11' 09 regia di Youssef Chahaine, Amos Gitai, Shohei Imamura, Alejandro Gonzalez Inarritu, Claude Lelouch USA 2002
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11' 09 (2002)

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locandina del film 11' 09

Titolo Originale: 11' 09

RegiaYoussef Chahaine, Amos Gitai, Shohei Imamura, Alejandro Gonzalez Inarritu, Claude Lelouch

Interpreti: -

Durata: h 2.15
NazionalitàUSA 2002
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2002

•  Altri film di Youssef Chahaine
•  Altri film di Amos Gitai
•  Altri film di Shohei Imamura
•  Altri film di Alejandro Gonzalez Inarritu
•  Altri film di Claude Lelouch

Trama del film 11' 09

11 registi di fama internazionale (Youssef Chahaine, Amos Gitai, Shohei Imamura, Alejandro Gonzalez Inarritu, Claude Lelouch, Ken Loach, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Sean Penn, Danis Tanovic) e 11 cortometraggi lunghi ognuno undici minuti, nove secondi e un fotogramma. Per ricordare gli eventi tragici dell'11 settembre 2001.

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Voto Visitatori:   7,44 / 10 (33 voti)7,44Grafico
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Voti e commenti su 11' 09, 33 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI julian  @  02/10/2009 23:15:48
   7 / 10
A un anno di distanza dagli attentati dell'11 Settembre, il signor Alain Brigand commissiona a ciascuno di 11 registi internazionali un corto di 11 minuti 9 secondi e 1 decimo di secondo esatti, in qualche modo collegato all'evento, lasciando loro carta bianca: un interessante inno alla libertà d'espressione;
lo scopo dovrebbe essere quello di mostrare la reazione dei più disparati angoli del mondo e delle varie culture a quei terribili attentati, come è cambiata insomma, da un giorno all'altro, la vita di molti, come non è cambiata affatto la vita di altri.
Ne vien fuori una forma d'arte variegata capace di apici di impressionante potenza visiva e allo stesso tempo di clamorosi tonfi nella banalità. E questo è ciò che si rischia quando vengono coinvolti vari autori.
Parte del fascino dell'opera però sta proprio nel diverso approccio di ciascun regista: c'è chi mostra l'orrore da vicino, chi lo cita a stento, chi lo associa artificiosamente a qualche altro episodio di storia o vita quotidiana. C'è chi compiange, chi commemora, chi assiste in silenzio, chi provoca con uno sterile antiamericanismo quanto mai fuori luogo.
Brutto dire che il mio voto deriva da un'operazione matematica, ma purtroppo bisogna far così; ho già detto che senza alcuni corti l'opera sarebbe potuta essere un capolavoro ma vabbè... proprio per la presenza di corti così discordanti cercherò di votarli uno per uno.

Samira Makhmalbaf:
inizio del film zoppicante. La regista, iraniana, forse vuole mostrare l'indifferenza, forse la scarsa capacità dei bambini di cogliere l'importanza di certi eventi, anche a causa dell'educazione ricevuta, o forse ancora vuole parlare della condizione dei 3 milioni di afgani profughi in Iran, cosa che evidentemente la coinvolge da vicino. Dato che la terza spiegazione è la più probabile allora io dico, chissenefrega ?
Inutile e brutto.
Voto: 5

Claude Lelouch:
il vecchio francese fa sentire subito la vera firma d'autore. Il suo corto, praticamente muto, giocato sul contrasto tra il silenzio e le sfiancanti immagini del crollo delle torri, istintivamente associate a un rumore assordante, è pura poesia. La storia d'amore si risolve con la tragedia. Stupendo.
Voto: 8,5

Yusuf Shahin:
il più brutto e non serve neanche confrontarsi con altri per capire che è così.
Pessimo, delirante e inspiegabilmente pretenzioso, sfiora vette di trash pazzesco (la partita di beach volley) e si ammanta di un antiamericanismo infantile e tronfio. E' come se volesse giustificare la strage con i barbari motti "occhio per occhio, dente per dente" e "chi la fa l'aspetti".
Roba da pazzi.
Voto: 4,5

Danis Tanovic:
qui l'idea è più carina, ovvero l'unione di tutti gli addolorati del mondo, ciascuno per le proprie ragioni, sotto un unico vessillo. La ragazza non rinuncia a commemorare i proprio morti e forse, nel suo cuore, spende un pensiero anche per i morti degli altri. Cmq per renderlo interessante bisogna costruirvici sopra tutto questo ragionamento, altrimenti è l'ennesimo tributo alla strage che sta a cuore al regista di turno. Pare proprio che, col fatto che è stato concesso questo interessante spazio anche a registi sconosciuti di piccoli paesi (come qui la Bosnia-Erzegovina), questi non vogliano rinunciare all'opportunità di ricordare gli eccidi dimenticati dei loro paesi. Comprensibile dai.
Voto: 5,5

