Una ragazza polacca, Weronica, e una francese, Vèronique, pur non avendo nessun legame, sono uguali come gocce d'acqua, hanno lo stesso amore per la musica e la stessa malformazione al cuore. Per una misteriosa corrispondenza, la francese farà tesoro della tragica esperienza dell'altra.
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Altro filmone di Kieslowski, una pellicola dove ogni singolo elemento contribuisce al notevole risultato finale. La sceneggiatura mantiene costantemente in sospeso il piano narrativo tra la realtà e l'immaginazione,la regia è molto bella ed elegante,la fotografia è splendida e contribuisce ad accentuare l' aura di mistero che circonda la storia. La musicha anche in questo caso è avvolgente e ricopre un ruolo fondamentale nella narrazione. Intensa l'interpretazione del cast,in particolare quella della Jacob. Insomma,una pellicola da vedere assolutamente.
Credo tra i suoi più riusciti,Cura per le ambientazioni e per la fotografia (alcune inquadrature sembrano foto d'autore), anche qui si gioca con i colori (dominano le tonalità del giallo e oro, giocando a volte con vetri e specchi) l'attenzione ai particolari, l'interpretazione intensa di Irene Jacob... il tutto è ad altissimi livelli, l'essenza stessa dei cinema d'autore. Ammalia ed affascina per tutta la sua durata, mantenendo i toni tra dramma e fiaba moderna, entrambe le "veroniche" appaino persone profondamente sensibili e vivono di emozioni intense e di passioni (musica ed amore fisico, spartiti e corpi nudi che si intrecciano).
Colori, musiche, sceneggiatura, interpretazioni....tutto allo stato dell'arte. Questo era il cinema di Kieslowski. Preparazione alla trilogia dei colori, visione della sua stessa morte, dialogo con la fine imminente attraverso l'enigma dello sdoppiamento del proprio essere, Veronica è il volto scelto dal regista per rappresentare la fugace ed irresistibile bellezza della vita, tanto meravigliosa quanto misteriosa, e dell'amore, e della morte. Punto di partenza e di arrivo di un modo di fare cinema stilisticamente a se stante, la macchina da presa si posa su cose e persone diventando un tutt'uno con i colori e le musiche, dando vita a una pellicola mistica e moderna, dolce e severa, destinata a vivere nelle tristezze delle proprie solitudini e diversità...e nell'inevitabile ricerca del proprio io, reale o sognato, di un altro essere umano, simile a me, tanto da essere un doppio, unico sollievo alla solitudine e alla morte. Meraviglioso
La doppia vita di Veronica è il primo film di Krzysztof Kieslowski che guardo,e devo dire che non mi ha lasciato certo indifferente. Storia molto particolare e poetica,La doppia vita di Veronica ci trascinerà in un vortice di emozioni non scontate e banali ma bensì profonde e dense. Questa sensazione di coinvolgimento è acuita da una scelta di atmosfere e fotografia eccelsa,con un colore dorato molto soffuso che esalta al meglio le immagini e le varie situazioni proposte. L'attrice principale,Irène Jacob,da vita ad una doppia interpretazione davvero di elevata fattura e riesce a caratterizzare al meglio le differenze\uguaglianze dei due personaggi impersonati. I temi trattati sono sono ovviamente l'aspetto che più attrae l'interesse dello spettatore,vista la vastità delle riflessioni e la molteplicità di chiavi di lettura che la vicenda ha. La trama vede come protagoniste due ragazze che non si conosco,una francese e l'altra polacca,che però sono identiche sia nell'aspetto che in alcuni tratti della personalità;le due sono inconsciamente consapevoli dell'altra,anche se sono destinate a non incontrarsi e a prendere strada diverse. Il tema del doppio quindi,ma il regista ovviamente lo tratta in maniera diversa da altri colleghi,quasi lirica,con momenti di alto cinema che ci