nymphomaniac - volume 2 regia di Lars von Trier Danimarca, Germania, Gran Bretagna, Belgio 2013
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nymphomaniac - volume 2 (2013)

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locandina del film NYMPHOMANIAC - VOLUME 2

Titolo Originale: NYMPHOMANIAC: VOL. II

RegiaLars von Trier

InterpretiCharlotte Gainsbourg, Stacy Martin, Stellan Skarsgård, Christian Slater, Uma Thurman, Willem Dafoe, Shia LaBeouf, Jamie Bell, Connie Nielsen, Udo Kier

Durata: h 2.03
NazionalitàDanimarca, Germania, Gran Bretagna, Belgio 2013
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2014

•  Altri film di Lars von Trier

•  Link al sito di NYMPHOMANIAC - VOLUME 2

Trama del film Nymphomaniac - volume 2

Joe, una donna che viene trovata da Selingman in un vicolo, racconta le proprie vicende sessuali, dall'infanzia fino all'età di 50 anni. La storia è in due parti: la prima a sua volta divisa in cinque capitoli, mentre la seconda in tre.

Film collegati a NYMPHOMANIAC - VOLUME 2

 •  NYMPHOMANIAC - VOLUME 1, 2014

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Voto Visitatori:   6,97 / 10 (75 voti)6,97Grafico
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Voti e commenti su Nymphomaniac - volume 2, 75 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  08/01/2024 19:24:10
   7 / 10
PICCOLI SPOILER PRESENTI

Commento valido per entrambi i capitoli che considero come un unico film. A voler bilanciare i due, va detto che la prima parte è migliore, più energica e meno persa in fronzoli, ma i due segmenti sono le due fasi, ascendente e discendente, di una parabola e devono perciò essere considerati indissolubili uno dall'altro.

Visti entrambi i capitoli nella loro versioni integrali (devo dire che guardarli uno dietro l'altro è stata una mattonata non indifferente) e prive di censure si fa strada l'idea che, con tutte queste sequenze di sesso esplicito, Trier abbia cercato soprattutto lo scandalo a tutti i costi, anche andando ben oltre a quanto strettamente necessario, facendo emergere la parte esibizionista del regista danese. Una voglia di scioccare messa in mostra non solo con il sesso ma anche con sequenze dure come pugni nello stomaco (vedere ad esempio la parte dell'aborto). Altrettanto evidente è che il film in questione non è solamente una messa in scena delle più disparate perversioni sessuali, anzi; "Nymphomaniac" è un cinema che ci racconta tutto l'arco di vita di un/una sesso-dipendente (una dipendenza spesso sottovalutata dalla pubblica opinione), un percorso attraverso tutti i tipi di esperienze dai rapporti occasionali a quelli con il vero amore, passando poi per il ménage à trois, l'omosessualità o esperienze più "estreme" come il sadomasochismo. Quella raccontata è la vita di una persona a tutti gli effetti normalissima, con un problema che in questo caso non è la droga o il gioco d'azzardo ma la dipendenza dal sesso, e che per questo motivo è vittima, oltre che della dipendenza stessa, dei pregiudizi cui solo il personaggio interpretato da Skarsgard ne rimane fuori (almeno fino al finale).
Quindi una storia che vale la pena essere raccontata ed ascoltata comprensivamente di tutte le sequenze esplicite che in questo caso sono lo zampino di un regista fuori dagli schemi come Trier. I pregi sono tanti e non vanno nascosti dietro un argomento, il sesso, che da sempre viene "malvisto" in molti ambiti; detto ciò siamo estremamente lontani dallo scomodare la parola "capolavoro" per un film che a mio parere non è neanche tra i migliori di Trier.

Jokerizzo  @  20/02/2020 15:32:43
   9½ / 10
Ancora meglio della prima parte!

leonecinema  @  22/12/2018 15:12:40
   6 / 10
La seconda parte della director's cut di Nymphomaniac conferma la pesantezza della parte precedente: tre ore di Lars von Trier sono un macigno. Del film ho trovato interessante le scene del sadomasochismo e la recitazione della Gainsbourg che si conferma un'attrice fenomenale e anche molto disinbita per certe situazioni. La scena della terapia di gruppo per ipersessuali mostra come la protagonista conferma la sua visione contro la società di oggi. La scena finale, poi, è inaspettata. Se dovessi fare una media fra i due film il voto è 7, perchè ribadisco che è molto ponderoso come film e sopratutto non mi viene voglia di rivederlo in futuro. Ma confermo quello che ho detto nella recensione della prima parte: ovvero che è il primo film che secondo me unisce in maniera sapiente il genere drammatico, erotico e pornografico. Voglio però essere chiaro: se volete vedere un porno vero non perdete tempo con questo film perchè non ne vale veramente la pena assorbirsi 5 ore e mezza per vedere qualche scena.

mmagliahia1954  @  26/10/2018 11:47:01
   7 / 10
questo secondo capitolo completa ovviamente l'opera. la visione e' piacevole se si accetta di vedere quello che il regista propone. la storia e' cruda, la realta' rappresentata nel film, a mio modesto avviso, svilente per la realta' dell'essere umano che distrugge se' stesso per l'eccesso connaturato che lo rende schiavo. il finale non bello, ma si sa, questo regista non ha mezze misure. peccato, io avrei terminato il film con lei che dorme.

BenRichard  @  02/05/2018 15:39:20
   7½ / 10
Commento VOLUME 1

A mio parere un film di Lars von Trier un pò meno convincente rispetto ad altri del rinomato regista danese. Il mio non è un commento a caldo, l'ho guardato un paio di settimane fa e onestamente la voglia di ripropormi in una seconda visione non c'è, anche perchè me lo ricordo abbastanza bene e non è che mi abbia colpito così tanto. Una delle cose che non ho propriamente ben gradito è che il film sfocia un pò troppo nella pornografia, e per quanto come sempre la pellicola di von Trier sia colma di metafore e simbolismi ciò che più rimane impresso sono per l'appunto le varie scene di sesso e questo non lo vedo in realtà come nota positiva, è normale che come impatto visivo scene che si spingono fino a risultare pornografiche restino più facilmente nella memoria. Per fare un esempio, di "Antichrist", che personalmente considero un capolavoro sul tema della depressione, mi è rimasto molto di più che solo le singole scene sessuali.
Altra questione che non è risultata ottimale è il cambio delle due attrici che interpretano il personaggio protagonista di Joe, da Stacy Martin alla Gainsbourg. Passa troppo poco tempo per un cambio estetico così forte che è inutile dire che purtroppo stona non poco durante la visione. Mi è sembrato poi un errore facilmente evitabile, bastava far trascorrere più anni.
Tuttavia la qualità della pellicola è indiscutibile. Tecnicamente ottimo su tutti i fronti come quasi sempre capita con i film di von Trier.

Commento VOLUME 2

Ho voluto riportare il mio commento del Volume 1 perchè tralasciando il dettaglio del cambio delle attrici per il resto il mio pensiero riguardante il film rimane grossomodo lo stesso anche per questo Volume 2. è praticamente il secondo tempo solo che si spinge ancora di più trattando temi un pò più forti e facendo esaltare maggiormente le doti attoriali di una bravissima Charlotte Gainsbourg. Mezzo voto in più per un finale che và a concludere il cerchio in un modo piuttosto soddisfacente.

mauro84  @  25/08/2017 00:31:17
   8 / 10
Visto in edizione Italiana, integrale!

"Le anime degli alberi in inverno,assomigliano alle anime, contorte, pazze Umane"

La serata non si poteva concludersi nel suo apice, il secondo folle capitolo, difficile non rimaner un po' biasiti, senza parole, per questa fine, molto drammatica, pesante, forse senza gran senso di questa vicenda... Il sesso al centro di tutto, questa volta sembra con quel giusto appiglio, con quel perchè, che nella prima parte, sembrava solo dovuto. Ci hanno gustato anche con scene di Sadomaso, ben fatte e spinte e siamo arrivati ben oltre (non spoilero). Gran fotografia, gran scene... Chapou semplice.

- Charlotte Gainsbourg, Lei, l'interpretazione è proibitiva, è al limite umano, è al suo top, forse sarà diffiicle rivederla, sotto altre spoglie, senzar ricordare il suo corpo nudo... un Oscar lo avrebbe meritato dopo questa eterna fatica!! Top!!
Mia Goth, il nuovo che avanza, piacevole scoperta, non bellissima, però sembra che sia entrata nel giusto giro, per le emozioni forti, con un regista di tale nome.
- Willem Defoe, unica nota, grande personalità, interpretazione, scioltezza, prontezza... Merita la dovuta attenzione.

Il contorto dei attori sta volta, li lascio un po' perdere, è grazie a lei, che si fa che, il film lo si guardi, dall'inizio alla fine, nel dolore, nel dramma, vivendo la sua sessualità come se fosse la nostra.. Tutto sembra facile, ma quando lavori per Lars, tutto diventa estremamente difficile.

Chapou Lars Von Trier, semplice, magistrale.
Racconta la sua visione di Fede, di Religione e Filosofia. Scrive e narra con la sua semplicità, forse, apparente, il dramma, lo fa vivere a noi, ci fa piangere, sorridere, ci fa capire che in fondo tutto gira intorno a quella. Il principio ha sempre una fine. Questo è semplicemente Lars.

"come si può trattenere un onda sulla sabbia?"

Chapou! Meritevole di visionarlo e rimanerne senza parole!

Filman  @  15/01/2017 14:01:31
   6½ / 10
Tra l'esplorazione delle stranezze umane e la difficile accettazione delle stesse, Lars Von Trier cerca di formalizzare un concentrato di bruttezze sociali rimpinzandolo così tanto da trasformare NYMPHOMANIAC: VOL. II in una precipitosa caduta di stile e di senso, indipendentemente dallo sguardo del regista, oscillante tra il dramma delicato e il gusto repellente in una danza tecnico-narrativa che, per quanto goffa, riesce ad unire la forma alla sostanza secondo la prospettiva dell'autore. I difetti di tale strutturazione filmica, che per mezzo di linee di dialogo filosofeggianti cerca di esporre ed esaminare ciò che i fatti raccontano con un didascalismo post-moderno che Von Trier qui adotta impropriamente, sono evidentemente legati ad una mano troppo pesante, che si sente obbligata ad essere politicamente scorretta in alcune scelte residenti nel campo del discutibile che si evolvono in buchi di sceneggiatura e assurdità che confondono l'eventuale psicologia dell'opera.

DarkRareMirko  @  29/12/2016 04:59:16
   8 / 10
A me 'sto volume due è piaciuto di più del primo; l'ho trovato più filosofico, colto e meno divagante.

Certo, tecnicamente Von Trier ha fatto di meglio ma molta della sua filosofia (citazionista, provocatoria, ambigua) è comunque presente.

Appaiono Dafoe e Kier, i dialoghi interessano molto più che in precedenza (quello sulla pedofilia, rappresentata come una sessualità proibita non consumata e quindi da premiare, fa rabbirividre) ed in generale l'ho trovato più originale e meglio ideato.

Per una volta il sesso è funzionale alla storia e quasi nulla, in tal senso, è gratuito.

Il finale spiazza, in perfetto stile Von Trier, gettando negatività su tutta al vicenda.

