lei regia di Spike Jonze USA 2013
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lei (2013)

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locandina del film LEI

Titolo Originale: HER

RegiaSpike Jonze

InterpretiJoaquin Phoenix, Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde, Scarlett Johansson

Durata: h 2.00
NazionalitàUSA 2013
Generecommedia
Al cinema nel Marzo 2014

•  Altri film di Spike Jonze

Trama del film Lei

Theodore è impiegato di una compagnia che attraverso internet scrive lettere personali per conto di altri, un lavoro grottesco che esegue con grande abilità e a tratti con passione. Da quando si è lasciato con la ragazza che aveva sposato però non riesce a rifarsi una vita, pensa sempre a lei e si rifiuta di firmare le carte del divorzio. Quando una nuova generazione di sistemi operativi, animati da un'intelligenza artificiale sorprendentemente "umana", arriva sul mercato, Theodore comincia a sviluppare con essa, che si chiama Samantha, una relazione complessa oltre ogni immaginazione.

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Voto Visitatori:   7,46 / 10 (152 voti)7,46Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Migliore sceneggiatura originale (Spike Jonze)
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Migliore sceneggiatura originale (Spike Jonze)
Miglior sceneggiatura (Spike Jonze)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior sceneggiatura (Spike Jonze)
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Voti e commenti su Lei, 152 opinioni inserite

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Spera  @  04/02/2020 09:09:14
   5 / 10
Un film su quanto sia solo l'essere umano...e quanto questa solitudine lo renda stupido e ridicolo.

Non guardatelo doppiato in italiano perchè rischiate l'esaurimento.
Joaquin sempre bravo, al 5 si arriva per lui e per qualche buono spunto di riflessione sui rapporti tra le persone, peccato perchè se avesse mantenuto quella profondità invece di tediare con dialoghi davvero prevedibili e superficiale staremmo parlando di un'altro film.
Il tutto poi scade nel melenso patetico e in scene davvero ridicole che si fanno fatica a digerire. A un certo punto o accetti che stai guardando un mucchio di deficienti su schermo (si perchè il fatto che tutti accettino, all'interno del film, che uno abbia una relazione con un OS è qualcosa di talmente idiota da far fatica a continuare la visione). Poi pensi alla realtà e ti accorgi che le cose che hai visto non sono poi così lontane, grazie ai computer e al web molte persone trovano la loro dimensione, la loro vita, la loro sessualità e anche altro.
E allora il film si trasforma in angoscia e dramma ed ho pensato: "che tristezza" ma anche che forse stava acquisendo un perchè.
Ma poi niente, sul finale si ricade nel ridicolo con trovate davvero insopportabili.

A livello di sceneggiatura è un delirio, troppe cose che non cozzano, troppe forzature, troppo...come ad esempio il fatto che solo praticamente alla fine del film gli viene il sospetto che... Ma cavolo è un sistema operativo!!!!! Svegliaaaaa!
E ci sarebbe un elenco bello lungo di cavolate disseminate in queste lunghissime 2 ore.

Rimane il fatto che lo sviluppo per me non è abbastanza e il tutto non regge così come viene presentato, devo leggerlo come un futuro distopico dove tutti sono rin********ti.
E la cosa strana è che se mi guardo intorno non ha tutti i torti, 1 punto in più.
E la parte sentimentale emotiva della storia che dovrebbe toccarci il cuore?
Direi assolutamente scontata e stucchevole per buona parte, il resto è buonismo spicciolo.

Esperimento bocciato.

KINGLIZARD  @  08/01/2018 10:55:35
   5½ / 10
Devo dire la verità mi aspettavo molto di più da questo film viste le recensioni positive..in realtà pur avendo spunti interessanti..mi sono molto annoiato per tutta la durata del film, arrivando a dovermi distrarre in qualche modo per poter portarne a termine la visione..ci sono spunti interessanti, J.Phoenix bravissimo per l'amor di Dio...ma decisamente una noia mortale..mi aspettavo qualcosa di emotivamente più appagante ed interessante..ma la realtà mi succede davvero poche volte..ma questa è una di quelle in cui non mi torvo d'accordo con la media generale..soprattutto lo consiglio per una visione quando siete particolarmente riposati e volete vedere qualcosa di diverso dal semplice intrattenimento

