the addiction - vampiri a new york regia di Abel Ferrara USA 1994
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the addiction - vampiri a new york (1994)

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locandina del film THE ADDICTION - VAMPIRI A NEW YORK

Titolo Originale: THE ADDICTION

RegiaAbel Ferrara

InterpretiChristopher Walken, Paul Calderon, Lilli Taylor, Annabella Sciorra, Edie Falco, Kathryn Erbe, Michael Imperioli

Durata: h 1.26
NazionalitàUSA 1994
Generehorror
Al cinema nell'Agosto 1994

•  Altri film di Abel Ferrara

Trama del film The addiction - vampiri a new york

Studentessa alla vigilia della laurea in filosofia viene contagiata da una vampira di nome Casanova, traendone piacere, forze e vitalità. Sprofonda nell'abominio del sangue, contagiando uomini e donne con cui viene in contatto.

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Voto Visitatori:   6,99 / 10 (71 voti)6,99Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su The addiction - vampiri a new york, 71 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Thorondir  @  09/03/2023 17:07:09
   7½ / 10
Una sorta di Godard politico in salsa horror. Ferrara in "The Addiction" mescola cinema di genere e riflessione filosofico/cinematografica nel tentativo di comprendere l'inafferabile natura del male. Un male pervasivo, che è condanna ma è anche e soprattutto dipendenza: non se ne può fare a mano. Non ne possono fare a meno i vampiri come non potevano farne a meno i militari nazisti o quelli statunitensi in Vietnam: perché connaturato a loro, elemento costitutivo del loro essere. Mi sembra questa la riflessione più interessante del film, a cui si aggiunge un bianco e nero che dona espressività e che incastona qua e là qualche splendida inquadratura. Meno convincenti le incursioni in ambito filosofico.

Vegetable man  @  24/10/2022 22:12:38
   5 / 10
Un film pretenzioso, didascalico, verboso, e poco riuscito. Se non altro non la tira per le lunghe, ma quel poco che si vede non è certo memorabile. Il nome di Walken in locandina è praticamente uno scam, compare per una scena di due minuti appena. C'è giusto la curiosità per la presenza di due degli attori principali dei Soprano, Edie Falco e Michael Imperioli (quest'ultimo compare per una manciata di secondi).

1 risposta al commento
Ultima risposta 25/10/2022 10.20.16
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VincVega  @  04/11/2021 17:30:58
   6 / 10
"The Addiction" è praticamente una metafora vampirismo/droga, ma i vari simbolismi e dialoghi filosofici che ogni tanto si affacciano in quest'opera li ho trovati ridondanti. Un film che dice la sua, ma poteva essere ancora meglio in quanto frenato dal budget e dal minutaggio. Per esempio i personaggi di Christopher Walken e Annabella Sciorra sono molto promettenti ma non abbastanza utilizzati. Rimane comunque una pellicola dall'indubbio fascino e dall'ambientazione riuscita, anche se Abel Ferrara l'ho preferito altre volte.

LucaT  @  18/09/2020 01:35:40
   2 / 10
un film che avevo tempo fà visionato di sfuggita
vedi per il bianco/nero vedi il poco interesse che la storia sembrava proporre
ripreso con attenzione non lo trovo personalmente un film degno di nota
anche se l interpretazione di Christopher Walken è gradita
ma come film nel suo insieme non mi ha soddisfatto
nella mia -ignoranza senza confini- non ci trovo nulla di cosi eccelso
inoltre anche il bianco/nero artistico non trovo che aiuti
come la parte finale degenerata e sanguinosa
che sembra fatta a doc come fosse un -contentino- alla visione
o come il finale non-sense
e i buchi di sceneggiatura come fossero -time lapse-
ma tutto questo è arte
a me non basta questo per dire arte
e anche se fosse cè anche quella che non è fatta bene
è un film che a me personalmente non è proprio piaciuto

Filman  @  17/04/2020 17:05:01
   7½ / 10
THE ADDICTION è un film di vampiri girato per essere mostrato ai festival. E' quindi un film indipendente, un film d'autore, compatto, essenziale, di classe, anche pesante nella sua dimensione e sicuramente non banale.
Il simbolismo chiarisce fin troppo bene come Abel Ferrara con il tema della sete di sangue volesse parlare di droga nel suo abuso, nella sua dipendenza e nella sua astinenza. E' una metafora debole che però riesce in diverse occasioni a sovrapporre una storia di uso di droghe con una storia di vampiri con il solo uso dell'analogia per immagini. E' una metafora imperfetta che però regala una rielaborazione totalmente nuova del vampirismo, pur non essendo un film pop.
Il tutto viene legato da ragionamenti filosofici sulle proprie sofferenze interiori, su quanto sia giusto patirle, su quanto sia giusto capitalizzarle o su quanto sia giusto liberarle in un'anarchia dionisiaca. Ragionamenti che contro ogni pronostico non sono forzati e sembrano necessari all'interno del racconto.

76mm  @  26/10/2018 08:45:49
   7½ / 10
Portare la filosofia nelle sale cinematografiche è rischioso.
Abbinarla ad un racconto di vampiri è folle (o geniale, o entrambi se volete visto che le due cose a volte vanno di pari passo).
L'esperimento si può dire ben riuscito, anche se a mio avviso, a livello di concetti filosofici, si doveva restare un po' più in superficie.
In alcuni momenti infatti il discorso si fa un po' troppo complesso per essere liquidato con un paio di battute e si sente la fastidiosa necessità di dover prendere in mano un tomo per approfondire.
Con Stalker di Tarkovskij (altro famoso esempio di filosofia applicata al cinema che ho rivisto di recente) questa sensazione di dover stoppare ogni due minuti per fare ordine in testa non l'ho mai avuta…questa per me è la differenza fra un maestro e un artista bravo ma affetto da megalomania.
La scelta di tenere la durata entro certi limiti in questo caso è vincente.
Bellissima fotografia.
Walken lascia il segno, sempre e comunque.

alex94  @  08/05/2015 15:57:00
   8½ / 10
Atipico film di vampiri diretto da Abel Ferrara nel 1994.
Sinceramente non so bene da dove iniziare per parlare di quest'autentica opera d'arte,la trama può apparire banale ma non lo è affatto,è molto profonda ed originale,mostra il vampirismo come se fosse una dipendenza,come una droga,con risultati eccezionali.
Ferrara dirige il film in uno splendido bianco e nero con uno stile quasi documentaristico,d'ottimo livello anche la recitazione,in particolare quella della protagonista,veramente molto convincente.
Insieme a "Nosferatu" di Herzog è il miglior film di vampiri di sempre,assolutamente da non perdere.

hghgg  @  16/04/2015 22:58:39
   9 / 10
Ogni tanto bisogna pure mandarla a fare in cùlo l'obbiettività. Sia chiaro questo per me è un ottimo film in ogni caso tuttavia ha anche i suoi difetti e qui non ci piove però... Però ha sempre esercitato su di me un fascino e un'attrattiva indescrivibili, catturandomi dal primo all'ultimo fotogramma, disintegrando dal mio cervello termini quali "noia" o "lentezza" fin dalla prima visione e "costringendomi" a rivederlo una bella manciata di volte, portandomi ad apprezzarlo e ad amarlo più di quanto un giudizio maggiormente lucido e obbiettivo avrebbe probabilmente concesso.

Apprezzo tutto di questo film non c'è nulla che non mi sia andato a genio e poco ci posso fare quindi mandiamo per una volta al diavolo 'sta obbiettività; questo è un film sporco e malato, allucinato e malvagio dentro e francamente della redenzione in Cristo del finale che Ferrara non può farci mancare poco me ne cale, "The Addiction" è una delle più terrificanti rappresentazioni e una delle più potenti metafore sul Male che il cinema degli anni '90 ci abbia donato.

Insomma ci troviamo di fronte ad uno dei più grandi capolavori mai realizzati nel genere "vampiresco" con tutto che alla fine qui i vampiri non sono che un tramite, un pretesto per indagare sul male che è in tutti gli uomini, un mezzo per arrivare a metafore e profonde riflessioni filosofiche-antropologiche-psicologiche, il vampirismo è solo un'allegoria del Male nella sua forma più pura e lo stesso parallelismo, geniale, tra vampirismo e tossicodipendenza non è che un primo ponte per arrivare all'allegoria più grande, quella che rappresenta in pieno gli intenti degli autori, la chiave stessa di "The Addiction" che è, appunto, l'essenza del Male (si, rigorosamente ancora maiuscolo) così come l'estrema possibilità di una redenzione, chiodo fisso immancabile in Ferrara e a dire il vero a volte, dal mio punto di vista, quasi irritante ma qui davvero poco conta.

Insomma un film ostico e complesso che è molto di più di un "film sui vampiri" che giustamente, pur con mio dispiacere, a qualcuno non è andato giù, comprensibilmente.

