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Siamo nel paesino di Burkittsville, un tempo chiamato Blair, nello stato del Maryland, nell'autunno del 1994. Tre studenti di cinema, Heather Donahue di 22 anni, Joshua Leonard di 23 anni, Michael Williams di 24 anni, hanno intenzione di girare, inserendosi sullo sfondo di un'opera cinematografica come attori protagonisti e narratori, un film documentario sulla leggenda della strega di Blair.
Nella pellicola, che troverà diversi collaboratori e produttori, intendono mantenere i loro nomi originari.
Si dice nella narrazione tradizionale proveniente da quei luoghi che la strega di Blair, oltre ad aver due secoli prima torturato e ucciso diversi bambini del paese, abbia poi cercato di influenzare persone psichicamente malate cercando di trasformarle in killer, come sembra sia effettivamente successo di recente (nel 1940) con l'eremita Parr, responsabile dell'uccisione di diversi bambini portati in una casa buia e isolata situata nella foresta di Black Hillis, vicina al paese. L'uomo aveva poi ammesso di fronte alle autorità cittadine di aver agito in quel modo malvagio e aberrante perché posseduto dallo spirito perverso della famosa strega di Blair.
I tre ragazzi prendono in affitto una cinepresa da 16 mm e una da 8, e tutta l'apparecchiatura professionale necessaria per la registrazione dei suoni. I giovani cineamatori filmano e commentano con collaudata regia le cose più significative che incontrano, sia a colori che in bianco e nero, riservando al bianco e nero, per i suoi noti effetti moltiplicativi delle emozioni evocative, le riprese delle situazioni in più forte relazione con quanto di sinistro accadde e sta per riaccadere nella foresta, suscitando una più potente atmosfera di paura sia sugli antichi fatti che nelle loro riedizioni attuali.
Lasciata la grossa automobile su una strada situata ai bordi della foresta di Black Hillis, i tre si addentrano con cartina e una bussola appesa al collo della ragazza nei luoghi più profondi della boscaglia, del tutto privi di tracce umane. Lungo il loro prolungato tragitto i ragazzi sono misteriosamente seguiti da entità inafferrabili che mostrano spaventosamente i segni della loro presenza durante la notte.
Figure in legno a forma di umanoidi sospese tra gli alberi, mucchietti di piccole pietre sovrapposte da mani silenziose, piccoli pezzi di rami e rovi legati con cura attraverso strane cordicelle, lamenti di bambini, scomparsa della cartina geografica del luogo, bussola in avaria che porterà i tre a perdere il senso della direzione, faranno via via innervosire i ragazzi fino al punto da costringerli, come unica via terapeutica, probabilmente inconscia, a litigare tra di loro per evitare attraverso lo sfogo una disperazione paralizzante.
Dopo qualche giorno Joshua improvvisamente scompare, misteriosamente, lasciando gli altri due attoniti, ma di notte inaspettatamente il ragazzo fa sentire i suoi lamenti, strazianti; gli urli ripetuti sembrano voler indicare ai suoi compagni di viaggio la zona in cui, enigmaticamente, si trova relegato.
Michael e Heather finiscono quindi, guidati dalle urla di Joshua, nelle vicinanze di una vecchia casa abbandonata dove si suppone che nel 1940 il killer Parr portasse i bambini per ucciderli.
Cosa troveranno all'interno? E come finirà l'avventuroso viaggio dei ragazzi?
Ufficialmente dei tre studenti non si ebbero più notizie, e vane risulteranno le ricerche della polizia e degli investigatori privati per individuarli.
Nella casa horror del finale del film verranno trovati un anno dopo diversi filmati, da cui i registi Daniel Myrick e Eduardo Sanchez monteranno il film.
Grandissimo il successo di pubblico che ha portato nelle casse in sei mesi 250 milioni di dollari nei soli Stati Uniti, rispetto a un costo di produzione di appena 35.000 dollari; in Italia il film ha fruttato 8 milioni di euro.
Il film come horror è piaciuto a Cannes dove ha preso un premio nella categoria giovani, ma è stato in gran parte bocciato dalla critica soprattutto per il modo con cui il film si è fatto largo nella distribuzione. I due registi hanno lasciato intendere che le scene girate fossero vere e che la scomparsa nel nulla degli studenti corrispondesse alla realtà.
A sostegno delle dichiarazioni di autenticità tragica del documentario, di verismo drammatico incontrato durante le riprese, uscirà un libro di grande successo, avente lo stesso titolo del film (in Italia con edizione Rizzoli), composto da diversi documenti fotocopiati che testimoniano le varie attività di ricerca della polizia e le denunce di scomparsa fatte dai genitori, nonché le testimonianze di alcuni personaggi chiave sugli eventi più significativi dei luoghi.