scantia  @  23/02/2015 01:35:53
   5 / 10
1/4 di Fabio Volo e 3/4 di riflessioni dal blog di Selvaggia Lucarelli. Aggiungere una spruzzata di testi dei Modà per la sceneggiatura, tanto per chiarire definitivamente quanto la credibilità dell'Academy sia ormai pari a quella di Sanremo, il tutto servito in un sontuoso calice di cristallo di pregevole fattura (almeno quello).
La metafora di partenza della solitudine nell'era della tecno-socializzazione, materia potenzialmente interessante, affogata in un mare salmastro di banalità pseudo-esistenziali da rubrica cuori solitari e frasi fatte, ruffiano nella costruzione dei personaggi, la peggiore sòla da quando scelgo un film fidandomi dei voti su Filmscoop.
Si salva per la realizzazione tecnica, seppur debitrice in modo fin troppo evidente di 10 anni di dr. House ma oltre l'atmosfera patinata, il vuoto totale. Si finisce col rivalutare American Beauty!

2 risposte al commento
Ultima risposta 23/02/2015 19.42.23
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alieno1979  @  16/01/2015 19:21:21
   5 / 10
film inverosimile, in quale mondo presente o futuro un UOMO sceglie di fare sesso con un OS e non con una super gnocca come Olivia Wilde, una presa in giro.

Alexn1  @  15/01/2015 23:21:48
   3½ / 10
Uno dei pochi film che non riuscito a vedere fino in fondo. La voce di Micaela Ramazzotti è indisponente, il ritmo lentissimo e la storia d'amore ha
un'evoluzione ridicola...

Benfas  @  15/01/2015 12:11:29
   5 / 10
Film che mostra i problemi mentali di un protagonista, Theodore, che vive una solitudine profonda e che riesce a trovare conforto (povero lui) in un sistema operativo di ultima generazione.
Il film è molto più attuale di quel che sembra, in molti, oggigiorno, trovano rifugio dietro uno schermo, creandosi: realtà distorte, personalità completamente diverse da ciò che sono nella vita reale, innamorandosi di persone che non hanno mai visto, quindi il film, pur ambientato in un futuro prossimo, si associa bene alla emotiva desolazione psicologica moderna.
Purtroppo un film che dopo poco cade nel banale, avendo la pretesa di essere importante, profondo e che vuole scuotere il nostro spirito, ma la deriva sessuale e le situazioni che vengono a crearsi con il passare dei minuti non mi sono piaciute, anzi è il proprio il passare dei minuti a scuoterti, la pesantezza della pellicola indubbiamente colpisce, sorprende, ed infatti è ciò che mi è rimasto, aiutandomi ad immergermi in un catalettico viaggio più che in un turbinio di emozioni, due ore sono troppe, non sembra finire mai.
Consigliato ai più coraggiosi.

calso  @  06/01/2015 20:55:31
   5 / 10
L'idea è carina, il protagonista si innamora di una voce ma è estremamente noiso e dopo un pò non se ne può più...

axel84  @  26/11/2014 17:34:50
   4 / 10
VOTO 7 all'originalita' ;
VOTO 3 alla rottura di ******** infinita !!
VOTO4 : nel complesso !!!
film che non rivedrei mai piu' !!!

Niko.g  @  20/10/2014 11:50:23
   3½ / 10
Bruttissimo.
Da quella parte di pubblico che lo ha criticato emergono accuse di lentezza e pesantezza. Giudizi rispettabili ma superficiali, perché di fronte alla qualità sostanziale di un film non c'è lentezza che tenga e anzi, spesso è proprio quest'ultima ad essere l'elemento che ne fa un capolavoro di poesia. Ecco, qui di poetico c'è solo uno spot, poi il vuoto pneumatico.
Voglio subito solidarizzare con quanti hanno incassato dal web giudizi di insensibilità per non aver espresso interesse nei confronti del film o per non avervi trovato alcuna traccia di POESIA. Non fatevi venire dei complessi e meno che mai nel caso di "Her". La vostra sensibilità non potrà mai essere messa in discussione da un film del genere. Non siete degli ingenui, questo è molto probabile, perché per essere coinvolti da una sceneggiatura come questa, occorre una base di ingenuità utilissima per godersi un film di Federico Moccia.
E ora veniamo al sodo.

