this must be the place regia di Paolo Sorrentino Italia, Francia, Irlanda 2011
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this must be the place (2011)

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locandina del film THIS MUST BE THE PLACE

Titolo Originale: THIS MUST BE THE PLACE

RegiaPaolo Sorrentino

InterpretiSean Penn, Frances McDormand, Tom Archdeacon, Shea Whigham, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten, Kerry Condon, Judd Hirsch, Seth Adkins, David Byrne, Eve Hewson, Simon Delaney, Gordon Michaels, Robert Herrick, Tamara Frapasella, Sarab Kamoo

Durata: h 1.58
NazionalitàItalia, Francia, Irlanda 2011
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2011

•  Altri film di Paolo Sorrentino

Trama del film This must be the place

Cheyenne, rock star ormai ritirato dalle scene, parte alla ricerca del persecutore di suo padre, un ex criminale nazista ora nascosto negli Stati Uniti. Nel cuore dell'America, inizia così il viaggio che cambierà la sua vita. Dovrà decidere se sta cercando redenzione o vendetta.

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Voto Visitatori:   6,78 / 10 (187 voti)6,78Grafico
Voto Recensore:   7,00 / 10  7,00
Migliore sceneggiatura (Paolo Sorrentino, Umberto Contarello)Migliore fotografiaMiglior truccoMigliori acconciatureMiglior colonna sonoraMiglior canzone (If It Falls, It Falls)
VINCITORE DI 6 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore sceneggiatura (Paolo Sorrentino, Umberto Contarello), Migliore fotografia, Miglior trucco, Migliori acconciature, Miglior colonna sonora, Miglior canzone (If It Falls, It Falls)
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Voti e commenti su This must be the place, 187 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  26/11/2011 16:58:15
   6 / 10
Film con tante luci, ma purtroppo anche tante (troppe) ombre.
Mi dispiace dirlo, ma Sorrentino fa un mezzo passo falso.
Tecnicamente nulla da dire, ma è bello senz'anima.
La storia vaga in un roadmovie sgangherato, vecchio e senza nessuna nota stilistica che possa rimarcare la differenza tra questo e le centinaia di film tutti uguali che ruotano attorno a questo genere.
Bravo S.Penn, anche se troppo simile a Ozzy (nel fare inebetito) e Smith (nel look).
Inoltre conferma quanto dico da sempre di Sorrentino: è un grande regista, ma come sceneggiatore è appena mediocre.
E in questo film commette anche un errore giovanilistico, scambiando crescita con esperienza (la sigaretta, tanto per fare un esempio). Dice di essersi ispirato a "Una storia vera" di Lynch, ma penso che sia abbastanza intelligente da capire che ha seguito tutt'altra strada. Per non parlare dei momenti in cui imita
Ci sono anche tanti bellissimi spunti, uno su tutti il nazista ritrovato al polo nord, ma sono fiori nel deserto.
Peccato. Un'occasione sprecata.

Regista Ricky  @  26/11/2011 10:56:57
   4 / 10
la mia sensazione quando l'ho visto fortunatamente gratis.

A: di che cosa parla i film?
B: Sean Penn è bravo.
A: Davvero? Ma che succede?
B: E c'è Sean Penn.
A: Si ma la trama?
B: E c'è Sean Penn che vaga per l'America e parla con altre persone.

e potrei andare avanti. detto tutto.
DELUSIONE.

3 risposte al commento
Ultima risposta 04/03/2012 12.11.09
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PierLuca  @  24/11/2011 22:45:50
   7 / 10
Moooolto molto particolare, mi è piaciuto tantissimo, sopratutto Sean Penn, grandioso nell'interpretare l' "ozzy" della situazione. Consigliato, ma attenzione, può non piacere a tutti...

Azrharn  @  21/11/2011 09:39:39
   6½ / 10
Grande Sean Penn e regia virtuosa per un film interessante e particolare ma troppo lento specie nella prima parte.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  20/11/2011 20:02:10
   8½ / 10
Sorrentino é sempre stato un regisra che non mi é mai entrato nel cuore. I suoi film sono molto buoni a livello cinematografico e qui non ho niente da ridire: il talento ce l'ha. Ma le sue storie..non so come, ma mi son sempre risultate così distaccate dallo spettatore, con lui non sento quel feeling che di solito sento quando un film mi piace.
A parte questa "premessa" iniziale, devo dire invece, che questa volta Sorrentino é riuscito a darmi il feeling, sul serio!Non so se sia stata la grandissima interpretazione di Sean Penn (speriamo per la nomination) o la caratterizzazione psicologica da parte di Sorrentino.
Oltre all'ottima tecnica cinematografica e al suo stile indelebile, insieme ad una buona fotografia e ad una fantastica colonna sonora anni '80, il film on the road a tratti surrealisti viene enfatizzato da quello che é il personaggio di Cheyenne. Un uomo, almeno fisicamente, che nella vita é rimasto un bambino nell'anima. Non tanto nello spirito del sentirsi giovane, ma soprattutto per avere le paure di un bambino, nel provare determinati emozioni, sentimenti,..nell'affrontare problemi semplici, nell'esprire il proprio carattere togliendo ogni espressione decisa e matura ma mantenendo solo abbozzi estetici. Cheyenne partirà per un viaggio per vendicare suo padre, un padre che pensa di non aver mai amato veramente ma che in realtà era stato lui a scappare anni prima. Un viaggio alla scoperta di se stesso, per maturare solo alla fine.

PATRICK KENZIE  @  18/11/2011 18:33:24
   7½ / 10
Sorrentino come al solito! Come crea lui storie e personaggi al limite della follia c'è ne sono davvero pochi. Sean Penn straordinario e regia da grande visione... Un film molto affascinante...

Invia una mail all'autore del commento bleck  @  18/11/2011 18:17:58
   3 / 10
non ero stanco...ma questo film l'ho trovato di una noia esasperante...un effetto soporifero devastante...credo sia la prima volta che mi sia annoiato con il mitico Sean, ci voleva Sorrentino...che probabilmente vuole farci vedere quanto sia intelliGGGente e ci propina un film piatto, monocorde, riservato ad un pubblico elitario...
ma forse io non lo sono...
sono uscito dalla sala alla fine del primo tempo...
se non siete snobini...da evitare assolutamente...

Kristkal  @  17/11/2011 15:29:39
   3½ / 10
Sarà che ero stanco, sarà che questo genere di film introspettivi non mi piace, sarà che non succede quasi nulla per tutta la durata del film ma a fine serata ero a dir poco distrutto. SOPORIFERO!

Gruppo COLLABORATORI julian  @  15/11/2011 02:43:59
   5 / 10
E siamo al grande salto d'oltreoceano del napoletano Sorrentino, uno che in questi ultimi anni ci ha ammaliato con le sue doti di regista e ha ridato un pò di speranza al rachitico cinema italiano, impastoiato nelle ultraventennali gags dei pastrocchi natalizi, nel patetismo di certe storie famigliari sulle crisi di mezza età, in ridicoli tentativi di richiamarsi al vecchio cinema buono, in parodie, porcherie, adattamenti mocciosiani, incapace insomma di sganciarsi dalla spazzatura televisiva, da quel piccolo malefico schermo che finisce per inquinare anche quello Grande. Era dunque una mossa che tutti aveva lasciato col fiato sospeso: cadrà, ce la farà ? Bè, lo dirò in modo da farla sembrare una sentenza ma questo è solo il mio pensiero: Sorrentino è caduto. Inciampato per meglio dire, ci si può sempre rialzare in fondo.
L'ansia da prestazione è ravvisabile in tante piccole cose; anzitutto "sono stato in concerto a Napoli" dice Cheyenne. Napoli. Sorrentino la butta lì come un'ancora di salvezza nello sconfinato oceano, appunto, come il classico pesce fuor d'acqua che continua a richiamarsi stancamente alla sua piccola boccia di vetro. Vorrebbe tornare lì, al sicuro, ma allo stesso tempo vuole sfidare l'immensità dell'oceano, provare a scoprirsi vincitore o, almeno, sopravvissuto.
Così, pesci a parte, Sorrentino sforna la solita regia impeccabile, due tre frasi da capogiro, scenografie eccezionali, situazioni incredibili, colonna sonora calzante, personaggi Coeniano-Tarantiniani (in riga col nuovo cinema americano, insomma) e cerca di tenere tutto insieme con la storia del road movie, la ricerca di sè stessi, di uno scopo e di un significato in questa vita.
E' inutile dire che il collante non funziona. Tutto esiste indipendentemente dall'altro, tanti bei video musicali messi insieme. E' la perdita totale della logicità narrativa in funzione della forma e la cosa più grave è che non è stato fatto apposta.
Una serie di scene interessanti sono buttate lì come esca, specchietti per le allodole perchè le allodole vi trovino un significato; ma è inutile arrovellarsi: non ne hanno.
Non c'è da essere troppo critici comunque per il buon Paolo: è sempre stato un pò esteta, formale, ci piaceva gigioneggiare con la macchina insomma, caricare all'estremo ogni carattere della sua storia. Qui valica il limite perchè si riduce solo a questo, il suo stile non è più mezzo espressivo ma fine ultimo, ritorto su sè stesso, inutile e banale.
Nel grande salto ci può stare, si può accettare; le influenze del cinema internazionale, di quella parte frivola (è stato fatto, giustamente, il nome di Jarmusch, io ci metterei pure qualche nome di donna) si sentono.
E anche qua l'ansia da prestazione: una strizzatina d'occhio a registi che si sono già imposti internazionalmente non può far male, nel momento del grande salto...

