Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Riconosco il valore di una tipica pellicola alleniana, praticamente una "nascita e fine di una relazione", ma non mi ha mai coinvolto completamente. Ottimi i dialoghi, gli attori, tutto è di qualità, ma personalmente non sono mai riuscito a essere esaltato.
Conclusa la fase artistica dedicata alla rivoluzione, ne inizia una nuova, dedicata invece all'amore. Niente di eccessivamente originale in una storia romantica esaminata per parti, dal suo sbocciare al suo liberarsi alla natura delle cose, seppur non in quest'ordine. Però è originale la maniera comica di filtrare le vicende, lasciando trasparire un modo di vivere i sentimenti che è proprio moderno, se non addirittura post-moderno, e lanciando addosso allo spettatore un modo di raccontarli che rende l'evocazione cinematografica pura materializzazione di ricordi e parole. ANNIE HALL è un capolavoro per il suo avanguardismo, appartenente ad un'identità borghese, e Woody Allen si conferma come un drammaturgo comico a 360 gradi, tagliente e amaro nella sua leggerezza.
Storia d'amore infarcita dalla classica comicità nera alleniana tra arte, letteratura, riflessioni sulla morte, la religione, la società, la filosofia, la psicologia e la politica. Il solito concentrato di battute amare e ritmo caracollante, tra trovate geniali e simbolismi nascosti. Unico appunto: a rivederli in retrospettiva, molti suoi film di questo periodo sembrano un po' una copia l'uno dell'altro.
Nonostante la maturità umoristica di Woody Allen, si tratta di una delle sue commedie più sopravvalutate. A tratti difficoltoso da seguire per la logorrea del suo protagonista e l'elevato tasso ansiogeno, "Io e Annie" rappresenta un'importante novità dal punto di vista estetico-narrativo, con alcune trovate visive che coinvolgono lo spettatore. Il film ruota sull'incapacità del protagonista di trarre felicità dall'esistenza ed è governato da una visione nichilista dei rapporti di coppia, secondo la quale solamente l'istinto e la passione sessuale può dare alla vita un po' di senso, con la completa negazione del sentimento romanticamente inteso, di un "amore vero" che possa esistere e durare per sempre. Questo limite intellettuale viene tuttavia compensato dall'apprezzabile scelta di Allen di non suggerire un illusorio disinteresse per le domande esistenziali e il fatto che il suo personaggio si ritrovi costantemente a fare i conti con il significato dell'esistenza, ne svela un'inconsapevole e fondata ricerca di senso religioso, drammaticamente inappagato.
Woody Allen ai massimi livelli. Commedia romantica e pungente analisi del rapporto uomo/donna che surclassa sotto ogni aspetto il tanto decantato "Manhattan".
Una pellicola che non può essere definita in altro modo se non geniale.
Quante definizioni si possono attribuire a "Annie Hall", il primo grande capolavoro di Woody Allen oppure una delle più importanti e innovative commedie romantiche di sempre o ancora uno dei film chiave del cinema americano degli anni '70. Film straordinario che delinea l'evoluzione artistica di Allen in maniera netta, definitiva; non più comico tagliente e dissacrante ma artista completo, con idee nuove, geniali. La maturità di Allen si compie con "Annie Hall".
Film che rappresenta una nuova incredibile strada intrapresa dalla commedia romantica, e dalla commedia in toto; "Annie Hall" è una vera rivoluzione del genere, con il solo limite di essere stilisticamente tanto personale da diventare di difficilissima imitazione per modelli successivi pur restando una pietra miliare indispensabile per chiunque sia appassionato del genere "Romantic Comedy" e che magari si sia rotto le palle della 400esima replica su Rete4 di "Pretty Paralisi in Faccia Woman".
Questa è la commedia romantica per nevrotici, che riflette le ansie dell'autore, e dei protagonisti, tanto quanto dell'America degli anni '70 (ma più quelle dell'autore). Analisi/Auto-analisi del rapporto di coppia, tra il protagonista e Annie ma non solo, che diventa seduta psicanalitica probabile per lo stesso Allen e per la stessa Keaton. Allen fa ridere qui ma smette i panni da comico puro, diventa invece autore abilissimo nell'uso dell'ironia, dell'auto-ironia e del sarcasmo, riesce a far ridere attraverso soluzioni di regia geniali e mostrando grande consapevolezza delle sue idee e grande maturità smonta il dogma del lieto fine nelle commedie romantiche, con un finale consolatorio ma, fuori da ogni dubbio, amaro.
Così, per questa decostruzione nevrotica della commedia romantica, Allen si avvale come detto di soluzioni di regia straordinarie, ad una prima visione spiazzanti e assolutamente da sbellicarsi. Quel suo continuo rompere la Quarta Parete (elemento che tornerà abbondantemente ne "La rosa purpurea del Cairo" ad esempio), quel suo continuo rivolgersi allo spettatore, non solo nell'indimenticabile monologo iniziale ma anche, con totale naturalezza, mentre sta interagendo con altri personaggi (ad esempio durante un dialogo con la Keaton si gira verso lo spettatore e chiede "Avete sentito ? Ha detto sposa non spesa, non sono diventato matto"). Un modo come un altro non solo per spiazzare il pubblico e quindi farlo ridere ma anche per coinvolgerlo completamente in un film di non così facile fruizione perché la psicoanalisi onnipresente e la continua aria nevrotica rendono "Annie Hall" la più complessa delle commedie romantiche.
