m, il mostro di dusseldorf regia di Fritz Lang Germania 1931
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m, il mostro di dusseldorf (1931)

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locandina del film M, IL MOSTRO DI DUSSELDORF

Titolo Originale: M

RegiaFritz Lang

InterpretiPeter Lorre, Ellen Widmann, Otto Wernicke, Inge Landgut, Theodor Loos

Durata: h 1.57
NazionalitàGermania 1931
Generethriller
Al cinema nel Settembre 1931

•  Altri film di Fritz Lang

Trama del film M, il mostro di dusseldorf

Uno psicopatico che uccide bambini terrorizza una città tedesca. La polizia brancola nel buio ed allo stesso tempo investigando, crea problemi alla criminalità organizzata che decide, pur di togliersi la polizia dai piedi, di dare la caccia all'assassino.

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Voto Visitatori:   8,99 / 10 (188 voti)8,99Grafico
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Voti e commenti su M, il mostro di dusseldorf, 188 opinioni inserite

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alex94  @  03/08/2024 13:29:16
   10 / 10
Primo film sonoro di Fritz Lang, antesignano di una certa cinematografia dedicata ai serial killer che va tanto di moda negli ultimi decenni.
Un opera che si contraddistingue per l'eccellente regia di Lang,per l'ottima fotografia e per l'immensa prova di Lorre.
Coraggioso e potente il parallelismo che viene fatto tra giustizia pubblica e quella privata, ultimi dieci minuti semplicemente straordinari.
Altro cult e capolavoro dall' influenza cinematografica enorme,un opera imprescindibile per qualsiasi cinefilo.

Thorondir  @  22/09/2023 11:40:38
   10 / 10
Si potrebbero scrivere migliaia di parole per celebrare questo capolavoro senza tempo ma mi limito ad una constatazione: un film di quasi un secolo fa che ha una modernità di sguardo, racconto e messa in scena che non ha semplicemente eguali nella storia del cinema. Ci sono dei movimenti di macchina e un senso del ritmo e del movimento che è roba in anticipo di almeno mezzo secolo. Per non parlare poi di quel finale...

antoeboli  @  05/04/2022 19:09:26
   7½ / 10
In un periodi di transizione politica della Germania, Lang si avvale delle sue conoscenze durante la collaborazione con la polizia, e mette su uno degli antesignani del thriller noir.

M, conosciuto da noi come il mostro di Dusseldorf, altro non è che una metafora della società tedesca. Una popolazione svilita che cerca di farsi giustizia da sola, mentre la polizia è l'ombra di se stessa.

Celebre il monologo disagiato del killer sul finale, cosi come una conclusione che il regista la lascia all'immaginazione dello spettatore.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  05/02/2021 02:30:39
   9 / 10
Noir storico di Fritz Lang, nonché uno dei suoi film più celebri. "M, il mostro di Dusseldorf" è indubbiamente anche uno dei film più importanti risalenti all'inizio del cinema sonoro, ragion per cui la regia è (costretta dai mezzi dell'epoca) forse un po' più statica rispetto a quelle di alcuni degli ultimi film muti. Ciò nonostante si tratta di un'opera importantissima nella storia del cinema, con un'eccellente interpretazione di Lorre che corona tutto il resto. Il finale è indubbiamente la ciliegina sulla torta, per un lungometraggio che nonostante gli anni tiene incollati dall'inizio alla fine. Imprescindibile per chi ama il cinema e la sua storia.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  21/01/2021 23:57:33
   8 / 10
90 anni fa. Non sembra vero. Intreccio singolarissimo. Finale davvero bello.

Karlo1200S  @  21/03/2020 11:29:02
   7½ / 10
Romi  @  13/06/2018 15:13:49
   10 / 10
Questo film e' senza tempo perche' tocca argomenti sempre presenti, sempre attuali. Sentimenti, psicosi, pregiudizi che caratterizzano purtroppo l'animo umano, come le ineluttabili malattie mentali.
Lang si mette e ci fa mettere per un attimo nei panni del Mostro, del perseguitato. Senza per questo volerlo assolvere in pieno, fa riflettere se sia giusto condannare a morte un malato di mente. Bellissimo il monologo del mostro.

kafka62  @  09/05/2018 15:56:53
   9 / 10
Le inquadrature iniziali di "M" sono indimenticabili: dalla filastrocca cantata in cerchio dai bambini, la quale crea subito un'atmosfera di presaga inquietudine, all'immagine della fanciulla che gioca con la palla davanti al manifesto che promette una ricompensa a chi catturerà l'assassino e sul quale si proietta all'improvviso l'ombra del mostro, fino ad arrivare alla giustamente celebre uccisione fuori campo, spiegata per mezzo di oggetti e particolari allusivi (la tromba delle scale deserta, il posto vuoto a tavola, la palla che rotola lontano e il palloncino che si impiglia nei fili elettrici), Lang utilizza i più classici stilemi dell'espressionismo per realizzare una sequenza efficacissima per ritmo, concisione e tensione narrativa. Se per un verso "M" è inconfondibilmente espressionista (oltre che per motivi puramente stilistici, anche per il ricorso al tema della personalità abnorme e dissociata e per l'uso frequente all'interno della scenografia di specchi e ombre in funzione significante), per l'altro esso segna il definitivo superamento di quel periodo di cui Lang è stato per un decennio incontrastato maestro. Anzi, pur anticipando di quasi cinque anni il trasferimento del regista negli Stati Uniti, "M" può essere addirittura scambiato per un film poliziesco di produzione americana: a sostegno di questa impressione, non mancano riunioni di gangster in stanze sinistre dove ristagna il fumo delle sigarette, retate di polizia in locali malfamati, e soprattutto quel gusto per la tipizzazione dei personaggi, sia principali che secondari, che ha fatto la fortuna di Hollywood.
Nonostante queste premesse, "M" è una pellicola difficilmente classificabile. Ad un certo punto del film appare persino chiaro come al regista non interessi prolungare la suspense sapientemente creata nei primi minuti. Il colpevole è anzi svelato quasi subito agli occhi del pubblico, e mai si nutrono autentici dubbi sulla possibilità che egli venga prima o poi catturato. Piuttosto non si può fare a meno di chiedersi in quale modo ciò avverrà. L'interesse della storia si trasferisce in sostanza dal personaggio dell'assassino a quello dei gruppi di persone che gli danno la caccia. Qui il film diventa splendidamente ambiguo: le autorità di polizia sono infatti paradossalmente affiancate nelle operazioni di ricerca dalle bande di criminali della città, organizzate come una vera e propria, efficientissima, microsocietà (i gangster hanno le loro assemblee, il loro tribunale, persino un fondo di solidarietà per le mogli dei compagni finiti in galera, e, quando lo decidono, non faticano ad attivare una capillare rete di spionaggio e di controllo del territorio, avvalendosi dei numerosi mendicanti sparpagliati per le strade). In una azzeccata sequenza del primo tempo, Lang monta parallelamente, come se facessero parte di una stessa azione, le immagini delle riunioni dei vertici di polizia e dei capi dei malviventi, così come, più avanti, contrappunta la scena dell'inseguimento del maniaco, ormai scoperto, con gli sviluppi delle indagini investigative ufficiali. Lang affronta qui per la prima volta, in termini che oscillano ancora tra il realistico e il grottesco, uno dei suoi temi prediletti, quello del conflitto tra giustizia ufficiale e giustizia privata. Questa riflessione sfocia nella bellissima sequenza del processo, in cui l'assassino viene giudicato da un bizzarro tribunale composto da ladri, delinquenti e avanzi di galera, che ricorda un po', per la sua palese improponibilità logica, un analogo episodio del "Processo" kafkiano. L'opinabilità del concetto di colpevolezza (l'uomo è colpevole come individuo oppure come essere sociale? dove finisce la responsabilità individuale e inizia invece l'ineluttabilità insita nella condizione umana?) si incarna nella figura dimessa e spaventata di Peter Lorre che, analogamente allo Shylock shakespeariano, assomiglia tutto sommato più a una vittima che a un carnefice, come il suo tragico e disperato monologo di uomo malato mette in luce con commovente crudezza.
La lunga sequenza finale nella distilleria in disuso è il momento culminante di un film dall'architettura stilistica molto elaborata. I raccordi spaziali, le ellissi e l'uso del fuori campo sono a dir poco stupefacenti. Quando, ad esempio, Peter Lorre, dopo esser stato portato via dal suo nascondiglio, viene spinto brutalmente dentro una stanza, egli ha qualche attimo di disorientamento,e quando la macchina da presa inquadra l'immenso stanzone pieno di gente silenziosa e ordinatamente disposta su più file, la sua sorpresa è anche la nostra, tanto questa immagine risulta inaspettata e incongrua rispetto a ciò che era lecito attendersi: l'efficacia dell'apparizione risulta di gran lunga maggiore che se fosse stata in qualche modo anticipata allo spettatore attraverso precedenti inquadrature o dialoghi informativi. Un ottimo effetto sorpresa si ritrova anche quando Lorre rivendica appassionatamente davanti ai suoi giudici la propria innocenza e la mano del mendicante cieco entra all'improvviso, da sinistra, nell'inquadratura per confermare che proprio lui è il mostro a lungo cercato; o quando un'altra mano batte sulla spalla di Lorre accasciato a terra, rivelando l'inattesa presenza sopra di lui dell'avvocato difensore. I limiti naturali dell'inquadratura sono così utilizzati da Lang per creare una complessa dialettica campo-fuori campo, in grado di conferire allo spazio scenico un ruolo per così dire allargato e gravido di maggiori potenzialità narrative. Lo stesso può dirsi per la dimensione temporale, che viene manipolata dal regista in modo da far scaturire una sorta di ellittica ambiguità e imprevedibilità nella scansione delle scene. Oltre al montaggio parallelo di alcuni episodi, cui si è già fatto cenno più sopra, la sequenza più significativa è forse quella in cui l'ultimo bandito rimasto nel palazzo chiede la corda per risalire dal foro in cui si era calato, ma quando emerge trova ad attenderlo, al posto dei suoi compagni, la polizia. Anche il contrappunto tra suono e immagine risulta fondamentale (la voce della madre che chiama la bambina si sovrappone al vuoto delle immagini che descrivono in maniera agghiacciante la tragedia appena avvenuta, il motivo fischiato dall'assassino accompagna la sua trasformazione da tranquillo borghese in pericoloso psicopatico), e questo, a pochissimi anni dall'introduzione del sonoro, testimonia una volta per tutte il ruolo determinante e originale svolto da Fritz Lang nell'evoluzione della settima arte, ruolo che in America, pur con l'approfondimento di nuove e affascinanti tematiche, verrà fatalmente compresso da una ben diversa e più limitata concezione autoriale da parte della potente industria cinematografica.