Punto primo: il dramma non sussiste. Non c'è un evento tale da giustificare l'elemento drammatico. Il rapporto tra Theodore e Samantha (che nome romantico) nasce, cresce e corre manco fosse il bimbo della Pampers: alla velocità della luce! Dopo aver scambiato due chiacchiere e sbrigato alcune pratiche di back office, Samantha desidera un amplesso con Theodore! In pratica le due ore del film vengono dissipate tra banalità di stampo adolescenziale, battutine idiote sul sesso e grotteschi desideri sessuali, dopodiché sofferenza e lacrime. Ma quando mai?!
Ora, sarà anche plausibile che in un futuro tecnologico certe situazioni apparentemente estreme si possano presentare (speriamo mai), ma il punto non è questo. E' proprio la tempistica, la maturazione dei tempi e degli eventi che suona ridicola. Per rendere l'idea con un flash: è come se una sera un vostro amico vi chiama chiedendovi di uscire a coppie per andarvi a mangiare una pizza.
- Ciao, ti va di uscire con le nostre ragazze stasera?
- Hai una nuova ragazza??
- Sì, è un sistema operativo.
- Ma dai! Ok, facciamo alle 20.30?
Ecco, l'aria che si respira è questa. Si percepisce un'involontaria atmosfera di cazzàte, così grosse che se sparate in aeroporto dimezzerebbero i tempi di decollo dei voli di linea.

Punto secondo: il pecoreccio. Il linguaggio e le situazioni create cadono più volte in una scurrilità francamente fuori luogo, che contribuisce ad alimentare il tasso di frivolezza della trama. Dunque, ci si potrebbe mai immedesimare nei problemi esistenziali di Theodore, con una commedia sciocchina che presenta sfumature drammatiche del tutto posticce e irrealistiche?

Punto terzo: il personaggio di Theodore è poco convincente, così come il suo sviluppo psicologico. La difficoltà di uomo introverso e depresso a relazionarsi col mondo, la si coglie solo marginalmente e i suoi comportamenti sembrano tutt'altro che naturali (proprio come il gesto di Phoenix di sistemarsi continuamente gli occhiali senza che ve ne fosse alcun bisogno).

Preciso che questo voto non è condizionato dallo scandaloso doppiaggio italiano. Di Micaela Ramazzotti infatti non parlo. Meglio che non parlo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  18/10/2014 11:46:16
   5½ / 10
Spike Jonze, regista singolare e ricercato, apre subito a un mare di argomentazioni: c'è uno scrittore di lettere per conto terzi, riproducenti la calligrafia del committente e inviate per posta convenzionale, che rielabora con garbo e savoir-faire il pensiero sentimentale asfittico altrui, interpretando magistralmente l'idea di comunicazione e filtrandola in epistole elaborate ad alta gradazione emotiva; c'è un mondo tecnologicamente avanzato che probabilmente ha soffocato le capacità di contatto umano e amoroso; c'è un nuovo sistema operativo (OS) che offre la possibilità di interagire con un amico/anima gemella creato apposta per comprendere desideri, malumori, aspirazioni e impulsi.

Fra le innumerevoli piste possibili, Jonze opta per una sceneggiatura vasta e pressochè sconfinata, generatrice di numerosissime implicazioni e interpretazioni (alcuni personaggi di contorno come il marito di Amy Adams e l'insistente scenario col videogioco da salotto che interagisce perfino col "collega" OS, appaiono sovrabbondanti e poco necessari).

Seducente per quanto riesca a dare un'idea del ripiegamento affettivo verso il quale si sta muovendo il mondo intero, "Her" risulta alla fine incerto e difforme sulle sorti e il significato ultimo del racconto. Perchè in Samantha tutto sembra essere troppo calibrato, deciso, proporzionato, asettico, tanto da far sembrare il suo rapporto con Phoenix una qualsiasi storia di umane vigliaccherie. Aggettivi, quest'ultimi, probabilmente poco consoni a quelli che erano i fini del regista.

