habemus papam regia di Nanni Moretti Italia 2011
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habemus papam (2011)

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locandina del film HABEMUS PAPAM

Titolo Originale: HABEMUS PAPAM

RegiaNanni Moretti

InterpretiNanni Moretti, Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Margherita Buy, Franco Graziosi

Durata: h 1.42
NazionalitàItalia 2011
Generecommedia
Al cinema nell'Aprile 2011

•  Altri film di Nanni Moretti

•  Link al sito di HABEMUS PAPAM

Trama del film Habemus papam

Il film si apre alla morte del Pontefice e e con il Conclave che deve eleggere un nuovo Papa. Ma il neoeletto (Michel Piccoli) è preda dei dubbi e delle ansie, depresso e timoroso di non essere in grado di assolvere il suo compito. Il Vaticano chiama allora uno psicanalista (Nanni Moretti) perché lo assista e lo aiuti a superare i suoi problemi.

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Voto Visitatori:   6,89 / 10 (122 voti)6,89Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
Miglior attore protagonista (Michel Piccoli)Migliore scenografiaMigliori costumi
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior attore protagonista (Michel Piccoli), Migliore scenografia, Migliori costumi
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Voti e commenti su Habemus papam, 122 opinioni inserite

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raffaelepr  @  04/05/2011 21:10:27
   10 / 10
Dopo 50 anni dai tempi della Dolce Vita e 8 e mezzo un regista italiano scrive un vero capolavoro.

12 risposte al commento
Ultima risposta 09/06/2011 16.57.03
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annibalo  @  02/05/2011 20:18:34
   8½ / 10
dopo Rosi è Moretti il regista più impegnato politicamente, da Io sono un autarchico,Ecce homo... in poi.Ironia e paradossi,la sua specialità

3 risposte al commento
Ultima risposta 21/05/2011 19.01.01
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dagon  @  01/05/2011 09:02:54
   6½ / 10
Una pellicola divisa in due. Interessante, umana, e riuscita quella focalizzata sul neo papa schiacciato dal senso di inadeguatezza, che beneficia della presenza di un attore della caratura di Piccoli; molto meno riuscita quella all'interno del vaticano, nell'attesa che il tutto si risolva. In questa "seconda" parte, anche se ci sono alcuni spunti divertenti (molti dipendenti dal fatto se "Moretti personaggio" piaccia o meno, con le sue manie, la sua voce chioccia ecc.), sembra un po' pretestuosa con dei rami della trama che sembrano letteralmente mozzati.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  01/05/2011 00:35:49
   8 / 10
L'ultima fatica del "Nanni nazionale" suscita come di consueto polemiche ed attacchi fino alla scomunica dell'"Avvenire", gli spettatori corrono nelle sale, gli incassi volano e come col "Caimano" il "Nanni nazionale" se la gode e fa comparsate un pò ovunque sulla tanta vituperata tv. Fatte le dovute critiche alle strategie commerciali che furbescamente Moretti adotta da qualche anno a questa parte, bisogna dire che la sceneggiatura è davvero originale e lascia abbastanza sbigottiti, la realizzazione, però, non pare del tutta riuscita e spesso si avvita in scene un pochino troppo grottesche che ruotano attorno allo stesso regista-attore. A prescindere dai difetti, rimane, comunque, un'ottima pellicola che fa sia riflettere che sorridere, confermando il grande estro di uno dei pochi cineasti italiani degni di questo nome.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  29/04/2011 20:28:59
   6½ / 10
"Il caimano" usci qualche giorno prima di importanti elezioni e adesso questo "Habemus papam" poco prima di una Beatificazione di un Papa...non c'è che dire, furberie commerciali...
Quest'ultimo film si puo' dividere in due parti...come se fossero due film in uno!
Da una parte c'è "l'episodio" di Moretti all'interno del Vaticano (il piu' deludente)dove i Cardinali conducono una vita fatta tutt'altro che di preghiera in attesa che il papa appena eletto si riprenda...Ma questa parte del film si concede solo qualche sporadica battuta e quando si trattano temi importanti l'Onnipotenza di Moretti pervade sull'argomento e quella che ascoltiamo è solo la sua versione senza una possibile contro offensiva clericale!
Dall'altre parte vediamo,anche se in maniera amplificata,la difficolta' dell' Uomo-Papa ad accettare un carisma cosi imponente come quello di "guida della chiesa"!
La fortuna di Moretti è anche quella di poter contare su uno degli attori Francesi piu' famosi del cinema che riesce a calarsi in qualsiasi ruolo dove nessuna ruga è fuori posto!
Facendo una media tra i due "episodi" non penso si raggiunga un voto molto alto ma comunque sufficiente!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  28/04/2011 21:48:36
   7½ / 10
Habemus papam, anzi no. Pesante è il fardello di colui che rappresenta Dio in terra, primo e ultimo dei suoi servitori e guida spirituale del mondo cattolico. Un ruolo istituzionale nato e consolidato nei secoli, ma che nessuno dei cardinali del Conclave desidera. Tutta la sequenza iniziale dell'elezione del pontefice pone in evidenza la questione che sta al centro del film: la rinuncia ad un ruolo.
Il barile viene scaricato sul cardinale Melville, poteva essere un qualsiasi altro cardinale il risultato sarebbe stato lo stesso. Moretti in questo senso semplifica in maniera funzionale ogni componente del Conclave, ognuno interscambiabile con l'altro e perfettamente omogeneo, un corpo unico. Non pone problemi sulla Fede, non ci sono giochi di potere o intrighi, solo l'attendere di un "rompete le righe" dopo l'ufficializzazione al popolo dei fedeli e sospirare per il mancato pericolo.
Michel Piccoli è bravissimo nel ruolo di un uomo a cui è stato assegnato un peso enorme, preso dallo smarrimento, terribilmente solo e lasciato solo.
La rinuncia al ruolo di papa e guida spirituale è la rinuncia al ruolo istituzionale cui la Chiesa è stata fondata. Ma se si rinuncia a questo ruolo allora che cosa è la Chiesa oggi? Moretti non si spinge oltre. A mio parere è più importante porre la domanda semplice e diretta, che dare una o più possibili risposte. L'attualità in questo senso ci può dare una mano. Sarebbe interessante inoltre verificare se il finale di questo film si riveli abbastanza profetico come quello del Caimano.

ughetto  @  27/04/2011 23:56:40
   6 / 10
Il film è composto da due segmenti. La vicenda esistenzial- esistenzialista di Piccoli e l'avventura sportivo- teoretica di Moretti. Il fatto è che non sono scritti per gettare luce l'uno sull'altro. Sono quindi condannati a divergere irrimediabilmente, regalandoci due film, che quindi vanno letti uno per uno.
Il film sul Papa è il meglio riuscito: la telecamera segue la vicenda di un uomo che è un personaggio in senso pirandelliano. Evocato dall'autore, anzi dall'autore degli autori, gettato sul palconscenico, abbandonato senza alcuna voce, senza alcuna luce; ma soprattutto imprigionato in un ruolo che prescinde e che non tiene conto della sua propria individualità (sembre che ce ne sia una).
E questo è il colpo di genio: il Papa è in effetti la figura storica la cui vicenda presenta maggiori analogie con quel Personaggio; ed è brillante che cerchi la catarsi e la pace proprio in ciò che più rappresenta il suo dramma: il teatro. Accettando quindi la condizione scissa dell'esistere, ma implorandone, umanissimamente, uno svolgersi più immanente. Tuttavia la scrittura non mi ha convinto: per appassionarmi ad un tema così esistenziale avrei avuto bisogno di una regia intima, non di una regia distaccata. Ma questo è oltre la critica: è solo una mia impressione di spettatore. Moretti per me è il maestro dell'intimità: da Palombella Rossa a Caro Diario apoteosi del genere, (diario, non a caso), che inizia con una ripresa con telecamera digitale a mano. Ma qui sembra utilizzare più le vie estetiche del Caimano, e allontana. Sprecando il meraviglioso soggetto.
Il film su Moretti invece non merita tante parole: gigioneggiando strappa qualche sorriso; la sua superficialità è disarmante: la lettura della realtà non banale ma, peggio, banalizzante. Ho sentito, in difesa di questo pezzo di film, parlare di nichilismo: non scherziamo.
Si ricorda allora con rimpianto il suo capolavoro (a modesto avviso di chi scrive) dove si seppe coniugare una delicata, profonda, odissea esistenziale con un fraseggio sulle cose sempre pieno di passione e significato. Ed è per questo che aspetterò il prossimo film di Nanni Moretti con trepidazione e farò la coda il venerdì per vederlo subito.