wallace'89  @  11/11/2011 16:02:54
   7½ / 10
Io ho visto poco di Sorrentino per dare un giudizio filologico, certamente "il Divo" è un gran film, ma devo dire che anche questo non mi ha lasciato per nulla scontento, anzi...
This is must be the place è un film decisamente amabile con il suo protagonista al limite della caricatura, sopra le righe ma mai gratuito o fuori posto. La caratterizzazione è piuttosto azzeccata e Sean Penn fa un gran lavoro per darle vita. Poi tutti 'sti difetti visti....dipende dai punti di riferimento che si prendono.
Infatti la trasferta americana ha avuto certamente un effetto di "americanizzazione" sulla resa, ma non lo trovo affatto un difetto, il che lo rende un ottimo prodotto in linea con una certa tradizione di cinema indipendente americana. A parte la classica struttura-pretesto on the road legata alla riscoperta di sé e di un proprio percorso esistenziale, il film vince nella descrizione peculiare degli eventi, nel tono stralunato memore del cinema di Wes Anderson (in questo caso però ancora più liberatorio, quasi sfacciato e in molti momenti deliziosamente divertente), nel sorprendere con piccoli e significativi dettagli e accorgimenti (tipici di certa sensibilità indie) e nel coinvolgente pathos intimista.
Anche la leggerezza con cui è trattato l'evidente e scabrosa sottotraccia drammatica legata alla vendetta e redenzione ebrea sul nazismo, la trovo coerente e funzionale al tono del film, mai gridato (il film in questo senso non cerca neanche l'approccio più universale, presumibilmente da capolavoro, eppure sa bene e dove vuole arrivare) ma sospeso e lasciato al diverso grado di ricettività e interattività dello spettatore.
La sceneggiatura è misuratamente briosa e struggente allo stesso tempo (poi sono tante le battute e le linee di dialogo da ricordare) e sulla cifra stilistica del regista partenopeo credo ci sia poco da aggiungere che non sia evidente, anzi mi sorprendo di come in fondo gli si rimproverino le tante stupende carrellate o i piani sequenza quando tanta generosità è talmente tanto assente dal nostro cinema che mi sembra sia proprio il caso di "subire" e godere. Avercene.
Che ovviamente la soundtrack sarebbe stata bella e interessante era ovvio fin dal titolo (David Byrne regna!).

Rand  @  11/11/2011 15:33:39
   9 / 10
Sorrentino assieme a Garrone e Crialese e Salvatores è uno dei miei registi italiani contemporanei preferiti, anche se devo dire che su questa sua ultima opera nutrivo dei dubbi, e se è noioso? e se la storia fà ridere? Insomma avevo dei dubbi, invece................ RAGA! Cioè un film unico, ma che veramente non i aspetti! Paolo usa il suo marchio di fabbrica, mischiando dramma e ironia e fà faville! Accantonato per una volta il suo attore feticcio il super Toni Servillo passa il testimone ad uno sean Penn che merita almeno una nomination all'oscar. Praticamente sembra la controparte americana di Servillo! Non sto scherzando, certo Toni come rockstar non ci azzecca e infatti Paolo aveva pensato esclusivamente a lui come attore per il film, mai scelta è stata più azzeccata! Assieme ad una colonna sonora come al solito ineccepibile, attori tutti perfetti il film è senz'altro una di quelle opere perfette ma inclassificabili che a volte, dico A VOLTE capita di poter ammirare. La leggerezza che anima il film, assieme alla tragicommedia a cui Penn ci sottopone con Cheyenne è qualcosa di unico. Su tutto poi domina lo spazio, a cui Paolo dedica tantissima attenzione, facendone un attore egli stesso, che sia una casa a Dublino con piscina vuota o un ristorante giapponese a New York, una via di Dublino in centro(splendida città) o il deserto del New Messico.
Essere una ex rock star depressa ha i suoi vantaggi, ma portare la maschera che risale agli anni 70 è anche deleteria, così un eterno bambino con la morte del padre scopre di essere invecchiato e va alla ventura. Se il film è noioso il fatto è che gli spettatori sono abituati solo a commedie italiane cafonesche e fracassone, e non alla sottile indulgenza dell'ironia sottile e vellutata. I tempi dilatati, il cameo di david Byrne, che fà molto nostalgia, la partita di ping pong, insomma è tutto concretizzato in un film che rimane un opera outsider nel raccogliticcio panorama italiano.
" Veramente?"
Piccolo cameo di Harry Dean stenton per chi lo riconoscesse...
"non dire stupidaggini this must be the place non è una canzone degli Arcade five!"
"Che lavoro fai? Non lavoro, faccio l'artista. Davvero? Ho notato che ormai nessuno lavora, tutti sono artisti."

Lillipuzziana  @  09/11/2011 20:24:48
   7½ / 10
bello, forse un po'lento ma questa in realtà è prerogativa e anche necessità dello svolgimento del plot... Personaggi caratterizzati, belle inquadrature e splendidi dialoghi (anche se di tanto in tanto scivolano nell'aforismatico), buona fotografia, storia interessante. Scelte registiche meritevoli.
Sean Penn, inutile dirlo, si riconferma come uno dei migliori attori esistenti.
Ed il finale è davvero reso benissimo, uno dei migliori finali degli ultimi anni, a mio parere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Peter Lyman  @  09/11/2011 00:21:28
   10 / 10
Stupendo, senza ombra di dubbio. Un personaggio straordinario quello interpretato dal grande Sean Penn, visibilmente e palesemente rifatto alla carismatica figura di Robert Smith. Alcuni, ho letto, associano in modo negativo questa pellicola al film "Into the Wild", causa uno dei temi principali, ovvero il viaggio. In risposta a tali commenti dico che per me è un accostamento banale e privo di senso: quì non abbiamo un biondino figo che brucia i soldi, abbandona la famiglia e legge Thoreau davanti a un falò in mezzo alla natura (scusate ma provo una certa insofferenza per Alexander Supertramp, non so nemmeno io perchè), quì c'è un uomo, ormai vittima della vecchiaia imminente che inconsapevolmente riesce finalmente a trovare un rimedio alla sua grande tristezza. Questo rimedio è togliersi "la maschera". Guardare al di là di essa e non attraverso essa. Le immagini scorrono davanti ai nostri occhi e noi ci sentiamo sempre più partecipi e coinvolti in quella che è metaforicamente una delle più brutali e angoscianti condizioni dell'animo umano: essere tristi e non fare niente per cambiare tutto ciò.

Inutile dire gran colonna sonora..gran scenografia..gran dialoghi (grande tenera saggezza)..gran tutto.

2 risposte al commento
Ultima risposta 10/11/2011 19.39.31
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robibart64  @  09/11/2011 00:07:12
   8½ / 10
Vedo molti commenti che parlano di lento-soporifero-noioso, forse e’ una conseguenza della noia e depressione del protagonista che Sean Penn interpreta alla perfezione.
Film originale e interessante . Basta la colonna sonora per non annoiarsi!

Uninvited79  @  08/11/2011 23:27:38
   9 / 10
Strepitoso! Il rocker "depresso" è un personaggio che rimarrà nella memoria.
Forse sono poco integrate tra loro alcune storie ma nel complesso il film è sempre originale e mai noioso.

Marga80  @  08/11/2011 16:04:55
   6 / 10
Premetto subito che non ho mai visto, a parte questo, alcun film di Sorrentino così, contrariamente a chi ha commentato prima di me, limito il mio giudizio a quello che ho visto, senza operare confronti.
La prima parte è, più che soporifera, oserei scrivere, mortifera. quando il protagonista eufemisticamente "eccentrico" si mette in viaggio on the road le cose cambiano positivamente, anche se è palese che il regista ha tanto attinto a "Into the wild" diretto da Sean Penn. Ongi tanto si ride e ogni tanto qualche frase detta induce in riflessione.
Musicalmente è eccellente.
Il mio voto sarebbe stato superiore se mi fossi limitata a valutare la sola seconda parte.

Rockem  @  08/11/2011 12:49:56
   7 / 10
Non getto la croce addosso a quest'ultima, coraggiosa, produzione di Sorrentino, ma qualche critica la devo proprio fare. Si, perchè se sforni un'invitante storia on the road di una sconquassata e provocante ex-rockstar, creando un quantomai sublime parallelo tra la vita da pensionato in una misteriosa Irlanda e un repentino viaggio tra le polverose strade statunitensi, non puoi negare all'intera pellicola qualche sussulto ritmico, qualche sorpresa che sappia movimentare la trama - irrobustendola -, qualche traccia musicale un po' più accattivante, e soprattutto, un approfondimento più puntuale delle tematiche padre-figlio messe sul tavolo. Detto questo, però, il film vale, in ogni caso, la candela: l'interpretazione di Sean Penn è magistrale, la regia è attenta, la fotografia convince. Resta l'amarezza per una ricerca interiore e spirituale solo accennata, con le tappe del lungo viaggio in pick-up che spesso sono sembrate parentesi di quello che il regista voleva far esaltare in realtà: il carattere dolcemente irascibile, nervosamente nostalgico del protagonista. Da non perdere il finale.

Edredone  @  07/11/2011 09:47:12
   6 / 10
Lento,lento,lento.....una prova di abilità del regista...si salva solo per la prestazione di Penn sempre molto bravo...

Gruppo STAFF, Moderatore Kater  @  07/11/2011 01:17:46
   7½ / 10
Certo non il miglior Sorrentino ma c'è molta lirica nel trolley di Cheyenne, alla ricerca del suo posto nel mondo; solo dopo averlo trovato lascerà il suo bagaglio e la prigione dei suoi 20 anni.

Inutile parlare dei difetti, si sono già cimentati in questo molti di quelli che mi hanno preceduto, e sottolineo più volentieri il sottile senso di benessere che mi ha lasciato, il piacere lieve per qualche cosa che si è felicemente compiuto alla fine di un percorso che mi ha commosso e divertito.

Larry Filmaiolo  @  06/11/2011 17:03:16
   6 / 10
Va sottolineata la straordinaria bravura di Sean Penn e una colonna sonora tutto sommato carina. Per il resto pretenzioso e anche un po' insulso nel contenuto, tanto da apparire (anche per la presenza di certe scene) un Into the Wild dei poveri. Con Sean Penn davanti alla telecamera anzichè dietro.
Un film da 6 pieno, se non altro per la simpatia, ma niente di più.

