Un cavaliere torna dal campo di battaglia solo e trova ad attenderlo una terra devastata dalla peste, e la Morte che lo reclama. Riuscirā a prolungare la propria esistenza impegnando la Mietitrice in una lunga partita a scacchi che sa di non poter vincere.
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Soltanto la mia difficoltà a digerire lo stile di bergman mi conduce ad abbassare di un voto, ma questo è un fatto puramente soggettivo e ne sono conscio. L'immagine della partita a scacchi con la morte è un'icona del cinema, un'idea semplicemente geniale e riuscita, che ben simboleggia la nostra breve e intensa vita. In una Scandinavia martoriata da peste e crolli di fede si muove un cavaliere di ritorno dalla guerra santa che verrà invocato dalla morte, ma è il leitmotiv che sta alla base della sfida a scacchi a rendere eterno ed attuale il film : i dubbi su Dio, la sua esistenza, la sua bontà, e la paura di sapere cosa ci sia dopo la morte. L'uomo ha sempre cercato di identificare un essere Altro che potesse in qualche modo stare al dì sopra di lui e confortarne un'esistenza non priva di dubbi, timori, ansie e paura. Ogni essere umano reagisce in maniera diversa all'approssimarsi dell'ultima ora , ed il film utilizza in maniera sapiente alcune figure ed alcune situazioni. Dai saltimbanchi che intrattengono una folla annoiata e senza più grossi stimoli, passando per il piacere carnale verso una donna ( euforia edonistica), fino a chiudere con il flagellante che attraverso la violenza fisica autoinflitta cerca di espiare il peccato dell'uomo riacquistando il "pass" verso Dio. Ovviamente nel film la carta vincente è senza ombra di dubbio la figura della morte e le scene in cui è protagonista, ma il film nel complesso si avvale di dialoghi e di frasi assolutamente azzeccate ed impressionanti per la capacità di centrare il punto.
"Sai, secondo me questa Crociata l'ha inventata uno che poi se n'è rimasto pacifico a casa". ( lo scudiero Jons, di visione più materialista e concreta, ma mai lontano dalla verità).
"Il suo silenzio non ti parla?" ( la morte che giustifica la perdita della fede come una prova lampante che Dio non ci sia e che quindi essa stessa non offra nulla dopo il trapasso).
"E tu ci svelerai i tuoi segreti? Io non ho alcun segreto da svelare. Allora non sai niente? Non mi serve sapere." ( la morte che riconferma che non ha pregiudizi di nessun tipo, nessuna selezione pilotata: agisce senza preferenze, senza una ragione, agisce e basta).
Insomma, una pietra miliare del cinema che probabilmente risente dell'eccessiva impostazione teatrale, ma che possiede dalla sua temi solidi, una ricostruzione veritiera di quel tempo e soprattutto dialoghi convincenti.
L'opera del "Settimo sigillo" rappresenta la più grande maledizione degli esseri viventi,l'unica sicurezza che essi hanno:....morire... Il cavaliere Antonius Block cercherà di riuscire dove nessuno è mai riuscito;il suo desiderio di non abbandonarsi alle braccia della grande mietitrice è combatutto dalla sua voglia di sapere,dalla sua riluttanza nel voler credere ad un 'ipotetico "nulla" dopo il trapasso.... Antonius decide di giocarsela fino alla fine,è consapevole che il suo avversario è di sicuro imbattibile,ma cerca comunque di confondere colei che ha davanti per non arrendersi al suo inevitabile destino....Se la morte lo deve prendere,lo farà sudando.... In realtà,qualcosa di concreto Antonius lo troverà....
....la bellissima metafora (o forse non tanto metafora,considerando quello che riesce a vedere l'attore Jof..) porta alla conclusione che "La Morte" prende quello che si deve prendere,la si può ritardare,ci si può giocare,si può tentare di ingannarla,ma nulla può evitare l'inevitabile... ....però c'è da fare una riflessione su ciò che Antonius ha compreso....la propria morte è assolutamente inevitabile,ma si può impedire che qualcuno muoia per un "effetto domino"......a volte si può essere responsabili della morte di qualcuno,semplicemente perchè quel qualcuno ha deciso di dividere il suo destino con colui che morirà..... ...durante una delle tante fasi della partita a scacchi,la morte chiederà ad Antonius se è veramente intenzionato ad accompagnare una carovana di attori durante il suo viaggio. Antonius rimarrà inizialmente sorpreso da questa strana domanda che gli ha posto la morte,non capendone bene il senso,ma successivamente sarà proprio Antonius a permettere a Jof e la moglie Mia,con il loro pargolo,ad andarsene... Così facendo ha permesso che almeno quel bimbo potesse continuare a vivere insieme ai suoi genitori.....per Antonius è stata già una vittoria....così come lo è stato cercare di vincere contro la mietitrice.... Alla fine di tutto Antonius chiederà alla sua cupa avversaria cosa sa riguardo al trapasso....ma la morte risponderà che non ne sa nulla,e che non gli importa nemmeno di saperlo.....ed in fondo è ovvio che sia così.....la morte arriva e basta,di cosa c'è prima,e di cosa ci sia dopo,non gli importa un granchè.....lei esiste e basta....e fa quello che deve fare....
Una bellissima opera di Bergman,estremamente teatrale,cupa e profonda....
Scusatemi davvero, ma di più non riesco a dargli..forse mi manca quella sensibilità indispensabile per apprezzarlo, forse son troppo di un'altra generazione o forse semplicemente non l'ho capito. Ma a parte qualche dialogo interessante il resto è calma piatta, sembra di vedere un'opera teatrale; in più parti penso di essermi pure addormentato. Noiosissimo e per niente coinvolgente. Film pieno di domande, ma senza risposte. Mah..troppi commenti altissimi, secondo me in realtà sotto sotto questo film non è apprezzato poi così tanto..