Dom Cobb  @  13/04/2018 17:06:21
   10 / 10
Una città tedesca viene terrorizzata da un serial killer che prende di mira le bambine e rimane introvabile. Mentre la paranoia e il panico si diffondono sempre più fra la popolazione atterrita, la polizia e la criminalità organizzata iniziano a dare la caccia al famigerato "mostro"...
Con il suo primo excursus nel cinema sonoro, Fritz Lang firma il suo capolavoro. Uscito in un'epoca dominata dalle tensioni e dalle irrequietezze concomitanti alla rapida ascesa del nazismo in Germania e ispirato in parte a un fatto di cronaca ancora molto recente, questo "M" si inserisce come caposaldo del thriller e antenato del cinema noir, che ben presto avrebbe trovato ad Hollywood terreno fertile per manifestarsi appieno. Ma non solo: il film riesce in maniera sublime a catturare le paure ed incertezze del periodo in cui è stato prodotto, e a trasporle sullo schermo in un modo che rimane ancora oggi spaventosamente attuale.
Il film è un po' lento a ingranare nella prima parte, ma è necessario in modo da creare il giusto clima di fragile quiete pronta ad essere sconvolta dall'arrivo del famigerato "uomo nero" oggetto degli innocenti giochi da cortile dei bambini. In questi frangenti, Lang mostra tutta la sua immensa padronanza del medium filmico e l'abilità di adattarsi alle innumerevoli possibilità offerte dal neonato sonoro con tocchi rimasti impressi nella memoria collettiva.


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Il tutto arricchito da forti contrasti luce/ombra, da inquadrature di sbieco e una gotica fotografia capace di dare a una città intera un senso di claustrofobia, come una gabbia di animali inferociti pronti a sbranarsi a vicenda pur di trovare il "cancro" che li sta infettando.
Poi, man mano che il campo della narrazione si allarga divenendo più corale, fra investigazioni della polizia e riunioni clandestine di criminali la paranoia cresce e il ritmo lentamente sale, finché dal momento della scoperta e "marchiatura" dell'assassino, il film si mette a correre e non si ferma più, concludendosi in un vertiginoso climax finale che fa venire la pelle d'oca, e nel quale si contano vari momenti da pura antologia del cinema.


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Ma quasi a voler sorpassare ancora quanto fatto fino a quel momento, è solo alla fine che il film scopre tutte le sue carte, rivelando con potenza e senza alcuna possibilità di sfuggirgli il tremendo dilemma che sta alla base di questa storia, il concetto che vuole esprimere.Ed è proprio questo il segreto che, per quanto mi riguarda fa di "M" il miglior film di Lang, specialmente paragonato a quello che viene considerato tale dalla maggioranza, "Metropolis": se quest'ultimo sfrutta tecniche all'avanguardia e uno stile visivo mozzafiato per veicolare un messaggio valido, ma in maniera molto sempliciotta, venata di buonismo e in parte soffocata dallo stesso impianto spettacolare che è il suo punto di forza, in "M" lo spettacolo viene sacrificato a favore di una maggiore cura nella narrazione, una grande attenzione e creatività nell'uso dei nuovi mezzi sonori oltre che di quelli visivi e nell'abbracciare in tutto e per tutto l'ambiguità del tema trattato.


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Certo, a conti fatti si tratta dell'eterno dilemma della giustizia, su quali persone siano effettivamente qualificate ad amministrarla ed entro quali limiti la si può o deve esercitare. E' vecchio come la società stessa, ma tanto più valida alla luce di vari esempi di ingiustizia che continuano ad emergere al giorno d'oggi. Non c'è una risposta facile alle domande che vengono poste, forse non c'è e basta, e a differenza di "Metropolis", questo film non pretende di averne. La stessa chiosa finale suona come una magra consolazione, insufficiente a migliorare le cose in modo significativo.
In tutto questo, giova incredibilmente la prestazione del cast, ciascuno più che azzeccato nella sua parte; ma su tutti svetta un superbo Peter Lorre, qui in una delle migliori interpretazioni della sua carriera, capace di imprimersi nella memoria e non svanire più: la sua abilità di prendere un individuo deviato e psicotico e arricchirlo di numerose sfumature di paura, incertezza, consapevolezza, ira e rassegnazione è indescrivibile a parole, e viene rafforzata ulteriormente dal doppiaggio italiano, davvero superlativo.
Sebbene non si possa parlare di un film incentrato su un personaggio preciso e sia, a conti fatti, un'opera totalmente asservita alla rappresentazione della propria tematica, non mi viene in mente un altro film che ci sia riuscito allo stesso modo. Questo sì che è Cinema.