1 risposta al commento
Ultima risposta 28/04/2011 15.39.26
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simonssj  @  26/04/2011 19:30:46
   9 / 10
Riprendo completamente la recensione di polbot...film denso di significato dietro la sua apparente semplicità e fatuità; si esce dal cinema con mille ??? , poi si torna a casa, si pensa, si riflette e si cerca di dare una spiegazione, una decifrazione alla storia che Moretti ci ha voluto raccontare, e al di là del giudizio che possiamo avere dell'attore-regista, non si può dire che non ci sappia fare, almeno nel sollevare delle problematiche dove non te l'aspetteresti mai

andreapau  @  26/04/2011 16:04:55
   8 / 10
Habemus Papam è un film sorpendente per ironica lievità di rappresentazione e complessità dei temi trattati.
Satira feroce del sacro (inteso come burocratizzazione del divino), esercitata attraverso l' umanizzazione del Pontefice e il ridimensionamento razionale del conclave che lo ha espresso alla stregua di un qualunque consiglio di amministrazione, ispirato a criteri utilitaristici piu' che divini.
Dove la vecchiaia non è saggezza, ma disincanto, malattia e ostinata rassegnazione.
L'eterna lotta tra Fede e Ragione non esprime vincitori ma sancisce una indissolubile reciprocità esistenziale.
L'una tenta di dominare l'altra, avventurandosi financo nella pretesa di dettare regole nell' altrui campo.
Commovente e struggente, questa "sua Santità suo malgrado" è interpretata dal GRANDISSIMO Michel Piccoli che rifiuta la croce appioppatagli dagli umani, dapprima come moto isterico, ma poi come decisione ponderata.
Perchè nella profonda e sincera conoscenza di se, scopre che solo un pazzo puo' interpretare la parte di primattore che lo spettacolo con piu' spettatori al mondo richiede.
E nella cecità della fede non c'è spazio per la sincerità..che provoca un dolore forte ma di breve durata, perchè "morto un papa se ne fa un altro".
E allora Habemus(un altro)Papam.

13 risposte al commento
Ultima risposta 23/05/2011 11.37.25
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sestogrado  @  26/04/2011 11:10:01
   8 / 10
Habemus Papam è il ritratto divertente, paradossale, commovente di un papa che si sveste della sua aura ultraterrena per divenire un fragile essere umano, depresso, confuso, problematico, emotivo. ho sempre pensato che gli ultimi due papi abbiano un forte potenziale come attori, gesti studiati, un tono della voce misurato.. una sensazione condivisa forse anche da Moretti, che oltre a renderlo un nostalgico attore di teatro, ce lo mostra seduto ad un bar nei panni di un normale ottantenne, o scendere da una auto blu con i vetri oscurati (e circondato da bodyguards) come un capo di stato. semplicemente irresistibile

marco86  @  25/04/2011 21:44:43
   7½ / 10
non ho nulla di originale da aggiungere al bel commento di amterme, poco più sotto.
Moretti mette in scena lo smarrimento dell'uomo contemporaneo, con le istituzioni (in questo caso quelle religiose), troppo ripiegate al proprio interno per poter continuare a svolgere il ruolo loro storicamente assegnato.
esilarante il ruolo dello psicoanalista.

il finale è di quelli che lasciano sbigottiti.

dobel  @  25/04/2011 14:26:10
   5 / 10
Peccato!!!!
Amo Moretti e credo sia uno dei pochi registi italiani con una poetica immediatamente riferibile a sè. Qui c'è tanta carne al fuoco: un tema bellissimo, complesso e profondo; mezzi economici consistenti (forse troppo!), un grande protagonista. La lontananza della curia romana dalla realtà vera della gente è tema che risale al Medioevo. La Chiesa spesso non sa venire incontro si bisogni della gente, un luogo comune trito e ritrito con un fondo di verità. Moretti ha per le mani un argomento impervio che offre molte possibilità di approfondimento. Belli i simbolismi: i cardinali tutti chiusi in Vaticano che non possono avere contatti col mondo esterno; il Papa che, assistendo in incognito a discussioni riguardanti i problemi quotidiani, se ne tira fuori protestando la sua assenza; l'incapacità del Pontefice di assumersi una responsabilità così alta come guidare tanti fedeli... Tutto bello, giusto, interessante. Ma realizzato per accenni. I temi vengono buttati li in modo scontato, banale, prevedibile. Nulla è approfondito; tutto è educatamente esposto in modo ironico e tranquillo. Quasi avesse paura di un argomento così scottante e 'pericolosò, Moretti rinuncia a graffiare, ad andare in fondo alle cose, ad approfondire le pillole che getta in modo distratto ancorché divertente.
Peccato! Tante scene e tanti personaggi trascurati! Tante occasioni e idee lasciate in sospeso. Non mancano i momenti comici o poetici, ma rimangono attimi solitari.
La Chiesa è lontano dalla gente? Questo il succo del film. La Chiesa parla una lingua che ha perso un contatto con la quotidianità? Il compito di Pontefice sulle spalle di un uomo non è troppo pesante? Quale persona sana di mente potrebbe sopportare un compito tanto grande?
Io credo che chi accetta quel compito sia ormai talmente assuefatto a quell'ambiente da seguire in modo naturale la strada che gli si prospetta.
Credo altresì che, benché la Chiesa spesso sia avulsa dalla realtà e abbia pochi contatti diretti con i problemi quotidiani, così arroccata nei propri palazzi come nel film di Moretti, si debba distinguere fra curia romana e tutto il resto.
Don Milani, Don Mazzolari, Don Zeno, Madre Teresa di Calcutta, tutti quei poveracci di sacerdoti o religiosi che in ogni parte del mondo, senza pubblicità e a volte contro l'ufficialita ecclesiastica, aiutano moribondi e affamati, fanno pur parte della Chiesa. Quindi alla fine, l'argomento trattato da Moretti è bello, vero, attuale, condivisibile; bisognava trattario con più serietà, meno pressapochismo, meno superficialità. Ne è uscito un film banale, scontato, con un finale imbarazzato (nemmeno il regista sapeva come concludere e ha tagliato in quattro e quattro otto il film). Da Moretti mi aspettavo di più.
Forse il tema è lontano dalle sue corde (più politiche che spirituali), forse i film di massa sono ancora troppo complicato per lui (quante storie avrebbe saputo sviluppare un Altmann da tutti quei personaggi!!), abituato a pellicole cameristiche.
Il bello di Moretti è quello di darci ogni 6/7 anni il suo punto di vista sulla società, un punto di vista spesso interessante e comunicato in modo artisticamente bello. Stavolta l' interesse è limitato, e l'esposizione è banale.

