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Sarebbe stato gradito un maggior approfondimento delle vicende storiche e degli intrighi politici che interessarono gli anni che videro la prima donna alla guida di un esecutivo nel Regno Unito. Brillante la recitazione di Meryl Streep.
Che delusione, questa sarebbe una biografia sugli undic'anni di imprese politiche e rivoluzionarie dell'era thatcheriana in Inghilterra? Ci vuole almeno mezz'ora per entrare nel vivo delle vicende e tutto il film risulta frammentario, poco entusiasmante e spesso non si capisce dove sta la realtà dall'allucinazione, visto che la vecchia Thatcher ne soffriva. Non capisco proprio perché siano state fatte scelte registiche di questo tipo: se voleva essere un ritratto femminista, allora è scadente anche sotto questo punto. La Streep ovviamente ci mette il meglio di sé nella caratterizzazione del personaggio, ma non mi è sembrato nemmeno il suo ruolo migliore, poi mi è curioso notare che molto del resto del cast sia stato presente successivamente in the Crown: la regina Olivia Colman qui interpreta la figlia della Thatcher; mentre Pip Torrens, il Tommy Lascelles di The Crown qui interpreta il conservatore Ian Gilmour. Tornando alla biografia della Lady di ferro, per me con questo film non c'è stata giustizia, non accende l'interesse e si arriva al finale pensando 'tutto qua?', si poteva fare di meglio.
The Iron Lady ripercorre le principali vicende personali e politiche del Primo Ministro britannico Margaret Thatcher. Al di là dell'ottima interpretazione di Meryl Streep, il film spolvera fin troppo superficialmente gli avvenimenti storici.
La scelta di ripercorrere la vita della Lady di ferro a partire dai ricordi e le allucinazioni di una Thatcher ormai debole e malata è discutibile..
Film valido, soprattutto se non si conosce il personaggio, ma a tratti troppo sbrigativo e superficiale.
Questo è un film che si farà ricordare principalmente per la performance della Streep, particolarmente efficace, e per il trucco, anch'esso ottimamente sfoggiato, entrambi vincitori dell'ambita statuetta Academy Award. Per il resto, questo della Lloyd è uno sguardo quasi tenero e un po' superficiale su quello che è stato l'universo politico e personale della Thatcher che coinvolge sì, ma fino ad un certo punto, senza però lasciare un ricordo tangibile come invece ha fatto nella realtà la protagonista. Discreto come omaggio ma piuttosto ordinario come prodotto d'intrattenimento.
Discreto, anche se è superficiale e poco approfondito riguardo a mosse politiche e vicende storiche.
Bravissima la Streep (che prese pure Bafta e Golden globe), ottimo make up, buona regia di Phyllida Lloyd (che diresse l'attrice in Mamma mia) ma per fare le cose bene bene sarebbero servite 3 ore di durata, e non 100 minuti scarsi.
E poi la figura della Tatcher, capitalista e neoliberista, è resa in termini troppo umani e positivi, anche sotto tale aspetto insomma si potrebbe discutere molto.
Un film discreto ed anche anomalo sotto più aspetti, sia riguardo ciò che ha scelto di raccontare, sia riguardo ai modi.
Le cose che più mi sono piaciute del film sono state l'interpretazione della Strepp e le musiche. Per il resto secondo me il materiale di base, la storia della Tatcher era talmente interessante che sarebbe stato decisamente un crimine crearne un brutto film. E devo dire che in realtà Phyllida Lloyd si è impegnato per abbassare di molto la caratura del suo film… Purtroppo il film resta a metà strada tra il desiderio di parlare di una storia "umana", la storia di una donna che ha dovuto mettere da parte il suo essere donna per lunghi anni, eppure ha vissuto un amore fortissimo, fino a restare sola, con gli spettri del suo passato e della sua vedovanza. E questa è sicuramente la storia che emerge più decisa dal film. Dall'altra parte ci sono le vicende simil-biografiche della vita della lady di ferro, sullo sfondo delle quali viene narrata la storia. Secondo me il mix purtroppo non è stato convincente. La parte biografica risulta veramente troppo censurata. Tanto valeva asciugarla ancora di più se quei brevi accenni sono così lacunosi e mal sviluppati. Avrei preferito un taglio più deciso o da una parte o dall'altra.
Vita e miracoli di Margaret Thatcher in questo film agiografico e ridicolmente femminista. Ritratto della Lady di ferro, dura e determinata, peccato che la parte politica è lasciata quasi in secondo piano. Sembra quasi che la cara Margaret, la figlia del droghiere, alfiere del neoliberismo in Europa, abbia ideato da sé le sue politiche antisindacali di deregolamentazione del marcalo del lavoro, magari colloquiando con un altro neoliberista come Ronald Regan, anch'egli non certo la mente del progetto neoliberista. Un film bruttino in cui spicca l'ottima interpretazione di Meryl Streep, ma non basta per risollevare questa specie di spot di regime. Bocciato.