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david briar  @  24/08/2017 15:25:44
   7½ / 10
Se dobbiamo ragionare secondo parametri oggettivi e accademici, M. è uno dei capolavori della storia del cinema, uno dei più grandi.
Per fortuna sia su un sito dove si scambiano opinioni personali, quindi sarò soggettivo.
L'inizio di M., la prima sequenza, è una delle cose più folgoranti che mi sia mai capitato di vedere. Un manuale sull'uso del fuori campo visivo e sonoro, sulla comunicazione visiva per simboli che sono "indici"(direbbe Charles Sanders Peirce) di qualcos'altro: ombre, scale, panni stesi, piatti, palloncini, ma soprattutto palle(elemento ripreso ironicamente ne "Il terzo uomo" e ne "Le vite degli altri").
D'altronde, se è importante azzeccare l'inizio di un film, di certo non si può lamentare del finale di M., in particolare degli 15-20 minuti, da quando attraverso un espediente geniale viene scoperto fino al cosiddetto "processo". Peter Lorre è assolutamente perfetto, Lang è un genio nella creazione di simboli e forme capaci di conferire al racconto un ritmo notevole che dice tutto quel che serve.
Purtroppo la parte centrale che mostra parallelamente diverse indagini relative al mostro è veramente noiosa, anche se voluta in questo modo dal regista e in parte necessaria, ma è troppo noiosa. Anche parlando con persone che hanno visto M., quello che tutti si ricordano maggiormente, che tutti citano sempre, è la fine o l'inizio.
Per cui ben venga lo studio di un'opera così importante che insegna davvero bene una modalità di racconto efficace, ma soggettivamente devo dire che preferisco altri film del genere, altri film di Lang, e anche altri film tedeschi.
Non si intenda da questo commento che io voglia definire M. semplicemente un capolavoro didattico: può essere godibile, sicuramente fa riflettere, è inquietante, e il finale è da applausi a scena aperta, ma provo un affetto maggiore per altri film, anche dello stesso regista, che forse non ha mai eguagliato sequenze del genere, ma ha fatto prodotti più equilibrati. Innovativo e importante, ma non mi fa impazzire ..

Nic90  @  07/08/2015 22:49:40
   7 / 10
Questa pellicola è del 31 e si sente....risulta molto particolare e di difficile visione(specialmente nella prima parte ho fatto molta fatica),tuttavia con grandi e attuali spunti sociali e morali
Decolla nella seconda parte(durante le ricerche)e poi la vera chicca sono i minuti finali in cui l'attore che interpreta "il mostro" sale in cattedra.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  11/01/2015 15:09:32
   8 / 10
Ha quasi 90 anni, eppure risulta ancora attualissimo sia per la storia (caccia ad un serial killer) sia per gli innumerevoli spunti sociali/riflessivi che si porta dietro (è giusto condannare a morte qualcuno incapace di intendere e di volere? E' giusto che un maniaco si salvi grazie all'infermità mentale? E' giusto che il popolo si erga a giudice per decretare il destino di un uomo? Merita difesa un uomo malato che ha ucciso delle bambine? ecc…).
All'inizio il film fatica ad ingranare (almeno se visto con occhio odierno) ma poi si focalizza nella direzione giusta e procede in un crescendo di tensione sempre più insostenibile fino ad arrivare allo storico finale (con il drammatico sfogo dello straordinario Lorre) che, in qualche modo, mette lo spettatore in una posizione estremamente scomoda: punta il dito contro il maniaco per ciò che ha fatto, punta il dito contro la folla di criminali che lo vuole morto, punta il dito contro se stesso per aver osato compatire un assassino o, viceversa, per averne voluto la morte al punto da diventare lui stesso un assassino.
Proprio ora, mentre scrivo, mi rendo conto di quanto Lang, geniale, fosse troppo avanti con i tempi.

Merita la sua fama di capolavoro, è del 1931 e i film di oggi non sono neanche degni di lucidargli le scarpe; ad ogni modo con il voto non vado oltre perché i primi 40 minuti mi hanno davvero troppo annoiato.
Pietra miliare.

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Ultima risposta 14/06/2018 16.21.28
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DogDayAfternoon  @  09/11/2014 14:57:00
   7 / 10
Fa una certa impressione vedere un film di 83 anni fa, consapevoli del fatto che i protagonisti ormai non sono altro che polvere e pure i bambini saranno morti e sepolti da un pezzo.
Decontestualizzato ed attualizzato il film mantiene comunque un certo appeal, non riesco a trovarci un difetto ma non mi fa nemmeno gridare al capolavoro. Questo quantomeno per la prima ora e mezza. L'ultimo quarto d'ora invece è qualcosa di davvero sensazionale, un qualcosa che resterà per sempre nella storia del cinema finché l'umanità si interesserà a questa arte. Lo strazio, la sofferenza e i disturbi mentali del killer sono resi con una naturalità allucinante da Peter Lorre e dai suoi occhi fuori dalle orbite, forse l'interpretazione del serial killer mentalmente instabile più credibile che abbia mai visto.

Per l'importanza storica e per quegli ultimi minuti è un film da 10, nel complesso però visto oggi dal mio punto di vista non si fa apprezzare come meriterebbe. Difficile esprimere un voto per film del genere, in questo caso ho dato più peso al lato soggettivo.

GianniArshavin  @  19/09/2014 11:40:56
   8 / 10
Un lavoro epocale questo di Fritz Lang , un thriller moderno ed anticipatore che oltre all'aspetto narrativo propone una serie di riflessioni su cui ancora oggi stiamo discutendo e ragionando.
Tecnicamente eccellente , sceneggiato benissimo e recitato ancora meglio , "M" è un concentrato di vero cinema , un esempio di come strutturare un thriller di livello senza l'utilizzo di scene d'azione ai limiti della credibilità o effetti all'ultima moda.
Il personaggio del mostro è caratterizzato in un modo sublime , rimane impresso nella memoria ed è protagonista di una delle scene migliori mai viste al cinema , quel finale dove Lang stravolge le regole del thriller che lui stesso con questo film ha scritto.
Quindi un'opera imperdibile per chiunque , cinefili e non.