2 risposte al commento
Ultima risposta 27/04/2011 13.03.08
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FABRIT  @  25/04/2011 11:56:14
   9 / 10
Grande film,fra i più belli di Moretti.
Michel Piccoli poi davvero strepitoso..un film non solo sulla chiesa o contro la chiesa,un film sulla vita,sulla vecchiaia,sulla sofferenza nell' essere inadeguati...da non perdere!

paride_86  @  25/04/2011 02:00:34
   5 / 10
"Habemus Papam" - che ho avuto la fortuna di vedere gratuitamente - racconta la storia di un cardinale, Melville, inaspettatamente eletto pontefice e del tutto impreparato al ruolo.
Moretti racconta questo inframezzandolo con psicanalisi, teatro, desideri perduti e mai realizzati, non approfondendo, però, nessuno dei filoni.
Il film scorre tanto piacevole e divertente quanto vuoto e superficiale: non si capisce dove vada a finire la trama dello psicanalista/Moretti e come si incastri col susseguirsi degli eventi, né tantomento cosa c'entri il tanto citato teatro di Cechov con la storia in questione.
Il conclave viene illustrato con perizia e ironia, ma il regista affronta il tema con uno spirito così naif da risultare sconclusionatamente infantile, mostrando i cardinali - uomini esperti di fede e potere - come ingenui, candidi ragazzini alle prese con tornei di pallavolo e canzoni sudamericane (anche se fossero allegorie e metafore, cosa vorrebbero significare?).
Per non parlare del protagonista: non si approfondiscono mai le ragioni profonde del senso di inadeguatezza di Melville, che compra ciambelle (con quali soldi?), parla di teatro, della sorella attrice, va da una psicoterapeuta - Margherita Buy, che ovviamente si carica in macchina il primo vecchietto sconosciuto che incontra - , ma non si spiega mai il suo rapporto con la fede, che è il nodo centrale della questione.

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Detto questo torno a dire che "Habemus Papam" è una commedia piacevole da vedere per le battute e le gag ben scritte - a volte rovinate dal Moretti attore, privo di un vero talento di interprete e sempre uguale a se stesso - ma si dimostra un film decisamente esile e superficiale per l'importante tema che "affronta".

Invia una mail all'autore del commento marlamarlad  @  24/04/2011 18:40:13
   5½ / 10
Nanni Moretti a me piace. Questa volta però bocciato! ha girato un film da quarta elementare. Strepitoso Michel Piccoli, mi è piaciuta anche la parte del portavoce della Santa sede.

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Ultima risposta 06/06/2011 13.29.50
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Teofilatto  @  24/04/2011 14:39:52
   8 / 10
nanni mkoretti mi sta sulle palle....ma porca miseria è davvero bravo

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Ultima risposta 27/04/2011 11.01.49
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Lavezzi78  @  23/04/2011 10:44:44
   8 / 10
Ottimo film . Nanni Moretti ancora una volta non delude. Ottima la sceneggiatura e l'interpretazione degli attori. Michael Piccoli è straordinario.
Film da vedere assolutamente.

InsolitoEs  @  23/04/2011 01:35:02
   8 / 10
Prima parte perfetta. Partita a pallavolo evitabile. Grande finale.
Michel Piccoli straordinario. In alcuni momenti mi ha ricordato un anziano che conosco che soffre di alzheimer ( la stessa paura ....lo stesso smarrimento ).
Ma il massimo Michel Piccoli lo raggiunge quando riesce a non fuggire anche dal film quando si trova davanti la mediocre margherita Buy.

polbot  @  22/04/2011 23:12:47
   9 / 10
Film assai godibile che mi riconcilia senza dubbi con un nanni Moretti decisamente in forma e piuttosto sicuro nella direzione in un film "pieno di dubbi". Mi permetto di condividire qui di seguito la recensione di un mio amico, che mi trova pienamente d'accordo..
Film di non facile digestione. Profondamente morettiano, tanto da essere di fatto già contenuto interamente nei film precedenti. Il ritmo narrativo e la sceneggiatura non hanno la freschezza dei tempi d'oro, solo a sprazzi la toccano. però qui, più chiaramente, l'apparato delle trovate morettiane diventa funzionale a circoscrivere, a definire per contrasto.
Papa Melville è l'unico personaggio credibile della vicenda. La sua credibilità emerge gradualmente, a fronte degli altri personaggi.
Gli altri cardinali, esponenti di un dogmatismo privo di reale sostanza (nel tempo libero nessuno prega, nessuno crede in un Dio) si lasciano andare come bambini, cullati dalla musica, dalla danza, dallo sport, dai giochi.
Lo psicanalista è invece ateo, esponente freudiano-darwiniano, anch'egli però dogmatico: si rivela personaggio detentore di una verità, "papale", intenzionato a dettare le regole, esimio nel suo ruolo e tuttavia fallito sul piano più sostanziale, più umano.
La scena del dialogo tra sordi, il dogmatico teista e il dogmatico ateista, che discutono in alto sul trespolo dell'arbitro, del giudice di volley, è una scena di inautenticità. In basso invece la scena autentica: un court di terra improvvisato accoglie vecchi che ritrovano un'umanità, nel gioco. Solo nel ritorno ad un affidamento infantile c'è per questi, cardinali o psicanalisti atei che siano, una dimensione autentica. anche nella scena in automobile, sono i bambini a svelare la verità della madre che mente.
Papa Melville è l'unico uomo di verità che riesce ad esserlo rimanendo adulto, senza tornare bambino. Melville è l'unico personaggio che cerca di prendere sul serio Dio, con fede, cercando. Quella di Michael Piccoli è una bella faccia di vecchio confuso, indifeso, come d'altra parte avrebbe diritto ad essere indifeso ogni vecchio, tranne il Ratzinger di turno. Uomo di verità: ovvero uomo che sente di non possederla, la verità, ma che rispetto ad essa si sente inadeguato. Verità può essere semplicemente un'adesione alla realtà.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER non è fuga dalla realtà, ma fuga verso la realtà. In un bar, nella metropolitana, in un luogo dove si fa il pane, si contempla la realtà. Anche in una chiesa dove si usano parole realistiche, dove Dio non lo si possiede, ma lo si cerca, Dio potrebbe anche esserci. Perché Dio sembra aver scelto Melville con convinzione, per due volte: per fare il papa (e la serietà della scelta divina è affermata più volte nel film), ma ancor prima nella sua giovinezza, impedendogli una carriera da attore e volendolo sacerdote. Non sarai uomo di finzione, attore, ma uomo di verità.
L'attore calvo, impazzito, che pronuncia tutto il copione da solo, è l'elemento che rivela la necessità di romperla questa finzione.
Bellissima la scena sulla metropolitana dove Melville balbetta le prove per un possibile discorso, il discorso che vorrebbe fare come papa: Pietro... . Come a dire: Pietro non era così , cari fedeli, Pietro non era il capo infallibile di una chiesa potente. Bisogna rileggerlo, cari fedeli, il racconto che viene fatto nella Bibbia (dove sì, tra le altre cose, si parla anche di debolezza, di depressione). Un discorso così, un giorno, un papa dovrebbe farlo, pensa Melville. Dovrebbe parlare come parlava un uomo vero, Pietro. Ma il peso di 2000 anni andati diversamente è troppo, e Melville quel papa non lo riesce ad essere. Nel discorso finale: bisogna cambiare, ma io non riesco a farlo.
Aprendosi coi funerali di Giovanni Paolo II, è un film che può ricordare la forza di quest'uomo, vero uomo e dunque anche vero papa, di forza e umiltà petrina. Somigliando anche fisicamente a Wojtila, M. Piccoli è un papa che può far riflettere meglio su quanto possa essere faticoso proseguire le grandi intuizioni di Wojtyla (chiedere perdono per la chiesa, mostrarsi realmente umani e deboli) e suggerisce una riflessione sui modi messi in atto dal suo attuale successore storico.