Altri momenti fantastici di interazione libera di Allen sono quelli in cui il suo personaggio, da adulto, durante i flashback si rivolge tranquillamente alle figure del suo passato oppure quando chiede opinioni sulla sua storia con Annie a della gente a caso per strada con quelli che gli rispondo come nulla fosse e anzi nel finale sono proprio loro che lo fermano per discutere della cosa. Geniale, e molto divertente.
Il momento topico di questo tipo però è la sequenza della coda al cinema, con tanto di partecipazione del sociologo Marshall McLuhan, con una gag surreale in risposta alle sparate di uno pseudo-critico intellettuale cinematografico che alle spalle di un attonito Alvy spara vaccate a ripetizione sul cinema di Fellini (di cui Allen, si sa, è grande ammiratore).
C'è tanto qui dell'Allen che verrà e dell'amore di Allen per certo cinema. Il suo amore per Ingmar Bergman, l'anno successivo definitivamente espresso con il sottovalutato omaggio di "Interiors" gioiellino drammatico di Allen, qui è rappresentato dalla scelta iniziale del film da vedere da Alvy e Annie, un film di Bergman appunto.
Eccellente l'uso della continua alternanza dei piani temporali che con un ottimo montaggio risulta sempre fluido e mai fastidioso, viaggio in lustri di nevrosi mai superate per il povero Alvy Singer.
Come detto "Annie Hall" è un film complesso e maturo, una delle vette di Allen come autore, proprio per la sua sceneggiatura così spontanea e fresca, di ampio respiro, dotata di scene straordinariamente messe in scena dall'Allen regista e di un'ironia semplicemente meravigliosa. Quante sequenze memorabili ci lascia questo film grazie alla meravigliosa accoppiata Allen-Keaton, all'epoca ancora compagni anche nella vita. La loro intesa è naturale e superba e Allen si sa, sa esaltare particolarmente il talento di quella che anche successivamente rimarrà amica fidata e attrice prediletta. Qui in particolare, per la grande ispirazione che aveva in corpo, il piccolo emaciato clarinettista occhialuto riesce davvero a spedire Diane Keaton sulla vetta della sua carriera, perché questa in "Annie Hall" è la miglior Diane Keaton di sempre e parliamo di una che era stata grande in ruoli drammatici come ne "Il Padrino" e "Il Padrino Parte II" non proprio robetta (come ci ricorda la meravigliosa ironia di Woody il quale, dopo aver firmato autografi a due tizi entusiasti e in apparenza poco raccomandabili all'arrivo di Annie le dice di "Essere circondato dal cast de Il Padrino", appunto).
Però qui Diane Keaton è semplicemente enorme, meravigliosa e adorabile espressione di nevrosi e insicurezze, istrionica, espressiva, carismatica e versatile scheggia di perfetta recitazione ed interazione con il suo co-protagonista. Un'interpretazione eccezionale sotto ogni punto di vista, da applausi. E se Allen grazie all'abilità di Oreste Lionello si gode forse ancora di più se ascoltato in italiano (come ha ammesso lo stesso Allen) la Keaton è favolosa da ascoltarsi in originale. Piange, ride e parla a raffica, canta persino, non si fa mancare niente. Se è vero che Allen riesce sempre ad esaltarla allora qui si è superato.
Il circolo di attori che come un succulento contorno circonda il piatto principale è decisamente ricco e ben assortito, Carol Kane, Tony Roberts, un giovane indimenticabile Christopher Walken già palesemente attore di primo livello appena un anno prima della grande consacrazione de "Il cacciatore", impegnato già qui in un memorabile duetto con Allen, con Walken già espressione di personaggi che della nevrosi e della follia hanno raggiunto il limite. Il tutto in nemmeno 5 minuti di apparizione, "Il cacciatore" sembra quasi un'inevitabile conseguenza. E poi ancora la partecipazione del cantautore Paul Simon (e guarda nel film "Conoscenza carnale" c'era il suo vecchio compare Art Garfunkel e c'era sempre Carol Kane) senza contare alcuni simpatici camei, un giovanissimo Jeff Goldblum che parla al telefono, Sigourney Weaver inquadrata solo da grande distanza nel finale come nuova ragazza di Alvy e Shelley Duvall, negli anni '70 colonna storica di un altro fondamentale e straordinario autore americano come Robert Altman. Un bel quadretto.
Sublime esempio di come rivoluzionare un genere con le proprie nevrosi e con un'ispirazione ai massimi livelli "Annie Hall" è il primo e forse il più grande capolavoro di Woody Allen (per quanto, con un "Manhattan" in giro, prendere una decisione sia abbastanza complicato), commedia romantica sofisticata e folle da incorniciare.
Meraviglioso.
"Io non farei mai parte di un club che accetti tra i suoi membri uno come me".
Confesso che non sono un gran conoscitore del cinema di Woody Allen (causa il mio scarso amore per la commedia) però cazzarolà,questo suo film mi ha assolutamente colpito. Fin dal inizio,con il monologo di Allen rivolto al pubblico possiamo capire di trovarci davanti ad un gran film che con mia grande sorpresa non si è rivelato comico,intendiamoci non mancano una serie di battute irresistibili ma Allen quì si concentra pienamente sulla psicologia che regola i rapporti di coppia........... dramma umorismo e malinconia,tre elementi che uniti all'ottima regia di Allen ed ad il lavoro svolto da un cast in piena forma,rendono Io e Annie un opera unica,assolutamente consigliata a chiunque ami il cinema,inutile sprecare altre parole, su questo film è già stato detto tutto.