Dico comprensibilmente perché io per primo potrei affermare che in questo caso il binomio Ferrara-St. John ha fatto forse il passo più lungo della gamba, insomma ci sono dei momenti e dei dialoghi splendidi e profondi che rimangono impressi nella mente ma anche altri davvero troppo ridondanti in cui non si può evitare di pensare "ragazzi che sègone a due mani si sta tirando St.John qui..." questo non posso non considerarlo.

Unire vampiri e filosofia è stata una mossa ardita e ambiziosa, portare il genere oltre il genere e ad un livello di maturazione più elevato di quanto avesse già fatto Herzog con il suo nuovo "Nosferatu", questo il tentativo di St. John e di Ferrara. Non so, anzi, non credo che ci siano riusciti alla perfezione, il film a me non ha annoiato mai ma anche così è impossibile non notare la ripetitività e la non necessaria complessità filosofica un po' posticcia in parti della sceneggiatura che in altri momenti risulta invece molto efficace (il bello è che St. John non scrisse "Il cattivo tenente" perché secondo lui si poneva interrogativi troppo complessi... Eh già, perché invece questo si interroga sulla semantica di Gargamella...). In ogni caso St. John raggiungerà risultati più equilibrati e nel complesso migliori con il successivo "The Funeral" (il vero capolavoro di Ferrara ?).

La regia di Ferrara è eccezionale ma anche in questo caso si potrebbe rimproverare un eccessivo "alternativismo" che va di pari passo con la sceneggiatura. Be, non sarò io a farlo in ogni caso.
Regia strepitosa di Ferrara, sperimentale, cruda ma sempre viva, potente ed evocativa (vedi inquadratura finale, vedi straordinaria sequenza del massacro alla festa, vedi le prime reazioni della protagonista al morso eccetera eccetera) piena di idee e inventiva.
Lo stile "underground" (sotterraneo, sporco, qui ci sta tutto), i movimenti di macchina sempre coinvolgenti e a volte geniali, la capacità di costruire scene di grande impatto e inaudita potenza visiva.
Incredibile come perfino in un film con protagonisti dei vampiri Ferrara non venga meno nel ribadirci, stilisticamente e registicamente parlando, il suo amore per il cinema scorsesiano. La sua New York, seppure invasa da insaziabili e malvagi vampiri colti e disillusi, è direttamente figlia di quella altrettanto realista, tossica, cupa e piena di solitudine del Martin Scorsese di "Taxi Driver" e soprattutto di "Mean Streets" la pietra angolare dell'ispirazione del Ferrara maturo fine '80-anni '90.

Inoltre il pregio principale della regia di Ferrara in "The Addiction" è quello di riuscire a centrare perfettamente quello che a mio avviso è e sempre deve essere l'elemento portante in un film di questo tipo, in un film dove di mezzo ci sono dei vampiri: l'atmosfera. Atmosfera ragazzi, quella malsana, tossica, oscura, malefica, a volte allucinata e opprimente atmosfera che la regia di Ferrara riesce a creare e che ricopre l'intero film facendogli fare quel salto di qualità necessario e donando ai suoi assetati protagonisti quel fascino indispensabile in figure del genere.

Ferrara centra perfettamente questo aspetto, l'elemento maggiormente riuscito di "The Addiction" a mio avviso, ed è proprio grazie all'eccezionale fascino creato dall'atmosfera che tutti i personaggi del film sono risultati ai miei occhi tanto magnetici e affascinanti; è proprio l'atmosfera ad elevare l'apparizione e l'interpretazione ad esempio di Annabella Sciorra e a rendere memorabile il suo personaggio negli appena 5-10 minuti complessivi in cui compare.
L'attrice italo-americana è forse un po' più "spaesata" rispetto al resto del cast (in quanto ad interpretazione vera e propria con Ferrara andrà molto meglio in "The Funeral") e certo lontana dal contesto in cui riesce a dare il massimo (l'abbiamo vista con Lee, l'abbiamo ammirata ne "I Soprano" in tv e così via) inoltre al suo personaggio è dato un minutaggio ben ridotto eppure la regia e la direzione di Ferrara creano questa grezza e cupa "cattedrale" che riesce a conferire una grande forza carismatica a questo personaggio trasformando la Sciorra in una meravigliosa, perfetta e indimenticabile vampira. Tra l'altro è da lei che viene quella che è forse la frase che più resta impressa, la più diretta tra tante riflessioni filosofiche sparse nel film: "In sintesi: non siamo malvagi per via del male che facciamo, facciamo del male perché SIAMO malvagi". E non c'è redenzione per "quelli come loro" dice lei. Ferrara poi dice altro, scegliete voi a chi credere.

Quella strepitosa sequenza nel vicolo, la scena del primo morso, che arriva così improvvisa, come un fulmine a ciel sereno, dopo appena 5 minuti è l'esempio migliore di ciò che ho appena detto. Ferrara dietro alla mdp gioca mirabilmente con le luci e le ombre di uno scuro vicolo di New York in cui il Male sta cominciando ad agire e dona a questa strepitosa sequenza un fascino indimenticabile.

Una grande mano la da la bellissima fotografia che esalta il bianco e nero del film (scelta a dir poco azzeccata per quanto mi riguarda) cogliendo ogni sfumatura di luci e ombre, giocando meravigliosamente con i chiaroscuri e rendendo ancora più opprimenti e malate molte sequenze del film in particolare la fotografia contribuisce molto a rendere indimenticabili le sequenze più sanguinolente e violente di "The Addiction". Ecco, regia e fotografia in b/n creano mirabilmente l'atmosfera meravigliosa di cui parlavo, davvero perfetta.

Poi gli attori, centratissimi; dalle comparse (un Michael Imperioli che arriva a Ferrara dal maestro Scorsese e poi, guarda il caso insieme alla Sciorra, diventerà grande in tv con "I Soprano") alla protagonista. Ecco, la protagonista. La brava Lili Taylor in una delle sue migliori interpretazioni. In campo cinematografico la Taylor è stata una brava attrice negli anni '90, molto versatile e capace di saltare con naturalezza tra generi e stili diversissimi tra loro (prima di questo lavoro aveva recitato nello stralunato, e per me ottimo, "Arizona Dream" di Kusturica e partecipato a quel manifesto corale di satira e critica sociale altmaniano che fu ed è "America Oggi" insomma non proprio una carriera da poco). Anche qui a mio avviso è brava, lei è la protagonista del film, lei è la filosofa madre della pellicola a lei sono affidate le metafore, le riflessioni e i dialoghi più profondi. E se la cava bene, è credibile e convincente quanto basta e davvero tremenda nel suo lasciarsi andare alla malvagità, nel suo spargere il morbo del vampirismo e quindi il Male la cui origine tanto voleva comprendere. Ripeto, con lei in testa, la terrificante scena del massacro alla sua festa di laurea è qualcosa di morbosamente angosciante, una scena a dir poco disturbante e potentissima, indimenticabile.

Ma è l'evoluzione del suo aspetto ad esser stata studiata in maniera geniale. Per rendere ancora più ovvio il parallelismo "vampirismo-tossicodipendenza" durante l'evoluzione (o la degradazione) del suo personaggio Kathleen cambia non poco look e così con i suoi, necessari, occhialoni da sole, quell'acconciatura e ovviamente l'andatura e l'atteggiamento "smorto" di un vero tossicodipendente, magari di un eroinomane ecco che la Taylor quando se ne va in giro di giorno assomiglia spaventosamente al signor Lou Reed (così tanto perché si parlava di tossicodipendenza, eroina, New York e siringhe inficcate in vena), invenzione visiva strepitosa.

D'altronde l'idea stessa del rappresentare il vampirismo in parallelismo con la tossicodipendenza è assolutamente geniale (sebbene non sia questa, l'ho già detto lo so, l'allegoria principale del film ma anzi vampirismo e tossicodipendenza sono entrambe metafore del Male stesso) e qui devo citare due scene perfettamente esplicative in questo senso: Kathleen che si spara in vena una siringa colma di sangue umano e Kathleen in crisi d'astinenza dopo l'incontro con Peina. Meravigliosi momenti di cinema. A proposito di Lili Taylor, negli anni '00 si riciclerà con classe anche lei come la Sciorra e Imperioli nelle serie tv, da ricordare la sua partecipazione nel capolavoro di Ball "Six Feet Under".

Ecco, Peina. Quanto sta in scena il signor Walker Christopher con questo personaggio ? 5 minuti ? 10 a dirne tanti ? Non importa, Walken è semplicemente straordinario o come ha detto l'utente Monkeyisland prima di me sontuoso. Walken è uno di quegli attori tanto grandi che può valorizzare un intero film in 5-10 minuti ("Pulp Fiction" lo avete presente tutti no ?), per me resta uno dei più grandi attori americani di sempre perfino sottovalutato in confronto ad altri suoi colleghi verso il quale non teme il confronto. Inutile dire che lui rispetto anche alla stessa Taylor è due-tre spanne sopra e la palma del migliore se la prende lui, in appena 6-7 minuti complessivi di recitazione. Signori, la classe non è acqua. Tra l'altro Peina è un personaggio importante nei complessi meccanismi filosofici della sceneggiatura, la dimostrazione del possibile (auto) controllo del Male, di una redenzione voluta e trovata con "digiuno" e "sofferenza interiore", una strada difficile e lunga che la protagonista eviterà di seguire. Belli però i dialoghi assegnati a Walken, bella la citazione di Burroughs e de "Il Pasto Nudo" in merito all'astinenza e davvero bella la prova di questo sublime attore una volta in più vero mattatore. Un piacere vederlo recitare.

