primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera regia di Kim Ki-duk Corea del Sud, Germania 2003
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primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera (2003)

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locandina del film PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO... E ANCORA PRIMAVERA

Titolo Originale: BOM YEOREUM GAEUL GYEOUL GEURIGO BOM

RegiaKim Ki-duk

InterpretiOh Yeong-su, Kim Ki-duk, Kim Young-min, Seo Jae-kyeong, Ha Yeo-jin, Kim Jong-ho, Kim Jung-young, Ji Dae-han, Choi Min, Park Ji-a, Song Min-Young

Durata: h 1.43
NazionalitàCorea del Sud, Germania 2003
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 2004

•  Altri film di Kim Ki-duk

•  Link al sito di PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO... E ANCORA PRIMAVERA

Trama del film Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera

Nessuno è immune dal potere delle stagioni e dal loro ciclo annuale di nascita, crescita e declino. Nemmeno i due monaci che dividono l’eremo galleggiante su un laghetto circondato dalle montagne. A mano a mano che passano le stagioni, ogni aspetto delle loro vite si fonde con una intensità che porta entrambi ad una maggiore spiritualità – e alla tragedia.

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Voto Visitatori:   8,34 / 10 (133 voti)8,34Grafico
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Voti e commenti su Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera, 133 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  13/03/2007 15:38:42
   8½ / 10
Un racconto semplice,poetico, permeato da molti significati profondi sull’esistenza dell’uomo,questo film di Kim Ki Duk è un’opera estremamente affascinante,dolce e drammatica al tempo stesso.
Il regista coreano metaforicamente rappresenta lo svolgersi della vita paragonandolo al susseguirsi delle stagioni,la rappresentazione della perdita dell’innocenza e della corruttibilita’ dell’animo umano è perfettamente rappresentata attraverso il rapporto tra il maestro ed il discepolo.
La contrapposizione tra i due viene palesata sin dalle prime battute del film, quando il maestro fara’ patire una sorta di pena del contrappasso al giovane allievo, reo di aver torturato dei piccoli animali e tentera’ di avvertirlo come il male recato possa essere un grave fardello da portarsi dietro per tutta l’esistenza.
Le stagioni si inseguiranno senza sosta e mentre per il maestro, che ha scelto una vita solitaria saranno simili e quasi immote,per l’allievo saranno pregne di moltissimi avvenimenti ,dolci e drammatici, come a sottolineare la scelta di non sottrarsi alla sua natura umana.
Kim Ki Duk fa svolgere l’azione principale in un “non-luogo” (una sorta di tempio in mezzo ad un lago),tenta di dare meno riferimenti possibili, anche se per ragioni di sceneggiatura ben presto appare evidente che l'epoca a cui risalgono i fatti è quella moderna,lo scopo dell'autore pero’ è quello di mostrare come l’attitudine umana non cambi nel corso dei tempi e rimanga uguale a se stessa con i pregi e difetti che cio’ comporta.
Il regista è anche un affermato pittore e cio’ è intubile dall’ottimo lavoro svolto con luci,colori ed inquadrature.
Il film si discosta dai precedenti film del regista affidandosi ad un approccio piu' spirituale soddisfando perfettamente le intenzioni di partenza.

devis  @  12/03/2007 00:33:03
   6½ / 10
Senza infamia e senza lode. Un film con alcuni spunti interessanti, ma terribilmente lento. Da vedere solo se si è in vena e non si è stanchi o assonnati

Invia una mail all'autore del commento elvis84  @  09/02/2007 16:50:15
   9 / 10
Una grande opera sul senso della vita,sul trascorrere del tempo,e dell'inevitabile destino di ognuno di noi.
Da non perdere.

Oblivisca  @  06/01/2007 19:07:53
   7 / 10
Magnifici paesaggi, perfetta collocazione per la ricerca spirituale che questo film richiama. I due monaci vivono in un monastero coreano da sogno, la vita è ritratta e fermata nel suo scorrere, che sembra seguire il ritmo delle stagioni. Un monaco bambino apprende il senso della vita (Primavera) dell'amore e del sesso (Estate). Poi colpevole di omicidio, torna in cerca di pace ed espiazione (Autunno) e, infine, ormai vecchio, accoglie il figlio che una donna sconosciuta abbandona sulle scale del monastero (Inverno). Un monaco bambino e uno vecchio, di nuovo. Il ciclo della vita ricomincia. Come ferro 3 un film molto poco parlato, ma in effetti con una rappresentazione così emozionante della vita le parole in fondo non servono. Bravi gli attori, molto espressivi.
Nella sua più recente opera Kim Ki-duk,calca un po' meno la mano sulla violenza e carica le immagini di minor crudeltà di quanto non avesse fatto in precedenza (tipo L'isola e indirizzo sconosciuto), ma il film non è per questo di minor impatto emotivo.
La ciclicità della vita viene rappresentata con una pienezza e naturalezza che solo un regista orientale avrebbe potuto rappresentare così bene. Forte l'accostamento con la natura che riporta l'uomo ai sentimenti più forti e istintivi.

