Nonostante Giulietta e Giorgio abbiano festeggiato l'anniversario di matrimonio con amici, tra loro le cose non sono più come prima. Lui è cortese, ma distante ed è preso da un altro amore; lei per trovare conferme e consolazioni si rivolge ad un medium indiano...
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Ennesima notevole pellicola di Fellini,una sorta di controparte femminile di "8 ½" , veramente eccezionale nelle sue sequenze oniriche e visionarie,dalla regia e fotografia che sfiorano la perfezione assoluta,il tutto accompagnato dalle musiche dell' ispiratissimo Nino Rota. La Masina, più misurata rispetto al solito,ci regala la sua migliore prova,azzeccato anche il resto del cast. Certo la storia non è proprio semplice da seguire visto che in più di un momento appare come semplice cornice di una serie di visioni e metafore tutt'altro che chiare ed immediate ma questo nulla toglie al valore dell' opera. Da vedere.
Fellini era un superstizioso e fervido credente nella parapsicologia e spiritismo (era un assiduo frequentatore del salotto di Gustavo Rol); in questa pellicola si parla di sedute spiritiche e di contatti con il mondo dei più...per lo meno all'inizio. Tutta la storia è incentrata su una minuziosa e quasi chirurgica analisi del disgregamento di un matrimonio visto dalla parte di lei: una donna che arrivata alla mezza età non solo vede venir meno tutte le sue certezze e si accorge di quanto siano vacue le persone che la circondano, ma si mette anche a fare i conti con il suo passato che come una santa inquisizione arriva a bloccarla nei momenti in cui potrebbe dare sfogo a tutto il suo estro represso. C'è molta psicologia con l'eterno dubbio che i bisbigli uditi dalla protagonista siano davvero spiriti o sia tutto nella sua testa. I momenti onirici tipici del sognatore di Rimini in questo caso sono decisamente ristretti, in compenso è esaltato il circo di personaggi assurdi che il regista usa, come suo solito, per scimmiottare la crema della società e dei circoli culturali. Si osa anche sul nudismo con l'immancabile pletora di personaggi femminili sui quali domina una "tanta" Sandra Milo. Avrei voluto dargli un voto più alto ma l'ho trovata una pellicola da vedere più per come è realizzata (la sfolgorante fotografia, le mirabolanti scenografie ed i giochi di regia) che non per la trama che, se proprio dobbiamo andare a stringere, risulterebbe leggermente scarna...comunque non annoia. Lo considero tra i film meno entusiasmanti di Fellini.
L'eccentricità e il surrealismo di Federico Fellini trovano le potenzialità del film a colori nelle meravigliose scenografie di GIULIETTA DEGLI SPIRITI, ma sono le arcane eppure non secondarie tematiche del regista, sulla sessualità e sull'istinto sessuale, a dare un senso all'estetica barocca e colorata di questo piccolo capolavoro, un vero monumento alla femminilità che parte dalla crisi di una infelice coppia borghese e racconta un viaggio introspettivo, mentale e psicologico.
"Giulietta degli Spiriti" non sarà il film più bello di Fellini, ne il più famoso... però è senza dubbio il mio preferito! Un film che è avanti anni luce rispetto ai tempi in cui è stato concepito (come tanti altri film del regista del resto); un'opera in cui Fellini mette in scena, con un'abbondante dose di sana ironia, tutte le contraddizioni e i vizi della società borghese. Non c'è un solo aspetto che non sia di altissimo livello in "Giulietta degli Spiriti", a partire da quei stupendi colori che colpiscono fin dal primo fotogramma e, ovviamente, dalla straordinaria interpretazione di Giulietta Masina. Un film estremamente sottovalutato, senza dubbio.
