Joe Buck approda a New York, dal Texas, convinto di poter fare quattrini a palate grazie alla sua esuberante virilità da mettere a disposizione di donne sole. La realtà del "mestiere" si rivelerà molto diversa e molto più amara. Nella giungla metropolitana, Joe trova un vero amico nel tisico Rico.
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Tipico film del periodo, mette in scena senza alcuna pietà un crudo realismo, condito da un altrettanto forte cinismo. Forse un'altra storia di fallimenti, ma perdinci questa funziona. Pugno nello stomaco.
Anche se "MidnightCowboy" non verrà studiato certo nelle scuole di cinema data la regia incerta(l'Oscar!?), montaggio illogico, flashback bislacchi, dialoghi frammentari, musiche(tranne il bellissimo tema dei titoli) irritanti e personaggi troppo ambigui per non dire peggio il film risulta comunque solido profondo e toccante! la trama c'è! i protagonisti pure! (meglio Voight comunque di Hoffman secondo me). Voto al film 7,5 Voto alla confezione (3,5) Voto finale 5,5
Storia di un amicizia o di una omosessualità latente? Qualunque sia la risposta lo squallore metropolitano e umano che emerge in questo capolavoro è sconcertante, ma veritiero. Da applausi Voight e Hoffman bensì regia, montaggio e musiche non sono da meno. 17° posto in classifica nella stagione 1969/70, fu rieditato anche nel 1979/80 arrivando 42°.
Rivisto oggi perde un pochino di forza propulsiva ed anzi sembrerebbe quasi morigerato ma per i tempi è stato uno spaccato di vita estrema di grandissima intensità, sorretto da un ispirato duo di protagonisti che sa mettere in luce le incomprensioni, le contraddizioni e la generosità di un'amicizia prima di comodo, poi genuina. Approfondirò la filmografia del regista, del quale finora avevo visto solo "il maratoneta".
Buon ritratto di un'America in crisi di fine anni '60, che metteva in crisi il sogno americano, tra guerra in Vietnam e annesse contestazioni. Film crudo e ben fatto, risente un poco del peso degli anni ma si lascia vedere ancora con gran piacere. Ottima la coppia protagonista.
Degrado e miseria, un film cult con una coppia di protagonisti a pieno regime, abili nel risaltare le difficoltà e le speranze infrante di personaggi senza futuro. Un film discreto che vale la pena vedere.
Questo film è il grido disperato dell'America nel pieno del disastro del Vietnam, anche se la guerra non viene mai citata. Ma la vediamo sui volti e la pelle degli ultimi di New York, la capitale della ricchezza americana. Schlesinger mette in scena la disillusione del sogno americano, come quello del nostro cowboy Jon Voight, che parte per New York con il "sogno" di diventare ricco facendo sesso accalappiando qualche donna dell'alta borghesia. Ma la realtà è diversa e finirà a vivere dentro una fogna insieme ad un ladro storpio malato e poverissimo, interpretato in maniera sontuosa da uno straordinario Dustin Hoffman. Fine della corsa, il sogno non esiste, ci si arrangia come si può. Spaccato duro, reale, crudele e sentito, di un'America borderline incapace di trovare voce e spazio nel passaggio dagli anni '60 ai '70.
Film niente male nobilitato dalla bella interpretazione di Jon Voight e da quella bellissima di Dustin Hoffman. Duro e senza speranza. Non è, però, un capolavoro per mio gusto.
Leggo grandi elogi per questo film che francamente non mi ha particolarmente entusiasmato. Storia triste e deprimente, delle peripezie di un pittoresco "prostituto" accompagnato da un Hoffman sempre grande. Tutto qua,morale molto semplice, inseguire il successo, facendo marchette al maschile, è decisamente velleitario e perdente.
Sogni di libertà. Amicizia e solidarietà incondizionata. Dall'altra parte, i rigidi principi del capitalismo americano conservatore. Gli affascinanti anni '60-'70.
