calvaire regia di Fabrice Du Welz Belgio 2004
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calvaire (2004)

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locandina del film CALVAIRE

Titolo Originale: CALVAIRE

RegiaFabrice Du Welz

InterpretiLaurent Lucas, Jackie Berroyer, Joe Prestia, Philippe Nahon, Brigitte Lahaie, Jean-Luc Couchard, Philippe Grand Henry

Durata: h 1.28
NazionalitàBelgio 2004
Generehorror
Al cinema nell'Ottobre 2004

•  Altri film di Fabrice Du Welz

Trama del film Calvaire

Il giovane cantante Marc Stevens, artista squattrinato che si guadagna da vivere esibendosi negli ospizi, si trova in un bosco quando la sua vettura si blocca sotto la pioggia e dovrà trovare rifugio in una locanda...

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Voto Visitatori:   6,34 / 10 (151 voti)6,34Grafico
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Voti e commenti su Calvaire, 151 opinioni inserite

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Junipher  @  02/03/2022 12:08:39
   6½ / 10
Con un pò di sarcasmo potremmo inquadrare questo film nel classico filone cinematografico dei "bifolchi campagnoli squilibrati". Ovviamente con tutti i sottotesti psicologici che ne derivano, tematiche sulla solitudine, disperazione ecc... Curiosamente e fortunatamente, meno violento e "trucido" di quanto mi aspettassi

zerimor  @  23/07/2021 03:30:06
   8½ / 10
Piccolo gioiellino del cinema horror. Visivamente è uno spettacolo angosciante: paesaggi rurali tra pioggia e foschia, il tutto situato in un remoto angolo transalpino, lontano dalla civiltà.
La disavventura di Marc Stevens è una lenta discesa negli inferi, nel cui abisso non potrà fare altro che sottostare, inerme, alla pazzia e mostruosità circostanti. Già dalle battute iniziali, subito dopo la prima esibizione del cantante, si può intuire che strada prenderà il film. Ma è solo l'inizio.
Alcune fasi sono a dir poco raccapriccianti... c'è una scena in particolare che da sola vale la visione del film: mi riferisco alla sequenza all'interno del bar. La folle "danza" dei paesani lascia fortemente attoniti. È un'immagine grottesca nel più totale delirio. Da lì a poco sarà un susseguirsi di momenti surreali, come la cena di "famiglia" allestita da Bartel, padrone della locanda, che richiama palesemente la celebre tavolata di "Non aprite quella porta" di Tobe Hooper.
Tornando a "Calvaire", ottimo è il lavoro alla regia di Fabrice Du Welz, che offre alcune inquadrature considerevoli, specialmente nelle fasi salienti.

Jokerizzo  @  02/02/2020 09:45:19
   7 / 10
Film particolarmente atipico che, secondo me, merita una visione...

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  26/03/2019 18:38:02
   6 / 10
Non annoia perchè si ha sempre voglia di vedere quale assurdità sarà rappresentata. Ma è l'unico pregio.

john doe83  @  28/12/2018 11:57:38
   7 / 10
Horror veramente ben realizzato e originale, la violenza è più psicologica che visiva. Molto bravi gli attori (che interpretano personaggi disturbanti e disturbati) e la location rurale francese è ottimamente utilizzata.

blaze  @  10/12/2018 20:08:58
   8 / 10
Marc cantante che si esibisce negli ospizi dopo essersi bloccato sotto la pioggia col proprio furgone incontra un ragazzo ritardato che lo accompagna in una locanda dove conosce il proprietario Bartel (un Jackie Berroyer fantastico) che si rivela essere un pazzo completo che gli ruba gli effetti personali e lo costringe a vestire i panni della sua defunta moglie credendo che il cantante sia la sua reincarnazione. E' un horror psicologico ricolmo di disagio , la parte dove si vedono gli abitanti del paese fa capire quanto siamo fuori da ogni realtà normalmente immaginabile , lo scenario è pregno di grigiore , il tempo è sempre brutto e tutto ciò che concerne all'ambientazione è scarno e triste. C'è anche una scena di zoofilia omaggio al film -Vase da Noces- del 74

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BenRichard  @  16/02/2018 15:28:56
   6 / 10
Restando sul filone del cinema degli eccessi ho dedicato la mia visione anche a questo Calvaire film belga del 2004 che non mi ha soddisfatto pienamente.
Si fa sempre una certa fatica a giudicare pellicole di questo genere che tendono a disturbare lo spettatore in maniera soprattutto psicologica.
Posso dire che di questo film ho apprezzato in particolar modo il messaggio che vuole dare, e vale a dire che se l'essere umano si rifugia in posti isolati, senza una vera istruzione, senza avere rapporti sociali o comunque un contatto col mondo esterno, senza poter confrontare le proprie idee, le proprie pulsioni, qui si punta molto sulla propria arte, qualsiasi tipo di arte che non venga in qualche modo confrontata con qualcos'altro, non c'è una vera e propria differenza tra l'essere umano e gli animali, anzi, gli esseri umani sono portati per un degrado mentale talmente forte da diventare folle, malato, squilibrato, ossessivo e chi più ne ha più ne metta...almeno io l'ho recepita così'.
Il film a livello tecnico non mi ha fatto impazzire, una regia particolare e una fotografia che alla lunga tende un pò a stancare nonostante funzioni per il paesaggio desolato e l'aria malsana che si respira.
Devo essere sincero non mi ha convinto molto il protagonista Laurent Lucas, per carità ruolo difficilissimo il suo, ma spesso la sua sofferenza mi sembrava un pò forzata, e dato che il film ruota tutto intorno a lui a tratti questa forzatura nella sua espressione e nel suo modo di recitare mi facevano ricordare che sto assistendo a qualcosa di finto. Certo è palese che ogni film sia così, ma avete capito cosa voglio dire, quel pensiero fastidioso che si fa vivo nella tua mente durante la visione che ti ricorda che è tutta finzione..ne risente di coinvolgimento.
Invece mi ha convinto molto di più Jackie Berroyer nel ruolo di Bartel.
Non ho molto altro da dire, un film che si lascia guardare, incuriosisce soprattutto per vedere fino a che punto si vuole spingere...finita la visione il mio disturbo psicologico non ne ha poi risentito più di tanto..giusto un paio di minuti ed ero già completamente fuori dal film.

VincVega  @  24/01/2018 20:05:43
   7 / 10
Un prodotto più unico che raro nel suo genere questo "Calvaire". Già dai primi minuti, cioè con i rapporti del protagonista con il personale dell'ospizio, si respira un'aria malsana. Poi addentrandosi nel paesino (dove il protagonista si deve fermare) questa atmosfera inquietante aumenta non poco, oltre che disturbare. La presenza di tanti personaggi fuori di testa può far storcere il naso, ma come detto dall'utente Overfilm, potrebbe essere dal fatto che sono tutti uomini nati tra parenti, interessante riflessione. "Calvaire" è un film che ha qualche parte che va un po' a rilento, ma in generale è un buon prodotto, originale nella messa in scena e con un'ottima parte finale. Indovinato il cast, in particolare Jackie Berroyer nei panni del proprietario dell'hotel. Perfette le ambientazioni spettrali.

markos  @  23/01/2018 16:54:11
   5 / 10
Paesaggio cupo, tenebroso dove vivono solo i matti. A tratti irritante.

Overfilm  @  02/02/2017 22:55:01
   8 / 10
Film che divide molto questo Calvaire (nelle votazioni).
Io mi iscrivo alla lista di quelli che hanno l'apprezzato.
Film dove la sostanza ha nettamente la meglio sulla forma.
E di sostanza ce n'e' tanta: questo dimenticato paesino, che da' immediata idea di un luogo frutto di prolungati incesti che hanno minato il DNA dei suoi membri, sembra lontano dal mondo occidentale soprattutto dal punto di vista temporale oltre che da quello "chilometrico"...
L'entrata del cantante in quel delirante mondo primitivo e morboso sembra in effetti il risultato di un qualche salto temporale:
ne "il seme della follia" e' una galleria il varco verso l'altra "dimensione", qui invece sono una strada sterrata, il buio, la nebbia e la pioggia ad aver consentito questo strano "accesso"...
Horror o thriller psicologico? Io condivido chi dice che ci ha "visto" anche qualcosa de "l'inquilino del terzo piano", ma non lo etichetterei ne' come horror ne' come thriller.
Alcune scene, come quella del "cacciatore" con il cinghiale al guinzaglio o quella del "ballo all'osteria" (piu' che un ballo poi in effetti sembrerebbe una danza propiziatoria alla caccia stessa) son senz'altro notevoli.
Perfetta l'interpretazione di Jackie Berroyer.
Come sempre, prima di dare un semplice voto, invito a leggere i commenti di tanti utenti: in diversi puntualizzano dettagli che stavolta piu' che in altre occasioni son difficili da scovare... (ci vorrebbe un can.. anzi un "cinghiale da tana"... ;-) )

antoeboli  @  09/01/2017 16:38:31
   6½ / 10
Film silenzioso e opaco come la sua affascinante fotografia . F.Du Welz ci porta nel mondo della solitudine e dell angoscia nel rimanere soli in un attimo di pura felicità , attraverso gli un horror psicologico , che un poco si ispira a vecchie glorie del passato .
Bellissima l interpretazione del personaggio di Bartel , un pò meno quella del ragazzo protagonista , che forse in alcuni tratti rimane un pò senza senso sulle azioni che fa su schermo .
La regia purtroppo da una parte ha qualcosa di interessante , come alcune inquadrature , oppure i momenti che sembrano dei trip mentali dei personaggi ...ma dall altro soffre di un grosso difetto ,
il film durando un ora e mezza , almeno i primi 30-40 minuti sono di puro soporifero , lentissimi con quella colonna sonora che non esiste , che porta ancora di più a farlo sembrare sonnolento .
Consigliato a chi cerca qualcosa di diverso dal solito horror , ma rimane secondo me un film da guardare in singola dose.