E poi càzzo Christopher Walken doveva interpretare un vampiro almeno una volta, con quella faccia...

Ultima cosa, oltre all'ovvia bella rappresentazione oscura di New York, che voglio esaltare in "The Addiction" è la colonna sonora. Vampiri, Black Music e Rap una mistura devastante. C'è molto Hip-Hop in questo film perfettamente, ed è una cosa incredibile, centrato e amalgamato con l'atmosfera oscura e malsana del film. Purtroppo a me il genere non fa impazzire eppure vengono in mio soccorso i Cypress Hill, tra i pochi gruppi del genere che apprezzo, con la loro "I Wanna Get High" (voglio essere sballato, voglio sballarmi, si insomma il leit-motiv del film, che siano droghe o che sia sete di sangue poco cambia) gran pezzo del 1993. E poi, la Black Music, il Funk, il Rythm& Blues... Gli strepitosi titoli di testa aperti da un pezzo da sturbo, per l'appunto "Addiction" scritta da Eddie Kendricks e interpretata dallo stesso Kendricks in duo con David Ruffin, due pilastri della Black Music e due dei fondatori dei mitici Temptations, tra i primi ad unire l'R&B e il Funk con la psichedelia creando un connubio devastante.

Colonna sonora perfetta quindi in aggiunta a tutto il resto.

E allora confermo che se proprio vogliamo ridurre "The Addiction" ad un film sui vampiri allora siamo di fronte ad uno dei capolavori assoluti del genere.

Adoro questo film, lo trovo meraviglioso ed irresistibile e pazienza per qualche eccessiva velleità filosofica e qualche ridondanza di troppo, qui siamo davanti a grande cinema e la scena del massacro alla festa di laurea resta tra le più grandi scene, questa si, Horror di tutti i tempi.

Lo adoro, è un capolavoro e davvero questa volta si fòtta l'obbiettività.

6 risposte al commento
Ultima risposta 17/04/2015 14.23.39
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JOKER1926  @  10/01/2015 20:15:15
   6½ / 10
"The addiction" parla attraverso il suo titolo che richiama la dipendenza, discorso che si srotola in più concetti della stessa dipendenza, fra visioni dark e vampiri. Il significato viaggia al di la della rappresentazione macabra.
A colorare tale lavoro di Abel Ferrara una fotografia non precisa ma di grossa sostanza, un bianco e nero utile ed ottimo per rendere a meglio la materia trattata dalla regia.
Non brillerà per assoluta genialità la trama messa in piede da Ferrara, "The addiction" si consuma in un plot abbastanza telefonato, le particolarità si esauriscono altrove, cioè attraverso una sceneggiatura che a suo modo cerca di richiamare concetti filosofici.
Concetti di filosofia buttati in quantità copiose nel film, qualcuno potrebbe apprezzare la cosa, qualcuno invece potrebbe notare una sorta di virtuosismo, fra banchi teoretici ed esistenziali, forse smodati e forse troppo oltre lo stesso concetto creato dal film.

"The addiction", comunque, a conti fatti, si difende molto bene, è artistico al punto giusto e regala scene discrete, specie nel finale. Convince completamente l'ultima sequenza, immagine di una drammaticità che per farsi capire ed esplodere ha, effettivamente, bisogno di poco; ecco la forza di una macchina da presa.
Gli apprezzamenti da parte di un pubblico di nicchia non dovrebbero tardare ad arrivare. Progetto portato a buona conclusione.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  13/08/2014 18:20:41
   7 / 10
La droga è un male o il Male è una droga? Il film non ruota attorno al vampirismo, ma al Male in sé, sulla sua fenomenologia, tra schizzi di sangue e deliri pseudo-filosofici. Bravo Ferrara.

antoeboli  @  25/07/2014 00:15:05
   5 / 10
Tecnicamente è uno sballo ancora oggi , poi con la fotografia tutta particolare in bianco e nero , rende l atmosfera maledettamente inquietante , e con i personaggi molto dei quali con occhialoni scuri , quasi siano li che ti vogliono mangiare .
Quello che però non funziona almeno per i miei gusti è la regia troppo lenta ,che riesce facilmente a far venire sonno . Inoltre non è sicuramente il classico film sul vampirismo che ti aspetti , ma ha un suo significato profondo che bisogna saper cogliere .
Il livello di recitazione è molto buono , anche se dal trucco mi aspettavo che spuntasse una volta almeno qualche canino insanguinato . Mentre questi vampiri sembrano avere tutti denti standard.
Lo consiglio diciamo a quelli che sono alla ricerca dell'horror di classe per soli palati fini.

topsecret  @  14/05/2014 20:08:50
   5 / 10
La verità è che non m'importa nulla delle metafore, del simbolismo, delle citazioni filosofiche sul confine esilissimo tra bene e male. Il film di Ferrara mi ha annoiato per lunghi tratti: ho faticato a seguirlo soprattutto nella prima parte, dove dialoghi, situazioni e personaggi non mi hanno coinvolto e il ritmo blando di certo non aiutava. La Taylor è brava e mi va a genio come interprete, ma gli altri mi sono sembrati poco coinvolti e decisamente poco sfruttati e la storia, a mio avviso ne risente.
Ferrara usa il tema del vampirismo per realizzare un film in bianco e nero, quasi come per sottolineare le sfumature tra il bene e il male, per mettere l'accento su altre tematiche come la dipendenza e la volontà di scegliere ("non siamo malvagi per il male che facciamo, facciamo del male perchè siamo malvagi").
Purtroppo non mi ha colpito e dubito che lo rivedrò ancora...evidentemente non è un film per tutti.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  21/03/2014 16:20:41
   6 / 10
Un "horror" dalle premesse semplici ma che nelle mani di Ferrara diventa un'esperienza decisamente insolita.
Innanzitutto mi è sembrato un pò dilettantesco in quanto a montaggio e regia, quasi un ritorno allo stile degli esordi oserei dire, ma l'utilizzo del bianco e nero, molto suggestivo, fa da contraltare.
La protagonista Taylor è bravissima, peccato che i comprimari Walken e Sciorra, quasi anonimi, non vengano sfruttati di più (ma si rimedierà con il successivo capolavoro "Fratelli").
Ad ogni modo, aldilà del significato dell'intera opera, che ognuno è libero di interpretare come vuole, ciò che più colpisce è il comparto dialoghi con i personaggi che per tutta la pellicola parlano attraverso metafore, simbolismi e citazioni filosofiche; a prescindere che ci si capisca qualcosa o meno, è un elemento che affascina e che cattura lo spettatore dall'inizio alla fine (e sì che tendenzialmente proprio non sono amante di questo genere di stile narrativo). Tolto ciò, malgrado di horror nel vero senso della parola ci sia gran poco, non mancano comunque sequenze parecchio inquietanti come quella del massacro alla festa di laurea, da brividi oltremisura.

E' uno di quei film che o si amano o si odiano senza vie di mezzo (e se ci sono, come nel mio caso, sono molto rare): personalmente, sebbene ne sia rimasto coinvolto a sufficienza, non mi ha detto poi molto, e tra tutte le pellicole "riuscite" del regista italo-americano questa è quella che di solito riguardo meno volentieri; tuttavia mi sento di consigliarla lo stesso, se non altro per il modo curioso ed atipico con il quale Ferrara affronta determinati argomenti. Senza contare la perfetta rappresentazione underground della grande mela per la quale Ferrara si è sempre rivelato un maestro.

GianniArshavin  @  24/11/2013 13:17:29
   5 / 10
Primo approccio personale con Ferrara devo dire tutto sommato negativo,ma con qualche riserva.
The Addiction,infatti,non è un film che mi abbia fatto impazzire ma sicuramente la sua visione non lascia lo spettatore indifferente. La breve pellicola è infarcita di elementi positivi ed altri negativi,ed è una di quelle opere che divide e spacca nettamente l'opinione del pubblico.
Fra i pregi abbiamo un'atmosfera fantastica e malsana,resa ancora meglio grazie all'uso di un bianco e nero davvero di grande impatto visivo e di gran classe,degli attori assolutamente indovinati e un messaggio di fondo che comunque arriva allo spettatore.
Purtroppo le cose positive terminano qui per lasciare spazio ai difetti,su tutti una lentezza esasperante nonostante la breve durata e continue citazioni filo-letterarie che rimangono fini a se stesse. Proprio queste ultime risultano troppo irritanti,quasi a voler per forza donare alla vicenda un alone intellettuale e mistico.
Sicuramente a livello di messaggio e significato il film si difende bene nonostante le continue citazioni, e devo ammettere che una seconda visione potrebbe giovare per apprezzare di più del lavoro del regista Italo-Americano.
Rimandato!