sestogrado  @  12/11/2006 10:26:16
   9 / 10
film-parabola sul senso della vita. in un lago incastonato tra lussureggianti montagne, apparentemente disabitate, c'è tutta l'umanità; il valore aggiunto del film è quel pizzico di magia insito dentro di noi, che solitamente snobbiamo, e che può essere scoperto solo attraverso la pace dei sensi e il più comune raggiungimento della serenità interiore e dell'autocontrollo. il film, lento e allo stesso tempo sfuggente come le stagioni e come la vita stessa, è una vera perla di saggezza senza pretese

marco86  @  23/09/2006 16:30:44
   8½ / 10
Film magnifico!
Allora,parlando di una cultura così distante dalla nostra,cioè quella buddista,andrebbero analizzati ad uno ad uno i vari simboli contenuti nel film,come ad esempio gli animali.Ma essendo io ignorante in maniera,preferisco delegare l'incarico agli altri e soffermarmi invece sul significato universalmente riconoscibile della pellicola:il passare del tempo.
E per parlare dello scorrere del tempo,Ki-Duk usa le stagioni e il loro inesorabile e lento (o veloce)susseguirsi.Ad ognuna di queste stagioni corrisponde una stagione della vita del protagonista.La primavera è l'infanzia,caratterizzata da un'immensa voglia di scoprire il mondo;l'estate è la gioventù,l'età della scoperta dell'amore e del sesso;l'autunno è l'età adulta,che nel film viene descritta in una maniera abbastanza negativa.poi viene l'inverno,la senilità,la saggezza.e ancora primavera...

E' il primo film che guardo di Ki-Duk,ma ho voglia di vedermi tutti gli altri.Ovviamente oltre la regia e la sceneggiatura,va lodata la fotografia,praticamente perfetta nel descrivere e caratterizzare le varie stagioni.
Le sequenze più belle del fim sono forse quelle più simboliche,e la cosa bella è che anzichè annoiare per la loro impossibile (per noi occidentali)comprensione,catturano più delle altre il cuore fino a commuovere e spingere a riflettere.Sul tempo che passa.Sulla bellezza della vita.Sulla solitudine.Sul rimorso.Sulla natura.Sull'amore e sul dolore.
Sulla vita.

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Ultima risposta 23/09/2006 16.31.29
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Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  02/08/2006 13:49:23
   9 / 10
un film che apre le porte ad un percorso d''autoscienza circolare, in cui ogni azione avrà un peso nel proprio karma.
un fortissimo simbolismo permea ogni tratto della pellicola, in maniera semplice e diretta... inizialmente i vari stadi dell''evoluzione della coscienza con pesce, rana e serpe, il cane come ingenuità, il gallo è esuberanza sessuale, il gatto diviene pigra cura di sé, ed infine l''ambivalenza del serpente come trasformazione e energia, chiaramente legato all''eterno rincorresi della nascita e morte.
le immagini in questo film hanno una splendida resa pittorica (frequenti campi lunghi a rendere il paesaggio un personaggio a se stante), ma non sono semplici illustrazioni dettate dal lirismo del regista, bensì parte di una visione panteistica aricolata e raffinatissima.
bellissimo il rapporto quasi muto fra maestro e discepolo, costruito sull''empatia e la comprensione, misurato in poche efficacissima parole che svaniscono in fretta con lettere d''acqua sulla pietra, ma che tracciano solchi indelebili nell''animo dell''uomo.