Un capolavoro, uno dei film più belli di sempre. La partita a scacchi con la morte da parte di un cavaliere tornato deluso dalle crociate che attraversa un periodo di crisi, con varie paure che tormentano il suo cuore. Il film concentra su di se molte tematiche popolane che riguardavano il periodo storico del 300: paura della morte, credenze dell'esistenza di un dio e credenze mistiche (fantasmi maligni, folletti), un periodo ricordato non solo per un momento di crisi, ma anche per l'arrivo della pesta detta la "morte nera". Bergman realizza tutto questo in un'atmosfera cupa e molto surrele, una rappresentazione perfetta di come si svoge il film, una Svezia molto affascinate per i suoi paesaggi, ma nello stesso tempo molto cupa. I personaggi sono fantastici, il cavaliere che gioca a scacchi con la morte e colossale, l'uso delle luci e delle ombre soprattutto durante la partita degli scacchi è magistrale, battute e dialoghi fortissimi, Bergman riesce a realizzare un pietra miliare nel mondo del cinema, un film di culto e da vedere senza ombre di dubbio.
uno dei capolavori del cinema mondiale. immenso Bergman. su questo film si è detto di tutto, ma proprio di tutto. talmente di tutto che sento ancora dire cose come "non è tra i migliori Bergman" oppure "non ha resistito alla prova del tempo". stupidi!!! ditemi un altro film, che sia deli anni 20 o del 2009, che contenga una figura incisiva come quella della morte in questo film. NON ESISTE!!!! altro che prova del tempo. il tempo non esiste per queste opere, non deve esistere. potrei parlare per un altra ora su questo film, potrei scriverci una tesi di laurea. non lo faccio, ma sappiate che pochissimi film contengono tanti significati e metafore di questo. CAPOLAVORO!!!!
Fantastica opera di Bergman, uno dei più grandi capolavori della storia della cinematografia mondiale. Acutissima riflessione sulla morte, l'eros e il thanatos, le paure più recondite e le superstizioni umane. Una carrellata di immagini indelebili e di fotogrammi che sembrano un mosaico perfetto. Maestosa la regia ma ancor più sorprendente e sublime è la fotografia, nonchè la magistrale prova di tutto il cast. Finale da brividi per un film che merita una standing ovation.
Geniale. Inutile polemizzare sulla diversità contestuale in cui è inserito oggi, è un fatto dimostrato che i capolavori veri non invecchiano mai.
Il film di Bergman è una perfetta rappresentazione della vita, perfetta proprio in quanto ha come soggetto l'ultima battaglia che ogni uomo deve combattere: quella contro la propria morte. La vita scorre in un attimo, senza che ce ne accorgiamo scivola via e possiamo solo fare del nostro meglio nel tempo che ci è concesso; immancabilmente però, questo non ci basta mai.
Affresco indagatore di un'epoca oscura; fuoco fatuo ingannatore, ci illude rinchiudendo la vita, la morte, i più grandi misteri dell'umanità nelle regole e costrizioni dei pezzi di una scacchiera. Sforzo e fede possono trionfare sul nulla? Possiamo noi ottenere più tempo, fosse per il più nobile degli scopi, o per la più alta delle aspirazioni? Possiamo noi ingannare la Morte?
Ambientazione e scenografia non curatissime ma efficaci ci mostrano un anno mille confuso e spaventato, tra demoni, appestati e flagellanti non c'è conforto, non c'è rifugio, non c'è speranza.
Probabilmente questo film è davvero un po' troppo vecchio per i nostri tempi, ormai siamo abituati a super-effettoni grafici, inquadrature nervose e tematiche ultrapsicologiche. Ma io credo sia un bene che sia così vecchio. Non oso immaginare cosa ne sarebbe risultato se alla regia ci fosse stato qualcuno dei nostri tempi, tipo Ron Howard. Brrrr.
Riconosciuta l'importanza storica e la complessita tematica della pellicola, è inutile cercare di nascondere come tanti pseudo cinefili come questa opera sia oggi poco interessante e mortalmente noiosa...Il cinema è cambiato sia tecnicamente che tematicamente, e nonostante non debba mai mancare il rispetto per queste opere che (ai tempi) sono state pietre miliari d'avanguardia e socialmente scomode, è inutile sommergerle di 10 finti e non sentiti, dato che oramai il loro valore è evidentemente diminuito e completamente esautorato dal differente contesto sociale nel quale ne usufruiamo.
Nella vita, prima della morte (unica certezza), la sola cosa che conta è l'amore. Tutto le altre questioni sono inezie. Il voto in questo caso non ha alcuna importanza. Opera d'arte.
Lo ricorderò, questo momento: il silenzio del crepuscolo, il profumo delle fragole, la ciotola del latte, i vostri volti su cui discende la sera, Mikael che dorme sul carro, Jof e la sua lira… cercherò di ricordarmi quello che abbiamo detto e porterò con me questo ricordo delicatamente, come se fosse una coppa di latte appena munto che non si vuol versare, E sarà per me un conforto, qualcosa in cui credere.
Un film che sembra una rappresentazione teatrale, con i personaggi che descrivono i diversi atteggiamenti dell'uomo di fronte alla morte che arriva appunto in maniera teatrale. Non sono d'accordo con chi tira in ballo Dio in questo film, perchè in questo film Dio non c'è, in tutti i sensi.
Non sono un filosofo e magari non colgo nel profondo tutti gli aspetti del messaggio di questo film, ma non esito a definirlo un capolavoro. Credo che i film, come la musica, possano e debbano trasmettere sensazioni, emozioni, che vanno al di là delle speculazioni teologiche e filosofiche. Il maestro Bergman ci ha regalato un'opera straordinaria che non può lasciare indifferenti. Da segnalare l'eccezionale presenza scenica di Bengt Ekerot, viene da pensare che l'espressione "physique du role" sia stata coniata apposta per lui! I dialoghi sono strepitosi nella versione italiana, ma consiglio anche la visione in lingua originale coi sottotitoli, è molto suggestiva.