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SaimonGira  @  01/11/2016 16:09:40
   7 / 10
Horror per nulla banale anzi, regia cupa e ritmo incalzante in questa disavventura che vede protagonista il giovane Marc Stevens rimasto in panne con il suo furgone mentre si dirigeva al prossimo ospizio per uno dei suoi spettacoli. Trova rifugio in una locanda sperduta e semi-abbandonata in un bosco con un oste del tutto particolare. Il bello di questo film è che parte in maniera blanda e tranquilla ma ingrana una marcia veramente malata da un certo punto in poi. Alcune scene piuttosto pesantine, altre le ho trovate veramente azzecatissime rispetto all'atmosfera generale. Dategli una possibilità se apprezzate gli Horror perchè se la merita tutta!

vinicio  @  07/04/2016 23:48:13
   8 / 10
horror francese veramente molto interessante, un po lento ma non mi ha annoiato mai anzi mi ha tenuto molto sulle spine, ricco di scene moooolto inquietanti, tra tute sicuramente la scena del bar con il tipo che suona il piano veramente assurda... bellissima la location nel bosco molto sporca e molto buona la recitazione...

marcogiannelli  @  03/03/2016 11:04:48
   7 / 10
horror, forse più thriller, psicologico, molto lento ma che vuole disturbare più che altro a livello psicologico
è un bel film, indubbiamente sporco e intriso di lerciume trasmesso dalle immagini, che esse siano esplicite o solo un filtro della testa malata dei personaggi
e bravi a questi europei

horror83  @  15/01/2016 16:07:45
   5½ / 10
mi è stato consigliato questo film horror dicendo che era scioccante, così me lo sono guardato!!! Allora..... quello che posso dire è che la storia l'ho trovata angosciante e agghiacciante, ma la messa in pratica è noiosa. Certe volte mi capita di vedere film che magari hanno una prima parte bella e la seconda parte meno bella e viceversa, in questo caso mi è piaciuto l'inizio e la fine, quello
che ci sta nel mezzo l'ho trovato noioso!!! Secondo me ci sono storie che vanno bene se raccontate in un lungometraggio, altre in un mediometraggio e altre in un corto. Questo Calvaire, secondo me, andava benissimo in un mediometraggio, così da evitare tutte le lungaggini che ci sono in questo film, e che spezzano l'attenzione e fanno annoiare lo spettatore. in un ora e mezza mi sono molto annoiata, però ci sono i soliti 20 minuti finali dove il film fa vedere quello che uno si aspetta da un film horror. Anche il fatto che magari qualcuno possa pensare "e ma quella noia, e il fatto che non succeda niente di che, è per creare suspance e tensione nello spettatore" NO, non in questo caso! io mi sono annoiata! ero sempre lì a dirmi "adesso succederà qualcosa" e invece ho dovuto aspettare gli ultimi 20 minuti!!!! i film che ti fanno aspettare per 1 ora e 10 minuti senza che succeda nulla mi stanno sulle scatoline!!!
Come sempre, c'era una buona idea ma sfruttata male!!! Cmq gli ultimi 20 minuti, e anche qualche altra scena nel corso del film, rimangono impressi e disgustano, quindi non voglio bocciarlo pesantemente. diciamo che un cinque e mezzo è quello che gli si addice di più. Belle le ambientazioni in questo bosco, con la nebbia, e questo villaggio sperduto nella natura.....Questo è un film belga, "The human centipede" è un film olandese....diciamo che in Europa le idee ci stanno ma non vengono sfruttate bene....anche se la storia che c'è in Calvaire è già stata raccontata in altre salse....come horror europeo preferisco quello francese e spagnolo.....chissà se anche altre nazioni sforneranno qualcosa di decente....lo spero....

ps: il protagonista avrà anche subito un calvario ma anche lo spettatore, con la noia, ne ha subito uno!!!! che palle di film!!!

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Vlad Utosh  @  04/12/2015 15:47:37
   7 / 10
Pazzesco calvario ai danni di un povero malcapitato cantante. Le location boschive sono suggestive, ottima cornice di un recesso sperduto e depravato. Alcune scene sono allucinanti e colpiscono per la loro follia

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Regia e fotografia sono buone e le interpretazioni sono convincenti.
Non mancano gli interrogativi lasciati alla discrezione/deduzione dello spettatore


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER a rendere questo Calvarie un'opera più che dignitosa.

Giovans91  @  16/09/2015 16:47:50
   7½ / 10
"Calvaire" è una piccola opera d'esordio destinata a non passare inosservata. Una storia a metà tra la follia più manifesta e il disturbante, creando così un film che ha una personalità e un'originalità propria.
Uno dei maggiori pregi di "Calvaire" è la valorizzazione delle scenografie naturali. Così come l'ottima prova registica di Du Welz, capace di dar vita a sequenze lente e riflessive nella prima parte del film, per poi sprofondare nella seconda parte in un turbine di follia e incubo utilizzando piano sequenze originali, una fotografia psichedelica ed effetti sonori da far venire i brividi. Consigliato!

alex94  @  20/06/2015 13:53:02
   6½ / 10
Buon horror grottesco diretto da Fabrice Du Welz nel 2004.
Il film riesce sicuramente a colpire attraverso alcune sequenze piuttosto malate ed anche un po disturbanti (nulla d'eccessivo naturalmente),si sviluppa in maniera lenta ma mai noiosa e riesce a trasportare lo spettatore in un mondo alternativo,sadico violento e perverso.
Dal punto di vista tecnico il film è molto buono,la regia è ottima e riesce a costruire delle scene semplicemente indimenticabili (sopra a tutte l'allucinante scena di ballo nel bar),perfetta anche la fotografia.
Convincente la recitazione.
Un film che riesce a colpire positivamente,non mi ha fatto impazzire,ma devo ammettere che è realizzato molto bene e che è di gran lunga più interessante di tante altre porcate che infestano il cinema horror.

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Ultima risposta 20/06/2015 15.04.48
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kingofdarkness  @  25/05/2015 12:38:41
   4½ / 10
Ultimamente ho sempre elogiato le produzioni horror francesi e spagnole, che, pur mancando di originalità, negli ultimi anni stanno portando sugli schermi dei buoni prodotti a livello visivo e di contenuto (a differenza degli americani, che giocano ancora sulle commercialate da teen-ager)
Questo Calvaire, però, devo ammettere che mi ha deluso.
L'ennesima rilettura, in chiave ormai sempre più sadica e malata, di "Non aprite quella porta" di Tobe Hooper, stavolta non colpisce minimante come dovrebbe.
Troppe dilungazioni, troppa piattezza, troppe stupidità. Per quasi tutta la prima ora non succede praticamente nulla, tant'è che più volte mi sono chiesto dove voglia andare a parare il film.
La risposta la si ottiene nella mezz'ora finale, ovvero….da nessuna parte.
Tutto il travaglio finale, infatti, non è altro che un'accozzaglia di immagini stupide e violente, di gran impatto visivo ma spesso gratuite e di scarsa coerenza rispetto agli sviluppi del film.
Personalmente salvo solamente la scena del bar, in quanto trasmette una certa inquietudine e permette di capire la malsanità generale che incombe nell'intero villaggio, ma di certo non bastano 5 minuti per fare un buon film.
Mi dispiace, ma preferisco riguardarmi "Non aprite quella porta" in eterno piuttosto che questo aborto.

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Ultima risposta 07/07/2015 17.24.08
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Neurotico  @  27/02/2015 19:00:13
   7 / 10
Il talentuoso regista belga Du Welz dimostra di aver imparato bene la lezione impartita dal classico di Hooper The Texas Chainsaw Massacre e lo sposa con l'atmosfera malata e i bifolchi di un altro caposaldo come Deliverance.
Marc Stevens è un cantante che si esibisce negli ospizi e finito uno spettacolo, parte con il suo furgoncino alla volta della meta successiva, ma nel tragitto il suo automezzo va in panne nel mezzo della campagna. Trova ospitalità in un albergo vicino un paesino abitato da rozzi e psicopatici bifolchi. E' l'inizio di una discesa angosciante verso i lidi più deliranti della perversione dell'uomo.

Putrido e pervaso da un'aura malsana che lascia sgomenti, Calvaire è un horror che sconvolge gradualmente e lascia inebetiti di fronte allo spettacolo della follia e della depravazione umana, in un crescendo di angoscia, delirio e tensione interrotto da una carrellata di boschi immersi nella nebbia. Desolante.

MelissaPercival  @  11/02/2015 03:57:53
   1 / 10
Pensavo di aver trovato un film come si deve, da come le persone descrivevano, mi ha incuriosito parecchio e ho voluto guardarlo subito...una delusione! Ho sprecato solo tempo, una storia già vista e rivista, non so come fate a mettere anche solo 6 e a dire che vi ha scioccati e angosciati, non ho trovato nulla di interessante, mi ha fatto venire solo in mente altri film (tra cui Misery) noioso, specialmente la prima mezz'ora e non ho trovato un senso

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Il protagonista l'ho trovato inutile fin dall'inizio, (pessimo attore), questo tema si è già affrontato un milione di volte e in modi decisamente migliori, ma questo...non ho parole!

Filmaster95  @  13/11/2014 10:20:46
   7½ / 10
Come da molti utenti ribadito piu grottesco che horror,rimane un film visionario,malato,disturbante,ti rimane proprio un senso di "sporco" appena terminata la visione di questa pellicola.
L'attore principale(che mi ha colpito in particolare) rappresenta al meglio la sua situazione,che con il passare dei minuti cade sempre piu in un profondo oblio da cui difficilmente riuscirà ad uscire.
Non è un film per tutti anzi,alcuni diranno solo che è spazzatura,ma è riuscito a darmi un senso di disgusto che pochi altri film sono riusciti a farmi provare e senza versare litri e litri di sangue.

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Spera  @  16/08/2014 13:32:44
   8 / 10
'Most disturbing film ever...' è una nuova tendenza,se vogliamo un nuovo genere.
Trova le sue radici nella storia del cinema da film come 'Arancia Meccanica' o 'Saló' del nostro Pasolini che erano già molto avanti.
Oggi il cinema si sta evolvendo sempre più velocemente come tutto ció che ci riguarda e questo genere/tendenza sta prendendo sempre più piede: cambia il modo di pensare della gente e cambia il modo di comunicare spostando il centro su un registro molto più esplicito, violento, disturbato.
'Most disturbing film ever...' quindi non è un solo un modo di etichettare qualche film fuori dai classici canoni comunicativi ma è l'emblema di una società che cambia, che diventa sempre più deviata e disturbata e lo vuole urlare a squarciagola.
Perchè non tirare fuori tutta la violenza e il disturbo insito nella razza umana?
Concludendo direi che tutto questo disagio non è inutile e diseducativo anzi...il suo scopo finale potrebbe essere far riflettere e ricordarci sempre chi siamo e da dove veniamo per non giungere ad un punto di non ritorno.
Inoltre è un linguaggio più duro e crudo ma più diretto...e forse anche più chiaro nel comunicare il proprio messaggio.
Sicuramente tra le ragioni vi è anche la soddisfazione del nostro 'guilty pleasure' altro elemento che denota quanto sia diventato strano il nostro modo di approcciare ció che ci circonda : in una società così ultraviolenta come possiamo biasimarci?
Tutto questo è solo mio un pensiero, condivisibile o meno che peró puó far riflettere, sui cambiamenti che sempre più velocemente condizionano la settima arte, ovviamente senza nessuna pretesa.
Esempi di film disturbanti che ho adorato a parte ovviamente i due sopracitati sono:
Seul contre tous, Snowtown, Ex drummer, Taxidermia, Martyrs, Tetsuo the ironman, 964 Pinocchio, Begotten e molti altri.


Calvaire è tra questi. Non esageratamente disturbante(anche se alcune scene mi hanno lasciato di stucco tipo quella nella prima parte nella stalla) l'ho guardato in campagna di sera in solitaria: l'effetto è stato tremendo.
Non originale, anzi mi ha ricordato parecchi altri titoli la trama ma chi ha detto che un film per essere bello deve essere originale o innovativo?
Fotografia spettacolare che conferisce quell' atmosfera irrespirabile e malsana.
La prima parte mi ha quasi fatto soffocare tanto è pesante, cupa e claustrofobica.
Un set up davvero da suicidio.
Poi la follia prende il sopravvento mostrando come anche non intenzionalmente le persone possano fare del male.
È un pensiero tetro e terribile quello che ti assale a film terminato quando scorrono i titoli di coda senza musica di accompagnamento sul sibilo di un forte vento gelido.
I francesi mi convincono sempre più, magnifiche le canzoni cantate dal protagonista.
Prendete un folle, un sadico e una vittima consegnateli a un regista capace e vi tirerà fuori un gran film disturbante.
Non tra i più ma...sicuramente 'most disturbing film ever...'