Sono rimasto avvinto sin dall'inizio - con l'arrivo a NYC dal Texas di questo midnight cowboy - dalla descrizione (un po' coeniana?) del contrasto fra la profonda provincia americana e la NYC piena di sirene e false speranze. Ma soprattutto mi è piaciuto lo stile di Schlesinger, febbrile. Gli usi dello zoom; del montaggio in particolare, con flashback continui e visualizzazioni dell'immaginario, ricordi e fantasie, momenti onirici... Si vede la provenienza del regista dal Free Cinema britannico, e credo proprio che Schlesinger ha influenzato molto Roeg (v. "A Venezia un dicembre rosso shocking"). Lo sguardo intimamente europeo su quest'America di fine anni 60 è particolarmente fecondo ed è ciò che rende memorabile il film, al di là della descrizione d'un'epoca, di determinati ambienti, e delle tematiche affrontate.
Mmm, mi dispiace dargli un voto così basso, alla luce non solo degli anni che si porta, ma soprattutto del periodo storico. Al di là di questo, è ben recitato e studiato, ma è uno di quei film che non rivedrei.
La regia è davvero sorprendente, un film molto particolare soprattutto per l'epoca; non sempre però ho apprezzato lo stile del regista, non molto convincenti i flashback e qualche scena sconnessa mentre azzeccatissima l'idea di trasformare in immagini i pensieri dei protagonisti (non so se mi son spiegato, per capire quello che intendo dire bisogna aver visto il film). Davvero strano che un film così particolare, controverso, e per certi versi scandaloso abbia vinto ben 3 Oscar, premio generalmente indirizzato a film ben più tradizionali.
L'interpretazione di Dustin Hoffman è impeccabile, tanto da oscurare anche quella di Jon Voight. Nonostante i tanti pregi il film però non mi ha più di tanto coinvolto, forse in alcuni tratti fin troppo particolare e ricercato per i miei gusti. Colonna sonora molto bella.
Davvero un gran film, in cui si respira un atmosfera di degrado in cui l'emarginazione e il disincanto raggiungono vette assolute. Bellissimi i flashback in B/N che raccontano le violenze subite dal personaggio di Voight. Finale amarissimo, dimesso e quasi improvviso.
Un ragazzo parte dal Texas e arriva a New York lo scopo è quello di diventare gigolò...ma niente va secondo i suoi piani.Visto ieri in tv e devo dire che non è niente male. Ottimo in regia e recitazione il film coinvolge abbastanza e non annoia nonostante le due ore. Magnifici Hoffman e Voight. Da vedere.
Interessante riflessione sul sogno americano, va detto però che lo stile del racconto e il buonismo complessivo mal si conciliano con la tematica trattata che avrebbe meritato tutt'altro registro narrativo.
Certo per l'epoca in cui è uscito è stato un film a dir poco coraggioso ma oggi risente parecchio della sua età.
invecchiato ma tutt'altro che datato, Midnight Cowboy è una metafora del sogno americano che non tramonta mai, interpretato ottimamente dai due protagonisti. bellissime e indimenticabili alcune scene con relativo accompagnamento musicale.
BEL FILM, RACCONTO SENZA ILLUSIONI il sogno americano, due perdenti che si ritrovano e cercano si sopravvivere nella grande città. bellissima la canzone che fa da colonna sonora, grande interpretazione dei due protagonisti,
Grandissimo spaccato sul sogno americano e su tutte le illusioni che ne derivano. A 42 anni dalla sua uscita, l'impatto ovviamente non e' piu' lo stesso che poteva provocare all'epoca; ma nonostante questo, il film risulta in ogni caso emozionante e coinvolgente (gran parte del merito va all'eccellente e zoppicante performance di Hoffman, e al bellissimo rapporto d'amicizia che si instaura tra quest'ultimo e il chiuso ed ingenuo Voight). Molto triste il finale, e decisamente memorabili sia l'arrivo del cowboy nella Grande Mela sulle note di "Everybody's Talking At Me" di Harry Nilsson, sia il party psichedelico dai richiami warholeschi al quale i due partecipano (per tutta la sua durata, sembra di essere sotto l'effetto di allucinogeni). Un bel film, freddo e sofferto, che pero' e' riuscito a sopravvivere alla prova del tempo solo in parte. A me, comunque, e' piaciuto molto.
Pellicola perfetta per l'anno in cui uscì, "Midnight cowboy" ha risentito un po' del passare del tempo, invecchiando non benissimo. Rimane profonda la riflessione sulla solitudine e sulla distruzione del sogno americano, ma gli inserti onirici e psichedelici hanno segnato il passo.