Un biopic veramente brutto e di una banalità sconcertante. Raccontare la storia della Thatcher in questo modo molto americano trasformando la figura della lady di ferro in una sorta di dea è un crimine. Il lato politico è messo in secondo piano e trattato in modo molto superficiale e il tentativo da parte della Llyod di impietosire lo spettatore facendogli ricordare continuamente la malattia della Thatcher evidenzia anche la mancanza di voglia di creare qualcosa di serio. Inoltre l'apparazione del fantasma del marito tecnica già vista in passato nel sopravvalutato A Beatiful Mind lascia indifferenti.
Non nego che mi aspettavo molto, molto di più. Non è un brutto film, sia chiaro: si regge quasi esclusivamente sulla bravura della Streep e di Broadbent, i costumi e l'epoca sono raffigurante veramente molto nel dettaglio. Il problema di questo film è, paradossalmente, la sceneggiatura. Perché se si parte con un inizio lentissimo - circa 15 minuti di nulla, effettivamente - il film nella prima parte si snoda con l'infanzia/adolescenza della Iron Lady. Nel punto centrale del film (ciò che dovrebbe teoricamente interessare i telespettatori) il ritmo diventa troppo, troppo frenetico con stacchi immagine, sfumature di scene e scene simili che non ti fanno vivere pienamente il destino che questa donna compirà in Inghilterra. In men che non si dica, ci ritroviamo già al 1990 durante il declino politico della Thatcher, senza aver minimamente capito il motivo per cui questa donna ha raggiunto tale menzione.
Quale sia l'intento della sceneggiatura non è molto chiaro: ora celebrante propositi conservatori, ora compassionevole verso le vessazioni al popolo. Tuttavia, quello di Phyllida Lloyd è un cinema che funziona, grazie al montaggio, alla scelta di descrivere in modo comune una donna del tutto eccezionale, e all'ennesima sublime interpretazione di Meryl Streep.
Raccontare la complessa figura di Margaret Thatcher in questo modo è stata una scelta ridicola e pretenziosa; perchè, di fatto, un film del genere non racconta nulla di questo controverso primo ministro. Che la si ami o la si odi, la Thatcher meritava ben altro tipo di rappresentazione, che non affondasse i suoi cardini nella vecchiaia e nella malattia, ma in quel decenio che, nel bene o nel male, ha cambiato il volto dell'Inghilterra. Tutto ciò nulla toglie alla comunque otiima interpretazione della Streep, che rimane l'unica qualità id questa malriuscita pellicola.
Approfittando della morte dell'ex primo ministro avvenuta ieri, commento questa scialba opera che non rende omaggio a un personaggio così controverso.La Lloyd alza il tiro dopo il successo al botteghino del musical d'esordio, ove però vantava anni e anni di riproposizioni a teatro, insomma era più facile fare centro che sbagliare. Qui commissionata dalla Streep, si trova mossa come un ventriloquo incapace di prendere le redini di una regia così ambiziosa, un'opera che aveva lo scopo di fare da trait d'union con gli ultimi biopic britannici sui monarchi che furono. La Lloyd non riesce a tenere a bada il suo eco femminista e dunque si concentra ad evidenziare l'inusuale presenza femminile in un contesto maschile (e maschilista), spinge su una caratterizzazione rigida, decisionale ma non spiega la genesi di tali scelte antipopolari (Il film è come una lezione di storia insegnata da un approssimativo maestro, mera memorizzazione con nessun punto di riferimento umano) nel suo governo che l'hanno resa alienata ai colleghi e alla sua fazione, rimanda ad una ottuagenaria senilità redenta.Mostra ma non spiega, vorrebbe ma non può.. mancano troppi passaggi, troppi episodi omessi, giustamente imputata di manierismo, monopolizza sulla Streep (che ovviamente per lei è come nuotare nel latte) a discapito di eventi abbozzati (come le Falkland) o proprio saltati insomma non risulta neanche un' amara meditazione sull'utilizzo del potere.
Male, molto male. le scelte della regista non hanno portato ad un quadro biografico completo e appagante per lo spettatore, ma ad un ritrattino da due soldi, poco preciso e superficiale, a tratti banale ed irritante.la scelta di raccontare il tutto tramite flashback dell'ormai anziana e malata thatcher risulta penosa e poco funzionale, per non parlare dell'inventata presenza del defunto marito come fantasma durante gli anni senili della stessa, cosa che tra l'altro sembra aver interessato più del lato politico della vicenda la regista, visto che su questa artificiosa macchinazione pare incentrare l'intero film. per quanto riguarda meryl streep, mi dispiace dire che non ho apprezzato particolarmente neppure la sua interpretazione: troppo macchiettistica, univocamente indirizzata verso una lady veramente e solo "di ferro", dal principio alla fine( esclusi gli anni della malattia naturalmente).mi è parso anche poco sentita. Male, molto male.