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Ultima risposta 19/01/2016 17.56.25
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR carsit  @  29/07/2014 12:39:06
   6 / 10
Offrire una valutazione netta e univoca per questo film è quasi impossibile.
è un film che non mi è piaciuto nella prima parte, mentre nella seconda mi ha proprio inquietato, mi ha dato fastidio a pelle.
Purtroppo non riesco assolutamente a inquadrarlo come capolavoro, ci sono troppe scene che non hanno un senso chiaro.

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Inoltre il film soffre di 40 minuti iniziali che sono molto noiosi, abbastanza ripetitivi e senza una logica di fondo che aiuti lo spettatore a lasciarlo attento.
Successivamente il dramma esplode in tutta la crudezza, e sono onesto nel dire che un paio di scene mi hanno fortemente disturbato.
Una è sicuramente il taglio dei capelli, che finalmente fa luce sulla deviazione mentale dell'albergatore, mentre l'altra è la cena con "la famiglia riunita", nella quale si cita in maniera chiarissima " non aprite quella porta" ( anche l'occhio che chiede aiuto richiama quello della protagonista urlante del film del 74').
Mi ha disturbato fortemente un elemento: la ricerca ossessiva e disperata di questi matti nel ritrovare un equilibrio fisico-mentale; equilibrio che ovviamente non può essere compreso e\o capito da persone sane di mente.
Equilibrio che va a minare la mente di chi non è folle, e l'aiuto che il protagonista chiede non viene neanche minimamente percepito dai suoi aguzzini, proprio perchè la loro costruzione mentale gli impedisce di provare empatia per la vittima.
é un concetto che mi fa paura, a dirla tutta, dimostra una incomunicabilità con persone che hanno perso il lume della ragione.
Tale concetto è fortemente ribadito nella scena delle sabbie mobili, dove l'anziano signore chieda che venga formulata una certa frase ed il protagonista torturato quasi prova pietà mentre la pronuncia.
Quindi si ritorna all'idea di prima: "loro" non sono cattivi, purtroppo sono vittime che con la loro devianza fanno altre vittime, ma inconsapevolmente.
Partendo da queste basi, il film meriterebbe un voto molto alto.
E inoltre sfoggia una fotografia che riesce a valorizzare le ambientazioni nevose e immerse nella nebbie, che saranno decisive proprio nelle sequenze finali.
Purtroppo molti di questi concetti non vengono affrontati, ma soltanto lasciati intuire allo spettatore, riducendo il film ad un'atipica storia grottesca, con qualche scena riuscitissima e altre che invece risultano essere troppo surreali e inutili nell'economia del film.

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Ultima risposta 11/02/2015 13.34.39
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GianniArshavin  @  10/06/2014 18:47:25
   6½ / 10
Più grottesco che horror , "Calvaire" è un film molto particolare che affronta tematiche abbastanza spinose, non risparmiando allo spettatore sequenze molto forti sotto il profilo psicologico.
La straordinaria ambientazione , spettrale e desolata , immortalata dall'ottima fotografia fanno da cornice ad una vicenda ambigua , a tratti estrema , ma lontana dai canoni dell'horror classico , vista la totale mancanza di spaventi e sangue.
Il regista si concentra sui contenuti e sulle metafore , fra scene toste e significative alternate ad altre deboli e quasi tragicomiche.
Il ritmo non è molto elevato , ma nel complesso i 90 minuti di durata non pesano mai sulle spalle dello spettatore. Gli attori sono funzionali e in parte , cosi come una regia a tratti riflessiva a tratti delirante.
Molti i rimandi a prodotti del passato come quelli di Hooper o Boorman , senza dimenticare una spruzzatina di Polanski e Kafka tanto per non farci mancare nulla.
Nel complesso "Calvaire" non è il solito horror mordi è fuggi bensì un'opera complessa , a tratti sopra le righe , in continuo equilibrio fra orrore e surreale.

Larry Filmaiolo  @  19/05/2014 12:28:34
   7 / 10
pretenzioso, ma godibile e straniante. più grottesco che horror.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  06/05/2014 18:21:54
   7 / 10
Film particolare. Lento nella prima parte e più dinamico nella seconda. E' una sorta di viaggio nella pazzia, in un microcosmo sperduto in cui regna un'altra logica, una logica folle, in cui vige un'allucinazione condivisa.
Pellicola disturbante e aperta, anche se spacca in due l'opinione degli spettatori, merita una visione.

BlueBlaster  @  21/02/2014 17:09:02
   6 / 10
Questo film non mi ha fatto impazzire perché ho trovato che la trama sia riciclata dagli annali del Cinema dell'orrore...comunità rurali di bifolchi psicopatici si vedono dagli albori della New Horror a partire dai film di Hooper ma anche "Cane di paglia" ecc... Poi aggiungiamo il solito psicopatico che vede la realtà distorta a causa di un trauma e il povero "viaggiatore" che incappa in questa situazione e diventa vittima inerme per poi tentare la fuga!
Diciamocelo, anche a voler essere buoni non si può lodare poi molto un film così derivativo e poco originale...il protagonista poi pare una checchetta che non si difende e piange e basta.

La mia sufficienza deriva dalla buonisssima regia di Fabrice Du Welz che fotografa benissimo queste location desolate e nebbiose e ci regala qualche momento che sa colpire come la sequenza di zoofilia, la danza macabra degli avventori della taverna ed il finale disperato.
C'è una prima parte abbastanza lenta mentre l'ultima mezzora diviene quasi un delirio con il solito splatter.
Se vi piace molto il genere sicuramente sarà un film interessante, a me non ha colpito minimamente.

Horrorfan1  @  20/01/2014 14:59:02
   10 / 10
Di genere quasi indefinibile (drammatico, horr/grottesco), con alcune scene assolutamente surreali, ma che non stonano affatto nel corpo del film.

Per i miei gusti è da 10... Le scene assurde spiazzano e sorprendono lo spettatore e rompono la monotonia (caso mai ci fosse): e lo spettatore si chiede se...

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sossio92  @  30/07/2013 00:05:00
   6½ / 10
Horror morboso , legato alle abitudini primitive dei paesani del film , un pò lento ma attira l'attenzione ... non gli do un voto più alto per gusti personali , ma oggettivamente merita di più :)

ferzbox  @  21/07/2013 14:51:44
   7½ / 10
Mi trovo decisamente in difficoltà nel poter giudicare questo film con obiettività.
Il regista Fabrice Du Welz mette in scena una situazione orrida ed agghiacciante,a tratti anche disturbante,sulla violenza che solitamente siamo abituati a vedere nei confronti del gentil sesso,senza trascurare alcuni elementi psicologici che a loro modo riescono a far riflettere sulla psiche contorta di alcuni individui nei confronti di chiunque.
Il protagonista è questo Marc Stevens,il classico uomo che si sente l'animo dell'artista ma senza riuscire a progredire in qualità e popolarità..."condannato" a vivere la sua vita di cantante accontentando un pubblico misero e poco pretenzioso,ma tuttavia affascinato ed ipnotizzato dalla sua figura.
Entra in gioco il principio dei due estremismi.
Da una parte vediamo gente per così dire "ignorante",tra cui anziani,che per spezzare la monotonia della loro esistenza ricorrono a qualcosa di grande...qualcosa come Marc Stevens,che con la sua voce riesce a dare un eruzione di vita a persone che ne hanno dimenticato il sapore,fino a diventare un vero e proprio idolo.
Dall'altra parte vediamo la frustrazione di Marc,completamente asuefatto dalla sensazione di non essere nessuno,dalla frustrazione di sentirsi amato da persone che non vorrebbe facessero parte della sua vita;con unica eccezione,la bella donna in mezzo al paese di "vecchi",bisognosa del suo amore perchè priva di qualunque altro stimolo per poter trasgredire;una donna che allo stesso tempo gli ricorda se stesso.
Quello che ho raccontato sono solo i primi minuti del film,l'analisi dell'uomo che dovrà affrontare il "calvario" che si vedrà successivamente,ma estremamente necessari per percepire al meglio l'angoscia del protagonista una volta entrato nel vivo della vicenda.
C'è un limite di sopportazione abbastanza oggettivo per chiunque,un limite dove qualunque essere umano sarebbe concorde nell'affermare che non si può andare oltre per non impazzire,non cadere in uno stato di depressione acuto o vivere un incubo.
Ho visto che il film viene catalogato nel genere "horror".
Bhè,in un primo momento non ero molto concorde,perchè per genere horror si intendono i classici stereotipi a cui siamo di solito abituati:assassini spietati,mostri abominevoli provenienti da chissà dove,possessioni demoniache o eventi paranormali ed occulti;"Calvarie" non è nulla di tutto questo,piuttosto è il confronto con una realtà che non vogliamo pensare possa esistere,una realtà che non può essere definita tale,una realtà agghiacciante e perversa che spaventerebbe chiunque perchè la si potrebbe toccare con mano.
Marc Stevens avrà un ruolo classico della storia del cinema;il ruolo del povero uomo sperduto che avendo problemi con la sua vettura dovrà chiedere aiuto ed ospitalità in una locanda nei pressi di un bosco...
...come su tutti i film horror che si rispettino,anche Marc troverà qualcosa da cui era meglio stare alla larga,qualcosa che colpisce maggiormente di qualunque mostro orrorifico,qualcosa che è in grado di prendere la tua dignità e schiacciarla come un chicco d'uva.
Si tratta di un film horror?...bhè,se siete bravi ad immedesimarvi nel protagonista lo è senza alcun dubbio....
Sono rimasto sorpreso da questa pellicola;il modo che ha utilizzato per orripilarmi e trasmettermi uno stato di tensione era diverso dal solito.
Ci sono diversi modi per "stuprare" la mente di un uomo e questa storia lo dimostra palesemente.
L'unica nota dolente sono alcuni cali di ritmo che si percepiscono di tanto in tanto,ma anche se non si tratta di un film per tutti i palati,conserva un analisi della psiche umana decisamente malata e contorta.

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Ultima risposta 29/07/2014 14.48.55
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ZanoDenis  @  20/05/2013 20:17:46
   2½ / 10
L'ho odiato troppo questo film, mamma mia che due palle assurde, davvero uno dei più brutti che ho mai visto!

gianni1969  @  16/11/2012 02:58:35
   8½ / 10
davvero un gran bel gioiellino,originale e interessantissimo. strano una media cosi' bassa. cmq qualche anno fa noi italiani eravamo al top in europa in questo genere;ora ci hanno sorpassato i francesi,inglesi,spagnoli,svedesi,norvegesi,tedeschi,olandesi e pure i belgi. evviva

Invia una mail all'autore del commento Weltanschauung  @  25/10/2012 16:21:56
   8 / 10
Calvaire è il titolo dell'esordio registico del belga Fabrice Du Welz, un film che a distanza di pochi anni dalla sua uscita è già divenuto un piccolo cult.

La trama vede un cantante girovago esibirsi in ospizi e piccoli locali, fino a che un giorno il suo furgone si pianta in mezzo ad una foresta per via di un temporale. Egli si ritroverà nei pressi di una locanda sperduta in un paesino abbandonato, qui farà la conoscenza del signor Bartel, in apparenza un uomo gentile ed ospitale che gli fornisce vitto e alloggio, ma che poi nella realtà si dimostrerà un folle..