La ballata del giovane cowboy, così come quella di Stroszek, finisce nel peggiore dei modi.
L'american dream spolpato sino al midollo, in sobborghi bui e perversi, dove le prospettive di un provinciale vengono infrante dalle risate dei personaggi che popolano quel mondo.
L'aiuto di un freak sarà l'ultimo appiglio di salvezza. Cosa succederebbe senza di lui?
Bel film su un'america ormai lontana, fatta di sogni distrutti, di squallore, di eccessi, di contrapposizioni tra facce di una stessa incredibile medaglia. Non ho apprezzato alcune parti (i flashback così montati o gli inserti televisivi, comunque notevoli nel loro disgusto) ma è innegabilmente un gran film. Colonna sonora leggendaria, un esordio notevole di Voight (accidenti se assomiglia a sua figlia Angelina Jolie in certe inquadrature!) e un'altra fantastica interpretazione di Hoffmann. Probabilmente un documento coraggiosissimo all'epoca (notevole anche l'inserto del party della Factory di Wharol)
Ritratto di vita sull' illusione del grande "Sogno americano". Jon Voight da urlo e un Dustin Hoffman "fantascientifico". Meritato premio Oscar nel 1970. Consigliatissimo.
Opera drammatica di John Schlesinger con la prodigiosa accoppiata Jon Voight e Dustin Hoffman, ecco dunque a voi: "Un uomo da marciapiede". Questo film funge da metafora circa l'illusione, i sogni di un uomo che si logorano in una New York "magica" e presunta portatrice di sogni e di ricchezza. Joe Bucker giovanastro spavaldo, spregiudicato cerca di arricchirsi nella "Grande Mela" attraverso la prostituzione (all'epoca questo film fu sotto alcuni aspetti "clamoroso"), i clienti (ipotetici) vecchie con i soldi stanche, annoiate dei molli e ormai vecchi mariti. Ad accompagnare (per caso, per sfortuna) il giovane "stallone" ci sarà l'indimenticabile Enrico Salvatore Rizzo conosciuto con un altro nome (non certo favoloso) "sozzo"; i due saranno con il tempo in massima sintonia e vivranno in una sorta di "tana" fra freddo e miseria fra morte e sogni... Ed ecco dunque il succo de "Un uomo da marciapiede", la pellicola è anche una gran bella denunica agli Stati Uniti, la società è allo sbando, e in tutto ciò sorgono gravosi problemi.
"Un uomo da marciapiede" offre quindi una sceneggiatura compatta, la narrazione è sempre affascinante, specialmente nell'ultima parte, gli attori sono stellari, Dustin Hoffman nei panni di "Rico" riecheggia la perfezione; la fotografia è bellissima, il montaggio è quasi geniale, da segnalare a questo punto i flashback davvero misteriosi e a dir poco "dark"; il lavoro musicale poi sfiora la summa, musiche intonate al contesto, famose e grandiosi.
Fra una donna e una piccola rapina John Schlesinger riesce ad intrappolare nella sua illustrazione concettuale il pubblico, prodigiosa, clamorosa l'analisi introspettiva circa i personaggi con il sudore che gronda non solo dalla fronte di Hoffman ma anche da quelle del pubblico in ginocchio dinanzi ad una storia tetra, sporca bagnata in visioni onnipotenti e vanagloriose...
Bel film con dei grandi interpreti. Trama non particlarmente interessante o coinvolgente, c'è da apprezzare la tamatica sviluppata comunque discretamente. Un film non convenzionale che lancia un atto d'accusa all'American Dream. Storia amara che non lascia spazio alla retorica (almeno per la prima ora), ottima l'accoppiata Voight - Hoffman. Eccellente la colonna sonora dove spicca ''Everybody's Talkin'' cantata da Nilsson. Un film tutto sommato buono che però lascia spazio ad alcuni momenti di noia.