Una delle più compatte ed armoniose commedie di Allen, ricca di spunti, di trovate, di battute. E' il film della maturità e la spia che una svolta drammatica nella sua produzione stava facendo capolino. Nella ricostruzione a ritroso della storia d'amore Alvy - Annie sono diversi i momenti di ottimo cinema, su tutti l'inizio tra i banchi di scuola del piccolo Alvy ( per comicità ) ed il finale con il ricongiungimento sfiorato della coppia ( per emozione ).
Woody Allen esplora a modo suo il rapporto di coppia , la vita insieme in una città moderna. Con "Io e Annie" (e "Manhattan") il regista abbandonò definitivamente i toni dei film iniziali per darsi alla commedia intellettuale e malinconica , piena di spunti di riflessione nascosti dietro alle risate e alle gag. L'aspetto contenutistico della pellicola è altissimo , le battute argute di Allen non sono mai fini a se stesse e inducono sovente al ragionamento. Questo però non appesantisce il film che rimane comunque una commedia godibile , leggera e piena di sequenze memorabili e dall'alto tasso ironico. Ottimo il lavoro effettuato sui personaggi (siamo in pratica in un biopic camuffato) e brillanti i dialoghi. Perfette le interpretazioni (tantissime future-star presenti in piccoli ruoli) fra cui spicca quella della Keaton adattissima al ruolo scelto per lei. Le risate ci sono in gran quantità , il ritmo è buono e le soluzioni narrative e registiche di Allen risultano ancora oggi innovative e al passo coi tempi. Un film quindi da vedere , un ottimo punto di partenza per chi vuole approcciarsi al mondo di questo cineasta.
Un altro pezzo da 90 della filmografia di Allen che ho trovato sopravvalutato, sarà che la commedia drammatico-sentimentale di quegli anni non è nelle mie corde ma non mi è sembrato nulla di che....poi quei quattro Oscar mi sembrano un azzardo, passi per quello alla Keaton (qui davvero carina) o quello alla sceneggiatura ma la regia non mi è parsa brillante e forse quell'anno avrebbe meritato di più (col senno di poi) "Guerre Stellari", ma quel periodo era in voga la commedia agrodolce ed Allen era sulla cresta dell'onda! Come storia d'amore non è male perché analizza bene quelli che possono essere realmente gli alti e i bassi del rapporto di coppia, la narrazione che rende partecipe lo spettatore con Allen che ci racconta i passi del rapporto e della sua vita può risultare interessante. I dialoghi sono arguti ed alcune battute irresistibili ma mediamente il ritmo ostenta troppo nell'intimismo e nella metacinematografia. Divertente vedere una delle prime esperienze per Walken e ancora una volta orrida Shelley Duvall futura sposa di Jack Torrence in "Shining". Non è un brutto film ma i ricordi già svaniscono e questo non è un buon segno...film valido per l'epoca ma che personalmente non mi ha detto molto.
Indiscutibile capolavoro partorito dal genio di Allen. Battute degne del citato Groucho Marx, sketch spassosi e surreali, umorismo tutto pepe. Ottimo trattato, molto dolce per certi versi, mai melenso o patetico. Da vedere assolutamente.
Certamente è un buon film per gli amanti di Woody Allen dove nel suo personaggio così azzeccato emerge tutta la sua simpatia. A parer mio però la storia non è molto godibile a causa dei tempi molto veloci delle battute... Senz'altro è un film da vedere e forse rivedere!
Il periodo d'oro iniziato con 'Amore e Guerra' -nella quale chiudeva la prima acerba ma riuscita parentesi demenziale- è qui proseguito con un'opera spartiacque, il cambio di registro necessario per essere riconosciuto un autore prima che un'artista, le gags seminate in pretesti narrativi qui sono incanalate coerentemente nella vicenda, funzione d'appendice, a mantenere il tono leggero nonostante Allen qui alzi il tiro componendo un vero e proprio manuale sulla vita di coppia, da maestro di vita dispensa pillole filosofiche (mai ridondanti) ad arricchire culturalmente una vicenda sapientemente dosata dell'ingrediente sentimentale.Il tocco da maestro lo si scorge anche nella sintassi narrativa, l'opera è un coronario di espedienti, il metacinema su cui andrà a fondo nel felliniano 'Stardust' lo utilizza per abbattere la quarta parete, coinvolge lo spettatore con le sue elucubrazioni proprio come in 'Amore e Guerra' e interpella i passanti mediatori del suo stato di coscienza. La Keaton che con Allen ha trovato il suo apogeo professionale, assurge alla statuetta nel film a lei dedicato, nella paratattica liaison con Allen esce ricca interiormente e realizzata come attrice.Altro motivo celebre per cui verrà ricordato è l'abilità scouting della crew, capace di intravedere in poco più di giovanotti, quella che sarebbe diventata la generazione successiva su cui Hollywood avrebbe investito: Walken, Goldblum, Glover, la Weaver, la Duvall, la D'Angelo.
Gran bel film ricco di dialoghi intelligenti e divertenti in perfetto stile Allen. Io però non ho apprezzato troppo il montaggio con i continui tagli netti da una scena all'altra. Poi non sempre si capisce bene l'ordine delle scene proposte.
Un capolavoro e sicuramente tra i migliori film di Allen. Divertentissimo, gag assurde, dialoghi perfetti, ben recitato, mai noioso, con un messaggio splendido. Si ride ma si riflette anche. Favoloso.