Una strepitosa Meryl Streep da il volto, e soprattutto le rughe, alla "Lady di ferro"! La sua interpretazione vale da sola la sufficienza in un film che mostra luci e ombre della nota politica Inglese. Il tutto viene affrontato con leggerezza, forse troppa. Alcuni temi fondamentali sono appena accennati. Un film leggero, ottimo per passare una serata ma si astenga chi cercava un ritratto completo e serio di Margaret Thatcher.
chapeau a Meryl Streep, chapeau ai truccatori, ottimo lavoro.
Per il resto è troppo incasinato per i miei gusti.... troppi flash back. Avanti e indietro negli anni per tutto il film. Dopo un po' ha iniziato a stufarmi. Avrei preferito un biopic più tradizionale e lineare, tanto il successo sarebbe stato comunque garantito dalla grandiosa performance della Streep.
p.s. comunque l'oscar lo scorso anno l'avrei dato anche a Glenn Close...
Sicuramente una Meyl Streep strepitosa...la storia narra della vita di Margaret Tatcher, colei che comunque ha portato grossi cambiamenti nel mondo...forse descritta in maniera troppo positiva, ma rende sicuramente l'idea di una donna forte che nonostante l'epoca è riuscita a cambiare parte del mondo in cui ha vissuto.
meravigliosa Meryl Streep che riesce a mettere sotto una luce diversa la donna di ferro mostrandola come un'anziana con i suoi rimpianti e le sue contraddizioni. Un film sincero, ben fatto e toccante. Le scene con il marito sono geniali e rasentano la follia riuscendo a far sorridere (quando appare con la trombetta fa morire dal ridere)... Insomma assolutamente consigliato anche se in alcuni punti è appena lento.
"C'era una volta in Inghilterra negli anni 70 l'avvento di una crisi economica. In seguito la Thatcher ballò con Reagan e tutto andò a posto. Vissero felici e contenti... ma con i figli indebitati"
In un paio di minuti, questo è come stato trattato uno dei temi più importanti, che si riflette tutt'oggi nella crisi che stiamo affrontando. O forse, ironicamente, il problema finanziario di oggi è che il primo ministro Cameron è uomo, quindi non balla con Obama.
Guardando questo film otteniamo qualche certezza: - Il mondo cinematografico, anch'esso!, è privato dalla libertà su certi temi di divulgare informazioni esaustive e complete - Gli spettatori ottengono solo le briciole dalle lobby sempre più omessive e potenti
"The Iron Lady" è talmente ben confezionato, che la peggior critica è la superficialità. Non ci fa riflettere su fatti importanti. L'emancipazione della donna è ben messa in mostra, ormai cosa Quasi acquisita ( in occidente) anche culturalmente. La curiosità più attraente è invece osservare cosa è stato omesso. La politica economica della Thatcher, con Reagan, ha deregolamentato il mercato mondiale, il "Big Bang" del 1986. Desidero evidenziare la parola deregolamentare, e non regolamentare, dando pieni poteri ai finanzieri e investitori. Ovvero la nascita del capitalismo odierno, come lo conosciamo oggi. Hanno spianato la strada a dei carnefici che man mano hanno modellato il capitalismo a loro immagine e somiglianza; avido e prepotente, seguendo le dottrine keynesiane, il quasi fondatore del mondo capitalistico moderno. Di passo in passo dottrine deregolamentate. Keynes si rivolterebbe nella tomba, se vedesse quale piega ha preso il suo processo di capitalismo Regolamentato. La Thatcher e Reagan rimangono ingranaggi di un sistema a pressione completamente neoliberista, probabilmente nato negli anni 50. Due persone che per quanto brillanti, non potevano avere la visione completa di un mondo economico complicato e in formentazione, ma prendendone le responsabilità di decisioni altrui. Burattini, ma di chi? Probabilmente del più potente, ricco, antidemocratico, e silenzioso quartiere centrale di Londra, dove stanno le più grandi banche mondiali: La city di Londra. Nel parlamento inglese hanno accesso solo i parlamentari, ma la city possiede un portavoce addirittura in quest'ultimo; il remembracer (mai inquadrato nel film), che ricorda e non lascia oltrepassare i limiti del loro mondo finanziario. Un tabù nel cinema, vista la potenza delle sua ragnatela distribuita su tutti i paradisi fiscali del commonwealth (cayman, jersey, bahamas, isola di man....ecc), utilizzata dalle maggiori multinazionali (da segnalare che appaiono nella lista bianca dell'ocse, è il più grande inganno legalizzato che potessero creare). Se tutti quei soldi evasi dal fisco rientrassero nel "giro onesto", oltre ad ottenere un disequilibrio iniziale, la crisi e i piani di austerità sarebbero finiti.
