Un operaio, Bill, ricercato per omicidio si fa assumere con la sua ragazza in una fattoria, dove si spacciano per fratelli. Il proprietario si innamora della ragazza e la chiede in sposa: la ragazza, spinta da Bill che vuole approfittare della situazione, accetta, ma il rapporto tra i tre avrà esiti tragici...
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Una pellicola con una trama che si può scrivere in quattro righe, diventa grazie a Malick un film visivamente straordinario. Spesso le cose più semplici possono diventare belle, ma solo nelle mani giuste. E' il caso de "I Giorni del Cielo" perchè certe immagini non si dimenticano, sembrano delle pitture, Malick riesce quasi a dipingere più che dirigere. In più aggiungiamo la stupenda colonna sonora di Morricone.
Bellissima pellicola di Terrence Malick. Una sguardo quasi documentaristico sugli animali e un gusto pittorico nel riprendere i paesaggi sconfinati e la casa padronale che si staglia solitaria nella pianura, che sembra uscita da un quadro di Hopper. Bellissima la fotografia. Storia intensa. Ingiustamente trascurato dal pubblico e incomprensibilmente poco amato dalla critica alla sua uscita, fortunatamente rivalutato poi, questo gioiellino di Malick è una pellicola davvero deliziosa.
Pochi mostri sacri del cinema sono stati in grado di farsi carico di un archetipo come il melodramma per giungere ad un film sperimentale, sfruttando certe meccanicità comunicative al fine di garantire funzionalità narrativa, arrivando anche al grande pubblico, attraverso l'unione tra un genere particolarmente commerciale o retorico e il cinema indipendente o d'autore, dualità unificata in DAYS OF HEAVEN alla quale si associa l'ulteriore fusione tra due tipologie di vedute, quella classica americana, monumentale ed estetica, e quella espressionista europea, poetica ed introspettiva. La molteplicità di appartenenze di questo capolavoro sbocciano in un ermetismo post-moderno in divenire per Terrence Malick, che fa dei silenzi e della voce narrante i veri accompagnatori musicali di quelle pittoresche realtà bucoliche culla di esistenze umane divise tra ricchezza e povertà come vuole la convenzione delle storie romantiche, ma anche in bilico tra felicità e infelicità, tra accettazione della propria insoddisfazione e ritorno alla natura, quella delle origini.
Film tecnicamente molto valido, in cui emerge il Mallick che verrà (20 anni dopo). Tuttavia l'ho trovato un po' piatto e a tratti noioso. Cast neanche troppo entusiasmante (Brooke Adams è davvero NO). Mezzo voto in più per la soundtrack e i bei paesaggi, ma è una pellicola che davvero non riesce a coinvolgere.
Un Malick non ancora partito per la tangente ci regala una storia d'amore non convenzionale ambientata nelle suggestive praterie del Texas. La semplicità del plot viene sopperita da una regia ai limiti della perfezione. Sembra di stare lì con i protagonisti, di provare le loro stesse emozioni, di respirare l'odore del fieno. Questa è una di quelle pellicole che fanno bene all'anima, pur essendo lontane dall'essere un capolavoro.
Cavolo se questo film è sottostimato! Premetto che sono tutt'altro che un ammiratore di Malick visto che il suo percorso partito dalla Sottile Linea Rossa (gran film comunque) non mi ha fatto impazzire e nelle pellicole successive a quella ho sempre avvertito la mancanza di concretezza e lungaggini eccessive, ma qui come nella Rabbia Giovane ogni immagine è vibrante ed evocativa e trasmette più di quanto farebbero mille parole ed è messa in risalto da una fotografia stratosferica (tra le migliori mai viste). Bello anche notare come porti benissimo gli anni che ha sul groppone.
Storia di un amore contrastato sullo sfondo dell'America rurale dei primi del '900 in cui la natura incontaminata e gli spazi sterminati delle campagne del Texas assurgono al ruolo di protagonisti della vicenda, esaltati a dovere da una fotografia e da una regia attentissime ai particolari. Oltre ad una certa lentezza di sviluppo - che sebbene sia una prerogativa del regista dà sempre un certo fastidio - il maggior difetto dell'opera di Malick sta nella scelta di un cast troppo debole in cui il solo Shepard riesce ad essere all'altezza di un ruolo così impegnativo. Non si capisce poi bene perché i due uomini si contendano così ferocemente le grazie di una donna tanto insignificante e priva di fascino come Brooke Adams. La voce fuori campo della bambina che racconta gli eventi è come quasi sempre fastidiosa, ma fortunatamente non troppo invadente. Musiche di Morricone ed apertura affidata alle splendide note - che poi ritornano durante il film - del Carnevale degli animali di Camille Saint Saens.