Tutto il meglio e tutto il peggio del grande regista danese, qui in salsa semiSadiana.

marcogiannelli  @  20/03/2016 18:48:59
   8½ / 10
voterò entrambi i film con lo stesso voto e commento, in quanto è un unico mastodontico film diviso in 2, vedi Kill Bill
non mi permetterò di spiegare nulla, questo sta ad ogni spettatore
ma è un'opera immensa, pretenziosa sì, ma dà tantissimo al cinema
è un trattato non solo sul sesso, ma sull'uomo e le sue perversioni, sui diversi punti di vista anche su questioni su cui ci si aspetta che ce ne sia solo uno
grandissimo Von Trier, meglio la parte con la Martin, che rende meglio l'idea e istiga maggiormente lo spettatore rispetto alla Gainsbourg...bravissimo anche LaBeouf
insomma, un gioiello

Crabbe  @  07/03/2016 11:12:25
   7 / 10
Il film va visto come un'opera unica e dunque confermo quanto detto per la prima parte.

Il finale però l'ho trovato geniale, una pernacchia allo spettatore e all'essere umano in generale.

Palestrione  @  29/11/2015 10:48:17
   3 / 10
Mi sorprende una media così alta.
Il primo film mi era piaciuto. Lo avevo trovato profondo, affascinante. Ma questo poteva risparmiarselo. E a dire il vero non capisco come si possano fare due film quasi identici. Poi tutte quelle scene sadomaso erano eccessive...
Sono molto perplesso. Tre ore, poi...
No, non ci siamo. E il finale era anche prevedibile.
Troppo lento, senza un minimo di pathos.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  23/11/2015 11:26:36
   8 / 10
Un film malato, che non fa nulla per nasconderlo. Von Trier esagera sempre più, ma l'esperienza per girare bei film non gli manca. Di grande livello la sceneggiatura.
Giudizio riferito alla versione "director's cut"; quella cinematografica falcidiata dai tagli non l'ho nemmeno considerata.

Strix  @  26/09/2015 00:28:11
   5 / 10
Esprimo voto e commento giudicando come un film unico:
non mi ha convinto affatto, anche se il vol.1 è stato migliore del 2, a mio avviso.

L' introspezione psicologica della protagonista dovrebbe essere il fulcro su cui si regge un film di 4 ore in cui praticamente non succede nulla, ma ogni accenno ad essa viene subito smorzato dai inutili quanto noiosi parallelismi e metafore (a sfondo scientifico, matematico, teologico, storico e filosofico) da parte dell'altro protagonista.
Ora: tali spunti sarebbero anche interessanti, se non fosse che sono del tutto casuali, buttati dentro forzatamente senza una logica e fini a sè stessi.

Inoltre la lentezza la fa da padrone: scene che potevano durare 2 minuti, ne durano 4.

Peccato perchè pur essendo un film inconsistente, con un'accelerata al ritmo sarebbe sicuramente risultata una visione perlomeno gradevole (per i miei standard).

Salvo solo il finale, con la morale sull'


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e la performance degli attori, ma su tutti spicca Stacy Martin (la protagonista da giovane).

GTX33guitar  @  11/09/2015 15:17:41
   3 / 10
Riuscito nel miracolo di risultare peggiore del primo episodio...finale scontato e prevedibile...

Spera  @  02/08/2015 17:45:43
   7 / 10
Vista la versione integrale ieri.
Ero parecchio prevenuto su questo film anche se apprezzo parecchi lavori di Lars.
In definitiva non posso dire di aver visto un film inutile e vuoto perchè l'ho trovato molto ricco di idee, spunti e citazioni che mi hanno fatto riflettere.
Molto autoreferenziale ma è Lars e lo sappiamo...
Si discosta però leggermente e si evolve nello stile anche se rimane riconoscibile la mano a partire dalla divisione in capitoli.
Non ho apprezzato la quantità di peni mostrati che si poteva limitare. (:
Buoni gli attori, finalmente LaBeouf recita in un film di livello e la Gainsbourg che si conferma una delle mie attrici preferite del momento.
L'evoluzione del personaggio di Joe nei due film è molto ben fatta e fa venire a galla una personalità incredibilmente complessa e turbata.Skarsgard sempre ad altissimi livelli.
Lars conferma di avere una personalità turbata e sofferente che però ben riesce a scavare in alcune emozioni e sensazioni nascoste dell'animo umano.
Ho preferito la seconda parte alla prima ed un paio di scene mettono a dura prova i nervi dello spettatore.
Finale buono...ma senza lo spiegono che lo anticipa.
Interessante.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  01/08/2015 21:02:31
   6 / 10
Stesso discorso del primo capitolo.
Qui in più c'è un finale discutibile e troppi deliri pseudo-filosofici che risultano un tantino ridicoli.
C'è solo da auspicarsi che von Trier faccia di meglio in futuro.

sweetyy  @  30/07/2015 14:38:00
   7 / 10
Interessante come il capitolo precedente.. Finale un po' piazzato lì ma ci sta.

squoqui  @  06/05/2015 08:52:19
   7½ / 10
Degno proseguo del vol. 1, questo secondo Nymphomaniac è ancora più torbido e malato. La deriva malata di Joe non lascia un attimo di tregua, fino al finale secondo me molto azzeccato (forse un tantino esasperato ma ci sta!).
Un bel film che mi ha lasciato con l'amaro in bocca.


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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  04/05/2015 14:51:38
   7 / 10
Una seconda parte che aggiunge poco alla prima dove subentrano le deviazioni della malattia, come puo' essere il feticismo o il sadismo.
Abbiamo una Joe gia' invecchiata che non riesce a gestire la sua situazione da ninfomane all'interno di quella che è la societa' tradizionale composta da marito, moglie e figlio. A tal proposito trovo poco carina la sequenza del figlio abbandonato in casa perche non mi piace quando un regista cita se stesso...
Abbasso il voto anche per il finale...certo e' difficile mettere il "punto" ad un film come questo ma la scelta del regista l'ho trovato poco in linea con quanto visto in precedenza...

Invia una mail all'autore del commento bleck  @  02/05/2015 12:44:25
   8 / 10
Lo definerei un film "disturbante" seppur geniale, non riesci a scrollarti dalla sedia per un attimo e hai la sensazione di vivere le scene da protagonista, in una sorta di osmosi che ti lascia alla fine come disidratato.
Con un finale che non delude davvero...anzi...
Da non perdere (a meno che non siate falsi moralisti...)

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  10/04/2015 19:21:41
   9 / 10
confermo quanto detto nel commento della parte 1 ..
Questa seconda fase della vita di Joe ,dà il significato a tutta la vicenda.
Sicuramente è più cruda la visione e un paio di scene hano messo a dura prova la mia sopportazione, ma il malessere è così reale e tangibile da non poter essere evitato,anche lo spettatore deve partecipare...
Alla fine tutto torna e il finale,per me,è uno dei più belli di sempre..
Devastante!

jake1234  @  11/03/2015 17:20:53
   9 / 10
Trier continua a proporre concetti maestosi, questa volta concentrandosi maggiormente sul punto di vista religioso.
La protagonista questa volta prende strade completamente diverse dalla prima parte, trova l'amore, se ne allontana fino ad incontrare le cosiddette "persone pericolose", la sua ninfomania inizia ad avere effetti sul suo corpo costringendola a fermare il suo fremito sessuale.
Come fine ha un messaggio fortemente negativo sul mondo che non lascia vie di scampo.
Questa volta la mia scena prediletta è stata il rimando ad Antichrist, veramente meraviglioso e da brividi.
Il film, come il primo capitolo comunque riesce a catturarti, e le scene di sesso seppur numerose e anche parecchio disturbanti vanno in secondo piano rispetto alla trama. Non sto dicendo propriamente le "scene" ma l'effettivo sesso in se.
Finalmente comunque ho il quadro completo di questo Nymphomaniac e posso dire che è un film meraviglioso quanto sporco, scorretto e complesso.
Meraviglioso.

pernice89  @  09/03/2015 14:06:18
   8 / 10
Un po' meglio questa seconda parte della storia di Joe la ninfomane. Vengono spiegati tanti dubbi presenti nella prima parte. Questa seconda parte inoltre riguarda principalmente la consapevolezza di avere un disturbo e i tentativi di uscirne, anche se poi solo alla fine sarà veramente convinta.
Questa parte aveva meno parti noiose presenti nel primo, si dilungava un po' meno in alcuni discorsi.
Trier rimane Trier.

Charlie Firpo  @  03/03/2015 10:37:59
   3½ / 10
Un film di una noia mortale del solito depresso Von Trie che cerca di stupire con i suoi ipotetici eccessi... eccessi dentro la sua testa , non c'è nulla di sbalorditivo è semplicemente lento, lento e ancora stralento e basta.

Secondo tempo stessa storia...


Una sorta di intruglio di scene di sesso... che per quelle si fa prima a vedere un film porno (ma forse qualcuno si vede che vuole vedere gli attori famosi senza le mutande), mischiate con una pletora di dialoghi inutili e ultraverbosi infarciti da concetti filosofici da quattro soldi e da aforismi da social network.

Ahoo!!! Lars e poi non abbiamo bisogno che ci sottolinei l'esistenza dei numeri di Fibonacci o l'esistenza della sezione aurea perchè già le conosciamo meglio di te !

Molto meglio una passeggiata o qualsiasi altra cosa a meno che il vostro obiettivo non sia quello di addormentarvi davanti allo schermo.

lord_arioch  @  17/02/2015 19:52:06
   9½ / 10
Come per il volume 1: Il capolavoro di Von Trier

Elmatty  @  17/02/2015 10:41:06
   8½ / 10
La seconda parte rappresenta la quadratura del cerchio del regista danese.
Le considerazioni sono le stesse che avevo espresso nel commento del Volume 1 ma qui il tutto si arricchisce.
Joe passa dallo stato di vittima della sua ninfomania a padrona di essa, in questo unico modo può espletare i suoi peccati e vincere questa sua personale battaglia.
Alla fine lei si libera dell'enorme peso che si era portata indietro per tutta la sua vita, alla fine lei si sente in pace con se stessa.
Ma:


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Trier con questo finale sembra avere trovato anche una personale quadratura del cerchio.
Forse questa pellicola rappresenta l'ultima di quel ciclo di film dedicate alla depressione in molte delle sue forme (Antichrist, Melancholia e questo Nymphomaniac), il finale ritrova la felicità che Trier forse cercava per se stesso: la forza interiore nel piegarsi ma non spezzarsi, l'accettazione del proprio stato senza l'essere influenzato dalla società, il libero pensiero di poter esprimere le sue idee senza pensare a chi piacciono o meno.
Questo finale rappresenta Trier stesso; lui continuerà a fare e dirigere film come vuole lui e solo lui (si dissocia perfino da questa versione cinematografica tagliata e censurata di Nymphomaniac, costretto dalla produzione pena la non distribuzione del film, pensiero palesemente espresso dalle due righe si scritto che sono la prima cosa che si vede di tutti e due i volumi), fregandosene di critiche e addirittura di premi.
Il regista vuole dire la sua senza l'influenza di nessuno, lui stesso rappresenta il personaggio di Joe.
Trier è sempre Trier nel bene o nel male.
Dobbiamo solo accettarlo per quello che è.