tratteggiano i sentimenti delle due donne alla perfezione. I quesiti e le domande sono tante,e Kieslowski è bravo a cullarci con le immagini mentre riflettiamo su ciò che vediamo. Purtroppo l'opera nonostante un altissima caratura a livello di tematiche e di regia pecca nel ritmo,lentissimo e blando per tutta la durata dell'opera,e per alcune scelte narrative che io non ho condiviso: abbiamo infatti tanti momenti profondi,mentre in altre circostanze il regista sembra quasi voler lasciare tutto troppo in superficie,come se fosse preso all'improvviso da una voglia di approssimazione. Di argomenti da ampliare il regista polacco ne aveva tanti,e la scelta di non approfondire alcune cose (marionettista,rapporto fra le due donne,dimensione conscia\inconscia ecc)non l'ho capita. Comunque mi riserverò in futuro di vedere di nuovo il film per capirlo\apprezzarlo al meglio. La doppia vita di Veronica quindi è un film da vedere e riscoprire,nonostante qualche pecca e la lontananza abissale dai canoni moderni di cinema,per apprezzare al meglio l'arte e la poetica di Kieslowski,
Grandissimo film del bravissimo Kieslowski, poesia allo stato puro. L'unico neo è che la versione che ho visto la prima mezz'ora era in polacco senza sub! Come al solito Jacob mostruosa!
Un'opera d'arte. Un film pervaso da un lirismo tale da togliere il fiato, un corpo unico di musica e visioni capaci di muovere alla commozione. Ciò che riesce ad essere mostrato in quest'opera, quasi priva di dialoghi, è quell'ineffabile senso di solitudine improvvisa, e assoluta, che ci coglie nel bel mezzo della nostra vita, come se d'un tratto un tassello della nostra vita fosse stato assorbito dal nulla, non lasciando alcune traccia di sè. E' il malinconico ritratto della Mancanza, di quella particolare e inesprimibile forma di nostalgia per qualcosa che non ci è mai appartenuto, per quel viaggio che non abbiamo mai compiuto. Tutto questo è Veronica; lei è l'Altro da noi, sconosciuto, irraggiungibile, che nella sua abissale distanza riesce, per qualche astrale e oscura ragione, a influenzare il nostro mondo emotivo, a generare mutamenti esistenziali capaci di condurci alla distruzione, o alla salvezza. Il finale è una risposta non data, ad una domanda mai posta.
Un film particolare e complesso che tocca i temi cari a Kieslowski. Non si capisce molto per buona parte del film, poi si chiarifica qualcosa, si può intuire cosa volesse mettere in scena il grande regista polacco. Ottima l'attrice protagonista e notevole la fotografia. Ennesima perla di Kieslowski.
Media merita, fotografia particolarissima segnatamente personale. Krzysztof Kieslowski è un bravo regista, non ci sono dubbi. Provo un calvario di desolazione per aver dato poco più della sufficienza a film bianco e film blu.
Lo stile di questo regista non riesce proprio a prendermi. I suoi film che ho visti li ho trovati ricche di buone idee ma che non hanno fatto presa sul mio interesse.
La doppia vita di Veronica si sintetizza in questi pochi frame, oppure in quello scatto fotografico ad inizio film..esistono dei mondi paralleli al nostro in grado di influenzarci? e quella strana sensazione che ci pervade ad intermittenza, conosciuta col nome di deja-vù, come si spiega? Kieslowski coniuga, senza filtri di sorta, la classica idea del viaggio nel tempo con il tema del doppio: una, Weronika, alla ricerca del successo, e l'altra, Veronica, desiderosa di innamorarsi..bellissima la fotografia..capolavoro..
- Sento che non sono sola. Che non sono sola al mondo. Cosa voglio veramente papà? - Non lo so. Molto probabilmente molte cose.
Weronika, Polonia.
- Giorni fa ho avuto un'impressione. Ho sentito che mi ritrovavo sola... di colpo. Eppure non è cambiato niente. - Qualcuno è scomparso dalla tua vita.
Veronique, Francia.