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Ultima risposta 13/08/2016 12.18.27
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Woodman  @  19/10/2013 18:35:40
   10 / 10
Carico di male, sporcizia, pregno di scabrose auree e atmosfere dannate. Un terribile, scarnissimo, carismatico, essenziale film firmato Ferrara, nel suo inconfondibile stile catatonico, citazionista, libertino, rockeggiante, urbano fin sui puntini delle "i" nei titoli di testa e coda.
Malattia e morte, nichilismo e ossessione si intrecciano in questa brevissima, splendida odissea macabra. Il putrescente si sposa con il sublime, il raffinato va a braccetto col morboso, la ricchezza di invenzioni registiche si affida alla povertà di scene e mezzi. Tossicità e corpi conturbanti, un trattato di filosofia che concentra in 83 minuti il meglio del negativismo e reinterpreta la brutalità veritiera e struggente del simbolismo.
"The Addiction" ci presenta tutti i pregi dell'arte del trasgressivo e spudorato regista, che qui scatena un tragico vortice di spietatezza e nichilismo, quello nel quale è risucchiata la memorabile protagonista (Taylor), in seguito all'attacco della vampira Casanova (sensualissima la Sciorra, terrificante la sua doppiatrice).
"L'autoconoscenza è la distruzione del sè". Già. Siamo impossibilitati a conoscerci davvero, a meno che un evento sconvolgente, inumano, non ci sbarri gli occhi dentro il nostro buio. Cosa si vede? Poco e niente, o forse non lo si vuole vedere. L'essere umano è una pattumiera, un contenitore di vomito, ***** e malvagità. Bulimici, autolesionisti, inconsapevoli, malati sin dalla nascita. Peccatori, insomma. Redimersi è impossibile stando su questa terra. Un primo passo sarebbe allontanarvisi. Così si giunge, dopo una delirante orgia di sangue alla festa di laurea, al finale spiazzante e straordinario.
Vibra in continuazione di pessimismo, questa grande opera di Ferrara, che, come nella poesia di Baudelaire o in quella ermetica di Ungaretti, risuona di piani sequenza, di montaggi serrati, emblemi, rimandi, malinconie, orrori quotidiani, morte.

Qualcuno lo ha definito il miglior film sui vampiri mai realizzato, proprio per il coraggio e l'originalità che emerge dalle sue profondità indicibili. Il sangue, come la droga, diventa una malsana dipendenza. Il sangue dell'uomo, peggiore della droga, così marcio e velenoso. Il vampiro, seppure immerso nella contemporaneità e in atmosfere nuove, acquista la migliore identificazione di sempre, senza che nessun grande pensatore o cantore dei secoli o dei millenni passati venga offeso. Cacciatore, preda, drogato, ridotto al malessere e all'annichilimento per poter finalmente avvicinarsi alla luce della sua essenza. L'essenza dell'uomo, quest'uomo fragile e insoddisfatto, flebile, violento o insignificante.
Solo, ovviamente.
Per sempre uomini soli.
Entrare nella propria solitudine, vederla, sentirne il sapore, metallico e nero come il sangue, che scorre nelle vene come la solitudine scorre, e si inerpica, nel nostro universo nascosto, sino a circondarci con una barriera altresì nota come incomunicabilità, causa ultima dell'unica e irripetibile costituzione mentale e emozionale umana. Nessuna preconfezionata suggestione morta sul nascere in un film che pure ne offre miriadi, di autentiche, diverse per ogni spettatore, senza che lo si nasconda.

L'ottica femminile si addice assai al ritmo della narrazione e agli intenti dell'autore ( e del fido St. John), e il cast offre prove superbe, seppur limitate o brevi. Troviamo anche Walken nel ruolo del guru che ha imparato a contenere la sua dipendenza ossessiva (ma che straziante e dolente agonia) e la Falco (agli albori) che contribuisce all'epidemia.
Doppiaggio evitabile.
Uno spaccato sull'individuo e sulla società crudo e crudele. Tristissimo e commovente, oltretutto. Un'esperienza da vivere.
Per una volta in accordo col compiaciutissimo Mereghetti, posso proprio confermare il suo giudizio completo da 4 stelle, dove è ribadita l'assoluta intelligenza dell'opera, ormai una delle rare occasioni in cui si hanno fremiti e si prova stupore.
Ah, e tutta questa meravigliosa alchimia di universi ha durata inferiore all'ora e mezza.
Penso che non invecchierà mai.
Come non è mai invecchiato il simbolismo, come non è mai invecchiata la poesia, come non è mai invecchiata -nè mai ha smesso di riciclarsi o progredire- la *****.
Un capolavoro.

Sbrillo  @  18/09/2013 18:41:36
   7½ / 10
film che mischia sapientemente scene da horror con vampiri a perle filosofiche non da poco....una continua metafora sul male che va presa e apprezzata così come è!! seppur un tantino lento, la scelta del bianco e nero è stata molto apprezzata!
Piccola perla di Ferrara...

Film per palati fini!

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MonkeyIsland  @  28/06/2013 18:10:27
   7½ / 10
Filmone di Ferrara, Walken sontuoso e atmosfera fantastica.
Gioiello.

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ferzbox  @  11/03/2013 01:37:02
   8 / 10
Bellissimo il modo che viene scelto per rappresentare il vampiro,Abel Ferrara mette in scena una storia che rispolvera la figura del vampiro per associarla ad una realtà odierna..il vampirismo visto come una dipendenza,come una vera e propria droga...il soggetto al vampirismo messo in esame con un retrogusto da metafora sociale...davvero interessante.
Inoltre la figura del vampiro non viene stravolta,rimane sempre il classico personaggio..il finale poi è l'apice...
Ottima anche la scelta del bianco e nero,contribuiva bene a rendere l'amosfera del film ancora più cupa e malinconica...riusciva sempre a farti vedere il vampirismo come una malattia..è questo che mi affascinava...
Poi Cristopher Walken è stato bravo nella sua parte...e ci stava bene..
Un film che consiglio agli amanti dei vampiri in particolar modo...

Invia una mail all'autore del commento RubensB  @  03/01/2013 17:55:59
   7½ / 10
Ogni dipendenza, quella tossica è solo un pretesto, è l'elemento del male che và celebrato, ma dosato sapientemente. Succhiare la linfa madre che nutre l'intelletto da chiunque riesce ad interessarci il punto cardine. Filosofia e poesia vengono distribuite gradualmente senza estraniarsi da una trama semplice. Non è un film che tutti posso apprezzare(da alcuni commenti si evince palesemente).

prof.donhoffman  @  29/11/2012 14:09:55
   7 / 10
Grande atmosfera.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  24/11/2012 09:54:26
   5 / 10
Grande delusione...interessante solo il parallelismo fra vampirismo e dipendenza da droga. Per il resto mi limito a dire che l'unico altro pregio del film è che dura poco...

gianni1969  @  20/11/2012 23:39:18
   8½ / 10
qui ferrara come nel cattivo tenente affronta il mondo della tossicodipendenza,accomunando la sostsnza al vampirismo,cioe' alla voglia di bere sangue,geniale

tobbie  @  15/11/2012 23:28:55
   9 / 10
Eccezionale pellicola diretta da uno dei più sottovalutati registi contemporanei.
Il bianco e nero è fantastico,le musiche perfette, l'atmosfera sporca il giusto.
Piccoli difetti l'uso un pò spropositato delle citazioni e l'utilizzo di walken che non ho trovato valorizzato.
Per fortuna ci sono ancora registi che parlano di filosofia...

Charlie Firpo  @  11/11/2012 09:25:59
   5½ / 10
Sopravvalutato film di Ferrara con il suo solito taglio realistico accentuato dal B/N ma girato con i soldi che servono per fare un pieno di benzina , inutili gli spunti di riflessione dei vampiri filosofeggianti dopo un pò giunge la noia e la ripetitività.

Si salva solo Christopher Walken in quello che si può definire un breve cameo sicuramente a titolo gratuito o quasi visto il budget. Ai botteghini il film si rivelò un fiasco completo , il ricavato all boxoffice bastava giusto per acquistare un appartamento.