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stefy 86  @  06/11/2011 16:53:31
   7½ / 10
Una bella sorpresa! un bel viaggio on the road attraverso l'america visto dal punto di vista di sean penn nel ruolo di questa simpatica rockstar che ce la ricorderemo per un bel pezzo! ottima la sua interpretazione , colonna sonora magnifica!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  05/11/2011 00:12:12
   7 / 10
Dovessi solo giudicarlo come film di Sorrentino, che stimo enormemente, dovrei dar riscontro dei difetti che già altri hanno rilevato, che so, l'eccessiva prolissità, per esempio, o qualche personaggio di troppo.
Però a me ha lasciato delle buone impressioni, sono uscita dal cinema di buonumore e mi son piaciute molto la fragilità così esposta e la scelta finale.
E poi in alcuni momenti mi ha anche fatto ridere

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Magica la scenografia del concerto!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  04/11/2011 20:27:54
   6½ / 10
Un voto di stima, perchè mi sono annoiato parecchio. Ma non si può negare che la regia non sia di qualità, e l'interpretazione di Penn buona, anche se meno eccellente del solito.
Mi è sembrato però un film poco sincero e con intenti poco chiari. Molte pellicole si basano sui temi "dare un senso alla propria vita ora vuota", "rimettersi in discussione e liberarsi da sensi di colpa del passato", ma credo che in questo caso sia stato fatto male (vedere "Il segreto nei loro occhi" per avere un risultato straordinario). Alcuni personaggi di contorno sono chiaramente inutili, e lo stesso Penn sembra annoiarsi nell'interpretare un ruolo non verosimile. Non bastano le improvvise panoramiche sui paesaggi americani per tenere alta la concentrazione dello spettatore sulla vicenda.
Io penso che Sorrentino sia caduto nella trappola dell'autore italiano di talento che prova ad acquisire fama internazionale con un cast d'eccellenza (avete presente la cucina internazionale di alcuni hotels, fatta apposta per accontentare tutti i palati ma che alla fine non accontenta nessuno perchè artefatta) ma che invece realizza un pastrocchio perdendo di vista l'autenticità dei suoi primi italianissimi film.

7219415  @  04/11/2011 13:53:32
   7 / 10
Bello...stupenda colonna sonora, ottima interpretazione di sean penn...però c'è qualcosa che non mi ha convinto, ma non ho bene capito cosa...

Beefheart  @  04/11/2011 11:27:47
   4 / 10
Beh... per dirla in termini strettamente cinematografici... trattasi di vera pirlata!
In effetti c'era proprio bisogno dell'ennesimo esaltato artistoide italiano stracciamaroni che sbrodolasse poetica e simbolismo aggratisse senza che nessuno, ma proprio nessuno, ne sentisse il bisogno. Adesso che il buon Paolo ha partorito 'sto aborto di lungometraggio stiamo tutti meglio e l'arte ha fatto un balzo da leone. Meno male.
Ovviamente ogni commento ad un obbrobrio che si commenta da solo è assolutamente inutle; dunque non rimane che mettere in guardia coloro che, eventualmente, si trovassero a leggere queste righe prima di impegnare tempo e denaro appresso a 'sta boiata, invitandoli a ripensarci, dedicandosi piuttosto ad una passeggiata se fa bello e ad una partita a carte se fa brutto. Credetemi sarà senz'altro più edificante (e persino più artistico) che sprecare 2 ore della vostra vita in quella che sarebbe solamente un'attività deleteria ed avvilente. Da evitare accuratamente.

Dom.Marchettini  @  04/11/2011 00:01:33
   4½ / 10
Avevo grosse -decisamente troppo grosse, a ben vedere, data la stima incondizionata che ho sempre nutrito per il Paolo nazionale fin dai tempi de "L'uomo in più"- aspettative riguardo questa pellicola.
E qualche timore, a voler essere sincero fino in fondo. Ma nulla che potesse presagire una disfatta simile.
Sciaguratamente, infatti, stavolta la montagna ha partorito il proverbiale topolino. Topo che nella fattispecie è un parruccone cinquantenne semi-ritardato, che gigioneggia alla meno peggio tutto il tempo e non squittisce neanche granchè bene (Ergo: Servillo ma dove c.azzo seiii?!?!?!).
Duole parecchio ammetterlo, ma nonostante la comunque magistrale, a tratti -ma proprio solo a tratti, eh- anche entusiasmante padronanza tecnica con cui è realizzato, nonchè il palese sfoggio di capitali utilizzati, questo "This must be the place" è un film che fa acqua da tutte le parti.
Uno pseudo-drammone esistenziale scialbo e pretenzioso che rincorre inutilmente la poesia, e che altrettanto inutilmente prova ad essere profondo senza minimamente allontanarsi dalla mera superficie, giocandosi senza vergogna alcuna anche la carta del ricatto emozionale dovuto alla Shoah.
Un matrimonio malaccorto fra il più dozzinale dei road-movie stelle&strisce ed il trionfo -per quanto sottilmente sfumato, all'interno della narrazione- di quella retorica sionista (pardon, semita) più bieca e parac.ula a cui l'Academy non è MAI stata impermeabile.
Potevano direttamente intitolarlo "Sorrentino goes to Hollywood just looking for an Oscar or some money". Un titolo che almeno spiegherebbe la ragione per la quale il "place" in questione (ma magari il problema fosse solamente geografico!) sia così disgraziatamente avulso dalle abituali -assai più congeniali ed efficaci- ambientazioni italiote cui finora il cineasta partenopeo è stato avvezzo.
I punti deboli sono tanti e tali che mi passa la voglia anche soltanto di elencarli, figuriamoci di sviscerarli.
Valgano, per tutti, l'irritantissima, fastidiosamente ostentata gestualità di Penn (ma quante volte se lo soffia, il ciuffo dalla faccia?), l'assurdamente lungo cameo di Byrne ed il finale stesso, assolutamente inconcludente quanto completamente campato in aria (come del resto tutta la caccia al nazista che fa da sfondo agli avvenimenti).
Chiamare trama un'accozzaglia simile di situazioni al limite della decenza e ben oltre il senso del ridicolo, semplicemente mi ripugna.
Ok, direte voi, la trama non è certo ciò che fa di Sorrentino il gran regista che è stato (e che spero vivamente torni ad essere, una volta rinsavito dalla sbronza di dollari in arrivo). Solo che a scricchiolare, qui, e parecchio, sono persino i dialoghi e la caratterizzazione dei peronggi, solitamente carte vincenti nelle precedenti opere dell'autore.
Decontestualizzato dal proprio habitat naturale, cioè quel mix grottesco di provincialità e grettezza squisitamente (!) italiano che ha fatto brillare tutti i suoi precedenti lavori, anche lo spiccato gusto di Sorrentino per il "sopra le righe", quell'enfasi quasi macchiettistica che ben si confaceva alle maschere di un Geremia de' Geremei o del Divo Giulio, finisce col sortire un effetto diametralmente opposto a quanto sarebbe stato più che lecito augurarsi.
La più grossa delusione filmica degli ultimi dieci anni.
Tanto più da evitare, ed a maggior ragione boicottare, se come il sottoscritto siete dell'idea che a capolavori come "Le conseguenze dell'amore" spetti di diritto un cantuccio nel gotha della cinematografia mondiale.

Levarg  @  03/11/2011 17:31:41
   8 / 10
Allora, il film é sicuramente molto bello, soprattutto tecnicamente. Sicuramente lento, ma non mi ha annoiato.
Molto bella la fotografia e la cura nel dettaglio delle immagini da parte di Sorrentino. Ottima la prova di Penn.
Fantastica la colonna sonora.

Detto questo, vorrei poter capire qualche dettaglio che potrebber far variare il mio voto...

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forzalube  @  03/11/2011 04:36:00
   5 / 10
Strampalato e bizzarro senza alcuna ragione il film gira sostanzialmente a vuoto inanellando una serie di scene inverosimili. Ci sono persino personaggi che appaiono per un paio di scene e poi scompaiono.

Se poi fumare una sigaretta è segno di una nuova maturità ragigunta dal protagonista forse dargli 5 è pure troppo. Si vede che l'industria del tabacco lo ha pagato bene...

benny257  @  02/11/2011 18:38:19
   8 / 10
A mio avviso un film da non perdere assolutamente.
Non mi ha dato la sensazione di essere un film lento, anche se forse il protagonista nei suoi modi un pò lo è.
Grande interpretazione di Sean Penn.
Il susseguirsi di eventi, gli incontri con i personaggi più diversi rende la storia una continua sorpresa.

Per dovere di cronaca segnalo che alle altre persone che sono venute con me non è piaciuto molto.

FABRIT  @  02/11/2011 17:32:07
   7 / 10
Un grande Sean Penn per un Sorrentino un po' sottotono.
Comunque da vedere.

devis  @  01/11/2011 23:24:45
   4 / 10
Veramente un brutto film. Noioso, lento e di una depressione incredibile. E dire che lo avevo scelto vedendo la media alta. Non consigliabile!

1 risposta al commento
Ultima risposta 02/11/2011 13.41.28
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dave90  @  01/11/2011 18:04:28
   7½ / 10
Film piacevolissimo che lascia sensazioni positive e un sorriso più per lo spettacolo visivo che per la storia. Bellissime la scenografia e la fotografia.
Sean Penn crea un personaggio che rimane impresso.
Manca probabilmente qualcosa nella trama ma lo stesso Regista ha detto che il principale obiettivo era raccontare un personaggio e non una storia.

Lizarazu  @  01/11/2011 15:49:58
   8 / 10
Speciale, originale, fuori dagli schemi, insolito, direi "inadatto" al torpore attuale del cinema italiano..
la stranezza, sia di Cheyenne che del film, è la sua forza. entri in un battito lento, in una storia tutta sua.. e ci esci solo alla fine.
certo non è un film di svago e come tale può anche non piacere, però..
i dialoghi e le inquadrature sono precise e taglienti, la colonna sonora memorabile, un grande protagonista.. che dire per me GRAN FILM!!!!!!!!