steven23  @  23/07/2014 15:00:08
   9½ / 10
A un anno di distanza da quel capolavoro targato Von Sternberg che risponde al nome de "L'angelo azzurro", ecco che il cinema tedesco, stavolta con Lang, regala un altra perla (e in quegli anni accadeva molto di frequente) e fa capire quale fosse il suo livello a cavallo tra le due guerre mondiali.
Erano mesi che volevo vedermi questo film, forse anche più di un anno... dopo continui slittamenti ecco che ieri sera ho posto fine a questa mia lacuna.
Non sto a perder tempo nel riassumere la trama e passo direttamente al film in sé, il primo sonoro del regista. Che dire, è eccezionale!! Può piacere o meno, può risultare vecchio (in fondo siamo più vicino al secolo di vita che non al mezzo secolo), segnato dagli anni trascorsi e tutto quello che volete... ma questo è cinema... cinema con la "C" maiuscola... cinema nel senso più puro e cristallino del termine. E su questo non credo ci sia nulla da obiettare!
Lang fonde con incredibile maestria le tecniche espressive del muto con quel senso di modernità che solo il sonoro è in grado di dare. E malgrado il regista fosse appunto a uno dei suoi primi tentativi, il risultato è sbalorditivo... già, perché qui il sonoro risulta assolutamente raggelante, dal motivetto fischiato dal mostro (quasi un'ossessione vista la frequenza con cui lo fischia) agli effetti sonori per arrivare alle musiche, tutto dona alla pellicola un aspetto inquietante e, a tratti, soffocante.
Per non parlare della regia in sé, di certe inquadrature all'apparenza innocenti ma talmente cariche d'intensità da far venire i brividi, degli stacchi di macchina e degli effetti fotografici. Se non siamo vicini alla perfezione beh, ci manca veramente poco.
E poi arriviamo ai temi trattati. La vicenda si ispira a fatti realmente accaduti e offre a Lang la possibilità di mostrare cosa può accadere quando il marcio si trova intorno a noi... magari accanto a noi. Non si è più sicuri di nulla, un'intera città inizia a mostrare le prime crepe nei rapporti tra i cittadini e qualsiasi gesto, anche il più innocente (come riferire l'ora a una bambina) può essere visto come la più spregevole delle azioni e portare all'arresto di un perfetto innocente. E tutto questo a causa di una sola persona! Ebbene, tutto ciò viene mostrato alla perfezione nella prima parte del film.
La seconda, invece, fornisce a Lang terreno fertile per affrontare i "suoi" temi, vale a dire la contrapposizione tra giustizia privata e ufficiale. Non c'è alcun tipo di schieramento, i temi vengono mostrati con la massima lucidità e trasparenza e culminano in un finale da antologia, dove viene dato spazio anche al mostro per spiegare le sue ragioni.
Sul cast poco da dire, se non qualcosa circa Peter Lorre. Qualcosa, in realtà sarebbe ben più di qualcosa, ma vedrò di essere breve... per buona parte del film si vede poco, molto poco. Spesso inquadrato nell'ombra (il che non fa altro che intensificare la paura che aleggia nei suoi confronti), talvolta vedendo solo le mani, Lorre comincia a mostrare un antipasto di ciò che regalerà più tardi soltanto in quella splendida inquadratura allo specchio... inquadratura in cui sembra quasi far fatica a riconoscersi.
Poi arriva l'ultima mezz'ora e il livello della sua interpretazione schizza verso l'alto, ma è solo durante lo straordinario quarto d'ora finale che mostra tutto il suo sconfinato talento. A parole, certo, ma soprattutto sfruttando un'espressività pazzesca... i suoi occhi!! I suoi occhi sono un qualcosa di indescrivibile... per capire la portata della sua interpretazione occorre vederlo, c'è poco da fare!

In conclusione non do il massimo semplicemente perché, a differenza de "L'angelo azzurro" (la il 10 l'avevo dato) soffre di un minimo di staticità in più nella parte centrale. Una sciocchezza!
In fondo mi sono trovato dinanzi a un capolavoro, il resto sono solo chiacchiere.

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Ultima risposta 23/07/2014 17.28.10
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BlueBlaster  @  17/04/2014 17:49:11
   8 / 10
Senza dubbio un capolavoro per l'epoca...con una storia sempre attuale che serve su un piatto d'argento molteplici tematiche su cui riflettere.
Le indagini di una polizia che brancola nel buio, i malviventi (che facendo le veci del popolo) si assumono l'onere di scovare

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Davvero una storia agghiacciante con delle atmosfere morbose e "pesanti", l'espressionismo tedesco a favore di uno dei primi thriller-noir del Cinema...ogni singola inquadratura è frutto di uno stile ricco di metafore e simbolismi (il palloncino, le scale, i riflessi, le ombre, la tavola apparecchiata con i piatti e la sedia vuota ecc...) con moltissimi dettagli mai dati al caso.
Tuttavia è inevitabile, per quanto una pellicola di questa fattura e spessore tematico rimanga un film da vedere obbligatoriamente, che determinai aspetti tecnici risentano dell'epoca inficiando nel mio giudizio finale che vuole essere oggettivo e non dettato da fattori storici o compromessi da un comune giudizio che questo sia un capolavoro assoluto.
Purtroppo le sequenze sono spesso accelerate dandomi quella sensazione di comicità involontaria che in un film così serio non dovrebbe esistere, un'altro dettaglio tecnico imperfetto è che in alcuni momenti le inquadrature sono davvero mosse e tremolanti...ovvio che questi sono dettagli di poco conto dovuti appunto ad un Cinema di un'altra epoca ma ciò non toglie che ci siano.
Lati positivi invece sono il montaggio secco ma funzionale che finalmente può contare sul primordiale sonoro che è sfruttato con una maestria assurda se si pensa che siamo agli albori del "Cinema parlato", non si possono poi dimenticare le ottime scenografie urbane unite ad una fotografia ombrosa.

Peter Lorre eccezionale e perfetto per il ruolo sia come fisicità quasi grottesca che come espressività che incarna un mostro che teme se stesso...una buona analisi,sopratutto nel finale, della psicologia di un serial killer.
L'angoscia del film sta nella violenza contro i bambini che fa sempre male ma sopratutto nell'impossibilità di difendersi da un nemico invisibile ben integrato nella società ma che anzi ne è uno dei frutti (un frutto marcio ma pur sempre nato dall'albero della civiltà)...inutile per le forze dell'ordine concentrare le attenzioni e le energia all'interno della malavita!
Si possono riscontrare una miriade di critiche sociali su vari livelli, con un filo di ironia e satira che fanno da contraltare alla drammaticità dei fatti...non dimentichiamo poi che Lang prese ispirazione da vicende reali che scossero Dusseldorf negli anni 20, ed è per questo motivo che in alcuni tratti il film sembra avere una struttura narrativa di stampo documentaristico come il regista volesse far chiarezza, raccontare ed esprimere una propria posizione a riguardo ma senza alla fine farlo concretamente visto il finale volutamente tronco e visto sopratutto il modo di porsi quasi pietoso verso M!

Detto questo mi sento di consigliare questa opera storica a chiunque senza remore ma a conti fatti questo film non incarna la perfezione ma è più una pietra miliare.

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Ultima risposta 17/04/2014 18.15.39
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uito  @  03/04/2014 15:12:47
   9 / 10
Su MmdD, perla dell'espressionismo tedesco, e' stato detto tutto....film eccellente con il dono dell'eterna attualità.....

ferzbox  @  17/02/2014 16:48:41
   9½ / 10
SPOILER VELATI.
Esistono delle opere che sono da considerarsi immortali e che contribuiscono a rendere immortale anche il cinema.
"M,il mostro di Dusseldorf" di Fritz Lang è indiscutibilmente tra queste.

Un'opera del 1931 che sembra stata prodotta negli anni 50,talmente era all'avanguardia lo stile cinematografico di Lang;si rimane esterefatti di quanto il film sia ancora "attuale"....datato,ma scorrevole al punto di non attribuirgli i suoi 80 anni....Gesù,80 anni....questo film ha 80 anni è ancora da le schicchere sulle orecchie.

Il mostro di Dusseldorf è un'opera straordinaria che si concentra sulla figura di uno psicopatico ladro di bambini.
La gente comune lo cerca,la polizia lo cerca,la criminalità lo cerca(per togliersi di mezzo le indagini della polizia,fastidiose per i loro affari)....tutti cercano un'uomo dal basso profilo,che con le sue azioni deviate ha creato una spaccatura nella città....
La ricerca del mostro mette in rilievo le reazioni di tutti i cittadini...la loro rabbia,le loro paure...e poi la vera chicca: la natura del mostro,la sua identità,i suoi perchè e le sue debolezze....
Un finale da urlo che prova con il suo titanico impatto registico a confondere lo spettatore; a fargli nascere il dubbio con le esplosioni emotive del mostro,espresse in tutta la sua umanità repressa ed incompresa.
Si tratta di un capolavoro indiscusso che sa abbassare il sipario con classe...
Una cicatrice della settima arte,nonchè uno dei primi geniali esempi di pellicola con il sonoro... se non è un capolavoro questo...