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Ultima risposta 28/03/2008 13.58.49
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Diames  @  30/07/2006 12:56:50
   9 / 10
Capolavoro, uno dei migliori degli ultimi anni. Come spesso capita, quando gli spettatori hanno a che fare con qualcosa di orientale in senso forte, che affonda quindi le radici nel pensiero per ex. buddhista (come in questo caso, se non erro), non riescono a cogliere il senso del film, del suo svolgimento, e si concentrano esclusivamente sulle immagine come se fossero qualcosa a se stante (ho letto di "carrellata di fotografie" e simili). Questo film è un'esperienza spirituale. Anche se non ho visto tutti i film di Kim Ki-duk, dubito possa aver fatto o fare di meglio (ma forse mi sbaglio), quindi, senza troppe titubanze, mi permetto di considerare questa pellicola il suo capolavoro. Da vedere, ma con estrema concentrazione, perché la richiede e merita.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR matteo200486  @  29/07/2006 17:15:34
   8½ / 10
...eccezionale, bellissimo soprattutto per l'occhio. Stupende immagini e grande raffinatezza...

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  28/06/2006 22:33:25
   8 / 10
Film veramente bello. Una vera e propria festa per l’occhio. Ha però anche il suo significato espresso tramite simboli. La storia infatti non riproduce persone o fatti ‘reali’, ma situazioni tipiche come le stagioni.L’ideale che ci propone questo film è quello di una vita ‘spirituale’, fatta di armonia ma anche di distacco. La vita terrena, il corpo non sono altro che pesi morti che ci inciampano, un sasso che ci dobbiamo portare sempre dietro. Vita e morte sono unite fra di loro e quasi si confondono, non esiste la morte ma una nuova rinascita.
Io non conosco il buddismo e quindi a me questo film ha fatto venire in mente Rousseau, il suo ideale di natura, la sua pedagogia e anche la sua religiosità.

Mavors84  @  23/05/2006 01:20:32
   8 / 10
il film è praticamente una sequenza di fotografie (fotogrammi) ben fatte... non c'è bisogno di grandi dialoghi...
solo un piccolo difetto: a volte diventa un pò lento!

comunque consigliatissimo!!!

Valesco  @  20/05/2006 12:36:20
   5 / 10
L'essenza pura della noia...paesaggi mozzafiato?!? Non direi proprio! Poesia? Non riesco ad intravederla, forse perchè troppo occupata a sbadigliare. Lento, lentissimo.
Non è paragonabile a film come Hero dove i colori, i suoni, i movimenti e i combattimenti che diventano danza sono poesia vera che culmina nel messaggio finale...

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Ultima risposta 17/05/2008 17.04.06
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  19/02/2006 10:22:02
   9 / 10
Meravigliosa parabola buddista, semplice nel contempo intensamente simbolica, un soffio di quiete per gli occhi e per l'anima.
Fotografia incantevole.

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Ultima risposta 23/02/2006 15.09.50
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giax-tommy  @  15/02/2006 14:19:08
   9½ / 10
sono contento che è piaciuto questo film perchè credevo fossi l'unico ad apprezzarlo....sembra fatto di tante fotografie!infatti i paesaggi sono bellissimi.il tema principale è trattato poi in modo sublime....un resoconto delle nostre vite...fa riflettere molto

sweetyy  @  15/02/2006 13:33:37
   9 / 10
Non ho mai visto un film come questo! Me lo aspettavo pesante e noioso e invece mi sono ricreduta! Fa riflettere molto!

lupin 3  @  14/02/2006 15:34:49
   9 / 10
Beefheart  @  29/01/2006 01:03:15
   7½ / 10
Bel film coreano pregno di filosofia e poesia orientali, trasmesse da lussureggiante fotografia, i cui colori scandiscono i tempi del film e della vita, suggestiva location, che proietta nel più remoto eremo buddista, concilianti silenzi, rotti, per lo più, dai melodici suoni della natura e degna interpretazione dei protagonisti. La sceneggiatura, originale se pure molto semplice, sviluppa il ciclo della vita dell'uomo che finisce col trasmettere ciò che ha imparato affinchè il cerchio dell'esistenza si chiuda come in un loop infinito. Alcuni dosati picchi di spietata, quanto naturale, cattiveria umana contribuiscono ad alzare il livello di impatto emotivo di questo film.
Ottimo esempio di come fare un buon film semplicemente osservando l'uomo.

sopranina  @  30/12/2005 22:55:02
   9 / 10
meraviglioso...