Invia una mail all'autore del commento Totius  @  01/11/2011 11:41:08
   8 / 10
Purtroppo ormai appena un regista fa il "salto di qualità" deve essere accusato di plagio, manierismo, o pedanteria-superbia artistica.
Come se ogni giorno ci si aspettasse un Kubrick, un Allen, un Antonioni (che tra l'altro non amo nemmeno tanto ma di cui riconosco la grandezza), ecc ecc..
Signori: Sorrentino ha girato un filmone. Non si è inventato nulla, credo, ma non è certo una colpa. Ha trattato un tema tutto sommato nemmeno originalissimo, con una delicatezza stilistica ed una sensibilità psicologica che valgono da sole il prezzo del biglietto. Uno Sean Penn meraviglioso come (quasi) sempre, diretto dal regista in modo magistrale. Forse avrei approfondito...o meglio esplicitato qualche elemento in più nella sceneggiatura (come la ragazza loro amica, o il ragazzo scomparso), ma questo nulla toglie alla grandezza del film.
Sorrentino è cresciuto moltissimo come regista, nonostante ritengo che il suo capolavoro assoluto rimanga sempre e comunque "Le conseguenze dell'amore".

Invia una mail all'autore del commento albatros70  @  01/11/2011 08:55:15
   7½ / 10
Si partiva da due garanzie inconfuntabili: Sorrentino alla regia ed un immeso (come sempre) Sean Penn a reggere per la quasi totalità l'intera baracca. Il risultato, a me personalmente, è piaciuto moltissimo è un on the road diverso e spiazzante ma ricco di pathos e interessante fino all'ultima sequenza.
La pacatezza e la sobrietà di Cheyenne ti fanno gustare lo scorrere delle due ore di film in modo quasi rillassante...
Consigliatissimo!

antoeboli  @  01/11/2011 04:50:24
   8 / 10
Debutto in campo internazionale di Sorrentino che scrive e dirigie per intero il film . Sicuramente un film che si rivela in generale pesante per alcuni con momenti anche lenti che possono stufare lo spettatore .
Sean Penn epico nel personaggio di Cheyenne . personaggio ambiguo ,furbo e silenzioso allo stesso tempo che cerca di finire il lavoro che aveva cominciato il padre , e cioè trovare un nazista del campo di sterminio di Auschwitz .
Durante il suo viaggio Cheyenne incontrerà tantissimi personaggi con cui intratterrà discorsi e ogni dialogo qui è molto curato ,dalle battute ai tempi di recitazione .e soprattutto ogni singola scena o quasi rimarrà impressa nello spettatore .
Finale certamente che dovrebbe farne di questa pellicola un premio oscar cosi come indiscutibile è l interpetazione di Penn che vale il costo del biglietto .
Unico difetto vero è proprio l'ho trovato nella scena dell auto che s infiamma mentre tutti guardano senza fare nulla . reazioni poco credibili .

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Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  31/10/2011 12:54:52
   7½ / 10
NOnostante qualche scena davvero di impatto ( lui che suona This must be the place al ragazzino) e tanti aforismi interessanti ,si ha come l'impressione che stavolta sorrentino abbia ****** fuori dal vaso. Troppi virtuosismi tecnici e troppa carne al fuoco, alla fine si ha come l'impressione che il film sia in qualche modo incompiuto.

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Sean PEnn non fa rimpiangere Servillo e il film è comunque un gran bel vedere ma ''le conseguenze dell amore'' era di un altro livello ed è tutt'ora inarrivabile

Goldust  @  31/10/2011 10:59:56
   6½ / 10
E' un film particolare che vive di qualche buon momento ma che è in generale lento e registicamente troppo compiaciuto nonostante alcuni pezzi di bravura indubbi come il piano sequenza del concerto di David Byrne. Tutto ruota intorno al magnifico personaggio di Cheyenne, una via di mezzo tra il dark di Edward mani di forbice ed il surrealismo di Forrest Gump, a cui l'ottimo Penn regala una dignità stralunata che però non scade mai nella macchietta. Il resto - dal viaggio alla ricerca della propria identità, al perseguimento della vendetta, all'incontro di personaggi stravaganti della provincia americana - sà di già visto.

suzuki71  @  31/10/2011 08:18:29
   7 / 10
Stilisticamente quasi perfetto, con un sapientissimo uso della cinepresa che conferma il nostro Sorrentino come uno dei migliori registi al mondo, questo film- ahimè - manca dei fondamentali: soggetto, storia, personaggi, e così ho avuto l'impressione di un sapientissimo "stilismo" senz'anima. Mezzo voto in più per lo spettacolare piano sequenza della performance di David Byrne.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  30/10/2011 15:00:36
   7 / 10
Mentre praparo la recensione di questo film rileggo i vari commenti che nel frattempo, tra la mia visione e adesso, si sono accumulati...
Difficile aggiungere elementi che non siano già stati colti; tuttavia forse posso fare una sintesi (come sarà la recensione stessa).
Per me questo film di Sorrentino non è vuoto e narcisista, non è solamente ridondante (anche se è ridondante, ma non per difetto). E' una sfumatura nuova, in un percorso non ancora non giunto a piena maturità probabilmente, di una poetica incentrata sull'eccentricità e sulla solitudine.
Per la prima volta però l'alterità rispetto al mondo sa trovare una strada, uno sbocco.
E' un percorso di formazione attraverso un viaggio e l'incontro con il mondo e i suoi vari "tipi" umani, non meno eccentrici del protagonista, in fondo.
C'è tanto cinema (troppo?) in questa pellicola. Ma forse l'autore che più mi ha ricordato Sorrentino con questo film è Jim Jarmush.

Dopo la (ben riuscita) descrizione statica denarrativizzata dell'esilio dublinese di Cheyenne, si salpa per le praterie americane, dove la vaghezza dell'errare (senza una meta che distolga, durante il percorso, dal viaggiare guardandosi attorno - anche per questo la meta è soltanto un pretesto) può arrivare a suggerire la rigenerazione di un'identità dispersa.

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Ultima risposta 21/11/2012 00.59.37
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  29/10/2011 19:28:46
   7½ / 10
Di Sorrentino ho visto solo "Il Divo" e devo dire che ho trovato molti punti stilistici di contatto fra il film su Andreotti e "This must be the place". Entrambi sono basati sul tentativo di indagare un unico personaggio, protagonista incontrastato del film. In entrambe le opere si indagano personalità che sono state molto conosciute in passato, hanno svolto un ruolo significativo e che adesso si trovano fuori dal giro, a fare i conti con il vuoto intorno, una profonda crisi d'identità e ricadute a livello di nevrosi. Devono affrontare poi l'ingombrante e impietoso confronto del presente con il passato, trovandosi a fare amari bilanci.
Se con "Il Divo" Sorrentino mirava a fornire indirettamente anche un quadro politico ed etico della società italiana (riuscendoci), con "This must be the place" punta ad ampliare il ragionamento su di un piano esistenzialistico universale (riuscendoci in parte solo nel finale).
La tecnica di approccio ai due personaggi-protagonisti coincide nei due film e consiste nello sguardo "nouvelle vague". In altre parole si preferisce concentrarsi su momenti apparentemente insignificanti e banali della giornata ma che in realtà diventano molto significativi per conoscere il carattere, la personalità, le abitudini, il modo di vivere e pensare che ha il protagonista. Questo comporta in "This must be the place" che per la prima metà del film non esista in pratica trama o azione, solo un montaggio non conseguente di vari momenti di vita, avulsi da logiche di tempo e luogo. Qui il carattere di Cheyenne troneggia con tutte le sue singolarità, i suoi tic, le nevrosi, le abitudini, le peculiarità. C'è da dire che sia Sorrentino con la sua sceneggiatura che Penn con la sua interpretazione riescono a caratterizzare alla perfezione il personaggio, a farlo sembrare una persona vera, come fosse veramente esistito e non un parto della fantasia.
Anche qui attraverso lo sguardo su Cheyenne si cerca di riprodurre il simbolo di un'epoca, come aveva anche Andreotti. Cheyenne in sé riassume vari personaggi della scena musicale e di costume degli anni 70-80. Esteriormente richiama il cantante dei Cure, anche se come età anagrafica e come tipo di musica (pop a sensazione) vengono in mente le New York Dolls (e si spiega l'amicizia con David Byrne). Il personaggio ha poi l'aspetto estraniato e vissuto del tardo Iggy Pop (citato con la sua splendida "Passenger"), mentre alcuni episodi (i ragazzi morti seguendo lo spirito delle canzoni) fanno riferimento a Lou Reed (accusato di avere propagandato l'uso di droghe con le sue canzoni-stile di vita).
Il bilancio sembra essere negativo. Cheyenne vive, anzi non vive, in un ruolo non più esistente, in un aspetto esteriore che ha perso qualunque senso. Quello che lo salva è l'ironia, il distacco da se stesso, il rifiuto di quello che era per qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, la voglia di essere utile agli altri, di alleviare dolori altrui.
Molti hanno messo in rilievo l'assurdità dell'episodio motore della seconda parte (la caccia al criminale nazista). Nel contesto della storia (pseudo-realistica) però non è assurdo. E' semplicemente un espediente artistico per poter porre il protagonista di fronte al mondo, a confrontarsi con il suo rimosso e con personalità e situazioni diverse dalle proprie. Il raffronto con "A Straight Story" di Lynch è certamente pertinente. Solo che il film di Lynch è infinitamente più lirico e profondo rispetto agli incontri piuttosto superficiali fatti da Cheyenne negli Stati Uniti.
Comunque questa seconda parte, anche se non all'altezza di Lynch, è certamente quella più bella, quella più coinvolgente, quella con il messaggio universale. Si vuole comunicare l'idea che quello che conta non è tanto ciò che siamo per noi stessi, ma ciò che siamo per gli altri. Ed è così che Cheyenne alla fine accetta di rinunciare a se stesso per trasformarsi in un'altra persona, questo per lenire il dolore profondo di qualcuno che si ha a cuore. Essere per gli altri è l'unico modo per trovare una gioia nella vita, questo sembra suggerire la scena finale.
Rimane sullo sfondo però lo stesso difetto di "Il Divo". Nonostante lo sguardo molto insistito su Cheyenne (come su Andreotti), la sua interiorità ci rimane sempre estranea. Ci mancano i perché approfonditi delle sue scelte, soprattutto quelle del passato. Ma anche nel presente quello che viene fatto non viene adeguatamente espresso a livello interiore. La storia si regge quindi sull'interazione di Cheyenne con gli altri, piuttosto che nell'espressione significativa del suo intimo. E' il grande limite del cinema di Sorrentino, anche se con questo film si sono fatti molti progressi rispetto alla chiusura interiore (voluta) del personaggio di Andreotti.
Per il resto Sorrentino mi sembra uno dei pochi Registi con la R maiuscola in circolazione. Nessuna inquadratura banale o fuori posto, molto fantasia e varietà nei punti di vista, grande senso dell'immagine. Le ambientazioni molto curate partecipano all'atmosfera e al messaggio del film. Una festa per gli occhi, non c'è che dire.
Tutto sommato un'interessante e bella visione. Vale la pena guardarlo.