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Ultima risposta 27/04/2011 14.12.37
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  22/04/2011 18:11:05
   5½ / 10
Quest'ultima fatica di Nanni Moretti mi ha lasciato alquanto perplesso, un film a metà, estremamente rispettoso ma con poco coraggio e senza quel mordente che ha da sempre caratterizzato il cinema di Moretti.

La storia del Papa ansioso che ha paura di diventare guida della Chiesa è resa molto bene dalla stupenda interpretazione di Michael Piccoli (chi non vorrebbe un papa così!) il problema è il contorno che è una parte consistente del film che spesso ho notato essere stata trascurata nei commenti che mi hanno preceduto.
Perchè finchè si approfondisce la figura di un papa ansioso e spaventato, il film è credibile e coinvolgente ma quando si passa oltre, Hamemus Papa diventa estremamente schematico e riduttivo, trattando argomenti di grande importanze e delicatezza con una superficialità che fa emergere una fastidiosa saccenza.

La chiesa viene messa in scena come una succursale di alto borgo di Villa Arzilla dove un manipolo di cardinali passa le sue giornate e giocare a Briscola. Un circolo di nonnetti dolci invece che di navigati uomini di fede MA ANCHE E SOPRATTUTTO raffinati politici!
C'è uno sguardo di grande benevolenza, forse anche per creare un climax ideale per la commedia, a scapito però dell'incisività provocatoria che mi sarei aspettato. Si può essere critici senza per questo dover mancare di rispetto.

Inoltre la critica alla psicanalisi è veramente all'acqua di rose, si mette alla berlina una scienza senza preoccuparsi di un minimo di messa in scena credibile ma soprattutto, ed è qui la vera colpa del film, lo fa in un contesto pericoloso, visto i rapporti a dir poco conflittuali esistenti tra fede cattolica e la scienza freudiana.

Il tutto condito da una durata eccessiva e dalla inadeguatezza di Moretti come attore di commedia.

Riuscito a metà l'altra parte è irritante.

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Ultima risposta 15/05/2011 18.41.07
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Niko.g  @  22/04/2011 12:03:40
   5 / 10
Un Papa in crisi d'identità. Idea particolare ma non una novità assoluta (un caso simile si ebbe già con Papa Celestino V). Ciò che non è comprensibile, almeno nel caso di un cardinale appena eletto Papa, è come egli possa pensare di superare una crisi di questo tipo senza rapportarsi minimamente con ciò che è stato fino ad allora il suo punto di riferimento, il suo pane quotidiano: la preghiera.
L'interpretazione di Michel Piccoli è meravigliosa, ma se qualcosa a mio parere non funziona, la colpa non è sua, quanto piuttosto della sceneggiatura che non gli permette di essere inquadrato in un contesto adeguato e che lo caratterizza, invece, come un uomo capitato lì quasi per caso, non sapendo nemmeno lui il perché. Questa l'ho trovata una stonatura grave e, come è stato già detto in qualche commento precedente, gravi sono alcuni "salti" all'interno della sceneggiatura stessa che risulta male assemblata (difetto-pregio morettiano, ingiustificabile in questo caso, vista la portata del tema trattato).
Molti personaggi del film sono superficiali se non addirittura inutili, inseriti in un contesto imponente e scenograficamente ben rappresentato ma privo di ogni sacralità che gli è tipica.
E visto che il tema del dubbio è il perno di questa surreale e strana commedia, mi ci metto pure io. "Non c'è alcuna consolazione in questa vita…". Quale vita? Quella di Darwin? Quella di chi la pensa come lui? Non si sa… di certo la frase dello psicanalista suona quasi come una sentenza, una verità dogmatica, alla stessa stregua della tanto criticata e rigida Chiesa cattolica.

16 risposte al commento
Ultima risposta 17/02/2013 13.58.56
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  21/04/2011 22:34:10
   8 / 10
Moretti prosegue con "Habemus papam" il discorso intrapreso con "Il caimano", riguardo il il rapporto problematico fra individuo e istituzione/potere.
Secondo la sua visione, gli individui e la società versano in uno stato spirituale confusionale, in crisi, senza valori fondanti certi e assoluti su cui basarsi. Le istituzioni appaiono avere perso il ruolo di mediazione, sintesi collettiva, luogo di realizzazione di aspirazioni e principi condivisi e sembrano sfuggiti di mano, incontrollabili, ingestibili da parte di qualsiasi forza umana "normale".
L'istituzione politica sembra destinata a vivere per se stessa e a schiacciare la società (finale de "Il caimano"), l'istituzione religiosa pare invece destinata a dissolversi in quanto non più in grado di riformarsi e rispondere alle esigenze di cura e sostegno etico che provengono dalle persone comuni e dal suo interno stesso.
"Habemus papam" focalizza il distacco fra persona e istituzione molto meglio di quello che facesse "Il caimano". Le persone "normali" (e si cerca di dimostrare in tutto il film che un religioso e pur anche un cardinale lo è o lo può essere) sono chiuse nel loro piccolo dovere/routine quotidiana, nel mondo a piccola dimensione e non si azzardano minimamente a pensare in grande, a prendersi responsabilità enormi, gigantesche su di sé.
Il film cerca proprio di far identificare il comune spettatore con il papa designato. Viene infatti ritratto e fatto agire non certo come un uomo d'istituzione, ha pochissime caratteristiche che lo possano far identificare con un uomo speciale o di potere, è in tutto e per tutto una persona "comune". La domanda è: cosa faremmo noi se ci trovassimo all'improvviso di fronte a un compito "sovrumano"? Come reagiremmo? Ecco allora che il personaggio interpretato da Michel Piccoli appare plausibile e comprensibile nelle sue reazione incerte, confuse, nella sua scelta finale. Il potere non si addice proprio alle persone "normali".
L'istituzione Chiesa viene ritratta come qualsiasi altra istituzione presente nel mondo di oggi: secolarizzata, influenzata dalla cultura del consumo, dello svago e della medialità, insidiata dalle pressioni di ordine psicologico (l'alienazione, gli psicofarmaci). Questo al di là della natura delle singole persone, le quali sono tutte rappresentate in maniera amabile, simpatica, quasi positiva (educati, cortesi, tifano per il più debole). Sembra quasi esserci un desiderio genuino e sincero di valori da parte delle singole persone, dei fedeli medesimi, ma il fatto stesso che ormai la chiesa è a tutti gli effetti istituzione di potere, rende vano qualsiasi tentativo di riforma. La contraddizione fra valori propagati e funzionamento strutturale verrà prima o poi al pettine ed esploderà con conseguenze incerte. Questo sembra presagire il finale-profezia, modellato su quello de "Il caimano".
Le figure non-religiose non fanno certo migliore figura, anzi forse sono peggiori. Il personaggio interpretato da Moretti stesso risalta per impotenza, inefficacia, alterigia, mancanza di umiltà e umanità. Moretti sembra quasi giocare con l'antipatia che lo circonda, con le accuse di egocentrismo e reagisce paradossalmente alimentando ancora di più questo "gioco".
Gli eroi dei suoi film sono soprattutto degli anti-eroi. Michel Piccoli come Silvio Orlando si trova confuso, perso, senza punti di riferimento, senza nemmeno l'ausilio dell'arte (a cui anela come traguardo supremo) e si dibatte inutilmente, a lungo, senza pervenire a niente. E' il ritratto dell'uomo post-moderno secondo Moretti: un essere deluso da tutto che si dibatte invano, senza risultato, mentre intorno il mondo prosegue distaccato per la sua strada auto-distruttiva.
Gli ultimi due film di Moretti sono soprattutto film che cercano di dimostrare tesi e ne risente moltissimo la resa dei caratteri. Il principale difetto è proprio nell'inconsistenza dei personaggi, nella loro sostanziale superficialità, nel loro essere quasi solo rappresentativi. Il conflitto interiore del papa è in realtà solo sfiorato, non approfondito e sviscerato. Moretti non ha osato andare al di là della commedia con risvolti etici. Peccato perché poteva venirne fuori un film molto più importante.
Rimangono i primi 20 minuti, quelli del conclave, molto intensi ed emotivi. Li ho seguiti quasi con il fiato sospeso. Il resto sono sostanzialmente tempi morti, fino allo splendido finale. Comunque un film molto interessante, piacevole, da vedere senz'altro.
Chissà che anche stavolta Moretti non ci azzecchi con la profezia finale!