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Ultima risposta 03/03/2014 13.38.44
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A.L.  @  02/01/2014 14:52:18
   7½ / 10
Tra il muto e il sonoro, Lang dirige un film intelligente, a prova di tempo, valido tutt'ora

Goldust  @  12/12/2013 16:57:33
   8½ / 10
Il primo film sonoro di Lang è uno dei più lucidi nel rappresentare le sottili differenze tra giustizia morale e giustizia effettiva, con una escalation di violenza drammatica ed un'inquietante critica alle masse che verrà ripresa anche nel successivo "Furia". Finale di eccezionale forza emotiva, dove Lorre dimostra di essere un grande interprete.

dagon  @  20/06/2013 20:40:02
   10 / 10
Se si pensa che questo film è di più di 70 anni fa, non si può non rimanere esterrefatti per la modernità con cui è girato. Fotografia strepitosa, montaggio eccelso, Lorre superlativo, avanti davvero rispetto ai tempi in cui è stato girato sia per il linguaggio strettamente tecnico, sia per il tema; film che non invecchia. Fischiettio indimenticabile, ti si stampa nella testa... con un brivido.

CinemaD'Arte  @  08/05/2013 15:00:50
   9½ / 10
«Scappa scappa monellaccio, se no viene l'uomo nero, col suo lungo coltellaccio, per tagliare a pezzettini... proprio te.»

Ci sono film che, nonostante gli anni trascorsi, non risentono minimamente della pesantezza del tempo rimanendo attuali a distanza di decadi. Primo film in cui Lang fa uso del sonoro, il regista tedesco ci regala un capolavoro espressionista che ha fatto la storia del cinema. Un thriller/noir d'avanguardia, un'introspezione sull'animo umano e sulla percezione del bene, del male, della pazzia, nonché una critica sociale sul singolo individuo e sulle masse; superbamente diretto (Truffaut parlando di Lang disse: "Una parola sola per qualificarlo: inesorabile. Ogni inquadratura, ogni movimento di macchina, ogni taglio, ogni spostamento degli attori, ogni gesto ha qualcosa di decisivo, di inimitabile", e guardando questa pellicola non si può che non concordare) ed interpretato, in cui un indimenticabile Peter Lorre dà vita ad uno dei criminali cinematografici più intensi, semplici e allo stesso tempo complessi che si siano mai visti, dando sfoggio di un'interpretazione magistrale in cui il monologo finale raggiunge il suo apice. 82 anni e non sentirli.

maitton  @  11/01/2013 12:40:56
   9 / 10
finalmente l'ho visto.
non so quanti altri film di genere precedenti a questi vi siano, ma allo stato attuale per me si e'tratta di un autentico capostipite.
film esemplare, ora comprendo dove nasce gran parte del cinema di oggi.

Invia una mail all'autore del commento RubensB  @  03/01/2013 18:18:15
   8½ / 10
Appassionante. La ricerca di mantenere un ordine sociale, anche con metodi poco ortodossi, una giustizia che si fa collegiale e sommaria.

Invia una mail all'autore del commento nocturnokarma  @  02/01/2013 23:46:27
   10 / 10
La maestria registica di Lang e un Peter Lorre indimenticabile contribuiscono alla realizzazione di un capolavoro autentico.
Il primo film sonoro del regista di Metropolis non stanca mai, nemmeno dopo ripetute visioni.
Morale, spietato, di una profondità che ti sbatte al muro.

Chi non l'ha visto ha fatto un torto a se stesso.

jannakis  @  15/12/2012 10:00:39
   8½ / 10
gli occhi del mostro, colmi di terrore per se stesso e per la folla che lo circonda, restano impressi nella memoria. molto avanti per l'epoca, ispirato alle reali vicende di peter kurten, il film si incentra sulla paranoia dei cittadini di una germania che stava per scoprirsi nazista e sull'angoscia dell'assassino, posseduto dai suoi impulsi irrefrenabili.
senza vedere neppure una goccia di sangue lo spettatore si imbatte subito in un clima dove regna la rabbia e la violenza per poi arrivare alla fine senza più la certezza su chi sia realmente il mostro.

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Ultima risposta 17/12/2012 13.57.37
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prof.donhoffman  @  28/11/2012 12:01:00
   9 / 10
Intellettualmente avanti di cinquant'anni sul cinema dell'epoca.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  02/10/2012 22:51:40
   9 / 10
Veramente eccezionale: questo film è del 1931 (girato nella Germania durante la nascita del nazismo) ed è invecchiato alla perfezione. Conserva tutta la forza del muto (nei momenti silenziosi, di fortissima tensione) unita ad un intelligentissimo uso del sonoro (di cui è vero pioniere). Alcune fotografie di Berlino sono bellissime. Forse qualche attore non è perfetto (c'erano veri criminali nel cast!) ma l'insieme è veramente notevole. Incredibile pensare a Lorre in Arsenico e Vecchi Merletti!

*Oscar*2005  @  23/07/2012 23:08:54
   8½ / 10
Poco da dire, si commenta da sé: guardatelo!!! 81 anni e non sentirli

C.Spaulding  @  22/06/2012 03:04:05
   8½ / 10
Film ottimo.... atmosfera inquietante. la storia è coinvolgente e non annoia nonostante il film duri due ore. Regia magistrale e ottima recitazione. Da vedere.

baskettaro00  @  21/06/2012 23:09:03
   9 / 10
probabilmente una delle colonne portanti della cinematografia,lang muove abilmente la camera servendosi di una perfetta storia molto elaborata e di un attore come lorre,eccezionale nel riflessivo monologo finale.
p.s.
penso che a quell'epoca non si sapevan i danni che recava il fumo,in pratica sigari e sigarette accesi in ogni scena,in alcune quasi non si riesce a veder cosa succede per via della"nebbia"..

Invia una mail all'autore del commento Project Pat  @  21/05/2012 13:33:48
   8 / 10
Per me non è un capolavoro ma un ottimo film (nonostante sia del 1931 scorre che è una meraviglia). Curiosa la scelta della permanenza di alcuni dialoghi in tedesco, un Peter Lorre magistrale (allora quasi agli esordi) e locations d'effetto, espressionistiche. Per nulla pesante.

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CIPICI  @  30/03/2012 12:09:00
   10 / 10
Un ca-po-la-vo-ro. E basta. Peter Lorre è magnifico ed è diretto in modo magistrale da Fritz Lang. Alcune idee registiche sono geniali.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  14/02/2012 00:14:36
   10 / 10
L'ombra sul manifesto, la tromba delle scale deserte.
E poi la palla che rimbalza sul prato e il palloncino che si impiglia tra i fili dell'elettricità.
L'oscurità del male che si rivela nella melodia fischiata come un richiamo oppure, forse, vuol essere un segnale di pericolo.
E poi ancora, le riunioni della malavita che fanno da contrappunto a quelle della polizia, la caccia all'assassino per motivi etici oppure di affari e di onorabilità.
E, infine, la confessione che da difesa disperata finisce per sollevare dubbi in chiunque la ascolti.
Il limite della giustizia umana.