Uno dei triangoli amorosi più appassionanti, profondi e tragici della storia del cinema. La sceneggiatura è semplice ma con sviluppi, dialoghi e personaggi definiti alla perfezione, mentre gli attori sono uno più bravo dell'altro; a renderlo però un quasi capolavoro, senza nulla togliere alle qualità appena menzionate, è proprio la regia ammaliante e ricercata del suo regista Malick: impossibile non rimanere stupefatti dalla rappresentazione ottimale del contesto storico ed in particolare dalle incantevoli inquadrature che accentuano alla perfezione un paesaggio magnifico a far da sfondo silenzioso all'intera vicenda. Lo score di Morricone, ancora una volta impeccabile, completa il quadro in maniera egregia. Toccante ed emotivo sotto il profilo contenutistico, ma una vera opera d'arte a livello estetico: ogni scena ha motivo di esistere, non si cade mai in compiacimenti di sorta , e sequenze come quella dell'invasione di cavallette o del raccolto che brucia non si dimenticano con facilità; Malick è decisamentemente uno dei pochi registi ad essere riuscito a trovare una così perfetta simbiosi tra storia ed immagini, su questo non ci piove (a mente, l'unico altro regista ad essere riuscito in tale impresa, almeno in quegli anni, è il dimenticato Cimino, vedasi "Una Calibro 20 per lo Specialista" e "I Cancelli del Cielo").
Lento certo, ma emozionante come non mai e totalmente privo di momenti di stanca. Visto una decina di volte, la sua bellezza non smette mai di rapirmi.
Quarant'anni suonati, fascino intatto. Da non perdere.
Sinceramente solo buono questo secondo film del grande regista; tecnicamente impeccabile, ha contro uno script un pò troppo semplicistico e, tutto sommato, è davvero il film più convenzionale che Malick abbia girato, spesso privo di quel legame indissolubile tra storia e immagini che faranno grandi i suoi lavori successivi.
Bravo Gere, ottima musica di Morricone, grande fotografia, ma il tocco registico si sente poco.
In mano ad altri di sicuro sarebbe venuto peggio, ma comunque anche altre grandi personalità avrebbero potuto, senza difficoltà, eguagliarne i risultati.
Un Malick poco personale e ancora in parte immaturo.
I giorni del cielo è il secondo,importante film di Malick,mezzo fiasco all'uscita e riscoperto negli anni a seguire nonostante l'oscar alla splendida fotografia che ricevette nel 78\79. Questa pellicola possiede tutti gli elementi che hanno caratterizzato il cinema del regista americano,rendendolo riconoscibile nonostante i pochi lavori: ad esempio la fotografia stupenda esalterà la natura che con Malick è da sempre protagonista "ombra" delle sue storie mentre la dolce colonna sonora ci accompagnerà in questa lirica ed essenziale vicenda agli inizi del 900. La trama non è di per se molto originale e il ritmo compassato non aiuta,anche se nel complesso si arriva alla fine senza particolari patemi. Il cast è indovinato,con Gere e Shepard in parte e non manca naturalmente l'apprezzata voce fuori campo,punto fisso dei film di Malick (almeno per quelli che ho visto). Purtroppo per quanto stimi il regista e ne riconosca il valore importante che ha avuto per il cinema in generale,non riesco ad adorarlo . I suoi film mi piacciono ma al momento nessuno mi ha fatto impazzire; prossimamente proverò con quello che è considerato il suo capolavoro: "La sottile linea rossa".
Buon film, da vedere sopratutto per la presenza del mitico Sam Shepard. Richard Gere piuttosto anonimo ma in parte e Brooke Adams bruttissima oltre che scarsa. Forse con un altra attrice.....
Lo stile di Malick è sempre un piacere per gli occhi. Eppure già al secondo film, esce fuori in maniera invadente un tono predicatorio (e profondamente cattolico), con scelte narrative che rendono la "parabola" fin troppo esplicita.
Gli ambienti sconfinati sono suggestivi, la voce off spiega troppo sentimenti e dinamiche. E' il cinema di Malick, che guida la storia (con annessa morale) dove lui vuole. Un enorme difetto. Peccato.