Tanner  @  16/09/2014 01:01:02
   4 / 10
Allora io credo questa sera di essere arrivato a un punto di non ritorno.

Un punto in cui non riesco più a comprendere se io sono pazzo, o se sono pazze le persone o è diventato pazzo il mondo nella sua interezza.

Se sono pazzo io allora significa che non ho mai capito nulla di cinema, e meno male, perchè dalla locandina leggo "candidato a 5 premi oscar" di cui uno vinto...

E va bene anche perchè sul sito di cinema da me preferito i voti sono altissimi.

Se invece non sono pazzo allora sono dolori, perchè posso tranquillamente affermare di aver visto il film più trash, sconnesso, nonsense, perverso, ammorbato e tutto sommato ridicolo della mia vita.

Non è assolutamente mia intenzione offendere nessuno ma bisogna essere davvero fulminati per promuovere con i voti che vedo qua una simile ******...
E non sto attaccando la lentezza, i buchi di sceneggiatura o che altro, anzi, ammetto deliberatamente che il film ha una scenografia mozzafiato e una recitazione del protagonista ineccepibile, ma diavolo vi rendete conto di cosa abbiamo avuto su schermo? Amore con un OS che chiama una ragazza per fare un gioco a tre, e potrei elencare mille altre cose che ho notato e che mi hanno fatto strabuzzare gli occhi e guardare in faccia la mia ragazza, che reputo tralaltro decisamente preparata in ambito cinematografico, fare altrettanto come me!!!

CRISTO SANTO, IL MONDO E' PIU PAZZO DI QUANTO CREDESSI!

7 risposte al commento
Ultima risposta 23/09/2014 23.35.07
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il ciakkatore  @  17/08/2014 12:22:14
   3½ / 10
Una martellata nei co......!!! Lento e noioso all'inverosimile,a tratti mi faceva perfino ridere per tutte le situazioni assurde che una relazione con un OS comporta. Capisco che si vuol mandare u messaggio di come siamo nella nostra società e via dicendo,ma mi vergogno di essere riusciuto anche di finirlo a vedere!

Charlie Firpo  @  11/08/2014 08:46:04
   4½ / 10
Di una noia mortale, lungo, ripetitivo, prolisso all' inverosimile, si salva solo l'interpretazione di Phonenix, l'espressione più giusta da citare per questo film è quella che pronunciva Sandra Mondaini : Che noia che barba, che barba che noia ... questa frase riassume a meraviglia tutto il film. (senza contare la stupidità di amare un SO)

P.S

Guardatevi S1m0ne con Al Pacino del 2001 almeno non andrete in catalessi.

LoPsichedelico  @  14/07/2014 17:21:49
   5 / 10
Idea buona ma svolgimento noioso!
Alla fine non è nient'altro che una storia d'amore virtuale, non c'è approfondimento sulla tecnologia e sulle conseguenze sociali che un computer del genere avrebbe apportato all'umanità. E questa forse era la cosa più interessante da vedere!

Sicuramente evocativo e con belle immagini, ma troppe chiacchiere, troppo lungo, troppa noia.
Da Jonze mi aspettavo molto di piu!!

vale1984  @  13/07/2014 18:35:14
   5 / 10
di originale c'è solo l'idea ma non molto di più...è un pochino noioso a volte e lento. Insomma...

wolf18  @  11/07/2014 09:40:10
   5½ / 10
Idea originale ma niente di più.
L'ho trovato lento e noioso forse perché visto al cinema.
Buona però la prova dell'attore protagonista.

davmus  @  28/05/2014 15:00:01
   5 / 10
Personalmente ho trovato apprezzabile solo l'idea...poi mi ha abbastanza annoiato.

spider637  @  25/05/2014 20:01:22
   5½ / 10
troppo rindondante....