ValeGo  @  17/01/2015 11:06:06
   7½ / 10
Il finale mi è piaciuto più dell'intero film. Dopo il suo lungo racconto Joe si è finalmente sfogata, si è liberata di ciò che la tormenta, quasi come una confessione. E ha raccontato la sua storia a un uomo che è diametralmente all'opposto di lei; lei che si sente un'emarginata sociale, una che la vita l'ha vissuta a fondo, magari sbagliando a volte ma comunque l'ha attraversata, si è sporcata le mani; Selingman invece è un uomo "innocente" che non sa nulla della vita, che non è mai sceso in campo, che è sempre rimasto ai margini, non ha mai provato niente, non ha mai vissuto le sue passioni. Eppure in lui Joe trova un amico, qualcuno che la capisce e non la vede come uno strumento di piacere e che lei stessa non vede come uno che possa soddisfare il suo fabbisogno. Forse per la prima volta Joe si addormenta tranquilla e serena, liberata dal peso della sua storia, felice di aver trovato qualcuno che l'ha capita e non l'ha fatta sentire "il peggiore degli essere umani".

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lupin 3  @  13/01/2015 02:47:38
   9 / 10
Nymphomanic è sicuramente un film ben narrato e ingiustamente criticato.
Ottimo lavoro.

william sczrbia  @  05/01/2015 19:30:00
   7½ / 10
Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  27/12/2014 12:05:59
   8 / 10
Ed è col secondo capitolo che il Cinema di Lars Von Trier si sublima totalmente, è il tassello ultimo dove tutte le sue opere si incastrano alla perfezione. Nymphomaniac è per prima cosa il fluire dei pensieri del regista danese, pensieri raccolti in un'enciclopedia di dialoghi che si scambiano i due protagonisti in una sorta di Zibaldone, un uomo letterato e un uomo medio, o meglio sono i dialoghi di Mencio; Joe e Seligman, uno/a è il Maestro, l'altro/a è l'allievo (per continuare a leggere il mio commento è meglio aver già visto il film, se non addirittura tutta la filmografia di Lars!). Ed è qui che i protagonisti assumono una vera e propria identità. Seligman, Joe, Jerome, tutti sono degli emarginati sessuali a modo loro, e non c'è verso per liberarsi di questa condizione, come Joe è e rimane un'assassina, e non può liberarsi da essere assassina anche se il colpo non è uscito dalla pistola; condizione che viene rimarcata perché alla fine Joe spara e ammazza un uomo, il suo amico per di più (Lars ci ricorda la sua regola: se inquadri una pistola, la pistola deve sparare!).
Joe è una donna, ed è quindi guidata da dei grandi istinti; se lei fa qualcosa è perché è guidata dall'Amore, oppure da un grosso malinteso (e ritornano Le Onde del Destino e Dancer in the Dark) oppure da una grande malvagità (Antichrist, Dogville). Joe è NINFOMANE e non "sesso-dipendente".
Anche l'infanzia prende una nuova forma: il bambino nasce da un rapporto peccaminoso, perciò il bambino nasce perverso, eppure c'è un controsenso perché il bambino è innocente. Come rappresentare questa contraddizione? Infatti il bambino di Antichrist cade dalla finestra e muore, ma in Nymphomaniac viene salvato.
In Nymphomaniac è predominante il sesso, ma la narrazione avviene tramite cultura e citazioni. Troviamo omaggi a Pasolini, a Freud, a Thomas Mann. Veniamo trasportati dalle note di Bach, dalle fughe di Beethoven. La perizia della musica si adatta al piacere del coito perché entrambi sono perfetti: una è architettata dai numeri di Fibonacci, dalla sezione aurea e dal teorema di Pitagora; l'altro è simbiosi, ciò che rappresenta l'umanità.
Nymphomaniac rappresenta la realtà umana di fronte a sesso, amore, frustrazione... Lars in questo film ci dice che siamo tutti uguali di fronte ad essi, ovvero inermi, sottomessi e schifosi. Siamo tutti uguali anche se Lars cambia attori per rappresentare lo stesso protagonista. Lars non salva nessuno.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  23/12/2014 17:51:35
   9 / 10
Riporto il commento alla prima parte (il voto vale per il film nel suo complesso:

Dopo anni di depressione nichilista a tratti opaca, Von Trier torna ad affidare a un'eroina l'onere di una paradossale liberazione di genere: il suo cinema non cessa di apparire disturbante e contraddittorio, ma la sua ultima opera vola alto, sorretta nonostante la durata da grande ispirazione sia in fase di scrittura sia di messa in scena, e sfiorando in alcuni momenti il Bergman di "Sussurri e grida".

Beefheart  @  22/12/2014 12:46:07
   8½ / 10
Il commento è quello del vol.1


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Con l'aggiunta di un finale strepitoso come solo il Trier ci sà regalare.
Guardatelo!

Signor K.  @  09/12/2014 03:27:52
   3 / 10
E il naufragar m'è dolce in questo mare di merd*.

Dopo i primi cinque minuti, nei quali ci sono già una manciata di autocitazioni e il riferimento al paradosso di Zenone contro spazio e moto, avevo già capito che mi sarebbero toccate altre due ore di aria fritta. Infatti, e chissà cosa mi ha spinto a guardarlo, il secondo volume è financo più insopportabile - soprattutto perché più debole per quanto riguarda l'aspetto visivo - del primo (vedi commento). Insomma mi faccio coraggio, raccolgo le forze, osservo la boccetta di Alprazolam, bevo un caffè; poi salta fuori Rublev, l'alpinismo, il sadismo con il ballerino di tip-tap - per venti minuti ho sognato un improvviso e spassosissimo colpo di scena con un balletto di gruppo sulle note di "Town Called Malice"-, la relazione lesbo con una quindicenne, Freud, posate nella fic* posate, il recupero crediti, le riflessioni sulla pedofilia e tante altre cose che ho già rimosso; ci mancava solo di buttarci dentro la zoofilia e gli escrementi (però c'è l'urina), così, per allungarlo di un'altra mezz'ora. Inoltre, un finale più adeguato - cioè scontato e di basso livello - non avrebbe potuto sceglierlo. Va bene così.
Questa trilogia sulla depressione mi ha veramente deluso. "Nymphomaniac" è un Trier che voglio scordare.
Non si può scrivere una sceneggiatura con gli appunti di filosofia dell'Abbagnano e tenerla insieme con qualche scopata qua e là.

Caro Lars, crogioliamoci nella nostra solitudine e deponiamo la volontà di fare/guardare nuovi film.
Con affetto.

K.

Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  07/12/2014 13:32:43
   5 / 10
In linea con il primo episodio, per questo voto identico.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  26/11/2014 01:25:21
   7 / 10
Ho già detto tutto nel commento al volume 1, il volume due mi è piaciuto un attimino di più quindi ho deciso di dargli un 7.
Il film diventa un attimino più sadico, e viene studiata affondo la psicologia della protagonista, prende una piega molto meno porno ma più drammatica, si conosce non solo la totale solitudine della protagonista, ma anche il dolore e lascia parecchio disturbati.
Il finale è qualcosa di spaventoso, per come la vedo io è uno dei finali più lancinanti che ho visto, posso assicurarlo!
Von Trier ha realizzato qualcosa di impossibile da descrivere, Nymphomaniac è veramente un film ricco di cose, peccato solo per la lentezza, e la ripetizione, presente soprattuto nel primo volume.
Infine, il commento nel primo volume racchiude già tutto quello che volevo dire sul film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  20/11/2014 13:10:55
   6 / 10
Più equilibrato rispetto alla prima parte, forse perchè la psicologia di Joe comincia a prendere forma più netta, più distinguibile, in cui l'ossessione -ovviamente sessuale- assume connotati strazianti, quasi incredibili, portando la protagonista ad isolarsi da tutto, creando attorno a sé una solitudine spaventosa eppure necessaria per continuare a saziare i suoi pantagruelici appetiti sessuali.
Ovviamente Von Trier da buon provocatore cerca in tutti i modi di innervosire/shockare/irretire lo spettatore: ci riesce in rare occasioni. Agisce utilizzando i mezzi più disparati, colpi bassi compresi; ora buttando in farsa un tentativo di doppia penetrazione con i membri dei due ragazzotti neri sempre bene in vista, quindi attraverso sessioni sadomaso di notevole intensità, poi "assolvendo" un pedofilo, che in quanto capace di tenere a freno i suoi vomitevoli istinti, è degno di una goduriosa fellatio.
Inutile fornire l'elenco completo, Lars aizza di continuo e a suo modo, mischiando cultura e istinti bassoventrali, portando allo stremo la propria protagonista e la sua vulva letteralmente logorata da anni di abusi che innervano nella flebile sceneggiatura altre deviazioni in cui il sesso é fil rouge ma non più assoluto regnante.
Ci sono la collusione con il crimine e il tentativo di "guarigione" che siccome fa tanto politicamente corretto viene rigettato in faccia a chi di dovere. Questo perchè Von Trier continua a pontificare con quella spocchia ormai connaturata indossata come fosse una seconda pelle. Non sa imporsi un freno, mette a nudo l'ipocrisia di cui è intrisa la società odierna con grande convinzione mentre pone domande e si dona in automatico le risposte manco fosse un Marzullo danese.
Il fidato Seligman è il suo pubblico, il suo spettatore prediletto, ovvero culturalmente elevato ma anche vergine, in questo caso in senso letterale, in quanto asessuato e quindi incapace di giudicare le azioni di Joe. Viene richiesto questo sforzo allo spettatore, urge abbandonare i preconcetti, il cambio del punto di vista è metafora riuscita di un ordine che esige a volte di essere destrutturato; è irritante però il porsi sempre in maniera arrogante, come se l'idea propria sia l'unica attendibile tanto da essere solo raramente ponderabile.
Se non altro Von Trier sembra meno fissato con le ormai note e personali paturnie appoggiando una visione più generica, meno improntata e dettata dal suo ego, anche se all'atto pratico la tendenza al solipsismo è in perenne agguato.
In definitiva: riflessioni non sempre degne di interesse e scene pruriginose tutt'altro che memorabili, dispiace ammetterlo ma il tanto atteso Nymphomanic ha la forza dirompente di una miccetta per bambini.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  19/11/2014 11:38:53
   9 / 10
Chi avesse l'intenzione di avvicinarsi a Nymph()maniac col pungolo di sbirciare scene di pornografia e di sesso arrapante stia pure alla larga. L'opera di von Trier è altra cosa, votata com'è a un auto-indagine viscerale che coinvolge in prima persona le nevrosi dell'autore. Perchè il regista danese, nonostante le locandine e i trailer più o meno espliciti, è in realtà interessato a blandire l'indifferibile necessità di scoprire la mappa della sua anima, dei desideri più reconditi, degli impulsi più indicibili.

Nella prima scena, bello inzuppato d'acqua, lo spettatore è già pronto a farsi condurre all'asciutto attraverso il lento inabissamento in una botula oscura che altro non è se non il cosmo filmico trierano (calza a pennello un parallelismo con l'incipit di "Velluto blu" e l'entrata nel cervello/orecchio). La trappola è bell'e che costruita: il racconto in cui siamo sprofondati ha un profilo letterario (la storia svelata per capitoli e i lunghi dialoghi teoretici tra i due protagonisti) che svela con calma ogni dettaglio, esaltato addirittura da simbologie inequivocabili (l'ironia è abbondante e trascinante).