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Ultima risposta 25/04/2011 01.30.58
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valis  @  21/04/2011 18:49:33
   10 / 10
film straordinario, e lo dice uno che non è affatto un sostenitore di Moretti, ma qui ha colto nel segno, probabilmente tra venti anni sarà ricordato come uno dei capolavori di sempre del cinema italiano.
crisi di coscienza del neo eletto papa, il quale, non trova di meglio che fuggire dall'asfissiante clima vaticanizio per prendere una boccata d'aria in giro per roma.
qui l'impareggiabile piccoli si scontra con le aspettative di un'umanità folle alla deriva e sofferente, in attesa della nomina del nuovo pontefice quale punto di riferimento, aspettative cui non si sente in grado di adempiere.
dall'altro lato Moretti dipinge un clero lontano dal mondo rinchiuso nei suoi palazzi, inconsapevole della gente e del mondo intorno.
impareggiabile il buon jerzy stuhr nel ruolo del portavoce inteso a nascondere l'accaduto, ad occultare al popolo dei fedeli quello che realmente stava accadendo.
il film ha molti livelli di lettura che qui ometto di elencare, ma quello che più mi ha colpito è il discorso finale di piccoli, resa di un uomo di fronte all'attesa di un mondo o resa, metaforica, di un'istituzione ormai rinchiusa in sè stessa che mira solo a durare un pò di più?

suzuki71  @  21/04/2011 10:22:19
   9 / 10
E' il più importante film italiano degli ultimi anni. La potenza della sobrietà e della misura, un sottile inno alla vita a alla straordinarietà del quotidiano che non si scaglia contro nessuno, ma tira dritto verso una imprescindibile umanità. Un film che osa e sfida l'inimmaginabile con sicurezza e misura notevoli, con un sorriso. Straordinario e importante, solido e maturo, a mio parere va messo da subito tra i classici del cinema italiano di sempre: è come mangiare una millefoglie ai frutti di bosco a un tavolo di merendine. Finale straordinario.

zakfett  @  21/04/2011 09:48:09
   7 / 10
7 perchè il racconto cinematografico è rispettoso e ben fatto.
Paga l'essere eccessivamente caricaturale, con personaggi lineari e "costruiti" esplicitamente per catturare la simpatia.
Il personaggio di M.Buy è proprio inutile.

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Rand  @  20/04/2011 18:09:41
   7½ / 10
Buon film di Moretti, come sempre, la regia impeccabile, una sceneggiatura solida e poco prevedibile supportate da musiche eccellenti, una fotografia sontuosa e buoni attori rendono il film godibile, oltre che ironico e leggero ma anche complesso e ben strutturato. A mio avviso il personaggio del giornalista RAI2 insopportabile è veramente efficace, idem per Jerzy Stuhr e Michel Piccoli, forse un pò troppo "carico" ma efficace, Moretti come sempre al top, che apprezzo come attore, non fa rimpiangere il prezzo del biglietto, senza contare tutti gli altri personaggi, ben strutturati e interessanti, se ne vorrebbe di più, invece il finale ci lascia così, senza approfondire, e il film è già finito. Consigliato ad atei, laici e credenti

wallace'89  @  20/04/2011 17:47:34
   8 / 10
A mio avviso un film molto bello, e tra i più compatti di Moretti.

La chiave della riuscita è proprio nel tono sospeso, non gridato ed equilibrato che sostiene il film. Sbaglia chi dice che il limite del film è non andare a fondo nelle sue premesse, di non approfondire le sue tematiche insite. Non è un film "a tesi". La sua bellezza sta nell' immagine complessiva, nella sua rappresentazione e descrizione, non nel giudizio e men che mai in una risoluzione anti-clericale nonostante lo spirito laico di fondo.

La classica caustica commedia morettiana affronta il materiale ecclesiastico con discrezione bonaria rappresentando un mondo isolato che ormai deve fare i conti con il proprio tempo, trovando risposta proprio nella ricerca dell'autenticità. Missione del clero deve essere non l'occultamento dell'evidenza, del vero ma partecipazione e confronto nella sua ricerca.
Evidente, nonostante le masse di fedeli, la vacuità di una voce che ha ormai perso la sua forza di comunicare messaggi della maggiore e dovuta importanza. Inevitabile quando le istituzioni dimenticano gli uomini e se non mettono in discussione la propria umanità.

Moretti in questo percorso, non distrugge ma propone e il messaggio è quanto mai importante. Come questo messaggio emerge non è didascalico, ma lasciato all'interpretazione e alla sensibilità dello spettatore ( quindi potrete benissimo pensare che si tratti di una mia interpretazione) attraverso un piacente, lieve e insieme doloroso mosaico umano dove anche un personaggio come quello di Moretti apparentemente slegato al percorso narrativo equilibra le domande che è possibile farsi, e che non è necessariamente l'autentico punto di vista posto dal film (personaggio sottoposto sia all'autocritica che all'autoelogio con la caratteristica vena idiosincratica del nostro che è sempre un piacere ritrovare).

Michel Piccoli è poi squisitamente intenso, e la regia si avvale di comparti tecnici notevolmente in mostra, come la fotografia e la scenografia, che aggiungono sostanza cinematografica al tutto. Un film italiano decisamente importante.

Invia una mail all'autore del commento adenoidhinkel  @  20/04/2011 17:31:22
   4½ / 10
E' un film che ha dei momenti divertenti alcuni anche poetici, non lo metto in dubbio. Ma, per come la vedo io, ha dei buchi di sceneggiatura incredibili. Alcuni personaggi compaiono e scompaiono senza lasciare ben capire quale sia la loro funzione, vedi la moglie di Moretti o, per certi versi, il personaggio di Moretti stesso, il quale conclude la sua presenza all'interno del film rimanendo così, un pò per aria. Bello e significativo concettualmente il finale, ma poco chiaro com'è che si arrivi ad esso. I cardinali arrivano a teatro, sì ma come?come facevano a sapere che era lì?perchè anche la gente che è dentro il teatro applaude quello che, ai loro occhi, dovrebbe essere un vecchietto qualsiasi.
E tante altre piccole stonature che, nell'insieme, mi hanno lasciato del tutto perplesso.