E' forse il film più bello di Woody Allen, che sa porsi a metà tra il morente filone alleniano anni '70 (pensare alle gag assurde e quasi senza senso che vengono qui riproposte), e il nascente filone alleniano anni '80 (con il parziale abbandono del messaggio sociale e politico, e una dedica quasi totale all'amore), senza essere però nessuno dei due. E' una storia profonda, molto più profonda delle precedenti e che, tocca dirlo, Allen non riuscirà appieno a riprendere. A mio parere, quindi, è il capolavoro di Allen maturo.
Probabilmente il miglior film di Woody Allen, con ottime caratterizzazioni dei personaggi, interpretazioni nevrotiche e magistrali dello stesso regista e di Diane Keaton, una sceneggiatura mai banale salvo che in alcuni tratti un pò ripetitiva, scelte registiche indovinate come il più volte utilizzato split screen.
Un film che ha segnato una svolta nella carriera del regista, un grande successo all'epoca, premiato anche con 4 Oscar(discutibile se li meritasse davvero, visto gli altri filmoni in corcorso).
"Io e Annie" ha una sceneggiatura ottima, con dialoghi nevrotici e parzialmente autobiografici, alcune soluzioni registiche veramente geniali e innovative, con un uso dello split-screen e del rivolgersi allo spettatore decisamente divertente e interessante. E' magistrale la prova registica di Allen.
Nonostante l'ottima caratterizzazione dei personaggi, delle volte ci si annoia durante la vicenda, complice la ripetività di alcune scene. Tuttavia si ride amaramente durante il film, merito anche dei due interpreti, con Diane Keaton capace di passare in poco tempo da un registro comico ad uno più fragile, mentre Allen interpreta semplicemente se stesso(e molto bene).
In sintesi, "Annie Hall" è senza dubbio un classico di Allen e della commedia americana in genere, consigliato.
Storia di un amore ricordato con malinconia, ma senza rimpianti,"Io & Annie" è considerato da molti come il capolavoro alleniano: personalmente,pur riconoscendone l'importanza sia nella cinematografia degli anni Settanta, e nella carriera dell'autore di "Interiors", ritengo che "Manhattan" sia un'opera piu'definita e in equilibrio su riflessioni esistenziali,comicita' e filosofia di queta, ma tant'è.Ricostruendo a spezzoni l'idillio tra il battutista Alvy Singer e l'intellettuale Annie Hall, Woody Allen parla di sé, della vita, dell'amore, dell'Uomo e della Donna, dei sentimenti e delle nevrosi.Sottilmente ironico, capace come sempre di aforismi geniali, Allen chiude la pellicola (che vinse ben quattro Oscar, tra cui quello per il film )con un'asciutto incontro casuale tra i due ex-amanti in compagnia di altri partners,senza condanne nè rancori.Come, almeno una volta, è successo a tutti.
Grandissimo Allen! Soliti dialoghi sottili e pungenti, solita irriverente psicanalisi. Qua, come han detto molti, probabilmente si raggiunge l'apice, benchè vi siano diversi altri film dello stesso che mi son piaciuti forse anche di più.
Penso sia il film più famoso di Woody Allen del periodo in cui faceva cose comiche. Do a questo film un voto molto alto,come del resto ad altri di Allen perchè amo il genere e questo è uno dei migliori film di Allen. Abbiamo una simpatica e complicata Diane Keaton alle prese con una relazione un pò particolare con Woody Allen. Alla fine proprio il loro modo di fare così complesso e a tratti nevrotico li farà mollare. è un film che fa ridere ma anche riflettere perchè parla del rapporto di coppia,così come nessun altro prima d'ora non era riuscito a descriverlo. Personalmente ho trovato questo capolavoro bello tanto quanto altri film di Allen e non ho ancora ben capito perchè proprio questo film sia divenuto il più noto di Woody...però mi fa piacere perchè secondo me è un film di elevata qualità...capire Allen non è sempre facile perchè lui subentra spesso in frasi pseudo intellettualoidi che fanno sorridere ma che delle volte non hanno un significato esplicito ma vanno capite con una certa filosofia. è questo quello che mi piace del cinema Alleniano: lo scoprire e capire sempre cosa va a pensare quel geniaccio dai capelli rossicci e dagli occhiali con la montatura strana.
Il film termina con la barzelletta sull'uovo e sulla gallina e con un suo pensiero ovvero: tutti abbiamo bisogno di un ovetto fresco.
Riporto qui il bizzarro ma fantastico finale di questo sublime film:
C’è questo tizio che va dallo psichiatra e gli fa: “Dottore, mio fratello è pazzo. Crede d’essere una gallina.” E allora il dottore gli dice: “Ma perché non lo rinchiude in manicomio?” E quel tale gli risponde: “Già! Ma poi dopo, l’ovetto fresco, a me, chi me lo fa?” Insomma, mi pare ch’è proprio così, grosso modo, che la penso io, riguardo ai rapporti umani. Mi spiego, sono del tutto irrazionali e pazzeschi e assurdi e… ma… mi sa tanto che li sopportiamo perché, hm… tutti quanti… più o meno ne abbiamo bisogno, dell’ovetto fresco”.