Tango71  @  25/05/2014 15:14:54
   5 / 10
noioso, film sopravvalutato

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  24/03/2014 21:05:15
   5 / 10
Avessi dato ascolto all'inconscio, che mi suggeriva che da Spike Jonze (l'autore di "Essere John Malkovich", ricordiamocelo sempre) non poteva venire alcunché di così pregevole, forse oggi sarei una persona inconsapevole della follia collettiva che ha travolto il pubblico di "Her", con enorme guadagno riguardo a considerazioni circa il reale valore della bellezza e soprattutto della narrativa fatta bene nel contesto ristretto (sempre più ristretto) del cinema odierno. Invece, ho dato ascolto al rating online, agli amici con gusti normalmente simili ai miei, e all'infido trailer, ma soprattutto alla simpatia naturale che si prova per un ottimo attore come Phoenix (e per Amy Adams, la non molto brava, ma bella Rooney Mara, e per la voce di Scarlett, donna la cui intelligenza è pari solo alla bellezza). Peccato, davvero, che non abbia potuto ascoltare la suadente e sensuale voce della bellissima bionda alleniana, in ossequio alla becera tradizione italiana (ma quale gloria? Quale fasto?) di doppiare il cinema, tradizione che siamo riusciti a peggiorare (e in questo caso, ce ne voleva) con la new entry Micaela Ramazzotti, fulgido esempio di meritocrazia italiana, l'equivalente al microfono della Braschi sul grande schermo. L'importanza che alla voce della pupa di Virzì questo incipit ha tributato è giocoforza spiegata dal ruolo che la voce ha in questo film.

In realtà non molto. Il chiacchiericcio di questo computer è quasi più insulso delle seghe mentali che l'odioso e stereotipato protagonista si fa per (davvero) tutto il tempo del film. Per quanto si sforzi di dargli un'espressione, Phoenix non ci riesce, ma a ben vedere non PUO' riuscirci, poiché il personaggio di Theodore è monoespressivo, sentimentalmente, fisiognomicamente, e anche socialmente. Lo sconforto che mi ha preso alla fine del film non deriva tanto dall'aver assistito a un brutto film (è un fenomeno che, purtroppo o per fortuna, conosco molto bene), ma dall'aver preso consapevolezza che in questo povero imbecille, abulico, tristissimo, emozionalmente livellato, milioni di persone si siano identificate, amandolo alla follia. Io ne ho provato repulsione. E tanto peggio che lo stesso Jonze sembra amare la sua sceneggiatura alla follia, vincendo l'Oscar che meritava, dopo anni passati a far finta di fare cinema indipendente. Avrei capito un certo giudizio negativo e sprezzante, una rappresentazione in negativo di un'idea che ci ripugna, ma il compiacimento tecnico e la centralità armoniosa data a questo impiegatuccio ipermoderno suggeriscono un'adesione fideistica agli ideali etico-estetici di cui il personaggio è portatore. Bravo a non renderlo asfissiante nonostante una centralità che ci fa rimpiangere il buon vecchio (e bello) cinema neo-realista, Phoenix ci prende per mano in un'avventura senza senso alla ricerca del sentimento perduto di questo soggetto: un'avventura che dal tragico passa al deprimente e soprattutto alla purtroppo nota deriva sentimentalistica e pietistica che il cinema (sentimentale) postmoderno ha imboccato da troppi anni a questa parte. Che poi, un autentico capolavoro sulla linea di "Her" quale era "Beginners" ovviamente non se l'è filato nessuno (io stesso l'ho recuperato grazie all'indicazione salvifica di un amico). Poi, lo stesso pubblico che adora questa cag.ata, ha trattato con sufficienza l'ottimo "Noi siamo infinito", sempre più bello ogni giorno che passa, ancorati al vecchio trucco dell'età del protagonista. E difatti è proprio questo il problema: film come The Perks non possono piacere né agli adulti né ai ragazzini. Film come "Her" piacciono a tutti, perlomeno agli adulti, soprattutto ai trentenni. Infatti, il film non è altro che la riproposizione futuristica di una vecchia favola: "C'era una volta un trentenne in crisi, circondato da trentenni in crisi, alle prese con un ex-moglie in crisi e innamorato di un SO (o OS) anch'esso/a in crisi".
L'ultima parte l'ha aggiunta Jonze, e come si può vedere non è poi granché. Alla fine risulta poco chiaro il senso del progetto: parlare dei sentimenti, di chi?
Non capiamo a chi si debba rivolgere l'attenzione poiché di fatto la scrittura è insufficiente: in "Parla con her" di Almodovar il Frocio (rigoglioso esempio di un vero film sentimentale, e non vado neanche troppo indietro) era chiaro che tutto fosse rivolto al personaggio principale, eppure si riusciva in meno tempo a sviluppare una miriade di personaggi, di cui due persino muti (a ben pensarci, questo film è proprio il contrario di "Her"!). In "Her" ci sono al netto 5 personaggi e non c'è n'è uno che abbia attirato la mia attenzione. Il perché? Sono UGUALI al protagonista. Infatti Theodore, pur non avendo nulla a che spartire col mondo della narrativa sentimentale, rimane al centro senza colpo ferire, dal momento che nessuno è in grado di rubargli il posto. Gli unici momenti in cui spicca il suo incerto volo non è durante il rapporto con Samantha, ma (ovviamente) nelle poche scene in cui si confronta realmente col suo matrimonio fallito. A parte il fatto che per quanto le ragioni della crisi non siano chiarite ("Ma perché sei così incazz.ata con me?" dice T. in uno dei rari momenti in cui s'intravvede il suo aspetto umano, quella capacità meravigliosa e devastante della coscienza di crearsi lacerazioni e contraddizioni a partire dall'esperienza), non stentiamo a capire il perché: una coppia che si chiama "coniglietto" a trent'anni o finisce a derubare ristoranti come in Pulp Fiction, oppure è destinata a crollare. Infatti crolla. Lasciando stare la palese asessualità di Theodore (e femmineità), arriviamo alle due scene clou del film, cercando di spiegare le ragioni per cui il film non si regge, nemmeno puntando al sentimentale/personale, quel banale senso di riconoscimento che si attiva specialmente per pellicole del genere:

1) La firma delle carte 2) Il finale (ovvero, la lettera a Kathrine)

Le due scene stridono sotto vari aspetti: la vita di questi umanoidi jonziani è soffocata dalle comodità della tecnologia, e questo ha effetti disastrosi sulla loro capacità di creare, costruire e saldare un rapporto. Eppure, la bellezza della scena del divorzio si fonda proprio sul suo aspetto "normale". Siamo davanti a una banale scenucola da centovetrine, per carità, ma rispetto all'asetticità bamboleggiante e mielosa del resto del setting, mi ha saputo di "boccata d'aria". Infatti salta fuori la vita reale. Non in quelle patetiche immagini da repertorio/pubblicità ikea con spostamenti dei divani (costruire casa), scene di coccole, sguardi e risate, scene di follia serale (non mancano neppure in "E ora parliamo di Kevin", altro filmettino postmoderno) che rievocano un Passato la cui normalità e banalità è sconcertante, ma nel momento del Presente. Il presente è una donna che ti guarda in cagnesco, ma si ferma a mezz'aria quando deve apporre l'agognata firma (tre mesi). Perché? Personalmente sono sempre stato affascinato e addolorato dalla capacità che abbiamo di passare dal più tenero e profondo sentimento amoroso alla più totalizzante e feroce rabbia contro chi ha deluso/tradito la nostra devozione. Io credo che ci fossero almeno gli spunti per un racconto edificante/moraleggiante. Non sarebbe stato così male, soprattutto a vedere il pastrocchio che è saltato fuori evitando l'happy ending ottocentesco, e infilandoci quello contemporaneo. E questo ci porta a 2.