Un filo lungo come un elettrocardiogramma. Una palla trasparente dalla quale guardare il mondo al contrario. Una marionetta vuole ballare - ancora - ma si rompe una gamba. Allora si trasforma in una farfalla.
Giù il cappello per KK. E il suo tormentone senza fine, coincidenza o destino? Film superbo. Magistrale. Favola metafisica, complementare, emotivamente e visivamente potente, tempestata di allegorie e riferimenti. Essere anche qualcun altro e non saperlo. Non saperlo accettare. Stupefacente Irene Jacob. Sensuale, persa, eterea.
Mi trovo costretto a non dare un voto molto alto, seppur positivo, dato che non sono riuscito ad afferrare pienamente il messaggio lasciato da KK. Il tema del doppio, del destino, delle scelte che possono cambiarci la vita, tutto questo è molto bello ma un po' volatile. Sublimi le musiche e splendide le immagini, così come la bella e soave Irène Jacob che fanno comunque di questo film un'opera più che interessante e che non si dimentica facilmente. Capolavoro sfiorato?
C'è poco da dire, questo film è pura poesia, e come ogni poesia ha un mondo dietro. Ammaliante e allo stesso tempo straziante, mi ha suscitato delle emozioni talmente contrastanti tra loro che alla fine mi ha stravolto completamente. Mi sono rivisto in entrambe le Veronica, forse per questo mi ha distrutto. Pagine su pagine di grandissimo cinema, indimenticabile l'incontro/non incontro nella piazza di Cracovia in rivolta e il numero dei burattini, straordinario l'uso del colore, incommensurabile Irene Jacob. Stupendo.
Il più affascinante capolavoro di Kieslowski trasmette la percezione fisica che esista dell'altro oltre la materia, lavorando per mezzo di filtri (oro e verde), superfici riflettenti, riverberi, momenti trasognati, una musica sublime, e un generale incantamento (che non esclude le brutture del mondo: attentati, false testimonianze, esibizionismo).
Tutti sperimentiamo la sensazione di sofferenza - in momenti di raccoglimento, di contemplazione; di ispirazione, di solitudine - che scaturisce dall'impossibilità di condividere con altri la nostra interiorità più profonda. L'amore dona l'illusione di superare questa intima solitudine; e in certi momenti l'amore riesce in questo miracolo. Se non sempre c'è l'amore, o può riuscirvi, permane la speranza. Ed è questa speranza che il film trasmette.
Le due Veroniche sono ragazze ingenue; che vivono di sensibilità e hanno bisogno di filtri per non essere turbate dalla crudezza del reale. Il mondo ovattato in cui vivono perciò è simile a una campana di vetro. Tanti davvero i vetri in questo film. Nel magnifico finale, Veronique abbassa il finestrino, e tocca una ruvida corteccia. Il finale mi trasmette la sensazione di un implicito bisogno di concretezza, alla fine raggiunto.
"Il traguardo è quello di catturare ciò che è dentro di noi, ma non c'è modo di filmarlo. Il regno delle supersitizioni, delle predizioni, dei presentimenti, dell'intuizzione, dei sogni, fa parte della vita più profonda dell'essere umano, ed è la cosa più difficile da filmare. Sebbene sappia quanto sia difficile, tento ostinatamente di avvicinarmi a questo mondo" (K. Kieslowski). A mio avviso ci è riuscito: e meglio di chiunque altro.
Rispetto troppo Kieslowski per dargli un voto minore di questo 5 e mezzo anche se avevo pensato a un 6 politico. Comunque il film non mi è piaciuto,certo tratta tematiche profonde ma l'ho trovato molto noioso e alla fine è un bene che duri "solo" un'ora e mezza. Molto meglio vedersi un episodio a caso del Decalogo. I pregi sono le splendide musiche e l'utilizzo meraviglioso del colore, quasi sempre un ambrato per tutto il film. Forse è un mio limite ma non sono riuscito a capire cosa Kieslowski volesse dire. Probabilmente parla delle infinite possibilità di scelta di una persona e su come questa scelta possa cambiare una vita. Magari ci sono anche rimandi alla reincarnazione ma il film non mi è piaciuto. Ma noto con piacere che sono uno dei pochi (tranne gli ultimi 3 voti),la media non ne risentirà comunque.