"Una settimana prima di iniziare il film, ho sognato che qualcuno mi cavava l'occhio destro con un cucchiaio. Non soffrii, ero sorpreso. Forse il sogno voleva dire che per questo film non mi serviva l'occhio destro, quello della realtà, ma solo il sinistro, quello della Fantasia." --Federico Fellini
Primo film a colori del Maestro, che qui, con questo nuovo mezzo a sua disposizione, riesce a creare una pellicola di straordinario fascino, meravigliosa sul piano visivo. Grazie a scelte cromatiche azzeccate ed ad un'attenzione particolare e costante alle scenografie, Fellini riesce a portarci direttamente dentro un sogno. Si, guardare un film come "Giulietta Degli Spiriti" è come sognare. Ed è un sogno bellissimo. Un viaggio nell'onirico senza eguali. Un'iniezione di gioia.
Qui Fellini non si da freni, non si limita assolutamente e da pieno sfogo alla propria fantasia, ancora di più di quanto aveva fatto nel precedente "8 e ½" ed il risultato, secondo me, è altissimo. Se è 8 ½ rappresenta per il sottoscritto una delle vette più alte raggiunte nella storia del cinema, qui non siamo molto distanti. L'immaginario è lo stesso e la storia a tratti sovrapponibile. Al centro infatti c'è un singolo personaggio con la sua individualità…le sue paure, i suoi ricordi, le sue ossessioni, le sue debolezze, i suoi sogni, le sue aspirazioni. C'è la vita come "confusione", proprio come diceva Guido Anselmi nel finale di 8 ½. C'è un'irrefrenabile giostra, un'esplosione di energia vitale. Giulietta è una donna di mezza età, fragile, timida, innamorata di un marito che la tradisce. L'ha appena scoperto, le sue certezze si sgretolano, il suo amore vacilla, si sente precipitare, si senta perseguitata dai propri fantasmi, dalle ferite del passato. Ancora segnata dall'asfissiante educazione cattolica subita nell'infanzia. E si sente sola, in mezzo a quella società borghese rappresentata ancora una volta come piena di contraddizioni, difetti, caratterizzata da una vacuità di fondo, un'assenza di valori precisi. Attorno a lei, tutti i personaggi del film si muovono come fantasmi, maschere inquietanti e lo spettatore è sempre portato a chiedersi se sta assistendo a qualcosa di vero e tangibile oppure no, tanto è sottile la linea di demarcazione tra realtà e sogno. Del resto, è ben noto il grande interesse per il sovrannaturale da parte del regista…
C'è spazio per l'ironia, per l'erotismo, ma anche per l'analisi psicologica della protagonista. Tutto, però, è eccessivo, esagerato, dagli abiti alle acconciature, dall'arredamento ai dialoghi, dalle smorfie sensuali della vicina di casa ai fiori, alle musiche, anche stavolta splendide firmate da Nino Rota (senza le quali, occorre dirlo, i film di Fellini non sarebbero certo se stessi). Ma nuovamente, in mezzo all'esagerazione ed al grottesco portati alle estreme conseguenze, il film si configura nel complesso come una esortazione alla libertà. Un inno alla gioia… Anzi, un inno alla vita, che non è soltanto gioia, ma è tutto quello che Fellini inserisce in questo calderone, dove c'è spazio anche per l'amarezza, le banalità, per i gesti sbagliati, per le indecisioni. Quel senso di inadeguatezza, di incomprensione perenne, quel non sapere cosa fare della propria vita. E quindi caos, caos ed ancora caos. Caos completo. Messo bene in evidenza grazie al montaggio frenetico, ai movimenti di camera disordinati… I primi piani sugli occhi di Giulietta, che prova a sorridere, ma piange allo stesso tempo, dicono più di centomila parole. Il "viaggio" nella villa della vicina di casa (interpretata da Sandra Milo, amante del regista nella vita reale, e qui, paradossalmente amica e "maestra di vita" per Giulietta) è una sequenza estremamente potente, che potrebbe essere presa come manifesto del cinema di Fellini e del cinema in generale. Lo stesso dicasi per quella che viene immediatamente dopo, in cui Giulietta scappa ed i suoi sensi di colpa prendono forma ed assumono sembianze infernali.