Rilevo una certa distanza anche solo nel modo in cui T. si rivolge a K. Egli detta la lettera a voce, ritornando all'oralità, ai primordi. E di fatto pronuncia l'unica vera lettera falsa della sua vita. Si inganna perché crede che tutto il suo mestiere di "scrittore" l'abbia portato a quella lettera. Quando dice al suo collega, che lo "adora" per come sa parlare la lingua dei sentimenti comuni, "Sono solo lettere di altre persone", egli in realtà non si accorge che nonostante tutto quelle lettere, per quanto non "originali", rappresentano un mondo di sentimenti reali di vite che vanno avanti nonostante l'inganno di cui quella società è portatrice. Le lettere parlano di emozioni, di relazioni vere. La sua invece parla di sconfitta. A ben pensarci, il contenuto della sua dichiarazione a Kathrine è inesistente. A che pro scusarsi? A che pro informare una donna che non ti vuole più di ciò che penserai sempre di lei, di come la porterai dentro il tuo cuore? Theodore rappresenta uno degli aspetti più feroci della psicologia umana, l'autoinganno. Invece che alzarsi dalla sedia, uscire dal mondo ovattato e rassicurante della tecnologia e della solitudine annacquata con la tristezza, e riconquistare il cuore della donna che ama alla follia, preferisce un finale letterario, sentimentalistico e vagamente piagnone, fatalista. A ben pensarci, a che serviva tutta la storia di Samantha?

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Ultima risposta 29/03/2014 18.03.56
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John Nada  @  20/03/2014 12:35:12
   5½ / 10
Film che devo dire mi ha deluso. Mi aspettavo molto molto di più.

L'idea di partenza per quanto non eccezionale (Io e Caterina) è abbastanza interessante ma lo sviluppo purtroppo non mi ha convinto. Il film sembra voler essere più di quello che è: un film romantico con grandi ambizioni ma che alla fine si rivela un semplice film romantico.
Con un punto di partenza del genere ci si potevano sviluppare su molte cose, le implicazioni dell'amore uomo-macchina invece vengono solo accennate

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, per il resto si sceglie di affidarsi per tutto il film a un sempre bravo Phoenix che si scambia parole dolci con una "voce".

La poesia in alcuni tratti c'è, la recitazione pure, quello che manca è la sostanza (o almeno per me), poteva essere un normalissimo film d'amore tra due persone e la differenza non si sarebbe quasi notata (tolta qualche bella idea soprattutto nel finale).

In definitiva non c'ho visto genailità o originalità, nemmeno voglia di raccontare qualcosa di particolare

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Nello stesso filone fantascientific-romantico un film come Se mi lasci ti cancello aveva molto di più da raccontare, riusciva a essere romantico e a sviluppare bene la tematica fantascientifica affascinando anche con una parte visiva onirica e meravigliosa. "Lei" invece di fantascientifico e interessante ha solo lo spunto di partenza e il finale, il resto non ha nulla di memorabile, se non una bella interpretazione di Joaquin Phoenix.

Non aiuta nemmeno il doppiaggio in italiano di Samantha, che ho trovato a tratti irritante.

Insomma ancora una volta Jonze non riesce a convincermi, dopo il pessimo (per me) ma molto particolare Essere John Malkovich e i riusciti "il ladro di Orchidee" e "Nel paese delle creature selvagge".

Mi dispiace, perchè le premesse per un grande film c'erano e sicuramente vedo che a convinto molte persone, io non sono riuscito a vederci nient'altro che un normalissimo film d'amore con uno spunto di partenza leggeremnte particolare. Peccato

YaoMing  @  17/03/2014 19:50:26
   1 / 10
Mi chiedo su quali basi date voti cosi alti 9 -10 per un film che dura due ore dove i dialoghi sono peggio di uan tortura cinese.
C'è una scena poi dove inquadrano lui per un minuto senza dialoghi,e altri cosi di alcuni secondi per tutto il film.Il film è tutto primi piani di phoenix e dialoghi noiosi,cosi pe oltre due ore.Nessun colpo di scena,solo dialoghi ripetitivi.
Qui i casi son due o sono io incapace e voi siete dei geni del cinema e della critica , o piu' semplicemente nn riesco a percepire il grande sublime messaggio che questo film trasmette.
Se poi sono dei capolavori film dove parlano per vari minuti,poi silenzio,poi riparlano,poi ancora silenzio....
Do 1 perchè purtroppo nn esiste lo zero

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Ultima risposta 17/03/2014 19.59.22
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Garal  @  17/03/2014 10:07:33
   5½ / 10
Purtroppo non ho trovato nulla di eccezionale. Sarà che avevo tante aspettative e che non ho visto il film in lingua originale ma in generale non mi ha trasmesso nulla di nuovo se non depressione. Alla fine il succo della vicenda è semplice, ma attraverso i dialoghi e le situazioni si cerca di renderlo più complesso di quello che è...
A giudicare dagli altri voti evidentemente sono io che non sono riuscito ad apprezzare il messaggio.