Siamo nel remoto 1956 Un regista di nome Ingmar Bergman "estrae" dalla sua profonda mente un film abissale Un cavaliere e pronto a morire, la Morte č vicina, questa Icona primitiva e raccapricciante si presenta in vesti nere Ma l'uomo (reduce dalle crociate) temporeggia e sfida La Morte in una partita a scacchi pressoché infinita Il regista introduce molti personaggi sulla scena, molti di essi hanno pesantissime funzioni metaforiche, la purezza della famiglia con un bambino piccolo, la cattiveria del "sistema" che fa rima con degrado, dubbio e miseria Il cavaliere č una persona piatta, senza valori, dubita di D.io e si perde inesorabilmente nell'incertezza eterna
Creando assi immaginari nella psiche umana viene a realizzarsi un'inesorabile linea di confine fra Bene e Male Essi sono la retorica della vita umana, il Male č l'ente "pericoloso" temuto e odiato dalla massa Il Bene č il "paradiso" ma esso non č certo, la sua bellezza e purezza si intersecano beffardamente con il Niente con il sogno Ovvero prende vita un complesso concetto di " rifrazione " L'ente del Bene č composto dal "tassello" perfezione, questo "nobile" "tassello" paradossalmente scredita il Bene, la Perfezione Celestiale e sconfitta dal suo astrale riflesso, o meglio l'uomo non riesce a comprendere la Luce, essa si nasconde e si esalta lontano dal conscio umano bensė in dimensioni ignote I Dialoghi compongo l'enfasi di questo film, essi sono "poetici" ma dietro la massima retorica si nasconde la Vita, la sostanza, i fatti Ingmar Bergman si supera e confeziona un' Opera con varie allegorie, piccole grandi metafore La storia si svolge in un periodo buio, l'uomo č vittima della Superstizione ed č vittima della morte e soprattutto della vita Il regista "sbalza" sontuosamente da un argomento all'altro con Somma, Suprema Eleganza La "danza della Morte" raffigurata anche in chiesa da un artista č significato di paradossale liberazione "gettonata" dalla prigionia eterna ovvero dalla Morte Gli uomini spensierati e liberi da ogni male terreno si allontanano da questo mondo e guidati dalla Morte raggiungono un qualcosa di inedito (ma il viaggio di Ingmar Bergman si ferma qui ovviamente solo sul piano tecnico, cinematografico, resta allo spettatore "varcare" il "concetto conclusivo" ragionando e generando interpretazioni su un ipotetico nuovo mondo, nuova dimensione ove si "innalzano" due immaginarie strade: Il Bene e Il Male ) E' difficile "collocare" L'Opera di Bergman in un solo contesto, il film generato dalla metafora della Morte si fa strada in altri "spazi concettuali" La scena teatrale rappresenta praticamente il disegno della vita dell'uomo in modo altamente banale, ma questo siparietto "addolcisce" le inevitabili conseguenze della vita E quindi la Vita č tutta da interpretare, tutte queste concezioni si "incrociano" violentemente con teorie Luminose e Oscure (ovvero Vita e Morte) La "pedina" nel film č Il cavaliere, l'uomo compie un atto di fratellanza, salva la famiglia di giocolieri dalla Morte Bellissima la scena della partita a scacchi ove il Cavaliere lascia cadere volontariamente le pedine, la Morte con cinismo e cattiveria (e questa "cattiveria" č una metafora, calandoci nel concetto metaforico essa č la "Stazione dei Sensi" ) "risolleva" i pezzi e "bluffando" vince la partita La Morte ha vinto, ma paradossalmente č stata soggiogata!!! La scena sul piano cinematografico certamente non č il Top assoluto ma in questo caso bisogna "sormontare" il concetto tecnico e penetrare in profonditā nel concetto della Retorica e della falsa Solennitā che č presente anche nell' "Angelo Oscuro" ovvero la Morte Il film č un "cantiere aperto", l'uomo č in lotta contro tutto e tutti, odia la Morte, non crede in D.io e non trova luce ma solo profonda oscuritā Dio esiste? E' la domanda allegorica dell'intero film, il regista come accennato prima non definisce niente, la luce (ovvero D.io) č una metafora, esso compie Miracoli e gioia grazie ad un "mezzo di passaggio" ovvero il Cavaliere, esso indirettamente rappresenta D.io in un determinato momento e in effetti batte la Morte (un uomo non batte la Morte) La domanda "mordace " composta da solo due "paroline" (D.io Esiste) genera migliaia di interpretazioni, esse a volte si scontrano e si "mescolano" La scacchiera potrebbe nascondere diversi messaggi metaforici, il nero della Morte potrebbe allegoricamente rappresentare l' "Oppressione visiva" ovvero l'inutile retorica che condiziona mortalmente l'uomo Il bianco invece rappresenta la purezza troppo delicata, essa a volte č "coperta" dal nero (ovvero la Morte) ma nonostante ciō essa (ovvero la purezza) simboleggiata dalla pedina bianca si muove per prima nel lungo calvario della vita, queste concezioni si rispecchiano metaforicamente sulla scacchiera "domata" dalla "sfera" immaginaria dell'uomo: La morte e L'uomo (ovvero la salvezza) "Il Settimo sigillo" nasconde significati abissali, il regista si supera su questo piano ma lascia pecche riguardo la fotografia e il ritmo del film (ma in questi casi, come detto prima le cose importanti sono ben altre ). Non mancano belle scene, alcune davvero macabre, beffarde e "grottesche", la Morte rappresentata in modo Divino "incombe" nelle menti della massa spettatrice; era difficile raffigurare questo "scuro" Personaggio in modo cosė "solare" ed elegante Lode a te Ingmar! Buone le interpretazioni, complimenti all'intero cast, drammatiche, buie le atmosfere (il "bianco e nero" gioca in questo caso una funzione primaria), il regista compone uno splendido "Mosaico", esso "Imbandisce" il tutto con (innumerevoli) temi profondi e religiosi che il pių delle volte sono nascosti Il finale č terribilmente drammatico e Supremo sul piano della concezione "Dio-Morte" La Morte "gode" da una parte ma dall'altra c'č l' amore di Dio che non ha bisogno di celebrazioni E' questa l'essenza del film, l' "emisfero" del Bene si confronta con l'altro e addirittura si mescolano!!! Infatti il "cammino" dei morti nel finale potrebbe rappresentare anche la liberazione, la felicitā
Ingmar confeziona l' Apoteosi, il "Settimo Sigillo" č il doloroso finale della visione apocalittica La pellicola milita nei baratri del possibile, dell'immaginabile e glorifica, emoziona a tratti (purtroppo non sempre!) l'animo dello spettatore, Opera a tratti delirante, immensa, "ambigua" e Immortale
delusione. il film si divide in due film. 1)tutte le scene in cui compare la morte,10minuti all'incirca,di questa parte posso dire che è un capolavoro,la morte è davvero immortale,leggenda,inimitabile da tutti quelli che hanno fatto film sul tema in seguito. voto 10. 2)tutte le scene in cui non compare la morte,80 minuti,di questa parte posso dire che è noiosissima,non regge l'impatto coi tempi,non crea emozioni e non vedo niente di tutto cio' che voi scrivete(penso che molti scrivono davvero solo per sentirsi cinefili),è davvero un impresa arrivare alla fine del film,non succede praticamente nulla,non ci sono colpi di scena,piatto che piu' piatto non si puo'.voto 1 in conclusione,il film viene considerato un capolavoro senza tempo dalla critica(la critica vera)perche' è stata una novita',un film nuovo all'epoca,che è stato oggetto di innumerevoli imitazioni e ha creato un nuovo mito,la morte vestita di nero che ti vene a prendere. molti di voi votano 10 perche' nella vita seguono la massa e le mode. penso che l'80%che ha votato 10 ha avutodifficolta' arrivare alla fine della pellicola per poter finalmente esclamare:"mamma mia che capolavoro"!! sono indeciso nel voto,dovrei darei 10 solo per la faccia della morte,ma il film è davvero troppo vecchio e funziona bene com sonnifero per dare un simile voto,son rimasto molto insoddisfatto alla fine della pellicola ma non me la sento di dare l'insufficienza perchè non la merita.