delacroix  @  27/12/2005 00:14:30
   8 / 10
Visto in sequenza a "Ferro3 La casa vuota" ed anche questo film è magnifico.
Le immagini e i silenzi ma soprattutto la capacità di trasportatri in un altro mondo così diverso e lontano ne fanno un grande film.
Le stagioni della natura non sono altro che le stagioni della vita rappresentate secondo lo spirito zen/buddista.
Unico difetto: la pesantezza di alcune parti......non gurdatelo a notte fonda! :D

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Andre85  @  12/12/2005 00:07:31
   8½ / 10
bravissimo kim ki duk, che crea una storia toccante muovendo i personaggi in una cornice mozzafiato

Gruppo COLLABORATORI martina74  @  09/10/2005 14:59:21
   9 / 10
Una vera parabola buddista raccontata da un orientale: Kim Ki-duk ha la capacità di descrivere con molte immagini (assolutamente straordinarie nella loro pittoricità) e molti silenzi l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, le stagioni della vita attraverso i mutamenti della natura e alcuni animali-simbolo della filosofia buddista, gli insegnamenti del maestro (koan) che permettono al discepolo di raggiungere, a costo di grandi sofferenze, uno stato di coscienza tale da divenire egli stesso veicolo di carità.
La contemplazione di questo film è più efficace della lettura di molti trattati, per comprendere l’essenza dell’essere buddista; tutto è rappresentato con una chiarezza adamantina: la punizione e l’auto-punizione, l’espiazione delle colpe, l’esperienza del dolore necessaria a liberarsene, la progressiva spoliazione da ogni desiderio e da ogni passione, l’accoglimento di un nuovo discepolo che permetterà di riprendere l’infinito ciclo della vita.
Una delle immagini più emblematiche e significative della storia è quella del maestro che traccia ideogrammi su una tegola con un pennello intinto nell’acqua: nel subitaneo scomparire dei grafi, subito sostituiti da altri segni, si coglie l’essenza della filosofia che ci viene raccontata.
L’unico limite che posso rilevare al film è la sua freddezza, la distanza emotiva che ho avvertito durante la visione che, ad esempio, non avevo provato con Ferro3.
Ma nel complesso un’opera assolutamente straordinaria, da assaporare con pazienza e su cui riflettere.

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Ultima risposta 30/10/2005 18.04.58
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JoJo  @  08/10/2005 11:21:36
   9 / 10
Quando la semplicità diventa un difetto.
Ki Duk in questo raconto delle quattro stagioni della vita si prende carico del pesantissimo fardello di raccontare il buddhismo (anche) all'Occidente, ben sapendo che l'impresa non è affatto facile, e si dimostra decisamente all'altezza. Dopo che a vario titolo fior di personaggi europei ed americani avevano provato a spiegare cosa fosse (o più semplicemente a specularci sopra), finalmente un asiatico, uno che con quella realtà c'è cresciuto e di essa è almeno in parte figlio, riesce nell'impresa. In questo film non v'è il razzismo intellettuale di Hesse e dei suoi nipotini variamente radical chic sempre e comunque spocchiosamente arroganti nella loro ridicola boria da parvenue dell'illuminazione, non c'è la falsa umiltà del dispensatore di grandi banalità Terzani (ultimo della lunga, lunghissima serie) o la vacua insensatezza del frullato religioso di Coelho, e nemmeno (cambiando forma d'arte) la magnificenza di Bertolucci, autore dell'ennesimo fraintendimento che è andato a fomentare le mistificazioni sul buddhismo sempre alimentante dall'affollatissimo parco dell'arte di stampo spiritistico-intimista. Ki Duk ci da' un'immagine d'un buddhista che non sfoggia il suo classico sorriso serenno e sornione fino al beffardo di chi crede d'aver capito tutto dalla vita, e questa è la sua grandezza: la capacità di descrivere uno spirito magno nella sua disarmante umiltà senza le estasi mistiche tipiche dei santoni che invariabilmente raggiungono il Nirvana in punto di morte. Libero per ovvi motivi dalle catene distorcenti dell'occhio occidentale, il regista coreano riesce a trasmettere lo spirito, l'essenza d'una religione, dimostrando una padronanza del mezzo cinematografico magistrale, una capacità di coniugazione di sintesi, chiarezza e profondità quasi impensabile.
Eppure, paradossalmente, proprio nella semplicità compare la pecca di quest'opera: la pesantezza. Questo difetto si manifesta soprattutto durante l'Estate, dove il regista insiste troppo su certi simboli, continua a soffermarcisi a lungo, dando quasi una sensazione d'esasperazione allo spettatore, ovviamente senza alcuna possibilità di sfogo. C'è anche da dire che proprio quell'episodio è seguito dall'Autunno, che invece è un pezzo di sensibilità unica ed allucinante, decisamente da scuola del cinema.
Il regista coreano comunque da' prova d'un'umiltà intellettuale incredibile, puntando su pochi temi fondamentali e pennellando le situazioni come solo lui sa fare, non commettendo quindi l'errore di sovrabbondare, di cercar di caricare di troppi significati la pellicola come invece farà in La Samaritana, e nemmeno senza lanciarsi nel cripticismo silenzioso di Ferro3: chiarezza e lucidità, pronte a trasmettere allo stesso spettatore una calma quasi zen, queste sono le parole chiave di quest'opera, che in ultima analisi risulta essere ad oggi la miglior prova di Kim Ki Duk.