Nonostante si facciano sentire gli anni passati dalla sua uscita, "Un uomo da marciapiede" è sicuramente uno dei film più importanti ed incisivi sulla denuncia della società consumistica e materialistica, un film pioniere di questo filone. La pellicola affronta le tematiche personali di soggetti inghiottiti in un mondo che illude e disillude in un batter d'occhio, senza pietà e senza pazienza, che porta alla solitudine e dove per sopravvivere bisogna arrangiarsi. La coppia Voight-Hoffmann è una delle migliori assortite, due personaggi tanto differenti quanto complementari, due grandi attori in un duetto senza tempo, dove il secondo spicca per un'interpretazione memorabile. Da sottolineare l'ottima sceneggiatura e la regia sempre in bilico tra stile classico e virtuosismi pirotecnici, piuttosto avanti per l'epoca - i flashback di Joe e la scena della festa sono d'antologia. Per gli amanti del cinema, "Un uomo da marciapiede" è una tappa necessaria da effettuare.
Nell'anno in cui la "grande" America si fa piccola in Vietnam ecco che esce un film che fa letteralmente a pezzi il sogno Americano! Mai film fu piu' esplicito nel distruggere questo ideale di vita ed e' importante che sia uscito nel 69'...davvero avanti con i tempi! Anche i temi trattati sono molto "adulti" per l'epoca! Bravissimo Voight a impersonare questo cowboy che,in realta',rappresenta tantissima gente che ha intrapreso quel viaggio identificandolo come un "viaggio della speranza"...Eccellenti anche le musiche e la regia...la prima parte del film è da antologia con i flash messi al punto giusto.Poi si abbassa la qualita' nella seconda parte quando l'amico Hoffman comincia a sentirsi male...li' diventa un po' retorico...
Leggera e comica la prima parte, d'intensa drammaticità invece la seconda. Un Hoffman particolarmente in forma, tutti meritati i premi, soprattutto la regia
Ho rivisto ieri sera questo film, il mio amore per la sua storia, per i personaggi, per la sempre magnifica colonna sonora non è cambiato: stesse emozioni della prima volta, un dejavu da brivido.
Schlesinger mette in scena la sua personalissima versione sui sogni infranti dell'americano provinciale,e riesce a descrivere cinicamente la società americana del periodo,attraversata da vacui personaggi travolti da modeste e provocatorie perversioni soprattutto in campo sessuale(pretesto per offrire delle sequenze spinte all'epoca ardite)che riassumono perfettamente il caos mentale che si stava creando alla fine degli anni 60.A fare da filo conduttore a tutto ciò c'è un personaggio ingenuo e ignorante,un prestante provincialotto convinto che la Grande Mela sia sinonimo di sesso facile pagato tanto e subito,ma che verrà travolto dalla vacuità di un mondo che si rivelerà ben più amaro e duro di come la sua immaginazione aveva ipotizzato.Ad aiutarlo a superare le infamie e le difficoltà,ci penserà un povero tisico italoamericano con cui affronterà le storture della città con mezzi non proprio leciti,fino ad arrivare ad una liberatoria scappatoia finale che segnerà la fine del percorso per uno dei due.Il tratteggio di questi due personaggi emarginati e sprovveduti,è reso indimenticabile dall'interpretazione dell'allora rivelazione Jon Voight(all'epoca apprezzato attore in spettacoli off teatrali)e del grandissimo Hoffman in un'interpretazione difficile e memorabile,stupidamente dimenticata dagli Oscar:è grazie a loro,alla curata sceneggiatura e all'attenta regìa che il film è da annoverarsi tra i più struggenti e drammatici film sulla mancanza di ideali e sulla carenza di valori che l'americano sognatore e speranzoso aveva nel periodo,ma è anche un grande e profetico racconto su un ravvedimento di coscienza che piano piano sarebbe emerso negli anni 70.
gran bel film splendidamente interpretato da hoffman e voight e molto ben diretto da shlesinger. bellissima a colonna sonora ormai leggendaria, everybody's talkin. montato molto bene, bellissm il tea sull amicizia, un gran bel film
Cult movie indimenticabile con una colonna sonora da antologia.Voight come gigolo' e' estremamente credibile mentre Hoffman dopo il Laureato conferma il suo eccezionale talento.Bellissimo.
Una sincera amicizia tra un cowboy texano in cerca di fortuna nella Grande Mela e uno storpio malaticcio. Sullo sfondo una città che ti consuma, dove il sogno americano è solo uno specchietto per gli ingenui come Joe. Indovinatissima l'accoppiata Voight-Hoffman che delineano i propri personaggi alla perfezione, senza scadere mai nel patetico. Un film toccante e intenso.