Mi fa piacere che a certa gente non piacciano film presenti nella top 25 di questo sito, almeno così capiamo che non a tutti deve piacere una cosa solo perchè per la maggior parte è un capolavoro Di questo film, prima di vederlo sulla Top 25, non ne avevo mai sentito parlare, ma ho deciso di noleggiarlo solo perchè volevo provare l'ebbrezza di stare davanti alla TV a guardare un film in bianco e nero. Devo dire che mi è piaciuto molto, sia in termini di storia, sia di riprese (per l'epoca) e pure per come siano stati capaci i protagonisti nelle interpretazioni. Particolarmente pesante però il bianco e nero, abituato ormai alla TV a colori, ma questo non ti fa desistere dal guardarlo
Indiscutibilmente uno dei più grandi registi di tutti i tempi, Ingmar Bergman ha basato le sue opere sui temi che lo hanno accompagnato per tutta la vita: l'incomunicabilità tra le persone, la ricerca di D.I.O., la percezione che ha l'uomo della malattia e della morte, le forti crisi esistenziali che colpiscono le coppie e le famiglie Dopo una serie di sperimentazioni espressionistiche la sua ricerca ha lentamente virato verso l'essenzialità, circondandosi, per l'interpretazione dei personaggi della maggior parte dei suoi film, di attori feticcio come Ingrid Thulin, Liv Ullmann, Bibi Anderson, Gunnar Bjornstrand e Max Von Sydow; tra i tanti premi ricevuti nel 1957 riceve quello speciale della giuria a Cannes con "Il settimo sigillo" dove la dimensione allegorica si sviluppa in tutta la sua forza e penetra prepotentemente all'interno della tematica religiosa attraverso i dubbi e la crisi esistenziale del cavaliere Antonius Block lacerato da angosciosi interrogativi sull'esistenza di D.I.O. dal momento che, tornato a casa da una crociata, stanco e deluso, trova intorno a sè soltanto pestilenza, inquisizioni e morte, la stessa morte che, in vesti umane, gli si presenta all'improvviso davanti informandolo che è venuto a prenderlo essendo giunta la sua ora, ma l'uomo non è preparato a morire se non dopo aver riempito il vuoto che incombe nel suo animo, vuole prima una risposta ai suoi dubbi, ha bisogno di tempo, per ottenerlo sfida a scacchi la morte. Il settimo sigillo, ossia l'ultimo, quello del tragico finale della visione apocalittica, dei sette con i quali è sigillato il libro, contenente l'ultimo tra gli scritti del nuovo testamento, che verrà letto dall'agnello di D.I.O. ( Gesù Cristo) per venire a conoscenza dei misteri della vita, dà il titolo a questo grande film dove, per aquisire questa conoscenza il cavaliere chiede alla morte una dilazione al compimento del suo destino. Credo sia superfluo addentrarmi troppo nell'analisi filosofica ed esistenziale del film o sulla grandezza della sua struttura: soggetto, scenografia, fotografia ecc. ( lo hanno fatto molti, e bene, di quelli che mi hanno preceduto), magari mi soffermerò su quello che a me ha colpito di più: la straordinaria bellezza dei dialoghi del cavaliere con la morte, asciutti, diretti, ma di una profondità devastante. "Vorrei parlarti sinceramente ma il mio cuore è vuoto, il vuoto è uno specchio che riflette la mia immagine e provo disgusto e paura, l'indifferenza mi ha isolato dagli uomini, vivo un mondo di fantasmi rinchiuso nelle mie fantasie e nei miei sogni; perchè D.I.O. si nasconde in una nebbia di promesse e di miracoli che nessuno ha mai visto? perchè D.I.O. continua a vivere in me in questo modo doloroso ed io non riesco a liberarmene? voglio che mi parli, che mi sveli il suo volto;" alla replica della morte che gli dice: "forse D.I.O. non esiste!" l'uomo riprende: "allora la vita è un assurdo errore, nessuno può vivere con la morte di fronte agli occhi sapendo che tutto è nulla, la mia vita è stata vuota, piena di cose insignificanti, non provo amarezza soltanto perchè sò che la maggior parte degli uomini vivono così." Pago di essere riuscito a distrarre la morte e di aver ritrovato un rapporto di solidarietà con gli uomini, il cavaliere accetta volentieri di perdere la partita a scacchi; il dramma dell'esistenza, nelle diverse valenze filosofiche, religiose ed ideologiche si chiude.
Ecco un altro di quei tanto osannati capolavori cosmici che al sottoscritto (scusate il termine) hanno fatto cadere i cogl1oni sul pavimento, io prima di scrivere ho letto un pò i commenti sottostanti e devo dire che leggendoli ho notato la spocchiosità di molti utenti che per atteggiarsi da cinefili (o cinofili o gattofili) mettono 10 ad un film che non hanno mai visto nella loro vita o che magari lo hanno visto con occhio "minchia questo è un capolavoro mi deve piacere anche se non è così" se lo vedono, magari si fanno trequarti di palle ad arrivare fino alla fine, e al posto di dire "Mah carino" o "Che cag**a!!!" dicono "Grande capolavoro" e non lo vedono mai più, magari poi arriva un amico e gli chiede "Com'è il Settimo Sigillo?" "E' un capolavoro!", al che l'amico eccitato dice "wow ce lo vediamo stasera?" e lui risponde "Uhm non mi va tanto, perchè non ci vediamo Porkys 3?" Ragazzi...(lo dico a coloro che si riconoscono nel mio commento) siate obiettivi a mettere i voti a sti film...