Sui tre mandati della Thatcher, la politica economica è stata una delle tappe fondamentali. Nel film totalmente omessa. Tutto il passaggio dalla nazionalizzazione alla privatizzazione, poco niente. Il problemi dell'industria manifatturiera, poco niente. (trattata in We want sex) In cambio avremo delle immagini storiche di gente che non si sa bene per qual motivo di disoccupazione, protesta e sfida la polizia. Lo spazio per gli attentati irlandesi è paradossalmente più lungo, rispetto alle spiegazione della vita sociopolitica. È ridicolo. Come anche il fatto che l'Argentina si sveglia un mattino e invade le Falkland. E guerra fu. Non parlano del motivo per cui gli argentini e inglesi si contendono il territorio. Un invasione senza motivo, la cui risposta inglese è onorata da un imperiale e patetico discorso di umiltà, forza, e coraggio. La verità è che il petrolio nelle isole possiede un valore immenso, inoltre le Falkland offrono ai Britannici quel vantaggio come lo sono le isole Cayman; un paradiso fiscale. Tornando al film, il lato migliore rimane quello registico che presenta scenografie tipicamente britanniche, e una serie di molteplici flashback che danno almeno vivacità alla visione. Questo per ovviare alla superficialità, notata da tutti, nel trattare un personaggio tanto importante. La differenza con Clint Eastwood e il suo, per certi versi, altrettanto scomodo personaggio J. Edgar Hoover è evidente. Il confronto con "Gli intrighi del potere" o "JFK" risulta inverosimile, eppure i temi son quelli. Ripeto ri-di-co-lo.
Insomma tra il 10 di downing street, il Westminster, e la Regina c'è un insidia che malgrado l'onnipresenza mediatica, rimane celata ancora nell'ombra, oltre che a rispecchiarsi negativamente la trasparenza del film, gestisce quello che è probabilmente il più grande traffico, soprattutto intoccabile, di denaro fuori bilancio. Lo stesso fuori bilancio che fece entrare nell'UE, e poi cadere, la Grecia. E ancora, lo stesso fuori bilancio che si trovava nelle banche americane a Londra durante lo scandalo dei subprime del 2008. Fuori Bilancio a cui noi, popolo, dobbiamo ovviare con i piani di austerità.
Il voto è un 1 simbolico. Giocando di parole, il film soffre di tacerismo, invece che di Thatcherismo. Trattare gli spettatori in questo modo è come renderli dei deficienti, e sapere a priopri che sono già diventati degli ignoranti. Ho messo nel commento tante informazioni, sperando che qualcuno legga, possa approfondire, e anche correggere.
Il cinema è la settima arte, ed è cultura. Queste sottigliezze di superficialità, son appositamente create per dimenticare la Storia, dandone un fine giustificativo e patriottico. Grazie, ma non ne avevamo bisogno.
Racconto disneyano per non dire grottesco per una delle più importanti figure politiche del secolo scorso, Margaret Thachter. Meritava più approfondimento specie nella sfera politica del personaggio, l'operato. Inutile dire che l'intero film si regge su Meryl Streep a prova di oscar.
Ho visto il film senza aver letto alcun commento e, come tutti, mi aspettavo una biografia socio-politica della Tatcher, cosa per altro ovvia, visto che stiamo parlando di un grande ex politico. E invece il film è interamente concentrato sulla malattia dell'ormai quasi 90enne Margareth, cioè l'Alzahimer e ci propina un idilliaco (e inventato) rapporto fra lei e l'allucinazione del marito defunto. In poche parole, e come già evidenziato da altri utenti, questo non è un film biografico ma un opera di fantasia su un personaggio storico. Perchè? Perchè gli autori hanno preferito questa scappatoia anzichè concentrarsi sul lato politico, che fra l'altro è descritto in modo molto sommario e del tutto insufficiente tramite flashback? Perchè fare un film con pretese storiche e biografiche e poi creare confusione fra realta e invenzione?
Devo dire che non me lo aspettavo e di conseguenza la visione del film è risultata noiosa e addirittura fastidiosa, soprattutto dal secondo tempo, cioè dal momento in cui è apparso chiaro quale fosse la strada scelta dalla regista e dagli sceneggiatori.
Davvero un peccato, perchè l'interpretazione della Streep è stata davvero unica e sublime, ma non basta per risollevare le sorti di un lungometraggio sbagliato in partenza.
Se avete intenzione di guardare questo film, fatelo coscienti che non vi verrà spiegato molto di chi è stata la Tatcher per l'Inghilterra e per l'Europa, nel bene e nel male. Nella vostra mente cambiate anche il titolo: non "The Iron Lady", che non è per nulla azzeccato visto che lascia presupporre un altro tipo di film, ma intitolatelo "Dolce vecchietta alle prese con l'alzahimer", perchè purtroppo solo di questo si tratta.
Il difetto di questo biopic è quello che si trova in tutti i film di ultima generazione che hanno come tematica le vite dei grandi personaggi della storia. Le pellicole risultano superficiali nel raccontare il personaggio senza mai entrare nei meriti o nei demeriti dello stesso. In questa pellicola principalmente si salvano gli attori davvero eccezionali e una regia che non ha picchi ma nemmeno grossi scivoloni.
Avevo sperato di vedere al cinema questo film e dopo averlo visto a casa devo ammettere che forse è andata meglio così. La biografia della "Lady di ferro" è decisamente un capitolo molto importante della storia politica contemporanea, peccato che qui sia trattato in maniera spesso superficiale e decisamente riduttiva. Se non fosse per l'immensa prova di Meryl Streep non sarebbe forse nemmeno un film da promuovere.
