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"D'Alema, dì qualcosa di sinistra... D'Alema, dì qualcosa anche non di sinistra, di civiltà, dì qualcosa, reagisci!"
La battuta è passata alla storia ed è stata presa a prestito in innumerevoli contesti. Il grido di Moretti uomo/regista/personaggio racchiude in tre parole l'esasperazione di una parte di Italia di fronte all'avanzata dell'armata Berlusconi e all'incredibile impotenza della sinistra, o di qualsivoglia alternativa politica.
Dopo "Caro diario" Nanni Moretti continua ad impersonare se stesso (giocando molto sull'idea che nel tempo si è creata della sua persona), lasciando definitivamente nel cassetto il suo storico alter-ego Michele Apicella.
Forse non è più tempo di nascondersi dietro a delle maschere; per Moretti la necessità di raccontare qualcosa di personale passa (anche un po' narcisisticamente) dall'esposizione in prima persona.
Aprile racconta un'urgenza interiore, quella di documentare lo stato della società civile italiana, ostaggio di fazioni politiche imbarazzanti. Un dovere morale per un artista schierato a sinistra, con trascorsi da militante, ma la concentrazione non c'è, l'ispirazione nemmeno. C'è magari la voglia di fare altro, di fare qualcosa di leggero e divertente, come il musical sul pasticciere trotzkista che già veniva citato in "Caro diario".
Bloccato tra dovere morale e vocazione artistica, Moretti deve anche affrontare le ansie per l'arrivo del suo primogenito, che nascerà in concomitanza con le elezioni politiche del '96 e che cambierà completamente priorità e prospettive, oltre a distogliere continuamente l'attenzione del regista dai suoi doveri lavorativi.
Si dice spesso che Moretti sia un artista schierato e soprattutto anti-berlusconiano. Le recenti polemiche preventive fuori luogo in occasione dell'uscita de "Il Caimano" testimoniano, se non altro, che questa idea è molto popolare.
Invece è dal 1996 che Moretti se la prende sempre e soprattutto con coloro che dovrebbero rappresentare (e invece tradiscono puntualmente) la sua idea di politica. Soprattutto, lo fa parlando d'altro, spostando il punto di vista, da grande artista.
"Aprile" non parla di Berlusconi, anche se si apre con il filmato di Emilio Fede che celebra la vittoria di Forza Italia (che molti, rivedendolo, credono finto per quanto è assurdo). "Aprile" non parla neanche della vittoria storica della sinistra nel 1996, anche se Moretti nel film interpreta se stesso che festeggia tale vittoria.
"Aprile" parla di un cambio di priorità, di una rinascita personale all'interno di una vittoria collettiva, quella politica, e una rinuncia lavorativa, quella del documentario di denuncia.
La scena finale è emblematica: la corsa in vespa, il lancio di tutti i ritagli e l'arrivo sul set, quello conclusivo (che non riveleremo, perché rappresenta una delle trovate migliori del film), testimoniano una ritrovata serenità, un abbandono definitivo di tutte le cose angoscianti e disturbanti in favore di qualcosa di meglio, di una felicità che, arrivata con la nascita di Pietro, va meritata e condivisa e diviene essa stessa ispirazione.
Si potrebbe criticare la rinuncia di Moretti-personaggio a manifestare il proprio dissenso, ma in realtà non si può trascurare il fatto che un film nel film esiste e, sebbene ne prenda alla fine le distanze, con "Aprile" Moretti di fatto denuncia lo stato della società italiana e della sua classe politica, in maniera forse molto più forte che se avesse girato davvero il documentario.
Alla fine sembra volerci dire che la vita a volte è degna di essere vissuta nella sua bellezza, negli eventi lieti e pregni di significato che la caratterizzano, a cui non siamo pronti e che ci investono, nonostante il marciume che ci circonda e che non deve avvelenarci l'anima.
Moretti parla di "leggerezza", come categoria morale, la stessa di cui Calvino parla nelle sue "Lezioni Americane", ben lungi dall'essere il contrario della serietà e simile alla frivolezza, essa viene contrapposta alla "pesantezza" del modo di fare film, politica, manifestare dissenso e consenso.
La formula del film-diario continua a funzionare dopo "Caro diario", ma stavolta si aggiungono la coerenza narrativa e l'intento di raccontare e documentare un periodo storico, per quanto breve, molto significativo per la storia sociale italiana recente.
Nonostante la disarmante situazione della politica e della società italiana, non lontana da quella attuale (problemi di integrazione sociale, classe politica inadeguata, rapporto tra media e potere, ruolo degli artisti e dell'opinione pubblica), "Aprile" lascia una sensazione positiva.
E' evidente la volontà di Moretti di trasmettere coraggio e speranza, forse anche cercar di spingere i giovani all'impegno che lui e la sua generazione non sembrano più in grado di perseguire.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 29/10/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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