Gli ho dato 3 perchè effettivamente sotto il mio punto di vista non tutto è da cestinare.
Ricordatevi che questo, che vi piaccia o no, è il mio voto al film, quindi non scassatemi le maracas con le solite risposte fritte e rifritte.
Ispirandosi agli affreschi risalenti all’epoca medioevale che osservava all’interno delle chiese fin da fanciullo,Ingmar Bergman decise di affrontare un film che parlasse di ricerca della fede e del destino dell’uomo in un mondo sull’orlo del baratro,privo di quei valori morali e religiosi perduti inesorabilmente a causa di una dilagante corruzione dell’animo umano. Il regista affida al cavaliere Antonius Block,dal ritorno dalle crociate, l’incarico di rappresentare il suo alter-ego,delineando la figura di un uomo divorato dal dubbio. Incalzato dalla morte,unica ed inesorabile certezza, il cavaliere che ha rinunciato all’amore e al suo bel castello per soddisfare in terra santa i voleri della chiesa,cerca di conoscere delle risposte che possano quietare il suo animo tormentato. L’esistenza di D.io,la vita dopo la morte,la cieca obbedienza nella fede,sono i grandi dubbi che divorano Antonius al quale si contrappone il suo fedele scudiero Jons, che si dimostra scettico e incapace di credere che esista realmente qualcosa di superiore all’essere umano. Il mondo in cui Bergman cala i suoi personaggi è tremendamente oscuro,colpito da una peste che non concede tregua,attraversato da un fanatismo religioso che sfocia in esecuzioni sommarie,sermoni deliranti e processioni di fedeli atterriti ,divenendo cosi' lo specchio di una realtà in cui l’uomo si muove senza piu’ osservare una morale né tanto meno delle regole civili. Secondo la visione del regista non tutto pero’ è malato o corrotto,in mezzo a questo terrificante affresco umano si stagliano l’innocenza e la giovialità di una famigliola di commedianti,con i quali il cavaliere passerà l’unico momento realmente sereno dopo il suo ritorno in patria,inducendolo ad un atto d’amore nei confronti di questo nucleo di gioia e spensieratezza che salverà dall’oscura signora con un astuto sotterfugio. La famigliola è secondo Bergman,quell’esile fiammella di speranza ancora ravvisabile in un mondo estremamente triste ed oscuro,un messaggio di pace in grado di contrastare nella sua semplicità il male dilagante. Bergman affronta temi importanti analizzando il suo stesso smarrimento di fronte all’ignoto,il suo lavoro ineccepibile,non lesina anche qualche momento piu’ leggero e divertente,stupenda la regia e notevolissimo l’utilizzo del bianco e nero,buone le interpretazioni di Max Von Sydow,Gunnar Bjornstrand e dell’incantevole Bibi Andersson,veri attori feticcio del regista scandinavo. Ottimo lavoro che analizza non solo la misteriosa condizione umana ma che lancia anche un atto d’accusa nei confronti della religione quando questa sfocia nel fanatismo e viene utilizzata come strumento per raggiungere beni materiali.
affascinanti le scene con la morte,ma interesseranno al massimo 7-8 minuti in tutto il film.Il resto,visto oggi,a ben 51 anni di distanza,pare interessante,piacevole,ma da qui al capolavoro ce ne passa...Uscisse oggi,chi lo considererebbe un capolavoro da 10 e lode??Non prendiamoci in giro...In 50 anni abbiamo visto,nella vita e al cinema,di tutto di più;è normale se un film come questo non colpisce più come allora.Tralaltro alcuni film successivi di bergman,credo proprio che oggi valgano molto più di questo,nonostante un bel 7 1/2 per me lo meriti.
non mi sono mai preoccupato di capirlo fino in fondo..so solo che è un film così suggestivo..ogni sequenza ha qualcosa di incredibile,non sono un teologo,nè un filosofo..lascio agli altri.
Penso di andare un pò controcorrente ma questo film non mi ha entusiasmato. Accettabile nel complesso la trama con il tema rievocato più volte di questo cavaliere che incontra la morte e riflette sulla vita.
Incomincio col dire che è la prima volta che vedo questo genere di film e sono rimasto molto spiazzato. Probabilmente non ho colto il vero significato dell'opera ed alcuni passaggi non mi sono stati abbastanza chiari, pero' il film non mi ha convinto. Secondo me, la tematica della morte è stata solo superficialmente sfiorata, cosi' come quella della fede in Dio. Ritengo invece molto riuscita l'ambientazione medievale, che rispecchia le paure e le angosce delle personi di quel periodo. Sinceramente più di 6 e mezzo non me la sento di dare.
La brutta notizia è che per anni ho ignorato i film di Bergman autore di cui fino ad oggi avevo solo sentito parlare (è il suo primo film che vedo). La bella notizia è che essendo solo il primo ne avro tanti altri da vedere, e tanti altri su cui rilfettere. Si perchè questo è un che film fa riflettere, forse sul più grande dei temi che ha straziato la mente dell'uomo: il significato della vita e quello che ci sara dopo di essa. Detto cosi potrebbe sembrare che più di un film si tratti di qualcosa di filosofico...niente di più sbagliato, c è tutto quello che un capolavoro cinematografico deve avere, con 2 o 3 scene assolutamente fantastiche: dai dialoghi con la morte alla processione flagellanti, che entrano nella scena all'improvviso concellando la leggerezza dello spettacolo teatrale. Uno dei momenti più alti della storia del cinema
Intervengo immediatamente visto l'insensato voto precedente. Il settimo sigillo innanzitutto è un capolavoro, forse il migliore di Bergman insieme a Il Posto delle fragole, e non è un film adatto a tutti. Chi ha come film preferiti quelli di Vin Diesel per esempio farebbe bene a lasciar perdere la visione e riprovare in un altro momento, quando si sarà più formati cinematograficamente. Film sulla vita e la morte, e sul rapporto fra uomo e Dio. La messa in scena è quasi teatrale, con i personaggi di contorno che alternano momenti drammatici ad altri più sul genere della commedia. Straordinaria la figura della Morte, e grandissima interpretazione di Max Von Sydow, che riesce tramite la sua mimica facciale a farci entrare nella testa del protagonista, al centro del conflitto interiore che sta vivendo. Alcune scene poi innalzano il film a vette difficilmente eguagliabili: e parlo ad esempio delle raffigurazioni di Cristo sempre sofferente e soprattutto dell'ultima favolosa scena
molto bello, ma tratta un tema estremamente complicato e teologico da commentare. cast perfetto e buona e certe volte divertente la sceneggiatura. un grandissimo Bergman che oltre a parlarci della paura della morte ricostruisce impeccabilmente la sua nazione negli anni delle crociate.