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Ultima risposta 09/10/2005 14.57.14
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patt  @  04/10/2005 02:10:09
   8 / 10
..forse un pò troppo contemplativo, ti sazia gli occhi e l'anima, ma ti lascia anche qualcosa di incompiuto,questa cultura cosi lontana dalla nostra, si sente il divario che ci rende spettatori ma non partecipi.
bellissima fotografia, intimo e riflessivo..


style  @  22/09/2005 11:15:49
   8 / 10
film "strano", non credo di averne mai visti di simili....

...ma molto bello, tutto si svolge in questo posto, un paesaggio belllissimo in cui si sviluppano le storie dei protagonisti nel corso degli anni... anzi, delle stagioni...

poetico e pieno di significati.

PS
peccato che nessuno si sia degnato di tradurre gli idiogrammi....(mettere un sottotitolo quando appariva una scritta non avrebbe certo dato fastidio...)

ulisseziu  @  18/09/2005 22:08:04
   9 / 10
Film notevole.
Nelle immagini e nel senso.
Il valore dell'esperienza, le stagioni della vita e della natura spiegati in chiave buddista.
Note per vederlo come si deve: pazienza, rilassatezza, apertura mentale.
Un film veramente bello.

Invia una mail all'autore del commento cintoni  @  08/09/2005 13:17:27
   9 / 10
in certi momenti avevo la sensazione di essere su quella casa-zattera che mi dondolava nel racconto della vita che passava tra quelle valli. tutto resta immutato e nulla mutiamo. mentre tutto scorre. davvero bello, da vedere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR echec_fou  @  05/09/2005 22:01:27
   8 / 10