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Invia una mail all'autore del commento Jason XI  @  20/04/2011 09:23:20
   7½ / 10
Non mi addentro nello specifico delle tematiche che tratta il film in quanto sono già molto esaurienti (trovandomi d'accordo) i commenti qui sotto.
L'unica cosa che devo dire dal punto di vista puramente artistico è che spiazza un poco il contrasto tra la mini-odissea metropolitana e drammatica del neo papa e quello che accade in vaticano con lo psicologo Moretti prigioniero degli eventi e intento a trovare uno svago, in attesa di una qualche risoluzione...
La prima si presenta come un affresco drammatico e quasi surreale focalizzata su uno straordinario Michel Piccoli... l'altra una sorta di commediola frivola anche se intelligente, ed è quella che francamente funziona di meno anche tecnicamente.
Probabilmente Nanni ha voluto non appesantire troppo la sceneggiatura trattandosi di un tema così delicato ma così facendo ad un certo punto non riesce a capire dove voglia andare a parare.
Non lo ritengo il miglior film di Moretti proprio per le motivazioni citate sopra tuttavia un'altra ottima testimonianza del suo cinema sempre acuto e sensibile.

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Ultima risposta 20/04/2011 12.13.40
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forzalube  @  20/04/2011 01:52:55
   8½ / 10
La tematica è interessante e il film è godibilissimo perché si susseguono una lunga serie di trovate surreali ed esilaranti.
Ottimo il cast e perfetti anche tutti i personaggi minori (ad es. il giornalista tg2 che con 2/3 battute con 2/3 scene e pochi secondi fa un ritratto perfetto della maggioranza dei media nostrani, dediti alla ricerca del sensazionalismo fine a se stesso e alla piaggeria verso il potente di turno.).
Parlare di papi e cardinali e fare un film molto poco anticlericale è una cosa che solitamente non concepisco, ma stavolta perdono il regista.

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Ultima risposta 21/04/2011 06.21.59
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  20/04/2011 00:23:25
   8½ / 10
Il miglior film di Moretti, senza ombra di dubbio.
Una commedia di surreale iperrealismo: in questo apparente ossimoro si dispiega tutta la potenza del film che appaga occhi, cuore, cervello e interroga profondamente l'anima.
Il soggetto è semplicissimo: cosa succederebbe se un pontefice neoeletto si sentisse così inadeguato ad affrontare il proprio ruolo da rifuggirne?
Ci sarebbero state molte maniere per affrontare una domanda del genere: si poteva cadere nel macchiettismo e nella facile ironia (magari beffarda e corrosiva); oppure si poteva cadere nel pietismo di un (melo)drammone interiore; oppure, ancora, ne poteva nascere un'opera di confutazione teologica ad uso e consumo di pochi "funzionari della fede" addetti ai lavori. Nulla di tutto questo: miscelando con raro equilibro dramma umano, sottile ironia, una buona dose di umorismo e di solennità, Moretti confeziona una commedia straordinaria, sorretta da un immenso Michel Piccoli, che diverte, fa riflettere e stuzzica anche l'intelletto di chi avrà saputo cogliere i numerosi spunti polemici di cui è cosparsa. Ma è una polemica "delicata", suggerita, quasi sommessa, eppure potente e impietosa.
Da credente, poi, mi sono sentito interrogato su numerosissime questioni.
Ho trovato innanzitutto interessantissimo il confronto-scontro tra la Religione propriamente detta (in questo caso quella cattolica) con la "Religione laica" per eccellenza: la psicanalisi. Ironicissima la chiamata del professore-analista "migliore di tutti" al capezzale del Massimo Rappresentante dell'Ente che più di ogni altro ha combattuto la psicanalisi tentando di confutarne sempre le conclusioni: in una surrealissima seduta "pubblica", il Sommo Professore è costretto a chiedere permesso al Cardinal Camerlengo sui temi che potrà toccare col suo Illustre Paziente! Inutile dire che la seduta fallirà miseramente, mentre le debolezze umane di ogni prelato e del neoeletto Pontefice si dispiegheranno in tutta la loro potenza, coperte da un fideismo tanto pretenzioso quanto agiografico e "di rappresentanza". Nulla a che fare con la vera Fede, naturalmente, né con la più intima dimensione umana, entrambe schiacciate dai ruoli istituzionali che con identica protervia (mitigata dalle buone maniere di facciata) ricoprono la Chiesa e la Scienza, in questo caso la Psicanalisi. Godibilissime, a tal proposito, le frecciate che il professore e il Camerlengo (uno straordinario Renato Scarpa) si lanciano in tutte le occasioni in cui si trovano direttamente confrontati l'uno con l'altro. Ancor più godibile la sequenza della spiegazione dell'uso degli psicofarmaci come naturale conclusione della ben più drammatica sequenza precedente che ritraeva i cardinali impegnati con i loro tormenti e fantasmi notturni: basti ricordare per quanto tempo la Chiesa "bollò" i medicinali come "contronatura" salvo far curare in gran segreto i propri alti prelati e il Papa stesso con la nuova "diabolica" scienza.

Moretti non crede alla Chiesa "esperta in umanità" (come la definì in una celeberrima locuzione Paolo VI), ma non crede neanche alla Psicanalisi come "esperta in umanità"; Moretti crede negli uomini e nelle donne che qui dipinge con inusitata (per lui) benevolenza, in tutta la loro (cioè nostra) fragilità. E crede nella potenza dell'umiltà, cioè nella capacità di ognuno di noi di capire fin dove può arrivare e fin dove può assumersi responsabilità. La figura di questo Pontefice diventa così l'emblema della Fragilità Umana, l'emblema di chi è debole, di chi ha una Fede forse più piccola del celebre "granello di senape" di evangelica memoria.
Michel Piccoli dipinge il ritratto di una persona lasciata sola di fronte a una immensa aspettativa collettiva, una persona che ha già sperimentato il fallimento non riuscendo neanche a iniziare una carriera di attore e che ora, di fronte al compimento di una brillante carriera ecclesiastica, è ancor più sola e staccata dal mondo che lo reclama. Il parallelo col "Gabbiano" di Cecov è emblematico, così come la "standing ovation" che il Papa in abiti civili ottiene nel teatro in cui si rappresenta quella pièce il cui attore protagonista è un povero folle.
Ma la figura dell'attore ha un profondo significato teologico: Gesù infatti condanna proprio "gli attori" (nelle più comuni traduzioni evangeliche si è preferito rendere il termine greco con "ipocriti") e dunque il vero gesto di Fede che compirà questo Papa sarà esattamente quello di "gettare la maschera" e di abbandonarsi alla verità mostrando il suo volto in tutta la sua debolezza. Come ha fatto Gesù sulla croce.
In questo senso il film di Moretti è sorprendentemente "religioso"; non in senso istituzionale, beninteso, ma proprio perché sa cogliere quell'afflato, quella sete di verità che è insita in ogni uomo e in ogni donna. Verità che non può prescindere dalla piena accettazione della propria fragilità esattamente come quando Gesù gridò sgomento il suo senso dell'abbandono del Padre al momento della morte.
Non è un caso che nel film sia il professore che la ex-moglie, sia il Camerlengo sono i grandi sconfitti. E che paradossalmente la grandezza di questo ipotetico Papa stia proprio nell'assunzione piena della sua inadeguatezza e debolezza.
Certo, Moretti non ci risparmia l'evidenza di più di un miliardo di persone che sente il Santo Padre come un punto di riferimento imprescindibile: sono le pecorelle del gregge e forse lo sono in tutto e per tutto, ma non per questo le giudica o le condanna. Fa parte della nostra natura anche il non saper condurre la nostra vita in piena e consapevole autonomia; forse proprio per questo la maggioranza ha bisogno di un Pastore e di un "costruttore di ponti" (il Pontifex, per l'appunto). Ma qui si pone l'ulteriore problema: non basta un'elezione svolta in un luogo definito sacro per credere che Dio abbia indicato forzatamente qualcuno come Suo rappresentante; tantopiù se questa elezione è il frutto di umanissimi compromessi raggiunti per superare le impasses tra opposti schieramenti in Conclave.
Mostrandoci uno spaesato "Papa in borghese" in libera fuga tra le vie di Roma, Moretti ci suggerisce anche tutta la contraddizione di una figura istituzionale così pregna di responsabilità ma anche così distaccata dal mondo che dovrebbe guidare. Il neoeletto capisce di quanta umiltà e di dialogo abbia bisogno la Chiesa cattolica di oggi, tuttavia proprio quella breve esperienza di libertà lo conferma nella sua incapacità di poter condurre questo dialogo: riesce a malapena a tener testa al folle attore che in albergo sveglia tutti recitando "Il Gabbiano" prima di essere internato in clinica... se quella parte che lui conosce tanto bene non è in grado di distogliere l'uomo impazzito, figurarsi l'affrontare realtà che ignora (o meglio, che ha dimenticato per "evaporazione" nella sua mente) e che scopre ex-novo nel suo peregrinare senza meta precisa!