Il cinema di oggi, svenuto come Charlotte Gainsbourg nel vicolo, viene ridestato da un colpo di pistola (di nuovo al buio, il sipario si abbassa, la storia finisce) sparato dal suo autore in nome di un'arte sconvolgente e miracolosa, che insegue l'antinomia nodale per la sopravvivenza del contraddittorio, del senso critico, della cultura tutta.

topsecret  @  27/07/2014 15:20:44
   6½ / 10
Continua il lungo monologo vaginale imbastito da Von Trier, con la psicologia del clitoride sempre in risalto, trattando vari argomenti tutti riconducibili al sesso.
Ho trovato l'ultimo capitolo, THE GUN, quello meno convincente, per la troppa enfasi e perchè sembra quasi contraddire ciò che si è verificato prima. Invece il finale, per quanto prevedibile, mi ha colpito e credo che rappresenti una degna conclusione in cui racchiudere tutta la carica emotiva di un film apprezzabile per le intenzioni e per la voglia di smuovere le acque.

Tango71  @  10/07/2014 04:09:16
   3 / 10
La continuazione della saga sessuale di Lars Von Trier culmina in un finale debole, forzato e piuttosto stupido. Tral'altro qui Lars von Trier rinuncia ai suoi personaggi e sembra più interessato a punirli per ragioni arbitrarie.

GianniArshavin  @  29/06/2014 12:50:04
   7½ / 10
Continua l'epopea della ninfomane Joe , in questo secondo e conclusivo volume dell'opera ,originariamente unica, ideata da Von Trier per chiudere la sua lunga trilogia sulla depressione iniziata con "AntiChrist".
Questa seconda parte mantiene e conferma quelli che sono i pregi e i difetti di questo coraggioso progetto: a momenti di grande intensità , emozionanti e profondi il regista affianca spezzoni sopra le righe , a tratti gratuiti, che francamente considero superflui e non necessari per la riuscita del titolo.
Il tema abbastanza scottante si presta a momenti fuori dagli schemi , ma a questo giro ho notato nel cineasta danese un certo compiacimento nel voler a tutti i costi provocare e scandalizzare , cosa di cui i suoi film non hanno affatto bisogno.
Fortunatamente Von Trier è un regista e sceneggiatore sapiente e sa inserire nelle sue storie argomenti e contenuti talmente interessanti da eclissare anche le cadute di stile , e " NYMPHOMANIAC" non fa certamente eccezione.
Bene il comparto tecnico (colonna sonora fantastica) ed il cast di stelle che non si calpestano i piedi fra loro.
Devastante e crudo il finale , uno degli aspetti migliori della pellicola , un cazzotto nello stomaco che rimescola tutte le carte in gioco e dona una degna e amara conclusione alla trilogia in pieno stile Von Trier.
In sistesi "NYMPHOMANIAC" non è un'opera perfetta o esente da difetti ma bisogna dire che nel complesso conferma la verve e la classe di questo autore , sicuramente fra i migliori della sua generazione. Personalmente ho preferito altri suoi lavori ma la suddetta ultima fatica nel danese merita comunque di essere vista e compresa.

BrundleFly  @  25/06/2014 13:51:49
   6 / 10
Peggio della prima parte.
Forse l'avrò guardato io con superficialità, ma ho trovato che in questo secondo capitolo la trama sia stata lasciata del tutto in disparte per concentrarsi solo sulle performance sessuali della protagonista (tra l'altro invecchiata di almeno vent'anni nel giro di 3 anni).
Non ci sono momenti o personaggi di particolare impatto emotivo, come la scena con Uma Thurman o quelle che coinvolgevano la figura paterna interpretata da Christian Slater nel Volume I.

Quindi, tirando le somme:
- Volume I: voto 7
- Volume II: voto 6
- Film complessivo: 6,5

corey  @  22/06/2014 20:33:53
   6½ / 10
Leggermente meglio della prima parte ma non eccezionale, in generale deluso da questa nuova opera di Lars.. Mi è piaciuto il finale anche inaspettato se vogliamo, non mi sono piaciute certe scene (rapporto lesbo con una ragazza che poteva essere la figlia della protagonista), dialoghi così così..

Invia una mail all'autore del commento Albertine  @  18/06/2014 12:20:51
   6 / 10
"Madame Bovary sono io" disse Flaubert, creatore di uno dei caratteri femminili più riusciti della letteratura, nel quale, per quanto distruttivo, ogni donna può riuscire ad identificarsi. Forse in questo caso anche Joe rispecchia il suo creatore con la differenza che in questa caricatura di donna mal riuscita credo che davvero pochi esseri di sesso femminile potrebbero trovare una corrispondenza. Dopo i due ultimi CAPOLAVORI ASSOLUTI "Antichrist" e "Melancholia" Lars Von Trier partorisce questo film complesso, lunghissimo, a tratti incoerente e, a mio parere, pieno di moltissime forzature ed esibizioni gratuite . Ovviamente trattandosi di un grandissimo Autore nel film ci sono anche immagini e musica meravigliose, citazioni colte ed estremamente affascinanti, momenti intensissimi e commoventi, intelligenti ed originali intuizioni, poesia. Un linguaggio cinematografico che mi ha ricordato molto quello di Peter Greenaway. Molte cose però non mi sono piaciute, forse non le ho capite o forse sono troppo lontane da me e da quello che conosco. La sessualità femminile come viene qui rappresentata è molto più simile a quella maschile, e non si capisce esattamente perché a tratti la protagonista parli della sua nimphomania come liberazione, come malattia, come dipendenza, come dolore, come gioia. Mi sembra il risultato della solita deriva senile degli uomini che arrivati ad una certa età vengono ossessionati dal sesso più che una storia di nimphomania. Non ho personalmente gradito la scelta della prima Joe troppo acerba, quasi una bambina, tutte quelle scene di sesso con uomini adulti, grassi, laidi, vecchi mi hanno abbastanza disgustata e fatico a credere che, benché ninfomane, una donna possa arrivare ad avere 10 incontri sessuali al giorno (fatta eccezione per le professioniste). Poi il sado-maso, poi i due uomini di colore, poi la poco credibile svolta criminosa, poi la storia lesbo con una ragazzina che potrebbe essere sua figlia. Insomma troppe semplificazioni, troppe cose forzatamente attaccate insieme ed anche male. Come a volerci fare entrare per forza ogni tipo di gusto ed esperienza sessuale anche in maniera frettolosa e slegata dal personaggio. La fine mi è piaciuta il vecchio porco/casto che prima la rassicura e la accoglie come un padre e poi le si infila nel letto meritava di morire. Nel complesso, per me, dopo tanta attesa, una delusione.

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Ultima risposta 18/06/2014 12.30.11
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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  17/06/2014 14:10:36
   7 / 10
In attesa che a fine anno esca anche l'edizione a 5 ore, questo 2° capitolo riprende dal blocco dello scritt.. ehm dell'orgasmo, liquidata un'ottima Martin la cui carriera si augura non venga bollata come la povera Maria Schneider, troviamo la Gainsbourg con Jerome, un figlio abbandonato che trasversalmente ci riporta allo stoicismo (infranto) esposto in 'Dogville', l'autocitazione di 'Antichrist', quell'irrittante (almeno per me) rallenti, peccato di stucchevole formalismo. Poi il buon Trier si diletta oltre che a tornare sulla famosa dichiarazione a Cannes, ''antisionista non vuol dire antisemita'' infilate in bocca a Seligman, ce n'è anche per l'apostrofazione sugli uomini di colore ''togliere una parola dal dizionario non è democratico'', già che sono in argomento di temi tabù distinzione sui pedofili, 5% attivi, il restante pare volerci dire non sa di esserlo e lo tiene represso, provocazioni a palate per Lars, anche se ciò che mi rimane di traverso è il suo auto-citarsi, la politically uncorrect in questa 2° parte è più verbale che scenica, poiché anche la sequenza interracial che poteva far temere il peggio per la povera Joe, in realtà si fa ironica, il tono è più dimesso, l'epilogo idem, il sorriso affamato di Selingman anticamera della sua probabile fine, è una scena scorretta ed inaspettata, una 2° parte tutto sommato inferiore, si suppone abbia pagato più la censura della prima, ma è un Trier troppo distratto a comunicare con lo spettatore che a ricamare quelle splendide metafore, e se ci sono, sono esageratamente espresse, didascaliche, anche se per ellissi si sa che Trier non è che abbia mai amato procedere.

Jambalaya  @  14/06/2014 16:32:27
   8½ / 10
Nella seconda parte Von Trier fa il solito spietato Von Trier. Meno poetico e più violento rispetto la prima parte, ma con argomenti e dialoghi sempre interessantissimi. Finale senza mezze misure, si ama o si odia, (come forse tutto il film).

Oskarsson88  @  10/06/2014 19:15:04
   7½ / 10
Più lento e meno riuscito del primo volume ma comunque interessante e come sempre cane Lars ci regala un po' di amarezza

Larry Filmaiolo  @  30/05/2014 14:17:26
   5 / 10
tremendamente inferiore al precedente, la storia deraglia e pochi spunti/frasi si salvano nel delirio. piccola delusione.

chem84  @  27/05/2014 21:42:59
   8 / 10
Invia una mail all'autore del commento bart1982  @  26/05/2014 17:01:22
   4½ / 10
Ancora piú lento della prima parte.
Vengono fuori "nuove" manie sadomaso di Joe che non capisco che nesso abbiano con l'iniziale ninfomania.
Mi é sembrato un "mischiotto" di argomenti trattati riguardanti tutto quello che puó esserci nei gusti sessuali di un essere umano...

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

farfy  @  26/05/2014 14:58:26
   8 / 10
Questa seconda parte, è sicuramente bella come la precedente, o forse più, anche se ci sono stati dei frammenti che non mi sono molto piaciuti.
Torbido e erotizzante, ma nello stesso tempo ritratto tautologico di una società ipocrita e malsana.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

7219415  @  19/05/2014 19:35:04
   7 / 10
un uomo che soffre della stessa malattia(quindi il 90%?) se così vogliamo chiamarla (Per quel che mi riguarda non lo è) non potrebbe mai avere tante gioie!

spoonji  @  15/05/2014 11:39:37
   10 / 10
Purtroppo come per il primo o si scrivono pagine e pagine o bisogna limitarsi a un commento breve, troppi elementi in campo per poter essere esaurienti in poche righe.
Chi dice che è un film vuoto, probabilmente è cieco e sordo, o forse i moltissimi sentimenti, richiami filosofici, temi che questo film mette affronta sono così tanti e profondi che scatta il rifiuto.
E' sempre stata questa la forza di Vor Trier, andare così in profondità da disturbare, oppure da non riuscire (o non volere) neanche a vederlo. Perché va a tirare fuori angoli così nascosti della nostra coscienza che non li riconosciamo neanche più.
Con Nymphomaniac, Von Trier è andato in profondità come mai aveva fatto prima.

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Ultima risposta 15/05/2014 19.54.20
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  15/05/2014 03:00:24
   8½ / 10
ho visto il film intero al cinema, non lo diviso in capitoli

presenti spoiler

presenti spoiler
Purtroppo essere uno dei pochi autori rimasti caro Lars è una condanna.
Se poi sei un testa di càzzo come sei, un furbetto che si sa vendere benissimo e uno che dice panaccio al pane e vinaccio al vino sei ancora più nei guai.
I tuoi film son massacranti, troppo pessimisti, senza speranza, cattivi, a tratti disgustosi, perversi, come te.
E sto dicendo quello che penso eh, senza ironia.
Ma vivaddio, c'è ancora qualcuno che scrive film, che prova a metterci dentro tutto, che cura la scrittura e l'estetica, che si espone. Vivaddio Lars. Sei uno grande strònzo e dopo quest'ultimo film te lo dico ancora più forte. Ma non ho paura di te. Perchè chi ti distrugge ha paura. Perchè nei tuoi film c'è tanta verità, tantissima, ma non ci piace saperla. Fai una cosa però la prossima volta. Di verità mettine anche altre, che ce ne son tante anche di bellissime.
La vita è tante più cose.
Ma anche le tue, non so se soprattutto le tue, ma anche le tue.