Quante cose ci stanno in questo film e non credo debba stupire la sua modernità quando, semmai, a contare da sempre sono la profondità e la perfezione stilistica di un'opera.

testadilatta  @  25/01/2012 11:57:52
   10 / 10
Questo film ha 70 anni, dico solo questo.
Capolavoro da vedere.

Teo_Kubrick  @  09/01/2012 21:21:56
   9½ / 10
Un capolavoro della suspence! Indimenticabile il monologo del killer! Un film moderno nell'intospezione psicologica del criminale...

gianni1969  @  09/01/2012 03:12:55
   10 / 10
il capolavoro di lang.81 anni portati benissimo,trama avvincente e tensione continua,oggi sarebbe impensabile trattare un tema del genere con tanta leggerezza. mostruoso peter lorre,da pelle d'oca; purtroppo per lui M lo marchio' a vita in ruoli da psicopatico e gli precluse la fama che avrebbe meritato. proprio per la sua voce da brivido meglio guardarlo in lingua originale con sott.

Levarg  @  07/01/2012 16:36:15
   8 / 10
Bellissimo! Nonostante l'età, riesce ad assere attualissimo, sia come storia che come struttura del film. Il ché lo rende sicuramente all'avanguardia nell'ottica dei film del tempo!
Interpretazioni molto teatrali, che possono piacere o meno, ma io le ho trovate strepitose!!!
Davvero molto, molto bello!!!!!

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  27/10/2011 23:08:44
   10 / 10
Ah il nostro caro Thalberg!
Uno che spaccava molto ai registi ma che fortunatamente qualcosa di buono l'aveva: il senso di produrre film commerciali e allo stesso tempo capolavori del cinema per l'impatto sul pubblico. E fu uno dei primi a riconoscere il genio di Lang. Ma questo é un anneddoto piuttosto interessante da trattare in un altro momento magari..

Quindi passiamo al film!

Vedendo M, oltre al piacere che ci ha suscitato nel vederlo, il regista ci fa vedere con occhio critico, la contrapposizione dell'ispettore Fatty e il supercriminale Schranker come la classica coppia simbiotica di poliziotto/criminale, ponendo il killer, perno del film, come ultima voce che denuncia il fatto che se si prova a guardare dentro sé stessi si potranno vedere i microbi della pscosi di cui é affetto Beker. Un aspetto del killer che fa raggelare e allo stesso tempo serve a Lang come livello superiore per l'introduzione del sonoro, oltre all'introduzione della voce narrante esterna, é il suo fischiettio che sentendolo da fuori campo precede lo stupro e poi l'uccisione delle sue vittime. Sommando le inquadrature si può osservare come Lang riesca a delineare uno spaccato di una città tedesca in preda al terrore. Ma quello che rende M un capolavoro é tutto il profilo psicologico e drammatico, determinante e incisivo per l'impatto e i sentimenti provocati nello spettatore.

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Ultima risposta 31/10/2011 05.01.42
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Leonardo76  @  15/07/2011 21:30:26
   10 / 10
Bellissimo: un ometto dall'aspetto pacioso costretto dalla propria natura a compiere il crimine peggiore che possa esserci, braccato tanto dalla polizia tanto dalla malavita.

Oskarsson88  @  04/05/2011 12:04:02
   8 / 10
Fa effetto vedere un film datato 80 anni, e comunque difendersi egregiamente. Certe scene sono proprio topiche, inutile citarle ancora una volta. Importante il finale, dove si ha l'umanizzazione del mostro, e che ci fa riflettere senza darci risposta, su cosa sia giusto fare con l'assassino... ben fatto Lang!

topsecret  @  02/05/2011 17:13:54
   8 / 10
L'importanza storica di questo film è riconosciuta da tutti (o quasi) per la sperimentazione e il suo messaggio morale e sociale.
La storia è molto accattivante, ispirata ad un fatto reale, e riesce ad essere ottimamente diretta da Lang ed interpretata magistralmente da un Peter Lorre alla sua prima importante esperienza cinematografica. Indimenticabile il suo monologo finale e la sua espressione, una maschera stravolta di sofferenza e follia, che da sole sorreggono l'intero film che comunque ha un suo iter narrativo lineare e ben congeniato.

clint 85  @  31/01/2011 00:05:29
   5 / 10
Una PALLA

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Ultima risposta 27/02/2011 20.41.46
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rob.k  @  01/01/2011 15:19:13
   8 / 10
Indubbiamente un film molto bello, anche se la prima parte è un po' prolissa. Rimane comunque all'avanguardia vista l'epoca, invecchiato benissimo.

gemellino86  @  29/12/2010 13:16:11
   9½ / 10
Il capolavoro dell'espressionismo tedesco. Alcune sequenze sono memorabili come quella finale che vale tutto il film. Ha rivoluzionato il thriller nel cinema.

Mothbat  @  21/11/2010 22:16:34
   10 / 10
El_Baro  @  04/11/2010 16:26:43
   10 / 10
Film incredibile, soprattutto per la sua immensa attualità.
Non aggiungo altro, non ho niente da dire più di quanto non sia stato detto.
Non posso però non rimarcare ancora una volta che il monologo finale è da storia del cinema. Anzi, è da storia dell'umanità.

MidnightMikko  @  24/10/2010 10:29:20
   10 / 10
Un capolavoro immenso: Fritz Lang, regalandoci delle inquadrature indimenticabili, racconta la storia di questo tormentato serial killer (un Lorre veramente eccezionale) perseguitato da se stesso, dalla polizia e dal crimine.
Ogni tanto si sentono gli anni che questo film porta sulle spalle, ma mantiene comunque la sua agghiacciante modernità. Visto in questo periodo,potrebbe ricordare certi casi di cronaca odierna (per quanto riguarda l'accanimento del pubblico sulla vicenda),il tema della giustizia legale e della giustizia privata sono ottimamente sviluppati, arrivando persino ad intersecarsi, come anche grande il tema dell'imparzialità del Male. Sicuramente indimenticabili il momento in cui Becker viene braccato dai mendicanti e il momento del processo finale dove Lorre ci regala una prova attoriale da tramandare ai posteri.
Da vedere assolutamente

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  22/09/2010 15:09:58
   9 / 10
La padronanza del mezzo, l'espressività dello stile e la pregnanza della tematica sono indiscutibili.
Ma la prima cosa che colpisce, quando un film ha 80 anni, è quando sembra attuale. Fatta la tara - ovviamente - al progresso tecnologico del mezzo, si resta ammirati dalla assenza di "età" nella capacità di narrare, nei tempi della narrazione e nella capacità di coinvolgere lo spettatore (a prescindere dall'epoca e dalla latitudine), nell'universalità dei caratteri rappresentati, e delle emozioni che vengono smosse.
Sono le caratteristiche dei classici.

Una menzione particolare per il ribaltamento dei luoghi comuni sulla criminalità, sulla dissociazione esplicita fra crimine come (spesso) emarginazione sociale, e immoralità che (spesso) si nasconde ai piani alti.
Semplice, oggi: eppure mai davvero accettato, questo messaggio, che è tuttora sempre socialmente scomodo. E quindi, anche a questo proposito, il film è universale.
Applausi.

paride_86  @  27/08/2010 01:28:00
   8 / 10
Un classico del cinema che si interroga sulla giusto castigo con cui punire un delitto.
Un po' datato, ma resta sempre un grande film.