Verissimo che ha molto della trilogia ultima di Kieslowski - da me sopravvalutata, non ridarei 9e1/2 a "Film Rosso" manco morto -, fatto sta che "La Doppia Vita di Veronica" non mi ha convinto per nulla. Mediocrissimo formalmente (detesto i viraggi negli anni 90), irritantemente cosparso di incomprensibili simbolismi, è pure normale e niente più, seppur interessante, come film sul doppio; troppo netta la separazione tra le due distinte vite vissute. Ma non è questo il punto, chissefrega. Ho iniziato a storcere il naso già all' inizio, alla poetica pioggia sul viso dell' ukulelica protagonista Veronica. Non ho voglia di rivederlo. Enzo, il regalo te lo faccio lo stesso.
La Doppia Vita di veronica è un film troppo ‘spirituale’ per i miei gusti. La tematica del doppio,è il film del ‘è tutto scritto,tutto è già segnato’. Come nella trilogia dei colori anche qui troviamo grandi atmosfere e fotografia eccellente,ma è troppo poco per questa scarna pellicola.
"Inculturazione della fede" significa ritrasmettere il messaggio cristiano con la simbolica aggiornata, modificata in direzione degli usi e costumi attuali. Ne “La doppia vita di Veronica”, Kieślowski coaudiuva ulteriormente l’evangelizzazione cattolica con una catechesi audiovisiva sulla mariologia, ciò che mancava fra il “Decalogo” sui dieci comandamenti e il successivo trittico sul Di0 uno e trino. Online c’è un sito che riporta una simbologia mariana minima(*). Più dell’"omelia", sono interessanti i link presenti all'inizio. Nell’analizzare la filmografia del polacco, bisogna ricordarsi anzitutto ciò che afferma Buttafava citato anche dal Mereghetti: niente caso o destino ma Provvidenza, quella atroce e dispotica di tipo manzoniano, insomma roba da 1800. “Veronica”, ossia la “vera icona”(**) di Cristo, è appunto la Mad0nna, posta a modello esemplare di tutti i credenti e dunque della Chiesa stessa. Il che va poi applicato a una figura femminile che sembri una ragazza dei nostri giorni, così da garantirsi l'immedesimazione degli spettatori: ecco allora che la protagonista fuma, riceve tabacco, si offre per una falsa testimonianza a un processo. Poi, però, la sostanza dogmatica deve restare immutata. Il film è spezzato in due: la prima parte, più breve, descrive il vero compito di Maria, quello SOPRANNATURALE. Ergo: ribaltamento fotografico dei rapporti fra terra e cielo, avvento natalizio, gioia estatica per la benedizione di qualsiasi cosa, pioggia o polvere, cada dall’Alto, morte durante l’incipit del secondo canto del Paradiso, da dove Ella svolge il ruolo di suprema mediatrice, se non di corredentrice, fra noi terreni e Di0. La cardiopatia è solo un riciclaggio della profezia dell’anziano Simeone a Lei durante la visita della Sacra Famiglia al tempio: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Luca 2, 35b). La seconda parte del film andrebbe vista in split screen con "Occhi di Serpente" d'Abel Ferrara: il rapporto MONDANO fra la Prescelta e il Burattinaio (in Ferrara: fra Mad0nna e il Regista) è quello dell’Annunciazione (Luca 1, 26-38), perciò Maria prima rimane turbata e poi acconsente con il "Fiat" (“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”). L'insistenza sul rapporto carnale è dovuta allo specifico della sua missione: dare corpo e sangue, quelli eucaristici, a Uno della Trinità. Ambedue le Veroniche sono orfane di madre: non solo in quanto il loro padre è il Padre, ma anche perché, nel Nuovo Testamento, Maria è presentata senza genitori (Gioacchino e Anna[***] sono personaggi e nomi presi da due apocrifi: il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo dello pseudo-Matteo). Mereghetti sconsiglia di soffermarsi sull’ultima immagine cercando d’interpretarla e comprenderla: cosa sarà mai la mano di lei che si ferma a toccare un albero? Meglio lasciarsi andare alla fascinazione criptica, enigmatica, ermetica, vale a dire al Mistero. Invece la protagonista non tocca un “albero” bensì