Jolly Roger  @  15/10/2012 10:36:09
   5 / 10
Sinceramente, mi sembra un film un po' sopravvalutato. Il tono intellettuale di cui il film va tronfio, in realtà stona con la storia, che, alla fine, è qualcosa di banale e di già visto migliaia di volte, ovvero: una donna viene morsa da una vampira e diventa vampira. Oltretutto le frasi presunte filosofiche sono, per dire, piuttosto "ermetiche", slegacciate l'una con l'altra e si fa fatica a seguire il percorso umano e intellettuale della protagonista.
Si può dire, sostanzialmente, che il film rappresenta il baratro del nichilismo, nel quale la protagonista viene inghiottita e nel quale muta radicalmente tutte le convinzioni in cui aveva creduto fino ad allora – in una sorta di illuminazione "nera" - ripudiando non solo gli insegnamenti filosofici – ma la cultura intera: la biblioteca, nella sua mente, diventa un gigantesco ossario vuoto, non serve a nulla, anzi. È il Nulla. L'unica verità "vera" è la dipendenza, e l'unica dipendenza degli essere umani – l'unico vizio – è il desiderio di sangue di altri esseri umani.

Siamo cattivi. Siamo nati per il male. Non esiste nulla. Siamo dipendenti dal sangue degli altri. A me questa "filosofia" spiccia, da band di death metal di periferia, mi ha rotto un po'. Inoltre, l'utilizzo strumentale di tutte quelle immagini dei campi di sterminio nazisti e delle fosse comuni, inserite nel contesto di un film dell'orrore col solo pretesto di creare un'atmosfera decadente e grave e renderci così più comprensibile il frettoloso mutamento psicologico della protagonista, forzandoci a condividere le sue amare riflessioni sulla cattiveria umana – beh, io francamente l'ho trovato un po' di cattivo gusto.

***DA QUI IN POI SPOILEROSO***
Con questo non voglio dire che il film non abbia un senso – un senso ce lo ha eccome, anche abbastanza profondo. La conversione al cristianesimo, unita al sacrificio più alto – il sacrificio di sé stessi - come supremo atto di ribellione verso il male nichilista, quando esso ormai ti ha corroso così tanto da non lasciarti più la forza di combatterlo. "Preferisco morire piuttosto che uccidere ancora" – questo, sostanzialmente, l'apprezzabile ragionamento finale della protagonista. Ragionamento che – e qui è altrettanto apprezzabile – rappresenta davvero una piccola "svolta" nel mondo vampiresco, in cui i vampiri sono una sorta di invidiati eroi, immortali, magari pure belli come i vari Lestat e la sua combricola, saggi, misteriosi, affascinanti e…e del sangue altrui chissenefrega. Insomma, questo film innova il solito tema, presentandoci il vampiro nella sua forma più umana, quella capace di provare il senso di colpa per le proprie azioni. Il vampiro che, dal vampirismo, ha perso più di quanto ha ricevuto in cambio – perché ha perso l'umanità, la speranza, la fede in senso generale, intesa come qualcosa in cui credere.
Forse, però, ci sarebbero state altre strade per la redenzione. Forse anche più apprezzate da lassù rispetto al suicidio, ma chissà, mi astengo da ogni giudizio su questo.
A parte il giudizio sul film nel suo complesso che, per la sua banalità di trama e la fumosità filosofica, mi ha un po' deluso e, nonostante quanto ho detto sopra, resta negativo.

BlueBlaster  @  31/05/2012 12:31:32
   6½ / 10
Horror d'autore non per tutti...se cercate un horror cambiate film, se volete qualcosa di particolare, drammatico e intelligente potete dargli un'occhiata...a me personalmente però non ha fatto gridare al capolavoro comunque ben fatto...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  25/02/2012 00:11:30
   7½ / 10
Pur girando a vuoto e noia (risultando di fatto pesante nella sua breve durata), Addiction rimane un'opera affascinante e piena di tematiche interessanti.
Un horror per modo di dire, un horror alla Abel Ferrara: il maledetto per eccellenza che non può non dirigere un film sulla maledizione di una Dipendenza assoluta che passa attraverso disquisizioni filosofiche, riflessioni, dolore della carne e dello spirito, cristianesimo. Ci sono tutte le tematiche care al regista a e al fido collaboratore St John che qui firma l'ultima collaborazione con Ferrara nella sceneggiatura.
Quindi al di là di quel difetto citato ad inizio commento davvero c'è poco altro da criticare e solo da lodare questo ennesimo bel lavoro del regista italoamericano più sottovalutato di sempre, che in America neanche conoscono.
Soltanto al di fuori del circuito hollywoodiano poteva essere girato un film del genere, vampiresco per modo di dire, violento in una maniera differente da quella che ci si potrebbe aspettare in una pellicola sui vampiri, lenta e girata in un bianco e nero quasi pulito. Mi ha ricordato forse a torto i lavori di Jim Jarmusch: se l'avesse girato lui non me ne sarei accorto.
E Addiction è la dimostrazione che Ferrara è uno di quegli artisti sregolati e affascinanti che si distinguono sempre e comunque, capace di girare anche fetecchie improponibili, film originali e unici (come questo) oppure capolavori giganteschi, con un'ottica radicale che si può solo imitare. Non credo sia un caso che Addiction contenga in sé come al solito i grandi difetti e i pregi del regista, ovvero una trama spesso piena di punti morti e sequenze di un impatto devastante.
è Ferrara, prendere o lasciare.

Aggiungo che Lilli Taylor qui è molto brava, il cameo di Walken simpatico (compresa la citazione a Burroughs e al Pasto nudo), il cast pieno di attori italoamericani che poi lavoreranno nei Soprano.

Beefheart  @  12/12/2011 14:52:57
   7½ / 10
Ennesima allucinazione perversa di Ferrara che prende Lilli Taylor e la mette a sbranare le persone in un tripudio di sangue stilizzato da un bianco e nero nitido e sincero. Ottimo cast ed ottima prova. Per essere un altro film sui vampiri, non è male.

Mothbat  @  13/11/2010 15:18:58
   9 / 10
Il capolavoro più intenso di Ferrara. Il vampirismo inteso come dipendenza del male nella società. Il tutto ambientato in una metropoli cupa e alienante stracolma di anime dannate che vagano senza meta. Il decadentismo moderno raccontato con un bianco e nero da favola.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  30/06/2010 12:01:32
   4½ / 10
Mi rincuora leggere commenti molto negativi su questo film perchè a furia di sentirlo elogiare mi sentivo un po'un alieno. A parte gli attori infami, la storia non sa proprio di niente secondo me. Sì, ci sarà questa idea del Male e dell'uomo corrotto nel profondo, ma a me è parso assai poco profonda questa "riflessione". E per chi vuole insistere sulla sua profondità filosofica, posso dire di averlo visto con la mia ragazza, ricercatrice universitaria di filosofia, che, come me, ha pensato "sto film non sa di niente". Ed è pure noioso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  30/06/2010 11:54:25
   8 / 10
Intenso e pessimista film sulla perdita della fede e sulla caduta agli inferi senza possibilità di ritorno. Un bianco e nero che rende ancora più crudo questo imperdibile film di Ferrara. Dipendenza, peccato e perdita di controllo, sono solo alcuni dei temi sviscerati da attori in perfetta forma.

pinhead88  @  26/05/2010 18:01:06
   9 / 10
Il vampirismo come allegoria della dipendenza immersa in una metropoli buia e degradata.una dipendenza non solo sulla droga,come può apparire chiaramente,ma sul male assoluto dell'umanità attuale e passata,descritta con un bianco e nero suggestivo e intenso,dove il pessimismo è veramente ai limiti.un film che non mi sarei mai aspettato da Abel Ferrara,lo accosterei quasi ad un Bresson moderno.magari il messaggio può apparire retorico,ma cinematograficamente parlando è un capolavoro,breve ma intensissimo.

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Ultima risposta 29/05/2010 08.12.48
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Libss  @  31/03/2010 10:19:49
   8½ / 10
Non un film sui vampiri, ma un film sulla colpa, il peccato, il ruolo del male, Dio, il determinismo, e la predestinazione, la metropoli, NY. Ferrara, però, è in grado di staccarsi sia del tessuto filosofico speculativo e che da quello meramente horrorifero adottando una fotografia noir di grande impatto. Da vedere.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  06/03/2010 13:27:18
   8½ / 10
Bellissimo "The Addiction" di Abel Ferrara, che qui rappresenta in B/N una flebite della nostra società dove il Male sembra ormai avere gli effetti di una droga, e che agisce come tale. Tutti ne soffrono, dal ghetto marcio dei quartieri fatiscenti agli intellettuali, inevitabilmente "costretti" a subirlo a causa del proprio sapere.

jannakis  @  24/12/2009 02:21:16
   6½ / 10
sarebbe un ottimo film se solo gli interpreti non fossero così autocompiaciuti e affettati, a dir poco meccanici nel formulare citazioni di pur indubbio spessore filosofico. Va bene il vampiro intellettuale ma snob no, proprio non scende, non ammalia in quanto rende palese il suo intento.
Dove il vecchio Abel poi voleva andare a parare ce lo conferma il discutibile finale. Il vecchio va preso com'è, lo conosciamo.
Tutto sommato offre buoni spunti di ricerca in libreria

marfsime  @  03/08/2009 18:50:56
   2½ / 10
Il voto probabilmente è anche frutto del fatto che m'aspettavo un film completamente diverso..non un quasi trattato filosofico pieno di citazioni..in effetti alla fine m'ha annoitato parecchio..proabilmente con una predisposizione diversa l'avrei valutato diversamente..magari non con un voto eccellente ma sicuramente superiore a questo.

bulldog  @  16/07/2009 11:46:50
   8 / 10
Impegnativo.