3 risposte al commento
Ultima risposta 02/10/2010 02.37.32
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gabe 182  @  22/05/2010 16:02:35
   8 / 10
In questo caso si può dirlo tranquillamente: IL CAOS REGNA (prendiamo una citazione da un film d Von Trier).
Il regista Lang, con questo film, riesce con una buonissima regia, a far sprofondare letteralmente nel caos una città in mano ad un psicopatico che uccide bambini, terrorizzando la popolazione che dal terrore, si butta a occhio e croce su qualsiasi persona (vecchi, commissari), che possa avere dei comportamenti un po strani o anche amorevoli in alcuni casi verso il tallone da Achille del killer: i bambini.
Grazie alle bellissime atmosfere che circondano il film, il regista riesce con un'ambientazione molto cupa di una cittadina tedesca, a far si che noi spettatori del film, ci possiamo spaventare e autosuggestionare da soli, lasciandoci punti di domande e misteri.
Da sottolineare anche quel fischiettio che si sente durante il film, molto angosciante, ti paralizza.
Insomma, un piccolo capolavoro del cinema, il voto più giusto sarebbe sette e mezzo, ma grazie ad un finale pieno di significati umani che spezzano le nostre ossa piano piano, si merita un mezzo voto in più.

Piccolo capolavoro dell'espressionismo tedesco, colpisce anche se sono passati quasi 80 anni dalla sua uscita.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  04/05/2010 20:34:33
   9 / 10
Capolavoro assoluto del superbo Fritz Lang, che sugella uno dei periodi più intensi dell'espressionismo tedesco.
Sarebbe ridicolo cominciare ad elencare i pregi di un film epocale e straordinario, che lascia totalmente disarmati per la sua prodigiosa modernità.
Forse la parte centrale indugia in maniera troppo analitica nell'indagine, ma è un trascurabilissimo cavillo squisitamente personale.
Non ci sono lodi abbastanza degne per un tale finale ("Cosa ci posso fare...!") e sarebbe assurdo pensare ad un altro attore al posto del magnetico Lorre nel ruolo del mostro.
Un film fondamentale, imperdibile, avanti anni luce.
Tutti i più grandi registi ne hanno attinto a piene mani.

DeTanzo DeTanzo  @  28/02/2010 03:36:17
   10 / 10
Attuale come non mai.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  22/02/2010 09:07:07
   9½ / 10
Opera scritta e diretta da quel grande maestro di Fritz Lang e pietra miliare dell'espressionismo tedesco.
Ambienti fumosi, strade percorse dalla paura e dalle ombre, un assassino che si aggira indisturbato. Una caccia trasversale: delinquenti e polizia uniscono le forze al fine di scovarlo. Grande la rappresentazione della società tedesca sofferente e tesa.
Primo film di Lang con il sonoro e fu sfruttato incredibilmente con quel motivetto di Grieg che raggela il sangue.
Ottima la fase introduttiva, tesa la ricerca dell'assassino ed eccezionale il finale.
Ottima la prova di Lorre con quel monologo finale di rara bellezza.
Due cose inspiegabili: il titolo in italiano e il motivo per cui in Italia uscì nel 1960.

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Ultima risposta 15/09/2012 18.13.58
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  04/01/2010 13:07:30
   9½ / 10
Ogni volta che lo vedo mi suscita emozioni nuove.
Il personaggio di Lorre è talmente attuale che è difficile non rimanere coinvolti dalla sua mostruosità, sintetizzata in quel disperato monologo da brividi.

Polizia e criminalità inermi di fronte ad un pericolo invisibile, un pericolo che forse non troverà mai soluzione.

Tecnicamente suggestivo, inspiegabile il "Dusseldorf" del titolo italiano.

mah.non.so.  @  09/12/2009 17:02:32
   8½ / 10
Il fischiettio è micidiale, le tematiche trattate mi sono molto care, il protagonista è fantastico, il processo finale con annesso monologo è cinema allo stato puro, ma non so come mai non ho sentito quel crescendo che dovrebbe esserci mentre ci si avvicina alla fine...
Per un ora e un quarto è un bellissimo film ma che non mi coinvolge come dovrebbe, poi il finale è da dieci e lode(mezzo punto).

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dave89  @  06/12/2009 15:13:03
   10 / 10
un capolavoro immortale....atmosfera inquietante per tutta la durata del film e il mostro rimarrà uno dei cattivi più enigmatici e agghiaccianti grazie anche al suo motivetto fischiato che è indimenticabile.

Nutless  @  09/11/2009 17:06:05
   10 / 10
Il fischio inquietante dell'assassino e il volto raggelante di Lorre basterebbero a descrivere "M".
Lang gira un film che ha il sapore del mito, in cui il male cerca di estirpare il male, in cui la colpevolezza si misura a gradi e in cui il monopolio della giustizia è amministrato da chi è al di là della giustizia...
Inutile sottolineare i particolari di un film che va oltre le coordinate spazio-temporali della sua realizzazione, di un classico che ha veramente valore sempre e in ogni luogo.
Capolavoro.

BlackNight90  @  14/10/2009 01:54:25
   9½ / 10
Non so, sono film come questo, molto più di altri, che mi fanno capire veramente la meravigliosa grandezza del cinema. Perché nonostante l'età, nonostante il difficile periodo in cui è stato girato (la Germania in quegli anni non se la passava molto bene...), nonostante i pochi mezzi tecnici a disposizione riesce a comunicare ancora molto, a essere così attuale lasciando a ciascuno la libertà, e soprattutto il diritto di farsi un proprio giudizio su quanto visto. E ciò che si vede non è roba leggera ma è inquietante in un modo sottile e oscuro: sono le ombre che fanno paura, gli omicidi sono lasciati all'immaginazione di chi guarda, Lang ci fa auto-spaventare.
E non c'è niente su cui fare affidamento, se non su una polizia impotente e su criminali che diventano giustizieri per convenienza, una folla che segue quasi gli stessi impulsi dell'assassino, una società ipocrita che vuole estirpare il male soltanto per non vederlo più.
Memorabile il processo finale, su tutte un'inquadratura mi ha colpito: il palloncino della bambina in primissimo piano che si erge non solo sull'assassino ma anche sulla presunta giuria, simbolo grottesco di un'innocenza perduta.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  12/10/2009 12:46:03
   9½ / 10
Primo film con il sonoro di Lang "M, il mostro di Dusseldorf" è un thriller diretto in maniera lineare e pulita. Il film è un crescendo di tensione e angoscia. I silenzi e l'espressività degli attori fanno aumentare la sensazione di paura dell'ignoto, di ossessione per il mostro che sono il fulcro del film. Capolavoro indiscusso questo cult ha una parte finale davvero strepitosa; la scena del processo è magistrale.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  08/10/2009 16:07:32
   9½ / 10
Poco da dire, unanimemente considerato un capolavoro.
Primo lavoro sonoro di Lang che colpisce direttamente lo spettatore angosciandolo dall'inizio alla fine.
Ottima l'interpretazione del mostro con apice nel finale.
Inutile aggiungere altro, un film che è storia del cinema. Imperdibile!!!

