il profeta regia di Jacques Audiard Francia 2009
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il profeta (2009)

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locandina del film IL PROFETA

Titolo Originale: UN PROPHÉTE

RegiaJacques Audiard

InterpretiNiels Arestrup, Alaa Oumouzoune, Gilles Cohen, Adel Bencherif, Tahar Rahim, Sonia Hell, Pascal Henault, Salem Kali, Jean-Philippe Ricci, Reda Kateb

Durata: h 2.35
NazionalitàFrancia 2009
Generegiallo
Al cinema nel Marzo 2010

•  Altri film di Jacques Audiard

Trama del film Il profeta

Condannato a sei anni di prigione Malik El Djebena, non sà leggere, nè scrivere. Ha diciotto anni è solo al mondo e sembra molto più piccolo e sperduto di tutti gli altri carcerati rinchiusi insieme a lui. Malik finisce presto per indurirsi e guadagnarsi il rispetto del gruppo di corsi che comanda all'interno del carcere. Ma altrettanto presto, grazie alla sua furbizia, riesce a tessere una sua rete di relazioni che sfugga al controllo dei corsi.

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Voto Visitatori:   7,20 / 10 (135 voti)7,20Grafico
Miglior FilmMigliore regiaMiglior attore protagonista (Tahar Rahim)Miglior attore non protagonista (Niels Arestrup)Miglior attore debuttante (Tahar Rahim)Migliore sceneggiatura originaleMigliore fotografiaMiglior montaggioMigliore scenografia
VINCITORE DI 9 PREMI CÉSAR:
Miglior Film, Migliore regia, Miglior attore protagonista (Tahar Rahim), Miglior attore non protagonista (Niels Arestrup), Miglior attore debuttante (Tahar Rahim), Migliore sceneggiatura originale, Migliore fotografia, Miglior montaggio, Migliore scenografia
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Voti e commenti su Il profeta, 135 opinioni inserite

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forzalube  @  17/04/2010 00:53:23
   8 / 10
Un film di forte impatto emotivo che difficilmente può lasciare indifferenti. Gli interpreti sono ottimi e l'ho apprezzato anche da un punto di vista stilistico. L'unica pecca forse è che non si capisce molto bene l'intreccio criminale al di fuori del carcere

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Speriamo che nella realtà le carceri siano luoghi di rieducazione e non posti dove scoprire il proprio talento criminale nascosto.

Violabianca  @  15/04/2010 18:07:15
   8½ / 10
Un durissimo film di carcere che mostra senza sconti le violenze

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, le umiliazioni, la corruzione e sotterfugi della vita dei reclusi. E nel frattempo un noir appassionante sull'ascesa al potere nella mala nazionale di un giovane marocchino che trova nel male la sua salvezza. Attori sconosciuti (quanto meno a noi italiani) e strepitosi, colonna sonora incalzante, una storia che tiene conto anche dell'evoluzione sociale, una regia moderna con qualche forse discutibile scelta (come l'introduzione agli avvenimenti con titolini quasi da film americano d'azione ma che pero' a parere mio spezzano la crudele drammaticita' del film altrimenti fin insostenibile) ne fanno per me uno dei migliori film della stagione.

polbot  @  15/04/2010 09:08:08
   8 / 10
Una bella sorpresa sto film stranamente francese.. Una sorta di Scarface europeo. Bella sceneggiature, personaggi ben costruiti, ottime interpretazioni.

Noodles_  @  13/04/2010 15:58:58
   9 / 10
Finalmente l'ho visto.
Un film molto particolare per come riesce a entrarti in profondità.
Un dramma carcerario molto crudo e realistico, ovviamente violento (siamo in prigione...) ma una violenza che personalmente, nonostante abbia una soglia di sopportazione molto bassa, ho trovato accettabilissima (la scena dell'esecuzione di delacriox ne Il Miglio Verde, per esempio, film molto più patinato e mainstream, secondo me è 1000 volte più disturbante delle pluricitate sequenze di questo film).
Stupende le caratterizzazioni dei personaggi: Luciani su tutti, poi Malik e non da meno il boss dei marsigliesi, che se pur un personaggio minore, quando sale in macchina con Malik riesce solo con lo sguardo a generare una tensione pazzesca.
Molto interessante anche la composizione del microcosmo all'interno del penitenziario (consigliatissima la visione in lingua originale subbata, visto che si parlano 3 lingue...), le dinamiche relazionali tra i Corsi e gli Arabi, i rapporti di potere tra i vari componenti, e l'abilità con cui il protagonista si destreggia in quell'ambiente difficilissimo, sempre in equilibrio tra fiducia e tradimento, subordinazione e indipendenza. Impossibile non immedesimarsi...
Sì, forse c'è qualche sottotrama di troppo, soprattutto quella relativa al traffico di hascish, che crea un po' di confusione e distrae dalla vicenda principale, ma tutto sommato anche questa si lascia seguire e a mio parere non influisce negativamente sul valore del film.
Fantastica la sparatoria nel SUV, molto emozionanti le uscite di Malik dal carcere, e assolutamente da brividi l'ultimissima scena, con quel particolare arrangiamento di Mack the Knife in sottofondo.
Colonna sonora mai invadente ma appropriatissima in alcune scene, come appunto quella finale e quella già citata in macchina a Marsiglia.



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*-sky-*  @  12/04/2010 23:06:56
   7½ / 10
bel film.. un po violento ma lo consiglio..