Primavera, Estate, Autunno e Inverno sono le stagioni che compongono l'anno, l'arco temporale in cui la natura evolve in tutte le sue sembianze, maturando ogni volta in una fase che sembra nascere dalla morte della precedente. Tuttavia non si tratta mai di una morte totale, definitiva, ma ogni fase sembra trarre il suo significato nel gettamento dei presupposti per una fase successiva...E ancora primavera: neanche la fine di questo ciclo completo può presupporre la fine dell'essenza. E la natura si rinnova ancora, rincorrendosi continuamente verso mete ignote.
Suggestiva e fortemente evocativa la scelta di inquadrare ,nelle fasi iniziali del film, l'anziano maestro di spalle che percorre il sentiero, per poi cambiare inquadratura sul piccolo monaco che lo risale frontalmente.
E' la metafora del continuamento dell'esistenza, riferito non più ad un ambito ristretto come quello individuale, ma ad un ambito più ampio e completo: quello della natura, dell'insieme. Da quello che mostra l'esperienza umana, sembra naturale, quasi scontato, che dal ramo gelido ricoperto di neve nasca ,nel giro di qualche mese, una nuova foglia. Se si potesse entrare nell'anima di ogni foglia, come se avesse una coscienza, forse si vedrebbe nell'inverno solo la fine dell'esistenza, senza percepire il miracolo del proseguimento della vita.
Probabilmente è un processo molto simile a quello che accade alle vite umane. Si rimane intrappolati nella gabbia della soggettività, del proprio contesto e delle proprie esperienze, senza dare importanza all'enorme disegno di cui si fa parte, un disegno che trae forse la sua divinità dall'inconsapevolezza in cui evolve.
Da queste premesse trae origine il significato della vita che ci mostra l'autore: l'immagine di un uomo che trova il senso delle sue esperienze, delle sue sofferenze, che costituiscono la pietra che è costretto a portare, nella scalata faticosa verso una cima. Ma la fatica non è sterile, la ricompensa è grandissima, forse la più preziosa: dalla sommità gli è consentito rendersi conto che il mondo in cui è vissuto era soltanto una vallata con un lago e una palafitta, ovvero una piccola parte dell'immensità spaziale e temporale in cui era inserito.
Sulla cima rimane solo una statuetta del Buddha, l'emblema del Nirvana, dell'illuminazione, che siede sulla pietra che rappresenta il dolore e la sofferenza da cui si è ormai emancipato. E' questo il senso dell'esistenza proposto dall'autore: lo sforzo dell'emancipazione dal soggettivo come strumento per trovarne un significato, inquadrabile solo se inserito in un contesto molto più ampio.
Un altro aspetto molto importante risiede nel valore dell'esperienza. Soltanto attraverso la partecipazione diretta (e questa è una tematica molto affine a quelle trattate dal Siddharta di Hesse) è infatti possibile realizzare una maturazione, impossibile attraverso la sola imposizione di precetti, che assumerebbero altrimenti carattere dogmatico. Per far capire al suo allievo ancora bambino il significato del dolore, il maestro lo mette in condizione di provare sul suo corpo gli effetti dei suoi giochi sadici sugli animaletti. Solamente in questa maniera può trarre insegnamento. é quello che avviene anche nelle stagioni successive della sua vita: il maestro cerca di motivare le scelte del ragazzo, senza abbandonarsi ad inutili critiche, perché è l'unico modo in cui può maturare. Questo non presuppone però la svalutazione dell'insegnamento: la saggezza dell'età deve essere sempre un valido supporto per i giovani, affinché non commettano l'errore di rimanere incastrati nella trappola delle proprie emozioni, per quanto drammatiche possano essere, in quanto parte dell'universo soggettivo dal quale bisogna emanciparsi. La saggezza dell'età diventa così guida per i giovani, nel momento in cui si perdano nel loro cammino, come quando il ragazzo tenta il suicidio perché incapace di sopportare la sofferenza della scoperta di prospettive diverse da quelle che invece immaginava e desiderava. Da qui emerge anche una critica implicita dell'idealismo, visto come la presunzione di conoscere il senso delle cose prescindendo dall'esperienza soggettiva. Il dolore del ragazzo si fonda infatti nell'incapacità d'accettazione di una realtà sentimentale differente da quella che si prospettava. L'ultimo concetto su cui porrei l'accento, sebbene sia conseguenza di quelli espressi in precedenza, è la saggezza dell'astensione dal giudizio: non si può essere giudici degli errori altrui, semplicemente perché questi nascono da un contesto diverso dal proprio.
Gli errori sono inoltre sempre figli dell'inesperienza e si nutrono dell'inconsapevolezza o della cecità della passione. Si può essere solo un supporto o una guida nell'espiazione della colpa e solamente nel caso in cui c'è un riconoscimento dell'errore da parte di chi lo commette.
Anche in questo caso il concetto di errore viene caratterizzato da connotati diversi da quelli convenzionali. L'errore non è mai derivante da scelte che vengono demonizzate a priori, come avviene nella mentalità cristiana-occidentale, ma anche in quella ebraica ( si pensi che c'è proprio la lista dei comportamenti banditi, i dieci comandamenti),ma si fonda sull'analisi delle emozioni di cui le scelte sono portatrici. La scelta diventa errore nel momento in cui si fa portatrice di sofferenza spirituale.
In conclusione, posso affermare che a questo film Kim-Ki Duk tutta la sua potenza evocativa, che riesce con poesia sottile ad immergere gli spettatori in un oceano di immagini e ricercate suggestioni.
Pezzo di rara bellezza.


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Ultima risposta 13/09/2005 14.55.31
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aiemmdv  @  20/08/2005 16:58:19
   10 / 10
vermanete stupendo lo preferisco di molto a ferro3...profondo e toccante come pochi film

cepere  @  19/08/2005 23:42:01
   7 / 10
leggendo i commenti mi aspettavo qualcosa di piu'.
come poster o come fotografia sarebbe stato un capolavoro,ma un film è anche qualcosa di piu'

Giulio R C  @  15/08/2005 20:26:21
   4 / 10
Scusate la mia opinione, ma a me personalmente questo film non ha comunicato un bel niente... troppo artificioso, attori inespressivi... di certo la fotografia è magnifica, i paesaggi grandiosi, belli, mozzafiato... ma ciò non basta. Peccato perchè amo il cinema di Kim Ki-Duk... ma questo film proprio non aggiunge niente di nuovo. Scusatemi ancora.