Si è scritto molto su questo film ed esula perciò dagli intenti di questo blog fornirne un'analisi dettagliata, anche perché non me ne sento in grado. Ma questo è il tipo di film per cui amo il cinema e ci tenevo a trasmettere in poche parole, o almeno provarci, il mio profondo amore per pellicole del genere. Pellicole come questa sono da guardare, riguardare ed ammirare all'infinito. Non permettiamo al tempo di intaccarne la grandezza.
E' Federico Fellini nel periodo del suo apice artistico: tralasciando "La dolce vita", un Fellini del passato (che pure era gigantesco), da "Otto e Mezzo" almeno fino a "E la nave va" ha sfornato solo capolavori assoluti. Quindi si, come dice giustamente guy picciotto uno dei più grandi artisti del '900 e ce lo abbiamo avuto noi, con un pizzico di orgoglio e di rabbia perché non sappiamo neanche valorizzarlo e oggi se ne riempiono tutti la bocca salvo poi non passarlo mai in tv, non editarlo in blu ray eccetera... mentre all'estero si!!!
E questo grosso omaccione pieno di fantasia, tra infantilismo e autoanalisi lucida, ha creato opere ancora oggi insuperate. Per quanto riguarda il film in questione su Giulietta, primo a colori e girandola di spiritismo e fantasmi del passato piccolo-borghese e cattolicchio, vedere la mia recensione.
Io esco dal coro, questo film non mi è piaciuto. Assodata la grande maestria registica di Fellini, che ha una capacità non comune di trasportare in immagini la sua sconfinata inventiva, questa opera l'ho trovata spesso pesante, a tratti addirittura ridondante perchè caricata da un eccesso di simbolismo, ed è fin troppo chiaro lo stridìo tra la rigidità di stampo cattolico della Masina rispetto al libertinismo esasperato della Milo. Se fosse stato più breve e magari più incalzante sarebbe stato un bel passatempo, più da ammirare visivamente - viste le sfarzose scenografie ed i costumi bizzarri - che da capire, popolato com'è da personaggi fini a se stessi che sviano l'attenzione dello spettatore. Belle le musiche di Nino Rota.
Primo film a colori di Fellini, e mi domando se i colori di questo film sono una delle cose più belle mai viste, come sarebbe stato due anni prima 8 1/2 girato col Technicolor....migliore? Peggiore? Chissà Appunto accostamento non azzardato, questo è una specie di otto e mezzo al femminile, con una Masina più posata del solito ma sempre fantastica, sperduta tra allucinazioni più o meno tangibili, ricordi infantili e la paura di essere tradita dal marito Giorgio. Farà ricorso a un medium. Privo di una trama più articolata di quella che ho già accennato sopra è una sequela di fantastiche immagini e di suggestioni, con segni distintivi oramai facenti parte del cinema Felliniano, quali le voci fuoricampo che sussurrano nel mezzo delle visioni oniriche e il vento...l'immancabile rumore del vento, finale bello anche se non immediatamente decodificabile.