Film non troppo lungo che ripercorre con flashback la vita della Thatcher. A mio modo di vedere s poteva approfondire meglio la vita politica e le decisioni prese negli anni da primo ministro, Maryl favolosa, oscar meritato.
Dove è finito il Sergente Di Ferro... The Iron Lady è lo stereotipo di una Margaret Thatcher decadente e remissiva. Seppur la tematica socio-politica è a tratti confusa e non lineare l'ottima prova di Meryl Streep salva una pellicola godibile ma non indimenticabile. Diciamo che il ritratto che il regista fa della Thatcher non è dei più fedeli al personaggio storico.
No, così non mi piace: le imitazioni non mi sono mai andate giù e non capisco perchè ci ricasco sempre. Torniamo al diavolo e ai suoi Prada e non osanniamola sempre.
Come ha gia scritto qualcuno dando la sua valutazione su questo film a cui sono andate ben due statuette , the iron lady e un buon film che narra in modo molto frettoloso la carriera politica dall inizio , sino alla fine di M.Thatcher. Sotto il profilo tecnico il film è diretto da una brava regista come Phyllida Lloyd che aveva gia lavorato qualche anno fa con la Streep al musical di successo Mamma mia . Mi sono piaciute alcune inquadrature come quella spesso di inquadrare i piedi della Streep che qui manco a dirlo ha fatto il solito lavorone nell entrare nella parte , segno che con la Lloyd possa nascere un sodalizio cinematografico . La recitazione è di alto livello come anche quella del resto del cast tra cui bisogna ricordare l ottimo J.Broadbent che interpreta il ruolo di Denis il marito del primo ministro . Altro punto forte sicuramente il trucco che è valso ai make up artist una statuetta . Egli viene diviso in due parti , in quello in cui la Thatcher è primo ministro e quello in cui si trova ai giorni nostri anche se il film non lo dice mai . Se questi sono i pregi il film purtroppo non è esente da difetti : 1)questo fatto del tempo . nel film non vengono menzionate molto le date tra i vari avvenimenti politici oppure l anno in cui la Thatcher viene eletta . eppure non stiamo parlando di un personaggio di un epoca remota di cui abbiamo poche documentazioni . 2)Il film ci mette molto a decollare . per i primi 40 minuti a parte fare la conoscenza di lei , il marito e la figlia non succede praticamente nulla di rilevante . 3)il montaggio che non mi e piaciuto per niente all inizio , poi col tempo uno ci si abitua . questo passaggio dalla Thatcher giovane all anziana non mi è andato giu . 4)la sceneggiuatura penso che sia il buco piu grande del film : e mi rivolgo a coloro che amano il cinema e pensano che questo sia un film che parli di storia , sappiano che il film è infarcito da tante scene non girate ma prese dai tg dell epoca , però i vari momenti non vengono mai trattati in modo dettagliato , neanche l attacco alle isole Falkland . quel che resta di sto film è una grande atmosfera e interpretazione della Streep che arriva al suo terzo oscar e penso che sia meritatissimo , per il resto rimane un film appena sopra la sufficienza.
Vado controcorrente ma questo film non mi è piaciuto. La Streep è bravissima, ma non ci azzecca molto nell'interpretazione di una donna politica. Ne esce Thatcher fin troppo perfetta, quasi una dea, sempre decisa e senza mai un segno di cedimento. Per quanto fosse la "lady di ferro" viene descritta quasi come una androide, senza mai l'ombra di un dubbio neanche nelle scelte più difficili... A poco serve vederla in età avanzata, ormai ridotta a uno straccio... Anzi, direi abbastanza inutile ai fini del film. Personalmente, non ha lasciato un segno.
Voglio commentare solamente il lavoro di una attrice a parer mio bravissima. Il film è gradevole nel suo insieme ma non eccezzionale, il meritato premio Oscar corona definitivamente se ce ne fosse stato bisogno, la professionalità di una Signora come non credo ce ne saranno altre.
Film dai due volti: mi convince pienamente nella parte in cui descrive il disfacimento, i fantasmi e la quotidianità dell'anziana Margareth Thatcher; lascia totalmente allibiti nella parte storico-politica, trattata alternando efficaci ellissi a colpevolissimi omissioni, apologie discutibilissime (il "bastone" come rimedio a tutti i mali sociali!) a esemplificazioni che rischiano di suonare molto di parte. Peccato, perché l'idea di descrivere la Iron Lady partendo dal suo carattere e dal suo essere donna in un mondo chiuso di maschi e di maschilismi (accettati spesso come ineluttabili anche dalla parte femminile), ne avrebbe potuto far scaturire un interessante ritratto di donna e avrebbe anche potuto evitare sbilanciamenti politici davvero discutibili (guardatevi la pluripremiata serie tv danese "Borgen": sembra cinema a livelli bergmaniani per come tratta l'ascesa e la gestione del potere da parte di una donna, oppure l'esaustivo approfondimento di France 2 su Margareth Thactcher trasmesso dopo l'edizione del telegiornale delle 13 di qualche domenica fa). Certo, resta l'interpretazione di una immensa Meryl Streep (chi è meglio in questa stagione tra lei e Glenn Close? Vogliamo anche aggiungerci Bérénice Béjo e Charlotte Gainsbourg?): da sola vale il film; peccato però per il doppiaggio: non vedo l'ora di poter ascoltare la sua voce per sentire come ha restituito l'inconfondibile accento retorico di uno dei personaggi più controversi della storia britannica e mondiale.