Idrissa Ouedraogo:
prospettiva stimolante quella dell'africano. Neanche lui rinuncia ad esporre i problemi (immensi) del suo paese, il Burkina Faso, ma lo fa in maniera del tutto particolare. La storia è l'unica dal sapore scanzonato, almeno apparentemente; in realtà non può non avere una continuazione tragica.
L'evento negli States non viene contemplato con leccaculaggine, ma in modo più che realistico: spezza la quotidianeità, diventa un filo di assurda speranza per il giovane protagonista. E' un corto che dimostra grande intelligenza, ma anche rassegnazione per un paese in cui ogni giorno è un 11 settembre.
Voto: 7

Ken Loach:
documentaristico il taglio dato dall'inglese, un pò verboso e telefonato e un pò sciocca la mossa di rivangare la storia del Cile, per quanto possa essere stato scandaloso e illibertario (come al solito !) il ruolo degli Stati Uniti nella vicenda.
Credo solo che non sia giusto inserire una simile denuncia in un film sull'11 settembre, tutto qui. Collegamento tra i più artificiosi.
Voto: 6,5

Alejandro Gonzalez Inarritu:
bisognava aspettarselo che il colpo migliore, quello che davvero ti fa ricordare questo film, sarebbe arrivato da lui. Un grande.
Il commento di Ultraviolence, ma anche, e di questo mi stupisco, di Mauro Lanari, ha già detto tutto.
Io ci aggiungo che pochi film (e dico film, non corti) mi hanno emozionato così tanto; questo, per giunta, ci è riuscito con quasi 11 minuti di buio.
Un'esperienza, cinematografica e non, fondamentale, capace di sciogliere le pietre, da vivere in silenzio e possibilmente a luci spente.
Inarritu capisce che il modo migliore per raccontare l'orrore è disorientando:
tiene le luci spente per i primi 2 minuti e lo spettatore non capisce nulla, poi inizia a mostrare fulminei fotogrammi: gente che precipita a una luce rossastra da tramonto. Il gioco di luci è quanto mai suggestivo e straniante. Nel frattempo voci e sussurri indistinti da pelle d'oca si iniziano ad udire. Si continua così per un pò: le immagini subitanee, a causa di un effetto ottico, rimangono marchiate a fuoco nella mente anche quando lo schermo torna nero.
Lo show però non è ancora cominciato: quando Inarritu manda i commenti dei giornalisti di tutto il mondo, le frasi attonite dei newyorkesi, le telefonate, i pianti, non se ne capisce più niente. Sfruttando ancora effetti ottici, Inarritu ci violenta gli occhi alternando rapidamente il nero dello schermo con l'azzurro vivo del cielo. E' come se ci volesse far distogliere lo sguardo: ciò che presenta sullo schermo è troppo terribile da guardare.
Le torri iniziano a crollare. Il rumore va e viene e poi se ne va. Le torri crollano in silenzio.
Quando si ristabilisce la calma, un'aura celestiale avvolge lo schermo e alla luce dell'alba la scritta: La luce di D.io ci guida o ci acceca ?
E lì son lacrime a tutta birra. Un'emozione unica.
Il regista messicano ha speso meno di tutti probabilmente, avrà sfruttato neanche un decimo del budget disponibile, eppure mi ha fatto vivere 11 minuti 9 secondi e 1 decimo indimenticabili. E' Cinema.
Voto: 9,5.

Amos Gitai:
ancora scossi dal corto di Inarritu, si assiste a questo totalmente cambiati.
Un unico piano sequenza che vuole dire e vuole fare, ma non fa e non dice niente. Alcuni attori sono addirittura odiosi. Non è orribile.
Voto: 6

Mira Nair:
una storia vera, anche abbastanza commovente. Un corto che mi ha fatto pensare... nel periodo post 11 settembre siamo stati tutti un pò involontariamente razzisti, dobbiamo ammetterlo, verso l'etnia afgana.
Se ne vedevamo uno in treno ci iniziavamo a preoccupare.
Un atto di ingiustizia e stupidità, come fare di tutta l'erba un fascio.
Voto: 8

Sean Penn:
avevo qualche ricordo di questo corto di Penn, senz'altro il secondo in ordine di bellezza. Un tenerissimo Ernest Borgnine, versione vedovo totalmente perso nei ricordi, è il protagonista.
Giorno dopo giorno, la straziante ripetitività della vita di un vecchio che non ha più nulla da chiedere alla vita, finchè qualcosa non cambia...
Splendida la sequenza del crollo delle torri, visto attraverso l'ombra che cala e la luce che invade la stanza. Anche questo è poesia. Bellissimo.
Voto: 9

Shohei Imamura:
curioso il giapponese, l'unico che dell'11 settembre non parla proprio.
La sua è un'associazione profonda, quella che unisce la stupidità e la futilità di tutte le guerre. La luce e la musica sono evocative; è il corto, dopo quello di Inarritu, che più mi ha fatto emozionare. E la storia dell'uomo serpente è illuminante, una metafora creata attraverso la consueta compenetrazione uomo-natura dei giapponesi che, porca miseria, ci sanno fare con la macchina da presa.
Voto: 8,5

Media matematica: 7,09.

7 risposte al commento
Ultima risposta 05/10/2009 23.52.20
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