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  12/04/2010 16:00:01
   7½ / 10
Per oltre metà è un grandissimo film.
Lo stile, che Audiard padroneggia con assoluta dimestichezza, è contemporaneo come si conviene ai migliori film "verità" che applicano agli stilemi del cinema poliziesco-gangsteristico-carcerario, la lezione ereditata - con particolare riferimento alla rappresentazione della violenza - dal cinema "mainstream" (linea che si diparte da Leone e attraverso Pekimpah e Scorsese arriva all'oggi), però asciugato di ogni patina di spettacolarità e coniugata con quella di un neo-neorealismo "nudo e crudo" (incentrato soprattutto sull'insistenza della camera a mano e di movimenti di macchina che consentono allo spettatore di "stare dentro" agli ambienti).
Per molti versi questo approdo stilistico è analogo a quello raggiunto - in particolare con Gomorra - da Garrone (nel nostro autore sono più evidenti alcuni tocchi autoriali, alcune caratteristiche di stile squisitamente personali).
L'unica "licenza", rispetto a questo stile, che Audiard si prende - e che si rivela interessante proprio per questo suo essere licenza (anche se forse per altri versi può considerarsi posticcia, non del tutto convincente) - è il ricorso alla presenza "ritornante" del "fantasma" della sua prima vittima.

Ciò che invece non mi ha convinto, man mano che il film procede verso il suo finale, è la progressiva perdita di distanza rispetto al protagonista.
Lo spettatore, che pure sin dall'inizio è invitato a convivere con un personaggio centralissimo, vive per buona parte del film un distacco rispetto a costui, che permette di mantenere elevatissimo lo spessore estetico-morale del film (di "denuncia sociale" - anche se l'espressione è riduttiva perché appartiene troppo alla sfera etica e non anche a quella estetica).

Ma questo distacco viene progressivamente eroso.
Non scompare mai del tutto (nemmeno con il finale).
Ma il film strizza l'occhio al pubblico, che è invitato a parteggiare sempre di più per il protagonista, condividendone l'ascesa come "boss" e la sua emancipazione dal suo primo boss, particolarmente odioso.
La distanza indispensabile a mantenere il film su un piano davvero rigoroso viene così svilita, a vantaggio di una parabola che attinge a tratti all'epos.
"Il profeta" nel suo complesso tende ad essere un film epico, uno Scarface per intendersi. Non lo dinventa mai smaccatamente, ma ciò lo rende più convenzionale e tende a farlo rientrare nel solco di un genere con coordinate definite cui il pubblico è già abituato da altri archetipi cinematografici.

Xavier666  @  11/04/2010 13:29:10
   7½ / 10
Ha tutte le caratteristiche dei film d'oltralpe che ammiro tanto, una fotografia eccezionale e cruda, approfondimento dei personaggi (Malik e il capo corso)
e una storia che non è una storia in sè ma una riflessione sulla realtà francese, sistema carcerario e les arabes.
Il film evidement andrebbe visto in lingua originale, io tuttavia c'ho capito pochissimo , il francese parlato da les arabes e corsi è arduo! per cui dovetti vedermelo 2 volte!
In ogni caso un bel film, bellissima sorpresa, un pò come quando vidi 13 tzameti, evviva il cinema francese!

sestogrado  @  11/04/2010 11:32:57
   7 / 10
Audiard riesce nell'impresa di raccontare (anche con un certo spirito critico) il sistema carcerario francese, ambiente ideale per far crescere la storia del "profeta" Malik. Il ragazzo è non meno di un bullo di periferia, dotato però di una intelligenza "brillante" che gli permette di capovolgere il suo ruolo all'interno del carcere senza rifiutare compromessi. una bella storia, cruda e intensa, a mio dire però non completamente sfruttata.

Sardello  @  06/04/2010 14:29:11
   7½ / 10
Non ho mai digerito le pellicole francesi, ma questa mi ha colpito molto. Ottimo film che risulta avvincente nonostante la durata. Se qualcuno ha la possibilità di vederlo in lingua originale non si faccia scappare questa opportunità perchè con il doppiaggio si perdono molte sfumature che permettono di meglio delineare i profili dei personaggi.

Tanto per dirne una si rischia di passare metà del film credendo dei personaggi siano italiani quando in realtà sono corsi.

BlackNight90  @  05/04/2010 00:28:54
   8 / 10
Un vero e proprio romanzo di formazione al crimine. Con un realismo meticoloso e quasi scientifico, non solo nella resa della vita carceraria ma anche nella descrizione del profilo psicologico del protagonista, e delle cause che muovono le sue azioni. Per questo stonano parecchio le scene visionarie, tipo quella dei cervi.
Un film duro ma non sconcertante, ragginuge l'apice della tensione emotiva nella scena dell'iniziazione di Malik per poi affievolirsi man mano (questo è uno dei pochi difetti), pessimista e sempre realista in virtù anche del suo lieto fine. Bravissimi Tahar Rahim e Niels Arestrup, l'Anthony Hopkins d'oltralpe. Questo Audiard è da tenere d'occhio, sicuramente vedrò altri suoi film.
Mezzo voto in più perché 'Il profeta' è un film coraggioso, che osa rappresentare senza fronzoli, oltre all'inefficienza di un sistema che dovrebbe reinserire il condannato, anche le problematiche della multietnicità della Francia. E di questi tempi per me non è poco.

Febrisio  @  02/04/2010 23:44:42
   7½ / 10
Se si va a vederlo con la convinzione che sia un filmone... beh...mi spiace vi deluderà. Se invece contrariamente entrata in sala senza saper nulla di questo film francese poco pubblicizzato... beh... in questo caso, vi sorprenderà molto positivamente.
Il profeta si rivela essere un gran bel film con un suo spessore, neanche tanto, ma quel che basta per dare a un film un carattere personale. Ricorda vagamente un po tutte le ascese al potere già viste al cinema, a cominciare dal padrino. Se da un lato offre una trama ben strutturata e realizzata egregiamente, dall'altro lato ciò che ne risente è la mancanza di emozioni legate al personaggio. Lo spettatore si ritrova davanti un'occasione mancata per un soffio, perchè il profeta c'è solo andato vicino.

Izivs  @  02/04/2010 23:21:39
   7 / 10
Un buon prodotto....una regia impeccabile, attori eccellenti (il protagonista ed il padrino) ed un'atmosfera generale da grande produzione.....avrei preferito un finale più conclusivo....ma si sa i finali aperti lasciano il posto ai sequel....qualora il film abbia successo.....