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Ultima risposta 16/04/2012 20.45.02
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  28/10/2011 12:45:27
   8 / 10
- Passiamo senza farci troppo caso dall' età in cui si dice “un giorno farò così”, all'età in cui si dice “è andata così” ...

Sicuramente non è il miglior Sorrentino e con questo film forse aveva ansia da prestazione.
Ma non posso dare meno di 8 perchè a me è piaciuto.
Sicuramente la prima parte merita parecchio forse la seconda un po' troppo lenta e prolissa.

Ma si sa il mio voto è troppo di parte I LIKE SCIONPENN!!!

p.s. chissà se Robert Smith vedrà questo film e si chiederà:
"quando smetterò di suonare la mia vita diventerà così?"

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Ultima risposta 13/03/2012 16.21.42
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M0rg4n  @  28/10/2011 11:19:48
   5 / 10
Quoto il commento di Ferro84:

"[...] Un vero peccato ma si deve dire che This must be the place è un film pasticciato e di maniera purtroppo del tutto inconcludente.

Sorrentino ce la metta tutta per mettersi in mostra: carrellate, piani sequenze, campi lunghi, citazioni, si lascia andare ad una bulimia stilistica tralasciando il resto e perdendosi totalmente nei dettagli.
In questo tripudio stilistico, sterile e di maniera, gli attori sebbene bravissimi cadono vittime del narcisismo registico che interrompe il filo narrativo introducendo personaggi inutili o diluendo scene in maniera irritante.

[...] Certo non mancano momenti di ottimo cinema così come dialoghi meravigliosi però il senso di disorganicità è notevole anche per il fatto che Sorrentino si dimostra essere unico nella rappresentazioe e nel racconto dei personaggi ma assolutamente inadeguata è la sua capacità narrativa complessiva.

[...] Purtroppo una bellissima occasione persa e spiace veramente, sebbene il film alterni momenti riusciti ad altri meno il dato complessivo è negativo, nella speranza che a Sorrentino sia concessa una prova di appello This must be the place sia un'occasione per imparare dagli errori."

Robbie  @  27/10/2011 17:25:01
   7½ / 10
Il tipo di film mi ha richiamato tantissimo l'approccio della mia professoressa di letteratura dell'università..i significati nascosti, i più significati di una stessa cosa e per la ricerca di se stessi col "viaggio", all'esterno/interno di se stessi. Molto belle le musiche, quasi tutte di David Byrne (tranne una di Iggy Pop), artista di gran qualità sottovalutato dalle masse. Immagini magnifiche.
John Smith è un chiaro riferimento a Robert Smith leader dei Cure.
Ottima l'interpretazione del protagonista.

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patt  @  27/10/2011 09:29:37
   7½ / 10
Nonostante fossi un po' prevenuta dalla super pubblicità anche stavolta Sorrentino non mi delude. E' oggettivamente bravo, accattivante, è un artista capace di intessere immagini, musica e regia in un tutto che stupisce e colpisce sempre, il risultato finale è comunque buono, c'è da dire che in questo lavoro arriva ad un limite che sfiora la ridondanza, 15-20 minuti in meno avrebbero giovato a questa sua avidità scenica che rischia l'eccesso e la dispersione.
Le musiche sono sempre bellissime e Penn in questa veste mi piace assai, in un primo momento mi irritava un po' quel doppiaggio da voce biascicata, ma in effetti è perfettamente in linea con il personaggio.

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Ultima risposta 28/10/2011 17.48.54
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paride_86  @  27/10/2011 03:10:18
   6 / 10
Storia di Cheyenne, rock star in pensione dedita ad una vita vuota e noiosa, finché non si troverà ad inseguire un criminale nazista che torturò il padre.
Sorrentino dirige un film divertente ma lentissimo - cosa comune a tutti i suoi film - che però ha il difetto di non saper dove andare a parare. Sembra scritto scena per scena, di volta in volta.
Certo, Sean Penn è eccezionale e meriterebbe un Oscar, così come sono divertenti tutti i personaggi secondari - quello di Harry Dean Stanton più degli altri.
Il problema è la trama, o meglio, l'intreccio delle storie. Per esempio, chi è Tony? Che fine fa il progetto discografico del ragazzo che porta la demo a Cheyenne? Come reagisce la moglie al suo ritorno?
A questo bisogna aggiungere la presenza di sequenze che non hanno un vero senso, e sembrano buttate lì, solo per riempire. Per esempio quella dell'indiano.
Si arriva alla fine del film stanchi e stremati, per rimanere esterrefatti alla vista della scena finale, davvero deludente.
Insomma, mi aspettavo molto di più.


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Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  26/10/2011 19:20:43
   8 / 10
Non devono aver letto bene il titolo del film i due distinti signori, marito e moglie, che arrivati con un discreto ritardo in sala hanno fatto alzare 18 (dicasi diciotto) persone per attraversare tutta la fila da destra a sinistra . Avendo loro assegnati i posti numero 19 e 20 (gli ultimi due a sinistra) della fila G hanno pensato bene di iniziare il loro percorso dalla poltrona G1 (la prima a destra) per conquistare l'agognata sedia imbottita, attraversando in largo l'intera sala, un viaggio durato una decina di minuti tra discussioni e incomprensioni, intanto le immagini del film continuavano a scorrere, hanno creato un panico tale che il mormorio venutosi a creare è definitivamente scomparso solo alla fine del primo tempo, era sufficiente fare il giro e sedersi comodamente senza far muovere un muscolo ad alcuno, tant'è che sia loro che passavano che i poveri cristi che si alzavano non avevano capito bene cosa stesse accadendo, ad un certo punto ho come avuto l'impressione che Cheyenne nel suo torpore annoiato, con quella voce in falsetto che ha contraddistinto poi il film, stesse per intervenire con un laconico: "Signori, adesso avete rotto i c.oglioni, mettete il c.azzo del vostro c.ulo a sedere e fate godere dello spettacolo tutti i presenti che avendo pagato regolare biglietto ne hanno il sacrosanto diritto".
Immaginate il mio approccio al film, la domenica era partita male con la scomparsa del povero Sic, sono un appassionato di moto gp e questa nota triste me la sarei proprio risparmiata, ho deciso allora di andarmi a vedere un bel film, adoro il cinema di Sorrentino, non mi dispiace Sean Penn, la scelta è obbligata, il desiderio era di goderselo in religioso silenzio, è il bello del cinema. Impresa fallita. Passiamo al film:
Il coraggio premia. Sempre. Pellicole come questa il nutrito esercito di registi nostrani preferiscono farle girare a colleghi che parlano un'altra lingua, meglio assicurarsi il successo con le solite storie di intrighi familiari, tradimenti, incomprensioni , è tutto già collaudato, se si escludono le poche pellicole di nicchia, più rare del quadrifoglio, il panorama cinematografico italiano oggi è quello che è, povero di idee e di coraggio, ben venga quindi la sana ambizione di Sorrentino di sfidare la critica d'oltreoceano, l'America è stata attraversata in lungo e in largo da decine di macchine da presa, road movie che hanno accompagnato lo spettatore lungo rettilinei interminabili affiancati da terra, roccia, erba e boschi, la musica a fare da cornice, "da dove è venuto fuori questo regista spaghetti e mandolino che osa tanto? Con uno dei nostri migliori attori del momento? Una ex rockstar, l'Olocausto, i Talking Heads, David Byrne, che storia è questa?
Lynch: una storia vera, un uomo, Alvin, il viaggio, la malinconia, i colori della natura, distese di erba, cieli azzurri, pioggia, la vita. Sorrentino: un'altra storia, un altro uomo, Cheyenne, un altro viaggio, altra malinconia, altri colori della natura, altre distese di erba, altri cieli azzurri, altra pioggia, un' altra vita.
Ispirarsi a qualcosa che appartiene ad un mostro sacro contemporaneo è un atto di coraggio, tutto il film è un atto di coraggio, la sfida al mercato americano, la carta Sean Penn, la storia analoga, il delicato tema dell'Olocausto, il cameo Byrne, ad avercene.
Cheyenne affronta un viaggio materialmente attraverso il New Mexico e l'Utah e spiritualmente attraverso la sua anima, un ‘anima rimasta bambina, apparentemente non ostacolata dai drammi dell'esistenza, la noia a fare da pendolo alle giornate, una moglie che pensa a tutto, una giovane fan per sentirsi padre ed un padre che è mancato a lui e che il destino, con il suo abbraccio mortale, offre l'occasione di riscoprire. Eri così lontano, cos'è la morte? Chi ti ha fatto soffrire in vita? Conosco l'Olocausto? Vagamente. Devo porre rimedio.
E' un riscatto il viaggio di Cheyenne, un lento percorso di redenzione, durante il quale frammenti di vite si susseguono a testimoniare le esistenze: la cameriera di un ristorante, l'indiano autostoppista, l'inventore del trolley, le ragazze del supermercato, tutto a condire un piatto semplice ma riuscito maledettamente bene. Sta tutta qui la bravura del regista, non ho notato una battuta di arresto dopo film come "IL divo" o "Le conseguenze dell'amore", mi ha lasciato le stesse piacevoli sensazioni, c'è chi non le ha sentite, è normale, tutto quel che accade fa parte della vita.