Travagliato lavoro di Malike, a cui manca qualcosa per essere definito capolavoro. Altalenante per quanto riguarda la regia, è al top per fotografia e musiche.
ottima l'atmosfera, e la natura dipinta splendidamente con i suoi paesaggi e gli animali..anche i protagonisti mi sono piaciuti molto con le loro facce sporche e caratteristiche..perchè allora solo sette? semplicemente perchè il film di per se è parecchio lento e la trama si dipana in fili piuttosto logici.. diciamo che se da una parte la lentezza crea atmosfera dall'altra tende a non coinvolgere troppo lo spettatore che preferirebbe un po' più di vivacità. resta comunque una visione consigliata. per ora l'unico altro che ho visto è Badlands e lo preferisco..
Il titolo italiano di Days of Heaven è I giorni del Cielo, del 1978, praticamente il primo film da protagonista di Richard Gere. Un film importante, come tutti quelli di Terrence Malick, nominato agli Oscar 2012 come regista e per il fim dell'ennesimo suo capolavoro The Tree of Life. Malick vinse la Palma d'Oro al Festival di Cannes 1979 come regista proprio per I Giorni del Cielo e il maestro della fotografia Nestor Almendros, purtroppo prematuramente scomparso, il Premio Oscar 1979 per la fotografia dello stesso film, che collezionò anche altre tre nominations per costumi, sonoro, e per la colonna sonora del nostro grande Ennio Morricone. IGDC vinse svariati altri importanti premi internazionali. Ho ancora un vivido ricordo del giorno in cui vidi al cinema questo film, ne uscii incantato per il soggetto e proprio per la splendida fotografia, l'inizio di una lunghissima storia d'amore con il cinema di Terrence Malick che dura tutt'ora.
Se ti potesse interessare, IGDC è normalmente in catalogo come gli altri films di TM dei quali ti consiglio vivamente la visione, se non proprio l'acquisto !!! Grazie per l'attenzione !!
Triangolo amoroso tragico ed abbastanza carico di emozioni questo di Malick, che vanta l'oscar alla fotografia ma che non impressiona più di tanto per il ritmo blando e per un finale poco appagante, lasciando prevedere per i protagonisti (quelli che rimangono) una sorte decisamente problematica. Non mi ha coinvolto in maniera eccezionale ma ammetto che la visione non è stata inficiata da noia o fastidi generali.
Che poeta, che pittore! Malick sa cos’è il Cinema e già al suo secondo film dimostra di essere già nell’Olimpo dei grandissimi. Questo, insieme a The Thin Red Line, è in assoluto il suo capolavoro. Ma sono due film che appartengono a due diversi Malick. Days Of Heaven è un affresco, come l’avrebbe fatto il più grande Steinbeck, o Caldwell. Days of Heaven è una storia, è una delle più belle storie che il Cinema americano (e non solo) ci abbia regalato. Io ho amato i suoi protagonisti, li ho sentiti vicini come non mai (Gere è immenso), soprattutto Linda. E infatti il film ci lascia con le sue bellissime parole, parole di una disperata (come tutti i personaggi di Malick), ma stranamente protetta da un’aurea egida di purezza e spiritualità. I suoi occhi sono di un candido furore, sono di chi ha visto il colore del vento, ha galoppato libero come un cavallo per immense praterie. I personaggi di Malick sono la Libertà. Quella di Days Of Heaven è una storia senza tempo, una storia dove gli artefici del proprio destino sono solo gli alberi, il grano e il Cielo. Noi siamo sbattuti qui, con le nostre storie, storie d’amore, di odio, di violenza. Ma la Natura ha la meglio, ha sempre l’ultima parola. E per chi sa ascoltarla (Linda), è riservato un posto speciale.
Storia di amore, libertà, conflitto di classe e ritratto di un'America antica e rurale. Pur essendo un film intelligente, "I giorni del cielo" non riesce a coinvolgere lo spettatore fino in fondo e risulta noioso, anche grazie alla voce narrante fuori campo. Attori in ottima forma e colonna sonora degna di nota.
Una storia d'amore, raggiri e fuorilegge nella vecchia America rurale viene elevata a poesia grazie alla regia, alla fotografia e a una colonna sonora davvero splendide. Vedo i film di Malick in ordine sparso e non finisco di stupirmi del suo profondo amore per la natura, fotografata come in un documentario eppure inserita nella storia quasi come una protagonista. Tuttavia il film è pervaso di una certa freddezza, che mi impedisce di chiamarlo capolavoro.