Dopo aver visto Calvaire i primi accostamenti che vengono in mente sono André Delvaux, Franz Kafka, John Boorman, Gaspar Noè e Tobe Hooper.
Si perché nella pellicola di Du Welz spiccano le sensazioni di impotenza di Marc (il protagonista) una volta entrato nel vortice psichico del signor Bartel, le ambientazioni sporche, la regia virtuosa e la fotografia psichedelica.

Welz trascina lo spettatore in una ossessiva storia di paranoia e solitudine, in cui la vittima diviene a poco a poco un mero oggetto sessuale conteso fra differenti uomini.
Il protagonista viene privato di ogni dignità, la comunicazione coi carnefici risulta impossibile, essi sono accecati dagli istinti sessuali più compulsivi dovuti alla mancanza del femminile e Bartel costringerà Marc ad incarnare i panni dell'amata e odiata Gloria, la sua ex consorte.
Tuttavia le "torture" e le scene violente non la fanno da padrone, perché Calvaire non bada all' estetica del cruento bensì mette al centro la violenza psicologica, il calvario di un essere umano che crolla in un microcosmo in cui il muro dell' incomunicabilità è invalicabile e la donna è scomparsa.

Difatti il fulcro del film è proprio la totale assenza di figure femminili, vi è un uomo vittima fra gli uomini, il maschio viene umiliato e violentato, in un paese dove l'assenza di donne funge da metafora della sempre più rara femminilità nel mondo, quasi sempre ridotta ad ammicchi sessuali e scimmiottamenti mascolini in nome di una grottesca idea di parità dei sessi.

Mr. Bartel (un magnifico Jackie Berroyer) simboleggia la solitudine del misantropo rinchiuso nei suoi schemi mentali, che causa fallimenti amorosi perde la percezione del reale sprofondando nel delirio ed i suoi compaesani sono le sue stesse ombre, spinti dai medesimi impulsi.

Ad una prima parte statica e descrittiva, Du Welz contrappone nella seconda metà un montaggio dinamico, con inquadrature sfuggenti, strepitosi piani sequenza, zoommate e frequenti soggettive.
La fotografia plumbea di Benoît Debie è poi l'elemento che dà l'apporto fondamentale alla riuscita dell'opera.
Debie risulta in perfetta sincronia con lo scenografo, i colori mutano in maniera decisa fra degli interni claustrofobici e gli esterni desolanti, dominano il grigio, il rosso ed il marrone.

Ciò che caratterizza ulteriormente in positivo Calvaire sono le inquadrature dei paesaggi boschivi di un Belgio silente e avvolto dalla neve, paesaggi che si sposano alla perfezione con le sensazioni di alienazione in cui vivono gruppi di boscaioli e contadini dediti ad usuali rapporti carnali con animali.

La prima pellicola di Fabrice Du Welz è in definitiva un dramma violento, iperrealista e antididascalico, capace di creare sensazioni di angoscia, ed il tutto non sotto forma di manierismo di genere, ma con uno stampo autoriale di discreta fattura.

Looklike  @  20/08/2012 13:43:06
   6 / 10
Marc è un artista. A pagamento, sia ben chiaro. Ma è comunque un artista.
Cantante in itinere, lo troviamo a inizio film, deliziare una platea di anziani morenti, con stucchevoli canti sull'amore e sulla gioia di vivere. Sin da subito si respira un atmosfera malinconica e nostalgica. Siamo in periodo natalizio, con le sue squallide decorazioni e i suoi patetici festini. Marc è pagato per movimentare tali festini. Volente o nolente. E non importa se una vecchia ti fa le avanche o una ex pornostar ha un debole per te. L'importante è riscuotere la somma di pagamento dovuta. Essenzialmente consinste in questo il prologo di Calvaire, del quale, francamente non riesco a coglierne l'utilità. Presentare il personaggio forse? Mah, un fine raggiunto piuttosto sommariamente. Certo, scopriamo che si tratta di un cantante, ancora alla ricerca d'un successo palpabile. Scopriamo che è un uomo fascinoso, gentile. E che s'imbarazza se un ottantenne gli fa delle avanche. Scusate se mi ripeto ma tengo a ribadire questa cosa. Dopo la sua esibizione, Marc viene raggiunto in camerino da una delle anziane spettatrici, che, con fare ambiguo, tenta di sedurlo con risultati nulli. Il senso di questa scena? Chi lo sa... Io provo a trovarne l'incastro giusto nel contesto, ma con molta fatica. Come se non bastasse, prima che Marc parta per la sua prossima tappa del tour, quella che sembra essere una badante porge un saluto un po' troppo amorevole nei suoi confronti. Cosa vuole dimostrare il regista? Che forse Marc è un uomo piacente. Sì, ok, ma con questo? Va bè. Questo è il prologo di Clavaire. Cosciente della sua dimensione tragica, non ho potuto fare a meno di sorridere dinanzi a tale ambiguità. Un incognita. Dopo la quale ha inizio il vero film. Un viaggio interrotto, una deviazione. Guasto al furgone, e tac, nella trappola. Espediente banalissimo e molto inflazionato dal genere. È una giornata buia e piovosa, Marc tenta, con scarsi risultati, di far ripartire il suo furgoncino/dimora. Nulla da fare. Guidato da un mentecatto incontrato per caso, Marc si dirige verso un Hotel nelle vicinanze, molto rustico con la totale assenza di clienti. Il propietario Bartèn, si dimostra sin da subito, un personaggio caloroso, buffo e un po' malinconico. Poi, a poco a poco, svela un comportamento sempre più ambiguo, sino al culmine che dà inizio al calvario del povero Marc.
Location a dir poco straordinarie per questo piccolo prodotto belga, presentanto a Cannes e uscito sottovoce nel lontano 2004. È un gelido inverno quello dipinto da Du Welz, col essenziale supporto di una fotografia sublime firmata Benoît Debie (Enter the Void!) nome da tener d'occhio. Tinte freddissime, ambienti aridi e spenti macchiati da qualche chiazza bianca di neve. Regia con diversi spunti interessanti, virtuosismi, come la ripresa dall'alto dello stupro, o la rotazione a 360°, veri affreschi di follia di una mondo distante anni luce dalla civiltà, ornato da una galleria di personaggi grotteschi e ripugnanti, che fanno le cose più assurde ed impensabili. Epilogo insoddisfacente.