Nymphomaniac è certamente il film più ambizioso di Trier, a mio parere quello definitivo.
O almeno il definitivo per una certa poetica che film dopo film ha portato a questo.
Senz'altro il più importante perchè qui, solo qui, Trier riesce a parlare di tutto.
Il sesso è solo il mezzo.
Già, il sesso.
Nei suoi film c'è sempre, ed è sempre visto in maniera negativa.
Da quello umiliante e "costretto" de Le Onde del destino, a quello violento e di sopraffazione di Dogville, da quello metaforico e automutilante di Antichrist a quello stanco e senza significato di Melancholia.
E anche qua il sesso fa una pessima figura.
Ma del resto la protagonista è una ninfomane, ed il sesso la sua malattia, e non ci può essere bellezza in una malattia anche se credo che se solo essendo stati malati si può apprezzare fino in fondo la bellezza del non esserlo.
Joe ha molte meno colpe di quello che può sembrare, Joe soffre per quello che è.
Perchè non la porta nulla, solo a tanta sofferenza nascosta dietro piaceri fittizi.
Non gli porta benessere, non gli porta felicità, non gli porta gioia, niente.
Ad un certo punto, nel magnifico sfogo dalle sesso-dipendenti lei rivendica quello che è, ne va orgogliosa quasi. Ma perchè non riesce a combatterla, non perchè gli piaccia. E via l'ipocrisia, io sono malata e preferisco dire al mondo che lo sono che far finta di non esserlo. Potete aiutarmi? no.
Impossibile parlare di questo film, almeno per me che amo questo regista. Impossibile darsi un'ordine, sempre che un ordine sia meglio del disordine.
Mentre Lars, come sempre, un ordine se lo dà.
La sua schematicità, i suoi immancabili capitoli, il suo dare una forma definita a tutte le informi tematiche che presenta, il suo fare film a tesi, beh, anche Nymphomaniac è così.
Come una novella Kaiser Soze Joe osserva la stanza di Seligman e per ogni oggetto che vede o ogni storia che Seligman le racconta lei inventa il nome di ogni capitolo.
E ogni capitolo è un capitolo della sua vita.
La scoperta di quello che si è, la voglia irrefrenabile di perdere la verginità, con quella prima volta e quella sequenza matematica che sempre le resterà in testa, così fredda e inesorabile, sequenza che come un contrappasso tornerà poi alla fine.
E sta proprio qui uno dei paradossi del film, nel fatto che l'amore, l'unico amore di Joe sia poi quell'uomo che in quella maniera così abitudinaria e disinteressata l'avviò al sesso. E Jerome, lui, sarà infatti il film rouge dell'intero film, presente in ogni capitolo, e fonte per Joe, forse l'unica, di tutti i sentimenti che una persona può provare, l'amore, l'odio, l'affetto, l'attrazione.
C'è una scena, la scena che è poi il finale del volume uno, che da sola vale più di tante parole.
"Non sento niente" dice Joe, per poi quasi urlarlo un'altra volta.
Lei che ha quella vagina così sensibile, così pronta a farle scoppiare ogni volta il cervello non sente niente.
E non sente niente proprio quando, in uno dei capitoli più belli, parla per la prima volta dell'amore, o di qualcosa che gli somiglia. Quella cosa che insieme all'abitudine rassicurante e alla trasgressione animale crea la polifonia del suo sesso, o forse, della vita stessa.
"Non sento niente" dice Joe perchè l'amore l'ha anestetizzata. Perchè lei non si piace, non ama quello che è e che la sua malattia la porta ad essere, e il suo corpo si rifiuta probabilmente di provare le stesse sensazioni degli altri con un uomo che ama.
Qualcuno la vedrà come una frase che annienta definitivamente l'amore, io come una che lo esalta.
Trier ci parla dell'inesistenza dell'amore o della mancanza di esso, del suo bisogno?
Il film, e la sua protagonista con esso, sembrano ogni volta dare una risposta diversa.
Perchè, a differenza di altri Trier qua e là ci sono degli sprazzi di luce, delle speranze, dei sentimenti, persino, e questa è quasi una novità, degli uomini di valore.
C'era stata la Grace di Dogville, la Selma di Dancer in the Dark, la Bess de Le onde del destino.
Tutte anime pure, poi magari travolte dagli eventi, ma anime pure.
Ma mai, o molto difficilmente, avevamo visto con Trier un uomo che ci rendesse orgogliosi del nostro sesso.
(a questo proposito l'arringa che fa Seligman nell'ultimo capitolo sulla differenza tra l'esser uomo o donna è chiaramente esplicativa della visione di Lars)
Qua c'è il padre di Joe, un padre che la ama, un padre che le insegna la bellezza della natura.
Un padre che cerca negli alberi le anime delle persone.
E anche Joe poi, dopo una ricerca lunga quasi una vita, troverà la sua.
E sarà un albero che malgrado tutto sta ancora in piedi, storto e distrutto dalla vita. Come lei.
Ma che sta ancora in piedi. Come lei.
Ed è solitario, come lei.
Ed è nato in una zona arida, come lei.
Quando Joe cancellerà come terapia tutto quello che la riconduce al sesso, praticamente ogni singolo oggetto di casa sua, resterà intatto un solo libro, quello con quelle foglie di suo padre.
Perchè lei ha bisogno di lui. E in una scena stupenda in un capitolo che di trieriano ha tanto poco per quanto è emotivamente bello e positivo, in questa scena la bellezza non è lei che piange nel vederlo morire, non è nelle immagini, ma è in quello che lei gli chiede, ripetergli ancora una volta, l'ennesima dopo centinaia, la storia del frassino.
"Non me la ricordo" gli dice lei, con quella bugia così pacchiana e dolce. Una meraviglia.
Avevo parlato un giorno delle costanti, di quelle cose che in vita ti fanno star bene, stupide o importanti che siano. La storia del frassino era una delle costanti di Joe, probabilmente l'unica che la faceva stare realmente bene.
E forse non è un caso che l'uomo migliore del film muoia divorato dalla malattia, perchè Lars è uno strònzo e questo lo sappiamo tutti.
Che poi Seligman all'inizio lo dice a Joe.
"Non ho mai incontrato un pessimo essere umano" le dice.
Ma che significa? Vuole metterla a suo agio, si vuol dire pronto a tutto quello che gli racconterà, ha in mente qualcosa?
Ma Joe racconta, e racconta e racconta.
E lui ascolta.
E giustifica tutto.
E non si capisce se giustifichi tutto dall'alto della sua cultura, dall'alto della sua umanità o dall'alto della sua esperienza.
Che non ha.
Perchè la ninfomane Joe sta raccontando tutte le sue "nefandezze" a un uomo che non ha mai conosciuto il sesso, un vergine, un puro, uno che non può giudicarla male semplicemente perchè non ha i mezzi per giudicarla, la sua mente non ha tutte le sovrastrutture, i moralismi e le implicazioni che l'esperienza del sesso ti dà.
Già, puro, vergine, ma la purezza esiste? o è solo ipocrisia?
I due parlano di tutto, lei di vita, lui di libri, musica, storie che possono essere metafora di quelle esperienze di vita.
Lui è la cultura, lui è il padre e il prete, il confessore che però non ti darà la punizione, un prete laico che non giudica perchè non ha le armi per farlo.
Tante sue frasi, ma anche tante di Joe, sono la voce di Trier stesso che con pretesti a volte forti a volte labili parla di tutto, della società, della cultura, della religione, persino dell'antisemitismo (e sapete cosa gli è successo...). Insomma, la visione del mondo di Trier è tutta qua dentro.
E forse il "pezzo" più forte e coraggioso è quello sulla pedofilia, quasi disgustoso e pericoloso ma solo se facciamo finta di "coprirci" di una moralità di facciata.. Perchè quello che Joe dice è una verità che ci dà fastidio. Il malato è malato e non ha nessuna colpa finchè non fa male a nessuno. Se mette in atto la sua malattia è un mostro (e non ci sono dubbi) ma se la reprime e vive una vita di solitudine, tristezza e rinunce è solo da capire e, tiro fuori un parolone, voler bene.
Sta qui la mancanza di ipocrisia di Trier, quel suo essere unico in questo.
Quello che mi piace di Trier è che non sembra mettersi mai seriamente su un piedistallo, o meglio lo fa sempre ma sa anche essere ironico, prendersi in giro. E non parlo solo dei giochi grafici con cui si diverte a "sporcare" i suoi film ma anche di moltissime scene nelle quali il grottesco, l'ironico, persino il comico fanno capolino.
La sequenza dei dadi, la rassegna dei càzzi, la fantastica scena con la Thurman, così drammatica, intensa, distruttiva ma anche capace di tirarti fuori più di una risata, l'incredibile e quasi ridicola scena dei cucchiai, Trier sa prendersi in giro, tutti lo prendono troppo sul serio, nel bene o nel male ma lui nel suo sentirsi onnipotente sa anche sdrammatizzare.
Incredibile il rimando ad Antichrist, talmente referenziale da dar fastidio ma anche lì, poi, il suo si rivela solo un gioco con lo spettatore.
Sto andando a casaccio, me ne rendo conto, ma parlo e scrivo di getto.
Torniamo al sesso. A proposito, ce n'è tantissimo di esplicito, non so cosa abbiano tagliato ma vi assicuro che la "censura" per una volta ha avuto maglie molto larghe.
C'è il sesso per avere un orgasmo, quello perchè il richiamo è troppo forte, quello perchè si è soli, quello per noia, quello per farsi male e punirsi, quello, e Joe ci prova in almeno due occasioni, per vivere sensazioni uniche, belle.
I capitoli vanno avanti, la vita di Joe va avanti.
Il primo racconta la sua iniziazione con quel sesso visto come gioco e conquista da ragazzina, poi nel secondo c'è la scoperta che quel ragazzo, Jerome, le dà sensazioni che altri non le danno, poi con la Signora H vediamo una tra le tante possibili conseguenze che la sua malattia o il suo modo di fare possono arrecare ad altri anche se per Joe tutto quello che succede non è importante, se fai una frittata devi rompere le uova e lei quella frittata non potrà mai rifiutarsi di mangiarla.
Poi il bellissimo capitolo della morte del padre in salsa Poe, poi quello straordinario sulla musica (e il sesso) polifonico, poi quello del dolore, della punizione, del calvario, con quella specie di crocifissione coi lacci, capitolo di una violenza inaudita ma che regala a Joe, dopo moltissimo, un autentico orgasmo, come quello quasi mistico che ebbe spontaneamente sull'erba a 12 anni.
E poi c'è lo specchio, Joe inizia a conoscersi davvero e per la prima volta vuole guarire.
E alla fine, il capitolo della perdita di tutto, di lei e di lui che la umiliano, le uniche due persone, probabilmente, che le hanno regalato emozioni vere e positive in vita sua, o almeno nel sesso.
E il racconto di Joe è una catarsi, una purificazione, quella sola notte lei farà più bene a sè stessa che in una vita intera. Ma poi, poi, quel finale...
Ma prima del finale parliamo un pò più di cinema e meno di scrittura.
Gli attori sono tutti ad altissimo livello, la solita straordinaria Gainsbourg che adesso merita però altre parti, merita meno sofferenza, merita di allontanarsi per un pò da Lars.
Ma spicca su tutti la splendida Stacy Martin, vera protagonista del film, una sorpresa incredibile per qualità recitativa e coraggio.
Inutile parlare della bellezza estetica del film, forse l'unico aspetto che anche gli haters di Trier non riescono ad attaccare. Quel prologo su quella piazzetta nel vicolo, quel volteggiare sotto una finissima neve in un ambiente piccolissimo, circoscritto. La camminata di lei in bianco e nero verso l'ospedale, la scena replay di Antichrist, l'eleganza in alcune scene di sesso, i flash back col padre, l'albero solitario della montagna...
Non tutto funziona, un film di 4 ore ha inevitabili cali di ritmo, la ridondanza della cultura di Seligman a volte è davvero eccessiva, alcuni passaggi di sceneggiatura sono mal curati (o almeno in questa versione tagliata. Ad esempio, che fine ha fatto lui? perchè non vive più con lei?).
E la parte finale, quella del "recupero crediti" l'ho trovata davvero irreale, una deriva che un personaggio come Joe non mi suggeriva proprio, troppo labile la motivazione che lei conosce gli uomini e le loro perversioni per intraprendere un lavoro che fino a quel momento col personaggio non ci azzeccava nulla.
Ma incredibilmente Nymphomaniac era un film che qua e là mi aveva regalato bagliori di speranza, una visione che dai soliti 180° neri di Trier aveva cominciato ad acquisir gradi anche dall'altra parte, quella bianca.
Come quello spicchio di sole che vede Joe nel muro sulla finestra.
La catarsi è forse completa e Joe, anche se attraverso una modalità ingiusta, quella dell'annullamento di sè, è forse riuscita a capire come guarire. E lo ha fatto anche, o forse soprattutto, grazie all'incredibile aiuto di Seligman, uomo così straordinario da risultare quasi tragico nella sua figura.
Ma questo è Trier signori e in due minuti può farvi rileggere tutto in una nuova prospettiva, come la macchia di thè sul muro della casa.
E forse quando Joe stava per uscire da un vero inferno, di vita e mentale, poi strapiomba in uno ancora più infuocato. E ancora una volta per colpa dell'uomo e della mancanza di purezza che Trier da anni ci urla contro.
Trier è Trier e a volte quanto vorrei non fosse lui.
"L'amore è l'ingrediente segreto" dice però l'amica B. a Joe.
Già, l'amore è l'ingrediente segreto.
Trova l'albero giusto, trova l'anima giusta.
Trova l'albero giusto e anche il tuo tornerà su.
E compariranno le foglie più belle di tutte.
Quelle di frassino

