze a lammon!

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Ultima risposta 25/01/2010 01.14.42
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Giordano Biagio  @  01/06/2007 10:41:48
   9½ / 10
Un film che mostra l'america per quello che è, realtà molto lontane da come essa suole rappresentarsi nel mondo.
Particolari e dettagli della vita quotidiana svelano i veri volti della famiglia americana: cinica e godereccia, indifferente a tutto ciò che impegna a prendere in considerazione il prossimo non consumista e ricco di spiritualità pratica...

Beefheart  @  30/03/2007 21:20:00
   7½ / 10
La solita, ubriacante, giostra di personaggi ed eventi, parimenti grotteschi, che riducono l'America al ricettacolo di esauriti che Altman ama dipingere, per altro molto bene. Tanti i protagonisti e tante le relative storie, destinate ad incrociarsi ed accomunate da un disagio sociale che imbruttisce ed induce a reazioni scomposte ed insulse. Più forte e drammatico del solito ed amaramente ironico, il film risalta le doti di Andie MacDowell, Jack Lemmon, Julianne Moore, Jennifer Jason Leigh, Chris Penn e Tim Robbins su tutti, seguiti da svariate altre stars. Lungo ma efficace, è un film che merita di essere visto.

davil  @  05/03/2007 15:33:11
   7½ / 10
altro film riuscito di Altman in un affresco crudo dell'america moderna

Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  22/01/2007 23:10:02
   9 / 10
La notte la città viene disinfestata (o infettata?) dagli aerei che gettano una pellicola melmosa su tutto, sulle storie tragicomiche che altman ci propone.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR agentediviaggi  @  21/01/2007 23:26:40
   8½ / 10
E' un film difficile, tratto dai racconti di Carver, che tratteggia una società americana nihlista e cinica che partorirà uno stuolo di imitatori fino all'ultimo sopravvalutato vincitore dell'Oscar (Crash) non sempre riusciti. Ricordo che alla prima visione non superai il primo tempo (ma questo mi successe anche con Barry lyndon) per il senso di repulsione che provavo per questo manipolo di Simpson e per le loro vite vuote. Altman descrive tutto alla perfezione grazie anche ad attori in parte e quando uno dei suoi personaggi commette l'ultima schifezza (...) si inventa un evento catartico di grande effetto. Notevole.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  18/12/2006 20:54:17
   9 / 10
Mi è sempre piaciuto particolarmente Altman.
Criticabile, certo come si legge nei commenti precedenti, e come hanno fatto alcuni critici , che io naturalmente non condivido, per essere magari troppo autocompiauto, troppo mastodontico, e magari semplicistico (gli uomini che sono insetti).
Ma "America oggi" , pur essendo il classico "capolavoro annunciato", rimane un film memorabile sotto tutti gli aspetti: Altman colpisce per per la costruzione di nove storie che coinvolgono in pieno, con una miriade di personaggi complessi e tremendamente interessanti, le cui esistenze al contrario sono vuotissime etotalmente inutili.
E queste storie vengono raccontate da Altman con grandissima precisione sullo stesso piano e senza sbavi in una narrazione che supera le tre ore.

Un film cinico, spietato, cattivissimo, e inesorabilmente pessimista.

quaker  @  02/12/2006 12:32:00
   8½ / 10
Film corale, classico di Altman. Grandissimi interpreti, storie che non si intrecciano ma si sfiorano, in un week end a Los Angeles, fra la lotta alla mosca della frutta ed una scossa di terremoto.
L'immagine che dell'America e, si può dire, dell'umanità viene restituita dal film è però troppo buia e pessimistica, senza speranza.
Altman è spietato, cinico, distruttivo, ed anche abilissimo regista e sceneggiatore, ma, come dire, questa volta un pochino troppo compiaciuto. Questo impedisce al film, cui può anche attribuirsi di essere pletorico, troppo lungo e qualche volta inutilmente complicato, di entrare nel mio cuore.
Certo merita di essere visto, ed anche lodato, ma, come del resto altri hanno scritto prima di me, non può essere considerato un capolavoro, come invece è Nashville, in cui c'è la stessa visione del mondo, ma senza compiacimento.

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  29/10/2006 14:31:43
   10 / 10
Mosaico di vite, storie, complessi, colpe, redenzioni ed ipocrisie, mirabilmente descritto con freddo cinismo da Altman, capace di districarsi con maestria nel dedalo dei suoi personaggi senza mai perdere il contatto.
Nulla è gratuito, tutto funzionale, ed alla fine si rimane in compagnia solo del senso di vuoto.
Cast eccellente, con particolare menzione per Lemmon e per lo scomparso Chris Penn.