il Legno, quello su cui s’immolerà il Figlio e che s’imporrà come il Segno principale della sua e loro religione. Soggetto e sceneggiatura hanno insomma circa 2000 anni. Ricapitolando: non caso o destino bensì Provvidenza. Oppure peggio: addirittura circostanza deliberatamente voluta. Nel 1985, il papa polacco Giovanni Paolo II proclama il francese Paul Poupard(****) Cardinale e lo designa Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo con i non Credenti fino al 4 aprile 1993, quando quest’organo ecclesiale viene fuso con il Pontificio Consiglio della Cultura. “La doppia vita di Veronica” è stato girato proprio tra Polonia e Francia, nel ’91. In quell’anno a Cannes ha vinto il premio per la Giuria Ecumenica.
Perdita e rinascita, o magari solo questione di scelte: una splendida metafora sulle "onde del destino", con una prova incantevole della Jacob e un senso di simbolica poesia che permane anche nei particolari più minuziosi (v. la partitura musicale e il testo profetico che la racconta). Peccato solo che la perfezione stilistica di k., faticosa nella seconda parte, finisca talvolta con sfiorare un calibrato margine di freddezza, paradossale perchè in fondo il rigore emotivo sfocia in una notevole intensità
Toccante ed intenso, poesia che emoziona. Eppur lieve. Non produce suggestioni rumorose, bensì, per riuscire ad ascoltare fino in fondo il suo canto, pretende silenzio. Meraviglioso, si imprime nel cuore.
Che dire di questo film? E' davvero molto dolce, romantico e lieve, sia nella recitazione che nei colori. Eppure non si spiega, rimane chiuso nel mistero, come la sua criptica protagonista.
Mi trovo in seria difficoltà a commentare un film come la “Doppia vita di Veronica”, indeciso se considerarlo un’opera riuscita solo in parte perché appesantita da un’eccessiva ricerca estetizzante o un capolavoro assoluto in cui la forma si sposa alla sostanza in una sintesi sublime tra estetica ed etica. Mi trovo altresì in difficoltà nell’affrontare una materia (apparentemente?) complessa, nella quale Kieslowski ha riversato un fiume di significati, simbolismi, metafore e quant’altro, che conducono tutti a un unico tema: il doppio. Al termine del film ho avuto una sensazione di smarrimento dettato, probabilmente, da un lato dalla mia incapacità di penetrare fino in fondo il senso ultimo dell’opera (ma forse ciò deriva dalla percezione del non-senso degli accadimenti della vita che essa stessa, nel suo presunto essere incomunicabile, vuole trasmettere), e dall’altro dalla bellezza delle immagini, a volte quasi esasperata, ma che in taluni punti tocca incommensurabili vette di lirismo (la sequenza dell’amplesso è di una sensualità e al tempo stesso di una levità straordinarie; mentre l’ultima scena, nella sua intensità emotiva, riesce a toccare le corde profonde del cuore). A dir poco avvolgente l’atmosfera che Kieslowski ha saputo riprodurre grazie all’uso sapiente delle luci (si può dire che egli sia un vero e proprio maestro negli effetti cromatici, come peraltro ne è manifesta conferma la “trilogia dei tre colori”) ed alle stupende musiche di Zbigniew Preisner. La “Doppia vita di Veronica” è in definitiva un film che lascia un senso di vuoto e di impotenza di fronte all’imperscrutabilità del Fato (il cui agire incontrollabile e imprevedibile segna l’inizio e l’epilogo del “Decalogo”), ma che nel contempo riesce a infondere una profonda serenità nel mostrare un “duplice” susseguirsi di eventi che, seppur dolorosi o incomprensibili, vengono accettati per quello che sono. Così il “doppio”, tanto enfatizzato e tanto sviscerato, riconduce alla unicità e irripetibilità dell’esistenza del soggetto. Si tratta certamente di una pellicola che merita più di una visione, così come del resto tutte le opere del compianto regista polacco; ma per il momento nel mio dilemma interiore, e in attesa di rivederla un’altra volta, mi mantengo su una votazione positiva ma non esagerata.