4 risposte al commento
Ultima risposta 27/05/2014 10.14.49
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Light-Alex  @  15/05/2014 02:21:30
   6½ / 10
Il primo film mi aveva fatto sperare in qualcosa di meglio, ad essere sincero… il film si capovolge un po' su sé stesso. In questo secondo capitolo la protagonista esplora vie sempre più anticonvenzionali del piacere sessuale, passando per il sadomaso, per l'omosessualità fino a sfiorare la pedofilia.

Il commento finale generale resta difficile. E' un film strano, forse nel complesso almeno una volta da vedere, perché non comune. Il prodotto è stato venduto bene, presentato come un lavoro scabroso quasi profano.
La regia è stata attenta a creare un prodotto in realtà pochissimo erotico, ma principalmente intellettuale.
Le scene suggeriscono più un'immagine grottesca, esteticamente non bella, sgradevole, brutale e a tratti (forse anche non volutamente) comica degli atti sessuali e del percorso di questa donna.

Per me resta un lavoro più di stile e di immagini che di contenuto. In effetti il secondo film non apporta nulla in più al primo, ne è la normale prosecuzione. Ci si chiede se era veramente così necessario raccontare una storia così lunga se poi in effetti non c'era dietro una morale e un percorso vero e proprio.

Questo introduce l'altro grande difetto di questo vol.2: il finale. Tirato per i capelli e forzato. Per anni questa donna professa la fierezza ad essere ninfomane, poi succede qualche episodio negativo e puff… tutto finisce. L'inibizione la voglia. Tutto. Von Trier si è reso conto che il finale non reggeva e perciò ha introdotto l'effetto sorpresa conclusivo.
A me non ha convinto e ha lasciato qualche ombra su tutto il lavoro. Dopo tutto questo climax di 4 ore di esperienze sessuali allucinanti non mi aspettavo che si chiudesse il tutto così frettolosamente e in maniera così inconcludente.

Macs  @  11/05/2014 08:29:28
   7½ / 10
Molto meglio questo Volume II rispetto al primo. Finalmente il personaggio di Joe cresce e si evolve, mentre nel primo capitolo era stato particolarmente piatto. Sicuramente, e con tutto il rispetto per l'esordiente Stacy Martin, giova alla trasformazione il fatto che la Gainsbourg si prenda il personaggio di Joe interamente sulle spalle. Joe diventa, come quasi sempre i personaggi femminili nei suoi film, la portavoce del modo di pensare e sentire di LVT: memorabili per esempio le riflessioni su pedofili e pedofilia, e quelle sul modo che ha la società di "emarginare" certe parole dal proprio vocabolario. Il finale è semplicemente geniale nella sua crudeltà tutta vontrieriana.

TheLegend  @  08/05/2014 18:56:14
   7 / 10
Leggermente inferiore al primo capitolo.

drobny85  @  07/05/2014 23:32:43
   4 / 10
Il secondo capitolo di Nymphomaniac si rivela ancora più vuoto di contenuti ed evidenzia una recitazione approssimativa; il passaggio di consegne dalla protagonista in giovane età, Stacy Martin, a quella adulta, Charlotte Gainsbourg è alquanto imbarazzante.
Il finale del film non induce certamente a una riflessione quasi scontata nello svolgersi del racconto di questa donna affetta da ninfomania, ma si rivela grottesco, per non dire comico.
Caro Lars, mi devi parecchie ore spese a guardare alcuni dei tuoi mediocri lavori.

djciko  @  04/05/2014 11:00:43
   2 / 10
Che schifezza di film. Inutile.
I riferimenti filosofici, psicologici, si vadano a cercare in un altro film meno brutto.
Lars, il COLORE. Il colore, ca**o.

bluechip  @  03/05/2014 14:14:05
   7½ / 10
Continua la storia di Joe. Non si può vedere questi due film se non consecutivamente, perchè lo spettatore smaliziato dal primo film richiede di più, di scoprire come una giovane ninfomane è diventata nell'età adulta e, presumibilmente, matura. Scene di sesso esplicite e più "crude" del primo film. Finale molto bello, inaspettato e collegato alla morale sottostante del film, ovvero i rapporti umani, più che sessuali, che a mio avviso qui vengono presi in esame tramite una lente pornografica.

Alex2782  @  01/05/2014 22:40:31
   6 / 10
Continuo della prima parte, storia di una ninfomane stop

barone_rosso  @  01/05/2014 22:18:54
   2 / 10
Degna prosecuzione del primo, qua non ci facciamo mancare nessun genere del porno:

- Doppia penetrazione
- Interrazziale
- Lesbo
- Sadomaso

La sceneggiatura è ormai un lontano ricordo, avrebbe rubato lo spazio dei peni neri che svolazzano qua e là senza un perchè...

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Ultima risposta 08/05/2014 23.54.33
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  01/05/2014 01:01:34
   7½ / 10
Credo che Nymphomaniac II enfatizzi la natura controversa dell'operazione di Von Trier, essendo un film sfacciatamente lugubre e violento, ma al tempo stesso portato a un linguaggio più accomodante che potrebbe benissimo stare - v. il rapporto di coppia con Jerome - tra l'Eric Rohmer degli esordi e un certo Truffaut. Dal punto di vista letterario, poi, comunica la stessa impressione. Echi di Apollinaire, Bataille, Gide, Jean Genet possono benissimo sfociare nelle vicende sentimentali di Herman Hesse. E' un film torbido, che sta a Ibsen come a Nietzsche ma vive lo stesso struggente tormento "puro" di Victor Hugo, come nel quasi-epilogo finale (la pistola scarica l'incontro-scontro con Jerome). I detrattori delle citazioni possono irritarsi, ma sono assolutamente indispensabili per descrivere la natura ambivalente di questo film. A dire il vero, colgo un paio di cadute di gusto di non poco conto, es. il menage a trois con due africani sembra quello sì un mesto retaggio di qualche convenzionale film hardcore. Ma ci sono anche sequenze illuminanti e geniali, come Il gruppo di incontro o la macchina a fuoco sulle note dei Talking Heads. Sono retaggi della nuova identità di Joe, fermamente convinta di annientare per sempre il suo ruolo sociale, ma non certo di trovare una nuova vita. La morte di un percorso non individua una resurrezione, ma una specie di continuità. Von Trier poi è abilissimo e sarcastico a citare se stesso, a prendersi beffe del suo discusso discorso sul nazismo, mettendo in rilievo quanto il bene e il male siano compatibili. Lo dimostra nel suo discorso sul razzismo, o quando Osa smascherare la pedofilia come una pietosa rappresentazione di un peccato represso/omesso (sequenza alquanto disturbante direi). E in questo senso è tangibile il senso di alienazione dello spettatore, che non capisce se il vero peccato di Joe sia la sua condotta sessualmente immorale o il modo esecrabile che ha di guadagnare del denaro sfidando la legge.
Ecco che Von Trier rilegge il suo cinema in più occasioni, come se volesse sfidare la Sacra Famiglia e uccidere i suoi figli (Erode vs. Antichrist), dominata da un sentimento incostante che cerca nell'espiazione la propria identità. Egli è però dominato dalla colpa della misoginia che macchia certe tipologie di uomo, da Kappa crudele maestro Sadiano della sua impotenza all'implosivo e forse ovvio finale, come se sfidasse egli stesso la propria identità.
Curioso che in un film post-hardcore troveremo gente turbata e alieni che continuano a dirci di non aver mai assistito a un vero evento artistico senza veli. Spettatori che magari cambieranno idea, oppure inflessibili nel giudicare il lubidrio dell'eros uno spettacolo eccitante che non fa riflettere

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Ultima risposta 04/05/2014 00.13.33
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Invia una mail all'autore del commento FlatOut  @  30/04/2014 16:28:39
   8 / 10
Leggermente meno del primo capitolo, ma non per questo una delusione, anzi, Trier continua a proporre concetti maestosi, questa volta concentrandosi maggiormente sul punto di vista religioso.
La protagonista questa volta prende strade completamente diverse dalla prima parte, trova l'amore, se ne allontana fino ad incontrare le cosiddette "persone pericolose", la sua ninfomania inizia ad avere effetti sul suo corpo costringendola a fermare il suo fremito sessuale.
Come fine ha un messaggio fortemente negativo sul mondo che non lascia vie di scampo.
Questa volta la mia scena prediletta è stata il rimando ad Antichrist, veramente meraviglioso e da brividi.
Il film, come il primo capitolo comunque riesce a catturarti, e le scene di sesso seppur numerose e anche parecchio disturbanti vanno in secondo piano rispetto alla trama. Non sto dicendo propriamente le "scene" ma l'effettivo sesso in se.
Finalmente comunque ho il quadro completo di questo Nymphomaniac e posso dire che è un film meraviglioso quanto sporco, scorretto e complesso.
Meraviglioso.