Siiiiiiiiiiiiii ! Lo sapevo, lo sapevo, ne ero certa che Meryl vincesse l'Oscar. Sono talmente contenta che mi viene da piangere! GRANDE MERYL ! SEI LA MIGLIORE … GRANDE, GRANDE, GRANDE, IMMENSA! TI ADORO E, ALLA FINE, SEI SEMPRE TU LA MIGLIORE ATTIRCE ESISTENTE !!!!!!!!!!!!! La sua interpretazione vale tutto il film.
Difficile valutare questo The Iron Lady, decisamente controverso sebbene non manchi di spunto interessanti. Film debole e forte nello stesso tempo, una struttura narrativa che divide il racconto in due parti, una ambientata nel presente che delinea una donna ammalata preda delle sue allucinazioni e vittima del peso dei ricordi di una vita tanto intensa- Una seconda parte del film che si integra e confonde con la prima, costruita sui ricordi, un viaggio nella storia degli anni 80 di questo secolo nonchè ,specchio dela politica del Regno Unito di allora.
Se nella prima partei l film funziona ed emoziona, merito, manco a dirlo, di una sempreverede Streep e di una regia che riesce a dare il tono giusto al racconto, la seconda cade nel più banale degli errori di un biopic cadendo nell'agiografia difetto doppiamente grave se parliamo della Thatcher che è da sempre una figura politica a dir poco controversa.
Oltrettutto ridurre la narrazione delle sue gesta in piccoli flashback che risultano essere un bignami di 30 di politica è una banalizzazione irritante di una serie di eventi storici che non risultano essere minimamente contestualizzati. Si enfatizza l'encomiabile spirito decisionista senza però mai andare a fondo nel contenuto delle decisioni, nemmeno su quelle che hanno mandato a morire centinaia di persone per riconquistare degli scogli in mezzo all'Oceano Atlantico (Falkland) in una delle guerre più inutili della storia, vinta tralatro, grazie al determinante aiuto dei badanti americani ,nel fim sono appena mensionati.
Comprendo la difficoltà di dare un giudizio storico per un personaggio che ancora oggi è molto considerato nel Regno Unito, nello stesso tempo , pur non aspettandosi una critica caustica come ne "Il Divo" (anche perchè per fortuna degli inglesi la Thatcher non è stata Andreotti) non si giustifica nemmeno una completa rinuncia ad una vera analisi politica del tempo. Si preferisce soffermandosi su un aspetto umano costruito sugli ultimi anni della Thatcher, anni che sono stati caratterizzati dal ritiro della scena pubblica e pertanto la narrazione si costruisce su congetture e deduzioni in molti casi assolutamente arbitrarie e non si sa fino a che punto veritiere.
In conclusione quello che delude di questo film è la rinuncia al racconto della vera Margaret Thatcher preferendo invece virare su una narrazione più distaccata che preferisce raccontare il generico declino di un politico tanto potente. Per un film che si chiama The Iron Lady questa scelta è inaccettabile.
Ritratto romanzato della lady di ferro tra ricordi arrembanti e presente da viale del tramonto(curioso che a inizio film MT si stupisca del prezzo del latte che aumenta sempre di più).
Tasto dolente: ho trovato il film un pò troppo da vecchiume, lei malata di alzheimer e costretta a convivere con l'onnipresente e fastidioso fantasma del marito, forse ci si poteva concentrare di più sui suoi anni governativi, comunque in generale buono per scoprire quel contesto storico.
"Li tengono liberi o li rinchiudono i matti?" Damanda il marito della Thatcher: un marito divertente, pazzerello che compare ogni volta con un vestito diverso, un vestito molte volte estraneo all'ambiente in cui il personaggio è inserito, un marito però immaginario, che vede solo lei. Una battuta che suona molto ironica visto che viene detta dalla figura stessa illusoria proiettata dalla mente della (quasi) matta, una battuta che sottolinea il fatto che la protagonista è consapevole che il marito non c'è più ma non ha ancora accettato la sua morte.