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Ultima risposta 24/08/2012 17.14.23
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  26/03/2012 22:44:23
   10 / 10
Un film molto difficile da commentare, sicuramente non per tutti.
Difficile perché non siamo di fronte al tipico horror. Siamo di fronte a una storia e a una gamma di temi e una fitta rete di citazioni che lo rendono molto complesso e questo compromette pesantemente la visione di chi si aspettava un mezzo splatter/thriller psicologico-ma-semplice che non inducesse le sinapsi a un sovraccarico di sistema. Il sabato sera con gli amici non si sposa bene con Calvaire. Calvaire è un'inquietante pellicola estrema, è un viaggio estetico in un mondo a parte, un mondo selvaggio.
Più che il solito trito e ritrito è dir poco tema della "follia" (scusate, mi leggo il DSM IV se voglio vedere la follia neh), in Calvaire io ho visto qualcos'altro: il problema dell'identità. Non è la prima volta che si usa l'horror per affrontare (con sempre ottimi risultati) tale nodo concettuale. Sto pensando al Libro IX dell'Odissea omerica. L'incontro tra Odisseo e Polifemo (mostro schifoso). Il situazionismo presentato dall'autore (o chi per lui) è parallelo a quello usato da Du Welz. Il personaggio (nell'Odissea i compagni sono poco meno che comparse, al pari delle pecore e delle capre del ciclope) si ritrova direttamente nella tana del lupo e si FIDA di esso. Ma non dura tanto: Poilifemo comincia a mangiare i compagni, Bartel distrugge il furgone e utilizza il corpo di Marc ai suoi scopi, rivelando l'inimicizia. In entrambi i casi il primo nodo tragico si ha nell'impossibilità del protagonista di fuggire dal luogo infame (come si sa, Polifemo ha sprangato la porta). Ma il duetto distorto non si risolve da solo, ma necessita di un macrocosmo in cui essere inserito: ed ecco entrare in scena la comunità di Ciclopi/Comunità del paese. Essi sono barbari, selvaggi, non hanno leggi, non hanno mogli e figli (anche se la parte giovane del bar solleva molti dubbi) e non sono ospitali, si dedicano a lavori comuni come l'allevamento e vivono isolati sulla loro isola inospitale. La coincidenza col testo del poema è spaventosa. Ciò che mi ha portato a pensare al problema dell'identità del protagonista (su quello di Odisseo si è scritto già tanto) e in particolare della perdita di essa, è una serie di indizi a livello tecnico e ovviamente la stessa sceneggiatura del film:
L'aspetto contenutistico rivela fin da subito alcuni problemi: Bartel ha perso la sua identità di umorista, Maurice ha perso la cagna (che lo tiene forse ancorato al mondo?) e confonde l'identità dell'animale con una mucca, l'identità della moglie di Bartel è contenuta essenzialmente nel suo guardaroba, ma è una figura-spettro. In realtà la moglie di Bartel (e dell'intero villaggio) è proprio Marc. Il regista (grandissimo) si preoccupa di mostrarci parecchie fotografie nell''interno dell'albergo, sono tutti personaggi ambigui e oscuri, nessuna traccia della moglie. In compenso però Marc trasporta alcune istantanee di una bellissima donna in vesti osè. L'identificazione del protagonista in una donna parte proprio da qui (ovvero quando Bartel ritrova le foto). Per non parlare dei costumi scenici da cantante, del fatto che la prima sequenza del film ritrae Marc in incombenze tipicamente femminili (il trucco e l'atto di struccarsi) e del fatto che il suo campo è proprio quello dell'arte (un assioma tipico di una certa mentalità è artista=effemminato/frocio), del canto e del canto d'amore, del fatto che il modo di atteggiarsi (quando canta per Bartel per esempio) e di vestirsi (i dolcevita, i pantaloni stretti) di Marc rivela per lo meno una consistente presenza femminea nel suo io, del fatto che lo vediamo rifiutare il contatto femminile della vecchia libidinosa (la sua reazione è esagerata a mio parere) e dell'infermiera. La natura selvaggia di Bartel, come quella dei ciclopi, si rivela benissimo nel momento in cui scopre le foto: prima delle foto lui trova una settantina di euro e la logica del racconto, per lo meno come la intendiamo noi spettatori, ci porterebbe ad anticipare un comportamento da noi ritenuto normale in questa circostanza: rubare i soldi (l'unica obiezione sarebbe che Bartel vuole curarsi di non insospettire l'ospite, ma essa cade nel momento in cui lo vediamo rubare cellulare e foto e scassinare la porta del furgone). Ma lui li butta via, come se fossero semplici pezzi di carta. Le nostre leggi, quelle di uno stato civile, le leggi sociali della pacifica e buona convivenza non hanno ragione d'essere in questo ambiente, che pare configurarsi come uno stato dentro uno stato. Come i ciclopi, gli abitanti del paese e dell'albergo vivono del poco che offre la terra, non si preoccupano della tecnica (a dir poco irrisorio il fatto che Bartel si offra di riparare il furgone) e di migliorare le loro condizioni di vita. In quest'ottica l'ultimo monito di questa tesi è il telefono staccato, simulacro e simbolo del completo distacco di questi uomini dal mondo cui Marc appartiene, ma da cui è uscito definitivamente per entrare in uno, spietato, folle e brutale. È un parallelo di mondi, ed è un 50 e 50 trovarne uno ostile o favorevole. Odisseo trova i Feaci, ma trova anche i cannibali Lestrigoni. Odisseo entra continuamente in nuove realtà dove lui è Nessuno (ed è proprio il canto lirico uno dei mezzi con cui riesce a re-imporsi come Re di Itaca, come Odisseo figlio di Laerte, quando è alla corte di Alcinoo. Ma la cosa funziona solo perché Alcinoo fa parte del SUO mondo. Cantare in mezzo ai ciclopi non avrebbe avuto senso, anzi forse avrebbe alimentato strani pensieri nella mente di Polifemo). La geografia dell'Odissea concorre a creare questo senso di straniamento del protagonista, presentando un favoloso viaggio per mare (per eccellenza topos privo di punti di riferimento, habitat alieno all'uomo (venite, vi farò pescatori di uomini, ma gli uomini non vivono nel mare!) che vive sulla Terra, e infatti Poseidone è di.o ostile a Ulisse) dove i vari mondi sono rappresentati da isole. Le isole sono luoghi governati solo dalla legge o non-legge del luogo. Non ci sono sovrastrutture, non ci sono garanzie di civiltà. Un'isola raramente è favorevole agli stranieri (penso alla Sardegna, o a Martha's Vineyard) e quindi si erge nella fantasia greca a luogo misterioso, irto di pericoli, ma soprattutto spersonalizzante. Lì è inutile tirare fuori documenti d'identità (e Bartel osserva con curiosità la patente di Marc), il singolo, fiducioso che le sue leggi arrivino ovunque, si ritrova all'improvviso gettato in un Altrove. Un Altrove oscuro e psicotico. Da un punto di vista tecnico, osserviamo un mondo pieno di nebbia. La nebbia confonde, esattamente come in generale le condizioni atmosferiche avverse fanno perdere la strada a Marc. Le fonti elettriche del furgone, non appena sono entrate nel nuovo mondo, smettono di funzionare e ciò è significativo. Du Welz sfrutta i temi e le situazioni tipiche dell'horror per proporre una riflessione nuova e lo fa con maestria, eleganza e potenza descrittiva. Non è la follia il tema del film, la follia è la condizione necessaria. Anche perché follia ha senso in una società che può riconoscerla. Nel mondo di Bartel, è Marc a essere folle nel volersene andare. La follia è una categoria nostra, esattamente come è insensata la critica di Odisseo a Polifemo, sulla sua inospitalità. Essa è mentalità, prerogativa greca, infatti sono i Greci a giudicare quel mondo, ma in esso non ha senso che esista il rispetto per l'ospite o il divieto del cannibalismo. Nel mondo di Bartel si pratica la zoofilia, si segrega la gente e si balla al ritmo tribale e inquietante di un piano. È folle, ma lo è per noi. Infatti Marc comincia col dire "non lo dirò a nessuno", ma finisce col rivolgersi quasi amorevolmente all'uomo che gli domanda "mi hai amato almeno un po'?" (l'amore dunque è un sentimento che va oltre le barriere sociali e civili, è un sentimento primigenio e bestiale?) dicendogli "ti ho amato". Il fucile è lì di fianco, e noi ci aspetteremmo la vendetta da parte di Marc. Ma Marc ormai è entrato nelle logiche di quel mondo e a testimoniarlo è la bellissima scena della cena di Natale tra lui, Bartel e Maurice. Marc piange, ma il suo pianto presto si trasforma nel rantolo di una bestia. Le bestie, onnipresenti nel film. E la telecamera che ruota sempre più veloce per mostrare i tre volti distorti dalla pazzia, coinvolge, NON esclude il protagonista. Bartel non ha torturato l'uomo-Marc (salvo la crocifissione, resasi però necessaria per la sua fuga, e salvo anche il taglio dei capelli, incomprensibile per noi, forse parte del rituale di passaggio?), gli ha semplicemente cambiato i connotati sessuali (e comunque questo è un Calvario. Ma la dimensione cristologica a mio parere non è così presente. Secondo me è più una suggestione del regista dovuta alla scena del crocifisso), agendo sulla sua psiche, invece che sul suo corpo. Bartel è un umorista, nel senso pirandelliano del termine. Sovverte l'identità innanzitutto sessuale di Marc e lo investe di un nuovo entusiasmo (parola catartica nella logica del film).
In ultimo, propongo alcuni aspetti tecnici di questo superbo e maestoso film (che con l'horror commerciale c'entra poco). Quando Marc giunge nel nuovo mondo, Du Welz (forse uno dei migliori registi contemporanei) lo presenta attraverso un raffinato gioco di specchi, attraverso il vetro della macchina. Il protagonista sta perdendo la sua realtà, è lui stesso spettro. Nel momento in cui smarrisce la via del mondo civile, smarrisce anche la sua corporeità, la sua identità, la sua realtà fisica. Du Welz suggerisce con le immagini al cervello dello spettatore, il quale più che ritrovare le presunte citazioni ad altri film contenute nella storia, dovrebbe stare attento a questi aspetti. Il fatto che nella scena sopracitata della cena il regista abbia scelto di inquadrare l'occhio à la Non Aprite Quella Porta è di sicuro un omaggio (e io ci metterei anche Un Chien Andalou), ma può anche voler riflettere l'iniziazione alla follia collettiva del Paese attraverso il primo indice della pazzia di un uomo: l'occhio spiritato. L'occhio, si dice, è espressione della mente, e ormai il rito di ammissione di Marc è completato. È un folle, come loro. Join' us, join' us. Ma ora parliamo del finale: lande desolate. Noi speriamo che Marc ritrovi la via di casa, ma ciò è impossibile. Il suo mondo è perduto e lui può vagare all'infinito per luoghi che di reale hanno semplicemente un monito: l'omaccino crocefisso. La civiltà non esiste più, esiste solo un mondo selvaggio e spietato, del quale ancora Marc non sa di fare parte. L'ultimo uomo viene inghiottito dalle viscere della terra, e Marc lo sostituirà probabilmente come capo del villaggio. La raffinatezza di questo racconto dell'orrore sta proprio nel finale. Il protagonista non ha bisogno di morire. La morte sarebbe una vittoria per noi, sarebbe consolatoria. La raffinatezza sta nella coerenza di un personaggio e di una storia che non vuole raccontare la follia, ma la progressiva perdita di identità di un uomo nella discesa all'inferi di una nuova, completamente sovvertita, realtà e essenza.

testadilatta  @  25/01/2012 23:12:12
   9 / 10
Ad un tipo un pochino sfortunato (proprio poco) si ferma il suo furgoncino in una tranquilla stradina di un boschetto belga.
Si troverà un rifugio in una locandina carina lì vicino.
Inizia per lui il Calvaire...
Il film è un gioiello belga, di un'opprimente pazzesco, dai paesaggi (fotografati bene), ai personaggi (tutti animali selvatici maschi).
E' facile diventare matti senza donne e da qui mi vengono in mente 2 morali:
-senza una donna prima o poi si diventa matti;
-se non c'è la donna bisogna "inventarsela".

Quasi capolavoro.

3 risposte al commento
Ultima risposta 11/02/2015 03.47.07
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7HateHeaven  @  03/01/2012 16:15:04
   5½ / 10
Ci sono innumerevoli punti degni di nota e originalità, a partire dal motivo della follia del paesino, ma anche alcuni momenti registici, come l'angosciante balletto al bar. Però tutto il resto sa di già visto, le solite atmosfere, la mancanza di grossi colpi di scena, manca anche un profilo di introspezione della vittima. Personalmente non mi ha convinto totalmente, non riesce a coinvolgere appieno.

isaber  @  17/08/2011 20:31:26
   7½ / 10
Spero di alzare la media di questo film, che secondo me si merita più considerazione. Forse anni di horror e thriller di pessima qualità hanno abbassato la mia soglia critica, ma a me questo film è piaciuto davvero. Innanzi tutto è visivamente ben curato: fotografo e scenografo creano una serie di alternanze fra degli interni progressivamente più claustrofobici, stranianti e insani e degli esterni che, da luoghi minacciosi, diventano poi l'unica ancora di salvezza e sanità mentale. Il regista sfrutta appieno il colore e i movimenti di machina: il rosso domina e le riprese sono vorticose in modo da aumentare il senso di disorientamento e alienazione. ad accrescere questi due fattori concorrono poi il paesaggio nevoso, freddo e deserto nonché l'assenza di spiegazioni logiche che giustifichino la presenza di una piccola comunità sperduta e la loro follia collettiva. Anche la scelta di non utilizzare alcun tipo di colonna sonora, ad eccezione del pianoforte nella locanda, contribuisce alla riuscita dell'atmosfera, inquietante e angosciante. Un esordio decisamente promettente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  25/04/2011 00:33:55
   7½ / 10
Brutto sporco e disperato. Un cantante di serate all'ospizio e oggetto dei desideri sessuali delle ospiti (in questo senso la presenza di un'attrice come Brigitte Lahaie ha un non so che di ironico), diventa a sua volta oggetto di desiderio di una comunità di redneck scaturita dagli abissi di Deliverance in cui la presenza femminile è totalmente assente. Più che al film di Boorman o il Non aprite quella porta, Calvaire mi è sembrato molto vicino alla sensibilità di certi lavori di Ciprì e Maresco (Totò che visse due volte in particolare), dove proprio l'assenza della figura femminile, sostituita da caricature maschili, evidenziava quel senso di disperazione e bruttura del contesto. Splendida tutta la parte finale, immersa in un paesaggio fra i più spettrali che abbia visto da molto tempo a questa parte.

Alien.  @  11/04/2011 07:58:20
   2 / 10
Uno dei film piu' brutti mai visti, senza senso e noioso.L'idea di base poteva rendere in qualche modo, ma il film e' stato sviluppato terribilmente.Non ha capo ne' coda.

incubodimorte  @  10/04/2011 13:46:23
   5 / 10
Mi avevano parlato bene di questi horror francesi, ma a me sono sembrati mediocri. Poi questo Calvaire non mi ha comunicato assolutamente nulla, la storia è banale e non ha niente di nuovo. Non vedevo l'ora che finisse.