TIGER FRANK  @  02/04/2010 21:23:29
   7 / 10
Fatto molto,molto bene e anche ben recitato tuttavia il film non mi ha emozionata in nessun senso.
Ao' non ho fatto na piega neanche per le scene de sangue..
Colpa vostra pero'...... tutti shti votoni alti alti chissa' che me credevo!
Da vedere ma tuttsommato,l'encefalogramma rimane piatto.

7 risposte al commento
Ultima risposta 21/04/2010 01.48.00
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ughetto  @  02/04/2010 10:16:38
   7 / 10
Lavoro di altissima qualità che tuttavia non è riuscito ad appassionarmi in ragione, credo, del rigore glaciale della sua progressione; la quale, spesso sul punto di cedere a spinte espressioniste, vi rinuncia nel timore di perdere il filo della geometrica dimostrazione della sua tesi.
Alcune inquadrature mi hanno colpito comunque nel profondo: una su tutte quella dei panni incendiati che vengono lasciati cadere dalle finestre la notte in segno di protesta ma anche di commiato.
Mentre in un certo senso la ricostruzione delle dinamiche sociali e di gruppo è talemente esaustiva e calcolata da risultare accademica (e debbo far appello a tutta la mia buona fede per non scrivere didascalica), il titolo potrebbe spingere ad effettuare un parallelo biografico fra il protagonista e Maometto; parallelo non solo fattibile e pertinente ma che darebbe all'opera un ulteriore notevole orizzonte di interesse e di riflessione, in questo caso nè accademico nè scontato. All'interno del quale orizzonte la scena dei cervi, in se incomprensibile e tutto sommato inutile, assume la valenza non già di unità narrativa cronologica, ma di epilogo sapientemente nascosto all'interno della narrazione stessa; o addirittura di prologo di un nuovo film che, chissà, lo stesso autore, od un altro, gireranno in futuro. O che semplicemente potremmo trovare cercando attentaemnte nel tessuto di cui facciamo parte.

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Ultima risposta 02/04/2010 10.54.04
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Luca Pepas  @  01/04/2010 15:29:32
   9 / 10
Un quasi capolavoro, ve lo consiglio, non perdete questa autentica perla in una programmazione piatta!!!!!!!!

Clint Eastwood  @  01/04/2010 11:30:33
   8½ / 10
Questo film francese va recuperato senza il minimo dubbio. Audiard che lo conosco poco gira un film che si svolge per lo più negli interni del carcere, con una durata che rispecchia poco quel senso di andare al cinema e rilassarsi, ma nonostante ti rende partecipe, ti coinvolge e non puoi farne a meno alla fine. Tiene alta l'attenzione grazie anche al giovane attore che si immedesima in ogni situazione con estrema facilita (credo) come se davvero fosse lui quel personaggio e abbia vissuto quelle esperienze.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  30/03/2010 21:04:12
   8½ / 10
Cominciare da zero, come in prima elementare dove non sai leggere e scrivere, capire i linguaggi e i codici. Capire la struttura e i meccanismi di come è governata e soprattutto da chi. Repressione dell'istinto a favore della razionalità, riuscire a servire l'uno senza scontentare troppo l'altro. Vivere di luce riflessa e intanto lavorare per far splendere alla fine la propria.
Il film di Audiard racconta l'ascesa al potere di un giovane qualunque, che ha dalla sua solo l'istinto di autoconservazione, nessuna peculiarità politica o religiosa, ma che riesce imparare in fretta e bene.
Eccellente la regia di Audiard che evita di cadere negli stereotipi o clichè del jail-movie, ma che si serve del contesto per una trama che potrebbe essere adattata forse anche per altri contesti o strutture simili più o meno grandi di un carcere. Ottimo il realismo della messa in scena e la fluidità del racconto, mai noioso anche nella sua antispettacolarità.

mizard84  @  30/03/2010 02:00:39
   3 / 10
Tristissima imitazione del padrino...a tratti ridicolo!!!

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Ultima risposta 12/04/2010 13.28.52
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willard  @  29/03/2010 17:39:15
   9 / 10
Educazione di una canaglia, ovvero discesa all'inferno e ritorno, ma dopo aver dato al diavolo una bella lezione.
Molta violenza, atmosfere soffocanti, ma una sceneggiatura ottima che vi tiene avvinghiati alle sorti dei personaggi (o meglio del nostro "profeta") anche contro la vostra volontà. Odia il peccato, ma ama il peccatore.
Un bel film che va fatto respirare un po' come il vino buono, ma il suo retrogusto non vi deluderà.
Consigliato :-)

Constantine  @  29/03/2010 16:46:24
   9½ / 10
Capolavoro di Audiard, asciutto, senza compromessi, pregno del messaggio che il regista anche con i suoi precedenti lavori aveva iniziato a lanciare ai suoi fedeli spettatori. Il microcosmo del carcere francese indagato da un occhio critico ma scevro da pregiudizi, seguendo il costante apprendimento del protagonista fino alla sua tesi di laura ed al "dottorato" finale. Qualche accorgimento in più verso la fine, che sembra troppo veloce rispetto agli equilibri dell'opera l'avrebbe reso perfetto, ma anche così si assiste ad uno spettacolo inusuale ed unico. Grandiosi gli interpreti e la regia sontuosa non fa che esaltarli, da vedere tutto d'un fiato. Di sicuro tra le cose migliori del 2010, a dimostrazione che il cinema d'oltralpe è vivo e vegeto, per gli amanti dei Prison-Movie è tappa obbligata.

fiesta  @  29/03/2010 16:36:16
   8 / 10
il film è fatto in modo da avere anche un buon successo di pubblico,il tempo passa rapidamente anche grazie all'utilizzo di scene d'azione.

il micromondo carcere è un ottimo sfondo per una valutazione sull'integrazione. il discorso è asciutto,privo di alcuna ipocrisia o buonismo,anzi viceversa è permeato di una cattiveria raramente vista al cinema. l'ascesa al potere del nuovo arrivato va di pari passo con la sua crescita interiore,matura e la nuova coscienza,la sua saggezza aquisita,è perfettamente adesa alla sua volontà criminale. praticamente audiard boccia completamente il sistema "carcere" rappresentante del sistema francia.