E io gli dò 10, avaracci!:-) Quando un film è perfetto, perché lesinare? Non c'è una sola scena che si possa considerare superflua: ogni inquadratura, ogni gesto sono densi di suggestione e significati. Chi vuole può soffermarsi sul percorso umano del nobile cavaliere, coinvolto in un gioco crudele con la Morte, ma il personaggio dello scudiero non è meno interessante ("potrei violentarti, ma è una forma di amore che non mi interessa"; "potrei uccidere le guardie, ma a che servirebbe? è già agonizzante"). Accanto al padrone, che, in quanto aristocratico, si trova impegnato nel duro e implacabile meccanismo del "Sollen" (="dovere"), il servo, non essendo nobile, deve fronteggiare un gioco ancora più duro, quello del "Duerfen" (="potere", dunque scegliere, decidere). Ma il libero arbitrio sembra in realtà negato, di fronte a un destino che appare già deciso. Imprevedibilmente, sarà proprio il cavaliere a scegliere, distraendo la Morte. Memorabile la scena del rogo della strega, bellissima, innocente e rassegnata al proprio destino.
Cupo e inquietante. Uno dei capolavori del Maestro. La partita a scacchi con la morte è uno dei passi più geniali di tutta la storia dell'arte. Un'esempio di sceneggiatura e messa in scena perfetta.
Capolavoro assoluto. Inquietante il fascino ed il rispetto che la morte riesce a trasmettere su Antonius e sullo spettatore di riflesso, in un waltzer di mosse e contromosse, paure e desideri, fino alla liberazione finale. Imperdibile.
Penso che per quanto uno si possa impegnare, sia impossibile negare la grandezza di quest'opera, dal tema trattato al modo in cui viene trattato, dagli ambienti alla caratterizzazione dei personaggi, dai dialoghi all'idea geniale della partita a scacchi. Vi sono, tuttavia, dei tratti troppo lenti che addormentano un pò il film, e lo allontanano, anche se per poco, dal capolavolo, o perlomeno da quello che io intendo per capolavoro. Lugubre e meravigliosa la danza finale.
Una domanda : ma la scena in cui la mietitrice taglia l'albero, che a me è parsa ironica, ha un particolare significato che non ho colto? o semplicemente quell'impressione è stata solo mia?
Forse sbaglio a vedere tutti i film della top ten per curiosità, ma probabilmente no, questo come "blade runner" e "quarto potere" , mi hanno un po deluso, specie questo e "blade runner". L'ho trovato assolutamente lento, e badate che non sono di quelli che non tollera questa caratteristica, anzi, adoro "Il padrino 1 e 2" e li ritengo i migliori film di tutti i tempi assieme a "pulp fiction". Eccellenti anche a mio modo di vedere, "il buono il brutto e il cattivo" di Leone e "C'era una volta in america". Questo film ha dei buoni dialoghi e la morte vive di autorevolezza propria, ma ho preferito il grande Al Pacino in "L'avvocato del diavolo", che interpretava un diavolo strepitoso. Quelli sono dialoghi!!
un 'ottima opera stile teatro che purtroppo ai giorni nostri perde un po del suo fascino...i dialoghi sono belli ma superati e quindi non penso sia da dieci perche non è riuscito a mantenersi nel tempo... alcune scene sono molto ben girate e la figura della morte è semplicemente "spettacolare" "io non ho segreti,a me non serve sapere..."
Sceneggiatura superata, oggi appare lento e noioso anche se il soggetto è ancora originalissimo; sarebbe così blasfemo pensare ad un remake che lo svecchi un pò?
Buon film, bellissima la recitazione tipo teatro, ma IMHO non si deve dare un voto alto solo perchè è un cult, ma bisogna avere uno spirito critico contemporaneo!
non ci resisto proprio e poi che onore....volevo continuare a commentare i film di Bergman secondo una mia personalissima sequenza e no, ripeto che onore....da poco iscritta a filmscoop e tocca a me spedire il settimo sigillo in alto. Comunque film di grande fascino, non tanto sperimentale come i successivi, ma ti fa riflettere sui temi così cari al maestro svedese. Bellissimo il confronto, anche artistico, tra i due attori protagonisti.
Il mio primo Bergman è anche quello che mi è rimasto più impresso (al pari di Sussurri e grida), un capolavoro d'altri tempi, figurativamente favoloso con una fotografia, in bianco nero che gioca tutto sul chiaroscuro, eccezionale. Questo film dovrebbe essere preso come modello, archetipo del cinema quando diventa arte, ha la stessa suggestione di un quadro medievale e i contenuti di un saggio di filosofia di KIERKEGAARD senza arrivare a verità assolute, in pieno stile Bergman. Alcune sequenze sono veramente indimenticabili e l'interpretazione degli attori è superlativa. Certo secondo me Bergman si sa proprio esprimere al meglio in ambito medioevale (cfr anche La fontana della vergine) dando materialià ai tormenti e ai dubbi dell'uomo in maniera impeccabile. Pietra miliare. P.S: Battiamoci affinchè questo film entri nella top 25, mancano pochi voti e lo merita davvero molto più di altri "filmetti" che campeggiano immeritatamente sostenuti dalla superficialità e dalla retorica...