La prima cosa che mi ha colpito di questo film è la bellezza visiva. Direi che solo un grande maestro come Fellini avrebbe saputo come impiegare al meglio il colore per creare suggestione, piacere estetico e comunicativo. "Giulietta degli spiriti" è di una cura e di una ricchezza coloristica unici. Per fare ciò Fellini ha potuto appoggiarsi sugli artigiani-artisti che hanno fatto grande il cinema italiano del Dopoguerra (customisti, scenografi, truccatori, sarti, ecc.). A ciò si aggiunge la perfetta padronanza della mdp e dei suoi movimenti da parte di Fellini. Alcune scene sono indimenticabili, come quella della fuga in aereo sullo sfondo di un verde prato (pura e suggestiva nella sua stilizzazione) e quella della piattaforma sull'albero. Questo impiego minuzioso e pervasivo di soluzioni estetiche non è assolutamente fine a se stesso (Fellini non fa mai sfoggio palese di bravura) ma funzionale allo spirito del film. Ancora una volta Fellini indaga la crisi dell'individuo nella società italiana degli anni del boom. Dopo avere iniziato con le persone umili e comuni alle prese con i sogni e le illusorie occasioni di riscatto e ricchezza ("Sceicco Bianco", "Il bidone", "Le notti di Cabiria"), Fellini posa il suo sguardo ironico e amabilmente dissacratorio sulla nuova borghesia consumista e godereccia, nata proprio con il boom economico, mettendone in risalto le vacuità, i vizi, le contraddizioni ("Dolce Vita", "Otto e mezzo"), senza dimenticare di lanciare strali anche all'Italia reazionaria e bacchettona ("Boccaccio 70"). "Giulietta degli spiriti" si inserisce nel solco della rappresentazione ironica della ricca borghesia (caratteristici i personaggi della madre e della sorella) e prosegue sulla strada tracciata da "Otto e mezzo", cioè quella dell'indagine psicologica e visionaria di tutte le contraddizioni, gli smarrimenti, i conflitti di un personaggio modello umano universale-specchio dell'individuo Fellini. Il mondo esteriore e interiore è rappresentato come rifratto, complesso, forse troppo, e per questo l'individuo si rischia di smarrirsi, di perdere naturalezza e genuinità. All'ambiente formale e un po' ipocrita in cui vive Giulietta si contrappone il mondo completamente basato sui sensi di Susy, dove non esistono valori o principi etici, solo il piacere da dare o ricevere e perché no da vendere o da comprare. Giulietta invece tiene a determinati principi, a determinati valori, anche se è ossessionata dai sensi di colpa, dalla severità e dall'oppressione dei divieti religiosi e delle formalità borghesi. Liberarsi dai pensieri, non dare peso a ciò che dice o pensa la gente, vivere in maniera spontanea e libero, sembra essere il messaggio finale, l'approdo di Giulietta. Ma il finale non è molto chiaro, rimane un po' inconcluso e non si sa cosa farà Giulietta della propria vita. Il problema del film sta proprio in questa indeterminatezza del personaggio di Giulietta, nel suo non appartenere a nessuno dei mondi con cui viene in contatto. E' un personaggio né carne, né pesce, un po' passivo, senza guizzi, senza progetti. Ha sempre il solito sorriso, il solito recitato distacco, non aderisce convintamente a niente. Va a finire che tutta l'impalcatura del film sembra un po' girare a vuoto, che finisca un po' nel nulla, che manchi della sostanza fondamentale e universale (la natura dell'arte, la natura fondante dei rapporti umani e amorosi) che animava "Otto e mezzo". "Giulietta degli spiriti" rimane comunque un film di un fascino e di una bellezza unici, tanto da far perdonare tutte le altre "manchevolezze".
Giulietta degli spiriti è esattamente ciò che ci si aspetta dal regista Federico Fellini. E' un film del 1965, ma potrebbe anche essere del 1990, del 2010, del 2080 e del 3000, poichè talmente attuale ma visionario. E' una pellicola confezionata con grande maestria e cura, dove non vi sono le benchè minime sbavature o scene e battute che si potevano evitare. La sceneggiatura, i costumi e la scenografia sono da Premio Oscar. Giulietta Masina è straordinaria, bella e assolutamente felliniana.
Forse il più sottovalutato di Fellini. A me è piaciuto tantissimo e l'ho visto molte volte. La Masina provoca sentimenti contrastanti di disprezzo e pietà allo stesso tempo. Come al solito, belle le scenografie.
Ho capito una cosa dei film di Fellini, commentarli e giudicarli non è facile! Questo Giulietta degli spiriti tra i film che ho visto del regista, e uno dei più onirici insieme al debolissimo Satyricon, solo che questo film confronto a Satyricon giudicarlo e soprattutto seguirlo e un attimo più facile! Diciamo subito che dei film così visionari e onirici ne ho visti gran pochi, Fellini scava all'interno della mente della povera Giulietta, che dovrà affrontare tutti i suoi fantasmi e le sue paure per ottenere la libertà dal suo dolore interiore. La realizzazione del film e stata molto positiva, buonissima scenografia che azzecca dei colori stupefacenti e incantevoli! e sono sicuramente il punto di forza del film! Per il resto un film molto difficile da seguire, anche se non impossibile, diciamo che le due ore non le ho sentite più di tanto, anzi ad un punto speravo durasse un po di più, anche perché la parte finale e quella che mi è piaciuta di più. Adesso cercherò di vedere il suo predecessore cioè 8 1/2.