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Ultima risposta 25/12/2009 11.23.11
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alexp79  @  27/04/2009 19:58:41
   7½ / 10
bella la metafora della malvagità unana come droga (o tentazione).....
Si potrebbero rivedere i vizi della razza umana, messaggio fortemente pessimista...ci si ferma solo dopo aver fatto il pieno di peccato........

gasy  @  27/12/2008 22:26:25
   8 / 10
Il vampirismo come una droga con tanto di crisi d' astinenza. La sofferenza vera di un tossico. La sua difficoltà a vivere. Quel suo sentirsi diverso. Tutto raccontato sottovoce, quasi sussurrato da uno splendido bianco nero e dalla regia di Ferrara.

Guy Picciotto  @  14/11/2008 12:36:40
   9 / 10
Sotto le (finte) spoglie di un horror urbano questo film cela una riflessione sul Male e sulla dipendenza.
Qui si va oltre l'horror, anzi l'orrore come genere per seguire delle strade tortuose, filosofiche e "vampirizzate". Questo film maledetto dello stra-maledetto Ferrara è denso di contenuti: la follia della guerra,la critica sociale, la critica all'uomo: la malvagità è insita in esso, i problemi esistenziali, gli aforismi filosofici,il decadende che preme su tutto il film. Una fotografia malata, un b/n sporco,la colonna sonora "ghettissima": i Cypress Hill dei tempi d'oro.
Più si va avanti con la visione più ci rendiamo conto che quella che Ferrara racconta è niente di più che la Storia dell’umanità, delle sue nefandezze,dei suoi vizi,delle sue brutalità.
Ecco che allora il film allarga la sua prospettiva; la pellicola diventa infatti anche una sorta di strumento di autoredenzione, nella speranza (manifesta) di ottenere una catarsi. Catarsi che non è altro che il raggiungimento di una pace eterna,tappa finale di quella “via crucis” che è la vita.
“Addiction” non è un film facile. E’una pellicola complessa,tortuosa,con più piani di lettura che spesso si sovrappongono. E’un film di carne (tutto il film è infatti attraversato da un istinto quasi “animalesco e primitivo”) ma anche di mente (per la complessità dei temi trattati).
Un film che può non piacere a tutti, specie a quelli che cercano un film di zombi alla Fulci per intenderci, ma che indubbiamente non può lasciare indifferenti.
Il vampirismo visto come tossicodipendenza, dal sangue?, dalla droga? o da qualcosa di più profondo? tipo le patetiche ambizioncelle e desideri umani?
perchè il male inizia a manifestarsi quando in un essere umano nascono le ideologie, le dottrine, le farse cruente, la storia non è che una sfilata di falsi assoluti, una successione di templi innalzati a dei pretesti, l'uomo si affanna a creare simulacri di Dei, la sua capacità di adorazione è responsabile di tutti i suoi crimini, chi ama indebitamente un Dio costringe gli altri ad amarlo, pronto a sterminare gli altri che lo rifiutao. In ogni uomo sonnecchia un profeta, e quando si risveglia, c'è un po più di male nel mondo, ognuno attende il suo momento per proporre qualcosa, qualsiasi cosa, ha una voce e tanto basta. Paghiamo caro il fatto di non essere ne sordi ne ciechi. Quando parlo di Dei, intendo anche i filosofi,sopratutto alla luce del film. Guardatelo, magari la vostra vita non cambierà, ma di certo inizierete a vedere con occhi diversi cosa è stata la storia, la filosofia, ed a cosa porta in definitiva il pensiero dell'uomo ed il suo indottrinamento (pensiamo un po al folle "illuminato" Hegel, così rovinoso per l'umanità intera e la sua salute mentale).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  28/06/2008 23:50:22
   7½ / 10
The Addiction può essere considerato uno di quei film che si apprezzano e si odiano. Non è certamente un horror, ma usa la figura del vampiro come veicolo di contagio del Male che è insito nell'uomo, essere che è impossibilitato ad imparare dai propri errori (passando dai campi di stermineo nazisti ai massacri di Srebenica in Bosnia), in quanto la colpa dentro di lui è eterna e quindi condannato a perpetrarla per sempre. Girato in bianco e nero che accentua molto i contrasti nelle scene notturne è un film dal pessimismo quasi totale con una brava Lily Taylor come protagonista ed un cameo di Walken breve ma straordinario.

sweetyy  @  29/04/2008 11:02:01
   6 / 10
Sicuramente particolare e strano questo film di Ferrara, che tratta il tema della dipendenza il cui oggetto è il Male.
Non mi ha convinta comunque del tutto, forse per le troppe citazioni filosofiche.

lupin 3  @  20/04/2008 18:43:37
   7 / 10
Film diverso dal solito, ne vale la pena dargli un'occhiata.

G-nomo  @  30/03/2008 11:10:19
   7½ / 10
Gran bel film di Abel Ferrara che tratta il tema del vampirismo in un modo originalissimo. Grande come sempre Walken. Posso solo aggiungere che non è un film per tutti.

Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  12/03/2008 12:24:41
   9 / 10
Film essistenzialista, esplora il vampirismo da un punto di vista filosofico/religioso, cosa che raramente è mai avvenuto in un film del genere (e in un film di genere).

Più che un horror, un film filosofico, confezionato perfettamente (l'eleganza della fotografia, l'atipicità della sceneggiatura, l'espressività recitativa), con un grande Christopher Walken!

Non per tutti i gusti, qualcuno lo può trovare orribile o noioso (come se esistesso soltanto il cinema di intrattenimento - noioso non può essere sinonimo di film non riuscito, ha meno valore un film di un romanzo? Ci sono capolavori della letteratura che i più trovano "noiosi"), io lo trovo un piccolo gioiellino!

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  30/01/2008 10:55:45
   9 / 10
Interessantisimo e profondissimo lungometraggio nel quale Ferrara, attraverso speculazioni di carattere filosofico-esistenzialiste, indaga l'animo umano, rivelandone la natura malvagia e rabbiosa. Si tratta di u'opera estremamente nichilista e pessimista, che sembra non lasciare via di scampo -anche se il finale potrebbe essere letto come un tentativo disperato di redenzione nell' "abbandono" a Gesù Cristo: tutte le nefandezze perpetrate dall'uomo nelle epoche antecedenti, la storia, non ci insegnano niente perchè il passato non esiste, in quanto la tensione all'odio, alla violenza e alla cattiveria, essendo ontologicamente connaturate nell'uomo, seguiteranno inesorabilmente ad esistere. Di qui la metafora del vampirismo come inclinazione del soggetto al male, a cannibalizzare e rendere vittima l'altro (a questo proposito la scena della festa di laurea che sfocia nella mattanza è da antologia). Il male diventa una inveterata e insopprimibile esigenza di cui non possiamo fare a meno e da cui, come una droga, siamo dipendenti: ci beamo delle sofferenze altrui ma anche delle nostre, ci sguazziamo e ne siamo sopraffatti (Kerouac e Burroghs descrivono molto bene questo stato dell'essere). Probabilmente l'unico modo per eludere questa questa condizione indefettibile dell'uomo è la ragione. A tal proposito il personaggio chiave si rivela esere quello interpretato da Walken: un navigato vampiro che da anni ha rinunciato a "vampirizzare" gli altri attraverso l'imposizione della propria volontà: è con essa che, seppur violentando la nostra natura, possiamo evitare di arrecare dolore agli altri. I nostri cattivi sentimenti sono notevolmente più forti della nostra riprovazione, ma con uno sforzo spasmodico possiamo ricacciarli nei recessi della nostra anima dove lasciarli sopire, pur nella consapevolezza che possono inopinatamente scatenarsi e trasmutare in azioni orribili. Questa presa di coscienza si rivela però estremamente dolorosa, poichè con essa determiniamo inevitabilmente l'annichilimento del sè.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  06/01/2008 23:43:36
   8 / 10
film povero quanto stiloso, con inquadrature ricercate che rendono perfettamente l'ambiente torbido e moribondo che trasmette la minuta protagonista.
Ferrara mescola citazioni filosofiche al mondo dei vampiri da sempre considerato l'essere malvagio più seducente e ricercato

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  02/01/2008 14:05:46
   8 / 10
mi interessa parlare di una tematica filosofica ed esistenziale di cui si tratta nel film e che è stata commentata poco.
"Il tuo amico Feurbach ha detto che gli uomini che contano le stelle sono equiparabili a D.io...la mia indifferenza è di conseguenza giustificata, è il tuo stupore invece a dover essere studiato".
La riflessione del filosofo tedesco Feuerbach è decisamente antropologica e, passatemi il termine, anti-divina...in sostanza "Più c'è D.io, meno c'è l'Uomo"; condivisibile o no, resta una riflessione molto veritiera e interessante, poichè la costante divina dell'Uomo, posseduta intrinsecamente come bagaglio genetico (la ricerca di un D.io), è spesso simbolo di un vincolo contro cui il titanismo umano ha cercato sempre di combattere (vedi Nietsche). Come combattere quello che Marx definiva "l'oppio dei popoli", la religione (poichè di un D.io non si parla, ma di filosofia della religione), questo "oppio" che ci rende prigionieri, noi Uomini, esseri che possono esaltarsi tramite la Droga più potente di tutte, il Male? Il Male che rende gli Uomini potenti, ma che ottunde la coscienza di questo Male che li da vita.
Ma la domanda assillante è la Religione può redimere da questo gene che abita la terra, che abita noi, che Pascoli definiva "atomo opaco del Male"?
sembra di sì, almeno per Ferrara, però il finale non mi è ancora andato giù...questo annichilimento del sè collegato a Cristo è una visione troppo personale e francamente poco condivisibile.