Bellissimo film, che tratta in maniera molto singolare i sentimenti di amicizia e di bontà. Unico film vietato ai minori di 17 anni ad aver vinto degli oscar (ne vinse tre tra cui miglior film e miglior sceneggetarura originale), avrebbe meritato più attenzione da parte del pubblico. Ottimo Voight, stupendo Hoffman. Assolutamente da vedere
L'inquadratura su cui termina il film è qualcosa di epico, quando sul vetro dell'autobus si riflette lo scorrere delle immagini della tanto sognata Miami, e all'interno c'è il volto di Rico, morto qualche secondo prima che sembra in realtà continuare a sognare quel posto che mai vedrà.
Ho trovato questo film molto bello, ben fatto ed emozionante. E’ soprattutto il personaggio di Joe che mi ha incantato con il suo misto di ingenuità, orgoglio di sé, bontà d’animo, voglia di arrivare, bisogno di dare e ricevere affetto, dubbi e incertezze su se stesso. Insomma un tipico ritratto di americano ideale di provincia fine anni ’60 con i suoi pregi e difetti, che si trova ad avere a che fare con la cinica e impietosa società cittadina. Il personaggio più interessante è però quello di Ratso: rappresenta quello che non è “ideale” per un americano. Infatti è di origine estera, non è muscoloso o bello, non ha grandi ambizioni, vive da parassita ai margini della società. Messo da parte, reagisce utilizzando in maniera volgare e illegale i metodi di sfruttamento e inganno che sono alla base del modo di vivere collettivo. Eppure è proprio lui (un poveraccio, un reietto, uno “straniero”) che riesce ad avere “pietà” di quel giovane ingenuo e sprovveduto di Joe e ad aiutarlo per quel che può. Joe con il suo gran cuore ricambia lo strano sentimento di solidarietà e alla fine si scopre affezionato e legato a Ratso. Nei fatti quindi, questo film afferma un modello alternativo a quello della “famiglia” tradizionale, altrettanto funzionante nel risolvere il principale problema che assilla gli esseri umani, secondo Schlesinger, cioè la solitudine. I tempi non erano però ancora maturi per affermare un tale tipo di legame sociale alternativo e seguendo quindi i canoni di Hollywood, il “novatore” viene fatto morire alla fine, mentre il protagonista mentalmente o a parole ritorna al “modello classico”. Certamente molta dell’”ipocrisia” che avvelenava i film americani degli anni ’50 non c’è più. Adesso la famiglia non è rappresentata come in crisi; non esiste proprio. Joe viene allevato da una nonna, tra l’altro un po’ stramba; si trova solo ad affrontare il mondo, con i suoi sogni e i suoi miti ormai tramontati. Il mondo viene rappresentato per quello che è, con semplicità e spontaneità, senza nascondere nulla: cinismo, brutture sociali, “deviazioni” sessuali vengono mostrati apertamente. L’ipocrisia stessa e la falsità sono messi in ridicolo. In un mondo così materialista, la gente soffre tantissimo di solitudine, sembra questo il quadro che esce fuori dalle avventure di Joe, l’ennesimo “buono” e ingenuo alla Rousseau che viene traviato e travolto dalla “civiltà” corruttrice. Oltre alla solitudine, l’altro tema del film è l’eterogeneità dell’istinto amoroso. Nel campo sessuale esistono anche i rapporti fra uomini e uomini, anche se vissuti con estrema pena, imbarazzo e senso di degrado da parte di entrambi i partner (questo era il sentimento più diffuso alla fine degli anni ‘60). La cosa però esiste, è forte e non può essere nascosta. Se per Schlesinger dal punto di vista sessuale i rapporti fra uomini non sono ancora idealmente “fattibili”, lo sono “per fortuna” dal punto di vista affettivo. Quello fra Joe e Ratso non sarà un rapporto omosessuale ma senz’altro è un legame “omoaffettivo”. I due si vogliono bene, non c’è dubbio. In una scena Ratso abbraccia Joe forte e gli posa la testa sul petto come in preda ad un improvviso “raptus”. Anche il finale rafforza questa sensazione. Il tutto fa un film molto partecipato, intenso, emozionante, con dei caratteri ben delineati e che rimangono impressi nel cuore di chi guarda. Almeno io ho avuto questa impressione.
ragazzi questo è un gran bel film..gli attori sono bravissimi entrambi anche se hoffman,nella parte dello zoppo,è veramente di un'altra categoria!!la trama è triste ma a tratti fa pure sorridere..lasciamo perdere il finale!!ottimo film cmq!