IlSignorWolf  @  03/04/2011 15:48:21
   7½ / 10
Calvaire è un film di una desolazione totale dove l'assoluta mancanza di una presenza femminile scatena la follia e porta le persone a compiere gesti inimmaginabili che risultano molto realistici grazie alla bravura degli attori che interpretano il cantante Mark e Bartel,vecchio psicologicamente instabile rimasto solo dopo l'abbandono della moglie.
Un horror originale nonostante i clichè abusati dal genere(auto che si ferma nel bosco,casa sperduta in mezzo al nulla,cellulare che non prende..).Unica critica che si potrebbe muovere è che forse si sarebbe potuto osare di più prolungando il calvario della vittima con scene ancor più folli da parte del vecchio Bartel,ma, nel complesso,un horror che funziona sotto ogni punto di vista.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  17/02/2011 18:50:51
   6½ / 10
"Calvaire" è un titolo che più appropriato di così non si può. Un film sporco, malato e disturbante come pochi (almeno se prendiamo in considerazione gli horror degli ultimi anni). Anche se i rimandi a "Non Aprite Quella Porta" sono evidenti (ma quanta scuola ha fatto sto film?) ed alcune situazioni siano molto simili a quelle di quest'ultimo (la cena di Natale), il regista, grazie anche all'aiuto della location (ottima la fotografia grigia e freddissima che riprende la campagna in tutto il suo squallore) e degli attori tremendamente in parte, sa bene come scioccare lo spettatore (la danza del gruppo o il sesso con animali); e nonostante qualche scivolone in sceneggiatura (parti poco chiare ed un'irritante protagonista che subisce impassibile tutte le torture fisiche e psicologiche quando sarebbe bastato un niente per sfilare il fucile al maniaco) ed un calo di ritmo abbastanza palpabile nella seconda parte, bisogna dire che lo scopo lo raggiunge eccome.
Poco sangue, ma tanta atmosfera e, soprattutto, tanta violenza psicologica. E per fare un buon horror, questo basta e avanza. A fine visione, non potrete fare a meno di sentirvi sporchi ed impauriti dall'idea che al mondo possano veramente esistere persone così ripugnanti.
C'è di meglio (mi viene subito in mente l'ottimo "Wolf Creek") ma può andare.
Confermo quanto detto da qualcuno: gli spagnoli, gli inglesi e i francesi stanno finalmente venendo alla luce con delle opere indipendenti di gran lunga migliori di quelle schifezze hollywoodiane alla "Hostel" "Saw 2 3 4 5..." e remake vari.

Xavier666  @  05/02/2011 13:48:18
   7 / 10
Il film inizia con una scena che è già disturbante, un'anziana che entra nel camerino del cantante e prova a sedurlo prendendo la mano di lui e avvicinandola alle proprie parti intime. Con un inizio del genere (che ripensandoci è una leggera anticipazione di quello che avverrà al contrario in scala di follia leggermente più altina nel villaggio in cui il nostro protagonista avrà la sfortuna di fermarsi per un guasto al furgone) il film promette e mantiene un leggero senso di nausea e malsano, che resiste fino all'ultimo fotogramma.
Sì beh, protagonista è la follia come ben detto ed illustrato da altri colleghi e mi permetto solo di ripetere la magnificenza della scena al bar con tanto di ballo collettivo. A me ha fatto impazzire la scena dall'alto quando i contadini fanno irruzione e prendono "Gloria" (povera donna, ci credo che è scappata).
Gran bel film, grande fotografia bravi gli interpreti (Bartel mi è piaciuto, faceva pena nonostante tutto)

guidox  @  02/01/2011 16:27:06
   5 / 10
peccato, davvero peccato.
la prima parte è perfettamente riuscita, questo film parte dannatamente bene e ti fa sperare che possa essere veramente un capolavoro.
da quando invece il protagonista viene fatto prigioniero, cala in picchiata e si rialza per alcuni minuti solo per le fantastiche scene del bar (soprattutto) e delle urla intorno al tavolo con la "riunione di famiglia", che però hanno uno spirito più demenzial-folle che non pazzo-disturbante.
per il resto a mio avviso non c'è niente di che, troppo debole basare tutto sul personaggio (assente) di Gloria e troppo scontato anche nel suo evolversi, tanto che è un vero e proprio trascinarsi verso i titoli di coda.
prima di scomodare Kafka per "difendere" questo film, faccio un altro nome per "attaccarlo": King.
i temi trattati nel film sono tutti presenti in alcuni dei romanzi del buon Stephen e oltre che sviscerati meglio, c'è un elemento che fa veramente la differenza: la psicologia dei personaggi e il modo in cui gioco forza ti fa interessare delle loro vicende.
amen.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  01/01/2011 16:46:55
   7½ / 10
ATTENZIONE. Il commento potrebbe contenere anticipazioni.

Ancora una volta voglio premiare un giovane regista che dimostra di avere coraggio, originalità, mestiere e amore per il cinema che lo ha preceduto.
Calvaire solo apparentemente può apparire un thiller-horror permeato dalla follia, quanto a mio parere è piuttosto una spietata analisi (e certamente condanna) di un certo mondo rurale, quello delle piccolissime comunità montane di uomini senza donne a stretto contatto solo con i propri animali.
Andiamo per ordine. Calvaire riesce nei primi 10 minuti ad usare tutti i clichè tipici dell'Horror: il bosco, il buio, la macchina che si ferma, la taverna dove alloggiare, il matto. Per circa mezz'ora si va avanti molto lentamente in un'atmosfera via via più tesa che semba possa portare ad un possibile torture porn nella parte finale. Qui invece il colpo di scena, già a metà film. Il taverniere (un ottimo Jackie Berroyer) comincia ad identificare nel giovane protagonista (maschio, ricordiamo) la sua ex compagna, fuggita anni prima, tanto da vestirlo come lei dopo averlo stordito e poi legato. Riferimenti lampanti all' Hitchcock sia di Psycho che di Rebecca, la prima moglie. Lo spettatore è colto alla sprovvista, tutto ciò sembra impossibile, assurdo, irreale. Quando poi scopriamo che l'intero paese cade in questa specie di ipnosi collettiva, il senso di smarrimento è totale. Il fatto è che la moglie del taverniere era l'unica donna della comunità e la sua fuga ha portato l'intero paese (una quindicina di persone) a vivere una vita senza donne in cui il sesso è consumato addirittura con le bestie. L'arrivo del giovane protagonista, perdipiù figura piuttosto ambigua e poco maschia fin dall'inizio, ha stimolato le menti ormai abbruttite dei contadini, che vedono nel giovane una figura completamente diversa da loro. C'è un richiamo anche allo straordinario Cane di Paglia in questo. La pellicola sembra tremendamente misogina ma io più che odio verso la donna parlerei paradossalmente di forte mancanza di essa. L'assurda, incredibile scena del bar è forse quella decisiva. Vediamo finalmente che il paese è composto solo da uomini, simili a bestie anche nelle fattezze, e la notizia data dal taverniere circa il ritorno della moglie fa probabilmente scattare la scena della danza, talmente da incubo e surreale che in confronto Lynch sembra un naturalista. E' come se quelle persone fossero un unico, gigantesco animale appena risvegliato sessulamente. Tutto il resto conta poco, la pochezza del protagonista è sovrastata dalla denuncia che l'ottimo regista ci vuol sbattere in faccia. Chi ha letto qualcosa del grande scrittore di inizio secolo, il senese Federigo Tozzi, ritroverà molte tematiche, certo qua portate all'estremo. Non so se Calvaire sia un piccolo gioiello, francamente lo reputo uno dei piccoli film più coraggiosi, allucinati e cinici che mi sia capitato in questi ultimi anni.

76eric  @  13/12/2010 19:44:43
   7½ / 10
Una sorta di viaggio "nelle fauci della follia" che potrebbe essere benissimo uno dei racconti di Sutter Cane letti da John Trent.......
A parte la considerazione condivisibile o meno, l' ho sempre ritenuto un buon film ed anche questo si riallaccia specificatamente a "Non aprite..." e "Deliverance" e derivati, e ricorderebbe vagamente soprattutto nella parte finale "Southern Comfort".
Anche per me Du Welz è talentuoso per inquadrature e per questo modo di raccontare l' astuzia/pazzia (soprattutto) campagnola, e sembra veramente, col viaggio di Marc, che ci introduca in un mondo che dal reale passa al fittizio quasi come la Hobb's end carpenteriana, dove la parola civiltà sia appunto un optional.
Non tutti siamo uguali, ed ognuno ha il suo modo di comportarsi, ma francamente da un mio personale punto di vista, il protagonista Marc è altamente detestabile per il suo modo di subire gli eventi, per la sua passività ed il suo non reagire alla disperata situazione..., per poi riscattarsi comunque alla grande nell' ultimo dialogo visto anche l' enorme vantaggio nei confronti di uno dei suoi seviziatori.
Ottima la prova di Berroyer (Bartel), dapprima calcolatore astuto nell' ammaliare e nel riverire lo sfortunato protagonista, per poi dare adito alla sua vera natura.
Strepitosa poi è la scena del bar (?) con tanto di balletto della svitata comunità, la quale un pò m' ha ricordato quella cajun, o meglio la sua "immondizia", i rinnegati, del film di Hill.
La scena della cena è OK ed è chiaramente un omaggio ma non si avvicina nemmeno minimamente al "miracolo" che compì Hooper nel '74. ( Per me la miglior sequenza mai fatta in termini di pathos mista a follia).
Non potevo poi evitare di menzionare il magnifico paesaggio cupo della simil tundra belga, dove in verità il protagonista, intrappolato e conciato a quel modo non avrebbe mai potuto sopravvivere alla glaciale ed iper-umida nottata.
I finali che dicono poco o nulla e che lasciano molto in sospeso non so perchè, ma a me attirano per cui lo promuovo però..........., ho come il sentore che il tutto poteva riuscire meglio. Vabbè....... Bravo Du Welz 7/8.

9 risposte al commento
Ultima risposta 15/12/2010 01.00.43
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dibinho  @  01/12/2010 21:52:17
   7 / 10
Non conoscevo questo film devo dire che non è facile commentarlo a dir poco folle!!
è un covo di matti.. ecco cos'è calvaire..
Nel complesso mi è piaciuto.

CyberDave  @  26/11/2010 17:55:46
   3½ / 10
Questo film oltre ke ad essere un calvario, lo è anche per chi lo guarda, la storia insana e la follia dei personaggi sono anche messe in scena bne ma nn mi hanno coinvolto per niente e mi ha annoiato tantissimo, peccato xchè in quest ultimi anni il filone horror francese ci ha regalato dei bellissimi film (su tutti Martyrs) ma questo è sicuramente il peggiore, il protagonista per altro è uno sfigato ke nn riusciva neanche a scappare quando ne aveva la possibilità e la storia anche se abbastanza originale nn mi è piaciuta per niente, assolutamente insufficiente!!!!!!

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Mothbat  @  20/11/2010 20:28:44
   5 / 10
Un film con un buon inizio, ma con un proseguo sempre più idiota e deprimente. Si assiste inermi ad un calvario del tutto surreale, in cui un demente insopportabilmente lagnoso non arriva a comprendere che cercare di reagire dinanzi ad un branco di vecchietti folli e rinc.oglioniti che vogliono inchiappettarselo sia la cosa più giusta. Ora capisco il concetto di impotenza kafkiana e tutto il resto, ma qui quelle che dovrebbero risultare come passività e senso di impotenza si trasformano inevitabilmente in assurdità. Il concetto di Kafka era riconducibile a circostanze più "grandi" e verosimili che in qualche modo lascierebbero impotenti chiunque. Qui invece c'è solo la lagnosità del protagonista che irrita talmente tanto da augurargli al più presto una veloce dipartita, anzichè patteggiare per lui. Veramente irritante. Nel contesto riportato si nega qualunque istinto, anche quando non se ne sente il bisogno, automaticamente quindi diventa tutto irreale, ma in modo ridicolo e fastidioso. Un'opera che nella sua esagerazione e stramberia, risulta tutto tranne che intelligente.

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Someone  @  16/11/2010 09:50:52
   6 / 10
Buone le atmosfere e bella l'ambientazione. Devo però dire che non l'ho trovato particolarmente coinvolgente nè tantomeno ben fatto. In termini di stile, intensità, narrazione ed eleganza formale gli preferisco certamente il meno decantato "Frontiers".