L'apice della carriera di Woody Allen che con questo film ha consacrato definitivamente la sua immagine di comico e nevrotico newyorkese alle prese con i problemi di relazione. Trasposta sullo schermo, la storia (autobiografica o cmq giù di li) del rapporto con Diane Keaton ha un suo fascino e il suo romanticismo è costantemente accentuato dalle splendide vedute di Newyork che fanno da sfondo alla vita dei due protagonisti. Ciò che ne deriva è una bella commedia con tratti malinconici che è qua e là arricchita da momenti esilaranti e gag indimenticabili. L'oscar al miglior film, e soprattutto alla migliore sceneggiatura originale, è più o meno accettabile a secondo dei gusti, mentre è oggettivamente discutibile quello alla regia dal momento che è fin troppo chiaro che per un film verboso e teatrale di impostazione come questo la regia si limita ad accompagnare le performances attoriali senza eccedere in particolari virtuosismi. Insomma a mio parere ingiustificato. Stesso discorso vale per l'oscar alla Keaton che, come qualcuno ha già detto, qui non fa altro che interpretare se stessa
niente da dire.. più guardo i suoi film e più lo reputo un genio! Una pellicola irriverente, sopra le righe, disarmante e pungente sul rapporto uomo-donna. Dialoghi superlativi, battute memorabili
Impeccabile ritratto del rapporto uomo-donna, sottile critica all'intellettualismo fine a se stesso, esilarante apologia dello sfigato cronico. Ma anche tenero resoconto d'una squinternata quasi-storia d'amore. "La maggior parte di noi ha bisogno di uova".
D: Vai dallo psichiatra? W: Sì, da 15 anni soli. D: 15 anni?! W: Sì. Gli concedo un altro anno, poi vado a Lourdes. --- W: Amore e' un termine troppo debole. Ecco, io ti straamo, ti adamo, ti abramo… --- W: Anche da piccolo io mi buttavo sulle donne sbagliate. Credo che sia questo, il mio problema. Quando la mamma mi portò a vedere Biancaneve, tutti quanti erano innamorati di Biancaneve. Io no. Io mi innamorai subito della Regina Cattiva --- W: Mia nonna non mi ha mai fatto regali, era troppo impegnata a farsi stuprare dai cosacchi
Una commedia veramente spassosa, geniale in molte parti del film, battute di Woody Allen a non finire, ogni scena quasi, si ride sempre,( per chi capisce le sue battute! ), certe trovate di regia sono interessanti! Una delle commedie piu` belle del regista, lo riguarderei spesso. Da vedere!
"Non mi hanno preso sotto le armi perché non ero abile, ma alienabile: in caso di guerra, ero da dare in ostaggio."
Questa è solo una delle indimenticabili battute presenti in Io e Annie, che unisce l'ironia ficcante e cinica del primo Woody Allen con una delicata storia d'amore. Immancabile.
Una delle più belle commedie sentimentali di tutti i tempi e uno dei più grandi film di Allen, con una sceneggiatura geniale che non perde un colpo neanche per un minuto. Tantissime battute diventate cult ("C'è un detto, chi non sa fare niente insegna, chi non sa insegnare fa ginnastica, chi nemmeno quello credo lo mandassero nella nostra scuola") e momenti degni delle più grandi pagine del genere (il dialogo in cui le parole non corrispondono ai pensieri, lo sdoppiamento fisico-mentale di Annie nel momento dell'amore, la memorabile scena della coda al cinema in cui Alvin litiga con un tuttologo saccente in cui interviene Marshall MacLuhan in carne e ossa) per un film che è storia del cinema, splendido spaccato agrodolce di nevrosi newyorkesi, tenero ed esilarante, colto ed irresistibile come solo il miglior Allen riusciva ad essere. Stupendo, con una coppia di interpreti immensa.
Visto parecchi mesi fa, ma rimasto indelebile. Davvero un ottimo film, personalmente non mi ha mai annoiato. Se da un certo punto di vista temevo di correre il rischio di vedere una commedia un po' stereotipata e poco alla Woody Allen, dall'altro mi sono piacevolmente ricreduto. C'è davvero tanto in questo capolavoro. Amore, nevrosi, filosofia, malinconia, sintonia (e non) e tutto descritto (a volte, e sono celebri le scene, anche dalla sua voce IN campo) a menadito da Allen. Allen diverte. Battute un po' implicite, richiami filosofici e/o letterari vari che è veramente difficile cogliere tutti ma diverte comunque. Un intreccio che si sviluppa in modo interessante, ironico e avvincente. Per non parlare dei personaggi. Bravissima Diane Keaton. Scambio di battute tra i due, a parer mio, da antologia. Lo consiglio vivamente. Un cult.
il vero nome di Diane Keaton è Annie Hall. dare un oscar a una persona per recitare sè stessa è un po'imbarazzante secondo me... detto questo, il film è un mix di battute ad effetto (riuscite) e dell'autobiografia (esagerata) della coppia (meno riuscita). il risultato non mi ha convinto, anche se, per anni, questo è stato il film emblema di Woody Allen. I dialoghi, parlato su parlato, li trovo irritantissimi. Forse, anzi, sicuramente, è tutto voluto, ed atto a comunicare la nevrosi che stava alla base del loro rapporto. Ok, grazie, tenetevi la vostra nevrosi. Anzi, no: hanno divorziato l'anno seguente, dopotutto....