Questi sono i film che possono rientrare nella storia del cinema. sicuramente non sono apprezzati da tutti perché oggi si preferisce limitarsi agli effetti speciali, alle grandi animazioni, alla fantascienza per cercare di evadere già dalla dura realtà che ci circonda...UN UOMO DA MARCIAPIEDE, invece, è un film da una pellicola sicuramente non recente, scene che si susseguono in modo molto lento e una trama che ti aiuta a riflettere sulla dura realtà di quei tempi..i personaggi sono tanti, ma tutto ruota intorno alla figura di due uomoni che sembravano tanto lontani, ma così vicini nel vuoto e nel dolore che li unisce... HOFFMAN resterà per sempre tra i migliori attori nella storia del cinema..
Film eccezzionale... Non ci sono dubbi John Schlesinger è un divino regista...
Musiche stupende, attori magnifici... Da incorniciare alla parete la scena dell'incontro dei due al bar!
I flash che ogni tanto sorprendono lo spettatore nella visione del film li ho trovati incantevoli, Schlesinger... Abbiamo tutti molto da imparare da lui...
Eccezionale: la vita di questo "gigolò" a tratti comica, a tratti drammatica ci fa riflettere sulle difficoltà della vita. Attori tutti bravi, regia superba, gran film.
Davvero bella la storia del puttano John Voight che si reca a New York per far felici le donne e ne esce con un amico, il povero Rico di salute cagionevole e ridotto alla miseria. Diventata ormai celebre la frase "Ehi qui sto passando io" di Dustin Hoffman. Commovente nel finale.
Già la colonna sonora fa capire che non è un film come gli altri. E' un bellissimo film,che rappresenta perfettamente il tramonto della società americana. Ottimo John Voight (che ringrazio a nome di tutti per averci dato Angelina Jolie :D) e straordinario Hoffman (ma nn c'è bisogno di dirlo). Vedetelo
Dustin Hoffman è un ottimo attore, ma qui ho l'ardire di affermare che è certamente la sua intepretazione migliore. Anora di più che in "Cane di paglia".
Joe lascia il Texas convinto che a New York farà strage di donne sole e vogliose di un vero stallone, anche pagandolo. Scoprirà presto che il "lavoro" che si è scelto non è così facile. E' belloccio, aitante, sprovveduto, ingenuo e molto, molto buono. Per abbordare: "Scusi, dov'è la statua della Libertà?" - "E' andata a fare un po' d'acqua in Central Parck. Se si sbriga arriverà in tempo per la seconda esibizione". Ed ecco che compare Rico, detto Sozzo, repellente, storpio e tisico. Da qui in poi è meglio munirsi di tanti cleenex. Tra i due, ai margini della società, nascerà un'amicizia al di sopra di qualsiasi bruttura. Hoffman è magistrale nella sua interpetazione, che suscita pietà e commozione. Jon Voight non gli è da meno e mi domando che fine abbia fatto. Non l'ho mai più visto in altri film, che io ricordi e, quindi, degni di nota. Ottimo, con un finale tra i migliori e con una colonna sonora superba.
Everybody's talkin' at me I don't hear a word they're sayin' Only the echoes of my mind People stop and stare I can't see their faces Only the shadows of their eyes I'm goin' where the sun keeps shinin' through the pourin' rain Goin' where the weather suits my clothes Bankin' off of the northeast wind Sailin' on a summer breeze Skippin' over the ocean like a stone...
Ho trovato questo film davvero stupendo. Drammatico e tristissimo. Angosciante nel presentare le ambiguità di un periodo in cui l'America si interrogava su molte cose che avvenendo al suo esterno (vietnam), riflettevano sul suo popolo insicurezze e paure. Adoro il ciema americano di quel periodo e in particolare i suoi autori definiti reazionari, ma anche ambigui per la profondità del loro sguardo che, riuscendo a penetrare ciò che sta in superficie, presentavano ogni situazione, personaggio o evento sotto diversi aspetti. Mi riferisco ai vari Packinpan, Friedkin e sicuramente anche Shlesinger. Film eccezzionale.