"La doppia vita di Veronica": quando parlano le immagini, quando tutto è sublime, quando tutto è poesia. Mi inchino dinanzi a tale magnificenza; non c'è niente di più bello al mondo.
"Per tutta la vita ho avuto la sensazione di essere nello stesso tempo qui e altrove. E' difficile da spiegare; ma io so, io sento sempre quello che debbo fare"
Ok è un film molto profondo che tratta tematiche abbastanza complesse e nello stesso tempo affascinanti, ma un'ora e mezza sembrava infinita per questo film, troppo lento. E' bello che il regista si soffermi sui gesti ,sugli sguardi e sui colori, però sembra che si dedichi quasi solo a questo.
Kieslowsky racconta in maniera suggestiva il tema del doppio in maniera molto originale. il suo film è fatto di sensazioni, sussurri, passioni ed emozioni in un'atmosfera che la fotografia rende onirica e irreale. Kieslowsky fa sentire a Veronica il senso della perdita, ma anche quello della rinascita.
L'aggettivo giusto per descrivere il film "La doppia vita di Veronica" potrebbe essere "labirintico". Eh già, perchè nel cercare di dare un significato a questa pellicola, perdersi non è poi così difficile... Kieslowsk, Idziak e Jacob danno, rispettivamente, lezioni di regia, di fotografia e di recitazione. Insieme a "Vertigo" di Hitchcock e a "Persona" di Bergman, "La doppia vita di Veronica" compone un trittico di film sul tema del doppio assolutamente ineguagliabile.
Kieslowski sfoggia in questa sua opera tutto il piacere estetizzante del suo modo di narrare. Un film che parla del doppio e della sua misteriosa natura. La fotografia è un vero incanto e la regia è una lezione di alta scuola.
Kieslowski, Kubrick e Fellini. i tre autori della Storia del Cinema, coloro che superano il Tempo, gli Immortali. La doppia vita di Veronica anticipa il Film Rosso in un modo molto particolare, non crea due film uguali, ma nella loro eguaglianza opposti. questa volta dà vita a un film enigmatico, soprannaturale, ma forse incredibilmente realistico e potente. mi sono sentito amato da un film come pochi altri hanno fatto prima, quando vedo Veronique malinconica per quella morte di cui lei non conosce l'esistenza mi sembra che Kieslowski abbia dato una risposta al mistero dell'Uomo (e non è detto che sia consivisibile). quando siamo tristi, quando siamo felici, quando sappiamo qualcosa per un motivo che ci sfugge, quando diciamo "ho avuto un deja vu", quando sognamo di mondi lontani, quando ci emozioniamo solo noi e altri no, quando vediamo immagini, sentiamo musiche, leggiamo righe che ci rimandano a qualcosa vuol dire che il nostro doppio ha sperimentato queste esperienze prima di noi. caso, destino e doppio si intrecciano e Kieslowski comunica il suo mondo pienamente consapevole del suo talento visivo, è per questo che i suoi film sono capolavori. da innamorato di Kieslowski, non posso che dare 10 a questo film, bè oh, quando cominci ad amarlo non badi veramente a voti!