Neu!  @  19/09/2009 13:04:58
   10 / 10
capolavoro assoluto. forse il miglior film degli anni 30, comunque il miglior Lang e uno di quei film che qualsisi persona dovrebbe vedere nel corso della propria vita. potrei fare un post chilometrico, ma mi fermo quì, in fondo quello che avrei voluto dire è già espresso in alcuni commenti precedenti al mio

Dr.Orgasmatron  @  19/09/2009 12:48:29
   10 / 10
Il primo film sonoro di Fritz Lang è per me il suo più grande capolavoro. Sceneggiatura scritta a braccetto con la moglie, cast che si avvale dell'esordio folgorante di Peter Lorre, il mostro che non è poi così distante dai criminali che vogliono giudicarlo. Impronte espressioniste ben evidenti, fischiettio indimenticabile che contraddistingue la presenza del "mostro". Grande classico insuperabile

sdolz  @  10/09/2009 21:23:09
   9 / 10
A chi non piace questo film consiglierei di avere un altro hobby perche' il cinema non e' proprio la sua passione. Non puo' non piacere perche' e' vecchio, l' arte non ha eta'...Lang uno dei migliori registi di tutti i tempi e l' interpretazione del subdolo Peter Lorre e' assolutamente sublime. Indimenticabile.

edmond90  @  08/09/2009 12:23:31
   10 / 10
Non ho parole,l'interpretazione di Lorre è una delle piu intense e sconvolgenti della storia del cinema e la regia di Lang,le inquadrature visionarie e magnifiche e il terrificante"tema dell'assassino"riassumono la grandezza di questo capolavoro.

biancoenero  @  21/08/2009 10:32:28
   9½ / 10
Ciao a tutti...è il mio primo contatto con il forum, mi farebbe davvero molto piacere, se qualcuno mi consigliasse la migliore versione di "M" in dvd e inoltre, secondo voi quali sono i migliori distributori di film in bianco e nero, tipo CRITERION, vorrei "tuffarmi" nel mondo del B/N nella maniera migliore!
Ringrazio anticipatamente
Angelo

Tom24  @  15/08/2009 23:33:49
   8 / 10
Ottimo thriller che mantiene una certà modernità, sicuramente un film che ha rivoluzionato la storia del cinema ed ispirato le generazioni di registi a venire. Non solo per i cinefili.

Manu90  @  12/08/2009 12:50:15
   9 / 10
C'è poco da dire...un capolavoro rivoluzionario per l'epoca, con un montaggio e delle inquadrature ancora oggi imitatissimi! Tra l'altro il tema che viene trattato è attualissimo.

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Ultima risposta 12/08/2009 23.21.06
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  07/08/2009 02:39:46
   10 / 10
Di una attualità sconcertante.. geniale

Vedi recensione

Invia una mail all'autore del commento marcocorsi  @  18/07/2009 12:53:00
   10 / 10
Il miglior Peter Lorre fa da accompagnamento al più grande film di Fritz Lang. Un ritratto psicologico ed inquietante del serial-killer (notare che siamo nei primi anni 30), ma soprattutto della società del tempo. Un criminale inseguito, catturato e "processato" da criminali che si sostituiscono di fatto alle forze dell'ordine.
"Come potete voi giudicare......."

bulldog  @  16/07/2009 00:43:12
   9 / 10
Peter Lorre sublime.
Il miglior film di Lang.

RedPill  @  23/06/2009 21:12:59
   8 / 10
Immenso Lang.
Lavoro di altissimo livello, per un regista che ha scritto le basi del cinema mondiale.Film che non sopravvive solo grazie all'originalità della sua sceneggiatura, ma che offre tantissimi altri spunti a quello che è divenuto poi negli anni, un vero e proprio genere cinematografico.M è di fatti un'opera drammatica con sfumature thriller, ottimamente rappresentate da un regista che, mediante l'utilizzo di inquadrature che fungono da metafora dell'accaduto, non ha nemmeno bisogno dell'utilizzo diretto di certe immagini per rappresentare una situazione.Lang, raffigura il "suo mostro" come un vero e proprio problema per l'intera comunità, che parte dal più normale cittadino, passa per le istituzioni preposte alla vigilanza, per arrivare fino alla malavita organizzata.Ognuna di esse proverà quindi, a modo suo, a risolvere la questione; geniale a tal proposito, montare la riunione della polizia, alternata a quella dei criminali, nel paradossale tentativo di far sembrare, legge e fuorilegge dalla stessa parte.Molto bravo anche Peter Lorre, che riesce a rendere bene l'idea della personalità disturbata dell'assassino, soprattutto nel finale, quando da carnefice si ritroverà ad esser vittima, giudicato sommariamente in un tribunale di "colpevoli".In queste ultime scene, infatti, il mostro rivelerà tutta la fragilità di un uomo prigioniero della sua stessa natura, il quale tenterà di giustificarsi, invitando i propri accusatori ad un esame di coscienza. Emblematiche le inquadrature, all'arrivo della polizia.

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Ultima risposta 12/07/2009 13.09.19
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Apocalypse_Now  @  19/06/2009 01:36:54
   10 / 10
Incredibile pensare che è del lontano 1931. La migliore opera di Fritz Lang, clamorosamente attuale e che fa da spartiacque per un nuovo genere. Da rivedere milioni di volte il magnifico finale

floyd80  @  20/05/2009 14:14:23
   10 / 10
Regia, fotografia, attori e il fischio terrificante del killer rendono questo film un caposaldo del cinema.
Una pellicola da vedere, da studiare e d'ammirare visto il periodo storico in cui è stata concepita e soprattutto osservando il luogo di provenienza (Germania).
C'è un analisi socialed'impatto che ti spoglia di tutte le certezze. Il processo finale sembra un prologo di quello che compieranno i nazisti qualche anno dopo.
Al di là della critica sociale, rimane una pellicola, un thriller, un film che t'inchioda fino alla scena finale, quella non censurata ovviamente.

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Sepultura  @  14/05/2009 00:11:15
   10 / 10
Secondo me il capolavoro di Fritz Lang. I film con tema portante i serial killer partono tutti da qui, ma nessuno riesce ad eguagliarlo nella forma e nella sostanza. Suoni e significati straordinari, con un dieci minuti finali da applausi

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  07/05/2009 17:49:40
   9 / 10
Pazzesco film di Fritz Lang che sottolinea l'orrore degli uomini nei confronti della vita e dell'uomo stesso. La pellicola che molti hanno copiato e dove i più recenti registi e sceneggiatori hanno preso spunto.

Agghiacciante e terrificante soprattutto nel finale. chiarissimo che non potete farvelo scappare.

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Bogart59  @  07/05/2009 01:59:57
   10 / 10
"Chi siete voi per giudicarmi?" Una gemma del repertorio del geniale Fritz Lang, il primo film sui serial killer, quando per far paura non servivano scene splatter. Il fischiettio.......

Sestri Potente  @  28/04/2009 22:07:04
   10 / 10
Una pietra miliare. Fritz Lang regala grande cinema anche a distanza di 80 anni, basti pensare alla tematica che offre questo film (sempre attuale) e alla magistrale interpretazione dell'assassino, la cui carica emotiva esplode tutta in un finale al limite della sostenibilità.
Interessante anche la nenia infantile che accompagna il Mostro nelle sue apparizioni fra le vie di Dusseldorf, elemento poi ripreso dal nostrano Dario Argento nei suoi migliori film.
Si tratta, dunque, di uno dei primissimi thriller della storia, da vedere per chiunque ami il cinema in tutte le sue forme.

P.S. In Italia questo film uscì con ben 30 anni di ritardo (!!!)

85sarina  @  05/04/2009 12:36:42
   10 / 10
..vincoli temporali o meno rimarrà sempre un capolavoro del cinema.

FurFante9  @  18/03/2009 18:56:52
   6½ / 10
Risulta davvero difficile non essere condizionati dall'epoca, ma la qualità rimane. Non si può, a mio parere, dare 10, non esageriamo. Se l'avessi visto negli anni '50 gli avrei dato forse anche 9, ma oggi cm oggi, nn riesco a liberarmi dai "vincoli temporali"...voto 6,5!

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