Forte cinedramma firmato da John Schiesinger. Uno spaccato della società americana nei tormentati anni ’60, una storia di amicizia tra il fango di una città cinicamente indifferente, ma anche l’ennesimo sogno di rivincita personale (il riscatto da un passato violento e tormentato) che è destinato a frantumarsi dinnanzi ad una realtà troppo differente da quanto immaginato ..l’evoluzione dei personaggi rappresenta la chiave di volta fondamentale per comprendere questa intensa e drammatica pellicola, in quanto proprio attraverso gli sguardi dei due protagonisti, si riscopre il senso profondo della dignità umana. Ottima la fotografia, la famosissima colonna sonora e la regia, che coglie sfumature e sensazioni contraddittorie della città notturna ..da ricordare ovviamente anche la meticolosa costruzione dei personaggi, le loro storie personali (l’uso dei flash-back risulta davvero pregnante), ed è solo attraverso di essi che ci viene svelata la pochezza di una società cieca ed indifferente (la grande società consumistica) ..il finale risulta purtroppo chiaramente prevedibile (scandito dall’aggravarsi della malattia), anche se tragicamente inevitabile. Una prova ad altissimo livello per la coppia Voight-Hoffman, che con grande disinvoltura attribuiscono valore aggiunto ai due “reietti” della grande metropoli ..buona anche la regia dell’inglese John Schiesinger, che con quest’opera mette in piedi, senza mediazioni, un solido atto di denuncia. Film che, a quasi quarant’anni di distanza dalla sua uscita sul grande schermo, conserva ancora intatto il suo fascino ..da vedere!
Road movie e non solo, già perchè questo cult affronta innumerevoli temi dall'amicizia, alla solitudine, alla violenza, alla povertà... Un film che mi ha profondamente commossa, grazie anche all'interpretazione dei protagonisti, in particolare ho adorato Dustin Hoffman, il personaggio di Rico "Sozzo" è interpretato in modo sublime dall'inizio rocambolesco alla fine straziante. La colonna sonora è storica. Film imperdibile e uno dei pochissimi a vincere l'oscar come miglior film pur essendo vietato ai minori di 17 anni.
Un film sull'amicizia,sul suo valore e sull'ennesima illusione del sogno americano. Jon Voight e Dustin Hoffman formano una coppia eccezionale,il primo, un cow-boy texano che si trasferisce a New York con la convinzione di poter vivere alle spalle di signore annoiate desiderose di un giovane stallone,il secondo, un italo-americano zoppo,tisico ,che vive alla giornata fregando il prossimo sognando le assolate spiagge della Florida. L'inglese Schlesinger è bravissimo a fotografare il rapporto che si instaura tra i due,reietti della societa' americana indifferente a tutto cio' che le gravita intorno....viene messa in luce l'indifferenza per il prossimo,mostrata brutalmente soprattutto in una scena,quando un uomo accasciato sul marciapiede non viene aiutato da nessun passante che continua per la sua strada come nulla fosse. Il grande sogno americano è ancora una volta infranto,non c'è spazio per le speranze del cow-boy e dello zoppo e anche se il finale è sicuramente prevedibile riesce a colpire nel segno. Il regista è molto abile nell'inserire all'interno della normale narrazione dei violenti flashback che fanno intuire da quale terribile passato è in fuga il cow-boy. L'immortale Everybody's talkin' è il cavallo di battaglia di una colonna sonora molto bella che si fonde in maniera eccellente con le immagini.