Non un film anticlericale, ma un film sulla necessità di riprendere coscienza della nostra piccolezza e sulla necessità di riscoprire nozioni e saggezze sedimentate nel tempo (godibilissima la scena nella quale il professore ravvisa tutti i sintomi della depressione leggendo un passo della Bibbia, a dimostrazione che nulla in realtà è stato scoperto che non fosse già stato scritto!).
Messe da parte le (apparentemente) necessarie "messe in scena", secondo Moretti l'unica speranza per un futuro migliore sta nel recupero della nostra autenticità. Qualunque sia il nostro ruolo sociale. Qualunque sia il suo costo.

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Ultima risposta 22/04/2011 04.00.11
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  19/04/2011 14:57:05
   8 / 10
Habemus papa è un'attenta osservazione sull'uomo d'oggi e chi intravede nel film di Moretti unicamente una semplice parodia del papato, della chiesa cattolica e dei fedeli o è vittima dei propri pregiudizi verso il regista, oppure non ha compreso il sottinteso che la commedia fa affiorare.
Il regista con il rigore che gli è proprio, attraverso la figura di un uomo spaventato dalla personale inadeguatezza, ci trasmette il disagio universale, soprattutto dell'uomo contemporaneo. Un uomo alla deriva, schiacciato tra il sogno e le responsabilità della vita reale.
Fin dalle bellissime sequenze iniziali il film ci infonde un senso di angoscia, nonostante la sottile ironia di cui è impregnato, anzi Moretti utilizza la capacità ironica, di cui è maestro, per dirci che è questa la sola salvezza, l'ironia può salvarci da una vita che non ha consolazione("...il darwinismo….non c'è alcuna consolazione in questa vita, dice lo psicanalista al cardinale).
Qualcuno nei precedenti commenti ha citato a ragione Pirandello. In effetti i personaggi chiave del racconto si scambiano i ruoli, indossano una nuova maschera, per riscoprire se stessi, per ritrovare un'identità in un mondo sempre più artefatto e confuso. E il regista con umana comprensione, quasi empatia, accompagna i suoi personaggi nel percorso difficile di solitudine e di paura, li segue con il sorriso meno cinico del solito, li sostiene nel loro smarrimento, in quello di tutti, che né le chiese, né la psicanalisi, con i loro dogmi incontestabili riescono ad affievolire. Soprattutto una Chiesa anacronistica (…giochiamo a palla avvelenata…. ma sono 50 anni che non si gioca più a palla avvelenata…), disorientata, persa , vecchia: le allegre scenette cardinalizie (tratteggiate con bonaria tenerezza dal regista) sembrano dirci questo.
Sicuramente la visione del Vaticano è tutta morettina e molti potranno dire che non coincide con la realtà, tuttavia è innegabile quanto la Chiesa sia lontana dalla Vita Reale, e quel Concilio chiuso fra le solenni sale vaticane, quasi prigioniero perché nessuna debolezza può trapelare, è l'icona stessa della propria estraneità al la concretezza dell'esistenza.
Michel Piccoli è bravissimo ad incarnare lo smarrimento psicologico di un cardinale, suo malgrado, eletto pontefice in tempi così cupi per la Chiesa e in particolar modo l'umana confusione di un anziano, lasciato solo con i propri dubbi.
Moretti si conferma grande cineasta, capace di intuizioni straordinarie intrise di intelligente ironia e soprattutto capace di una scrittura virtuosa, all'altezza della migliore commedia italiana.

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Ultima risposta 28/04/2011 15.12.20
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Reservor dog  @  18/04/2011 17:26:51
   7½ / 10
E' prendendo a riferimento una delle figure più solenni, e che erroneamente siamo portati a credere impermeabile al dubbio, che Moretti comincia la sua "indagine" all'interno dei timori umani, inducendo lo spettatore ad avvertire una certa empatia, quasi un'identificazione col protagonista. Perché le paure che colgono il nuovo pontefice sono del tutto umane, del tutto riscontrabili in ognuno di noi, e fanno affiorare quel senso di inadeguatezza e timore che si avverte nel momento in cui siamo chiamati a compiere il nostro destino, ad esser ciò che gli altri si aspettano da noi. Mirabile la prova di Piccoli e affascinanti le ambientazioni. Forse non è il miglior Moretti, ma di sicuro un ennesimo tassello che va ad impreziosire il crescendo artistico del geniale regista. In tempi come i nostri, dove l'egocentrismo più sfrenato porta uomini miseri e senza qualità a reputarsi indispensabili e al di sopra della legge e della morale è significativo assistere ad una storia del genere. Come sempre è accaduto, Moretti arriva nel momento giusto al posto giusto (ogni riferimento a larghe fette della nostra classe dirigente è fortemente voluto).

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Ultima risposta 19/04/2011 17.02.45
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willard  @  18/04/2011 12:42:02
   7 / 10
Indagine introspettiva nella crisi esistenziale che l'elezione a pontefice provoca nel cardinale splendidamente interpretato da Michel Piccoli.
In estrema sintesi questa è la trama dell'ultima fatica di Nanni Moretti, che cerca di penetrare oltre la spiritualità di uno dei luoghi e durante uno degli eventi più riservati del mondo: il conclave per l'elezione del nuovo pontefice dopo la morte di Giovanni Paolo II.
In oscillazione tra comico, grottesco e surreale si arriva fino in fondo, si ride non esageratamente sulle solite battute caustiche e irriverenti di Nanni Moretti, psicanalista sequestrato in Vaticano per risolvere i drammi interiori del neo-pontefice, ma tutto sommato la commedia fa solo da contorno al dramma esistenziale, vissuto in una situazione forse un po' troppo sopra le righe, dal Papa appena eletto.
Ottima ricostruzione ambientale e scenografica dei luoghi del Vaticano in cui si svolgono le vicende.

Invia una mail all'autore del commento filos-ippos  @  18/04/2011 10:46:00
   7 / 10
Non avevo mai visto in vita mia un film di Nanni Moretti, soprattutto perchè la maggior parte dei suoi film sono politici. Non ero convinto di questo film ma sono stato felicemente sorpreso. Il film è realizzato veramente bene con qualche risata e veramente molti punti di riflessione. Unico neo non si capisce bene il ruolo di Nanni Moretti, un ruolo marginale diciamo, da intrattenitore o di chi solleva il morale agli altri (in questo caso i vari cardinali). Da vedere assolutamente! Non leggete lo spoiler qui sotto se non volete rovinarvi la sorpresa...