Forse leggermente sopravvalutato ma sicuramente agghiacciante. Difficile solo pensare di far girare un film intorno ad un tema tabu' come la morte. I film di oggi nonostante siano lerci fino al midollo di sangue non riescono a far intuire neanche minimamente il senso della morte. Bergman ci riesce e solo per questo merita la Top25. Quello che non mi ha convinto sono alcune interpretazioni, incongruenti forse con la profontità dei temi affrontati.
forse anni fa qst film sarebbe stato ritenuto 1 sfera magica. ora è sorpassato, noioso, x nulla innovativo. nn è 1 ciofeca, sia ben kiaro. è 1 film ke sa il fatto suo, ma nn appassiona. bocciato
L'unico film di Bergman che ho visto, mi ha deluso moltissimo. Per come la vedo io è una commedia con spunti drammatici inseriti male. Le apparizioni della morte sono ridicole anziché inquietanti. Non dico sia un brutto film, è un film come tanti altri e non capisco proprio come sia riuscito a ritagliarsi uno spazio così importante nell storia del cinema. Peccato, perché le premesse per un capolavoro c'erano tutte, l'idea era originale e interessante, ma è stata sviluppata male.
bergman risulta tra i registi che preferisco ma il VII sigillo proprio non lo considero tra i film che preferisco di bergman. Una cosa che proprio non mi va giù è quella di confrontarmi con persone che di bergman hanno visto solo questo film e che si ostinano a giudicarlo come il migliore di tutta la sua produzione.un bel film, niente di più.
film di uno spessore infinito! anche lascia qualche perplessità alla fine è decisamente un pilastro del cinema. se l'avessi visto prima l'avrei senza dubbio citato nella mia tesina sul simbolismo
E' un bel film gotico, ma la Fonte della Vergine e soprattutto il posto delle Fragole sono altra cosa, tra quelli che ho visto di Bergman. Rimane cult la scena della partita a scacchi tra la morte e Von idow, ma mi pare un tantinello sopravvalutato.
ma come si fa a dare più di 6 a questo film, assolutamente noioso.......sarebbe un 5 e mezzo ma voglio dare 6 perchè il regista è sicuramente uno dei migliori della storia, per la grande profondità della trama e anche per il fatto che il film è stato girato in solo 1 mese e mezzo(spero di non dire una boiata ma a me è stato detto così) e con mezzi e risorse molto scarse, visto anche l'anno di l'anno di uscita(1957)......complessivemnte però credo che la sufficienza sia meritata!
Ma come si fa a dare meno di 10 a questo capolavoro ASSOLUTO? E' perfetto, emotivamente travolgente, magistrali le interpretazioni. E' inutile spiegare e commentare: è apocalittico!
mi pare che il film tratta l'apocalisse descritta nella bibbia, bel rare storico girato da un ottimo bergman, stiamo parlando di una pellicola in bianco e nero quindi bisogna capire e apprezzare tante cose.
Premetto che l'ho visto poco tempo fà per la prima volta, a 21 anni...non è mai troppo tardi (spero :D). Bè è un film stupendo, che lascia spazio a tantissime riflessioni. Cerchi di impersonarti nel carisma di Antonius Bloch, ma è difficile..quanta maturità dovresti possedere. E che dire degli altri personaggi, specie del fedele scudiero, così coerente con i propri pricipi ma al tempo stesso una figura nettamente contrapposta a quella del proprio padrone. Uno cerca il proprio Signore, l'altro è come rassegnato all'idea del "nulla" che ci aspetta. Qualcuno ha ragione (chissà chi) ma ciò che più conta secondo me è proprio il tenere in considerazione tutto della vita, anche e soprattutto le cose più piccole. Magari il vero messaggio del film non è proprio questo, ma nella mia umile visione ha suscitato questo pensiero.
" E non ti parla il suo silenzio? " Dio nasce nella coscienza umana, e l'uomo, seppur caparbiamente, non riesce a liberarsene; così è per la sua assenza, un vuoto incolmabile che tutti hanno provato fin nel profondo delle viscere, indissolubile, un brivido collettivo al solo pensiero della domanda; riflettendo si giunge magari a considerare che, non potendo trovare una meta, un luogo in cui ristorarsi con la gloria della risposta, la mente possa considerare ultimo raggiungimento e motivo di soddisfazione il ponimento stesso dei quesiti; una teoria che fermerebbe in un cristallino attimo dell'esistenza la risposta, ossia un arrivo, non una barriera, ma il traguardo dell'interrogazione personale sulla propria origine, sui misteri della vita e della morte; talune volte mi è capitato di pensare alle domande come una particolare specie di risposte, ma allora si dovrebbe, per giustizia ( la quale di rado appartiene a questo mondo ), fare anche delle risposte effimere domande; ma io sono veramente padrone o meno di volere? Volere almeno poter considerare solo quelle domande che sono un particolar tipo di risposte? Una risposta effettiva non posso negarla, nè mi permetto il lusso di lasciare il punto interrogativo; questa è la considerazione: se fossi giunto alla risposta di sicuro non me ne starei qui a scrivere ( a meno che non ve la volessi comunicare, cosa che farei sicuramente, non ritenendomi almeno io stesso egoista; ma spetta agli altri giudicare ), nè mi sarei interessato, ma questo credo sia più un discorso di indole e di gusto, a visionare pellicole di cui conoscevo i temi: amarezza della morte, dolcezza dell'ingiustizia di cui sottilmente è ricolma la vita; ma in fondo via dalle mie frasi anzitutto parole come " amarezza ", " dolcezza " ; proprio con una scrittura fluida e disinpegnata m'accingo a narrare dell'anima, di me, della coscienza e del subconscio ( grande e doveroso è qui l'elogio a Stalker, di cui, come promesso, spero al più presto di buttar giù una recensione, sempre sperando che con parole come quelle che ora sto usando non lo si giudichi, e tra l'altro anche questo stesso commento, stupido, superficiale, fuori luogo ), e non posso fare a meno di constatare con quanta miseria anche le mie rimuginazioni siano recalcitranti ad uscirmi da dove non so, ( io spero con dolcezza sincera dal cuore, senza voler cadere in quell'ingenuità che molta gente confonde con la delicatezza e la sensibilita; ma non mi voglio attribuire nessuno di questi aggettivi, nè dico ciò perchè in realtà mi si apprezzi: è la sola voglia di un uomo di continuare a vivere, per quanto possa essere lunga questa parentesi, per quanto dilatato