JOKER1926  @  30/04/2014 01:19:19
   7 / 10
Diviso in due tronchi la fatica dell'indescrivibile Lars von Trier, "Nymphomaniac", ha fatto parlare. Ovviamente discutere di queste produzioni è roba per chi ha già visionato e dunque accettato le regole del gioco. Le ondate blasfeme e del sesso (siamo nel porno) sono una consuetudine che all'inizio risulta essere particolare, ma durante il percorso diventa pura inerzia.

"Nymphomaniac volume II" è il prosieguo strategico del primo. Nella prima parte Lars von Trier aveva strabiliato attraverso una storia che partiva da un assetto elementare (c'è chi dialoga e chi ascolta e dunque interviene), le immagini però varcavano, ben presto, ogni recinto. La formula si traduce nell'idea della riuscita.
Il secondo capitolo mantiene logicamente questa impostazione ma fin da subito, per chi ha preso parte al primo banchetto, traspare indubbiamente una sorta di fase di ripiego. Insomma "Nymphomaniac volume II" offre, grosso modo, ciò che ha offerto nella prima. La sorpresa è come il bel gioco, dura poco. Le sequenze risultano un continuum della prima, ma Lars von Trier non fa mente locale, il pubblico ha già fatto gli anticorpi. Non esiste nessuna tattica così vincente da vincere il tempo.

Il film perde anche il ritmo, le situazioni che nel primo tronco erano state visivamente forti nel secondo mantengono la corazza del visivo ma si scagliano in dinamiche troppo lontane, forse anche balorde. Non convince la presa di posizione della protagonista che diviene una sorta di superba strozzina. Non incanta la storia lesbo. Esagerata e troppo compiacente quella del sadomaso.
Lo spettatore, il "credente" di tale regia aspetta, fino alla fine, il colpo di scena. In effetti c'è, ma manda alle ortiche gran parte del lavoro. Tutte le situazioni create da von Trier, nella loro obliquità, hanno significanti e simbologie ma nella logica di una narrazione cinematografica cadono nelle stazioni della contestazione.
Alla fine si ha la nettissima percezione che "Nymphomaniac" sia finito un paio d'ore prima, ossia qualche sentimentale del Cinema stroncherebbe dalle memorie dell'intelletto, se fosse possibile, questa seconda e quasi superficiale parte. In essa decade un po' tutto e si esalta ciò che ormai lo spettatore ha acquisito. Anche i neri, quelli del film, in modo involontario, racchiudono la metafora. Si è rotto il sincronismo.
Lars von Trier, nonostante tutto, va celebrato per un film anomalo e selvaggio, fra porno (d'autore) e pillole di cultura, nella seconda parte puramente teoretiche. Gli apprezzamenti sono un must, difficile fare di più; il prodotto ha tante armi per impressionare (senza scordare quelle atmosfere sadiche) ; la due versioni, tuttavia, tolgono un po' di flessibilità e non solidificano il tutto nelle are del sublime, ascesa al trionfo interrotta.

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Ultima risposta 05/05/2014 15.01.17
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Lory_noir  @  30/04/2014 01:17:49
   8½ / 10
Seconda parte più intensa e da un senso a l'intera opera. Ho adorato alcune citazioni usate come metafore per la sfera sessuale. Lars Von Trier non delude e realizza un enciclopedia della dipendenza da sesso giocando sull'ambiguità della dicotomia normale/patologico. Bello!

valis  @  28/04/2014 19:57:57
   10 / 10
gli do 10 perchè è un film provocatorio, blasfemo, antiborghese e politically incorrect.
evidente la blasfemia nel parallelismo tra la passione di cristo e la svolta masochista di joe, la visione di messalina e della grande meretrice scambiata per la vergine maria, oppure l'apparizione di satana nella forma del neonato.
ma anche il grande orgoglio di non rinnegare quello che si è da parte della protagonista, la quale sceglie di allontanarsi dalla società pur di non sottomettersi alle regole borghesi, accettando lo sfaldamento del prorio corpo corrotto dagli abusi e della propria anima
film estremo anche nelle conclusioni, il bene non esiste, il proprio destino in fondo è segnato da una concezione maschilista del mondo e pure il buon selingman, con tutta la sua presunta comprensione per joe e il suo per così dire distacco dall'ortodossia dominante, alla fine non può non considerare la sua ospite niente di più che una donna persa, senza valore della quale approfittare, pagandone però, una volta tanto, le conseguenze.
dal film traspare tutta la visione del mondo di di von trier, ormai definita e chiara, un mondo decadente ed ipocrita, che non ammette la diversità, la devianza, l'anomalia.
joe è condannata, e von trier lo spiega apertamente, non vi è possibilità di redenzione o di un nuovo inizio, si è marchiati a fuoco in eterno, e anche quando sembra che via una possibilità di salvezza questa viene selvaggiamente spazzata via.

slint  @  27/04/2014 20:47:45
   8½ / 10
Sebbene sia convinto che i peni e le vagine servano solo per creare curiosità' attorno al film,il resto è tutto ottimo,diciamo che gli avrei dato mezzo voto in piu'..

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  26/04/2014 11:28:58
   8 / 10
Concluso questo secondo e ultimo capitolo è possibile trarre le conclusioni sull'ennesima opera controversa di Lars Von Trier. Con Nymphomaniac continua il viaggio del regista danese su tutti i (non) generi cinematografici: il musical dance in the dark, l'horror Antichrist, il fantascientifico "Melancholia", la commedia "Il grande capo" e adesso il non-porno. Cosa spinge Von Trier nei meandri disturbati e disturbanti di una sesso-dipendente? In primo luogo il gusto della provocazione, cosa cui ci ha da anni abituato. La provocazione di Von Trier questa volta non va tanto, o non solo, nel portare in scena un film sessualmente esplicito ma nel portare avanti un'opera assolutoria sui presunti disturbi della sessualità.
Von Trier porta in scena un'eroina moderna, schiava ed orgogliosa della sua dipendenza dal piacere, un'edonista tormentata che ricerca se stessa nel sesso e in tutte le sue divagazioni. Non è un viaggio piacevole, è una dipendenza e come tutte le dipendenze porta alla solitudine e alla sofferenza.
Nymphomaniac vive di mille contraddizioni e lo stesso Von Trier sembra addirittura giocarci, se il secondo capitolo diventa cupo, meno ironico e più attento ad analizzare le conseguenze distruttive di una simile condotta di vita dall'altro rivendica con forza il diritto della sua protagonsita ad essere una ninfomane.
C'è un pò un elemento tipico del suo cinema ovvero da un lato c'è la razionale rappresentazione del dramma di una donna dall'altro c'è la fascinanzione sessuale che il regista ha nei confronti di un personaggio così sessualmente spinto.

Le provocazioni di Von Trier sono notevoli perchè mai gratuite eppure fortissime, il capitolo sulla pedofilia è quanto mai potente così come il suo parallelismo con il vissuto della protagonista, insieme al capitolo sulla "signora H", due momenti di grandissimo cinema.
Eppure il film è evidentemente incompiuto perchè, come detto, Von Trier ama troppo la sua protagonista per poter farne un'analisi psicologica approfondita, se ne sottolineasse le origini dei disturbi come farebbe a procedere a quel processo assolutorio che c'è nella seconda parte del film?
Tutto resta in sospeso, il rapporto con il padre non riesce ad emergere in modo chiaro e la ninfomania diviene un elemento insito nella protagonista e non indotto. Eppure alla base di ogni dipendenza c'è una carenza affettiva che pure nel vissuto infantile di Joe non sembra emergere in maniera tale da giustificare una simile tendenza.

Inoltre il gusto della provocazione sembra prendere la mano soprattutto nella scena finale, molto forte, a tratti divertente, eppure, l'ennesima in costante contraddizione.



Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Il cambio di attori nel ruolo di Jerome ed alcune conincidenze strane non si capisce se facciano parte di una distorsione del racconto di Joe, oppure ci siano altre ragioni.
Ad ogni modo cast monumentale come monumentale è il coraggio di Charlotte Gainsbourg che mette tutta se stessa e il suo corpo al servizio di un film difficilissimo ma pieno di suggestioni.

Forse per comprendere in pieno questo film va visto nella versione integrale, limitandoci a quanto presentato, Nymphomaniac è l'ennesima grande opera di Von Trier, ennesimo film che non si dimenticherà sebbene siamo lontani dai livelli di completezza e ispirazione di Antichrist o di Melancholia.

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Ultima risposta 02/05/2014 00.04.26
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NutriaDanzante  @  25/04/2014 11:05:12
   9 / 10
In perfetta linea con quanto detto nel primo volume.
Sono del parere che questo film vada visto con la consapevolezza che si tratti di un unico film, e non di una saga cinematografica. Eravamo rimasti nel pieno climax, una botta di svolta dall'attività della protagonista. Questa seconda parte è molto più difficile da digerire, il lato ninfomane cresce a dismisura fino però a farci finalmente vedere il lato umano di Joe e il lato maniaco dell'uomo. finale eccezionale e a parer mio Von Trier si dimostra ancora una volta perfetto nella sua denuncia.
Confermo il voto del volume 1.

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Ultima risposta 26/04/2014 10.56.07
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/04/2014 00:54:51
   7 / 10
Il volume secondo è molto palese nel suo attacco frontale contro certe convenzioni della società. La sessualità di Joe è un qualcosa di deviato, che deve essere curato perchè non corrispondente ad una certa logica che nel caso di Joe sfugge ad essere compresa, quindi condannata ad essere sola. Rispetto alla prima parte, più omogenea nel suo complesso, a livello qualitativo è più discontinua fra argute osservazioni (la terapia di gruppo come una forma soft di Cura Ludovico) e provocazioni un po' infantili e scontate. Il sesso ormai pervasivo nella nostra società è anche moralmente accettato sotto certi punti vista, ma secondo me Von Trier generalmente ne denuncia l'ipocrisia, cioé un sesso esplicito ma che segua comunque delle regole o dogmi da rispettare. Joe in questo senso ad un qualcosa di deviato e moralmente inaccettabile. "Pensa se fosse stato un uomo il protagonista della tua storia. Come sarebbe stato giudicato?". Per un regista accusato di misoginia non è male. Personalmente non lo ritengo il suo miglior film, uno dei più ambiziosi certamente si.

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Ultima risposta 22/04/2014 22.40.59
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vittorioM90  @  10/04/2014 20:11:46
   9½ / 10
*presenti spoiler

"Forget about love" recita la locandina del film. Ecco, non ci fate caso. Non è vero. Perché Nymphomaniac nasconde amore in ogni sua parte. Certo, non l'amore delle commedie romantiche, ma un amore sincero che è quello per la libertà individuale. L'amore per chi non si merita amore, amore per l'oscenità, amore per tutta quella parte dell'umanità, sconfitta, emarginata, messa da parte, ripudiata, disprezzata. Per tutti quegli sconfitti dalla vita e dalla "terra malvagia" di melancolica memoria. Amore per l'uomo, anzi per la donna, dimostrando ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, l'assurdità di certe accuse di misoginia che troppe volte sono state rivolte al regista.
Del resto sono sempre stati loro i protagonisti dei suoi film, degli antieroi… gente immorale, ma Von Trier dimostra di amarli, quei suoi personaggi, di volerli difendere. Sorprendentemente direi.