Da sottolineare come prima dell'uscita della pellicola sia stato creato un sito internet sul film che ha avuto un enorme successo di pubblico; via web si è preannunciata con enfasi mediatica la reale scomparsa degli studenti.
In diverse università degli Stati Uniti, in tutte le sedi di polizia e negli enti addetti alla ricerca di ragazzi scomparsi, comparirà anche un volantino distribuito in 100.000 copie con scritto a lettere grosse "Missing" e sotto la foto dei tre studenti scomparsi, proprio quelli del film; il volantino è un messaggio da protocollo di servizio redatto dallo sceriffo della contea di Frederick Ron Cravens, il quale dichiarò che in seguito, in sei mesi, gli arrivarono più di cento telefonate segnalanti avvistamenti dei tre studenti in diverse località, da Portland all'Oregon.
A tutt'oggi sulla storia realizzativa di questo film molte cose rimangono misteriose. Tanti gli interrogativi privi di risposta: i tre attori dopo aver girato il film si sono abilmente nascosti da qualche parte, lasciando credere di essere scomparsi, prendendosi quindi gioco degli spettatori, della polizia e forse delle denunce dei genitori, ammesso che quest'ultimi per denaro non siano stati complici dei figli?
Il sospetto di trovarsi di fronte a un geniale progetto di marketing, portato avanti con grande abilità dai produttori per lanciare in modo clamoroso il film, una sorta di idea strepitosa avvallata anche dai due registi e dagli studenti, si insinua in quasi tutte le migliori recensioni sul film trovate in internet.
C'è chi dice che i tre giovani hanno in seguito interpretato altri film e che la ragazza, Heather Donahue, abbia rilasciato recentemente un'intervista proprio sulla strega di Blair, il film da lei girato. Il dubbio comunque rimane, come si fa ad essere sicuri che siano stati proprio loro a girare altri film o a essere intervistati? Nulla è stato infatti provato.
Il mistero su questo film, anziché diradarsi, col tempo si è pertanto infittito.
Numerose le incongruenze del film viste dietro le quinte: ad esempio chi ha ritrovato le pellicole del documentario dice che erano nella casa maledetta che appare nel pauroso finale e ciò sarebbe coerente con quanto visto nel film, le cui scene si interrompono proprio nella casa. Però quella abitazione rudere, che fa pensare con le impronte nere sui muri delle mani dei bambini uccisi di essere appartenuta al killer eremita Parr, in realtà è stata rasa al suolo negli anni '40 dopo gli efferati omicidi, quindi la scena finale del film potrebbe essere stata girata da un'altra parte, smontando buona parte della tesi che sostiene l'autenticità delle riprese, la loro realtà, accidentalità, il loro non essere riprese costruite per dare sensazioni solo alluse, immaginate, ma scene reali, in un certo senso obbligate alla ripresa dai fatti spaventosi stessi che inaspettatamente accadevano strada facendo nella foresta di Black Hillis.
Il filmato ha uno stile di ripresa dilettantesco, le cineprese sono mosse a scatti o a eccessiva velocità, cose probabilmente volute per aumentare l'effetto di realtà dell'opera. La definizione fotografica non è eccelsa, qua e là compaiono rumori di fondo a sgranatura d'immagine.
Ma il film funziona a meraviglia, suscita paura, tormento, angoscia, dà un senso di insicurezza atavico di grande importanza emotiva; inconsciamente la notte, la foresta, la perdita di direzione, i segni misteriosi posti da terzi strada facendo, suscitano non solo spavento primario (trauma della nascita?) ma sgomento duraturo che cresce vertiginosamente col tempo senza sapere dove andrà pericolosamente a sfociare.
Il film si interrompe all'apice dello sgomento lasciando l'accadere successivo nel mistero più fitto. Ma un'ipotesi si è in grado di tentare: ciò che sarebbe accaduto dopo è il risveglio dal sogno incubo, proprio come può succedere nella realtà di tutti i giorni nel quotidiano più domestico del cittadino comune tormentato da una nevrosi.
Cercare sensazioni forti legate alla stregoneria, come accade ai tre studenti del film, indipendentemente se il film è una finzione o una realtà, pone in primo piano la questione della nevrosi, di un conflitto tra sfera inconscia primaria e l'Io; un Io che non riesce a realizzare un equilibrio soddisfacente fra istanze civili e mondo istintuale e che cerca quindi nel sogno incubo una vita altra, emozionante e autopunitiva di quel senso di colpa che la civiltà rilascia come resto di una impossibile riconciliazione tra conscio e inconscio.
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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 12/01/2011 15.44.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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