possa risultare un sentimento, per quanto guardare un film possa, a prima vista, non significare anche provare dolore, crescere, maturare nella consapevolezza della brutalità circostante ) con la piattezza di una concezione bidimensionale; cioè con la sola considerazione di " dolce " e " amaro " ; forse è solo travasandoli l'uno nell'altro che si può trovare un rifugio, un porto sicuro da altri labirinti, domande, vicoli ciechi sotto il sole infuocato del tempo; eppure, sempre e solo eppure dice un uomo dal ristretto vocabolario, eppure una fusione, un circolo vizioso che come un anello leghi domande e risposte, ecco, quest'anello è impossibile; provate a immaginare la mescolanza di due elementi, che siano o no domande e rsposte, come ad un mucchio di terra raggrumato; stiamo volando con la fantasia, e volando vediamo questa terra, che può essere pianeggiante e rada o mostrare picchi scoscesi e rilievi; ora considerate la viziosa circolarità di cui prima parlavo, senza cumuli, piatta e costante, proprio come il paesaggio pianeggiante, come un anello, come un flusso indistinto a cui nella sfugge: e gira, gira e si perde nel suo circolo; per questa piattezza io non vedo questo circolo, questa omogeneità indistinta come un piano bianco nello spazio infinito; ma se quella terra di prima presenta rocce, affioramenti, monti, allora risalterà, non risulterà nè omogenea nè compatta, ma visibile e dura; perciò, se prima pensavo alla fusione di domanda e risposta come ad un circolo, ora mi devo smentire, perchè mi accorgo che quel moto perpetuo risulterebbe invisibile e vano per la sua indistinzione con ciò nel quale è immerso; la mia idea è che quindi il rapporto suddetto equivalga non ad un circolo, ma visualizzandolo contestualmente, ad una forma non piatta e indistinta, tale da attirare l'uomo che altrimenti non si accorgerebbe della sua presenza per un'indistinzione con il mondo attorno, e che quindi non si porrebbe lo stesso quesito: " Cos'è la domanda? ", e perlopiù ricorrendo ad un termine che non ha significato ( come tutti i termini non ne hanno essenzilamente ) per dire quella cosa che poi viene e verrà chiamata " domanda " . E' stato emozionante scavare assieme a voi che ora state leggendo ( e vi ringrazio anche per questo tempo che state perdendo nel seguire le problematiche di un folle per nulla esaltato ) nella consapevolezza di ciò che questo film mi ha lasciato dentro, che io sia o meno in quella che vien detta crisi adolescenziale, non facendo il rituale, squallido, disimpegnato commento ( a cui spesso ricorro nella voglia di dare un parere, ma non in quella di impegnarmi profondamente, seppur in maniera lecita, nella realizzazione del commento stesso. ) In definitiva ho voluto scrivere l'infinitesimale parte di ciò ho provato a domandarmi, tramite la scintilla di capolavori cinematografici come questo, e ho preferito tentare di rendere l'anima su un foglio, piuttosto che descrivere oggettivamente, con freddezza passionale, l'ennesimo film di cui mi sto appassionando, così come cresce la mia gratitudine per questo sito, il suo staff e la sua realzizzazione impareggiabile e professionale, nel rispetto e nella cura dei valori che accostano qualsiasi uomo alle arti, in particolare all'ottava nel nostro caso, l'amore per il cinema.
Vi prego di non disprezzarmi per la singolarità di questo commento, per le sue sciocche pretese, per il fatto che sia uscito dai canoni per seguire un aquilone che nulla c'entra con la retta via, per le sue domande e per le sue risposte, per la sua emotività che ad alcuni sembrerà irreale ed eccessiva, per le sue e le mie afflizioni.
"E quando l'agnello aprì il settimo sigillo, si fece nel cielo un silenzio di circa mezz'ora. E vidi i sette angeli che stavano dinanzi a Dio, e furon loro date sette trombe. E il primo angelo diede fiato alla tromba, e ne venne grandine e fuoco misto a sangue e furono gettati sopra la terra, e la terza parte della terra fu arsa, e la terza parte degli alberi fu arsa, e fu arsa tutta l'erba verdeggiante. E il secondo angelo diede fiato alla tromba e una specie di grande montagna di fuoco ardente fu gettata dal mare, e la terza parte del mare diventò sangue. E il terzo angelo diede fiato alla sua tromba. E dal cielo cadde una stella grande, ardente come la fiaccola...La stella si chiamava Assenzio..." (Apocalisse di Giovanni capitolo 8)
Ed è così che, con una delle citazioni più suggestive della storia del cinema, si apre il capolavoro di Bergman...Un'amarissima riflessione sulla ricerca continua di un Dio nascosto che interpreta ambiguamente l'ambizione più recondita riguardante il desiderio umano: la conoscenza aprioristica e incondizionata del mistero della vita. Secondo le scritture sarà proprio la rottura del settimo (numero simbolico raffigurante il divino) sigillo ad aprire il "libro della vita" e rendere l'uomo, nella riconciliazione col Padre, partecipe del miracolo più fisico e divino in parti uguali...L'esistenza. L'angosciante e ricorrente partita a scacchi con la morte fa da sfondo alla narrazione; la combinazione blasfema e coraggiosa tra il sacro e il profano permea ogni singolo fotogramma; una sinfonia crescente, che attraverso il diagare della peste trova il suo climax, conduce per mano lo spettatore in un viaggio tra le sensazioni, i ricordi e le volontà. Ma in questo teatro di misfatti e ingiustizie spicca, chiaro come il sole, un momento di umana serenità; forse il punto chiave in tutta la cinematografia del regista...La ricerca si interrompe per un'istante e, in quella che potremmo definire una sorta sorta di comunione pagana con il latte e le fragole, il protagonista ritrova se stesso, i suoi ricordi...Il suo perchè. Splendido, crudele e moralista al contempo questo film descrive il punto più profondo della cinematografia europea...Un Capolavoro di rara bellezza.
pensate avevo questa vhs in casa da 4 anni e nn l avevo ankora vista! be meglio tardi ke mai. cmq sto film nn so proprio come commentarlo xke è difficile. posso dire solo ke deve assolutamente entrare in classifica xke è veramente bello ed emozionante, uno dei piu bei drammatici mai visti
Onirico e senza uscita. uno dei migliori film di Bergman, spettrali le ambientazioni, splendida la recitazione e geniale l'idea della partita a scacchi.