Com’è difficile commentare questo film. Il significato è secondo me soprattutto estetico e sentimentale. La protagonista del film è l’arte, la sua magia, il suo grande potere di ammaliare gli occhi e il cuore, di fondersi in un incanto che porta fuori dal tempo, fuori dalla realtà, in un mondo ideale in cui impera il sentimento allo stato puro. Il film fa subito capire che la realtà incide solo di striscio nel film, è un semplice sfondo che non interviene nelle vicende. Anche le immagini sono irrealistiche, soffuse come sono di colore ambra e ocra. Predominano gli interni poco illuminati e i paesaggi tardo autunnali. I sensi estetici sono molto stimolati da ogni immagine con le sue alchimie coloristiche e formali. Il ritmo è molto lento, calmo come a decantare l’animo da qualunque scoria della frenetica vita quotidiana; è un invito a degustare e a centellinare ogni piccola sensazione interiore. Le musiche poi fanno il resto. Dentro questo mondo depurato, quasi fantastico, vivono i due personaggi speculari di Veronica. Il fatto che vivano due vite parallele (una in Polonia e una in Francia), collegate fra di loro, significa solo che il sentimento, l’interiorità è uno solo in tutto il mondo: il luogo non fa differenza, quando si tratta dell’animo umano le sue leggi e le sue reazioni sono universali. Esistono poi delle affinità elettive che fanno in modo che le persone si attraggano e si ritrovino, riuscendo anche a sconfiggere il caso e il destino. Veronica vive solo di sensazioni pure: estetiche, amorose e morali. E’ un’idealità, un’utopia. E’ un dolce misto di gioia, malinconia, tenerezza, passione dei sensi, altruismo senza niente in cambio. Da dove viene questa sua natura? Qualche inquadratura di croci o chiese può suggerire che ci sia una presenza divina in tutto questo. In realtà sembra di capire che lei agisce per semplice istinto, senza pensarci troppo su. Poi la voglia di sessualità ha poco a che fare con la religione ufficiale. Tanto più che il rapporto con il padre è molto intenso, in maniera anche ambigua. Alla fine rimane addosso allo spettatore (ben disposto) come una specie di rapimento/stordimento. E’ quello che probabilmente voleva il regista: risvegliare in noi per un’ora e mezza la capacità umana di godere della semplicità e della bellezza delle sensazioni, farci “annegare” dentro di essa (come Leopardi con l’Infinito). Solo che è difficilissimo mantenere questo stato d’animo per il resto della giornata e quel genio di Leopardi lo aveva capito benissimo e ha avuto il coraggio di non nascondersi di fronte alla realtà (come forse fa Kieslowki in questo film).
Come per altri film del regista anche questo parte bene, molto bene, ma va via via perdendosi. La trama, senza dubbio originale, tratta di una ragazza, Veronica, che, da sempre, ha la percezione di avere una doppia esistenza che la condiziona in scelte e comportamenti. Il film, strutturalmente, si divide in due parti, una per ogni vita della protagonista. La prima, narrativamente più solida e lineare, ne ritrae quella più inconsapevole, dal triste destino ma, paradossalmente, più serena; la seconda, un po aleatoria ed incerta, ci mostra quella più cosciente e cognitiva e, quindi, turbata e perplessa. Il film in sè credo non voglia altro che limitarsi a giocare con la bizzarria del soggetto ma l'impressione è che prorpio quando il gioco comincia a farsi interessante la narrazione si faccia via via più faticosa e trascinata dall'inerzia. La protagonista Irene Jacobs, per quanto bravina e molto bellina, mi pare un po troppo "mono-espressiva". Eccezionali musiche e fotografia. Nel complesso, anche questa volta, ho avuto l'impressione di un film potenzialmente, o a tratti, ottimo ma, all'atto pratico, inconcludente, volto a qualcosa che rimane inespressa.