dils  @  29/03/2010 16:21:25
   9 / 10
Un bellissimo film, con una regia molto fresca e a suo modo innovativa. Una fotografia d'eccezione che riesce a trasmettere in maniera profonda il senso di prigionia, di chiusura e di completa impotenza all'interno di un carcere francese. In un luogo dove la legge del più forte regna sovrana, dove il fine giustifica i mezzi ecco il nostro protagonista, un ragazzo analfabeta con lo sguardo spaurito costretto per soppravvivere a trasformarsi immediamente in un carnefice. Ed è qui che inizia il suo percorso nelle dinamiche piu oscure e nascoste dei suoi tirannici e feroci oppressori che lo porta ad una consapevolezza delle sue potenzialità inobliate fino ad allora e alla conquista non solo di una libertà fisica ma anche di una libertà in senso morale ed etico.
da non perdere

i28408  @  29/03/2010 11:13:47
   6½ / 10
Bel film, ma le aspettative che mi han dato i voti precedenti, mi facevano sperare ad un filmone.
Il film è gradevole, ma non lascia nulla dopo la visione, forse anche troppo lungo in certi punti.
Va bene per chi non sa come passare una serata.

Alex2782  @  28/03/2010 21:01:51
   2 / 10
non riesco a capacitarmi come questo film abbia voti così alti neanche fosse il film del decennio. di una noia infernale!

1 risposta al commento
Ultima risposta 07/06/2010 23.25.27
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Invia una mail all'autore del commento adrijoker  @  28/03/2010 11:58:24
   4½ / 10
un film scontatissimo io non lo consiglio cavolo poteva durare tranquillamente 1 ora e 30 invece ne dura quasi 3 mha tempo perso vedere questo film

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4 risposte al commento
Ultima risposta 11/04/2010 17.07.18
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  28/03/2010 10:50:36
   7½ / 10
"Il Profeta" è uno dei film carcerari più asciutti e duri che abbia visto negli ultimi tempi. Un film drammatico che racconta la prevaricazione per la sopravvivvenza nel cono d'ombra del carcere.
Il regista gira quasi sempre all'interno del carcere riuscendo così a farci entrare in contatto empatico con il bravissimo protagonista e con il "padrino" della prigione.
Unica cosa che non mi ha totalmente convinta è la parte finale del film, forse troppo frettolosa.

andreacrash  @  26/03/2010 23:21:55
   8 / 10
Mi aspettavo un introspezione umana all'interno dell'ambiente carcerario più intimista,in ogni caso l'autenticamente angosciata prova d'attore del protagonista è l'unico elemento utile in tal senso,per il resto assistiamo più che altro alle logiche del potere visitate dall'interno,con una regia che si insinua,che serpeggia col fiato sul collo alle varie organizzazioni malavitose dentro e fuori al carcere,allo sporco, all'autenticamente viscido di un boss di mafia, piuttosto che di un trafficante da 2 soldi,al sangue copioso,alla violenza affrontata in modo barbarico.Film che trasuda di tutto questo,in cui il protagonista ne diventa vittima e carnefice.Duro,secco.......
Pero per quel che riguarda gli intenti poetici, a mio parere sono delle divagazioni poco convincenti delle quali si poteva fare proprio a meno.In tal caso...in un viaggio dall'interno si è rivelato ben più poetico Garrone col suo gomorra,film non strettamente correlato all'ambito carcerario,ma a quello più ampio della malavita a cui rientra questa pellicola.Insomma sotto il profilo thriller carcerario questo è un gran film..sotto il profilo poetico non regge.

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Invia una mail all'autore del commento f_calderini  @  26/03/2010 01:44:56
   9 / 10
Sorpresa molto positiva per questo film francese. Molto bella ed intrecciata la trama, molto buona la regia... Da rivedere per chiarire alcuni punti...

TheLegend  @  25/03/2010 16:57:59
   7½ / 10
Film capace di coinvolgere e non annoiare per tutta la sua durata,nonostante le due ore e passa.
Manca però qualcosa che mi frena dal dare il "votone";probabilmente non mi ha emozionato profondamente nell'anima.
Alcuni passaggi sono un pò troppo sbrigativi.
Attori comunque molto bravi e regia impeccabile.
Sicuramente da vedere.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  25/03/2010 12:28:21
   7½ / 10
Buon film, teso e compatto per tutta la prima parte diventa un po' meno sciolto nella seconda.
Audiard si perde un po' (insieme allo spettatore) nelle troppe sottotrame: la chiusura appare frettolosa e la parte finale non approfondita come la prima.
L'impressione è che il bravo regista, indeciso tra sfoltire il testo e concentrarsi sul rapporto tra il protagonista e uno strepitoso 'padrino' dei giorni nostri o dare un respiro maggiore al film allungandolo di un'altra mezzora rispetto alla pur ragguardevole durata (2.35), scelga un'opzione mediana.
Troviamo così dissonante l'accurata descrizione dei due (bravissimi) protagonisti principali con altre figure fondamentali ma non approfondite a dovere (l'amico e socio in affari di Malik)
Ciò fa perdere compattezza alla pur interessante opera e crea un po' di confusione, nonostante le didascalie che fanno maliziosamente pensare ad un espediente post produttivo al fine di ridurre al minimo l'errore.