E' vero, c'è anche molto odio in questo "Nymphomaniac". Odio per quella società borghese che decide cosa va bene e cosa va male, cosa è giusto e cosa è giusto e cosa sbagliato, le parole che si possono dire e quelle che sono impronunciabili, chi merita rispetto e comprensione e chi no.
Von Trier non fa sconti e lo sappiamo. E' "uno *******" perché ti obbliga, o quanto meno ci prova a farti vedere le cose da un angolazione diversa. In realtà, paradossalmente (ma anche no), Von Trier "il cattivo" appare forse più "buono" ed onesto della stragrande maggioranza di registi in circolazione. E con questa sua ultima opera, continua con passo deciso il suo percorso di condanna e critica della società, ma lo fa ponendo sempre più attenzione all'umanità, alla gente che in quella società c'è immersa e sta per naufragare, mostrando una sensibilità che ha pochi eguali.
E bisogna essere insensibili (o prevenuti) per non rendersi conto che non siamo di fronte soltanto alla storia di una ninfomane. Il sesso, la ninfomania sono solo tematiche di superficie di quella che appare come una riflessione ben più profonda…

Qui, però urge una premessa che forse avrei dovuto fare prima:
Ritengo inopportuno o quantomeno assurdo parlare dei due Volumi in cui è diviso questo film come di due oggetti separati. E' vero, sono diversissimi tra loro, quasi sembrano film diversi, ma sono legati indissolubilmente e non hanno senso l'uno senza l'altro. Specialmente il Volume I, non ha ragione di esistere senza la parte successiva.
Perché effettivamente per tutto il Volume I sembra di assistere alla storia di una ninfomane. La nostra Joe, che viene trovata da Seligman distesa per terra in un vicolo buio. Presenta segni di percosse sul volto, puzza di piscio e sembra stremata. Lui la invita a casa e lei gli confessa di essere una peccatrice, una persona riprovevole. Così inizia il racconto di Joe che ripercorre tutta la sua vita, svelando a Seligman il suo rapporto con la sessualità. E lui sembra disposto a difenderla sin da subito.
Da ciò scaturisce una serie di splendidi dialoghi, uno migliore dell'altro, che altro non sono che il dialogo interiore di Von Trier con se stesso. Seligman incarna un lato del regista, Joe un altro… O forse Joe è quello che Von Trier è e Seligman ciò che vorrebbe essere (Seligman di fatto significa "uomo felice"). Oppure l'esatto contrario. Chi può dirlo? Un po' come era per Justine e Claire in Melancholia.
Il modo, però, in cui Joe racconta la sua vita sessuale è subito spiazzante…

Il sesso viene privato di qualsiasi connotato sensuale, passionale… sembra tutto frutto di un calcolo matematico. Non c'è erotismo. Il racconto è freddo come un trattato anatomico e la lunga sequenza di ***** rifilatici sembra voler proprio spingere verso questa prospettiva.
Discorsi filosofici, sequenze di Fibonacci durante i rapporti sessuali… la seduzione paragonata alla pesca. Ma c'è spazio allo stesso tempo per la dolcezza delle molte sequenze che vedono Joe assieme al padre, figura eterea… che poi in un capitolo successivo ci viene rivomitata in faccia con estrema spietatezza, in un clima ben diverso da quello colorato ed idilliaco dei primi ricordi della ragazza.
In tutto questo, però, continua a non essere ben chiaro dove il regista voglia andare a parare. Serve allora il volume successivo per rendere tutto più chiaro.

Il sesso diventa ancora più estremo, osceno, perverso.
Ma il sesso è soltanto la punta di dell'iceberg di tutta quella massa di cose che la società provvede a giudicare e quindi fare oggetto di censura e condanna. Von Trier non ci sta, non lo tollera.
Bisogna togliere di mezzo il sesso come lo vuole la morale comune e creare un'apologia dell'oscenità che è un'apologia di tutto ciò che è sbagliato. Per questo dico che è un film pieno d'amore.
Esemplare in questa ottica la scena del "pedofilo" ed il dialogo seguente.

"No, stammi a sentire – attacca Joe - stiamo parlando di un uomo che ha avuto successo nel reprimere i suoi stessi desideri. Che mai prima d'ora aveva avuto un'esperienza simile, almeno finché non l'ho costretto io. Ha vissuto una vita piena di privazioni e non ha mai ferito nessuno. Credo che sia una cosa ammirevole."
"Non importa quanto ci provi, ma non ci vedo niente di ammirevole nella pedofilia." Le risponde Seligman
"Perché stai pensando a quel 5%, circa che fa del male ai bambini. Il restante 95% non pratica al di fuori della propria fantasia. Pensa alla loro sofferenza. La sessualità è una delle forze più grandi dell'umanità. Nascere con una sessualità proibita deve essere un'agonia. Un pedofilo che vive tutta la vita con la vergogna per i suoi desideri, ma che non fa niente per metterli in pratica, si merita una ***** di medaglia.
Ma c'era un altro motivo per la mia comprensione, che ti appare così misteriosa...Ho visto un uomo che stava portando la mia stessa croce. Solitudine. Eravamo entrambi sessualmente reietti."

Ecco, forse è la scena più bella che mi sia capitato di vedere al cinema di recente, che può essere presa come manifesto del cinema di Lars Von Trier. Cosa fa Lars? Prende con coraggio un tema scabroso come quello della pedofilia, un tema su cui siamo abituati a schierarci a prescindere, senza se e senza ma e ce lo fa vedere da un'altra angolazione. E' "provocazione fine a se stessa"? Per me è ben altro… è chiaro segno di sensibilità. E forse così potente Von Trier non lo era mai stato.

Poi si può dire di tutto e di più. Si può stare a discorrere su quanto fosse opportuno spingersi con la telecamera a pochi passi dalle natiche di Charlotte Gainsbourg mentre si fa frustare, oppure mostrarci in primo piano due ***** neri eretti. Ma mi sembrano discorsi da due soldi di fronte all'immensità di questa opera, di fronte ad una portata simbolica di tale grandezza.
Ed uso il termine "simbolica" perché il racconto di Joe è ben lontano da un taglio documentaristico, malgrado il realismo delle scene. Lo stesso Seligman non ci crede. Troppe coincidenze.

E potremmo anche stare a parlare ancora della grandezza di certe scene, della fotografia a tratti suggestiva, a tratti freddissima…o della colonna sonora magnifica che spazia dall'Heavy metal dei Rammstein a Bach.
Ma l'impressione è che non riusciremmo mai ad inquadrare a pieno questa pellicola, che merita assolutamente di essere riguardata e riguardata ancora.
E' uno dei migliori film degli ultimi anni. Basta con i discorsi.

Bang!

3 risposte al commento
Ultima risposta 01/05/2014 01.10.26
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Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  07/04/2014 14:21:40
   3 / 10
E qui il piccolo danese ci abbandona. E si abbandona. E abbandona un po' tutto, diciamocelo. Parte per la tangente, come suo solito, si perde nella provocazione da bagno pubblico che nel 2014 appare potente come quei cosi che sparano coriandoli, infarcisce il tutto con riflessioni da discount e fa diventare il sesso esplicito solo un contorno forzato, facendogli perdere quel minimo di funzionalità che aveva in precedenza. Ma soprattutto, svalvola completamente in termini di sceneggiatura, dato che la parte finale si risolve in scelte davvero poco credibili, forzate e cosa più importante assai superflue. Un crollo su tutta la linea, praticamente, con uno switch ending che fa quasi tenerezza tanto è sciocco.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  06/04/2014 19:14:32
   8 / 10
Non ce l'ho fatta ad aspettare fine Aprile per vederlo tutto.
Do un voto in realtà diverso rispetto al primo volume: ovvero un 8, volendo considerare tutto il film un unicuum come in effetti è.
Sta di fatto che la seconda parte, dopo le esperienze sadomaso di Joe, diventa una tronfia esaltazione compiaciuta di Von Trier che proprio non si sa trattenere: a un certo punto parte la musica di Handel e cita in modo così evidente Antichrist che gli tireresti una carriola in testa. Il problema non è quello: è il finale che regge poco, con i capitoli finali deboli e non all'altezza del resto.
Sul finale in sé, potrà anche piacere: un'altra provocazione, la più forte. Io mi son ritrovato con l'amaro in bocca, ma forse è anche il merito di avere un regista fuori dagli schemi.
La buona notizia è che Nymphomaniac è un altro ottimo film di Lars. La cattiva è che è solo un ottimo film. I capolavori sono ben altri.
Comunque una valutazione ancora più estrema dovrebbe essere fatta guardando la versione integrale montata da Von Trier stesso: cinque ore e mezza con molto più sesso esplicito, immagino che chi ama il film o lo odia subirà una scrematura ancora più violenta.
Io sto nel mezzo, ma non come nel sandwich di Joe con i due neri, per carità: non mancano qualità e spunti a Nymphomaniac, sono solo affogati dall'autocompiacimento di un incredibile narcisista. La versione integrale non potrà che acuirne pregi e/o difetti a seconda di chi lo vede.
In ogni caso, non vedo uscita dalla depressione di Lars se non lo sberleffo su quel finale che proprio non piace. In compenso, è un film che risponde in modo netto alle accuse di misoginia perpetrate, non senza senso, al regista. Che difende sé stesso e le donne. Anche qui, chissà quanto c'è di onesto e di compiaciuto. Con Lars ci spacchiamo la testa e non caviamo nulla. Ma quanto è bello, questo nulla!

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Ultima risposta 22/04/2014 16.31.02
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Cianopanza  @  31/03/2014 22:41:07
   3½ / 10
Qui si vola ancora piu' basso che nel precedente. La non storia di una malata di sesso, che incontra gente molto più problematica di lei.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

benzo24  @  27/03/2014 13:43:30
   10 / 10
Il grande ritorno di Lars Von Trier #2

5 risposte al commento
Ultima risposta 11/05/2014 11.58.19
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A cura di The Gaunt

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ANYWHERE ANYTIME
Locandina del film ANYWHERE ANYTIME Regia: Milad Tangshir
Interpreti: Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

HIT MAN - KILLER PER CASO
Locandina del film HIT MAN - KILLER PER CASO Regia: Richard Linklater
Interpreti: Glen Powell, Adria Arjona, Austin Amelio, Retta, Sanjay Rao, Molly Bernard, Evan Holtzman, Gralen Bryant Banks, Mike Markoff, Bryant Carroll, Enrique Bush, Bri Myles, Kate Adair, Martin Bats Bradford, Morgana Shaw, Ritchie Montgomery, Richard Robichaux, Jo-Ann Robinson, Jonas Lerway, Kim Baptiste, Sara Osi Scott, Anthony Michael Frederick, Duffy Austin, Jordan Joseph, Garrison Allen, Beth Bartley, Jordan Salloum, John Raley, Tre Styles, Donna DuPlantier, Michele Jang, Stephanie Hong
Genere: azione

Recensione a cura di The Gaunt

archivio


LA ZONA D'INTERESSE
Locandina del film LA ZONA D'INTERESSE Regia: Jonathan Glazer
Interpreti: Christian Friedel, Sandra Hüller, Medusa Knopf, Daniel Holzberg, Ralph Herforth, Maximilian Beck, Sascha Maaz, Wolfgang Lampl, Johann Karthaus, Freya Kreutzkam, Lilli Falk, Nele Ahrensmeier, Stephanie Petrowitz, Marie Rosa Tietjen, Ralf Zillmann, Imogen Kogge, Zuzanna Kobiela, Julia Polaczek, Luis Noah Witte, Christopher Manavi, Kalman Wilson, Martyna Poznanski, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Andrey Isaev
Genere: drammatico

Recensione a cura di Gabriele Nasisi

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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