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Ultima risposta 19/04/2011 09.22.40
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  18/04/2011 02:05:35
   8 / 10
Il più grande attore francese (vivaddìo) vivente, Michel Piccoli - classe 1925 e più di duecento (!!!) film all'attivo, impersona magnificamente questo ritratto di debolezza morale, ed è un paradosso già di per sè significativo, perchè se esiste una faccia universale della fede questa poggia proprio sull'UMILTA' dell'individuo. Tanto per capirci, questo pontefice costretto ad ammettere i suoi limiti sarebbe un Papa da eleggere a pieni voti, e tanto giustifica il suo consenso nelle prime immagini del film. E così, con una mossa pubblicitaria alquanto audace, si impone al cinema come un'anteprima di un'altro "film" per certi versi già visto, quello dell'imminente beatificazione di Giovanni Paolo II.
Il cinema di Moretti non è mai stato tanto prodigo di citazioni come in questo caso. E' come un'immensa rappresentazione teatrale sul senso della vita (non quello, populista e casereccio di una nota trasmissione televisiva), molto Felliniano in un certo senso, ma anche costretto a meditare sugli effetti coercitivi di un mondo che implode nel suo rigoroso monolitismo (cfr. l'angelo sterminatore di Bunuel), o diventa Rappresentazione di un ruolo importante (Il divo di Sorrentino).
Nelle prime immagini sembra quasi voler confrontare la tragica bellezza di un ruolo universale con un mondo per certi versi analogo come quello dei regnanti (il pontefice come una figura spaesata, à la Marie Antoniette).
E in questo senso il film è semplicemente immenso, perchè riesce a descrivere quanto non tanto la fede ma il bisogno di rifiutarla a favore dell'armonia "terrena" sia il segreto che insegna all'umanità a riconoscersi e svelarsi.
Quell'uomo che - sordo alle imposizioni del clero - vaga alla ricerca di un tempo perduto o mai ritrovato, tra i comuni mortali, sarà forse quel D.io che tutto il mondo attende e che esplora con i suoi occhi il volto e le ragioni della sua "grande famiglia"? Perchè alla fine non ci resta che attendere invano, sconsacrati dallo spirito che cerca contatto in una folla plaudente ma lontana, sottomessa al ruolo di subalterna fedele, perciò inferiore di fatto alla "divina conoscenza" di un solo essere "eletto".
Purtroppo però l'egocentrismo di Moretti, dopo una prima parte letteralmente da applausi a scena aperta, rischia di confondere o quantomeno di smorzare i contenuti di questa mise in scene teologica (v. il Darwinismo). Non si tratta tanto di ciò che sicuramente accadrebbe nella realtà, davanti a un'avvenimento del genere (il povero pontefice sarebbe privato del dono della parola, figuriamoci se può liberamente "scendere" tra di noi e fuggire dalle stanze del Vaticano), ma ho avuto la sgradevole sensazione che, nella sua laicità, Moretti voglia in qualche modo guidare e "dirigere" il mondo del Vaticano. La laicità deve proporre, non credere di dover esprimere un linguaggio personale e antitetico a un'organizzazione statale, universale e religiosa. La beffa, che stride con il grande messaggio umanistico del film, è data dalla sovversione poco ortodossa della partita nelle stanze del palazzo, volutamente irriverente davanti al bellissimo tributo figurativo di Fellini in un suo vecchio film ("Roma").
Un anno fa circa abbiamo visto "Uomini di D.io". Un film che personalmente ho trovato splendido ma... quei frati erano così consapevoli della bontà della propria missione da accettare anche il sacrificio della vita (e la brutalità della scelta come quello dell'Uomo in croce) senza comprendere a fondo i limiti della propria scelta.
Qui invero vediamo un uomo fermarsi e vanificare proprio quel mirabolante e triste abito bianco dietro i drappi e le tende.
Davanti alla scienza (psicanalisi) dove nessun uomo credente può cedere, perchè non esiste, dicono, debolezza senza la forza dell'anima.
E in questo senso il film è importante, se rivela che oltre allo spirito, esiste una vita in grado di metterci tutti in difficoltà

14 risposte al commento
Ultima risposta 29/05/2011 15.56.01
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Invia una mail all'autore del commento franx  @  17/04/2011 20:52:31
   5½ / 10
"Purtroppo" mi trovo daccordo con wuwazz, anche se non mi sento di dare un 4 e mezzo.
Nonostante sia cosciente dei problemi dovuti dalla ricerca della VERA vocazione (si veda scena ansiolitici e altro) e dello svecchiamento dei costumi e della religione stessa (si veda partite di pallavvolo, scopa, ecc.) questo film non me li ha trasmessi.
Ho capito di cosa si trattasse, cioè dei temi di cui sopra, perchè un mio amico che aveva approfondito il film, ce lo ha spiegato all'uscita.
Durante la proiezione la mia mente vagava da una scena all'altra, da un dialogo all'altro, chiedendosi dove ca**o si andasse a parare.

10 risposte al commento
Ultima risposta 18/05/2011 19.08.02
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docafass  @  17/04/2011 19:35:16
   10 / 10
Geniale......e basta!!!!

marcodinamo  @  17/04/2011 18:41:51
   10 / 10
A mio parere il più bel film italiano degli ultimi dieci anni.

Invia una mail all'autore del commento Axel  @  17/04/2011 12:44:14
   7½ / 10
Siete sicuri che sia un film su vaticano/chiesa cattolica/religione? O è solo lo sfondo di (molto) altro?

4 risposte al commento
Ultima risposta 18/04/2011 01.12.24
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wuwazz  @  17/04/2011 12:27:38
   4½ / 10
Stavolta Nanni Moretti ha passato il segno.
Un progetto interessantissimo, per carità, con moltissime potenzialità.
Ma l'intera evoluzione del film è avolta da una tale oscurità da non permettere, a mio avviso, allo spettatore di capire di cosa realmente tratti Habemus papam. Molte macchiette e molte sequenze magari anche memorabili, che purtroppo rimangono pur sempre macchiette, slegate dall'essenza del film. Se da un lato questo film contiene una rappresentazione molto intelligente e critica del mondo del Vaticano e lo spunto geniale dell'accostamento dei modi di fare dei cardinali a quello dei bambini, da un altro lato è veramente troppo poco esplicito.
In realtà questo è un film che non ha neanche una vera e propria evoluzione. Sembra di assistere ad un panorama (comunque supposto) della vita in vaticano e della sua noia, sconvolta per un paio di giorni dal singolare evento della fuga del neo eletto Papa. Quello che rimane alla fine del film è una partita di pallavvolo tra Cardinali e

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Molto interessante, non c'è che dire. Quello che è mancato però (e non è poco) è l'offerta (l'umiltà) del film allo spettatore e la volontà di approcciarsi con esso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  16/04/2011 14:56:20
   8 / 10
Pirandello.
Goldoni.
Bellocchio.
Bunuel.
Aristofane, Plauto, Molière.

Una umana commedia (tenera e drammatica) sulla falsità dell'Istituzione, e sull'autenticità, e sul coraggio, della verità, che solo la finzione artistica sa svelare.
Film che vola alto, leggero, ispirato, e svincolato dall'attualità come le migliori allegorie.

Strepitoso Michel Piccoli.
Probabilmente il risultato più alto di Moretti regista.

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7 risposte al commento
Ultima risposta 20/04/2011 09.54.27
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