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Ultima risposta 30/03/2010 01.18.46
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winston-smith  @  25/03/2010 02:49:30
   9 / 10
un bellissimo film, avrei voluto dare 8 ma considerando che ormai tra quello che passa il convento è difficile trovare qualche film buono lo alzo di un punto.

donzauken  @  24/03/2010 20:42:02
   10 / 10
Un film teso, crudo e disturbante. Ottima prova di regia e fotografia, Audiard si dimostra un regista di grande livello e anche gli attori sono straordinari. Consigliato.

private_joker  @  24/03/2010 11:24:29
   9 / 10
Molto diverso da "Le ali della libertà", altro film carcerario che adoro, ma non per questo meno bello, anzi. Al contrario del film di Darabont, questo è un film raggelante, niente affatto consolatorio e senza via d'uscita. Non c'è infatti traccia di redenzione da parte di alcun personaggio, a partire dal protagonista, che praticamente

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Anche le scene all'interno del carcere vengono descritte in maniera spietata e a tratti con una crudezza insostenibile, come quella della lametta o del cucchiaio di cui qualcuno ha già parlato. Attori veramente bravi e calati nella parte, soprattutto i 2 protagonisti Rahim e Arestrup, che non conoscevo. Colonna sonora non molto presente, ma per un film come questo credo non si potesse fare scelta migliore.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  24/03/2010 00:39:14
   9 / 10
Colpo di fulmine!!! E' CINEMA PURO!!! Non riesco a ricordare un solo jail-movie che gli somigli, qualche affinità stilistica con il primo Kassovitz, Micheal Mann e Jean Pierre Melville, di cui il regista è ormai degnissimo erede.
Girato con un rigore cronologico secco e senza sbavature, attraverso un minimalismo che denutre il cinema classico permettendosi di arricchirlo di tutto ciò che avrebbe altresì potuto essere ridondante (simbolismi compresi), "Il profeta" è un (s)oggetto non identificato, spiazzante, duro e controcorrente, indubbiamente uno dei film più radicali del cinema mondiale del nostro tempo.
Ogni volta che scorrevano le immagini, mi tornavano in mente i classici letterari di edward bunker, ma mentre il cinema gioca sulla spettacolarizzazione vitale della "fabbrica degli uomini", questo film riesce miracolosamente a sovvertire le regole canoniche e a decontestualizzarle.
Anche se almeno 120 minuti del film sono girati all'interno di un carcere, la nudità filosofica del non-luogo è tragicamente rilevante.
Le divergenze verbali e razziali tra corsi e arabi sono ben diverse dal qualunquismo etnico e politically uncorrect di Spielberg ("Munich"), sembra quasi di trovarsi di fronte al mondo multiforme e monolitico di Jean-Claude Izzo nella sua trilogia marsigliese.
Le didascalìe trovano un fondamento proprio attraverso la forma di un film che racconta l'escalation di un ventenne costretto a diventare infido e furbo per sopravvivere, ma che in fondo mantiene una sorta di purezza ancestrale (memorabile, in uno dei suoi permessi diurni, nel viaggio in aereo per Marsiglia, dove lo sguardo filtra lo stupore primordiale di chi non ha mai volato prima di allora).
E in un certo senso anche i personaggi sono carismatici, nonostante siano privati dei meccanismi e degli attributi per renderli tali: è il caso di Luciani, ben diverso dallo stereotipo di un Joe Pesci, per esempio... la sua crudeltà va di pari passo con la sua solitudine, la sua diffidenza verso gli altri, l'unica capacità di circondarsi dei suoi "protetti" incutendo timore, attraverso l'arma della paura.
"Il profeta" racchiude perfettamente l'essenza di un'umanità (?!) self-made, quindi lo svuotamento della morale nei codici della propria resistenza ambientale.
Non è più questione di appartenenza razziale, ma di muoversi in costante e precario equilibrio per coronare, successivamente, la propria salvezza.
Se di redenzione si tratta, passa per l'inferno.
Unica attenuante manierista, proprio l'uso smodato delle didascalie.
Ma non riuscirò facilmente a ridestarmi da questa fredda gerarchia, che monopolizza esclusivamente la necessità come trionfo attivo sulla rassegnazione


6 risposte al commento
Ultima risposta 29/03/2010 13.27.43
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rino1234  @  23/03/2010 22:38:43
   9½ / 10
Audiard è una graditissima sorpresa poichè non lo conoscevo in precedenza. Mi impegnerò subito per cercare di trovare "sulle mie labbra" e "tutti i battiti del mio cuore" che mi sono passati inosservati. Ottima anche la sceneggiatura e notevole la caratterizzazione dei singoli personaggi, nonostante gli attori siano volti non noti al grande pubblico o alle prime esperienze cinematografiche. Film di grande tensione emotiva che suscita notevoli emozioni. Da vedere senz'altro per gli appassionati del genere, con alcune riserve per spettatori facilmente impressionabili per qualche situazione di altissima tensione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  22/03/2010 23:31:03
   7½ / 10
Mi aspettavo un film di genere, duro, brutale.
E Il profeta lo è, senza discussioni.
La formazione “al contrario” di Malik non permette spazi di indulgenza verso alcuno, stretta quotidianamente nella morsa del “vivi o muori”, inflessibile scuola di estremo sopravvivere, selezione in-naturale.
A Malik l'intelligenza non manca e velocemente impara a muoversi con disinvoltura nelle pieghe del mondo carcerario, oltrepassa il momento zero del suo percorso, inizia a tessere nuove alleanze e a disfare vecchi equilibri, fino ad uscirne, in quella logica, vincente.

Molto interessante per diversi aspetti, sia per l'ottima e ferma regia e l'interessante viso del protagonista, sia anche per il realismo crudo e la descrizione coraggiosa di un sfaccettato mondo cui forse non molti hanno dedicato la stessa attenta riproduzione cinematografica, descrizione che già di per sé meriterebbe un approfondimento; nello stesso tempo non mancano momenti di irrealtà, fantasmi e sensazioni che popolano la mente di Malik e che venano il film di insospettata sensibilità.

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E' indubbio che il regista voleva portarci “dentro” con Malik: la minuziosa descrizione della quotidianità carceraria, di docce, controlli, timbri, guardie, botte, di ogni dialogo e gesto tra detenuti, il pedissequo racconto di ogni passaggio per ogni scelta fatta e di ogni mutazione nella relazione tra il boss e Malik hanno, se ho ben compreso, questo scopo di realismo.
A mio avviso però questa scelta ha finito per appesantire un racconto che non avrebbe perso nulla nel sorvolare alcuni passaggi e, anzi, forse gli avrebbe fatto guadagnare un respiro più profondo nella sua già evidente drammaticità; respiro che in tal modo, invece, risulta come smorzato.
Un, per me, difetto che comunque non ne inficia il pregio globale, ma forse solo, a ben riflettere, ne muta la chiave interpretativa.