Il secondo film di Malick manca della freschezza e della bellezza che facevano del suo esordio un capolavoro senza tempo. Tuttavia, anche qui travolgono le splendide immagini e la regia, si nota lo stile del regista e come segue i suoi personaggi, cercando di analizzarli attraverso delle inquadrature introspettive.
Per il resto, ritmo lento per colpa dei troppi cambi di scena e storia non molto coinvolgente, anche se interessante nel suo sviluppo. Nel complesso è un po' noioso.
Suggestiva la fotografia, buono il cast, ottima l'idea della narrazione fuori campo già presente nell'opera prima.
La sceneggiatura ha dei dialoghi un po' troppo ingenui, scontati. Riesce tuttavia a far provare empatia per i protagonisti, umanamente approfonditi.
Nel complesso un buon lavoro, lontano però dai fasti de "La rabbia giovane". Consigliato a chi piace il regista.
La storia è alquanto banale e sono gli scenari da mozzafiato a parlare. Oltre a questo non si riesce a dare un preciso merito al regista così come giudicare l'intero film.
Malick sale in cattedra, dando un piccolo saggio di lirica, lontano dagli strabilianti sfarzi tecnici che saranno. Si avverte sempre un semplicismo di fondo, ma è indubbia l'enfasi che si crea tra le immagini e i legami tra personaggi, nel loro (micro) cosmo con improvvisi slanci emozionali impostori, ignari dell'essenza del tutto. Peccato Malick abbia perso col tempo tale rigidità...
Seconda opera di Malick, la più difficile. Un trama fin troppo prevedibile, confezionata però al meglio. Perfetta nella sua vertigine elegiaca la regia, letteralmente stupefacente la fotografia di Almendros e cullante la musica di Saint Saens e di Morricone. Uno spettacolo per gli occhi e le orecchie ma un lascito emozionale per me piuttosto effimero.
Ogni film di Mallik ha in se qualcosa di particolare e cio' rende il suo stile inconfondibile...a volte ,pero' rischia di specchiarsi troppo su se stesso dilungandosi terribilmente! De "I giorni del cielo" rimangono le bellissime immagini che ci regala la campagna con i suoi tramonti e il suo cielo stellato e il triangolo d'amore dei protagonisti accompagnati dalla voce narrante di una giovane... Storia di un amore sacrificato...forse anche per l'egoismo?per puntare a una vita di lussi?ma al cuore non si comanda...
"Su questa terra ci stai una volta sola. E secondo me, per tutto il tempo che ci stai, devi starci bene".
E' la piccola Linda che parla, colei che sogna un futuro da geologa, mentre pontifica con versi elegiaci il dipanarsi delle vicende. Suo fratello Bill (un Richard Gere dalla condotta vigorosa) vorrebbe semplicemente diventare qualcuno, operaio istintivo e avventato. Innamorato di Abby (Brooke Adams, capelli neri e pelle bianca, che vive di turbati contrasti), una che da bambina non usciva mai, intenta com'era alla preparazione di sigari mentre sognava di fare la ballerina, cede a una tentazione di comodo. In nome dell'agiatezza, che fa loro visita sotto le spoglie del nobile e malinconico Sam Shepard, spingerà la sua amata verso le apparentemente fragili braccia del latifondista, con esiti che saranno devastanti.
In mezzo a questi contraccolpi a metà tra il sentimentale e il rurale, risalta la fotografia di Néstor Almendros: indimenticabili il giallo abbagliante dei campi di grano, così come le ombre e gli scuri a "punire" le coscienze del diavolo, mantenendo sempre una sensibilità pittorica che toglie il respiro. Mesta la musica di Morricone, in linea con lo spirito del film, ma sotto i suoi standard abituali: se è vero che le sottolineature dei solenni riti del lavoro agricolo sono ben accordati, maggiori difficoltà sono evidenti nello squadrare i conflitti interiori dei personaggi.
Genio che cattura i riverberi, vate delle sfumature e funambolo ai confini del tempo, il Malick verista di "Days of Heaven", sembra tenere più alla natura che agli umani, spesso abulici e ipocriti con improvvisi slanci emozionali. Le grandi scene girate quando, vista l'ineluttabilità del creato (con tanto di senso biblico?), le cavallette invadono l'oasi di pace e stabilità che tanto somigliava a un Paradiso elargito dalla volontà di Dio, danno l'idea di una forza epica magniloquente, che rischia continuamente un eccesso di artificiosa raffinatezza e che, indubbiamente, avvince. Il regista contesta lo spostamento proletario e sociale, e lo evidenzia come base principale del sogno americano. Ma l'America è un gruppo borghese vestito a festa, immobile e insensibile anche di fronte al solenne ed esemplare scorrere di un fiume.