Comunque un horror discreto per gli amanti del "Non aprite quella porta" style.

Sufficiente

Hyspaniko9  @  29/10/2010 00:19:47
   6½ / 10
un film sulla follia umana... beh è diverso dagli altri horror in circolazione, senza mostri senza zombie o cose varie, anche se in alcuni punti raggiunge limiti assurdi, tutto sommato un film semplice, innovativo ma non bellissimo, non riesce a farsi guardare con tanta voglia, verso la seconda parte inizia anche a dare fastidio.

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-Uskebasi-  @  29/08/2010 16:15:30
   7 / 10
Eppure ci avevo creduto. Per buona parte del film ho pensato di trovarmi di fronte ad un Horror epocale che sarebbe entrato nei miei preferiti, continuavo così a ripetermelo "E' questo, lo sento lo sento", ipnotizzato dall'atmosfera malata che si respira pur non succedendo niente e dalla fotografia strepitosa di quest'opera belga, nata probabilmente da una costola di Misery. Lo stesso protagonista, mai visto prima, mi sembrava uno dei migliori attori al mondo e perfetto nella parte, dal momento che inizierà il suo calvario però, qualcosa si rompe, in lui e nel film in generale. La mia speranza si è trasformata piano piano in rimpianto. Il perchè preciso non lo so. Non sono un ricercatore assiduo di risposte e amo i finali aperti, ma ho la sensazione che bastava qualche spiegazione per il salto di qualità, così è un pò assurdo e con poco senso. Anche la grottesca e suggestiva scena al bar con il Chris Martin dei poveri al pianoforte è un pò fine a se stessa.
Peccato quindi, l'idea c'era, le conseguenze della solitudine e dell'assenza della Donna, e il tentativo di colmare questo vuoto troppo grande per chiunque. Con qualche "perchè" in più e comportamenti più plausibili del protagonista, o perlomeno una giustificazione dell'involuzione/evoluzione sua dal momento della cattura (sembra veramente una femmina), sarebbe stato un capolavoro.
Evidentissima l'impronta del regista che crea questo horror atipico nascondendo la violenza e il sangue, e in quasi totale assenza di musiche che riesce a non mettere nemmeno nei titoli di coda. Mi piace, lo seguirò.
7 di stima.

Dosto  @  21/08/2010 14:58:07
   5 / 10
Mi aspettavo di più da questo film che, con un buon inizio, mi aveva fatto ben sperare. La parte iniziale presenta diverse buone scene

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, poi a mio parere cala un bel pò. L'elemento grottesco dell'inizio si annebbia per lasciare spazio a citazionismi tecnicamente non eccepibili e a trovate senza originalità. La seconda parte è veramente deludente,

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Il tema, che di per sè non è e neanche vuole essere, che sia chiaro, originale, è stato sfruttato meglio da molti altri registi.
Lo splatter è volutamente usato poco ma, in un film del genere, non ne avrebbe stonato un uso più consistente.
Gli attori sono decenti, niente di memorabile. Sopra la media solo bartel, che sia per la mimica sia per lo splendido doppiaggio italiano, risulta il personaggio più convincente.
In definitiva un film non da buttare in toto ma che non si lascia ricordare quasi per nulla.
Un 5 d'incoraggiamento!^^

winning  @  18/07/2010 17:51:43
   1 / 10
ridicolo................incredibile come qualcuno possa dare 9 o 10 ma stiamo scherzando! ma allora misery non deve morire, o shining quale voto dovrebbero avere. Ma dai e' un film veramente pessimo, e con delle cose impossibili.....

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  04/07/2010 11:02:54
   8 / 10
Questo lavoro d'esordio di Du Welz è davvero un gioiello ma di quelli neri,uno di quelli che dopo i titoli di coda ti fa sentire sporco e angosciato senza (apparente) motivo.
Plot banalissimo e che può invece dare tante emozioni e riflessioni,regia superba,interpretazioni ottime e fotografia splendida,non si può chiedere di più. La cosa migliore è la morbosità e lo squallore psicologico di ogni singolo personaggio,il loro baratro di follia: non si vedono speranze e non c'è mai lucidità.
Il calvario del cantante è pesantissimo e ci sono momenti insostenibili ma il sangue è poco,nonostante questo Calvaire regala brividi veri lungo la spina dorsale più di qualunque altro horror con sangue a litri.
Lasciando stare il dopo-finale sui titoli di coda,forse l'unica cosa veramente prevedibile e banale,il resto è sempre perfetto e l'atmosfera rende il film indigesto e pesantissimo.
Du Welz attinge a piene mani dall'Hooper di Non aprite quella porta, dal Cane di paglia di Peckinpah, dall'umorismo e senso del grottesco Hitchcockiano e dall'Inquilino di Polanski (e Kafka,naturalmente).
Ma il grottesco che accompagna tutta la durata della pellicola rende delle scene anche esilaranti,oltre che malate. Per questo le deviazioni mentali dell'intero villaggio,sempre alla ricerca di una donna scappata via (chissà poi perché) rendono Calvaire anche comico. O le famigerate congiunzioni carnali con animali,o l'uomo sempre alla ricerca della sua cagna (e con il senno di poi,visto ciò che succede alle povere bestie,il sorriso può scappare).
Questo ha forse diviso tanto gli spettatori che l'hanno visto,non si riesce bene ad inquadrare cosa sia Calvaire ma qualunque cosa sia colpisce con forza.

5 risposte al commento
Ultima risposta 02/01/2011 00.27.06
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trickortreat  @  24/06/2010 01:26:55
   4 / 10
non mi è piaciuto, stranamente.. molto meglio martyrs o a l'interieur!

Riddler  @  12/06/2010 18:13:01
   7½ / 10
Ci sono film che ti lasciano qualcosa dentro. Una sensazione piacevole, un ricordo, un emozione, un tema che ti è molto vicino. Ti raccontano qualcosa e sanno anche come farlo, costruiscono la loro opera con cura per i particolari e in modo che non ci siano buchi, incongruenze, surrealismi, clichés...
Questo non è uno di questi film.
Ti lascia il vuoto più totale. Un vuoto che puo' lasciar spazio all'angoscia, all'ansia, allo sgomento ma che è soprattutto un vuoto. Un vuoto che in qualche modo è incolmabile, un pugno nello stomaco.
Personaggi al di fuori della società, privi di qualunque morale, privi di qualunque tentativo di sopravvivenza, vuoti. Luoghi sterminati, esagerati, particolari che si fondono con i personaggi grotteschi. Un personaggio principale che si integra perfettamente nel puzzle di pazzia e di "sporco" che si viene a creare sulla pellicola. Un personaggio "apatico", vuoto.
Un buon film. Ottime scene, ottimi attori e storia interessante, ansiogena.
L'unica cosa che mi ha fatto storcere il naso è il dopo-finale. L'ho trovato immotivato e messo un po' a casaccio.

movieman  @  11/06/2010 23:31:37
   8 / 10
Un film molto particolare che tratta svariate tematiche, in particolare quella della solitudine e quella della follia che raggiunge il culmine in un villaggio di soli uomini che non vedono una donna da tanto tempo da non riconoscerla. Neanche tanto violento, contiene comunque alcune scene un po' cruente ed impressionanti.

corey  @  09/06/2010 22:17:33
   6½ / 10
una gabbia di matti..ecco cos'è calvaire, il povero protagonista se la vede davvero male..questo regista belga ci sa fare con le inquadrature, gli attori per quanto sconosciuti rappresentano perfettamente il dramma della mente umana, malata e ossessionata

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maurimiao68  @  07/05/2010 20:56:17
   2 / 10
La visione di questo film è consigliata a persone con seri problemi psikiatrici!!
Squallido davvero...film pessimo!

3 risposte al commento
Ultima risposta 11/05/2010 21.44.06
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tnx_hitman  @  01/05/2010 10:35:59
   8½ / 10
Mai visto una cittadina cosi' malata..Calvaire e' il giusto film per gustarvi una dose di pazzia inimmaginabile che confonde lo spettatore,incredulo a cio' che sta accadendo alla visione di questo film.
Non proprio horror..
E' un viaggio per scoprire la dignita' di un uomo,il protagonista..perso in questo luogo dove ogni persona ha perso la propria ragion d'esistere,spenti col cervello,che agiscono come meglio credono,liberi di fare qualunque cosa,senza leggi che vietano qlks.

Beh..e' molto forte come argomento,e fa riflettere non poco.Vi consiglio veramente di darci un'occhiata..non fermatevi a come si presenta il film in fatto di spietatezze...vi gelera' il sangue.

wooden  @  17/04/2010 11:18:50
   8½ / 10
Un film nero e morboso, molte le scene degne di nota, il ballo nel bar, le scene del furgone, le chiamate e le scampagnate folli sul trattore del vecchiardo, davvero una serie di ottime trovate claustrofobiche e surreali (citare kafka è scontato ma doveroso), fino al bellissimo finale, inspiegabile e assurdo, unico guizzo di umanità nella tetra boscaglia. Quasi assente la colonna sonora. Azzeccato, basta con i trucchetti fonici scassamenghia.

Ogni volta che mi imbatto in questi film con voti bassissimi e voti altissimi trovo sempre film molto interessanti. Stupida media matematica.
Ottimo, consigliato. Non si spiega il voto così basso.

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Ultima risposta 17/04/2010 16.45.39
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chem84  @  13/04/2010 15:10:30
   8 / 10
Una scoperta davvero interessante questo regista belga, tale Fabrice Du Welz, che confeziona un film molto particolare, curato in maniera decisamente apprezzabile e che, alla fine, ti lascia davvero con ben poche parole. Il finale ti arriva infatti in maniera inaspettata ed improvvisa, dopo un'ora e mezza di perversioni e personaggi a dir poco ambigui. E tra questi, ottimo il mitico Bartel che, grazie alla sua delirante pazzia, riesce a regalare pure qualche risata all'interno di un contesto decisamente inquietante.

Ben riuscito.