Invia una mail all'autore del commento marlamarlad  @  22/03/2010 22:34:01
   2 / 10
Il film mi ha disturbato, al cine ho inciampato sui gradini al buio sono uscita prima che il film terminasse e non trovavo dove pagare il ticket del centro commerciale e ho pure lasciato le chiavi appese allo sportello della macchina. Il film parla di un uomo che entra in carcere e diventa un prode delinquente, ma quello che mi ha veramente disturbato è la condizione supina della gente anche del protagonista che in realtà striscia e non sempre sa bene che pesci pigliare, e le donne rappresentate nel film , oggetti sessuali o di servizio o mogli che stanno a casa, tutto il sesso rappresentato nel film è solo sesso maschile, non ho trovato immedesimazione in nessun personaggio, questo film non mi ha dato veramente nulla di positivo.

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Ultima risposta 25/03/2010 14.10.29
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  22/03/2010 18:57:09
   8½ / 10
La formazione carceraria di Malik, interpretato da uno strepitoso Rahim, è raccontata con estremo realismo da Audiard: Malik non è un eroe ma un essere umano che bada per prima cosa alla sua sopravvivenza e poco importa se per questo bisogna uccidere o schierarsi prima con una fazione poi con un'altra. Pur avendo caratteristiche non proprio positive, si patteggia per lui durante tutta la durata del film (sulla sua pena non viene dato risalto,fatta eccezione per l'accenno ad aver puntato un coltello verso un poliziotto).
Tante le scene da ricordare, la migliore forse è quella gli fare guadagnare la protezione dai corsi: cinque minuti in totale apnea.
Non conoscevo il regista, recupererò subito "sulle mia labbra": Audiard cura ogni singola scena e si destreggia con disinvoltura tra momenti di poesia (come la prima uscita in permesso) ed efferatezza, tra realismo estremo e situazioni oniriche.
Una delle migliori pellicole dell'anno.

popoviasproni  @  22/03/2010 17:48:10
   8½ / 10
Autenticità unica per questo durissimo e spietato Noir criminale-carcerario narrato con occhio clinico dal severo Audiard.
Stile asciutto, quasi documentaristico, ma con una grande fotografia.
Soggetto articolato e affascinante, sviluppato in una sceneggiatura probabilmente troppo farcita e complessa, ma sempre tesa e avvincente.
Genuina e magistralmente misurata la performance di Rahim, che ci regala uno degli antieroi più veri di sempre.
Bene, anzi benissimo, anche Niels Arestrup.

Delfina  @  22/03/2010 11:29:15
   7½ / 10
Un film che colpisce, turba, ma resta anche freddo, un ottimo esercizio sitilistico, anche se, certo, il film è molto di più di questo.
Anzitutto spicca Tahar Rahim, il giovane attore protagonista scoperto da Audiard, così bravo da sembrare un vero detenuto, accentuando il carattere realistico della pellicola, a metà tra storia di genere e documentario, o noir estremo contemporaneo, privo di vezzi. La luce fredda e cupa ricorda un po' "Gomorra", anche le ambientazioni, ma la regia è di molto superiore, del tutto priva di quel retrogusto televisivo fictionistico che, ahimé, il cinema italiano non riesce più a scrollarsi di dosso.

Davvero magistrale e impressionante, dunque, la recitazione di Tahar Rahim, alla quale si aggiunge l'altrettanto valido, ma consumato, vecchio Niels Arestrup.

La vicenda è un atroce "romanzo di formazione" carcerario, spietato, brutale, disumano, terribilmente realistico: narra la criminalità per quello che è, senza i fronzoli o le retoriche (e qui di nuovo viene in mente "Gomorra") che abbelliscono le descrizioni storiche delle varie mafie. Ma essa possiede un tocco d'oltralpe, uno spessore narrativo che è concentrato tutto nel protagonista, Malik, che ricorda certe figure sinistre della letteratura francese ottocentesca, ma in versione contemporanea. Penso qui alla "Commedia umana" di Balzac, alle eminenze del male come Vautrin: il giovane Malik, entrato ingenuo come uno sprovveduto giovane di provincia, esce dal carcere maestro di inganni, tradimenti, complotti e assassinii.
La sua iniziale innocenza, che si manifesta nella riluttanza a sottomettersi al gruppetto mafioso corso, viene schiacciata da un calcolo che già rivela la sua estrema intelligenza.

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Sebbene analfabeta, infatti, Malik ha il dono di un'intelligenza superiore a quella degli altri detenuti capoclan corsi. E la sua intelligenza è anche finezza d'animo, capacità di intuire le debolezze, le attese e i meccanismi psicologici degli altri.
Questo lo porta ad avere delle visioni, o dei forti messaggi interiori


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER che rappresentano probabilmente la voce della sua coscienza, che egli sicuramente possiede, ma ha deciso di tacitare per raggiungere, machiavellicamente, il successo.

Per questo, la figura di Malik suscita nello spettatore contemporaneamente simpatia e repulsione, una repulsione tanto più profonda in quanto, in qualche modo, sappiamo che egli avrebbe potuto essere diverso, ma sceglie consapevolmente il male per sopravvivere ed emergere, per conquistarsi il suo posto nel mondo.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILERE il film segue freddamente questa evoluzione, la discesa all'inferno di un'anima, fin troppo freddamente forse, lasciando quasi una sensazione di irresolutezza compiaciuta, o di contraddizione, nel contrasto fra i gesti criminali di Malik e i messaggi simbolici inviatigli dalla sua coscienza.