Con i ricordi che trovano spazio nei flashback si conosce via via il passato della donna: chi era, la sua carriera, come è morto il marito. Ma il montaggio non è l'unica tecnica cinematografica ottima, abbiamo una fotografia reale tendente al color pastello, le diverse scenografie e oggetti di scena messi davanti allo sfondo di una ricostruzione storica che percorre diversi decenni, la colonna sonora con inserimento di musica classica e lirica che trova la sua massima espressione nel flashback dove la Thatcher abbandona la carica di primo ministro, e con l'uso del rallentamento delle immagini la vediamo scendere la scalinata, tra le lacrime dei suoi fedeli collaboratori, a testa alta, percorrendo un sentiero cosparso di petali di rosa rossa. Dalle diverse immagini della messinscena e pezzi da documentario possiamo vedere il suo cammino, quanto a dovuto lottare per essere accettata, una donna forte che ha sempre combattuto oltre che per lei anche per il suo Paese, cercando sempre di far vivere i propri cittadini in un mondo migliore, e come quanto sia difficile trovare la giusta strada per avere questo mondo migliore, e sembra che tra le voci dei conservatori e dei repubblicani che si sovrappongono l'una all'altra in un frastuono totale tra le mura del parlamento inglese, riecheggi la voce machiavelliana "Il fine giustifica i mezzi".
Marylin Streep è semplicemente magnifica, uno dei migliori ruoli che abbia mai fatto: gesti, espressioni minime, movimenti, pause e balbettii rari danno una caratterizzazione reale, vera del personaggio e con qualche nota melodica in secondo piano sottolinea la vecchiaia, il diventare e l'essere vecchi, i ricordi del passato che riaffiorano, le cose che si sono perse nel tempo, quelle per cui si ha lottato nel passato, la malattie incombenti, la malinconia nell'aria, la solitudine e la tristezza dell'animo, l'accettazione che le cose cambiano, se ne vanno e non torneranno più, il "tutto scorre" della vita. Un'accettazione che fortunatamente avviene nel caso della protagonista alla fine del film dopo un viaggio intrapreso nei ricordi suscitati da foto, oggetti, video, episodi, frasi che le hanno portato la consapevolezza dei fatti in un'accettazione sofferta. A piedi nudi con una valigia in mano (simbolo allegorico dei ricordi e del viaggio), nel buio del corridoio illuminato con una luce dura proveniente da una finestra, suo marito se ne va, le allucinazioni svaniscono e ora è pronta a continuare a vivere perché lei è ed è sempre stata una donna forte, una iron lady!
Ho citato Macchiavelli non a caso: per chi è italiano spero che nella sua testa sia scattato un qualcosa. Vediamo che più volte i cittadini inglesi si sono ribellati in maniere davvero brutali per far valere i propri diritti, per far sentire la loro voce, il loro malumore nei confronti delle scelte politiche della Thatcher. In Italia invece ci facciamo prendere per i fondelli dai politici, senza lottare, senza ribellarci, siamo solo capaci di lamentarci, e a differenza dei britannici, le nostre lamentele sono paragonabili ad una fiammella di una candela in confronto all'incendio made in UK. Lasciamo fare tutto ai politici, senza accorgerci che oltre a usufruire mezzi sbagliati arrivano a scopi che non badano affatto al miglioramento delle condizioni dell'italiano, e accettiamo il tutto a testa bassa, come cani bastonati, e la nostra protesta risuona come un borbottio che viene schiacciato dal menefreghismo assoluto dei politici.
"Non mi riconosco piu'... e noi con lei. In pratica un buon prodotto, ma di quella cifra stilistica degna di un'editoriale di Carlo Rossella, che infatti ha apprezzato molto il film. L'escamotage del biopic inglese dopo due film poco meno che stupendi come The queen di Frears e (soprattutto) Il discorso del Re, dovrebbe far riflettere. Giusto qualche sviolinata di troppo, autoindulgente nell'idea - sulla carta interessante - della Thatcher alle prese con i suoi antichi fantasmi, binari di un manierismo che maschera (dis)onori e glorie con un certo fiuto produttivo... alla fine il meccanismo si rompe poiche' incapace di svelare le motivazioni che hanno indotto il primo ministro in gonnella a realizzare tanti disastri, dai rapporti con il mondo sociale dei minatori alle Falklands. La logica che sta alla base del film, che il decisionismo deve per forza attuarsi contro la volonta' popolare, non e' certo condivisibile, altrimenti potremmo usare oggi parole di apprezzamento per il governo della Grecia del 2012 in pieno fallimento economico. Non c'e' il minimo cenno al Red Wedge, mancano inni anti-litteram come Come on Eileen dei Dexy's o la voce di Billy Bragg che avrebbero qualificato una colonna sonora meno tediosa e distratta. Il tutto invece e' arroccato nel monolitismo del british style tra operette e tailleur tra ricevimenti e revanscismi demode' e forzatamente epici. Qualche frammento interessante non manca: la Thatcher a scuola di dizione (sembra una scena del pluripremiato Discorso del Re), il forte conflitto in una societa' maschilista incapace di accettare la prima donna in Parlamento - con la sequenza piu' bella, quella del primo giorno alla Camera di Lady T. - e il tatticismo cinico sulle Falklands davanti a un abisso di vanagloria, con gli inglesi pronti - per l'ultima volta forse - a sfidare il mondo con il loro fiero e suicida orgoglio nazionale. Ovvio, la Streep salva il film, sfavillante al di la' delle sue pecche registiche e scelte di stile. L'epilogo da sceneggiato tv della Bbc puo' invero far sorridere, se dopo tanta retorica la gloria scende tra le dimore di casa
Tanto di cappello alla Streep, alle sue capacità camaleontiche di attrice consumata, ma un film sulla Thatcher meritava un trattamento più approfondito, mentre vediamo in una successione di flashback l'ascesa di una donna in un mondo politico tutto al maschile, al suo carattere caparbio, alla sua figura quantomeno controversa (personalmente l'ho sempre detestata) tanto quanto le sue scelte di politica economica ed estera. Una figura ormai vecchia e decadente a causa della malattia alle prese con i fantasmi di quelle scelte così impopolari e il ruolo della guerra delle Falkland, decisivo alla sua rieliezione. Tanti spunti, tante occasioni per approfondire, considerata la tante carne al fuoco, ma rimane in superficie come un biopic sui generis. Un film con un soggetto simile come Nixon di Stone aveva ben altro spessore.