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Ultima risposta 17/03/2014 22.46.59
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  14/03/2014 02:20:52
   5 / 10
Un mondo asettico, lontano, distante, dove la tecnologia ha preso il posto dei rapporti umani relegati ai margini di una vita che accetta la solitudine.
Il presupposto narrativo di un film così strutturato non è propriamente innovativo ma l'Oscar alla sceneggiatura e la regia di Spike Jonze lasciano sperare in qualcosa di interessante.

Sarà che spesso Hollywood ha la memoria corta, sarà che la mancanza di Charlie Kaufman si fa drammaticamente sentire, eppure Lei cerca di cancellare 30 anni di cinema da Blade Runner passando per A.I. , S1m0ne, Ghost in the Shell ecc. affrontando il più classico dei problemi del rapporto tra uomo ed intelligenze artificiali, riproponendo la solita minestra riscaldata.
Entusiasmarsi per un uomo solo, come tanti, che si innamora di un computer parlante è difficile se le dinamiche del racconto seguono strade di così difficile comprensione.
Ma forse siamo al cospetto della solita demonizzazione tecnologica che, un pò bigottamente, come al solito, esaspera ogni innovazione della nostra vita come forma di distruzione delle nostre relazioni umane.
Prima il telefono, poi la televisione, i cellulari, gli sms, adesso gli smartphone, quasi a voler cavalcare l'onda emotiva di terrore del modo con cui gli oggetti tecnologici si intromettono nelle nostre relazioni, e se un giorno diventassero esse stesse relazioni?

Da Spike Jonze ci si sarebbe aspettati un approccio meno bigotto all'argomento, magari cercando di andare in profondità sui motivi che possono spingere le persone a cercare certi rifugi. Her, invece, vuole quasi sottolineare come qualsiasi persona possa lasciarsi andare ai piaceri dei megabyte rinunciando ai rapporti "veri" ma nello stesso tempo vuol sottolineare che anche una macchina può provare dei sentimenti.
Insomma il film vive in bilico in una contraddizione che non si sa fino a che punto sia voluta.
Effettivamente l'elemento di riflessione, sebbene non originale, è sempre interessante, quello che risulta stucchevole e anche un pò noioso è proprio il racconto amoroso, a tratti pretenzioso, che viene a crearsi.
Cosa spinge tante persone a ricercare quelle relazioni? L'incapacità di creare rapporti veri oppure perchè quei rapporti artificiali in realtà sono più veri dei veri?

Nonostante manchi di originalità, Her non può di certo essere definito un film banale, eppure manca la quadratura del cerchio, non prende una posizione restando sospeso, con tanti punti interrogativi e non risposte le domande che dà. Di sicuro tale inconcludenza può essere voluta lasciando allo spettatore la risposta ma in realtà resta sempre l'interrogativo: "Perchè riprendere il solito argomento se non si ha nulla altro da aggiungere?"
Ai posteri l'ardua sentenza.

2 risposte al commento
Ultima risposta 16/03/2014 18.55.26
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Badu D. Lynch  @  29/01/2014 02:10:23
   5½ / 10
Cosa comunica di nuovo, di autentico Her che non sia già stato detto? Niente...
Storia facile, comoda, paradossalmente "in ritardo". L'errore sta soprattutto alla base, ancora prima della sceneggiatura: l'idea, il soggetto. Certo, la regia è (a tratti) interessante. Ma questo può bastare per far sì che venga fuori un buon film? Direi di no. L'aspetto sentimentalistico è banale, irritante e quasi insostenibile.
Spike Jonze crea un'opera inautentica. Colora di rosso un racconto che non ha nulla da dire, una vicenda che lo spettatore conosce già. Abbellisce ciò che poteva essere evitato, non filmato.

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