Dopo Io e Annie la carriera di Allen si evolverà verso nuove prospettive,regalandogli anche il successo che lo consacra come geniale regista a attore. Non volendo fare inutili polemiche considero questo suo film un lavoro ben fatto,riuscito ma non geniale come scritto dappertutto. Perlomeno secondo un mio gusto personale ho preferito anche qualche suo lavoro precedente,più demenziale e stupidotto magari ma che mi ha divertito ed interessato di più. Non significa che Io e Annie non abbia i suoi meriti (e sia un evoluzione importantissima nella visione di Allen): registicamente si intravede una grande bravura e scelte molto interessanti (come quando Allen si rivolge al pubblico direttamente in camera),l'inizio del personaggio Alleniano nevrotico e perennemente in psicanalisi,una storia che questa volta tende sull'amaro e riesce ad essere molto sincera e interessante anche in virtù del fatto che dentro ci sia molto della vita di coppia dei veri Annie e Alvy (Allen e Keaton). Sembra però ancora una volta che siano i vari siparietti a tenere insieme la storia e non il contrario. Questo però lo rende leggero e sempre interessante. Battute (quelle si) spesso geniali e un'analisi lucida e senza disincanto sul rapporto di coppia. Si sorride spesso ma ridere proprio no. Si riflette,questo è più importante. Ma alla fine non mi sembra di aver visto nulla di speciale. Mi sembra strano vedere come sia idolatrato così tanto ma probabilmente è un mio limite,o semplicemente un mio gusto. La Keaton è veramente molto brava ma non che ci voglia molto in questo caso.
solito film arguto e con lo stile molto personale di Woody Allen. Non mancano le genialità e le massime sui rapporti di coppia. Un po' confusionario e sottotono nella parte centrale, ma estremamente interessante in altre. Da vedere
Chiamatemi ignorante, ditemi che non ho capito nulla del film, ma a me Woody Allen proprio non piace! Sono film a mio avviso pseudo-intellettuali che non riescono a suscitarmi emozioni. Mi rendo conto che è un genio, ma a livello personale proprio non lo gradisco. Ho votato 6 1/2 per non rovinare la media, ma il voto personale sarebbe molto più basso. Ognuno ha i suoi gusti.
Dialoghi briosi, ironia tagliente e raffinata, ritmo sostenuto e personaggi caratterizzati al meglio da un Allen sempre attento a manifestare sobriamente le proprie manie, i dubbi e le crisi esistenziali, messe in bella mostra dai suoi personaggi sempre gradevoli e ricchi di fascino. Commedia assolutamente apprezzabile soprattutto da chi ama questo grande regista/attore americano.
Ho questo film 30 anni dopo la sua uscita e soprattutto dopo "basta che funzioni". Sinceramente trovo l'ultimo lavoro di Allen decisamente più attuale e più divertente, dove molti temi sono stati ripresentati con il gusto e i tempi registici odierni. Blasfemia...
Quoto tutte le cose positive scritte in molti commenti, però il film (non i contenuti) l'ho trovato legato proprio al tempo in cui usci. Certo, senza questo non sarebbe uscito neanche "whatever works", però..
Non ho visto ancora tutti i film di Allen, ma per ora questo è il mio preferito. Divertentissimo e ironico, narra problemi e situazioni comuni e scontati in maniera tale da non essere banale, facendo ridere e riflettere contemporaneamente. Scene bellissime sono quella in fila al cinema, e quella in cucina con le aragoste.
"Non ti stavo pedinando, ti seguivo a distanza non perdendoti di vista. "
Ennesimo capolavoro di un Woody Allen per una delle migliori commedie della storia del cinema . La parabola di un amore raccontata con lucidità e sensibilità, attraverso un delirio linguistico in cui il regista newyorkese raggiunge uno degli apici assoluti nella sua trentennale carriera. Molte le scene cult, su tutte il massmediologo Marshall McLuhan - per l'occasione nei panni se stesso - nella divertentissima scena della coda al cinema. Strameritato l'oscar a Diane Keaton.
fa veramente ridere, ovviamente non con culi e tette, ma con acute riflessioni. Alcune scene metateatrali assolutamente geniali. Ovviamente richiede attenzione, dati i dialoghi complessi, veloci, e molto citazionistici. Per ora il più bel film di Allen visto sinora.
Bello. Tratta un tema in apparenza scontato in maniera originale. Allen ottimo nel ruolo del complessato protagonista, bravissima anche Diane Keaton. Molte le battute degne di nota. Un film intelligente e divertente. Da vedere.
Un film da vedere e rivedere per non farsi sfuggire la gran quantità di battute e aforismi, diventati abbastanza parte del parlare comune("Non ti stavo pedinando: ti seguivo a distanza non perdendoti di vista.") scene memorabili ( la scena della fila al cinema con la partecipazione del vero McLuhan nei panni di se stesso è geniale "Lei afferma che la mia topica è utopica") !!! Pazzesca rappresentazione o per dirla alla Allen Masturbazione mentale che prosegue ininterrotta come un flusso di "inconscienza" direttamente dalla sua testa per raccontare una storia( d'amore? possesso? due menti nevrotiche sole?) con una favolosa Dianne Keaton.
Battute che diverranno aforismi da leggere nelle raccolte delle frasi celebri (la masturbazione è fare sesso con qualcuno che ami), Io e Annie resta tra i miei preferito di Allen, insieme a Manhattan e Crimini e Misfatti. Tutto il film è un bizzarro racconto di un rapporto tra due scombinati. Il loro essere paranoici e pressochè infelici nelle loro solitudini li unirà, per poi farli inevitabilmente separare. Questo è il sunto di una commedia divertentissima che si conclude con un finale inaspettato. Da non perdere!
Uno dei film migliori di Allen (secondo solo ad Hannah e le sue sorelle)! Il sodalizio Allen-Keaton è eccezionale e il film scorre con piacevolezza tra battute simpatiche e solita psicodrammaticità marchio di fabbrica del regista! Stupendo il finale!