sarebbe da 9 per l'interpretazione della streep ma l'8 vale per il complesso del film.non è leggero come film ma è ben fatto.una biografia costruita su i ricordi e la malattia di un anziana donna, di una donna di carattere di genio e sregolatezza. a volte è un po lento e drammatico. la ricostruzione storica è perfetta.bravi anche gli altri attori
All'uscita dal cinema ho incontrato Bruno Vespa, che ha giudicato il film "molto interesciante". Forse lui era più informato di me sui fatti 'storici' legati alla Tacher, spauracchio anticomunista che con Reagan creò un intesa di ferro che impoverì in ogni senso tutto un decennio ed oltre. Troppo cauto come biopic, mai un un cenno di sospetto, avrei gradito più ciccia. Tuttavia è un solido ed empatico prodotto d'intrattenimento, animato mirabilmente dalla migliore attrice esistente. Luci ed ombre di superficie, troppo comodo.
Meryl Streep è bravissima nella parte della Tatcher, anche Broadbent offre un'ottima interpretazione e il trucco è ben curato. Detto questo, il film è sprecato per gli attori, la storia si concentra troppo (e inutilmente) sul presente e passa in maniera esageratamente superficiale tutti gli eventi sociali e politici che hanno caratterizzato la storia della Tatcher. Le mie idee sono lontanissime dalle sue, ma un personaggio così importante della storia contemponea avrebbe meritato un approfondimento maggiore.
Ottima interpretazione della Streep (ma l'ho di gran lunga preferita ne "il dubbio", per rimanere ad una sua performance recente), con grande aiuto dei truccatori, sprecata in un film modesto.
La Streep è ancora da Oscar, ruolo stra-azzeccato e ottima prova anche dei truccatori. La regia non mi è garbata molto e la sceneggiatura poteva essere migliore visto il bordello che fa nel descrivere il presente ed il passato intrecciati, assomiglia a J.Edgar ma quello di Eastwood è migliore. Il film mi è piaciuto e da una panoramica sia politica che personale della Tacher ma è nel raccontare il personale che la storia si perde in una marea di allucinazioni e deliri che rendono il film un ritratto drammatico della senilità, mi aspettavo tutt'altro...comunque un discreto film.
Un biopic tra storia attuale, intimismo e femminismo. Efficace ed essenziale, pregnante e struggente. La Streep è in stato di grazia. Un film da non perdere.
Farei volentieri un copia e incolla con il commento che mi ha preceduto ha eccezzione del voto finale.
Ci tengo ad evidenziare che film biografici come questo non devono strutturarsi solamente sulla bravaura dell'interprete ( che a volte mira ad interpretare personaggi reali solamente per vincere la statuetta come Di Caprio) ma anche avere un'idea / originalità di base che li porti a differenziarsi come 'il discorso del Re'; se nò il rischio è quello di ritrovarsi allo stesso livello di mediocrità come l'ultimo film di Eastwood e non lasciare nulla allo spettatore se non una grande prova di recitazione da parte del l'unico attore di livello presente nel film.
2 candidature all'oscar concentrate su Meryl Streep mascherano un film che parte con buone ambizioni ma rimane superficiale, ripercorrendo la carriera politica dell'Iron Lady per episodi mandando a far benedire la continuità della storia (in generale ho apprezzato di più la struttura della sceneggiatura di J. Edgar che in effetti ha una durata decisamente superiore). Un pò meglio il ritmo del presente, che pur senza strafare ci accompagna nei confusi pensieri della protagonista che tenta di rimanere aggrappata alla sua lucidità con quella forza brutale che l'ha sempre accompagnata. E' un film cucito addosso alla signora degli Oscar che probabilmente si porterà a casa la sua terza statuetta personale, ma il contorno è troppo spezzettato per poterlo apprezzare fino in fondo come storia di vita
l'ho visto ieri in lingua originale con sottotitoli e vi assicuro che la Streep è impressionantemente brava.... il film non è niente di che ma lei vale il prezzo del biglietto.....