Fotografia come al solito stupenda, da togliere il fiato. La scelta dei colori è come al solito, a mio parere, il punto forte di kieslowski; assolutamente fantastica, ogni volta mi lascia senza fiato, come la regia. Potrei continuare con i complimenti ma sarebbero superflui. Invece devo dire che stavolta la storia non mi è piaciuta molto. Forse è stata la voglia di girare il film perfetto o qualcosa d'altro. Comunque resta uno dei registi che più mi piacciono.
ancora il tema del doppio, che tanto è stato trattato al cinema, prestandosi molto alla realizzazione sullo schermo. Il maestro polacco lo fa da par suo. Splendida e meravigliosamente espressiva Irene Jacob
fino all'uscita di scena della ragazza polacca si rimane estasiati: meglio di bergman, di kubrick. Poi il film cala d'intensità, c'è una certa debolezza di sceneggiatura (strano per i due sceneggiatori), misterioso il finale che nel dire e nel custodire il messaggio rende nuovamente affascinante il film. Voto alto perchè adoro Kieslowski
Enigmatico, trasportato da una bellissima colona sonora, e da una meravigliosa Irene Jacob (giustamente premiata a Cannes), questo splendido film di Kieslovskj si presta a molteplici interpretazioni. Bella anche la calda fotografia, velata da un rosso praticamente sempre presente. La regia a tratti virtuosistica si divide tra trovate ottiche a volte innovative e chiari richiami ad Escher. Ma ha il pregio di non essere mai banale. La visione pittorica delle inquadrature, i continui giochi tra luci ed ombre (sfruttando anche l’acqua piovana che scivola sui vetri delle finestre) rendono ancora più affascinante la visione del film.
Quoto il commento precedente. I voti alti sono ingiustificati. Il film è bellissimo dal punto di vista registico, fotografia e regia sono memorabili. Ma Kiesloski abbonda troppo di simbolismi, cerca in tutti modi di fare il film perfetto, puntanto tutto su un'atmsfera rarefatta. Si ha però l'impressione di troppa carne al fuoco e molte porte vengono lasciate aperte. Il film cmq è di indubbio fascino.
mi spiace da morire fare il guasta feste o il rovina media, ma non riesco a dare un voto così pieno a questo film. indubbiamente il film è fatto bene, dalla regia, fotografia, scenografia, e sopratutto recitazione (Irène Jacob è davvero brava) e collona sonora sono ad altissimi livelli. rimane l'amaro in bocca per il modo in cui la storia viene raccontata, che lascia due interpretazioni: una piega per la poesia, l'altra più semplicemente, non da scampo a ottimi(da dieci) giudizi. credo che il film non sia migliore di molti del decalogo e trovo che nel raccontare per immagini la storia delle due veroniche, il regista si sia fatto prendere un po troppo la mano da un astrattismo che a volte riesce a rendere magico un film e a volte (come credo in questo caso) risulti eccessivo vanificando un progetto eccelso. il rapporto interno, personale , intimo delle due veroniche non è mai "spiegato" o quanto meno evidenziato, la figura del marionettista, indubbiamente romantica e simbolica, lascia a desiderare per la banalità degli interventi all'interno della trama. in conclusione, credo che Kieslowski abbia calcato un pò troppo, abbia tralasciato, in nome del raccontare a tutti i costi in maniera originale, parti importanti della sceneggiatura che avrebbo contribuito ad un racconto, se vogliamo, più lineare ma sicuramente non meno poetico o bello. spero di non essere linciato dai tanti amanti di questo film, che cmq rimane un gran bel film da vedere a tutti i costi!
Una poesia. Senza lanciarsi in forzate introspezioni psicologiche kieslowski ci regala semplicemente immagini; a partire dalla straordinaria fotografia color oro fino ai continui e caleidoscopici giochi di specchi, ci immergiamo nelle vite di due ragazze, tanto distanti quanto vicine, e le vediamo fondersi piano piano in quella che è forse la più azzeccata elaborazione sul tema del doppio.
Il capolavoro di Kieslowski insieme al famoso decalogo. Un film a suo modo molto cortazariano nel ritmo e pissarriano nell'immagine. Analizza con molta responsabilità il tema del doppio, analizzato in modo molto affascinante e ambiguo.