Un film carino e scorrevole, con buone battute e interpretazioni. Da qui a considerarlo un capolavoro, solo perchè ogni tanto c'è qualche scena originale o intellettualoide (vedi psicanalisi o analisi delle difficoltà di coppia) c'è un abisso. Carino, nulla di più
Dopo aver girato buoni film come "Il Dormiglione" e "Amore E Guerra", Woody Allen decide di cambiare radicalmente registro stilistico. Decide quindi di regalarci un film semplice su una semplice storia d'amore tra due personaggi: Alvy Singer e Annie Hall. La caratteristica principale del film è che siamo dinanzi ad una commedia, un'ottima commedia, anche se il finale non è proprio da happy end. Tuttavia per un'ora e mezza si ride grazie alle superbe battute al vetriolo di Allen (in questo film ci sono alcune delle migliori battute mai scritte da Allen).
Con "Io E Annie" abbiamo la possibilità di conoscere le idee di Allen su New York (la sua città), sulla tanto odiata Los Angeles, sul mondo dell show businnes, sull'amore, sulla fedeltà, sulla Comunità Ebraica, sul sesso, sul rapporto di coppia, sulle fobie dell'uomo. Alvy e Annie sono il perfetto stereotipo della coppia borghese, nevrotica e in crisi della New York anni Settanta.
Tecnicamente il film si distingue per i continui flashback e per continui spostamenti temporali, per meglio conoscere la personalità di Alvy, il suo passato e il suo rapporto con Annie. Insomma questo film può essere giustamente considerato come il primo capolavoro di Woody Allen, a questo ne seguiranno altri ma lo sguardo malinconico e sincero che ci regala Woody in questo film è unico e irripetibile.
Questo film sembra quasi per intero un omaggio a Diane Keaton, donna molto importante nella vita sentimentale e nella carriera di Allen. Allo stesso tempo però è una commedia strepitosa ma velata di una malinconia che deriva dall'occhio critico, cinico e realistico con cui Allen analizza i rapporti di coppia e, più in generale, i rapporti umani, e l'alienazione di chi vive nelle metropoli, anzi nella metropoli per eccellenza, New York. Non è il migliore film del regista, ma è da apprezzare soprattutto per l'originalità della narrazione, una sorta di flusso di coscienza per cui sembra di viaggiare tra pensieri e nei ricordi del protagonista, ma che a volte pecca di organicità, così da sembrare un po' confuso. E' ammirevole l'analisi dell'amore di coppia, Allen lo scompone e lo ricompone nei suoi vari aspetti, tra gelosie, egoismi e momenti felici, lo esamina dall'origine (l'innamoramento) fino alla sua fine, mostra come l'individualità sia ostacolo alle relazione, come la felicità sia un compromesso: un fremito pessimistico di un regista pessimista. Allen affronta la melancolia della vita a colpi di battute assolutamente geniali ed esilaranti, a parte alcune dove sembra più preoccupato dell'estetica della battuta che del contesto. Si nota anche, come in altri suoi film, la passione di Allen per il cinema e gli autori (Fellini e Bergman) e la critica verso il mondo dello spettacolo, da cui il regista si sente estraniato. Ci sono altri film di Allen più meritevoli degli oscar, comunque brava e bella Diane Keaton, un po' meno Woody a cui è facile fare queste parti, visto il nevrotico che non è altro.
Mi aspettavo di più ma è comunque una divertente commedia., che comincia bene, si perde un po' nella parte centrale, ma si riprende verso la fine. Pieno di trovate geniali e battute brillanti! Il pezzo di McLuhan è da storia del cinema!
bello Io E annie, molto bello. tuttavia penso che nei primi film di Allen manchino l'organicità e la coesione propri dell'Allen più maturo, che randeranno dei film come Manhattan, Zelig e Crimini e Misfatti dei capolavori assoluti. per il resto, nulla da segnalare
Forse è uno di quei film che entra di diritto nella storia della cinematografia di tutti i tempi, al pari di tanti altri classici. Un Allen veramente in stato di grazia, capace di farci capire la differenza fra New York, la vita vera e Los Angeles, la vita patinata, con due semplici inquadrature che però dicono tutto. Alvy Singer diventa il nostro esorcismo contro le avversità sentimentali e della vita in generale. Annie non gli è da meno (e che famiglia che ha :-) tra l'altro).
Il cinema brillante di Woody Allen trova in "Io e Annie" il suo appagamento totale; si racconta un rapporto di coppia, ma a risaltare sono le sfaccettature che emergono dalle personalità dei due amanti e che si possono ritrovare nella vita reale... è facile riconoscersi in alcune delle situazioni che si creano nella coppia, e qua sta anche la freschezza della pellicola a prescindere dalla satira politica e da altre parentesi sull'America ed in generale sugli anni '70. Nonostante siano passati più di 30 anni il film non risente del tempo passato, e le interpretazioni di Allen e della Keaton sono semplicemente fantastiche, una delle coppie meglio assortite del cinema.
"Io e Annie" è un film per chi vuole sorridere sull'amore, sulle sue incomprensioni e sulle ansie, di certo però non manca un velo di malinconia che Allen sa ben conciliare con tutto il resto, senza cadere nei clichè della classica commedia sentimentale. Assolutamente da vedere.