Alien  @  14/07/2005 17:40:35
   9 / 10
un film veramente bello e poetico...raramente si trovano film che ti restano in testa come questo... certe scene sono davvero geniali per esempio quella del sasso legato alla vita(chi l'ha visto capisce)...non gli do dieci perche la scena di sesso mi è sembrata poco romantica si poteva fare di meglio li,...comunque tutto sommato un 9 se lo merita!

641660  @  02/06/2005 12:47:19
   9 / 10
Film incredibile...Emozioni pure e cristalline...

Nightcrawler  @  26/03/2005 13:45:46
   8 / 10
Film d'un'incredibile potenza evocativa, un lavoro da applausi.

pirulino  @  20/03/2005 20:34:13
   8 / 10
il cinema orientale rimane il filtro più fitto dove far passare la poesia.come ci riescono loro?eppure anche noi abbiamo dato ottime prove(da antonioni a truffaut)eppure...un altro mondo.tra kim ki-duk e kar-wai...è meglio mettersi in fila a raccogliere esempi di grande maestria.

Cinemaniak  @  15/03/2005 19:54:08
   9 / 10
Altissimo livello delle immagini...composizioni e colori capolavoro...infinita poesia...

Kr0nK  @  02/02/2005 04:37:39
   9 / 10
Bellissimo anche se chi non conosce bene, come me, la cultura orientale, si sentirà spesso disorientato da scene e riferimenti non comprensibilissimi

Pasagarde  @  02/02/2005 03:10:30
   10 / 10
Ne hanno di cose da insegnarci questi registi orientali!!! Qui siamo proprio su un altro pianeta!!! Altro che certe americanate del cavolo!!!

Homer J Simpson  @  28/11/2004 14:20:04
   10 / 10
Crodo che kim Ki Duk sia uno dei migliori registi orientali in circolazione.
davvero un film poetico

Gruppo REDAZIONE maremare  @  21/11/2004 21:22:07
   9 / 10
Un film che ti spiega l'essenza del buddismo meglio ti tanti libri.
Ipnotico

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/11/2004 21.23.03
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mondocinema  @  12/11/2004 16:17:39
   10 / 10
senza parole...

luca  @  18/10/2004 20:16:58
   8 / 10
.........incantelove..........questo film è una poesia in movimento.....

2 risposte al commento
Ultima risposta 11/08/2006 17.35.47
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  24/09/2004 19:23:55
   8 / 10
Splendido film del regista coreano Kim ki- duk.
E' un film intenso, dai ritmi posati , e riflessivi tipici di un certo cinema orientale. E' un film molto particolare, ricco di simboli, e caratterizzato da una fotografia splensida.
Purtroppo Kim ki duk è uno di quei registi che conosco solo di fama , ne parlano tutti benissimo, ed è veramente giovane. Speriamo ci facciano vedere qualche altro suo film (tipo l'ultimo che ha vinto un premio alla mostra di Venezia).

Freccia  @  01/09/2004 23:08:16
   7 / 10
...un pò lento lo è ,obbiettivamente,..ma questo non pesa per niente nel film che scorre in flusso di immagini simboli e paesaggi stupendi...

phabio74  @  20/07/2004 13:26:28
   9 / 10
Un film con una storia semplice, con simboli non sempre comprensibili e porte che si aprono e si chiudono su pareti inesistenti. L’Uomo nasce crudele e violento. Non puo’ resistere alle tentazioni, l’unico modo che ha per vivere sereno e’ restarne lontano e se cede deve sopportare dolore e fatica per purificarsi.
Pochi personaggi per una trama che potrebbe essere ben rappresentata al teatro, ma si perderebbe quasi tutto. Il film e’ soprattutto un quadro in movimento.

Fabio


silvietta978  @  20/07/2004 11:38:59
   10 / 10
Se devo pensare a delle parole per descrivere questo film...non saprei cosa dire, semplicemente stupendo mi viene in mente, e sarebbe comunque riduttivo ed inadatto. Le sensazioni che riesce a suscitare sono davvero intense,una lunga riflessione che segue lentamente il susseguirsi delle stagioni ed i cambiamenti della vita così come cambia il paesaggio nel film, pur rimanendo sostanzialmente lo stesso. Un vero capolavoro.

eccomi555  @  19/07/2004 13:24:49
   8 / 10
finalmente un film dove il silenzio parla, le immagini raccontano, la poesia tocca il cuore.
Un bell'esempio di come dare un senso alla popria esistenza.