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Ultima risposta 29/10/2006 16.17.32
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Invia una mail all'autore del commento MaShRooMiNa  @  25/10/2006 22:13:47
   7 / 10
sarà xke forse non è del tutto il mio genere di film....e xke altman non è decisamente uno tra i miei registi preferiti.....ma credo proprio che questo film sia bello.....ma di sicuro non riesco a farlo rientrare nell' elenco di capolavori tra cui includo "Arancia Meccanica", "C'era una volta in America", "Amores Perros" e "Shining"!!!! qdi chiedo scusa a tutti i cultori del film...dato che a causa del mio voto la media si abbasserà....!!!!scusatemi ma proprio non riesco a dare di +!!! :)

Invia una mail all'autore del commento patty  @  17/09/2006 19:48:39
   10 / 10
Il capolavoro di Robert Altman, tratto da 8 racconti dello scrittore Raymond Carver e filmato in uno degli ultimi anni del ventesimo secolo, ci fornisce uno splendido ritratto dell'America contemporanea.
La linea conduttiva del film è basata sulle vite di diversi personaggi, ch si intrecciano col fine di fornirci una immediata e cristallina visione della psicologia, dell'economia, dei valori e dei modi di vivere di questi attori involontari di un teatro molto più ampio che è l'america. La visione di Altman, come quella ci Carver, è minimalista, e senza indagare troppo nei meandri di queste menti ci porta a riflettere su ciò che si è perso con l'evoluzione dell'uomo, con l'avvenire dell'industria contrapposto alla lenta decadenza della nostra madre terra, conseguenza diretta della fame si successo, di soldi e di potere, e quindi di un imporevimento dei valori umani. Valori che comunque restano, e sono in questo film l'elemento arrichente e fantastico.
Il dolore, accompagnato dalla poesia propria solo ad un angelo, della ragazza morta suicida, afflitta incredibilmente dal peso della vita e libera solo nel momento di liberazione suprema, per lei la musica del suo violoncello. La bontà disinteressata, colma di amore e accondiscendenza della cameriera di fast food che si occupa di un problematico autista di limousine. Così come ci illumina la maniera in cui una dolcissima moglie sopporta l'arroganza, le menzogne e la stupidità del fanatico marito polizziotto, la generosità della giovane madre che per far andare avanti la baracca e crescere i piccoli in casa si reinventa telefonista porno, andando contro ogni pregiudizio e senso di inappartenenza, contro la sua natura di madre e di moglie affettuosa. E gli altri, che comunque qualche parvenza di buoni valori la fanno apparire, quasi sempre si riducono all'alcolemia o all'uso di droghe per sopportare quel sentimento di sconforto che porta loro il vivere in questa società, che appare nel film come un alcoscienico nel quale di attua una commedia farzesca, piena di controsensi e di bruttezze, di avvenimenti grotteschi e disarmanti. Questi personaggi sono forse quelli più inetti, quelli che sembrano non portare nulla di buono al progresso, ma che in realtà sono le pietre preziose della società, e forse proprio per questa loro lucienza si trovano disadattati e agli ultimi posti della corsa al comando. La salvezza arriva dai caratteri più deboli a accomodanti, e sotto questo aspetto sarebbe stato forse interessante amalgamare a questi vissuti quelli di preti, presidenti, insegnanti, ricercatori scientifici... Nel film a tale proposito possiamo "studiare", o almeno cercare di capire, il carattere di un dottore senza spina dorsale e disilluso, o forse solo sciocco e rassegnato, così come di qualche uomo lavoratore che di fronte alla morte appare impassibile, e che forse proprio per il suo ruolo di "pilastro della società" si chiude in un resistente guscio di insensibilità, che raccoglie però tanta tenerezza, infantilità e voglia di certezze, che a questo punto è in grado di fornirgli solo l'amore.
Il finale e l'inizio (l'arrivo degli elicotteri pesticidi e il terremoto che sembra preannunciare la fine del mondo) ricongiungono queste esistenze alla realtà del globo, e come elemento marginale ma altamente significativo ne delineano i percorsi più profondi, quelli attraversati da queste anime in pena, che comunque sono condotte dal decorrere della vita, possibile solo in una terra che regga i danneggiamenti subiti. D'altronde, la visione che possiamo trarre da questo lungometraggio (di ben 3 ore) non è necessariamente negativa come appare dal mio commento. Questo è un film interpretabile e ci può ben fornire diversi elementi di riflessione, volti a procurarci o a rafforzare una nostra visione del mondo, nel mio caso già delineata. E se non siamo americani poco importa, il mondo si sa è uno solo, e i problemi, soprattutto quelli ambientali, non scelgono mai la loro destinazione in base al livello di irrispettosità per la natura del popolo che lo abita, ma più spesso dal valore delle materie prime e da quello della mano d'opera del luogo, e il conseguente cattivo uso fatto dai capitalisti...
Il modus vivendi che appare in "America oggi" influenza le vite di ogni popolo, sia che questo ne ricalchi le orme, o che ne sia danneggiato direttamente nella qualità di vita della popolazione e nella sua economia. Come da un condottiero notturno siamo portati al completo e irreparabile estinguersi delle nostre risorse, e alla nostra vita in quanto individui (e qui il primo passo è quello di sentirsi persi, disadattati e confusi, e cercare di adeguarsi alla società mettendo in secondo piano i valori e i più puri desideri) . La mia è una visione forse troppo pessimistica, che putroppo non può trarre alcun allegerimento dal seguire le vicende di buone persone, in quanto appare ben chiaro quanto esse inevitabilmente si risolvano nel vivere le proprie esistenze con quel sano egoismo che ci contradistingue tutti, e che è così reclusa ogni buona speranza che nasce dal sapere che gente del genere esiste ancora, e che, come dice Borges in una sua poesia, "Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo", ma questo è già divenuto ottimismo. ----------commenti al commento molto graditi :P ! (é una specie di esercitazione, e comunque mi rendo conto che è un pò troppo..non so come dire.. "gettato"!)