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Ultima risposta 03/11/2011 22.54.05
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ianez  @  26/10/2011 19:05:26
   7 / 10
Anticipo che il mio voto sarebbe 6.5 ma do mezzo punto perchè mi piace vedere che un regista italiano riesce a dare lustro al notro cinema anche all'estero (e la media su IMDB ne è buona prova..).
Detto questo consiglio di vedere questo film, ma sto corto di manica perchè a me non hanno mai fatto mai impazzire i road movies dove il protagonista viaggia alla ricerca di qualcosa che tanto tempo fa aveva perduto...
Forse perchè non riesco a mandare giù il fatto che non si capisce perchè in questi film al viaggiatore ne succedono sempre di ogni e il tutto mi risulta sempre un po' troppo artificioso alla fine.
Sorrentino in ogni caso, valorizza un canovaccio già visto con grande maestria, rendendo piacevole il film dall'inizio alla fine, grazie anche a uno Sean Penn che è davvero bravo.
Film imperdibile per gli amanti degli anni Ottanta.

gandyovo  @  26/10/2011 15:47:35
   6 / 10
ahiahiahi.... difficile essere imparziali quando si sono idolatrati i precedenti lavori. restano i movimenti di macchina, la fotografia. Resta Sean Penn, ovvio. Insomma è stata una delusione, anche un pò annunciata purtroppo. Me lo sentivo, e non ho spiegazioni per questo. Aspetto al varco il prossimo film.

Invia una mail all'autore del commento Sgabroz  @  26/10/2011 01:08:22
   5 / 10
Anche Sorrentino è umano. Mi ero abituato molto bene con lui, le conseguenze dell'amore e il divo sono spettacolari. Questo film non mi ha coinvolto, non mi ha emozionato. Bellissima fotografia, ottima tecnica registica, alcuni personaggi potenzialmente ricchi ma... "il tutto è più della somma delle sue parti", e stavolta manca qualcosa per arrivare al tutto che mi ha fatto amare i film sopra citati. Peccato.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  25/10/2011 21:42:27
   7½ / 10
Non mi è dispiaciuto affatto l'ultimo film di Sorrentino. Sembra di vivere in una specie di limbo senza tempo, in cui si muove il protagonista con quel look alla Robbie Smith direttamente catapultato dagli anni 80. Il tempo scorre, ma per Cheyenne è come se si fosse fermato dalla sua ultima apparizione in pubblico. Stesso look ripetuto ossessivamente ogni giorno quasi per autoinfliggersi la punizione per un rimorso che lo corrode in profondità.
Il film in fondo è semplice. E' la storia di un uomo che trova la forza di andare avanti attraverso il recupero o per meglio dire, la creazione di un rapporto mai avuto con la figura paterna e vincere un'apatia esistenziale che durava da troppi anni. Semplicemnte andare avanti, attraverso un percorso lineare come per ogni road movie che si rispetti.
Una buona conferma per Sorrentino, direi un buon biglietto da visita per il mercato americano, se questo era uno degli obiettivi del film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Aliena  @  25/10/2011 19:43:45
   7 / 10
mah boh non so forse que sarà sarà perhaps maybe i don't care pimpiripettenusapimpiripettepam

Forse,
lo stadio di sospensione del giudizio ed incertezza che accompagna lo spettatore dopo i titoli di coda,
è l'obiettivo di questo film.
Diversamente non so davvero come spiegarmi il senso di vacuità che mi ha lasciato questo prodotto cinematografico dal dubbio stile.
No vabbè uno stile c'è.. me è
dark gothic punk + dottorstranamore con castagna
momento di crescita per la morte del padre
e poi Wakantanka hoka hey hoka hey
e c'è pure la donna bisonte bianco, quella che dona la pipa ai lakota (questo spiega la sigaretta?)
ah poi aggiungi anche i nazisti che fanno sempre la loro bella figura del male che più male non si può
ma non dimenticare che i bei sentimenti vanno proclamati prima di tutto ciò
per l'esattezza davanti ad una piscina vuota
che banalmente rappresenta l'esistenza vuota no?
un'esistenza che andrebbe riempita, come dovrebbero fare tutti gli uomini, poi però si tralascia la ricerca del senso della vita e si compra un cane, che è anche simbolo di fedeltà è vero, però ha il collarino da paziente post operazione ai testicoli
quindi la fedeltà è castrare il cane
perciò se vuoi riempire la tua vita e smetterla di essere fedele a tua moglie con cui in quell'esistenza ti limiti a giocare a squash
invece a quella della figlia del figlio il cui padre ha ucciso gli ebrei la riempi

si vabbè
vale la pena forse vederlo perché scion penn è vestito e truccato come mia zia dorotea e spiega come mantenere più alungo il rossetto sulle labbra
e perché l'hanno sponsorizzato tanto
e anche perché il regista è italiano

amen

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Ultima risposta 05/11/2011 00.38.02
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kako  @  25/10/2011 15:58:10
   7½ / 10
pellicola interessante e un po' anomala, nonostante la lentezza non annoia mai e anzi il ritmo lento ne fa gustare maggiormente le scene. Sean Penn per me è da Oscar ma anche gli altri interpreti svolgono egregiamente la loro parte. Ottima la regia e anche la fotografia; film non banale che probabilmente a una seconda visione si apprezza ancor più

marcodinamo  @  25/10/2011 11:31:48
   7½ / 10
Potrebbe non sembrare un gran film ma alcune delle frasi di Cheyenne resteranno, a mio avviso, nella storia del cinema:

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Gabo Viola  @  25/10/2011 00:22:02
   2 / 10
Dopo Muccino anche Sorrentino goes america. Preferisco senza dubbio il primo al secondo perchè almeno non si ammanta di qualsivoglia autoralità. Preferisco un clown, un imbonitore di massa ad un regista che vuole "oh oh far vibrare le corde del cuore". Sorrentino è tutto questo, lezioso, accademico, petulante. Aspetto i commenti dei suoi fan a cui propongo, vista la fede cieca, un gemellaggio con il Santo di Pietralcina: Padre Pio.

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Ultima risposta 04/11/2011 00.26.56
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  24/10/2011 23:51:04
   5 / 10
Un Sorrentino affetto da ansia da prestazione confeziona uno dei suoi film meno riusciti perdendo ahimè l'appuntamento più importante della sua carriera.
Un vero peccato ma si deve dire che This must be the place è un film pasticciato e di maniera purtroppo del tutto inconcludente.

Sorrentino ce la metta tutta per mettersi in mostra: carrellate, piani sequenze, campi lunghi, citazioni, si lascia andare ad una bulimia stilistica tralasciando il resto e perdendosi totalmente nei dettagli.
In questo tripudio stilistico, sterile e di maniera, gli attori sebbene bravissimi cadono vittime del narcisismo registico che interrompe il filo narrativo introducendo personaggi inutili o diluendo scene in maniera irritante.
Dedicare sei minuti alla canzone This must be the place è un delitto che non trova altra giustificazione qualche favore a David Byrne visto anche il cameo che gli dedica.

Certo non mancano momenti di ottimo cinema così come dialoghi meravigliosi però il senso di disorganicità è notevole anche per il fatto che Sorrentino si dimostra essere unico nella rappresentazioe e nel racconto dei personaggi ma assolutamente inadeguata è la sua capacità narrativa complessiva. Non a caso il suo capolavoro è Il Divo, film dove la (S)storia è del tutto tralasciata e dove l'elemento che conta è il racconto dei personaggi politci.

Il cinema americano è pieno di road movie formativi di grande spessore e purtroppo questo film non regge il paragone-
Quando David Lynch decise di girare Una storia vera, tutti si aspettavano qualcosa di molto personale e invece Lynch seppe abbandonare il suo stile adottando uno stile classico perfettamente congeniale al tipo di racconto stesso e il risultato fu un capolavoro.
Sorrentino dichiara di ispirarsi a Una storia vera ma perchè non l'ha fatto fino in fondo?

Purtroppo una bellissima occasione persa e spiace veramente, sebbene il film alterni momenti riusciti ad altri meno il dato complessivo è negativo, nella speranza che a Sorrentino sia concessa una prova di appello This must be the place sia un'occasione per imparare dagli errori.

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Ultima risposta 16/12/2011 19.03.14
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  24/10/2011 22:25:24
   6½ / 10
Uno straordinario Sean Penn per l'ultimo lavoro di Paolo Sorrentino; probabilmente, il regista italiano, pur confermando tutte le sue doti, ha già offerto il suo capolavoro con "Il divo" e "This must be the place" paga le conseguenze del post capolavoro, con taluni difetti di sceneggiatura (abbastanza inconcludente e la cui virata verso l'"olocausto" sa di tematica di sicuro rifugio); per il resto, l'ottima fotografia e le scelte registiche tengono su un film comunque di interesse.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  24/10/2011 16:54:06
   8 / 10
Da un regista che ormai non è più una promessa ma una consolidata garanzia un film complesso, originale, spiazzante.
La storia, on the road, di Cheyenne è una storia di vita e come tale è complessa, delicata, fatta di emozioni e di frasi spezzate.
Grandiosa performance del sempre ottimo Sean Penn, plauso anche per la sempre bravissima ( e che personalmente vorrei vedere ancora più frequentemente) Frances McDormand.
"Home is where I want to be".

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Ultima risposta 24/10/2011 19.42.05
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Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  23/10/2011 14:20:21
   7 / 10
Non il migliore Sorrentino, che conserva tutta la sua perizia tecnica ma la mette ad appannaggio di un personaggio e di un attore, Sean Penn, dimostrando quasi di aver paura dell'opportunità che si era guadagnato. Il risultato è un film dalla regia perfetta, indubbiamente bello ma poco omogeneo e condito da un buonismo non estremo ma a tratti fastidioso. Per fortuna ci sono scene da applausi e un'interpretazione da Oscar

Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  23/10/2011 03:34:19
   2 / 10
Uno dei film più noiosi che abbia mai visto. Lento,lento ed ancora lento. L' operazione cinematografica ruota attorno al talento attoriale di Sean Penn, ridicolizzato da un costume un po' fuoritempo e da una voce-falsetto molto tediosa e a mio avviso irritante. La sceneggiatura è praticamente assente e il racconto della ricerca di un cacciatore di ebrei fa da sfondo ad una serie di piccoli episodi pseudo-familiari che non si integrano con il tema del film . Finale fortemente simbolico ma moralista ed esteticamente fastidioso.