KOMMANDOARDITI  @  26/03/2010 18:13:50
   5½ / 10
Ultimamente, forse un pochino in ritardo, sono venuto a conoscenza di una certa frenesia creativa divampata tempo fa nella cinematografia horror francofona. Alquanto incuriosito e galvanizzato ,anche grazie ad entusiastiche recensioni lette un po' in giro, ho deciso di regalarmi una full-immersion nello splatter d'oltralpe recente. I titoli in questione : ALTA TENSIONE,A L'INTERIEUR,FRONTIERS-AI CONFINI DELL'INFERNO,MARTYRS e appunto CALVAIRE. Pur essendo totalmente diversi l'uno dall'altro, i primi quattro film posseggono ,come minimo comune denominatore, l'estrema crudezza delle immagini, impregnate di un debordante esibizionismo gore. Per CALVAIRE invece il regista belga Fabrice Du Welz opta per una rappresentazione della violenza meno "en plein air",preferendo la strada del vedo e non vedo tanto cara all'horror esangue degli anni '90. L'intenzione naturalmente era quella di amplificare il sadismo e la crudeltà della "via crucis" a cui il personaggio principale viene ,suo malgrado, costretto. Laurent Lucas ,cantante bohemienne alquanto stucchevole, dopo un'amena serata canora presso un ospizio di campagna, l'indomani mattina riparte col suo furgone alla volta della successiva tappa lavorativa,ignaro però della tremenda esperienza che di li a poco patirà...La trama volutamente essenziale,il furgone in panne,il patologico microcosmo tutto al maschile della comunità isolata sono elementi che non possono non ricondurci a pellicole imprescindibili quali UN TRANQUILLO WEEK-END DI PAURA o NON APRITE QUELLA PORTA. Come Boorman e Hooper, il regista Du Weltz imprime alla sua opera una personale e lodevole impronta personale,dilatando i tempi e prendendosi cura nel descrivere personaggi,luoghi ed atmosfere ma , a visione conclusa, il senso prevalente è quello dell'insoddisfazione...Da un lato c'è la palese inverosimiglianza di una vicenda forzatamente trasposta dal retrogrado sud degli Stati Uniti al nientepopodimenochè evolutissimo e laico Belgio : se la storia di una piccola famigliola di cannibali aveva significato nelle desolate ed immense distese texane, non può assolutamente stare in piedi quella ,addirittura, di una intera cittadina deviata celata nello strettissimo perimetro belga!!! Dall'altro lato c'è poi la velleitaria vacuità di alcune citazioni,come ad esempio quella del banchetto serale tra vittima e carnefici : se in TEXAS CHAINSAW MASSACRE questa scena cruciale aveva una valenza di allucinatoria regressione infantile , qui diviene banale intermezzo tra una violenza e e l'altra!!! Per quanto riguarda il titolo ,il desiderio dell'autore era probabilmente quello di creare un parallelismo con la Passione biblica, tramite un protagonista, però, con alcunchè di parvenza messianica(nonostante il suo casto rifuggire le avance sfacciate di anziane ed infermiere varie!)....un tentativo coraggioso ma ,francamente, troppo ambizioso. Da segnalare la partecipazione di Philippe Nahon(meglio apprezzato in ALTA TENSIONE) e dell'icona sexploitation(e oltre..!) Brigitte Lahaie,stagionata ma sempre affascinante. Tirando le somme, CALVAIRE, pur coi suoi macroscopici difetti, riesce a risultare molto più efficace e singolare di prodotti mainstream senza senso come FRONTIERS o il brutto remake di NON APRITE QUELLA PORTA(ad opera di Marcus Nispel). Confidiamo in Fabrice Du Weltz...

7 risposte al commento
Ultima risposta 02/01/2011 02.15.08
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Bathory  @  23/03/2010 13:05:28
   9 / 10
Calvaire è indubbiamente uno dei film più malati e inquietanti che mi sia mai capitato di vedere.

Dal primo istante si respira un'aria malsana e pesante, in un paesino popolato da figure quanto mai grottesche e folle, che ci accompagna fino allo sconcertante ed enigmatico finale.

Le sequenze da annoverare sono molte..ma indubbiamente quella già citata del bar vale da sola il film..

2 risposte al commento
Ultima risposta 25/03/2010 15.39.38
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  23/03/2010 09:42:00
   7 / 10
Broken, Calvaire, Martyrs, Nameless, Frontiers: 'sti europei c'hanno una fantasia a scegliere i titoli (tralasciando poi i loro cognomi impronunciabili...).

Comunque bel film sui matti, atmosfere cupe e grandi interpreti. A volte si scade nell'esagerazione, si tocca con mano la surrealità della situazione e si assiste a qualcosa di sin troppo grottesco. E quell'affermazione finale conferma il disagio di un finto protagonista che per tutto il film è stato marionetta e spettatore.

Bravissimo Du Welz nel finale, quando spara la macchina da presa in alto per mostrarci la scena di violenza, molto più inquietante di qualsiasi primo piano (beato Hitchcock).

Debitore di "Psyco" e "Deliverance" (ah ecco da chi hanno preso 'sti titoli!) un buon film ma non ottimo.

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Invia una mail all'autore del commento Ødiø Pµrø  @  17/03/2010 20:37:20
   9 / 10
Di Cafca non so un catzo, ma Calvaire è sicuramente uno dei viaggi nei meandri dello squilibrio mentale più oscuri e scomodi che mi sia mai capitato di intraprendere. Fosco, torbido, desolato.

Nessuna figura femminile che possa dirsi tale. Nessun buono e nessun cattivo.
Nessuna salvezza.
L'oblio più totale.

7 risposte al commento
Ultima risposta 26/03/2010 17.38.30
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popoviasproni  @  11/03/2010 13:56:29
   6½ / 10
Un film sulla solitudine dell'universo maschile: quello sterile e freddo di un mediocre artista d'ospizi contro quello vivo e "affettuoso" degli zoticoni.
Asciutto, inquietante, malsano, morboso, disarmante .... proprio così ... fantastico per buona parte, poi la storia vira con momenti davvero troppo grotteschi distaccandosi dal senso di realismo che finora si respirava

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Berroyer meraviglioso !

USELESS  @  17/02/2010 13:17:08
   5 / 10
Dove ce lo avete visto kafka?
Mi sembra una boiata... Inizia bene ma poi si perde per strada.
Quoto BraineaterS.

4 risposte al commento
Ultima risposta 18/02/2010 22.15.45
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jannakis  @  17/02/2010 12:54:17
   10 / 10
La definizione "horror" non rende merito a tale capolavoro se consideriamo come tale genere sia stato sporcato ripetutamente negli anni dal monopolio di ridicoli filmacci le cui uniche risorse per emozionare lo spettatore rimangono lo stordimento sonoro e gli occhialini 3D. Calvaire è un film di una profondità disarmante: i temi della solitudine, dell'incompletezza e dell'abbandono sono onnipresenti e la figura femminile, invece completamente assente nel film, gioca un ruolo fondamentale, lì dove la sua assenza diventa malattia, ragione di infinita disperazione e smarrimento.
Il protagonista, la vittima, riesce alla fine a comprenderlo e a provare, al pari dello spettatore, compassione o addirittura "tenerezza" nei confronti degli aguzzini.

4 risposte al commento
Ultima risposta 09/03/2010 09.36.45
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TheLegend  @  09/02/2010 03:04:35
   7½ / 10
Buon horror folle e malato.
Ottime le ambientazioni e la regia.

BraineaterS  @  18/01/2010 23:14:00
   6 / 10
Un demente incapace di reagire finisce in un villaggio di pazzi omosessuali


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A parte questo il film non è totalmente privo di significato, anche se in alcune parti rischia di annoiare.


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VinLet  @  16/12/2009 13:19:28
   5 / 10
Dal titolo immaginavo crudeltà alla “Martyrs” o “A l’interieur”
Invece si evidenzia uno squilibrio psichico dovuto all’isolamento..alla desolazione..alla mancanza di donne
Il cantante Marc..sfugge alle vecchie in calore..dell’ospizio in cui si esibisce..che già mostrano segni di squilibrio
Durante un temporale il suo furgone si blocca in un luogo sperduto e isolato tra i boschi
Si rifugia in un sinistro albergo il cui proprietario Bartel è un tipo gentile..disponibile e premuroso..ma che insiste affinché non vada in paese
Ecco rispuntare Gloria
Alcune scene degne di nota per sottolineare l’instabilità mentale:
-Le telefonate convincenti al meccanico
-La vicenda del maiale
-Il goffo ballo al bar
-Il ritrovamento del cane “Bella”..con riunione della famiglia proprio a Natale
-La sorprendente motivazione dell’incursione in casa
Al di là della qualità nella rappresentazione della pura follia..purtroppo..è Marc che delude..poco convincente la sua sofferenza..i suoi pianti..il non reagire
Finale..boooh..aspettate la fine dei titoli di coda

5 risposte al commento
Ultima risposta 18/02/2010 06.26.56
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despise  @  25/11/2009 10:07:42
   7 / 10
Aria malsana e malata per un film che non è per tutti.
Buono ma non il capolavoro di cui molti parlano!

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stiffa  @  23/09/2009 23:53:19
   2 / 10
Imbarazzante averlo visto.
Una cacchiata colossale... poteva veramente esser un po' più convincente ... bastava poco... ma il regista stava a giocare a poker la sera che gli han detto che nel suo film c'era qualche piccolo dettaglio da curare...

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8 risposte al commento
Ultima risposta 18/02/2010 06.39.35
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Febrisio  @  13/09/2009 22:53:37
   5 / 10
Decisi di noleggiarlo affidandomi semplicemente all'immagine da locandina e curiosità. Sembrava molto interessante. Arrivai dalla cassiera, mi disse, "Quel film è fuori di testa" "Dlin" (la cassa), e fece una specie di smorfia schifata. Ora la capisco e condivido quella smorfia. È di una noia speciale, che non suggerisco. Sarà follia, ma non è che mi diverta osservare un branco di folli, ma folli folli, strafot*utamente folli.

videovicenza  @  02/09/2009 18:09:41
   7 / 10
e quindi....
questo film con l'horror c'entra poco... casomai thriller/drammatico/angosciante.... ambientazione tosta... girato molto bene... si respira l'aria malata del film... i paesani sono deviati proprio dalla situazione ambientale in cui vivono... in mancanza di femmine ci si arrangia tra uomini e con animali (i pecorari si strombazzano le pecore e via così...)... in più il protagonista è un po' ambiguo... e quindi il dado è tratto x una follia degenerante... inquietante... imbarazzante....!
film molto particolare... non x tutti... da seguire... ma incisivo!

LEMING  @  21/07/2009 08:05:20
   8 / 10
Discesa disturbante e geniale nella follia, interpreti ottimi, atmosfere malate, questo regista è un pazzo (il film ricorda molto Broken, ed in parte anche Misery non deve morire). Per patiti del genere, straconsigliato.
Lemming

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A cura di The Gaunt

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ANYWHERE ANYTIME
Locandina del film ANYWHERE ANYTIME Regia: Milad Tangshir
Interpreti: Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

HIT MAN - KILLER PER CASO
Locandina del film HIT MAN - KILLER PER CASO Regia: Richard Linklater
Interpreti: Glen Powell, Adria Arjona, Austin Amelio, Retta, Sanjay Rao, Molly Bernard, Evan Holtzman, Gralen Bryant Banks, Mike Markoff, Bryant Carroll, Enrique Bush, Bri Myles, Kate Adair, Martin Bats Bradford, Morgana Shaw, Ritchie Montgomery, Richard Robichaux, Jo-Ann Robinson, Jonas Lerway, Kim Baptiste, Sara Osi Scott, Anthony Michael Frederick, Duffy Austin, Jordan Joseph, Garrison Allen, Beth Bartley, Jordan Salloum, John Raley, Tre Styles, Donna DuPlantier, Michele Jang, Stephanie Hong
Genere: azione

Recensione a cura di The Gaunt

archivio


LA ZONA D'INTERESSE
Locandina del film LA ZONA D'INTERESSE Regia: Jonathan Glazer
Interpreti: Christian Friedel, Sandra Hüller, Medusa Knopf, Daniel Holzberg, Ralph Herforth, Maximilian Beck, Sascha Maaz, Wolfgang Lampl, Johann Karthaus, Freya Kreutzkam, Lilli Falk, Nele Ahrensmeier, Stephanie Petrowitz, Marie Rosa Tietjen, Ralf Zillmann, Imogen Kogge, Zuzanna Kobiela, Julia Polaczek, Luis Noah Witte, Christopher Manavi, Kalman Wilson, Martyna Poznanski, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Andrey Isaev
Genere: drammatico

Recensione a cura di Gabriele Nasisi

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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