Fellini cerca in questo film di liberare la donna di capirne le problematiche di decifrare il suo universo misterio. Un tentativo di 8 e 1/2 al femminile anche se solo parzialmente riuscito.. La fotografia è straordinaria come alcune sequenze oniriche che probabilmente solo Fellini poteva creare e realizzare.
Federico Fellini, un vero artista, uno dei più grandi del 900, è pensare che i film di quell'essere vomitevole di Muccino o di Moccia hanno un punteggio più alto di film come questo, la cosa è esasperante. Ma poi pensi, vivo in Italia nel 2009, tutto torna: la maggiorparte è cresciuta con i format televisivi che ne possono sapere di cultura o arte..... Giulietta degli spiriti è una sorta di otto e mezzo al femminile, Fellini sviscera la vita svuotandola e riempendola continuamente di cose diverse. Un corpo senza organi, così come è il pensiero dentro la testa: differenziare l'ogasmo contro la vita ******* e mediocre, Fellini si pone una vita fatta di attimi e di disposizione dell'attimo, dimenticare il sè inserito nel tempo in favore del gioco degli attimi fuori dal tempo cronos, così come era per il Mas*****nni di otto e mezzo. Il "non capire" non è necessariamente un qualcosa di negativo, tutt' altro. La vera poesia del '900 è simbolista (Apollinaire), onirica, ermetica. Si è arrivati ai primi del secolo scorso a capire che l' uomo è inteso, in poesia, quasi solo come l' albatross di Baudelaire, ovvero un essere che riesce magnificamente a volteggiare in cielo per poi dimostrarsi goffo e derisibile una volta toccata terra, tra gli altri uomini. Tutto il Fellini maggiore fino al Casanova è Narciso ingigantito, non elevato fino all'annichilimento di sè solo perchè saldamente inserito volontariamente dentro la gerarchia sociale precostituita e la gerarchia come ben si sa soffoca e blocca il gioco nell'immobilità.
Film complesso e a tratti soporifero. Film troppo particolare che non si lascia guardare facilmente, da intenditori. Buona la recitazione e la fotografia. Anche se l'ho trovato a tratti interessante, non lo riguarderei una seconda volta.
Paranoico e delirante ma tremendamente confuso. Questo lavoro di Fellini è poco interessante se non per la buonissima recitazione di tutti gli attori. Grottesco ma inefficace, un contenitore più che vuoto e questa volta il suo "viaggio allucinato" pare molto forzato. Decente la fotografia ma poco pregevole il montaggio.
Come sempre Fellini mi annoia terribilmente...e solo a piu' riprese sono riuscito a sopportare piu' di due ore di delirio! La solita lunga serie di personaggi grotteschi dove ognuno dice la sua acnhe se le sue opinioni divergono dal senso del film...senso? Posso salvare la brava protagonista e l'ottima scenografia...
Federico Fellini trasferisce l’impianto onirico-surrealista di “8 e ½” su un canovaccio che non ha più niente di personale, in quanto afferente alla vicenda di una terza persona, per di più incarnata da una figura femminile. Il risultato è poco sincero, e quindi non paragonabile al capolavoro del 1963. Ciò premesso, non si può rimanere indifferenti di fronte alla bellezza di talune sequenze: come quella –celeberrima- di Giulietta che vede trasfigurarsi i propri incubi in immagini rasserenanti, segno di una liberazione dalle proprie angoscie e paure.