Oddio, è invecchiato tantissimo, ma resta una tappa fondamentale del cinema, se non altro per l'abilità di Voight di dare infinite sfumature a un personaggio che, per certi versi, potrebbe risultare persino ridondante e convenzionale (il cowboy con la sua orribile giacchetta a frange). C'è poi tutta l'epopea Warholiana della scena dell'orgia, mentre Viva, i Velvet e tutta la generazione maledetta del beat si celano nel buio, quasi indecifrabili nella loro presenza-assenza. E anche gli inquietanti flashback, gli abbracci di una parente "scomoda", le frustate, lo scandalo, la fuga... Per altri è soprattutto un film su un'amicizia, dove Hoffman mostra magnificamente l'altra faccia della legge della strada quella piu' inguardabile, degli homeless e dell'accattonaggio. Come sempre struggente l'immortale "everybody's talking" di Nillson, oggi purtroppo investita dal desiderio funzionale e retrivo degli spot televisivi: a proposito di marchettate, tanto per dire
Bel film con vicende drammatiche degli Stati Uniti che contrappongono persone che riescono a sfondare negli affari a persone che si trovano in condizioni di estrema povertà come i protagonisti di questo film. Bella e famosa la colonna sonora.
La fine del sogno americano. Perfetto. Sono rimasto senza parole. Non è che la recitazione dei due interpreti sia particolarmente coinvolgente. Però la storia è ben diretta e l'america delle contraddizioni balza fuori dallo schermo.
un altro bel film con hoffman.anche il cowboy (Jon Voight) è davvero bravo.la storia è molto avvolgente soprattuto per le situazioni che si creano a causa della povertà dei due.criticato ed abbattuto il sogno americano del lusso e della ricchezza ricevuti come qualcosa di dovuto.bello bello bello!
Film stupendo e di rottura, estremamente commovente, con due interpreti in stato di grazia ed una canzone immortale. Uno dei migliori sul tema dell'amicizia. Una domanda: ma che è successo a Jon Voight? Capisco invecchiare, ma rovinarsi così! Guardatelo in questo film e in Mission:Impossible, uscito 25 anni più tardi. Quaalcuno ne sa qualcosa a tal proposito?
La storia di un’amicizia che sboccia nella fanghiglia metropolitana della grande mela è narrata con ottimo piglio e tecnica dal veterano John Schlesinger e ben interpretata da Jon Voight e Dustin Hoffman. Bello soprattutto l’inizio con il montaggio che svela un po’ del passato del protagonista con rapidi flaschback. Il film risulta però un po’ affrettata in alcuni passaggi, mentre troppo lento e ripetitivo in altri. Francamente non condivido l’oscar per la sceneggiatura non originale, mentre ci può stare quello alla regia perché, pur non essendo il miglior film di John Schlesinger (preferisco di gran lunga “Domenica, maledetta domenica”), contiene una saggia e oculata ricerca dell’inquadratura ed una messa in scena impeccabile. Bella la colonna sonora “Everybody's Talkin'” di Fred Neil, cantata da Henry Nilsson.
Altro capolavoro di grosso calibro. Dustin Hoffman unico in questo film. Il fim è una mazzata all'etica comune e convenzionale. Vedetevelo, ve lo consiglio.
"Un uomo da marciapiede" è il film, che più di qualunque altro, distrugge il celeberrimo "SOGNO AMERICANO", capovolgendo completamente lo stile narrativo, caratterizzante quel genere di pellicole che trattano come tema principale "questa moderna Itaca" ( nella sequenza d'apertura vediamo Joe Buck davanti allo specchio, fantasticare su chissà quali avventure erotiche, mentre indossa per la prima volta i panni del "Cowboy", ma mentre il film procede il sogno volge al termine e il risveglio - rappresentato dalla realtà dei fatti - appare più terribile delle più nere aspettative ). Per la durezza delle sue immagini, e a causa dei contenuti ancora più scottanti, questa pellicola venne immediatamente bollata con la temutissima X (che in genere contrassegnava i film pornografici ); ma questo non gli impedì di continuare a guadagnare fama, e di vincere addirittura 3 premi oscar ( incluso quello per miglior film ) nel 1969. Caratterizzato da una colonna sonora eccellente ( il brano "Everybody's Talkin" di Nilsson, più alcuni motivi musicali creati dal grande John Barry ), rafforzato da interpretazioni sublimi ( un Dustin Hoffman in stato di grazia e un immenso Jon Voight ), e reso indimenticabile da alcune immagini da antologia ( la sequenza della festa, le riprese nei bassifondi e tutta la scena conclusiva ), "un uomo da marciapiede" è un classico imperdibile, un film estremamente toccante, e in assoluto il capolavoro di Schlesinger.