6 risposte al commento
Ultima risposta 25/10/2011 02.35.34
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Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  23/10/2011 00:12:45
   7½ / 10
Cheyenne all'inizio è spiazzante, ma a poco a poco si entra nel suo mondo e ci si affeziona al suo personaggio, la storia alla fine è semplice ma Sorrentino ne conferisce una patina vagamente poetica e surreale. Il mio passato tinto di nero e solcato da anfibi mi ha avvicinato particolarmente alla storia personale di Cheyenne e ai suoi trascorsi da gothic leader nei deliranti anni '80, un decennio in cui la musica dark era al suo massimo "splendore"... Infatti qui dentro parlate tutti di Ozzie Osboune ma è a Robert Smith dei Cure che il protagonista è conforme nel look e nell'atteggiamento. La sceneggiatura ricorda senza dubbio "Una storia vera" di Lynch e forse questo fattore è un punto a sfavore, tuttavia il film funziona e Penn è decisamente un grande. Sono tre i momenti topici del film: la performance di Cheyenne con il bambino grasso, il suo sfogo con Byrne e il finale. Un film da rivedere per apprezzare meglio alcuni passaggi.

momo  @  22/10/2011 17:42:31
   6½ / 10
Quando ci si trova di fronte a lavori ben fatti è sempre difficile trovare i difetti, questi non si palesano facilmente ma alla fine c'è qualcosa che non torna e per un po' di tempo cerchiamo (invano?) di capire se c'è piaciuto o meno. In realtà bisogna ammettere che ci sono semplicemente film che non dispiacciono ma che comunque non ci trasmettono più della semplice sensazione del ben fatto. Questo è uno di quelli. Lo spettatore entra in una sorta di empatia malinconica, sente l'ebrezza del Viaggio, la poesia della fotografia e tutto si mescola in qualcosa di inusuale ma alla fine, a mio pare, inconcludente.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  22/10/2011 17:27:26
   7 / 10
Il lavoro di Sorrentino è come sempre di ottimo livello e il suo modo di girare mi fa impazzire...ma rispetto ai precedenti film qui ci troviamo,per la prima volta, in un territorio "gia' visto" che mostra poche novita' e che riporta la memoria a un famoso film di Lynch come "una storia vera"! (C'è anche uno degli attori di qul film,sara' un caso?).
L'assoluto protagonista del film è il solito bravissimo Sean Penn nei panni dismessi di un Rokkettaro in pensione pieno di sensi di colpa...
E per quanto lui neghi palesemente che si tratta di un viaggio alla riscoperta di se stessi , il finale lo sbugiarda completamente...
La parte comica e grottesca della vicenda sommerge in pieno l'elemento drammatico dei campi di concentramento riducendolo a piccoli intermezzi di poco conto senza mai lasciare qualcosa...
Un buon esempio di stile da parte di Sorrentino da cui pero' mi aspetto sempre di piu'...

scantia  @  22/10/2011 16:02:11
   6½ / 10
This must be un paese per vecchi, ultimo lavoro di Coen Sorrentino.

Lopan88  @  22/10/2011 10:14:28
   10 / 10
Da un regista cervellotico come Sorrentino mi aspettavo qualcosa di enigmatico, di difficile, e invece la semplicità di questo film mi ha sorpreso positivamente. Mi ha fatto proprio piacere vederlo, finalmente l'Italia può ora competere con il grande cinema americano.

alastar  @  22/10/2011 09:51:26
   7 / 10
Anch'io ho dovuto meditare bene e ponderare il giudizio perchè subito dopo aver visto la pellicola effettivamente è difficile dare un parere all'istante.Il film non è male,contiene anche un bel messaggio dentro,in alcuni punti nonostante la lentezza non ci si annoia a morte.Il problema di questo film secondo me sta nella trama abbastanza lacunosa,con poche idee e senza una svolta che possa far impennare il tutto e questo non è poco perchè se manca una buona trama il film perde moltissimi punti.Tuttavia a mio parere personale ne acquista degli altri se si va a vedere la maestosa interpretazione di Sean Penn,i paesaggi bellissimi (città di Dublino e paesaggi americani del new mexico e dello utah) e un'ottima colonna sonora grazie al redivivo David Byrne.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  21/10/2011 23:52:23
   6½ / 10
Dopo una ponderata meditazione ho capito che non mi è piaciuto. L'ho trovato ruffiano e tedioso.
Ruffiano per il ritratto di un personaggio talmente sopra le righe, catatonico, cult, freak e pittoresco che è praticamente impossibile non adorarlo, complice il solito, bravissimo Sean Penn calato anima e corpo nel ruolo (che però ripete vezzi e tic di "Mi chiamo Sam" senza che nessuno se ne accorga); ruffiano per come inserisce di svicolata nel racconto la pista dell'olocausto; ruffiano per la parata inarrestabile di umanità varia che il protagonista incrocia nel suo errare triste e solitario (si va da David Byrne alla mamma sola con delizioso figlioletto ciccione); ruffiano per la straordinaria capacità di Sorrentino di stregare il pubblico con virtuosismi tanto abbaglianti quanto sterili all'economia anche emotiva della storia.
Tedioso per la pressoché assoluta incapacità della sceneggiatura (firmata da Sorrentino con Umberto Contarello) di unire i tanti episodi in un discorso più ampio e ben amalgamato; tedioso per l'assurda vena filosofeggiante di alcune figure di contorno (vedi il vecchio che consiglia a Cheyenne l'arma da acquistare).
L'impressione finale è quella della classica scatola superbamente infiocchettata ma con deludente sorpresa all'interno. Non mancano alcuni momenti di grande presa visiva o una riuscità vena intimista e impalpabilmente ironica, tuttavia l'ultimo Sorrentino mi pare sia stato contagiato dalla temibilissima e spietata 'sindrome del carino'.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  21/10/2011 23:46:01
   6 / 10
È uno di quei film di cui se guardi la copertina hai praticamente visto l'intero film... mi spiego meglio, se vuoi vederlo lo fai per Sean Penn che ti assicura un'interpretazione straordinaria, si capisce dalla sua espressione nella locandina. Che comunque questa sarà l'unica sua espressione facciale in tutto il film. Non fraintendetemi, Penn è un grande e qui dà il meglio di sé, il personaggio però scende un po' spesso nel grottesco forzato.
E' vero che Sorrentino è bravo, tecnicamente è capacissimo, però come contenuti questo “This must be the place” non è eccellente. La trama si è vista mille volte (un uomo alla ricerca di sé stesso, che incontra decine di personaggi stravaganti durante il suo viaggio, in una sorta di road movie) e approfondisce poco.
Ma una cosa è certa: l'immagine di Cheyenne truccato così mi rimarrà impresso nella memoria a lungo.

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Ultima risposta 27/10/2011 17.13.40
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  21/10/2011 19:26:00
   8 / 10
Buone costruzioni fotografiche, pathos di alto livello, quasi tutto si regge sul personaggio di Cheyenne magistralmente interpretato da Sean Penn ma costruito a perfezione da Sorrentino che non saprà raccontare molto bene ma è dotatissimo sul piano del lavoro espressivo sui personaggi tanto da saper commuovere come solo lui sa fare...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  21/10/2011 12:15:11
   6½ / 10
Perdersi nelle lunghe carrellate di Sorrentino è un piacere senza precedenti, ma This Must Be The Place è un film narrativamente discontinuo, costruito su molte buone idee capaci di salvarlo da una pesante bocciatura. Idee che non vengono però amalgamate nella maniera più efficace.

Non mi ha convinto la sottotrama dell'olocausto - la caccia al nazista di turno garantisce una presa diretta sul pubblico ma a conti fatti ha un pò stufato dai - così come non mi sono emozionato nel percorso interiore del protagonista, contornato da personaggi privi di spessore e da sequenze - vedi su tutte il cameo di David Byrne - visivamente meravigliose, a conti fatti inutili.

E'il film meno riuscito di Sorrentino, la struttura non è coerente e Sean Penn funziona da paracadute fino a un certo punto: tralasciando Robert Smith e Ozzy Osbourne, io ci ho visto parecchio " Mi Chiamo Sam ". 6.5 alla confezione, niente di più.

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Ultima risposta 22/10/2011 13.43.50
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dagon  @  21/10/2011 11:15:25
   5½ / 10
Passo indietro di Sorrentino. “This must be the place” non fa altro che frullare gli elementi (soprattutto i vezzi) di un certo cinema indipendente “di tendenza” americano. Ci sono echi di Wes Anderson, della Coppola e via dicendo. Un po’ di frasi ad effetto che elargiscono perle di saggezza sulla vita, un po’ di simbologia facile facile, personaggi “dropout” caratterizzati in maniera marcata e particolare, registro surreal/strampalato ormai di maniera. Al di là della crosta, un film che cerca disperatamente di essere originale senza riuscirci praticamente mai.

teten  @  21/10/2011 00:10:00
   8 / 10
Non credevo mi sarebbe piaciuto così tanto, il film di per se è carino ma il personaggio di Cheyenne è stupefacente. Non sono molti i personaggi cinematografici che riescono ad affascinarmi in tal modo, Sean Penn senza ombra di dubbio è da oscar ma al di là dell'eccezionale interpretazione rimane un personaggio carismatico e ben riuscito, come non se ne vedevano da tempo!!

piripippi  @  20/10/2011 23:23:35
   7½ / 10
bisogna amare sorrentino per pensare che sia un bel film ed io lo adoro e per questo dico che è un film bellissimo. solo l'interpretazione di sean penn vale il prezzo del biglietto ed una trama che non è singolare e banale.è un po lento è vero ma sorrentino fa cosi i suoi film e i suoi libbri.bellissima colonna sonora e molto bravi tutti gli altri attori

valis  @  20/10/2011 18:41:45
   7 / 10
ho visto tutti i film di sorrentino e sono andato al cinema carico di attese, purtroppo andate parzialmente disattese.
la pellicola risulta nella prima parte loffia, senza mordente, quasi indolente.
invece nell'episodio americano il film decolla, con perle di virtuosismo visionario.
in conclusione un buon film che avrebbe potuto essere un capolavoro ma che si è impananato nella parte europea.
personalmente avrei optato per il Penn stranulato e surreale cacciatore di nazisti per tutto il film, togliendo quello intristito e preda dei sensi di colpa e dei rimorsi.