Premettendo che non è il mio genere, devo comunque ammettere che il film scorre molto lineare, con una grande sceneggiatura e un'ottima regia. Continue ''battutte'' sul senso della vita e la ''paranoia'' e il ''pessimismo'' tipico di Allen. Ci sono anche molte sequenze che fanno ridere, ma sopra l'8 non riesco ad andare.
L'Allen che adoro comincia con questo film, in cui sono ancora presenti certi tratti della comicità che contraddistingue la produzione precedente. Tratti che scompariranno completamente da opere anni '80 come Broadway Danny Rose, Hannah e le sue sorelle e Crimini e misfatti (altre tre meravigliose pellicole).
Non gli do 10 perché - secondo me - nessun film di Allen spicca così tanto da ergersi a capolavoro assoluto: piuttosto ogni lavoro mi sembra la tessera di un mosaico più grande, esso sì indiscutibilmente da 10.
semplicemente geniale, i primi 15 minuti sono veramente di rara bellezza, le scene fra i banchi di scuola, quella al cinema, sono il risultato di un genio allo stato puro, un regista incredibile. secondo me fra i migliori di allen insieme al piu affascinante manhattan e a zelig; un capolavoro, fantastico.
Intelligente commedia sentimentale di Woody Allen sul suo rapporto tormentato con le donne. I dialoghi sono come al solito scoppiettanti, ricchi di brio e del tipico sarcasmo di Allen. "Io e Annie" . Tante le citazioni. Anche in questo film di Woody sono citati Bergman e Fellini. In questa pellicola, poi, Allen è "fissato" con l'antisemitismo.
"Io e Annie" è uno dei film più significativi di Allen, una sorta di manifesto. Gli preferisco altri capolavori ("Manhattan", "Zelig", "Crimini e misfatti"), ma rimane indubbiamente una delle vette più alte della sua opera.
“La sapete quella delle due vecchie signore in villeggiatura sui monti Catskills e una dice: "Mamma, come si mangia male in questo posto!". "Oh sì, il vitto è uno schifo, e oltretutto ti danno porzioni così piccole!". Beh, questo è essenzialmente quello che io provo nei riguardi della vita! “
Vincitore del premio oscar come miglior film nel 1978 (battendo Incontri ravvicinati del terzo tipo, Giulia e Guerre Stellari), Io e Annie è una commedia agro-dolce piena di spunti interessanti e assai profonda nelle tematiche trattate. Il personaggio del comico Alvy Singer è fantastico e interpretato benissimo da Allen che sa costruirsi i propri personaggi su misura. Nevrosi, paranoie e comicità che nasconde un senso incredibile di solitudine e disagio. Lo spauracchio della Morte da esorcizzare e comprendere così come la propria interiorità praticamente. Così articolata, complessa che non riusciamo a comprenderla sebbene “15 anni di psicoanalisi”. Finale nostalgico e amaro che ti rimane dentro accompagnato da un forte senso di solitudine che elimina il sorriso che mai ti abbandona per tutta la durata di questa splendida opera. Sceneggiato magnificamente, non a caso vinse l'oscar, è zeppo di battute di grande intelligenza. In alcuni frangenti fa ridere ma ciò che è importante è che faccia sorridere. Spesso un sorriso amaro ma comunque compiaciuto visto l'intelligenza delle battute. La regia è ottima, manco a dirlo, e anche il montaggio e la gestione della scena è fantastica. I momenti in cui Allen si rivolge alla telecamera sono fantastici. Fantastica l'abitazione d'infanzia sotto le montagne russe.
"Amore e' un termine troppo debole. Ecco, io ti straamo, ti adamo, ti abramo"
Purtroppo non ho riso tantissimo perché gli attori parlano troppo velocemente ed è un po’ pesante seguirli attentamente, poi alcune battute sono un po’ complicate (almeno per me)… comunque il buon Woody è simpatico. La storia è scorrevole e non dura molto.
Questo di Allen è un metafilm metafisico, metafisico nell'analisi della coppia, metafilmico perchè spesso gli attori si prestano a recitazioni verso l'occhio della macchina da presa. Come Bergman e Fellini, agli anta, il regista newyorkese fa un punto della situazione su ciò a cui gli riesce meglio, sull'amore; già io credo Woody Allen sia l'Ingmar Bergman dell'amore e dei rapporti della coppia nonchè sociali. Intelligente e nevrotico come la sceneggiatura che lo sostiene, questo del 1997 è uno dei capolavori di un regista che fortunatamente ho scoperto, un regista che probabilmente è diventato artista per la sua nevrosi, per il suo sentirsi diverso ed estraneo alla conformità della società contemporanea. C'è una parte per Shelley Duvall, e bellissima davvero Diane Keaton, poteva essere l'Hippie più bella della storia, ed ovviamente bravissima nel suo ruolo a tener testa la nevrosi di Allen. Proprio questo però è uno dei punti che mi appaiono oscuri nelle sceneggiature del regista, sempre i due protagonisti hanno la stessa caratterizzazione, potrebbe esser visto come uno sbaglio se attribuito ad un unico sceneggiatore. In Manhattan ad esempio, entrambi i personaggi principali sono dediti a riferimenti e battute dai contenuti cinematografici, da errore grossolano preferisco pensarlo invece a quella caratterizzazione mirata che li porterà ad un'unione sentimentale, qui in questo film, sono presenti a suo modo delle stesse similitudini, e così in tutti i film finora visti di questo regista. "Manhattan", "Crimini e misfatti", "Broadway Danny Rose" e "Io e Annie" sono le sue pellicole che preferisco, ed assolutamente dei capolavori in toto.