Non vorrei sbagliare, ma mi sembra che questo film ebbe una gestazione produttiva tra le più complesse di sempre, che ne compromise fortemente l'esito commerciale (talmente disastroso da tenere fuori dal giro il suo regista per decenni). Eppure "I giorni del cielo", nonostante qualche brusco taglio di montaggio e una sceneggiatura che fatica a raccontare i personaggi, è una pura gioia per gli occhi, di un lirismo e di una efficacia d'atmosfera che restano indimenticabili. La regia di Malick è di una raffinatezza quasi evocativa, la colonna sonora di Morricone è di una bellezza imbarazzante, le interpretazioni degli attori di grande resa espressiva. Un film dalla forza scenica davvero rara, nonostante il suo regista fosse solo alla seconda opera.
Ammetto d'essere un tipetto alquanto timoroso. Quando per esempio commento certi film, intendo dire con una considerazione critica-pubblico altissima, m'impongo di avere l'accortezza di parlarne con un certo riguardo. Innanzitutto per non offenderne la bellezza, o i gusti di tutti quelli che mi hanno preceduto nel votarlo, ma soprattutto (cosa importantissima per uno poco audace come me) non fare la figura dell'incompetente di turno. Specialmente se la pellicola in questione non mi ha affascinato allo stesso modo con la quale me l'ero figurata prima ancora di averla vista. Ed a pensarci "affascinato" non è neppure il temine più appropriato perché, c'è d'ammetterlo, fosse un volume di fotografie questo "I giorni del cielo" sarebbe proprio una meraviglia per gli occhi. E poi con tutta la cura maniacale con cui Malick ricama i suoi film, con la morbosa dedizione con cui cerca d'elevarli a poesia, insomma non premiarlo con il massimo dei voti sarebbe proprio una vergogna. Io, che la bellezza non voglio certo offendere, di spessore ne ho, ahimè, purtroppo poco e di coraggio ancora meno, mi sono astenuto nel votarlo; ho lasciato l'incombenza a qualcun'altro, il cui nome, per discrezione, manterrò segreto (si chiama Ciumi, ve lo spiffero in un orecchio). Quindi se avete qualcosa da opinare sul voto non chiedete nulla a me, non saprei proprio cosa rispondere. Anzi, ad esso, che era inizialmente uno squallido 6, mi sono preso la briga di aggiungere mezzo voto di nascosto; se non altro per la scena dell'incendio, che ho trovato (davvero) bella. Ma non ditelo a Ciumi, se no mi mena.
Che fotografia pazzesca ragazzi. Spighe di grano a far da leitmotiv in una eccezionale opera d' arte, di un lirismo epico degno del grande Dovhzenko. "I Giorni del Cielo" ci riporta indietro di quasi un secolo, nel 1916, con un melodramma di forte intensità, per niente convenzionale, come ennesima testimonianza dell' eterno legame tra l' Uomo e la Natura; e sembra proprio essere - avendo visto solo "La Sottile Linea Rossa" (capolavoro assoluto) di Terrence Malick - una delle tematiche principali del regista. Grande autore questo qua. Da tenere d' occhio.
altro gioiello di Terrence Malick (sinceramente non capisco l'insuccesso all'uscita del film e voti così bassi in questo sito....)caratterizzato dalla voce fuori campo della ragazzina (una bravissima Linda Manz), il film è uno struggente ritratto dell'amore di due uomini per la stessa donna e delle difficili condizioni di vita della povera gente del tempo costretta a lavori pesanti, a umiliazioni e a ricatti per riuscire a sopravvivere in un mondo non adatto a loro. meravigliosa la scena del lavoro nello sterminato campo di grano con la casa del "padrone" sullo sfondo che richiama sì lo status di benenstante ma anche la solitudine che pervade la sua esistenza. geniale l'invasione delle cavallette come presagio di sventura e imminente tragedia. Emozionante, intimista, anche un po' retrò e con una poesia che aleggia su ogni inquadratura grazie alla irresistibile colonna sonora di Ennio Morricone e a una fotografia semplicemente magnifica. Pochi dialoghi ma immagini grandiose che bastano a raccontare ed emozionare, lo stile visionario, filosofico del grande regista è unico come inconfondibile è il concetto che stà alla base dei suoi film (quattro soli purtroppo ma tutti capolavori): l'uomo e la natura come se fossero un'unica cosa. la differenza è che la natura è bellezza, emozione, vita, peccato che poi ci pensi l'uomo a distruggere tutto per egoismo e avidità! Magnifico
Voto di stima al regista! Pur apprezzando Malick e gli altri suoi film, questo è quello che mi è piaciuto meno: noioso e con una storia banale, il solo Richard Gere alza la media-voto di un cast altrimenti insufficiente! Salvo solo la fotografia, della quale il regista è un esperto!