fra733  @  06/09/2006 12:12:57
   10 / 10
Non so davvero da dove cominciare a lodare questo film.
Ci presenta il cadavere dell'America (magari di tutto il mondo?) o forse una sua lastra?
Ogni singola scena, ogni singola espressione dei protagonisti è fenomenale e magistrale, niente è fuori posto.
Alcune scene sono semplicemente indimenticabili.
Mi piacerebbe dilungarmi su alcune che sono di vita quotidiana e vissuta, ma non lo farò.
Consiglio a chiunque di vederlo, anche se per certi versi è terrorizzante.
Il mio preferito nel film è Jack Lemmon.
Per tutta la sua durata AMERICA OGGI è un film da cui trapela l' asfissiante, infernale incomunicabilità tra le persone e le loro storie che si intrecciano senza riuscire a lasciare nessuna traccia se non quella di una abberrante e terrificante solitudine.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  13/08/2006 15:56:23
   9 / 10
"Ti viene voglia di non incontrare mai un'americano in vita tua"

Così commento' una spettatrice al sottoscritto, all'uscita del film, delusa proprio dai toni a suo dire "apocalittici" di questo poderoso affresco di Altman.
Poco da dire: nonostante la smisurata durata, il film è una galleria inequivocabile di un'America da conglomerati urbani, solo apparentemente comunitaria, spesso in conflitto con se stessa e con gli spazi che si concede, sullo sfondo dell'inquietudine e del profetismo à la Big Mac (l'annunciato, da tempo, terremoto che dovrebbe invadere Los Angeles).
Per dirla tutta, questa galleria infinita di meschinità e (forse) integralismi rischia piu' volte di precipitare nel manierismo, ma è soprattutto l'abilità tecnica di Altman a fugarlo.
E soprattutto l'ispirazione letteraria, non così evidente, dello stesso autore: sicuramente la citazione di alcuni passi dello storico "cattedrale" di Carver (padre del minimalismo americano) rende il tema ancora piu' appassionante.
La vicenda del bambino investito da un'auto e successivamente ricoverato in ospedale costituisce il perno delle tante "short cuts", reso emblematico dall'ineffabile Lyle Lovett, il cui personaggio del pasticciere folle non verrà dimenticato facilmente.
Nè potrei scordarmi la figura psicolabile di Chris Penn, marito imbelle e frustato, che in un momento di drammatico confronto con la realtà (e la propria e altrui incolumità) arriva a liberare tragicamente la propria rabbia/follia omicida.
O l'altrettanto intrigante personaggio di Kate Ross (singer del leggendario trio vocale Lambert, Hendricks § Ross), madre degenere troppo occupata dalla propria carriera per occuparsi degnamente della figlia depressa (non ho prove che si tratti di una vicenda ispirata dalla vita famigliare della stessa cantante, ma suppongo che esista qualcosa del genere).
Un film che si chiude nella deflagazione, e nel "giudizio universale" delle leggi temporali: proprio come in "Magnolia" come giustamente ha sottolineato qualcuno, fortunatamente senza l'accademismo messianico del pur intrigante Anderson