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Ultima risposta 27/01/2012 17.01.07
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hyothehunter  @  24/12/2007 16:45:06
   9 / 10
il capolavoro in bianco e nero di abel ferrara. A mio avviso uno dei più bei film sui vampiri mai realizzati,ma ch, paradossalmente non c'entra quasi nulla con gli stessi. Infatti il tema viene trattato più come una tossicodipendenza, alcune citazioni e sfumature filosofiche sono veramente esaltanti.
imperdibile

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  06/05/2007 18:39:49
   8 / 10
Interessante metafora della dipendenza mascherata da horror, in cui il vampiro è visto come una creatura che assume sangue non per nutrirsi, ma perchè lo desidera ardentemente, con la stessa attrazione morbosa e maledetta con cui l'uomo è proteso verso il male o la droga, pur sapendo che tale morbosità loporterà all'autodistruzione: "Noi non siamo malvagi perchè facciamo del male; noi facciamo del male perchè siamo malvagi".
E tutto il film è chiuso in questa sorta di determinismo meccanicistico che inchioda la protagonista sin dall'inizio ("Dimmi di andarmene, dimmi di lasciarti in pace, ma fallo con convinzione").
Splendida la fotografia in uno sporco bianco e nero, purtroppo poco convincenti gli attori; talvolta troppo ridondanti ed autocompiaciuti i dialoghi; ciò non toglie che la pellicola sia assolutamente coinvolgente e disturbante, una piccola produzione da vedere e tenere bene a mente.

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Ultima risposta 19/09/2011 14.11.47
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Xavier666  @  08/04/2007 14:17:49
   7½ / 10
Film di quelli che si amano o si odiano. Non voglio fare differenziazioni odiose fra che capisce e non capisce, dico solo che per certe opere, certi film, certi libri, certi quadri ci vuole una sottile e non evidente sensibilità. Può dar fastidio chi non capendo una storia simile si sbilancia in commenti negativi che sminuiscono il significato di questa perla urbano-gotica, ma ciò non toglie che il valore soggettivo del film perda qualcosa.
Walken in formissima come sempre, ma poteva essere sfruttata meglio la sua aurea maledetta in questo che rimane comunque un ottimo film.

Sig. Chisciano  @  31/03/2007 05:18:48
   5½ / 10
Sono in difficoltà a commentare questo film e a dare un voto. Nonostante ci siano alcune sequenze molto belle e anche una certa atmosfera notturna resa molto bene il film annoia moltissimo, le molte citazioni filosofiche e letterarie sono sbattute con nomi e cognomi, non che mi dia fastidio ma trovo troppo facile esplicitarle così piuttosto che evocarle attraverso atmosfere e trovate registiche. Nonostante tutto il film un suo fascino lo ha e lo salva un po'!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  16/03/2007 23:45:24
   4½ / 10
film che ha un fascino particolare dovuto anche alla scelta del bianco e nero ma a me sinceramente ha annoiato moltissimo!

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Ultima risposta 30/01/2008 10.57.21
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Someone  @  15/07/2006 11:39:01
   5 / 10
Trovo facile e limitativo basare un film su una trama esile, a tratti banale, tentando di farla stare in piedi grazie a decine di citazioni di grandi filosofi e letterati. Un'opera forzata e pesante nel suo incedere lento e soffocante. Buona la scelta del bianco e nero, che comunque può essere letta come un pretesto per conferire all'opera un sapore "autoriale".
I clichè sono molti, troppi, e spesso si cade nella noia, nell'attesa che il film prenda una piega diversa.
Non orrendo, ma neanche sufficiente, a mio modesto parere!

Invia una mail all'autore del commento NNIICCKK  @  14/06/2006 15:25:36
   9 / 10
Bellissimo film d'autore.
Sconvolgente la metamorfosi interiore della protagonista ,molto ben recitata.
Mi è piaciuto l'uso del bianco e nero anche se a molti può non garbare, perchè lo considero adatto a questo film.Con i colori avrebbe perso qualcosa.

Sceneggiatura molto ricca di citazioni filosofiche ,un pò pallose ma adeguate alla situazione ,visto che la protagonista è laureanda in suddetta facoltà.
Non ho compreso molto "l'intrusione"di Christopher Walken (eccellente attore)con questa micro-parte .Sicuramente con una seconda visione riuscirò a chiudere il cerchio.
Ho apprezzato infine il non dilungarsi troppo della pellicola .

Titto  @  21/05/2006 22:49:36
   10 / 10
Eccezionale. Non mi aspetavo un film così intenso da Abel Ferrara.
Da vedere più volte per capirlo piu in profondità... se non si è laureati in filosofia.

D'accordissimo con i due commenti precedenti.
La fotografia, in vecchio stile noir e gangster mi sembra comunque ottima.
Regia superiore

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Ultima risposta 16/06/2006 00.08.22
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ulisseziu  @  06/05/2006 00:25:39
   8 / 10
Ottimo. L'idea di usare i vampiri come metafora per parlare di "vita morte e miracoli" è brillante. La trama che si dipana saltellando tra una citazione filosofica e l'altra mi è piaciuta perchè l'ho trovata ben costruita (anche se un po ripetitiva a tratti). Non mi ha entusiasmato la fotografia, a parer mio il bianco e nero è stato usato piu per favorire il mascheramento della poco adeguata illuminazione che per effettive motivazioni stilistiche.
E' lento, ma esaltante.

compeed  @  24/02/2006 11:28:31
   7 / 10
Bello l'idea di trattare la dipendenza (a tutto tondo)come vampirismo,mi e' piaciuto anche l'uso del bianco e nero.A mio parere nn si puo' paragonare al cattivo tenente semplicemente xke sono due film completamente diversi nella costruzione.L'attrice prot nn mi e' piaciuta molto.
Film filosofico anche per questo motivo andrebbe rivisto piu' volte.

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Ultima risposta 24/02/2006 23.26.36
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benzo24  @  07/02/2006 19:23:51
   3 / 10
Brutto film di Ferrara, che confezione un prodotto retorico e fine a se stesso. che ha il sapore di un opera incompiuta. Il film è breve ma non manca di annoiare, solo qualche sequenza è veramente riuscita, i personaggi praticamente inutili, compresa la protagonista che si cimenta in una insulsa recitazione (si salva solo Walken, ma non fatevi ingannare compare solo 5 minuti). Il tema è affrontato male e svolto nel peggiore dei modi, lo stesso Ferrara affrontando sempre le stesse tematiche (Il Male, la tossicodipendenza, la redenzione) aveva sfornato pellicole di ben altra caratura come Il Cattivo Tenente o il superbo King of N.Y..

jasnagora  @  01/02/2006 00:32:35
   4½ / 10
Ok senso escatologico, ok citazioni dotte, ok manicheismo bene/male, ok filosofeggiare, ma ricordiamoci che è un film. Deve avere un senso, una sceneggiatura valida. La snervante attesa di vedere accadere qualcosa viene resa ancor più insopportabile dalle citazioni il più delle volte incomprensibili (chi dice il contrario è ipocrita!). Il film si illumina quando compare l'enorme Walken, prende un senso: ma è solo un'illusione. Walken scompare e rimane un mirabile bianco e nero che racconta il nulla più assoluto. Un paletto di frassino finale avrebbe avuto molto più senso di tante parole insulse.

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Ultima risposta 24/09/2006 15.08.03
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Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  28/12/2005 17:24:06
   4 / 10
Un insieme di citazioni filosofiche, niente di più. La mia idea è che fare un film non è scrivere un libro. Considerando che:
- il collegamento tra le "tematiche" di cui accenna il film è troppo forzato
- il film dura poco più di un'ora e dopo venti minuti ne hai già piene le palle
- la trama è molto esile e non originale visto che riprende il tema del vampiro
- gli ultimi venti minuti (tralasciando il finale vero e proprio) sono l'unica parte riuscita abbastanza bene
- considero la filosofia fine a se stessa (nel senso che insegna ben poco in ottica futura)
beh... tutti questi ingredienti sfornano un 4!