Dopo il capolavoro d'esordio "La Rabbia Giovane", Il più grande regista in attività Terence Malick, realizzò la sua seconda opera d'arte con questo film nel 1978. Poetico e romantico, un sogno portato su pellicola, la musica sublime di Morricone. Tutto questo inserito da Malick in un quadro, immagini e musica, da vivere e assaporare senza mai annoiarsi. A metà film un evento segna l'evolversi delle situazioni. Un evento biblico? L'invasione delle cavallette dà la consapevolezza di esser preso in giro al proprietario della fattoria. Il finale ci riporta alla realtà, dopo aver vissuto un viaggio di una bellezza unica.
Ha vinto un Oscar per la fotografia, Morricone invece è stato solo candidato. Primo film da protagonista per Gere, molto bella la ragazza. Un quadro che parla.
Secondo film di Malick e già si avverte che si è formato uno stile (le ellissi narrative, le inquadrature pittoriche della natura). E' il film del regista texano più compatto. Come in Barry Lyndon, la perfezione formale (una delle migliori fotografie della storia del cinema) può risultare un pò fredda ad una prima visione, mentre, come nel film di Kubrick, sono da cogliere varie tematiche, anche sociali, sottese alla vicenda.
"I giorni del cielo" è, al pari degli altri tre film di Malick che ho visto, un'autentica opera d'arte. Tematiche chiave del film sono l'incontro/scontro tra due classi, l'Amore, l'antico e il moderno... Tutto funziona perfettamente e nonostante Malick sia appena alla seconda direzione, da già lezioni di regia.
Malick è un regista che sa emozionarmi come pochi altri. Bellissima la fotografia di questo film, il quale non si limita soltanto ad una carrellata di belle immagini.
Grande film, sotto ogni punto di vista. Merito della regia: Malick ci sa fare, sia come direttore degli attori, che come assemblatore di talenti: dalla musica (scegliere Ennio Morricone nel 1978 non è come averlo nel 2006) alla fotografia; ma il suo punto forte è la capacità di prendere una storia classica e sfruttata (echeggia il postino suona sempre due volte) e darle un'anima, un'impronta inconfondibile. Anzitutto la vicenda è narrata non da uno dei protagonisti, ma dalla piccola sorella, e dunque vista con gli occhi di una bambina, partecipe ma nello stesso tempo estranea. Poi, perfettamente inserita nella storia personale ed esistenziale di tre persone, l'America dell'industria, dei vasti campi di cereali della corn belt, della miseria; poi le nuove tecnologie (dai primitivi trattori, alle trebbie; ma anche una addizionatrice meccanica, le auto, gli aeroplani, il cinema). Il tutto inserito in paesaggi straordinari, ma congeniali ad una storia d'amore struggente. Bravo Manlick! Film da vedere.
Il destino è cinico: quando the farmer (di cui non è neppure mai detto il nome) potrebbe finalmente avere tutta per sé la moglie, per il poco che gli resterebbe da vivere, viene ucciso... ma per legittima difesa, perché, altrimenti, avrebbe certo ucciso Bill. E Bill muore innocente di quell'omicidio, ma colpevole di avere pensato troppe volte di uccidere the farmer, e soprattutto di avere spinto la ragazza fra le braccia di lui. E lei ricomincia una vita di vagabondaggio e avventura e, si intuisce, verrà seguita dalla piccola sorella, che fugge dal collegio in cerca di libertà.
Condivido film straordinario, utile a capire la grandezza di Malick Immagino un soggetto del genere in mano a qualcun altro, perderebbe tutto quel lirismo...
Ecco il secondo film di Malick , film davvero bello e suggestivo. In tre film (in trent'anni di carriera) malik ha un un suo stile facilmente riconoscibile che non assomiglia a quello di nessun altro regista. E' sicuramente una pellicola che rimane impressa nella mente per la bellezza delle immagini, come nel successivo la sottile linea rossa e nel precedente "la rabbia giovane".