TheLegend  @  20/10/2011 14:28:03
   7 / 10
Devo essere sincero e ammetto che da Sorrentino mi sarei aspettato di meglio.
Ci troviamo di fronte a un buon lavoro che però non riesce ad emozionare come i precedenti lavori di questo regista.
L'esperimento "americano" è stato dunque un passo indietro.
Speriamo che Paolo torni a fare cinema come solo lui sa fare.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/10/2011 01:48:30
   7½ / 10
Preferisco tagliare la torta a metà. Sodalizio irrinunciabile tra Sorrentino e l'America, con uno script imperfetto e un pò affettato al quale sembra che in ogni singola parte vengano aggiunte idee strabilianti (ma anche superflue) per gonfiare un risultato comunque di tutto rispetto. E' il caso del misterioso montaggio: lunghi piani sequenza insieme ad altri di brevità assoluta, quasi menomati dal loro sviluppo narrativo. Scelta calibrata o impotenza produttiva? Ci dice che l'unico film al quale si è ispirato è "The straight story" di Lynch, ma mente spudoratamente. Quanto Wenders in queste lunghe immagini (esplicito il cameo del meraviglioso Harry Dean Stanton)... e quanto Van Sant, sììì ma senza l'esibizione onirica e "distante" (dallo spettatore) delle frustazioni metaforiche del controverso regista.
A dire il vero c'è molto Altman (l'ossessione quasi teatrale per gli interni), molto Jarmush, qualcosa di Sofia Coppola.
E' un mondo di difficoltà e impotenza quella che dipinge (magnificamente) Sorrentino, di personaggi bizzarri e amari che quasi quasi fanno sembrare sobrio Cheyenne e il suo make-up. Uno strano incrocio tra Ian Hunter, Robert Smith e il Terence Stamp di "Priscilla". Il suo sarcasmo dovrebbe essere "punk", come un'invettiva sociale ben definita, ma l'impressione è che Sorrentino abbia creato il suo freak da laboratorio per paura di essere frainteso.
"Anche se bisogna scegliere una volta nella vita, anche solo una, in cui non avere paura" suggerisce il film, e forse è la paura che attanaglia questa prova di Sorrentino. Il tramonto della rockstar decadente e depressa, quasi un trattato da Lester Bangs, stride con il racconto della ricerca di un criminale nazista, con la mano calcata sul senso di "umiliazione" e con il bisogno legittimo o meno di vendetta. Ho avuto l'impressione che davanti a certi grandi temi la novità del film sia l'indubbia capacità di Sorrentino non di affrontarli - a parte il primo epilogo della "vendetta" ma il talento stilistico nel mascherarli.
Un film per certi aspetti "dadaista" nel suo impetuoso ritratto di maschere e nudità riflesse nello spazio di un'universo gigantesco e al tempo stesso minimo come quello della pianura americana.
Credo proprio che questa sorta di universalità ridotta made in Usa sia una delle cose migliori del film, insieme alla moglie di Cheyenne e al fantasma impotente e cmq. forte della figura paterna, in una dimensione dove il tempo non può mai assorbire il dolore ("Ci sono diversi modi di morire, il peggiore è rimanere vivi").
Meno convincenti la figura del cacciatore di nazisti, personaggio del tutto superfluo, o quello stesso inesorabile cammino di sopravvivenza del protagonista che, tra persone scomparse e movimenti no-tav, sembra persuaderci della sua eterna precarietà.
L'omaggio ai Talking Heads è un orpello in più, ma il non-luogo, dove si rappresenta l'involuzione di una società di comparse e illustri estinti racconta comunque un mondo dove è banalmente impossibile credersi redivivi reducisti

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Ultima risposta 05/11/2011 00.13.15
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ben4  @  19/10/2011 00:40:40
   7 / 10
Il film è innegabilmente fatto veramente bene ed ogni cosa è al suo posto... purtroppo però alla fine della visione non lascia gran che...
sarà colpa della storia che non è il massimo... sarà forse una lentezza troppo pesante... oppure sean penn che sembra troppo ozzy osbourne (non ho idea di come si scriva) ma alla fine credo questo film non mantenga le aspettative...
la fotografia è davvero bella e pure la colonna sonora... certe scene sono fantastiche (il concerto di David Byrne o lui che accompagna con la chitarra il bambino) cosi come certi dialoghi... ma ho trovato tutte queste cose non supportate da una storia all'altezza che potesse fare da filo conduttore...
magari colpa mia... magari l'ho visto in una serata sbagliata ma questo, come per altri che ho letto, è il mio pensiero.
da andare a vedere senza pensare di andare a vedere un capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  18/10/2011 16:40:32
   10 / 10
Uno di quei film invotabili e incommentabili. Un'esperienza più che altro. Visto in lingua originale (che merita sicuramente di più del comunque buon doppiaggio), questo ultimo internazionale capolavoro italiano è una rara commistione fra musica, sentimento, ironia e tanta sapienza cinematografica. Il film è una storia meravigliosa. Una redenzione dall'Inferno. In molte cose Sorrentino non stupisce per l'originalità. E su questo non ci piove. Sostanzialmente è una ripresa della miglior filmografia coeniana. Ma che un italiano abbia anche solo potuto pensare un film di tale grandezza è commuovente. Paolo Sorrentino è l'unico davvero che sappia pensare in grande. È al merito che do dieci. Poi è chiaro che l'opera mi ha preso tantissimo, oltre ad avermi preso Cheyenne. Sean Penn è un attore che mi è particolarmente congeniale, sebbene il suo stile sia difficile da digerire. Questo film è difficile da digerire. Ma a fine proiezione continui a stupirti di quanta roba, di quante storie ci siano in questo film. E di quanto Paolo sia riuscito ad amalgamarle in modo perfetto. Sorrentino non è un artista, è un lavoratore. E il suo lavoro è il Cinema. Di0 l'abbia in gloria.
"Il problema Rachel è che si passa troppo velocemente da quando si dice "la mia vita andrà così" a quando si dice invece "è andata così"". Ora non è la frase in sé che colpisce, ma il fatto che l'abbia tirata fuori da un hamburger troppo cotto. E lo sguardo angosciato di lei è un po' lo sguardo di tutti noi.
È sicuramente un'opera di buoni e intelligenti sentimenti, ma non ne sminuisce la carica artistica di altissimo livello. Moltissime cose, frasi, inquadrature, sguardi hanno parlato alla mia vita in modo personale, come se il film fosse fatto per me. Commovente la scena in cui suona "this must be the place" al bambino.
Ma ciò che più mi ha sconvolto è stato il finale, e
"mamma mi ha detto che il dolore non è la destinazione finale. Io so che ci sono persone che vanno via, è andato via mio fratello, sei andato via tu.."
Mi rendo conto dell'approccio ingenuo che ho nei confronti dei film, ma di fronte a questo non posso che levarmi il cappello e dire grazie.

4 risposte al commento
Ultima risposta 19/10/2011 20.41.13
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  18/10/2011 16:09:07
   7½ / 10
Vabbè , regista e attore sono nel mio cuore da sempre, perciò anche questa ultima fatica di Sorrentino mi è piaciuta. Film che divide, senza alcun dubbio, discussioni infinite all'uscita della sala.
A parte qualche vuoto di sceneggiatura, che esiste in effetti, l'interpretazione di un Sean Penn borderline, un po' pagliaccio, un po' saggio sensitivo dell'animo umano, perplime da un lato, affascina piacevolmente dall'altro.
Sorrentino affronta l'"on the road", archetipo hollywoodiano, metafora della ricerca d'interiorità, dandogli una connotazione propria, non si lascia, olè, schiacciare dalla logica del business di Hollywood, anzi, resta fedele al suo sentire autoriale, scivolando fascinosamente (per alcuni "forzatemente") nella poesia.
Detto ciò, ci sono anche aspetti del film criticabili: la parte "americana" meno incisiva della prima (quella irlandese); certi spazi troppo dilatati o improvvisamente contratti tra una sequenza e l'altra; lo sfioramento del dramma dell'Olocausto come tema di sicura presa tra il pubblico, soprattutto americano.
Si, per questo forse non è un film che regga il confronto con altri del bravo regista, anche se la colonna sonora interloquisce di continuo con le immagini e la fotografia è bella; tuttavia a me è piaciuto e consiglio di vederlo, se non altro per restare ammutoliti da un'altra significativa prova del bravissimo Penn.

Invia una mail all'autore del commento logical  @  18/10/2011 01:47:12
   4 / 10
Sorrentino non aveva ancora sbagliato un film ma il look di Sean Penn mi aveva fatto temere il peggio. L'abbraccio del grande Cinema Americano aveva già lasciato parecchi cadaveri tra i registi europei e non, da Wim Wenders a John Woo e mi aspettavo qualche pesante influenza.
Non fino al punto di lobotomizzare un film alla sua radice, sia con le riprese con dolly perpetui vertiginosi che con una sceneggiatura balbettata e uniforme come una farsa triste.
Ci sono altre conseguenze, legate probabilmente ai finanziatori del film, che condizionano in modo estremamente sgradevole una storia che non avendo alcun appeal deve trovarsi un dramma tascabile per darsi un contegno. E cosa c'è di meglio della classica caccia al nazista - anche se più volte sottolineato - ampiamente fuori tempo massimo? Altri penosi quadretti-marchetta quello con il tributo 'artistico' a David Byrne, che ne sembra persino imbarazzato o la petulantissima insistenza tabagista, ormai bandita da tutti i film 100% USA e che qui cerca di avere persino un posto catartico nella sceneggiatura come annunciazione della maturità.
Non si può credere che sia lo stesso sceneggiatore della lucida depravazione di Titta Di Girolamo. Spero solo che questo film sia la necessaria vessazione per potere accedere a capitali e distribuzione americana e che si riprenda al più presto. Servillo, fosse anche solo per la parrucca, non l'avrebbe mai fatto.

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Ultima risposta 18/10/2011 20.51.37
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