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Ultima risposta 25/09/2006 14.02.56
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  04/10/2005 11:17:01
   8 / 10
Ferrara non mi piace. A parte qualche film, trovo il più delle volte inutili i suoi film, e dai contenuti per me poco interessanti.
Ma ci vuole un po' di oggettività nel dare un giudizio, che per questo "The addiction" non può essere che positivo.
La fotografia è meravigliosa, il bianco e nero fa venire in mente non certo il cinema europeo alla Bergman (ma dai come si fa a roba del genere????) , ma invece quello torbido e ossessivo del noir americano degli anni '40. Ferrara si concentra molto sullo stile, sulle ombre e sui tagli di luce e a tratti riporta letteralmente in vita il nero americano con quelle sue atmosfere torbide e opprimenti.
Atmosfere che , per i contenuti del suo film, la droga, la morte, e più in generale, il male nella società, stanno letteralmente a pennello e conferiscono alla pellicola di Ferrara tutte le caratteristiche di un film delirante, radicale, e fuori da ogni possibile moda.

Gli si possono contestare forse troppe citazioni filosofiche e troppe metafore , che abbondano letteralmente nel film, ma la realizzazione stilistica non si può toccare. Ferrara ha fatto un Horror radicale, senza concedere niente di niente, servendosi dello stile, della fotografia e dell'illuminazione tipica del nero americano.
Cmq gli ho preferito "Fratelli", anche se gran parte degli altri lavori del regista a me non vanno.

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Ultima risposta 02/01/2008 13.42.09
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR tylerdurden73  @  04/10/2005 09:59:09
   4 / 10
Conosco quasi tutte le opere di Ferrara (regista che stimo con qualche riserva)ma questo film non ero ancora riuscito a vederlo.La delusione è stata grande una volta raggiunto il mio intento,la pellicola ci sottopone una sorta di ragionamento prendendo spunto da una mite studentessa di filosofia che si trasforma in una vampira assetata di sangue,mettendo in luce i suoi tormenti dinnanzi al male che provoca,sino al raggiugimento dell'espiazione dei propri peccati e alla conseguente redenzione.
L'uomo è malvagio in quanto lo è la sua indole oppure sono gli eventi esterni che lo fanno diventare tale?La domanda di fondo è questa,volendo riassumere brevemente il senso del film...ebbene piu' che un horror mi è sembrato un trattato di filosofia,estremamente verboso ed in parte noioso.La mano di Ferrara è comunque quella del regista capace,gli ultimi 20 minuti infatti sono davvero molto belli,non bastano pero' ,a mio avviso,a salvare questo lavoro.Intelligente l'idea del bianco e nero,scelta soprattutto per evitare di incappare nella censura e di rendere il film troppo "splatter" viste le parecchie scene sanguinolente,brava la Taylor,attrice poco hollywoodiana(non è la tipica incarnazione della bellezza),ma sicuramente dotata di grandi capacita' interpretative.

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Ultima risposta 16/04/2015 11.35.42
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  16/06/2005 03:11:49
   8½ / 10
Grandissima prova di Ferrara e del suo sceneggiatore Nick StJhon. In un bianco e nero pragmatico il vampiro viene visto come simbolo della dipendenza dell'uomo dal male. Il film si aggira tra riferimenti filosofici (a quasi tutto l'irrazionalismo tedesco) e letterari (da Sartre a Kerouack) verso una sua ricerca dell'eterna lotta tra bene e male, affrontata in modo filosofico col solito tocco religioso dell'accoppiata Ferrara-StJhon.
Imperdibile


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Ultima risposta 30/01/2012 22.39.23
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aubek  @  13/06/2005 01:44:49
   10 / 10
leggendo i vs commenti ho capito che vi è sfuggito il senso escatologico del racconto, il significato e la certezza della redenzione finale, nell'ultima parte del film un'orgia assatanata ha succhiato il sangue dell'agnello. Quello che l'uomo fa anteponendo la sua storia, il suo piacere al disegno che dio ha per la sua storia. Dio è misericordioso, e la ragazza è salva nellla vita eterna, è stato un attimo, una grazia, lil vero amore di quel'agnello ucciso e immolato che l'ha salvata. In un momento la studentessa si rende conto dell'abisso in cui si trova e cerca Cristo, ma non avete visto il crocifisso?' O siete ciechi. Il film io l'ho visto per caso, per purissimo caso, ho vissuto un'esperienza unica che le parole non riescono a descrivere. La droga che ti ditrugge e distrugge tutti quelli che ti sono vicini, la forza del male più contagiosa di un virus. Ecco perchè la ragazza, quasi consapevole del danno, della morte che arrecava, chiedeva alla vittima- Reagisci, dì qual cosa- Ecco diciamo no la male, resistiamo le tentazioni, si può fare. Nel film c'era tutta la storia dell'umanità, alla deriva, senza certezze, senza meta, idolatra. Come idolo era lo studio per tutte le studentesse del college... Potrei parlare per ore ed è la prima volta che scrivo qui, non vado mai o quasi ami al cinema, ma questo film rimarrà nel mio cuore per sempre, e con esso il messaggio che vuole darci, affidiamoci a cristo, resistiamo al male, e tantissime altre cose
ciaoooo da aubek

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Ultima risposta 22/06/2005 18.44.20
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Mpo1  @  07/06/2005 23:52:03
   6 / 10
La fotografia è veramente molto bella, il resto meno.
Ennesima variazione filosofica sul tema del vampiro, qui però in salsa cattolica. E così dobbiamo sorbirci le solite sciocchezze su peccato, colpa e redenzione. Ferrara ci vuole parlare del Male, tra citazioni di grandi filosofi e immagini di genocidi, ma l'elemento religioso, insopportabile e quasi ridicolo, rende tutto meno interessante. Il cattolico Ferrara distrugge un film potenzialmente affascinante e a tratti lo fa sembrare un sermone invece che un horror. Orrende le musiche.

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Ultima risposta 22/06/2005 18.50.33
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Invia una mail all'autore del commento Iovink  @  24/04/2005 19:12:45
   9 / 10
L' eterno contrasto fra bene e male, una riflessione su temi complessi e accattivanti quali l' esistenzialismo e il determinismo, una orgia di sangue narrata con stile, citazioni a iosa; "The addiction" è questo e altro.
Sensuale e "maledetta" la Taylor, sempre maestoso Walken. Purtroppo il doppiaggio italiano lascia un pò a desiderare (specialmente quello della protagonista, poco efficace nel restituirci le sue capacità interpretative).


Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento cash  @  03/02/2005 17:54:47
   1 / 10
per tutto il film ho atteso invano qualcuno che se ne uscisse dicendo "sorridi, sei su candid camera". Purtrippo no, era tutto vero. ferrara, da sempre regista maledetto, produce stavolta un filmucolo che vorrebbe all'apparenza autoriale, ma in realtà è solo ciarpame. Il bianco e nero come cifra stilistica? Ok, ma la fotografia fa schifo. Non dico che tutti debbano assumere a modello il bianco e nero alla bergman, ma insomma; illuminare il set con più di una lampadina poteva farlo. Ci sono degli esseri umani che camminano nel film che da alcune parti vengono chiamati attori; sconcertante che ferrara non ne abbia trovato manco uno. Del resto, uno che fa recitare ******* e la argento tante pretese non le ha...
nessuno tra l'altro è in grado di esibirsi in un dialogo per lo meno normale, e ferrara, che non aveva voglia di scrivere una sceneggiatura, non ha fatto altro che strappare a caso le pagine dal bignami di filosofia del liceo tecnico.
Ed è incredibile come ferrara non zecchi un'inquadratura che sua una; pare che scelga gli angoli di ripresa con la tecnica del bim bum bam, epperò è pure s****to, perchè gli esce sempre l punto di vista più lercio. per fortuna dura poco (e ci mancherebbe altro).
C'è pure qualcuno che esorta ad andare in fondo.
In questa mer.da di film? ma per piacere.

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Ultima risposta 30/06/2010 12.18.42
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liu_mi  @  23/11/2004 13:01:59
   8 / 10
Horror delirante, a tratti eccessivo, infarcito di citazioni filosofiche (il balsamo di ogni avversità), riflessioni sul male nella società, sulla guerra e i campi di sterminio. Interessante per l’uso simbolico del vampirismo come droga che trasmette questo male al singolo e che di conseguenza prende coscienza della sua esistenza. Il film non è male, forse il migliore di Ferrara, ma in alcuni momenti è molto pesante, soprattutto quando mostra le foto dei campi di concentramento.

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  30/08/2004 16:35:46
   7 / 10
Non male ma forse un pò eccessivo; troppo citazionista per una storia piccola piccola, comunque da vedere.

Blackout  @  30/08/2004 16:31:40
   9 / 10
Un altro gran film di Abel Ferrara....però non bisogna fermarsi alla storia di vampiri sotto molto altro....


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