Novalis  @  15/07/2004 12:54:39
   9 / 10
Un capolavoro.... (o quasi)

maybeyou  @  23/06/2004 22:23:37
   8 / 10
Suggestivo e insolito...è la prima volta che mi trovo davanti a un film così lontano da ogni riferimento cinematografico tradizionale e strutturato in maniera così originale. Sicuramente ricco di elementi simbolici che meritano di essere approfonditi.

Invia una mail all'autore del commento Dopocena  @  22/06/2004 11:27:24
   9 / 10
Non si può negare che sia lento... ma quando la lentezza ha un senso, diventa poesia.
Questo film è poesia, arte, immagine, fotografia e sostanza.
Se il cinema è la Settima Arte è grazie a film come questi.
Come hanno detto giustamente altri prima di me, non tutto è facilmente comprensibile: certa simbologia, il significato degli ideogrammi. E' una cultura troppo diversa dalla nostra (e per me sconosciuta) per poter capire tutto a fondo, eppure è bello lo stesso.
Ovviamente, se il vostro target è American Pie... lasciate perdere, non fa per voi!!!

samara999  @  22/06/2004 11:17:34
   9 / 10
Poetico,evocativo,intenso..al di fuori degli schemi tradizionali del cinema occidentale, ma proprio per questo meritevole di essere visto e apprezzato senza parametri di valutazione troppo schematici. Ottima la scenografia e la fotografia.

bonny  @  22/06/2004 10:39:19
   8 / 10
Quando le parole non hanno nulla da dire è la natura con i suoi suoni e i suoi simboli a descriverci il corso della vita. Inizialmente titubante sono rimasto poi sorpreso alla visione di questo capolavoro del cinema che infonde in chi lo vede un senso di pace ed armonia. Notevole l'utilizzo da parte del regista ed interprete dei simboli tipici della cultura orientale, in particolare le porte apparentemente inutili, ma che in realtà simboleggiano a mio giudizio la divisione tra sacro e profano (vedi scena in cui il giovane monaco non attraversa la porta per andare dalla ragazza). Eccellente a mio giudizio la fotografia che ci porta in un mondo ormai dimenticato dall'uomo così impegnato ad inseguire le illusioni della "vita mondana" perdendo di vista i valori e sforando nella follia.

liu_mi  @  16/06/2004 19:45:52
   8 / 10
Bellissima favola di ispirazione buddista, in cui le immagini e i simboli acquistano maggiore importanza della storia (semplicissima) ma comunque efficace. Il regista non ha studiato cinema, ma pittura, e si vede, ogni immagine sembra un quadro. Il risultato è un film giustamente lento, che dà il tempo di riflettere ed assorbire i significati che vuole trasmettere. La simbologia è molto precisa e ricca, scandita dal susseguirsi delle stagioni della vita; gli animali, soprattutto il serpente, sono riferimenti ai diversi stadi di coscienza (pesce, anfibio e serpente), alla trasformazione e rinascita; il gallo come simbolo dell’energia sessuale e il gatto come prendersi cura di sé, mentre la porta (quella nel tempio) dovrebbe rappresentare la disciplina o l’insegnamento. Comunque, come tutte le favole, va recepita più che “capita”. Mi è piaciuto molto, ma sono di parte…

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Ultima risposta 06/07/2004 00.01.19
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Gruppo COLLABORATORI fromlucca  @  15/06/2004 09:47:56
   8 / 10
Ho visto ora questo film. Molto bello, carico di significati e
simboli. Bisognerebbe sapere un pò di simbologia di quelle culture:
significato di porte, serpenti, gatti, galli, ecc...
Fotografia e scenari bellissimi.
Qualcuno potrà trovarlo lento... certo non è il filmone americano sulle
catastrofi o su battaglie epiche...
Menomale: un film fondato prettamente sull' immagine , studiata e bellissima nei colori (l'autunno su tutti), di pochi ed
essenziali dialoghi (l'ultima stagione, con una madre che si presenta
incappucciata, non ha dialoghi eppure si segue molto bene), una gran
musica che lo sostiene nelle scene principali.
Consiglio.

Nicola

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Ultima risposta 25/06/2004 12.17.07
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