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Ultima risposta 15/02/2007 00.35.36
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Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  05/06/2006 14:36:03
   7 / 10
malgrado gli riconosca una grande abilità nei tecnicismi di mestiere, devo ammettere che non sono poi una fan sfegatata di altman.
Questo film è spesso citato come esempio del suo genio e abilità, ma personalmente non l'ho trovato particolamente coinvolgente, forse perchè la sua coralità è troppo venata da un cinismo fin troppo marcato, quasi il regista si fosse lasciato prendere la mano.
E' pur vero che il contesto storico ritratto (quei complicatissimi primi anni novanta in cui oltre al muro di berlino gli americani si sono visti crollare un'intera ideologia da contrastare) non è dei più facili, ma la graffiante satira non riesce ad assumere il ruolo del pesticida giallo che avvolge la città: resta come una patina a ricoprire le cose ma non ha la forza di sradicare il male che combatte.
Altman in questo film rimane comunque freddo, troppo documentaristico e la storia non raggiunge la poesia di nashville.
Una bella testimonianza di un'epoca, ma non il capolavoro spesso citato.

Philanselmo  @  27/05/2006 11:21:45
   9 / 10
Altman ci regala un magnifico ritratto dell' empietà della società odierna, filmando gli intrecci, le manie, le paure e le follie di un microcosmo impazzito che popola l'america di oggi.
Geniale, sono troppe le sequenze che si sono impresse nella mia memoria...un deciso pugno nello stomaco, come altri prima di me hanno sottolineato.

franx  @  26/05/2006 10:41:18
   8 / 10
Un *****tto nello stomaco di quelli tirati bene, tesi, con tutta la spalla. Di quelli che piacciono a me.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  03/12/2005 23:00:20
   9 / 10
Cinico, lucido e spietato, Altman racconta l'America moderna (e non solo....) come nessuno era riuscito a fare.
Splendida la scneggiatura, perfetta la regia, un plauso unanime a tutti gli intepreti.
Davvero uno dei migliori film degli anni 90.

Rusty il Selvag  @  24/10/2005 17:57:28
   10 / 10
benzo24  @  19/06/2005 20:06:25
   8 / 10
Bello e tristissimo, corale, fragile e solido al tempo stesso. Altman si conferma uno dei migliori e dirige una squadra d'attori formidabile, tra cui l'asso Jack Lemmon e il sempre più incredibile Tom Waits.

Krypto_06  @  03/06/2005 03:40:02
   9 / 10
grandissimo film di altman, storie che si intrecciano con molta pacatezza e serenità.....dialoghi perfetti composti da alcune frasi che sarebbero da incorniciare..a dar man forte ad una regia molto valida c'èn un cast di alto livello in primis anche se non è un attore ci sta tom WAITS un icona che del jazz-blues, punk....ke riesce a trasmettere molta ironia con il suo odo di parlare(grande prova del doppiatore) e i suoi modi di fare....se fosse ststo per me gli avrei dato il premio oscar...

TIGER FRANK  @  21/03/2005 01:09:35
   10 / 10
Ecco un Altman al massimo
forse precursore dei ben piu' noti (o commerciali a giudicare dai commenti)american beauty e magnolia
L'america come nessuno vi aveva mai raccontato prima
o almeno prima del 1993
del proprio dark side of the moon,delle proprie bad sides
del marcio sottotraccia che infetta l'apparente esistenza"perfetta"di queste famiglie medio-borghesi americane
perfette e stereotipate alla mulino bianco Barilla a quanto pare ma solo in apparenza
ma c'e' del marcio in Danimarca(che in questo caso corrisponde ai 50 stati oltreoceano)
E "Bob"ce lo racconta con un'eleganza e un linguaggio che i vari Moore di turno si possono solo sognare (nulla togliendo alla loro validita' di registi o denunciatori di fatti).
la classe di Altman e' disarmante
e comunque picchia duro
ed e' per questo che insieme a Woody Allen,non e' un regista molto amato da quelle parti
guai a smontare il mito americano!
guai a demolire i supereroi!
straca..z.zacci vostri a non elevare alla milionesima potenza il continente grazie al quale tutto il mondo cammina(a parer loro ovviamente!)e che si crede il piu'fico e ca.z.zuto di tutto l'universo,Metropolis,topolinea e isole comprese!
cosi' almeno L'america ottusa,benpensante,puritana e bigotta ci vuole far credere
cari,vari, Moore c'e' chi c'ha pensato prima!





Gruppo REDAZIONE maremare  @  02/02/2004 23:04:44
   9 / 10
un film importante, con un piano sequenza iniziale fenomenale.

Rama  @  16/12/2003 18:43:33
   8 / 10
una nashville degli anni ottanta. non sui livelli del precedente affresco musicale ma summa degnissima del pensiero di altman. un cast d'eccezione e una sceneggiatura mozzafiato completano il tutto. un classico troppo spesso passato in sordina.

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MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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