Invia una mail all'autore del commento BRISEIDE  @  22/03/2010 11:02:42
   8 / 10
Sorprendente ... ottima regia, attori stupefacenti e personaggi approfonditi e interessanti, pellicola dura e cruda ma incredibilmente verosimile senza cadere nei soliti luoghi comuni dei personaggi presenti talvolta nei fim di questo genere ( for example the departed) .
un film che sara' difficile dimenticare, una vera perla....
da non perdere assolutamente!!!!!!!!!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR williamdollace  @  22/03/2010 09:42:54
   8½ / 10
dal tatto e dagli occhi imparare luoghi e consistenze, gerarchie e movimenti, toccare la sabbia come la neve conservando negli occhi il cielo di un nuovo finestrino, uccidi per non essere ucciso, scanna per non essere scannato, le profezie sono di visioni e di appigli e di simboli e segni, oppure solo il proprio nome, scandito scritto o sussurrato, adagio come cartelli stradali e cenni del viso, muoversi rimanere versare e poi andarsere, movimenti dell’essere immobili, sottomissioni per non sottomettersi, conquistare per cambiare padrone, cambiare padrone per essere profeta e padre, i fantasmi che sillabano temporalmente la colpa di essere vivo in quanto elemento scritto in rosso di un ingranaggio che non contempla alternative, la violenza dell’essere nato e quella dell’essere cresciuto cresce con il passare dei minuti e poi descresce e poi cresce ancora negli occhi dell’animale preda o predato, che corre per non essere fermato, da una lametta o da un parabrezza, ingoiando il sangue per non ingoiare il metallo, resistendo, con la macchina da presa assassina che indaga sorveglia pedina e poi deraglia urlando come in una cella, per difendersi e rinascere libera in questo realismo magico che sprigiona poesia anche dai muri di cemento.

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Ultima risposta 25/03/2010 18.09.22
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LEMING  @  22/03/2010 08:06:20
   7½ / 10
Ottimo noir carcerario, ottimi interpreti ed ottima regia, astenersi i facilmente impressionabili, qualche scena cruenta.

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Ultima risposta 23/03/2010 13.37.29
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Tom24  @  21/03/2010 18:45:13
   8½ / 10
Niente da dire, film magistrale. Qualche pecca nella sceneggiatura, ma cinema che si distingue.

Nevrotik  @  20/03/2010 12:36:53
   8½ / 10
Assolutamente da vedere! Ti prende dal primo istante e resti incollato fino alla fine. Questa pellicola dimostra come si possa fare un gran bel film senza dover spendere budget milionari come siamo abituati a vedere da vari film americani che poi ci lasciano spesso con l'amaro in bocca.

Signor Wolf  @  20/03/2010 01:29:31
   7½ / 10
Buon film, che si prende i suoi tempi per proiettarci nel mondo della prigione, con una popolazione carceraria divisa etnicamente un giovane arabo è costretto alle dipendenze dei corsi. Davvero ben fatta la trasformazione da pivello appena entrato a delinquente che sà il fatto suo.. il carcere qui diventa una scuola di vita

Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  18/03/2010 15:05:08
   7½ / 10
Una pellicola dominata da un assoluto realismo spesso non riesce a gestire altrettanto bene anche l'aspetto emozionale legato alla finzione filmica(in questo caso, una scalata al potere con relativa vendetta). Audiard, invece, con un realismo tutto suo riesce a mantenere sullo stesso piano entrambi gli aspetti, costruendo una pellicola a metà tra un thriller carcerario e un non-thriller carcerario. Ottima, infatti, la gestione dei tempi, delle dinamiche interpersonali e del percorso evolutivo del protagonista, così come ottima è la resa emozionale.
Unica pecca, forse, qualche passaggio un po' azzardato, ma poca roba davvero. Ce ne fossero di film del genere in giro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  17/03/2010 19:32:28
   8½ / 10
Audiard dirige una pellicola da incubo, assolutamente anticonvenzionale praticamente in tutto, tanto iperrealista quanto violenta, caratterizzata sempre da un estetica rigorosissima, capace di immergere lo spettatore in un microcosmo che va ben oltre i classici clichè del prison movie...scordatevi quanto visto da molti anni a questa parte, qui c'è molto di più.
Originale e coraggioso, sia nella scelta del protagonista che nel ribaltamento del classico assunto di base: niente pseudo-eroe riabilitato che riconquista la dignità sfuggendo alla malavita, ma un semplice ragazzo che propio grazie alla galera ne comincia ad assaporare le potenzialità, compiendo un vero e propio percorso di iniziazione...niente di più vero.
Strepitoso l'esordiente Tahar Rahim nei panni del protagonista, secondo solo a Niels Arestrup, anche lui bravo propio perchè lontano dal clichè del vecchio capo mafia visto e stravisto decine di volte.
Il top della stagione con Haneke e Tarantino.

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Ultima risposta 18/03/2010 00.20.31
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento goat  @  13/03/2010 11:36:16
   9 / 10
audiard ha semplicemente una marcia in più, che gli permette di trasformare film di genere in entità multiformi in cui violenza, realismo e sporcizia convivono con intimismo e poesia.
ed è il migliore, IL MIGLIORE, a rendere le emozioni in movimenti di macchina.

9 risposte al commento
Ultima risposta 14/04/2010 15.21.04
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axel90  @  07/03/2010 20:11:31
   8 / 10
Ci sono solo delle montagne e dogane a separarci dai cugini d'oltralpe. Ma il baratro di livello cinematografico è incredibile. Mentre noi ci limitiamo a produrre scarse commediole e melodrammatici film sentimentali che parlano sempre di famiglie disastrate, relazione difficile e via discorrendo, i francesi producono un piccolo capolavoro del genere, uno dei film più intensi ambientati nella vita carceraria, semplice, essenziale e incredibilmente realistico.
La storia ruota tutta intorno a Malik, un semplice ragazzo analfabeta che per chissà quale motivo deve scontare una pena di 6 anni. Schivo, introverso e timoroso, Malik è forzato a collaborare con un gruppo di corsi che controllano il carcere e corrompono le guardie. Malik imparerà a sopravvivere in un ambiente ostile, dove non esistono veri amici e dove l'onestà è pagata a caro prezzo. "Il profeta" è ciò che serviva al cinema europeo: un film che si struttura su diversi livelli narrativi, in cui violenza e dolcezza si mischiano fino a fondere una pellicola a tratti lenta ma appagante e emozionalmente forte. Non esiste quindi solo la parola: il regista cerca di portarci il messaggio attraverso una regia introspettiva, ricercata, a volte senza far proferire parola per interi minuti ai suoi personaggi. Il carcere per Malik non è uno strumento per riabilitarsi ma è un luogo per crescere, apprendere, maturare.