Il primo film a colori di Fellini. Stupendo ritratto di Giulietta, moglie che vede sfumare il matrimonio davanti ai suoi occhi, donna educata e votata al martirio fin da bambina. Dovrà fare i conti con i suoi fantasmi ed il suo passato prima di poter rinascere e liberarsi dall'infelicità. Il film è un caleidoscopio di colori, immagini oniriche, arredamenti spettacolari e ambientazioni meravigliose che stanno a rappresentare la complessità dell'animo femminile. Non a caso Fellini riprenderà tutti questi elementi ne "La città delle donne". Ottima l'interpretazione della Masina.
otto politico, ma non solo. non solo perchè tecnicamente questo film è perfetto: fotografia eccelsa, costumi e scenografie meravigliose, attori molto bravi, ma soprattutto c'è coerenza. coerenza di pensiero, di poetica da parte di Fellini con una buona dose di originalità dal precedente e decisamente superiore 8 1/2. credo che Giulietta degli Spiriti sia una risposta femminile al Capolavoro del '63. è un film che per certi versi ho apprezzato molto, e per altri ho fatto fatica a digerire.
manco a dirlo il mio voto è 8 e mezzo!LoL il film immediatamente prima e al quale tenta (bene ma invano) di assomigliare..la masina recita superbamente, si cala bene nella parte (anke xkè a quanto si dice nella parte ci stava a fagiuolo!)..in ogni caso è sempre un ottimo fellini questo. il film è meno surreale e psichedelico di 8 e mezzo, ma è visionario allo stesso modo, se nn ancor d +, e ciò lo si capisce già dal titolo. bravissimi anke sandra milo e pisu. eccezionale la scena dal medium. gran film, ma solo x intenditori..diciamo ke se nn concepite il cinema come pure arte qst film è una noia dall'inizio alla fine (se ci si arriva!)..nn so se è la versione del mio dvd ke magari è restaurata ma i colori sono veramente magnifici!
Primo lungometraggio a colori di Fellini. Grandi invenzioni visive, bellissimi e stravaganti costumi, ricche scenografie. Il film sembra voler essere una versione al femminile del capolavoro “8 ½”, mescolando sogni, visioni e ricordi, anche se risulta un po’ confuso e incompiuto. Giulietta si trova divisa tra le tentazioni e il senso di colpa derivato dall’educazione cattolica, personificati dagli “spiriti” che solo lei riesce a vedere. Anche qui c’è un insieme di eccentrici personaggi femminili interpretati da un variopinto cast che, oltre alla Masina, comprende Sandra Milo, Valentina Cortese, Sylva Koscina, Caterina Boratto, nel ruolo della madre (anche se in realtà aveva solo pochi anni più della Masina), e anche Milena Vukotic nel piccolo ruolo di una cameriera.
visioni vagamente psichedeliche di stampo felliniano. come sempre grandissima Giulietta. colori,suoni,sfumature oniriche che incantano. un altro parto riuscitissimo..
Qualcuno forse griderà vendetta per il coraggio (ci vuole coraggio) del tributo di Christian De Sica su "Faccione": la voglia di misurarsi, in un debutto, con autori "alti", quando l'attore/regista vanziniano è più simpatico nella comicità becera e volgarotta di cui è maestro. Un film che richiama indirettamente certi imbarazzanti gossip autobiografici della Masina, e rispecchia il rapporto simbiotico e frustante dell'autore verso le "sue" donne. In un crocevia dove domina l'assurdo e il nonsense, il paradosso e un vago surrealismo "domestico", l'autore lascia lo spazio alla femminilità con cui celebrerà quindici anni dopo - e con tardiva esultanza - il "dominio" misogino e al tempo stesso "femminista". Il ricordo che ne conservo è di un'opera dove mai come prima e/o dopo Fellini ha potuto esibire liberamente l'empatia e il distacco verso le sue Eva, ma con qualche manierismo di troppo. Il Paradiso Terrestre visto come l'inferno di un situazionismo borghese, di un conformismo sottile
A volte il cameraman di Fellini mi sembra un pò ubriaco - del tipo che balla la telecamera o cose del genere, e si capisce che non è fatto apposta - per il resto non è brutto, soprattutto per le inquadrature e le riprese che Fellini aveva in mente. Ribadisco che è un vero peccato per il cameraman.