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Ultima risposta 20/03/2010 04.29.38
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benzo24  @  01/03/2010 18:24:15
   5 / 10
di film ambientati in carcere ne ho visti tanti, belli e brutti diciamo che ho un debole per questo genere di ambientazione, quindi dopo aver sentito e letto tutte le lodi ricevute da questo film mi sono preipitato a guardarlo, e diciamo che sono rimasto piuttosto deluso. innanziutto il film è troppo lungo per una storia semplice come questa, quindi finisce molte spesso per annoiare. lo stile del regista non mi è piaciuto per niente (non ho visto gli altri suoi film), molte invenzioni e trovate le ho trovate addiritura stucchevoli. la trama per quanto sia semplice di questo film, sono riusciti a renderla a tratti veramente confusa (per semplificare a volte si finisce a fare pasticci), parlo di tutti i rapporti malavitosi. le interpretazioni poi non sono certo memorabili. salvo in particolar modo una scena

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in conclusione non un film bello, ma neanche brutto è semplicemente un film mediocre, senza pregi che sicuramente non riguarderò, tra i film ambientati in carcere è sicuramente il più noioso che ho visto e la noia di questi tempi al cinema è sicuramente premiata.

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Ultima risposta 08/03/2010 12.45.24
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tnx_hitman  @  01/03/2010 16:48:51
   9 / 10
Qui non si scherza..sono riusciti non so come a rimediarmi un disco con questo film all'interno...
Dire che e' un film carcerario con i contro ca.*& e' misero come giudizio.Spietato ,crudo,travolgente ed elettrizzante,diretto magnificamente..interpretazione sopra le righe da parte di tutti(Tahar Rahim 10 e lode come minimo)..e poi ritmo climax ascendente da mangiarsi le unghie che non puo' non incuriosire lo spettatore...sempre e' gradita questa tecnica.

Dopo gli horror impressionanti che non si fermano al puro intrattenimento(Martyrs),dopo un film su zombie appagante pieno d'azione e ironia(La Horde),dopo una commedia preparata a tavolino(Il Missionario),assieme ad un'altra chicca(Giu' Al Nord)..e dopo 2 film del genere gangsta con Cassel protagonista monumentale...Il Profeta segna l'ottima qualita' della cinematografia francese.

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Ultima risposta 02/03/2010 23.41.12
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Granf  @  01/03/2010 12:12:21
   10 / 10
Capolavoro assoluto di Jacques Audiard. Storia del cinema.

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Ultima risposta 27/05/2010 21.43.07
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  18/01/2010 12:55:49
   8 / 10
L'iniziazione alla malavita di un ragazzotto finito in un mondo che non gli appartiene. Il carcere e il suo terribile influsso sulle coscienze, un meccanismo inarrestabile di autodistruzione.

Ma questo è anche un bellissimo film sulla diversità di linguaggio (proprio come "Sulle mie labbra"), sull'orgoglio delle razze e l'egemonia del più forte.

Nulla da dire, i francesi ci sanno proprio fare.

Crimson  @  03/08/2009 15:17:05
   8½ / 10
Ogni film di Audiard mette in scena un protagonista che utilizza codici comunicativi differenti dalla consuetudine, ci mostra un lato del modo di rapportarci con gli altri fuori dal comune, e lo fa con una regia empatica, coinvolgente. Anche 'un prophete' non fa eccezione, anzi dal punto di vista formale è il miglior film del regista. Il ritmo è lento ma direttamente proporzionale allo sviluppo psicologico del protagonista. Gli elementi di contorno costituiscono un potenziale impressionante, nonostante ci sia qualche aspetto che risulta eccessivamente pretenzioso: il lato 'paranormale' della storia è interessante ma slegato dalla vicenda. Certo il cinema d'autore può permettersi divagazioni incomprensibili e meccanicamente sconnesse rispetto al significato degli avvenimenti su cui si fonda, quindi mi rimane difficile stabilire quanto ciò nel film di Audiard sia voluto e abbia pur sempre una propria logica o meno. Sta di fatto che la sequenza con il segnale di pericolo per la possibile presenza di animali selvatici è molto forte sul piano emotivo.
Malik e il suo mondo, costruito con l'intraprendenza, con un 'furor' disperato che consiste tutto nella ricerca dell'apprendimento, della 'tecnica' migliore e più funzionale che gli permetta di uscire da una situazione opprimente come quella delle costrizioni, di un mondo ostile e brutale in cui si ritrova, il sistema carcerario (lo spettatore non ne conosce le ragioni, e così Malik ci viene presentato come una persona di cui non si sa nulla, si parte ovvero da zero - situazione che ci accomuna agli altri carcerati). E il mondo circostante non è forse illogicamente ricco di punti in comune con quello carcerario?? E' la domanda che sorge spontanea, quando Malik comincia ad avere i permessi per 'buona condotta'. La vicenda si snoda su due mondi separati eppure così vicini, il pathos cresce in modo esponenziale. Un altro grande punto di interesse del film è il rapporto sibillino e doppiogiochista tra Malik e il capo dei Corsi (il grande Niels Arestrup, attore versatile come pochi), continuamente in bilico tra tradimento e una evidente 'forma' di rispetto che nasconde solo l'interesse reciproco nel 'servirsi' dell'altro.
Un gran film, lungo ma elettrizzante, intenso e profondo. La mia palma d'oro.

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